17 febbraio 2020

La capitale dell’Inghilterra è la Germania (una vita da format)


Chiesina di Tor di Monte, Orvieto, 16 febbraio 2020

L’essenza della globalizzazione forsennata: la reductio ad unum.
Il motto degli Stati Uniti d’America: E Pluribus Unum.
L’unità è il futuro dell’uomo; per meglio dire: l’uniformità totalitaria ottenuta con l’assimilazione d’esso, tramite la violenza o la blandizie, con conseguente peptonizzazione morale e intellettuale, nelle fornaci dello stomaco della Monarchia Universale; e inevitabile defecazione, quale scarto: solido o liquido, non importa, ma che sia scarto, irriconoscibile dallo stato primitivo, e omogeneo, quello sì, di un’omogeneità anelata, voluta: homogenés, homo – gen, della medesima natura o specie.
Reductio ad unum nel nome dei diritti civili; tutti eguali, ognuno con la propria candelina sotto l’albero della Coca Cola a ca-cantare, è il caso di dirlo, Imagine.
La fermentazione di popoli, culture, comportamenti, nella sacca putrescente della Nuova Civiltà Globale, in nome della libertà e dell’eguaglianza; a voler questa, furiosamente, ché il passato, oramai terra incognita da disdegnare, era solo una teoria di orrori, un campo sterminato inquinato dalle diossine dell’odio.
Il passato ha da essere tagliato via, con qualsiasi mezzo: solo la merda da bugliolo, profumatissima, deve rilevare nel Mirabile Mondo Nuovo, che quella la si modella come uno meglio crede non avendo né alto né basso, né destra o sinistra. Il passato è tossico, un inganno, un miraggio o, secondo le nuove fascinazioni operate ai danni dei micchi, un complotto.
Arriva un incantatore piemontese di micchi, con un passato da incantatore di micchi, più o meno piemontesi, e afferma, senza ridere, indicando la parete di Luxor ove Alessandro Magno, in vesti da faraone, offre elementi per i riti di purificazione a un Amon itifallico: 

Signori, questa è la prova! Guardate signore e signori … osservate … l’offerente che si prostra gerarchicamente ad Amon … il fallo e poi ... non ci credo, svengo per l’emozione ... è una chicca per il Salone del Libro ... riuscite a scorgerlo ... vicino al membro del pezzo grosso … scusate l’equivoco (risate del pubblico, ah ah ah, che si sganascia in una supponenza acromegalica, ah ah ah, glielo facciamo vedere noi al Vaticano) … intendo dire: in prossimità del fallo di Amon ... ma sì, è proprio lui, non vedete? Proprio lui, inequivocabile: uno spermatozoo! Ora, raccogliamoci in preghiera micconeopositivista … scandisco le parole  … come-facevano-a-incidere-nella-pietra-spermatozoi-più-di-due-millenni-fa? Signore e signori, questa è la panna montata al culmine del cono gelato di una vita di studi … studi dolorosi … matti e disperatissimi … solitari … nell’incredulità e contro l’albagia accademica … lo scetticismo … qui finalmente la vittoria … a portata di mano … o di fallo, se preferite … la mia voce tremola … eppure voglio gridarlo netto …. senza infingimenti o allusioni: ci son gli spermatozoi poiché quello non è Amon bensì uno degli Elohim! A chi rendeva omaggio sacerdotale Alessandro se non a un essere superiore, di tecnologia avanzatissima … vestito come un belinone, certo … ché la tuta spaziale non la usava da quel dì … gli Dei scesi in terra … a incrociarsi con noi, geneticamente, e creare una nuova stirpe di Signori del Mondo … loro sì che se ne intendevano di microscopi ... elettrobionucleari! Maledetto Vaticano! Maledetti professori universitari! Maledetto il passato che ci nasconde la verità! Ci opprime! Maledetto Champollion! Mi comprendete? È tutto un inganno per distrarci dall’autentica rivelazione … scusate … le lacrime offuscano la vista e la parola … sono momenti in cui la storia e l’orgoglio si miscelano furiosi … perdonatemi …”.

Attorno al vociferatore ecco famigli ed entusiasti, entrambi micchi, a gridare al miracolo: lo spermatozoo! Lo spermatozoo! C’è pure una egittologa o quel che è ad approvare … la notiziola che, cinquant’anni fa, ci si sarebbe vergognati pure di pubblicare sul “Messaggero” del 15 agosto, in sessantesima pagina, infiamma la miccosfera … e il micco è il micco: una prosa inossidabile alle faticose ruggini della ragionevolezza, un impasto di sicumera e revanscismo sub culturale … contro il potere … meglio: contro ciò che gli hanno additato come potere … a noi non la fate ... siamo svegli noi ... il web ha spalancato le porte dell'Ultima Thule …

Diodoro Siculo, Flavio Arriano e Curzio Rufo mai si accorsero dello spermatozoo … al pari di Plutarco, ovvio … ma loro, ragiona il micco, fanno parte del Piano … del complotto … per fortuna da Torino arriva una illuminazione … con o senza grembiulino lo si stabilirà … E Paolo Orosio? Sì, anche lui … ma che mi dice, ah ah ah, quello se la faceva coi poteri forti … un cristiano era, figuriamoci se ammetteva lo sperma di Amon …

Poi, da mane a sera, nel breve volgere d’uno sbadiglio, il controcazzo. L’incendio, sotto il getto degli estintori del buonsenso, diviene un focherello da petardi … sino a derubricarsi in fiammata da scherzo di Carnevale. Uno studente annoiato o un professore con un quarto d’ora libero, debitamente sollecitati, spiegano stancamente che quello a Luxor (o Luqsor) spermatozoo non è, ma, stilizzato secondo i dettami estetici dell’epoca, solo una simbolica brocca che getta liquido. Un getto d'acqua lustrale serpentina? E sia. 

