05 novembre 2016

Una poesia - Emily Dickinson, Uscii di casa presto ...


Bibliomanzia, l'arte di estrarre presagi da un libro riconosciuto come sacro, o profeticamente ispirato; ovvero come perfetto, inemendabile - un libro a cui nessuno può sottrarre o aggiungere nulla senza turbare un equilibrio miracoloso: la Bibbia e i Vangeli, ovviamente, ma anche Esiodo, Omero, Virgilio; e il Canzoniere di Petrarca, la Commedia, Macbeth, il Faust; e la raccolta poetica di Emily Dickinson, ormai un classico della poesia di tutti i tempi. Si prende in mano il libro, si apre a caso e si leggono poche righe; una poesia vale l'altra: ognuna è una via per accedere a una grande anima poetica che, come Dante Shakespeare Petrarca, riflette il mondo e i tempi, e li riassume in quei pochi etti di carta, nelle nostre mani.
Cosa dire su Uscii presto? Inizia con un moto infantile, fiabesco, e diviene una metafora sessuale ardita, quasi esplicita, ma priva di qualsiasi goffa malizia - malizia spenta sul nascere dal suo innato e raffinatissimo istinto per l'alta mediazione lirica.

Uscii di casa presto, col mio cane,
feci visita al mare;
e le sirene, dalle sue cantine
uscirono a vedermi,

E i vascelli del piano di sopra
tesero mani di canapa,
credendo fossi un topo
rimasto giù, arenato.

Ma non mi mossi finché la marea
non venne oltre i miei umili sandali,
e oltre il mio grembiale e la cintura,
e oltre il mio corpetto,

e parve che volesse divorarmi
tutta, come una goccia di rugiada
sopra la veste di un ranuncolo -
allora anch'io mi mossi.

E il mare fu incalzante alle mie spalle;
sentivo il suo tallone argenteo
sopra la mia caviglia - ed i miei sandali
allora traboccarono di perle.

Finché incontrammo il solido paese,
dov'egli non aveva conoscenti;
inchinatosi allora, col suo sguardo possente,
il mare tornò indietro.

Da Emily Dickinson, Tutte le poesie (traduzione di Marisa Bulgheroni)

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