Roma, 5 febbraio 2018
Traini 1. Non so nulla della vita di Luca Traini né voglio conoscere nulla. Sull'uomo Traini, come individuo, maschera o personaggio della cronaca nera, ognuno dovrebbe tacere. Sulla profonda significazione che Traini, quale simbolo d'un epoca infernale, apporta alla discussione è utile, invece, discorrere.
Traini 2. Luca Traini non esiste. È solo un uomo perduto, senza identità, agito da procellose forze sovra individuali; le stesse che spazzano senza requie le terre desolate dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Un italiano dilaniato da ciò che, nell'essenza vera, più non comprende: un geroglifico dei tempi a venire.
Chiacchiere. L'episodio ha scatenato i soliti chiacchieroni superficiali.
A scelta:
1. pavloviani (abboccano a parole chiave);
2. ignavi (si adagiano sul letto di Procuste del conformismo; illudendosi d’avere un pensiero proprio);
3. macchine da pettegolezzi (le stancanti minuzie da cronaca nera);
4. color che sanno, ma parlano in malafede;
5. color che sanno, ma preferiscono tacere.
Uno-due. Inutile sprecarci il fiato.
Tre. Sono i gazzettieri. Giocano a fare gli obiettivi seppellendo la partigianeria sotto un cumulo di letame da intrattenimento bolso. Alla tal ora ... ritrovate armi ... faceva parte ... si era candidato … Assomigliano, in questo, ai compari dei truffatori da tre carte. "Cinquanta! Cento! Duecento!". Poi, a riflettori spenti, nel retrobottega, davanti a un tavolaccio segnato dai cerchi dei bicchieri, dividono il bottino col caporione.
Quattro. Gli uomini in malafede: sono elementi del patriziato. Il patriziato italiano sa, ma agisce e parla con perizia da ipocrita psicopatico. Sa che gettare milioni di immigrati in un calderone che vede un quarto della nazione a spasso e un altro quarto prossimo a una vita squallida, se non miserevole, equivale a creare condizioni sociali insostenibili. Lo sa, ma non può nulla essendogli tali politiche dettate da Qualcun Altro. Non gli resta, perciò, che mentire, spudoratamente, perché la menzogna, ormai, è l'architrave dei suoi privilegi. Politici, intellettuali, magistrati, forze di polizia, grand commis e caravanserragli statali o parastatali sono le articolazioni e le falangi che stringono l'Italia plebea in una morsa di ferro (i muscoli sono dati dall'Europa; la volontà dal Pensiero Unico). Quasi tutti di loro sanno, eppure mentono. I gradi più bassi dicono: eseguiamo ordini. Sono guitti, attori, furieri che attingono alle ultime riserve della nazione; menefreghisti coll'abito della correttezza; carnefici col codicillo in mano, di cui sono interpreti unici e arbitrari. Tutti, non a caso, usano lo stesso linguaggio del progressismo universale: la bontà, il bene, il buono. Il patrizio mente, consciamente o inconsciamente. Sa di uccidere la nazione eppure persevera. Tra le sue file: fanatici, satrapi, fessi, burocrati, sedicenti servitori dello Stato, soldataglia.
Santa Laura decollata. Un plebeo di Cosenza pubblica un fotomontaggio che ritrae la testa insanguinata della Boldrini. A significare: spero che tu faccia la stessa fine di Pamela, smembrata da un nigeriano. Non c'è neanche bisogno di dare l'ordine: la Polizia Postale, la politica, la magistratura si attivano all'unisono. Attenzione: non in nome della legge italiana, una raccolta di norme da compulsare solo quando fa più comodo, ma in ossequio all'unica fonte di diritto: la Costituzione PolCor. Lo Stato asservito a un'Idea che vuole dissolvere lo Stato. I tentacoli dell'Unica Legge serrano da presso il colpevole. Le multinazionali, in tal caso, si piegano docili all'esigenza inquisitoria. Il plebeo, perciò, vien tosto snidato. Seguirà la damnatio. Al solito esercitata non verso i nemici e i traditori della Patria, ma contro chi combatte i nemici e i traditori della Patria. Allegria!
Negro e finocchio. C’è qualcuno che ancora crede che il politicamente corretto serve a debellare l’uso della parola “negro” e “finocchio”?
Au contraire. Il politicamente corretto prima svuota di senso e forza perentoria lo Stato e la Costituzione, poi si riveste del loro carapace, l'apparato burocratico, e se ne serve per eliminare chi ancora è fedele al vecchio ordine. Non è una contraddizione: è il mondo al contrario.
Cinque. Ci sono poi color che sanno, e tacciono. Per paura della riprovazione. Sostenere un'accusa di razzismo, oggi, nel mondo, può recare alla pazzia o all'emarginazione totale. Autocensura, quindi. Anche molti controinformatori menano il can per l'aia. Girano attorno al problema. Si coagulano in pro e contro col rischio di slittare nelle prime categorie discusse: babbei e pettegoli. Temono la verità, si riducono a cianciare di Salvini.
Matteo Salvini. Matteo Salvini mi è simpatico, ma è grasso. Pasciuto. Di lui ho già parlato (Il grasso da tagliare). A Salvini di Luca Traini, al fondo delle cose, non gliene frega nulla. Non vorrei indurre nell'equivoco chi non ha voglia di leggere quelle altre mie righe. Non mi riferisco al peso forma. È che Salvini, la Lega, Meloni e tutta la compagnia che bercia da quel lato: sono grassi. Da loro non c'è da aspettarsi alcunché. Solo Cassio, lo smunto Cassio, è pericoloso. Traini è un legionario, uno dei meno importanti, di Cassio, il febbrile Cassio, Cassio dagli occhi ardenti, l'uomo che odia, il congiurato sconfitto, l’unico davvero temuto da Cesare.
William Shakespeare. Gettare via certi manualetti politico-economici e studiare William Shakespeare, questo conduce alla rivelazione. Shakespeare non discorre del Seicento inglese, ma dell'eternità. Riccardo III, Enrico IV e Falstaff, Macbeth e le streghe ammoniscono l'umanità di ogni tempo. Il fiato delle Weird Sisters si condensa in nebbia venefica: "Il bello è brutto e il brutto è bello". Questo lo stato delle cose. In un rigo appena.
Il fascismo non esiste. Giova ripetere questo scandalo (Il fascismo non esiste). Esistono moti dell'animo che, in particolari tempi infernali, si solidificano in empiti sovraindividuali. Qual è la situazione, oggi, in un guscio di noce?
Da una parte abbiamo un potere dominante, completamente nuovo, fascinoso e aggressivo, che reca l'uomo alla dissoluzione.
Dall'altra alcune forze che gli resistono, abbarbicandosi, alla buona, a ciò che ricordano, alle tradizioni di famiglia, a un sentimento vago di sopravvivenza.
Ci si intende?