Voi credete che i micchi ci pensino su? Macché, loro rilanciano. Come il tifo. Sanno tutti che il campionato è truccato eppure tifano. Gli stessi, poi, si recano alle urne. Con quale profitto, lo vediamo.
 
La brocca spermatica, intanto, infranta sugli scogli di una banale leggiucchiata di tomi d’egittologia, è superata con nonchalance … altre avventure attendono i supercomplottisti universali … magari … magari … non vedete, voi, forse … Lucifero mio, che scoperta … è proprio lì … sotto i nostri occhi … infatti, proprio a ben accecarsi nell’acribia dell’interpretazione … non vedete come in quella stele, da sempre ignorata, da sempre!, ci sia raffigurato … o sì, proprio così! Un elicottero! … un elicottero d’assalto!

In Lucifer rising, di Kenneth Anger, l'astronave del progresso sorvola le rovine di Luxor.

A che servono, al fondo di tutto, queste puerilità?
Cosa cerca il tecnopuer in tali meschine manfrine da saltimbanco?
Nient’altro che lo sgravarsi da un peso per lui insopportabile: il passato. Arriano, Curzio Rufo … il Divino Plutarco … i giganti lo serrano da presso … egli ne fugge cercando di annientarli col disdoro del complottismo … la storia dell’umanità ridotta a piano ingannevole … quale refolo di libertà!
E il Potere è ben contento di sbarazzarsi di questi avversari per lui micidiali: Arriano, Dante, Aristotele, Curzio Rufo … poiché, eliminato il passato, adagiati nella bambagia del nichilismo da tecnopuer (due o tre nozioncine tecniche spalmate su un cervello che non sa distinguere il coniglio dal cilindro … figuriamoci l’imbonitore), tutto è possibile … sì, questa la risposta: tutto è possibile.

Per chi ha presente i sillogismi, di logica implacabile, che ci dona il passato, solo alcune cose sono possibili … quelle logiche, appunto … e la logica, anche quando non esige la verità, smaschera i buffoni.

Sissignori, il passato, questo andirivieni corrusco di giganti e gnomi, baluginante come una fonderia di fabbri impazziti, enfio di fedi, malvagità e amore, in cui ogni andito cela picchi celesti o sprofondamenti infernali, tutto questo, signori, è un complotto.
Il potere manda avanti i suoi pupazzi per convincervi di questo. E voi ci credete perché ormai il passato è una terra sconosciuta.
Vi è entrato nel midollo, nel sangue, stilla a stilla, la convinzione, più o meno cosciente, che la storia e la ricchezza passi per la pace e l’ossequio a sacerdoti dell’inazione, putrefatti, ma, evidentemente, suasivi.
La storia, quella accettabile, inizia col progresso, pochi decenni fa: prima non c’era rispetto per gli animali, le donne, i bambini, la diversità. L’ecologia, l’omofilia, l’antirazzismo sono conquiste dell’appena ieri; prima solo i barbari calcavano questa povera terra, i cui ultimi epigoni son stati i nazisti. Stragi, morte, malattia, odio etnico: ecco, in sintesi, il succo di almeno tre millenni di storia.

La reductio o l’humilatio ad unum permea ideologicamente ogni scantinato dello scibile, dall’economia alla politica internazionale, dalla filosofia al linguaggio all’arte.
Cos’è la globalizzazione se non una reductio universalis il cui punto d’equilibrio è la stasi organica e del pensiero?
Stati e uomini e sentimenti sono stati messi in contatto violento per una disposizione potente e gigantesca: il Piano Universale. Il 6 incontra il 14. Il 6 sale a 10, il 14 scende a 10. Poi rimangono lì, inerti, iniziando lentamente a disseccare: 10 ... 9 ... 8 ...7. Le gabbie del mondo vengono aperte, i rifugi e le tane scoperte, le serrature spaccate, le porte divelte, i muri sbriciolati. Ci vuole l’open space, dappertutto. Ogni uomo o cosa riposa ora sotto la luce del mezzodì, quand’ombra non rendono gli alberi. All’inizio si grida di gioia, alla liberazione degli iloti, al Carnevale degli schiavi, quindi, assaporata la finta libertà, si sussurra: “Dove siamo? Dove andremo? Cosa faremo?”, ma la risposta non c’è poiché, eliminati i limiti, l’ombra e le differenze, non ci si può far domande su sé stessi, né recarsi in nessun luogo né auspicare qualcosa da fare. La mancanza di una relazione fra poli opposti ha spento la cinetica dell’esistenza, l’anima vivacchia bruciando le scorie di ciò che fu, odio e amore. Ripetersi i soliloqui del politicamente corretto, completamente inumani ed estranei all’umanità, reca all’inorganico. La reificazione, l’alienazione, la follia sommessa hanno origine nella pace, in tale coppa ricolma di bontà.