Da un lato una potenza universale, organizzata, infinitamente ricca, che ha capovolto le gerarchie morali e di valore del mondo e, con la complicità dei corrotti patriziati interni, si prepara a governare in nome dell'Usura e della Bontà Ecumenica.
Dall'altro ciò-che-non-è-questo, ciò che non ha nome, è innominabile, e si definisce solo per esclusione rispetto al patriziato e ai loro signori mondiali: plebe.
E tale plebe, che si vede perduta, cosa fa? Ha memoria d’un mondo diverso, in cui ogni cosa vantava un senso, un mondo più duro, spesso disperato, ma umano, sociale, vivibile. E chi garantiva tale architettura nostalgica, si chiede il plebeo? Il fascismo? Sì, forse il fascismo è la risposta, riflette il plebeo, magari confortato dagli amici, dalla tradizione familiare. E allora ecco il plebeo adornarsi di simboli vetusti: la croce celtica, la svastica, il Mein Kampf! Il plebeo vive l'ingiustizia tutti i maledetti giorni, da Equitalia al nodo scorsoio delle partite IVA, dal TAEG all'HACCP, dalle città ridotte a immondezzai alla televisione che gli tocca pagare quando accende la luce. L'ingiustizia genera odio. Egli odia. L'odio vuole solidificarsi in qualcosa di tangibile, iconico. Quale? Gengiz Khan, Tamerlano, Nabucodonosor? Vlad Tepes, Buffalo Bill? Cosa ricorda un italiano nel 2018? Forse Mussolini? Mussolini? L'ordine, la gerarchia, la giustizia, la solare romanità. Sì, egli ha in mente tutto questo, e diviene fascista contro il fascismo PolCor. Che tale sentimento sia vero o no, giusto o no, fondato o meno, qui non interessa. A interessare è lo sviluppo psicologico delle anime plebee. Anche chi votava a sinistra sente d'essere perduto, un plebeo perduto, e s'interroga. Non era meglio quando c'era Lui? Non era meglio l'olio di ricino invece della legge Gozzini? Non era preferibile un writer con le braccia rotte invece di una stazione ridotta a pattumiera? Vi ricordate le risposte dei vecchi comunisti all'esterrefatto inviato di Formigli, indistinguibili da quelle di un Di Stefano? Il fascismo c'entra poco. Qui è in atto una ribellione degli italiani, stranieri in patria, contro chi li vorrebbe morti. Tale rivolta si abbiglia come può. Con un gagliardetto fascista, in qualche caso. I babbei, se non fossero tali, dovrebbero interrogarsi non sui gagliardetti che adornano i petti, bensì sulla terribile miscela di risentimento che si agita in essi.
Il Mein Kampf. Hanno trovato il Mein Kampf a casa Traini! Tombola! Anche a casa mia, a frugare bene, lo si trova. Nell'edizione curata da Giorgio Galli. Tale volume riposa accanto all'Ebreo internazionale, di Henry Ford, a I sette colori di Robert Brasillach e a una biografia di Ernst von Solomon. Ernst von Solomon, "condannato da Weimar, incarcerato da Hitler, processato dagli americani". Ho anche un reparto dedicato al comunismo, ma quello alla Digos poco interessa.
Ressentiment. Il ressentiment del plebeo italiano, outsider nel nuovo mondo mirabile, in cosa si concreta? In nulla. La frustrazione viene deglutita, come bile nera, a formare, nello stomaco inacidito, cancri mostruosi. Guardate i volti dei plebei sulla metropolitana. Lividi, permalosi, pronti a esplodere per un nonnulla, cattivi; oppure indifferenti, sconfitti, plumbei, depressi. D'altra parte come potrebbero agire? Non sanno fare nulla. Aspettano. E poi hanno paura. Della condanna sociale. Le parole terribili, i gesti più violenti sono trattenuti in seno. Altra bile, altra malattia. Paura della morale dominante, dell'accusa. Ciò che pensano lo bisbigliano. Sono frasi orribili, sanguinose. E tali rimangono. La disperazione, solo la disperazione taglierà i lacci? Lo vedremo.
Traini 3. Nel frattempo un estraneo, uno dei tanti, umiliato, deriso, emarginato, sopravvive nell'Italia profonda. Cerca di uscire dalla foresta dei proscritti. Cosa fa? Si appoggia a tutto, come un naufrago, a qualsiasi relitto, o legnaccio, magari marcio: la Lega, il fascismo. Non ha modo o tempo o concetti per riflettere. Sente di militare in partibus infidelium. Gli hanno rubato il futuro, le parole, la patria. Ciò che per lui si costituiva in senso ora è considerato un'accozzaglia di detriti inservibili. Si aggira ai margini, come un aborigeno ubriacone, indesiderabile. Altri uomini, altre idee vengono santificate. Outsider. A pelle avverte una condanna epocale. Cosa fare, cosa fare? Vorrebbe un Cassio, un essere ultraterreno, fanatico, chiuso, coriaceo, che non defletta mai, un duce, un comandante che gli offra un cielo più mite. Per un tal uomo sacrificherebbe la propria vita! Fedeltà, ordine, chiarezza, definizione. E un senso, un senso all’avvenire. Pur misero! A un uomo simile vorrebbe abbeverarsi, ma trova solo dei simulacri. La speranza, però, lo anima. Ricorda il passato, o altri ricordano per lui: la vita era diversa e non doveva passare per giullare. E allora ecco la Lega, il fascismo, il Mein Kampf. Rottami, trucchi apotropaici, reliquie senza vita. Per un poco tale balsamo lenisce le ferite. Non ha nulla da perdere e, soprattutto, ha un'arma. Aspetta la scintilla dell'acciarino. Pamela, la dolce Pamela, una sorella minore. Tre millenni di storia gli ribollono dentro, incomprensibili, tirannici. Un artiglio risale lo stomaco e gli stringe il cuore. Diviene un automa. Agisce in piena possessione. Non un uomo, ma un Golem: spara, vuota due caricatori. Si fascia della bandiera, tende il braccio destro: altri vestimenti nostalgici. Lo prendono come un bambino. Subirà la condanna dei buoni. Forse, in galera, un giorno rinsavirà chiedendosi: "Perché l'ho fatto?". In quel momento, infatti, non lui, ma un groviglio di budella ancestrali decidevano in sua vece. Il ricordo del nome, come è giusto, si perderà. Traini, infatti, non è nulla, solo l'affioramento carsico di una ribellione oggi senza soldati.
Paralleli. Il Nuovo Ordine ha un andatura principesca, affabile, delicata, gentile. Lo ammantano le spoglie di un paese defunto, l'Italia. Egli appare come Ercole, paludato con la carcassa dello sconfitto Leone di Nemea. Traini, inconsapevolmente, ripete le gesta del nemico: il Tricolore sulle spalle, l'omaggio ai caduti per la Patria. Ma ciò che lui vorrebbe onorare, purtroppo, è già morto. Non ha fascino, non muove. Le spoglie incartapecorite dell'Italia non spaventano certo il Nemico. Il Nemico, di tutto questo, ridacchia. A ragione. Nella vicenda si avverte un senso funebre di dissoluzione, la sterile celebrazione di una sconfitta annunciata.
Traini 4. Solo il sentimento che ha mosso questo gesto può tornare utile al ribelle. Isolarlo nella purezza e concedergli nuovi vestimenti. Dire no, soprattutto. Rifiutare sistematicamente ciò che oggi è considerato lodevole e volgerlo nel suo contrario, ovvero nel contrario del contrario: una disciplina etica assai semplice nella concezione quanto dura da vivere; l’unica che possa permetterci di riavere indietro le giuste coordinate dell'azione.
In tal modo si sarà dannati e ci si priverà della nefasta speranza. Vivere nell'inattualità e nel disprezzo degli altri. Ogni epoca ha i propri campi di rieducazione.
L’estraneo. Arrivati a una certa età non
si legge. Si rilegge. A rileggere certe righe, di sera, nel flebile cono
di luce d’una vecchia lampada, alcune sfumature assumono un tono
inusitato. Ci si sorprende a rimuginare: "Credevo si riferisse a x,
invece ... chissà, magari, allude a y ... o, forse, a sé stesso ... o a
me, che visito ancora tali pagine, dopo anni, e sono ormai altro
rispetto a chi, allora, teneva il libro in grembo".
Una disciplina, la rilettura, mutuata dal Menard di Borges. Un'etica anche questa.
E così ho riletto L'estraneo, di Howard Phillips Lovecraft:
"... so sempre di essere un estraneo, uno straniero in questo secolo e tra coloro che sono ancora uomini ... nella solitudine piena di ombre il mio desiderio di luce divenne così febbrile che non potevo più attendere, e alzai le mani imploranti all’unica nera torre in rovina che si ergeva oltre la foresta nell’incognito cielo esteriore. E alla fine decisi di scalare la torre, anche se fossi caduto; dato che era meglio intravedere il cielo e perire che vivere senza aver mai visto il giorno".
Una disciplina, la rilettura, mutuata dal Menard di Borges. Un'etica anche questa.
E così ho riletto L'estraneo, di Howard Phillips Lovecraft:
"... so sempre di essere un estraneo, uno straniero in questo secolo e tra coloro che sono ancora uomini ... nella solitudine piena di ombre il mio desiderio di luce divenne così febbrile che non potevo più attendere, e alzai le mani imploranti all’unica nera torre in rovina che si ergeva oltre la foresta nell’incognito cielo esteriore. E alla fine decisi di scalare la torre, anche se fossi caduto; dato che era meglio intravedere il cielo e perire che vivere senza aver mai visto il giorno".
Sapete dire di chi parla?
Parla di un lampo, di un attimo, di un sussulto e dell'azione conseguente. Grazie Alceste, come sempre magistralmente evocativo!
RispondiEliminaGrazie.
EliminaParla di me e di tutti coloro che sentono risuonare dentro di sé la grandezza di questi versi sacri! ( risposta sincera ma un poco paracula per non dover scrivere subito " No, non lo so. Dai, dai, di chi parla Lovecraft o grande Alceste?!?")
RispondiEliminaSe sei sincero parla di te.
EliminaStavo in fondo al pozzo, poi dieci anni fa ho cambiato continente e testa. Ho trovato una torre da scalare, che era li ad aspettarmi. Sono una persona fortunata ma condivido praticamente ogni singola riga che scrivi. Grazie.
EliminaSono contento per la tua risalita dal pozzo. Non è facile.
EliminaUna delle cose più belle e terribili che abbia mai letto!
RispondiEliminaEsageri ... comunque grazie.
EliminaIl punto 1 dovrebbe essere la premessa a qualsivoglia discorso, per il resto ci si intende, anche se siamo di due epoche diverse. Ho tentato piu volte in questi giorni un discorso analogo. A me è venuta in mente "la lega dei vecchi" di London...
RispondiEliminaLa lega dei vecchi? Mi toccherá leggerlo. Se l'ho fatto, non me lo ricordo più.
EliminaÈ un raccontino, di quelli del nord, parla del processo (sommario) a un vecchio indiano...e della sua confessione.
EliminaHai presente?
EliminaHo giá il libro sul PC, lo leggerò.
EliminaNon esagero, e qui esco fuori dall'argomento, sei un grande scrittore, mi ricordi Sandor Marai, Celine, ma anche Vittorini, Borges, Junger, questo scritto mi ha scosso. I contenuti hanno urgenza di essere espressi bene, con "verticalità" come dice una mia amica matematica. Io sono quasi stufo delle cose "giuste" espresse con pochezza espressiva, una cosa espressa con profondità è giusta di per sé, attinge gioco forza dal bacino del vero. Complimenti amico mio.
RispondiEliminaTi ringrazio ancora. Una volta scrissi di questa mancanza della cosiddetta controinformazione ... che spiegava minutamente ... invece di creare romanzi, poesie, film.
EliminaEsatto, rare eccezioni, addirittura compiacimento nello scrivere male, la malata preoccupazione che il messaggio "arrivi" e il messaggio arriva si, ma non "scende", non passa per le viscere, al massimo per la famosa "panza". Deprecabile lo stile Bukowskiano di Barnard, sconnesso, pesante, o di Orso, quasi da collettivo studentesco. L'italiano è lingua evocativa, profonda, si potrebbe ripartire dalla lingua.
RispondiEliminaPrima della lingua ci sono le stanghette e le cornicette. Hanno formato milioni di italiani. Da ripristinare. Poi ben venga l'italiano.
EliminaHahahaha...giusto! Noi le chiamavamo le aste e i filetti.
RispondiEliminaNoto con piacere che anche su CDC queste considerazioni vengano commentate positivamente -
RispondiEliminaper quanto mi riguarda, la confusione diventa sempre più spaventosa...
Perchè il male, Alceste...e noi siamo veramente buoni?
Personalmente mi ritengo umano, ho i miei odi, i difetti, le idiosincrasie ... il problema è che il potere usa la bontá per dominare le vite.
EliminaPer me vale quello che ha detto Adriano (il commento che inizia con "non esagero...").
RispondiEliminaAggiungo solo che il fatto che il "potere" strumentalizzi questi avvenimenti (le parole di Saviano e co.) lascia pensare che non ci sia più nulla da fare (a tal proposito Alceste aveva già scritto qualcosa anni fa http://alcesteilblog.blogspot.it/2017/06/aylan-la-morte-di-un-bimbo-al-servizio.html)
Che le strumentalizzi è logico. Allucinante che la maggioranza beva queste vergogne.
EliminaAssolutamente vero. Spero però che gli "ignoranti" siano in Italia in numero maggiore rispetto ai semicolti intrisi di PolCor, questi ultimi sono il vero cancro d'Europa.