Odiare, uccidere, credersi irrinunciabili, peculiari, diversi: questo scatena l’autentica pietà per il diverso, l’agape eterno, la compassione; ammicchi di santità convivono giustamente con l’orrore, come è sempre stato.
Si spezza una spada poiché esiste una spada.
La santità vive del male, la gioia della disperazione, la sapienza di sudori agonici, la leggerezza di itinerari infernali, l’amore di rinunce sistematiche alla carne, la sazietà d’una studiata morigeratezza, la giustizia perenne di una sequela di atti iniqui.
I Greci ci hanno consegnato già tutto. Noi c’illudiamo d’esser più profondi, ma, in realtà, non facciamo che ripetere con altre parole ciò che è esposto in evidenza. Le parole mutano, si fanno corazze entro cui chiudere la verità; la verità, però, è già fra noi, sepolta e misconosciuta.
Recidere le corde nutrimentali col cielo e l’inferno ci nega il cielo e l’inferno e la stessa ragione di vita. Noi, ormai, vogliamo distrarci dall’unico nero pensiero che ci attanaglia sottopelle: perché vivo?

Guardiamo tutto, guardiamo con attenzione.
Il linguaggio, soprattutto. Il linguaggio è l’esoscheletro della civiltà, qualsiasi tipo di linguaggio.
Più è ricco il linguaggio più sono ricchi i popoli più si definisce l’individuo in rapporto con la comunità.
Ma ecco, la finta pace, che cela il dominio delle anime, non vuole il linguaggio poiché la ricchezza della parola infrange l’equilibrio e la stasi.
Le parole, infatti, dividono poiché svelano la verità.
E allora? Allora il Potere riduce ad unum anche la lingua madre. Abolire i tempi verbali (congiuntivi e condizionali, perfetti e imperativi): il presente e l’infinito presente, buoni per il negro hollywoodiano d’antan (“Badrone, volere voi caffè?”), sostituiscono ogni declinazione temporale: il tempo, infatti, non esiste. Esiste l’ora, l’eterno presente. Un individuo, facitore di libri di storia per ragazzi, che afferma: “Nel 333 p.e.V., Alessandro Magno sconfigge il re Dario a Isso, nell’odierna Turchia. In tal modo affretta la caduta dell’Impero Persiano”, ha capito poco e nulla della storia, della vita e dell’italiano e si rende complice di un crimine contro il proprio paese e l’umanità. Ecco come si forgiano gli schiavi. Ecco perché bambini e adolescenti e universitari sono dei perfetti imbecilli.

Strangolare il respiro delle parole in nome dell’elementare e non del semplice. Il semplice è sempre profondo, fluido, mai elementare o basico.
Rigettare i verbi che donano prospettiva all’azione e inscenare un tempo presente onnicomprensivo equivale ad appiattire qualunque avvenimento, a triturarlo per la medietà sciocca, a pastura di inappetenti.
Liquidare le subordinate, limitarsi a un’ortografia piatta, diluire i sentimenti, rinunciare alla potente parzialità a favore d'una oggettività prosaica e fungibile, abolire la caratterizzazione dei personaggi per costruire figurine di cartone, le une eguali alle altre: tutto questo sa di discount, di maccheroni col ketchup.

Farsi piccolo, rendersi angusto, equivale a vedere piccolo, a osservare le sbarre della gabbia. Una legge che nessuno potrà mutare, in nessun nome. Le sfumature d’un verbo aiutano a dissezionare l’infinita varietà della vita e a renderla, per tale acquisita ricchezza, degna di essere vissuta.

"Alessandro marciò tutta la notte e il giorno seguente fino a mezzogiorno; poi, dopo una breve sosta per far riposare l’esercito, avanzò di nuovo per tutta la notte seguente e, alle prime luci del giorno, giunse all’accampamento … ma non trovò i nemici; di Dario venne a sapere che, in stato di arresto, era portato su un carro coperto; che il potere era passato da Dario a Besso … quando Alessandro era ormai vicino, Satibarzane e Barsaente ferirono a morte Dario  … morì poco dopo per le ferite, prima che Alessandro potesse vederelo. Alessandro mandò in Persia il corpo di Dario ordinando che fosse sepolto nelle tombe reali … alla sua morte Dario ottenne da Alessandro una sepoltura reale e per i figli un tenore di vita e un’educazione come se il padre fosse ancora re; e Alessandro stesso divenne suo genero. Quando morì Dario aveva circa cinquant’anni”.
Qui è spiegato tutto. Cos’è il male e la ferocia e come questi, traverso le mirabili costruzioni del codice e della morale, si mutino in altruismo e benevolenza. In questi passi, di prosa persino scipita, potete intravedere il mondo che abbiamo perduto.