RispondiEliminaPurtroppo però posso affermare che gli studenti universitari (il 90%) credono all'Ur-fascismo di Umberto Eco. La cosa è agghiacciante ma obbligata: o ci credi per demenza o fai finta di crederci perché altrimenti sei finito. Alain De Benoist non ha potuto partecipare ad un dibattito per via delle "squadracce antifà" https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/02/neofascismo-lettera-aperta-di-23-studiosi-alla-feltrinelli-invitate-philippot-e-de-benoist-ma-restano-antidemocratici/4132959/
RispondiEliminaIn giardino il ciliegio è fiorito
RispondiEliminaagli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole.
All' una in punto si sente il suono
acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l' indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale
in questa inutile sarabanda,
ma nell' intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d' un dubbio eterno,
un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l' inverno per desiderare una nuova estate...
Son tornate a sbocciare le strade,
ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia,
sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto
in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,
di questa rete troppo smagliata,
di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare...
Appassiscono piano le rose,
spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull' erba verde fantastico piano sul mio passato,
ma l' età all' improvviso disperde quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio
in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco,
dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco, troppo vicine o troppo distanti...
Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
l' arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale l' affanno e l' ansimo dopo una corsa,
l' ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa...
che chiami... vita...
https://www.youtube.com/watch?v=fj6pJxZXDoE&list=PLu2R7rty1-CRjAfbXixltZtIvIJH1hKD7&index=7
Fa un certo effetto non capire bene
RispondiEliminada dove nasce ogni tua reazione.
E tu stai vivendo senza sapere mai
nel tuo profondo quello che sei
quello che sei.
I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni uomo
nascosti nell'inconscio
sono un atavico richiamo.
I mostri che abbiamo dentro
che vagano in ogni mente
sono i nostri oscuri istinti
e inevitabilmente
dobbiamo farci i conti.
I mostri che abbiamo dentro
silenziosi e insinuanti
sono il gene egoista
che senza complimenti
domina e conquista.
I mostri che abbiamo dentro
ci spingono alla violenza
che quasi per simbiosi
si è incollata
alla nostra esistenza.
La nostra vita civile
la nostra idea di giustizia e uguaglianza
la convivenza sociale
è minacciata
dai mostri che sono la nostra sostanza.
I mostri che abbiamo dentro
i mostri che abbiamo dentro.
I mostri che abbiamo dentro
ci fanno illanguidire
di fronte a quella cosa
che spudoratamente
noi chiamiamo amore.
I mostri che abbiamo dentro
sono insaziabili e funesti
sono il potere a tutti i costi
ma anche chi lo odia
soltanto per invidia.
I mostri che abbiamo dentro
ci ispirano il grande sogno
di un Dio severo e giusto
col mitico bisogno
di Allah e di Gesù Cristo.
I mostri che abbiamo dentro
ci inculcano idee contorte
e il gusto sadico e morboso
di fronte a immagini di morte.
La nostra vita cosciente
la nostra fede nel giusto e nel bello
è un equilibrio apparente
che è minacciato
dai mostri che abbiamo nel nostro
cervello.
I mostri che abbiamo dentro
crescono in tutto il mondo
i mostri che abbiamo dentro
ci stanno devastando.
I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni mente
che nascono in ogni terra
inevitabilmente
ci portano alla guerra.
https://www.youtube.com/watch?v=8WOmiuIRWvw
cfr: " il problema è che il potere usa la bontá per dominare le vite..."
RispondiEliminahttp://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2013
Alceste ovvero il più grande scrittore italiano vivente. L'inchiostro è per lui obsoleto, questa è infatti letteratura scritta col sangue.
RispondiEliminaA proposito di stanghette e cornicette: qui in Emilia si chiamava "Roselline".
Con incondizionata stima.
Grazie. Roselline. Anche tu Vecchio Ordine, a quanto vedo.
EliminaArticolo di Barnard pazzesco, si!
RispondiEliminaMeditate, meditate!
RispondiEliminaCi ho pensato su abbastanza bene, e ho scritto anch'io qualcosa sui fatti di Macerata. Mi permetto di segnalarlo. Se ti dà noia, non pubblicare il commento, nessun problema. Grazie.
RispondiEliminahttp://italiaeilmondo.com/2018/02/07/intorno-ai-fatti-di-macerata_-non-ce-piu-religionedipende-di-roberto-buffagni/
I commenti sono sempre bene accetti (al netto delle provocazioni).
EliminaIl mio blog preferito.
RispondiEliminaAlceste e il suo viscerale amore per l'arcadia italica è puro godimento intellettuale,
finto misantropo, finto pessimista, brucia di passione e di voglia d'agire.
E' tutto vero ciò che dice, gli sgorga dal cuore, anche se dovesse sbagliarsi
lo farebbe inconsapevolmente, omnia munda mundis.
Rifiuta l'etichetta di destrorso, di "autoritario", visti i pessimi risultati
politici di tali forme di governo e, svicolando, con gioco di parole,
si attribuisce un elastico "caso mai: autarchico", dimenticando che
anche questa forma di gestione politico/economica non ha mai fornito
risultati lusinghieri.
L'invasione africana è vista con terrore, il terrore dell'uomo bianco
civilizzato, con la sua storia (fatta di continui genocidi), la sua cultura
(in fondo un giochino per satolli annoiati), la sua democrazia (una tragica finzione),
la sua sindacalizzazione (la più grande delle finzioni), i suoi riti (invisi fino a quando
non minacciati di sostituzione), il terrore dell'annacquamento
(lo stesso tribalismo che si appioppa agli altri), della paura della perdita (non è virtù buddhista).
A questo ci si oppone con quale base ideologica ? Il razzismo ? No .. conveniamo sia brutto,
il nazionalismo ? No ... conveniamo sia ..., l'amore per la propria terra ? E che c'entra ?
Si può continuare tranquillamente ad amare un'Italietta composta da genti di nuances più
terrose, la bellezza del bel mondo antico, dei paesini di pietra, le strade polverose, le caciotte
profumate ? E se il tempo logora ogni cosa, guardatevi le rovine di Roma, le hanno
distrutte gli africani per caso ? Se il mondo moderno corre, smonta, ricostruisce,
sostituisce la pietra con la plastica, la colpa è degli africani per caso ?
Alceste scrive da dio è profondamente sincero eppure non dice tutto, vela, allude, non dice chiaro chi è il colpevole, chi disegna le distruzioni del mondo plebeo, paura ? Forse, non possiamo pretendere troppo da un uomo solo ...
Grazie.
RispondiEliminaSignor Puskin, mancano all'appello le conquiste dell'antropologia, non quella di stampo americano, piuttosto quella comparata, storico-religiosa, tradizionalmente tedesca e,soprattutto, italiana.
RispondiEliminaQui non è in discussione il "razzismo", qui siamo difronte a sistemi socio-culturali che franano e si dissolvono per un incontro-scontro innaturalmente repentino voluto da agenti esterni.
RispondiEliminaDi fronte (separati) :)
RispondiElimina"Un incontro-scontro innaturalmente repentino voluto da agenti esterni", Adriano non so se te ne rendi conto ma credo che tu abbia sintetizzatoin poche parole cento anni di storia del nostro paese.
RispondiEliminaL'étranger - I Spleen de Paris P. P. P.
RispondiElimina- Qui aimes-tu le mieux, homme énigmatique, dis? ton père, ta mère, ta sœur ou ton frère?
- Je n'ai ni père, ni mère, ni sœur, ni frère.
- Tes amis?
- Vous vous servez là d'une parole dont le sens m'est resté jusqu'à ce jour inconnu
- Ta patrie?
- J'ignore sous quelle latitude elle est située.
- La beauté?
- Je l'aimerai volontiers, déesse et immortelle.
- L'or?
- Je le hais comme vous haïssez Dieu.
- Eh! qu'aimes-tu donc, extraordinaire étranger?
- J'aime les nuages... Les nuages qui passent... là-bas... là-bas...les merveilleux nuages
Sitka, si, non con queste tempistiche però è non tra popoli così distanti tra loro. Per quello accennavo agli studi storico-religiosi e all'etnologia italiana.
RispondiEliminaQui si parla di un processo iper accelerato nel quale la terea-promessa versa in condizioni semi pietose. La cosa non ha precedenti se alludi alle migrazioni dal meridione al settentrione post unitarie.
RispondiEliminaSono d'accordo, no non alludo a quello...non c'entra niente la migrazione, avevo isolato una frase dal contesto. Per me certe domande non bisogna neanche porsele...sono 100 anni, che il paese subisce influenze estere piu o meno potenti che ne cambiano il volto e la storia, di incontro scontro repentino si puo parlare anche pensando al contadino che vede i film di cowboy, la modernizzazione, la vergogna delle proprie radici...etc. e poi il progresso, il nuovo, la velocità troppo veloce dei cambiamenti in Italia , i ininfluente per alcuni letale per altri, questo intendevo.
RispondiEliminaNon rispondo neanche a chi chiede se è colpa dell'africano...non mi interessa...perche qui nessuno ha mai affermato che è colpa dell'africano...quindi nella domanda c'è un'accusa e se uno risponde in un certo senso la accetta. L'immigrazione moderna è insostenibile, se non a costo di quel poco di identità rimasta al paese. In tal senso, la tua affermazione è invece interessante, perche se non 100 gli ultimi 70 anni di storia del nostro paese in fondo sono questo, un adattamento repentino a forti ingerenze, dalla guerra alla modernizzazione, fino all'affermazione atlantica a suon di bombe, poi l'Europa...e altro..
RispondiEliminaSì, sono d'accordissimo Sitka.
RispondiEliminaRoberto Buffagni articolo molto interessante..Proprio alla luce dell'antropologia. Complimenti.
RispondiEliminaMa purtroppo i cosiddetti mediatori culturali nel migliore dei casi sono triennalisti di scienze delle comunicazioni, nel peggiore disoccupati buttati nel mucchio.
RispondiEliminaAlceste
RispondiEliminaha tremendamente ragione quando dice che è necessario parlare alla pancia della plebaglia, sede dei sentimenti in quel d'Oriente, e non all'intelletto. E' comunque una battaglia persa, è sempre un democraticissimo: "libero raglio nella tempesta", troppa è la sproporzione di forze. I mezzi del Leviatano PolCor superano di un fattoriale quelli della "disinformazione", anche il poetico eloquio, che pochi possiedono in quantità paragonabili ad Alceste (praticamente nessuno), non raggiungerà mai la massa critica. Inoltre ... e qui mi contraddico: la gente sa! la massa critica c'è già! la maggioranza della gente capisce, proprio con la pancia, che è regolarmente sfruttata e presa in giro, la stragrande maggioranza della gente non vuole invasioni e contorni ma questa profonda consapevolezza non serve proprio a nulla!
Più volte nel corso dei lustri mi sono domandato se c'è, invece, il modo di fare breccia sul cuore degli aguzzini, se è possibile parlare alla loro pancia, se siano influenzabili, se possano essere "illuminati veramente". Rompere la compattezza delle loro diaboliche schiere, il loro elitario idem sentire e, ove constatato che non vi è alcuna speranza di dare un cuore a chi non l'ha mai posseduto, non rivolgersi all'aureo vertice del prisma piramidale ma ... tentare con i gradini inferiori i veri esecutori materiali di tutte le nefandezze. Quelle figure che Alceste descrive magistralmente e che conosce nelle loro più profonde dinamiche mentali (per dote innata) più di quanto essi conoscano se stessi. Sarebbe bella, chessò (mero esempio), un'accorata lettera al livello Boldriniano o al livello questurino, al maresciallo, al magistrato. Vorresti cimentarti Alcie ?
Alceste so che non gradisci i dialoghi diretti fra "commentatori" del Blog ma permettimi di chiarire alcune cose:
RispondiEliminaPer Sitka
Ho profonda stima di te, ti ho visto fare delle osservazioni davvero interessanti, il mio chiedere se la colpa è dell'africano l'hai frainteso. Purtroppo, sono un'inguaribile cretino idealista, ho bisogno di un ideale al quale conformare i miei valori, chiedevo qual'è l'ideologia alla quale ci possiamo riferire per avere, il vero buono e il vero bello dalla nostra parte, nel rifiuto reciso degli "africani". Qui lo si fa troppo di "pancia", la paura del troppo diverso, il Sud Africa dimostra, l'America stessa dimostra ... siamo sicuri che siano esempi calzanti ? In America realmente i neri hanno avuto le stesse possibilità, la stessa accoglienza degli europei di seconda ondata? ... Ah ma i cinesi, si son fatti strada ... ah ma anche gli italiani, gli irlandesi erano discriminati, ah ma in Francia. So solo che non tutti gli italiani sono come: Raffaello, Galileo, Leonardo, Puccini ... e gli africani non sono tutti Oseghele, ho conosciuto ragazzi africani buonissimi e generossisimi, cha parlavano 6-7 lingue, lavoravano come bestie e studiavano ed ho conosciuto legioni di italianuzzi incapaci di fare la pallina col moccio senza l'aiuto di un tutorial su youtube (ah ma la colpa...). So che gli eventuali disegni delle elites (modalità gombloddisda on) di creare un caotico meticciato facilmente controllabile sono destinati al fallimento, dal meticciato vengono fuori individui "che levati".
La mia domanda retorica: è colpa degli africani? Significa solamente questo: perchè cazzo pensate di default che gli africani siano peggio di voi? Tutto il macello che vi circonda, tutta la melma della storia, le rovine del bellissimo (ma poi reale Eutopia?) mondo classicogrecoromanorinascimentale ... sono opera vostra, cari i miei superiori dal tegumento diafanico. Se pensate di cavarvela e di sgattaiolare appellandovi all'affettuoso: "io rispetto la loro coltura ma voglio solo difendere la mia", sappiate che se la vostra cultura non è capace di conquistare, di resistere, di imporsi ... allora non vale un cazzo! proprio come un razzista di merda! (Modalità Barnard on).