La capitale dell’Inghilterra è la Germania. Proprio così. Ho sentito, con le mie orecchie, da un trio di diciottenni, o giù di lì, l’annoiata considerazione geografica, da vere blasè del capitalismo consumista degenerato a basso consumo per Esseri Liquefatti e Edonisti in Fin di Vita Spirituale. La aggiungo a tante altre perle. “Il Messico fa parte della Spagna” ne rappresenta un’altra. Si obietterà, come spesso accade ai commentatori più sciocchi, ch’io voglia dileggiare le giovani de-generazioni; o tergiversare su di un passato mitico: talmente favoloso da risultare, de facto, inesistente; o far sfoggio di bieco snobismo; o d’albagia da umanesimo comabondo; o di alterigia digitale (sarei, in tal caso, "un leone da tastiera" chiuso nella "torre d’avorio" della propria cameretta di periferia). Nulla di tutto questo. Mi muove, fra l’altro, la disperazione, invece. E la blanda oggettività di ciò che mostro: questa, signore e signori, è la realtà, non altro. Inutile affaccendarsi attorno a figurine fantastiche come il grande tecnico informatico di quindici anni: se a quindici anni sei un super tecnico informatico allora o sei un imbecille o sei un malato da camicia di forza. I telefilm mondialisti si affannano a farvela entrare in testa come normalità, tale situazione: o presentano teen ager imbestiati o dei poveri deficienti asociali. Non c’è poliziesco che non abbia il suo genietto del computer, dell’autopsia o della ricerca olistica: tutti, ovviamente, malati di mente. Tatuati, con sindromi comportamentali, memorie prodigiose (leggono sette libri al giorno), passati da psicanalisi hard, facoltà extrasensoriali, intuizioni metafisiche. Dalla camicia di forza al superomettinismo di massa il passo è breve. Morale: in un mondo al contrario l’uomo retto e sano è uno scherzo della natura. L’omarino con l’Asperger il nuovo semidio.

Ma lei offende! Ma com’è possibile! Si vergogni!
Il micco non sente ragioni. Addomesticato per decenni a omaggiare l’anormalità, gli sembra impossibile che un leone da tastiera gli additi l’anormale come anormale. Tanto più che tale anormalità è solo su carta o celluloide. Bieca propaganda, insomma, ché il malato mentale, negli squallidi andirivieni del quotidiano, è quello che è, un reietto che si spegne lentamente in un pauroso universo irreale, addentato da mostri infernali, precocemente invecchiato, dilaniato dalla mancanza d'un centro. Oh, quanto, nella realtà vera, e non nel vociare del politicamente corretto, un uomo o una donna vorrebbero la normalità! Persino passeggiare mano nella mano con l’amato o l’amata, solo quello, mezz’ora al giorno, la mente sgombra dalle nubi, per loro sarebbe un paradiso. Darebbero un mese di vita per ogni mezz’ora! E, invece, nel mondo sottosopra, che costringe i miliardi alla poltiglia, dobbiamo sorbirci il malato mentale supereroe, la donna sicura di sé, il bianco maschio suprematista razzista, il vero maschio femminuccia, il teenager slabbrato, senza alto e basso.

In un mondo senza più violenza, la violenza della propaganda raggiunge livelli asfissianti, totalitari.

Eppure vediamo la terra girare, obietta qualcuno, il sole sorgere: si va avanti!
Lo disilludo.
Voi osservate le fiamme languenti, ingannandovi sulla presenza di un fuoco.
Ciò che vedete bruciare è il passato.
Il passato, l’ordinata serie di concause e leggi e ordini e architetture, dato alle fiamme, ha illuso i miliardi della realtà di un incendio di creatività. A mano a mano che la ricchezza e la bellezza finivano in cenere, le lingue guizzavano, però, sempre più stancamente. Allora si riciclavano gli avanzi, i resti di legname semicarbonizzato, i fuscelli sfuggiti alla Notte dei Cristalli del Politicamente Corretto, e li si gettava nel cuore di quel rogo allucinante, epocale.

Sì, languide accensioni ancora possono notarsi; braci incandescenti; tizzoni fumanti.
Ma si è costretti a cercare, forsennatamente, ancora legna da bruciare, acquasantiere da dissacrare, calici da deflorare, libri miniati da esporre al ludibrio delle intemperie del nulla.
Questa è la postmodernità, nel suo svolgimento essenziale.
La profanazione dell’eterno per conseguire questi brevi incendi eretici che nulla lasciano dietro di sé.

L’entropia del significato, la cenere dell’apollineo, lo scatenamento belluino dei Saturnali senza ritorno.
Quante foreste di logica e bellezza e simbolo sono state distrutte per permettere l’arte postmoderna? Solo per fare un banale esempio, s’intende.
Ogni tradizione pregressa venne combusta per la profanazione. Una Messa Nera di più d'un secolo. L’artista rinascimentale passava metà della propria vita a imparare il mestiere e metà a rendere quella sapienza; forse; se proprio vantava un talento. Nella peggiore delle ipotesi rimaneva un buon artigiano, come ce ne furono ancora, sino a pochi decenni addietro. E poi? Poi arrivò un Cézanne e la fece finita con tutto: forma, profondità verticale del colore, sfumature, nuance, triturazione dei rossi e dei verdi, preparazione della tela. Cézanne (uno dei tanti) appiccò il rogo. E la luce di quel rogo fu equivocata come genio. Il genio di Cézanne, infatti, consiste nella distruzione di ciò che fu. Picasso se ne servì subito: ecco la via! Farla finita col passato! Distruggere!

Le vampe si propagarono per l’Europa.
Gli Ebrei, geni della distruzione e del mondo al contrario, affluirono in massa per dare uno sbocco economico a quelle menadi del Sabba: e ci riuscirono. Lo stesso Federico Zeri, scafatissimo e arguto, si domandava perché vicino agli artisti maggiori del postmoderno ci fosse sempre un’Ebrea. Povero ingenuo!
Non si creda ch’io non stimi i due piromani, Cézanne e Picasso. Li amo, a volte. Riconosco, però, che il loro piedistallo è costruito su un ossario di giganti. Sono dei meravigliosi eresiarchi, e sterminatori. Vivono della morte dell’arte.