Un abbraccio a tutte le persone oneste in primis con se stesse.
Ciao Puskin, prima le cose positive, la questione che dal cosiddetto meticciato vengano fuori individui che levati,.l'ho sempre sostenuta, di qui la mia perplessità rispetto a certe teorie complottiste...ma sei sicuro che abbia frainteso? A me pare che l'accusa sia nel finale della tua risposta. Io non mi sento superiore a nessuno, qui si celebra il limite, non chiedermi di oltrepassarlo...le ideologie sono fin troppo presenti al momento, checche se ne dica, quindi non mi attraggono, preferisco il limite, imperfetto ma umano.
EliminaIo noto un'intolleranza anti-italiana latente...dici che la nostra cultura non è capace di conquistare, ma le conquiste lasciano il tempo che trovano, allora l'America del nord avrebbe una grande cultura secondo questo contraddittorio ragionamento... perdonami ..preferisco il Sudamerica e l'Africa...e credo anche tu. Poi fessi e eccellenze si trovano dappertutto non cadiamo in questi esercizi inutili...
EliminaRiguardo poi agli italiani emigrati ti segnalo il film sull'autore della Marina Marina...siamo stati discriminati, mentre lavoravamo in miniera, trattati come bestie e merce di scambio...nel film si vede la falsa accusa di stupro, che voleva dire ergastolo e chiave di cioccolata nel Belgio dell'epoca, nei confronti di un italiano... ci vedi dei paralleli con i centri accoglienza? Io no...io non ce l'ho con l'africano...assolutamente...se una donna (l'Italia) si mette chiappe al vento in un prato e sculetta, un povero cristo (africano) sa già cosa fare...
Elimina@ adriano dragotta
RispondiEliminaGrazie. Segnalo che NON sono un antropologo, NON sono uno scienziato di alcuna scienza. Dico quel che penso e immagino, posso imbroccarci o sbagliare di alcuni anni luce,e punto.
Puskin dici cose giuste, ma stai parlando da solo. Io qui non vedo razzisti, si parla d'altro, di un'emergenza, della gestione iniqua e sconsiderata di un fenomeno senza precedenti.
RispondiEliminaEccellente l'articolo del Buffagni. Il problema è che il lettore progressista non legge Buffagni, legge Umberto Eco che gli parla del fascismo eterno e quindi per lui anche un gatto può essere fascista. Il lettore progressista crede a tutto quello che gli dice Eco, senza porsi domande (poi però la mancanza di spirito critico è una delle caratteristiche dell'ur-fascismo...). Lo stesso Eco direbbe ora che noi siamo persone che avrebbero, in altri tempi, parlato solo davanti ad un bicchiere di vino. Può anche darsi, ma il vero problema non è chi scrive sul web. Il vero problema è che mentre gente come Eco (ora è anche peggio con Saviano e company) è invitata dappertutto per inquinare i pozzi con le proprie corbellerie, i Buffagni della situazione sono costretti a scrivere proprio sul web e a rimanere sconosciuti ai più. Che società schifosamente ignobile.
RispondiEliminaGrazie anche a Stefanov. Il problema però non è che non si legge Buffagni e si legge Eco, il problema, ben più serio, è che a Macerata passeggiano le Erinni, le Furie, che per tramutarle in Eumenidi, le Benevole, ci vuole un intervento diretto della dea Atena, e che la dottoressa Atena è fuori stanza (dall'estetista? a fare la spesa? in missione a Bruxelles?). E' questo, il problema, ed è un problema veramente imponente di cui si accorgeranno anche i lettori unius libri di Umberto Eco. Nel frattempo consiglio di leggere, oltre al mio articolo che ha il pregio di essere corto, anche l'Orestea di Euripide che è un po' più lunga ma decisamente migliore. Gratis in rete, % pallosità zero, non è per niente difficile o noiosa. Effetto apertura occhi garantito.
RispondiEliminaHo letto l'articolo di Buffagni e lo trovo interessante, lo consiglio anche a Puskin, che ringrazio per la stima, magari aggiunge qualcosa al mio ragionamento...
RispondiEliminaGrazie anche a Sitka. Colgo l'occasione per correggere un errore, l'Orestea non è di Euripide, è di Eschilo. Mi sono sbagliato perchè magari con l'età rimbambisco, ma anche perchè mentre scrivevo pensavo alle "Baccanti", che sono di Euripide, raccontano la storia dello smembramento sacrificale del re Penteo ad opera delle donne invasate da Dioniso (le Baccanti, appunto). "Le Baccanti" è la tragedia opposta e simmetrica alle "Eumenidi" di Eschilo, l'ultima della trilogia intitolata a Oreste, il figlio di Agamennone che per vendicare il padre massacrato a colpi d'ascia dalla madre Clitennestra e dal suo amante, la uccide e viene perseguitato dalle Erinni, le Furie. Nelle "Eumenidi", protagonista è Atena, che per risolvere il problema del giudizio di Oreste, che vendicando il padre ha compiuto il suo dovere, ma uccidendo la madre ha violato la legge sacra, istituisce la legge e il tribunale a fondamento della polis, e così placa le Furie (le Erinni) tramutandole in Eumenidi, che significa "le Benevole". Nelle Baccanti, protagonista è Dioniso, che dissolve nel caos (nello smembramento, alla lettera) l'ordine della polis governata da Penteo. Molto istruttivo, per capire Macerata e non solo, leggerle insieme.
RispondiElimina@Roberto, c’è anche l’Oreste di Euripide che narra la stessa storia, in stile molto shakespeariano ;-)
RispondiElimina@Sitka, letto da subito l’articolo di Buffagni, cerco di leggere sempre tutte le proposte dei commentatori di Alceste, trovo sia un’elite di quelle buone.
@Sitka e altri, non do del razzista a nessuno, mi limito a bollare come disgustoso il razzismo “suprematista”. Sono razzista, completamente tremendamente razzista senza scale di valore assolute ma solo in campi circoscritti delle attività umane: il basket è roba per wolof, masai, yugoslavi e poche altre etnie, la boxe nei pesi massimi wolof e mandinka, il sax è roba solo di wolof possibilmente grassi …
Hai perso l’ultima riga, l’appello all’onestà intellettuale con se stessi, qui checchè lo si ammetta o meno, c’è paura dell’africano, qui si pensa che l’africano abbia il doppio del testosterone del “bianco” e il doppio del fallo e minaccia le sue virginali femmine, qui si pensa che l’africano non sia “portato” al lavoro diuturno ma gradisca gozzovigliare e agitare le chiappe al ritmo del primo suono ripetitivo udito, qui si nega che se fossimo stati invasi da 500.000 scandinave succinte nessuno avrebbe avuto da ridire neanche se avessero riempito i viali di prostituzione e avessero defecato sui nostri lindi marciapiedi a candide chiappe all’aria. Perché, come dice Alceste, i nordici saranno pure degli idioti ma a noi piacciono tanto. Il ragionamento è davvero molto semplice, assunto come vero che: gli africani abbiano secoli di condizionamento al lavoro organizzato, in meno rispetto agli europei, un karma più anarcoide diciamo, un’invasione così massiccia di popolazioni culturalmente lontane anni luce in così poco tempo è socialmente … scombussolante soprattutto in totale assenza di lavoro, allora, onestà, dire senza circonluzioni, senza appellarsi all’affetto per il mondo dei nonni, alle spighe dorate, alla vendemmia, al passero solitario … d’in su la vetta della torre antica … ripeterò in eterno: siamo sinceri con noi stessi, diciamolo forte e chiaro: l’Africa, autentico Paradiso Terrestre, è resa invivibile dagli europei/ed emanazioni? Si! ma non mi frega sono egoista! Gli africani sono esseri umani che giustamente cercano un avvenire per se e i propri figli ? (Sacro, sacrissimo diritto umano) Si! Ma non mi frega, sono egoista! … Ecco! così è onesto, egoisticamente onesto, senza sotterfugi: ah ma io non ho responsabilità, ah ma io l’ho sempre detto, mi son sempre opposto allo sfruttamento, ah ma mio zio era sindacalista, ah ma sono gli americani che, ah … iutiamoli a casa loro, che restino e combattano come ha fatto mio bisnonno … a proposito buonissimo questo brasato al barolo … lasciare l’ipocrisia ai PolCor sinistroidi, tutto qui.
Quante parole, quante parole, tutti vogliono avere la loro ragione..il nostro piccolo podio, ok ok...sitka charley prende esempio dal buon vecchio yasser...in una mano un ramoscello d'ulivo ma nell'altra....
RispondiElimina@ Puskin.
RispondiEliminaGrazie. Quanto all'Africa "rovinata dai bianchi", aggiungerei solo tre cose: a) basta leggere "Cuore di tenebra" di Conrad per capire che non gli ha fatto bene, la colonizzazione b) la vita erano capacissimi di rovinarsela già da soli, gli africani, come tutti: e infatti la schiavitù in Africa c'era già da tempo immemorabile, tutta fatta in casa c) da a e b mi pare risultare chiaro che dobbiamo stare attenti a non rovinarcela anche noi, la vita, e che dobbiamo anche stare molto attenti a non farci colonizzare, bianchi neri gialli o verdi che siano i coloni.
sitka and buffagni please don't feed the troll...
RispondiEliminaNo macche troll puskin ha in parte ragione...è solo confuso,scommetto che è del nuovo ordine come me... nessun troll non mi piacciono le parrocchiette. Non credo che il fatto che gli africani abbiano sviluppato, molto raramente, forme proprie di sfruttamento giustifichi le aggressioni coloniali...ma detto questo io volo basso e dico puskin invece di elogiare il negro che parla sette lingue peova a andare a cercare lavoro dove ce il monopolio bangla o straniero, poi possiamo parlare.
RispondiEliminaQuesto negro che parla sette lingue è come l'unicorno: mai incontrato.
RispondiEliminaSulle mafie straniere (Bangladesh, Cina, Filippine) che si accordano coi sindacati nostrani per monopolizzare interi settori si può parlare.
No? Io lo sento spesso nei racconti di qualche professore che va in brodo di giuggiole quando parla (raramente) con il ragazzo/a delle pulizie "oh questo aveva la laurea capisci? In ingenieria..." poi però se non pulisce bene...
RispondiEliminaE che non lo so..io ci sono passato fortunatamente prima della crisi, nel lontano 2004 o 5 unico italiano a scaricare tappeti con albanesi rumeni e bangla, nonche africani all'ultimo...2.50 l'ora tutto compreso, 10 ore al di fa 25 euri... da un padrone ebreo...il sogno proibito della Boldrini...
Quello di Macerata è un omicidio rituale. Si veda il rapporto dell'agenzia ONU per i rifugiati sugli omicidi rituali in Nigeria (infuria un'epidemia)
RispondiEliminahttp://www.refworld.org/docid/50c84a6d2.html
E’ un errore terribile, la manifestazione antifascista di Macerata. E’ un errore terribile sul piano politico, perchè alimenta la contrapposizione nella polis e inasprisce sino al calor bianco un conflitto già rovente tra le autorità e il popolo, ed è un errore infinitamente più terribile sul piano spirituale, perchè manifesta clamorosamente una esiziale cecità di fronte a quel che realmente sta accadendo. Un drammaturgo greco riconoscerebbe al volo di che si tratta: peste. Il fatto che “le intenzioni dei manifestanti siano buone” è ininfluente, anzi semmai una conferma del carattere tragico della situazione e dell’errore.
RispondiEliminaSi noti poi che “le intenzioni erano buone”, ma nel corso della manifestazione alcuni, temo non pochi manifestanti, hanno inneggiato a una strage di civili, (le foibe) cioè a dire allo stesso identico atto (perpetrato in forma infinitamente più grave e sanguinosa) contro il quale dicevano di manifestare. Sono imbecilli ideologizzati, certo, ma minimizzare è un grave errore, perchè l’invocazione di un massacro di civili è, logicamente e inevitabilmente, l’EVOCAZIONE di un nuovo massacro di civili. La bandierina appiccicata sul massacro di civili, rossa o nera, ideologica o razziale, non credo proprio importi alle Erinni che passeggiano per Macerata, che non sono iscritte a nessun partito e semmai li usano “come taxi”, secondo l’immortale formula di Enrico Mattei. Quos vult perdere, amentat.
Nelle tragedie classiche, la peste non consegue a un’infrazione della legge positiva, consegue a un’infrazione della legge sacra, e si manifesta proprio come un accecamento generale.
Terra terra: nessuna delle autorità ufficiali ci capisce niente, in quel che sta accadendo, nessuna reagisce come sarebbe suo compito e dovere, lo smembramento della polis si aggrava, il sacro dionisiaco infuria e contagia, possono accadere (Deus avertat!) cose in confronto alle quale Macerata sembrerà cosa da poco. A peste fame et bello libera nos Domine.
Gentili amici, uno che regolarmente viene sul sito di Alceste a commentare e ogni volta si rivolge al padrone di casa con tono condiscendente, come se stesse a parlare con un bambino piccolo, ogni volta parodiandone i richiami nostalgici alle chiese antiche e all'arcadia del bel tempo che fu, che è poi ciò che dà il tono a tutto questo blog, ed è una nostalgia che tutti noialtri credo condividiamo, è indubbiamente un troll.
RispondiEliminaSe poi viene anche a rompere le scatole con questa storia che i negri ce l'avrebbero più lungo e sarebbero più atletici, si dimostra non solo un razzista - perchè crede nella suddivisione del genere umano in gruppi di caratteristiche fisiche e capaci di prestazioni differenti in base al patrimonio genetico giudicato più o meno di qualità - ma anche un autorazzista, ed uno che gode a essere passivo, perché lui assegna proprio al gruppo a cui appartiene, e quindi a sé stesso, l'etichetta di gruppo meno dotato.