Dopo di loro si rinvennero solo epigoni: la legna già scarseggiava; si ricorreva a trucchetti pour épater le bourgeois; dopo gli epigoni irruppero i pagliacci.
Dalla cavallinità ideale si è precipitati, in due o tre generazioni, a un somaro a due teste e tre gambe che ha una gran voglia di buttarsi da una rupe.
Nessuno ci ridarà indietro Piero o l’Artigiano Sconosciuto del Palatino.
L’entropia corre verso l’equilibrio zero, la cenere. Nell’architettura, nella scienza, nella letteratura, il decorso è simile.

Cosa sarà dell’esistenza vita degli homunculi nella loro corsa sfrenata verso il Ground Zero?
Quelli non attratti dal suicidio, vivranno una vita da format, accuratamente predisposta dal potere, dalla nascita all’agognato decesso.
Il format possiamo immaginarlo come una serie di bottiglie, di varia dimensione e colore e, appunto, forma(t).
La creatività, in tale ambito, è pari a zero.
Il potere propone una bottiglia verde affusolata: per tutti gli otto miliardi; ognuno la riempie con la sciacquatura di piatti a cui è ridotto il proprio viavai sulla Terra. In tal modo l’homunculus s’illuderà d’esser lui il facitore di quel format. Gli sembrerà, incredibile, d’essere in contatto con una comunità vasta e larga di suoi pari: amici, compagni, uniti nella pace, in un mondo di pace e bontà. E invece è l’Inganno Massimo. Essi non sono che poltiglia, acqua sterilizzata che prende forma, di volta in volta, secondo i bisogni dei dominanti.

Ogni fenomeno subirà tale riduzione.
Estranei l’uno all’altro e convinti del proprio libero arbitrio.
Alla faccia della standardizzazione! Qui siamo alla replica digitale di un ex moto dell’anima confezionato per tutti.

Solo su una cosa sono incerto.
Tale Programma coinvolgerà anche i Signori del Mondo?
Mi rimane tale busillis, l’unico possibile.

37 commenti :

  1. I signori del mondo sono già standardizzati da piccoli..x quanto riguarda il senso della vita, l'evoluzione spirituale, amare e perdonare, odiare e selezionare, sono i ns compiti su questa terra, sperando di morire degni di mangiare alla mensa del padre..viviamo tempi stupidi e crudeli, dove la rivoluzione fa' rima con tradizione, in attesa delle poche decine di mesi che ci separano dalla caduta del velo democratico,neoliberista e nichilista..saluti Emi solf

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  2. https://video.repubblica.it/mondo/lo-spot-che-e-costato-alla-sas-minacce-dall-estrema-destra-e-uno-straordinario-inno-all-integrazione/354012/354580?fbclid=IwAR3fp3Hns_38BoH6zHkn3m8g4rqE4hfUkytw5m1d2q5pUr2ReUB2sf7ql-k

    Non c'entra in modo diretto con questo scritto, ma mi pare vi sia materiale degno di riflessione e analisi in riferimento alla logica imperante da mondo al contrario che Alceste sembra cogliere in genere con chiarezza. Il processo di delegittimazione delle visioni alternative a quella dominante nell'era del politcamente corretto fatto ideologia è alla base tanto dello spot di SAS quanto dell'articoletto di Repubblica, ma è portato avanti con espedienti diversi perfettamente combinati fra loro cosicché la polpetta avvelenata (un veleno che non uccide ma istupidisce) risulti appetitosa e dal sapore gradevole. Sarebbe interessante veder sviluppato ulteriormente il tema partendo proprio da simili spunti, pur se mi rendo conti di offrir roba buona per un "divertissement", non per uno scritto profondo come quest'ultimo.

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    1. La Scandinavia è il Madagascar del terzo millennio.
      Una zona poco popolata, altamente controllabile, priva di vestigia, poco tocca dall'ideologia. Perfetta, insomma, per cucinare assieme gli ingredienti che stanno a cuore ai mondialisti (mi va di usare questa questa parola).

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    2. Yaroslav si vede che sei giovane..23,25 anni?io ne ho 33, ma portati male diciamo

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  3. Ricordo uno scudetto vinto dal Verona. Casualità? Errore di sistema?

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    1. La Pro Vercelli ne ha vinti sette. Il Genoa nove. Da quando girano i miliardi un po' meno. Ogni tanto il sistema si ripulisce il sangue, come i drogati, e spuntano vincitori insoliti come la Samp o il Verona. Storielle, però, dello scorso millennio. Sono comprensivo: la poltrona, in fondo, attrae.

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  4. "Cosa cerca il tecnopuer in tali meschine manfrine da saltimbanco?
    Nient’altro che lo sgravarsi da un peso per lui insopportabile: il passato."
    Infatti, questo micco nato all'inizio degli anni'70 o '80, con frange generazionali più recenti, non sopportava le ore di storia a s(q)uola. Oggi si giustifica dicendo:" Ho fattobbene a segare storia e religione, tanto era tutto un gomblotto".

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  5. Verona e Sampdoria hanno vinto solo perché erano gli unici due campionati col sorteggio integrale degli arbitri...
    Paragdimatico con la situazione politica odierna...

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    1. Questo non lo ricordavo. MI ricordo, invece, di Garella, portiere veronese ...

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  6. L'altro giorno mi è capitato di vedere questo video:
    https://www.youtube.com/watch?v=vqKTmafo4_E&feature=youtu.be
    e poichè mi pare sia calzante con l'argomento, lo progongo anche a voi.

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    1. Mi sembra un riassunto onesto e sensato.
      Le mire di queste esaltazioni sono, a mio avviso, ancora più profonde: tendono alla deculturazione coatta senza ritorno possibile.

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    2. Sull’argomento è interessante anche questa conferenza di Marchesini:
      https://m.youtube.com/watch?v=xp65ORcyUTc

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  7. Grazie Alceste e grazie a tutti i commentatori.

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  8. "Il semplice é sempre profondo, fluido, mai elementare o basico". Bravissimo.

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  9. Infatti questa tua frase é semplice!

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  10. Credo che tu, Alceste, veda molto molto lungo. Con un metodo che fa incontrare l’indagine Pasoliniana con le suggestioni fantascientifiche e fantapolitiche dei grandi scrittori sci/fi tratteggi un mondo venturo terribilmente verosimile. Soltanto chi poggia su solidissime basi classiche può sbirciare da certi anfratti angusti e dedurne una visione organica. Il mondo che tratteggi si dispiega giorno per giorno, ora per ora. Un colpetto qui, una limatura lì, una botta di qua. Tutto sotto traccia, senza far troppo rumore. Ma soprattutto: sempre che vien presentato come progresso, miglioramento, innalzamento. La politica tout court ormai nulla vuole e nulla può contro il programma. Quando arriva la politica, con gran schiamazzo, fanfare e capipopolo, l’ordine del giorno è già stato approvato e s’e’ voltato capitolo. Prendono atto anche loro e incassano. Vedremo se non finirà così pure col mes, tanto per dirne una. La Scandinavia è il Madagascar 2.0; questa è un’istantanea straordinaria, degna appunto d’un Pasolini che incontra P K Dick. Philipp Dick era un grande studioso di filosofia classica, conosceva bene sia gli antichi greci che la scolastica, fino a Kant e Hegel. Senza queste basi granitiche forse la sua visione non sarebbe stata così verosimile. Crumbo

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    1. C'è qualcosa nella Scandinavia che mi sfugge. Una perdita irrimediabile.
      Qualcosa che consente questa resa in nome della democrazia inesistente.
      Philip Dick era un genio, come, in parte, Ballard, e Zamjatin, ben più di Huxley e Orwell, che lo copiò.
      In Italia poca robaa parte i soliti e Guido Morselli.

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    2. Gradirei se Alceste mi suggerisse un romanzo di Philip Dick e uno di Ballard. Sono scrittori che non ho mai considerato, probabilmente perché i loro nomi sono legati al genere fantascentifico, che non mi ha mai attratto. Grazie.

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    3. Di Ballard consiglio i racconti. Fanucci ha approntato alcune agili antologie. In più i romanzi "Terra bruciata" e "Condominium".
      Di Philip Dick va bene, per cominciare, "Cacciatore di androidi", cioè Blade runner, e poi, anche qui, i racconti: Fanucci li ha tradotti quasi tutti (vi si alternano capolavori e lavori più commerciali: una pepita, però, si nasconde in quasi tutti).

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  11. Ho pensato a te ieri sera : ospite a cena da una coppia di amici, lei in dolce attesa. Ad un certo punto se ne viene fuori con " ma non vi sembra assurdo che nel 2020 ci siano ancora i nastri rosa e azzurri ? No dico, nel 2020 !..." . Teneri esserini del futuro crescono. Scommetto che in Scandinavia i nastri rosa e azzurro già non esistono più.

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    1. Neanche gli Scandinavi esistono più, suppongo.
      La cosa che mi irrita è il grado di conformismo di tali bietoloni. Proprio non si domandano niente ... non si domandano come, nel 2020, siano diventati tutti buoni ... al gioco delle tre carte questi continuerebbero a scommettere sino a perdere le mutande.
      Da certi amici, comunque, è bene separarsi.

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    2. Qualche tempo fa la ditta ha offerto una giornata di pesca a dei clienti svedesi come premio fedelta' diciamo. Una volta nella barca del pescatore, quest'ultimo ha cominciato a distribuire asciugamanini ai partecipanti: azzurri ai maschietti e rosa o bianchi alle femminucce.
      Spiegavo a un cliente che questo e' tipico e normale da queste parti, allora lui sorpreso dice: ahah ma questo se lo facesse in Svezia sarebbe arrestato per...per..., non gli veniva la parola quindi gliel'ho suggerita: per discriminazione? Risposta: esatto! Come hai fatto a indovinare?!
      Ise

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    3. Ripeto: non sanno cosa li ha preceduti e scambiano un attacco di pazzia per normalità. E poi sono infrolliti. Ottant'anni senza conflitti sono lunghi e determinano un adattamento all'ambiente molto preciso.

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  12. Forse il passato e' presentato come "solo una teoria di orrori" perche' non puo' abbracciare l'idea del progresso (in avanti solo nel tempo, non nella qualita' umana), senza la quale oggi sembra non esistere azione. Inoltre, se si venisse a conoscenza di certi criteri di analisi della realta' utilizzati in passato, il progresso attuale sarebbe liquidato come "solo una teoria di orrori".

    I giovani, la capitale dell'Inghilterra...come non biasimarli, io sarei messa anche peggio al loro posto, con i docenti e le universita' che ci sono oggi, ridotti ad altoparlanti a-umani.
    https://www.cambridge-news.co.uk/news/cambridge-news/cambridge-professor-thinks-should-human-17684215: "The only solution for climate change is letting the human race become extinct"
    (qui una versione in italiano: https://ningizhzidda.blogspot.com/2020/02/attivismo-per-la-fine-dellantropocene.html)
    Leggo: "humanity has caused mass problems and one of them is creating this hierarchal world where white, male, heterosexual and able-bodied people are succeeding, and people of different races, genders, sexualities and those with disabilities are struggling to get that.”..."phasing out reproduction is the only way to repair the damage done to the world."
    Finalmente siamo giunti a destinazione: dobbiamo scomparire per il bene degli altri esseri viventi, essere buoni ed auto-sopprimerci; questi sono i docenti e cio' che insegnano. Il mondo accademico esulta al nuovo parto intellettuale che tanto contribuisce al progresso. Qui le entusiaste recensioni accademiche da Canada, Svezia, USA...gli eletti del nuovo ordine, i primi della classe: https://www.bloomsbury.com/uk/the-ahuman-manifesto-9781350081093
    Leggo: “This book is a delightful provocation and invitation: to imagine a world without humans and to think of what we can do to get there. It is an urgent call for action. A joyful, lucid, fiercely intelligent call to readers to hope and work for a future not for themselves, but for the thriving of all nonhuman life."

    Sara' mica che la nostra angoscia derivi proprio da questo, dal sentire il destino traballante dell'uomo in quanto tale, l'assenza di futuro "umano", altro che “Dove siamo? Dove andremo? Cosa faremo?", piuttosto: per quanto poco ancora ci saremo?
    Ise

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    1. Intuisco, in tutto questo, l'allucinazione provocata da attacchi schizofrenici all'ultimo stadio. Non se ne distanziano molto. La schizofrenia, in tal caso, è dovuto all'allevamento subito da questi esemplari, privi di una vera educazione e fanatizzati all'uopo.
      Purtroppo il fronte contrario a queste figurine del Potere è assai scoraggiante, per cultura e temperamento.

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  13. Racconto un episodio da niente, accadutomi pochi anni fa. Vennero a trovarci le cuginette berlinesi. Siccome di madre italiana, amano profondamente l’Italia. Stavo facendo quattro passi con la più grande delle due che all’epoca, 5 anni fa credo, aveva sui 24 anni. A un certo punto mi confida quasi imbarazzata che, seppur non straveda per il calcio, quando ci sono i mondiali e si fronteggiano Italia e Germania lei tifa Italia. È una cosa che sgorga dal suo cuore in modo naturale, pur essendo tetesca di chermania. Mi dice accorata d’esser dispiaciutissima nel vedere l’Italia così malandata e bistrattata e mi pone una domanda raggelante, ovvero: perché voi italiani non vi ribellate? Essere o non essere questo è il problema. Che domanda! Cosa potevo rispondere? A una ragazza tedesca che soffre nel vedere un paese del genere - col quale ha un forte legame familiare - ridotto a tal maniera? Spiazzato, ho farfugliato qualche stupidata. L’estate scorsa sempre lei se ne viene un dieci giorni in Toscana: un po’ di mare e poi Firenze. Torna a Berlino amareggiata nel trovare Firenze invasa da stranieri. Capito? Una berlinese trova Firenze invasa dagli stranieri e se ne dispiace. Forse vuol dire che anche lassù, in terra di avanguardia progressista, qualcuno percepisce che l’Italia non è un paese qualsiasi, un tanto al chilo. Che c’è un qualcosa in questa terra che andrebbe custodito e protetto come Sacro. Perché a Berlino, la sua città, gli stranieri le vanno bene ma a Firenze no? E non è per questioni di turismo, lei sta proprio male nel vedere l’Italia trattata come un paese qualunque, come fosse la Germania, per dire. Crumbo

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    1. Credo che la parola "sacro" sia la risposta. Se proprio non vogliamo inoltrarci in territori così vasti potremmo usare la più blanda e prosaica parola "paradigmatico". Perdere l'Italia (dissacrarla, renderla comune, fungibile) equivale a perdere i connotati europei e, quindi, di larghe porzioni di umanità. Per il semplice fatto che l'Italia è il senso comune dell'umanità, perlomeno di quella occidentale. Perdere l'Italia significa essere meno uomini, meno umani. Uno scrigno che dona identità e senso alla nostra cultura, dagli antichi popoli europei a Roma alla Cristianità. Chi dice il contrario di solito è un imbecille, un ignorante o un tecnico (i tre termini valgono come sinonimi).

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  14. Grazie: Solo ora ho capito perché Cezanne e Picazzo non mi sono mai piaciuti. Dei "moderni" apprezzo i surrealisti per la Fantasia. Un Magritte, per esempio. Il gusto dell'orrido e dell'anormale NON PREVARRA' in me.

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  15. Dato che sono costretto fra le mura domestiche da una lombo sciatalgia - che tra l’altro mi butta giù dal letto ancor prima della sveglia lavorativa - commento un po’ sul blog di Alceste, una sorta di rifugio per bastardi capoccioni che non vogliono gettar la spugna. Che poi mi si deve spiegare perché tra l’antico Dio biblico e la grandiosa narrazione conseguente e le trovate di Biglino o chi per esso, quest’ultime debbano esser preferibili. Più credibili. Più veritiere. Perché il complotto ci fu allora e non ora. Perché il Dio biblico no e l’Elohim si? Credere per credere: non è meglio credere in un sistema di valori fondati su una fede solida, forgiati nei millenni dal pensiero e dall’azione di uomini grandi e magnanimi? No! Meglio abbracciare l’ultima trovata pret a porter che quando passa di moda la si butta per ritrovarla al mercato dell’usato. Tempo fa tentai, con gran cautela, un timido avvicinamento all’opera di San Tommaso D’Aquino. Lessi il “Compendio di Teologia” con molta calma, come un convalescente in via di guarigione si gode le prime buone giornate. Poi acquistai i volumi della Summa. Quelli ogni tanto li predo e mi ci immergo pian piano, come si entra in un bagno caldo dopo una lunga giornata passata al freddo. È corroborante. Una logica lucidissima, agile, giovane. Un Aristotelico completamente proteso a Cristo. Ora mi chiedo, senza la pretesa che chiunque legga San Tommaso: perché no il D’Aquino e si al Biglino? Cosa c’è che non va nel primo? Era un servo dei padroni? Ordiva stratagemmi teologici per ingannare i poveracci a testa bassa? Era semplicemente un puzzone? Questo mi sfugge! L’abbandonare in un battito di ciglia quel costrutto millenario opera di sapienti grandissimi per cosa? Non ci si rende conto della perdita immane alla quale corriamo incontro.
    La perdita di quella forma che ci designa come uomini e ci pone in un preciso contesto all’interno del misteriosissimo tutto universale. È come se fossimo preda d’una follia collettiva. In molte delle nuove tendenze (ecologismo, veganesimo, accettazione indiscriminata della malattia e della depravazione) scorgo i segnali dell’isteria, della maniacalita’. Senza contare che poi si tratta del nuovo perbenismo, a livello di masse: una volta il borghesotto reazionario non voleva i negher, oggi la nuova post borghesia edulcorata e progressista li vuole eccome. È solo un ribaltamento di posizione, non c’è alcuna vera consapevolezza che fonda il pensiero del progressista medio. Per adesso passo e chiudo che tra poco mi tocca l’iniezione di cortisone. Crumbo

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    1. Le nuove tendenze sono tutte strumentali al dominio.
      L'ecologismo, l'ecumenismo, la difesa della donna, il rispetto del diverso sono sempre esistiti e corroborati da un umanesimo altissimo.
      Ne ho parlanto in un post che, forse, non è stato ben compreso. Qui mettevo a confronto, a esempio, Plutarco e l'ecologismo alimentare. Il primo agisce in ossequio a una visione di pietà universale, il secondo viene concepito e utilizzato solo per dissolvere. Cosa? Proprio questa visione classica e, perciò, procedere alla reificazione dell'umano. Le mattane di alcuni ecologisti che vorrebbero la scomparsa del genere umano per salvaguardare la Terra ne sono un patetico esempio.

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  16. Nell'Etruria piddina sta dilagando la febbre gialla. Negozi , supermercati e centri commerciali registrano un calo di affluenza generale. Il presidente piddiota ha detto che va tutto bene e chi non gli crede è fascioleghista. Il bello è che i primi a non credergli sono proprio i sinistronzi (sentiti con le mie orecchie). Il regno piddiota vacilla. Ci voleva la peste gialla (a nulla erano valsi invece i negri di m.).

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  17. C'è un bellissimo e profetico racconto di Durrenmatt " Il direttore del teatro", che secondo me spiega molto bene come opera la propaganda nel creare lo "zeitgeist" ideale, così che il micco operi le scelte eterodirette dal Salmone Ottimo Massimo, ma credendo in buona fede di aver agito di propria sponte : " ...abusando del teatro cominciò ad ammaliare la folla... Occorre menzionare a questo punto anche il modo con cui utilizzava luci ed ombre, che non gli servivano per rimandare a spazi infiniti e per stabililre così una connessione con il mondo della fede, bensì per rivelare la limitatezza della scena, nel senso che strani blocchi cubici delimitavano e frenavano la luce ..."
    La prima volta che lo lessi non ci capii niente, solo adesso, in risonanza con i tuoi articoli, ha cominciato ad emergere nella mia memoria.

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    1. Lo Svizzero aveva in mente Hitler, quasi sicuramente.
      La metafora è, in parte, ancora valida.
      Ora hanno, però, non un teatro, ma l'intera serie di impresari. Il volume di fuoco lascia sbalorditi.
      Operano con molta accortezza, mai per via diretta. Il rapporto di causa-effetto è da essi aborrito. Amano, piuttosto, creare un ambiente, un'atmosfera, una Stimmung entro cui parole e azioni dapprima impensabili o ridicole divengono improvvisamente ragionevolissime e, pensa un po', credute frutto di libera scelta. Poi passa il corifeo editoriale di turno a etichettare tutto quale "progresso".

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    2. Dubito che avesse in mente Hitler, tutto si può dire di lui tranne che occultasse il rapport di causa ed effetto in quello che faceva. Comunque è vero, la potenza di fuoco attuale è impressionante, da far schiattare d'invidia un Goebbels...

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  18. Caro Alceste, a quanto pare c'è ancora qualcuno che la pensa esattamente come te su gender e nulla prossimo venturo : https://www.youtube.com/watch?v=v5zzGCQrMWM&t=4243s .

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Siate gentili ...