Vorrei ricordare brevemente in proposito che:
a)c'è un correlazione tra certe dimensioni e l'altezza di un uomo, come del resto vale per i piedi, e che studi che hanno provato a investigare seriamente su queste dicerie a sfondo etnico si sono rivelati inconclusivi.
b)Per quanto riguarda lo sport, mi permetterei di opinare che quelli che contano ai fini di una valutazione su quale gruppo sia meglio di quale altro siano quelli a sfondo marziale. Perché se i negri sono assi nella corsa, al contrario cinesi e coreani lo sono nel tiro con l'arco e negli sport che in generale richiedono coordinazione occhio-mani. Sulla base di queste considerazioni, in ipotetiche battute di caccia o magari scontri tribali, condotti con mezzi primitivi, stare con cinesi sarebbe preferibile che con negri.
Ma comunque, prendendo a campione i tre sport olimpici del sollevamento pesi, pugilato e lotta, esce fuori indiscusso il predominio di europei ed asiatici in tutti e tre. Anche nella boxe professionistica, i negri che spadroneggiavano nelle categorie più pesanti, adesso subiscono la durissima competizione di ex-sovietici, e di pugili cresciuti professionalmente e allenati in Germania. Tutto questo naturalmente, al netto dell'andare a vedere a quale categoria sociale appartengano i pugili, o delle tradizioni nazionali nei 3 sport olimpici citati.
c) E lasciamo perdere un confronto sulla base di prestazioni e traguardi intellettuali. In zone dell'Africa la ruota fu introdotta nel tardo ottocento da inglesi e francesi.
Diciamo che viene qui con uno dei suoi tanti nomi. L'importante è che non insulti gli altri. Le spiritosaggini, poi, almeno a me, non fanno né caldo né freddo.
RispondiEliminaAlceste, che dire del suo aplomb, un giorno vinceremo e la faremo santo...
RispondiEliminaHai ragione barabba, qui ci vuole rispetto, e calma...forse è un troll come dici tu. Trovo tuttavia piu interessante controbattere lui che stare qui a fare il blogger o l'estimatore di blogger, che è poi un potenziale blogger...sulla scia di alcune tue difese prese di recente ti faccio notare che stai facendo santi e santini...a me non piace questo capisci? È troppo facile cosi...e improduttivo, anche. Se sto qui è solo perche ho la percezione che Alceste non ha mire di santità.
RispondiElimina@ Stika grazie per la difesa d’ufficio.
RispondiEliminaAlceste sono allibito!
1) Nel mio apprezzarti non c’è niente di ironico, sono sempre sincero! Sono consapevole di non sapermi esprimere con la tua maestria ma sinceramente non pensavo di poter essere così terribilmente frainteso.
2) Non ho mai postato sul tuo blog con nick diversi da Puskin e non ritengo di aver mai deliberatamente offeso né te nè i tuoi commentatori, al contrario sono stato qualche volta attaccato, tipo recentemente in modo assolutamente ridicolo da Barabba, al quale non ho risposto e non intendo rispondere per ovvi motivi e trovo davvero strano che tu glielo permetta.
3) Sugli unicorni neri, sei evidentemente poco informato, dovresti sapere che in Africa è usuale parlare tre o quattro lingue locali (spesso di ceppi linguistici diversi) alle quali si aggiungono le lingue colonalie e le lingue da deportazione lavorativa, 6-7 se vogliamo è anche poco, dato che molti parlano perfettamente anche i dialetti italioti (come ben sai la differenza fra lingua e dialetto è assolutamente, gratuitamente tassonomica), ho conosciuto diversi unicorni che padroneggiavano francese, inglese, italiano, spagnolo, diola, mandinka, serer, wolof molto meglio del senatore Razzi la sua lingua madre.
4) Premesso che: se ritieni che a te serva solo una claque adorante ed una voce critica non debba stare fra i tuoi commentatori, ti prego di farmelo sapere in modo esplicito e, pur continuando a leggerti, eviterò di commentare nella tua parrocchietta (come splendidamente esemplificato da Sitka).
5) Vorrei un attimo chiarire, se mi permetti, quale sia la mia posizione ideologica: trovo l’ideologia PolCor, che tu descrivi così mirabilmente, assolutamente ributtevole, trovo la Boldrini, il PD, i ministri del governo Gentiloni (compresi i precedenti fino all’ultimo governo De Gasperi) assolutamente … non so più se si possa dire, potrei beccarmi una querela; trovo le tue idee di ribellione culturale e di recupero delle nostre floride radici assolutamente sottoscrivibili, sono disgustato quanto e più di te dall’accondiscendenza coloniale dei governi europei alla provocata e pilotata invasione, foriera di immensi problemi sociali, ho figlie femmine che studiano e viaggiano in treno, seguo con ansia ogni loro spostamento sui nostri magnifici mezzi di trasporto dove la situazione fatiscente delle infrastrutture è persino secondaria rispetto all’insicurezza che deriva dal permettere la totale anarchia al loro interno ma … trovo altrettanto ributtevole che un essere umano debba essere marchiato a priori in virtù del colore della pelle o del suo paese di provenienza, fatte le tare per le enormi differenze culturali, penso, sono convinto, che gli esseri umani si dividano in due sole grandi categorie (sarò zoroastriano) i buoni e i cattivi! A te e a tutti i frequentatori ho solo chiesto, non riuscendoci da solo, di dare una base teorica “bella”, splendente di "grecoromanacristiana virtù", all’indifferenza delle sofferenze dei singoli o in alternativa di dichiarare arbitrarietà ed egoismo, se questo per te significa essere un Troll ho sbagliato completamente le mie valutazioni su questo Blog.
Un abbraccio.
Fra l'altro ti dico, non che mi interessi, ma hai frainteso in parte le istanze, esposte a getto, del Puskin. Ora, cos'è che mi fa riflettere? Che un tempo c'erano davvero i figli dell'amore eterno che tentavano di convincere il commenda con l'alfetta a abbandonare tutto, leggi militanza, ora appena ce uno che irrompe nel circolo degli eletti è un "troll". Ma non va bene signori cosi...
RispondiEliminaDi santi o aspiranti tali, ne abbiamo fin troppi.
RispondiElimina.. se non e' un troll - ovvero un provocatore che sta la' a farsi quattro risate delle questioni serie di cui tratta qui con elegante leggerezza il blog di Alceste - uno che scrive, nello stesso post, che trova l'ideologia PolCor "assolutamente ributtevole", e, poche righe dopo, "trovo altrettanto ributtevole che un essere umano debba essere marchiato a priori in virtù del colore della pelle o del suo paese di provenienza.." ossia la ritrita formuletta che del PolCor ne e' la summa, il bolso distinguo di chi mette le mani avanti, beh, allora direi che prima di intavolare discussioni qualsivoglia, si pone l'urgenza di trovare un accordo sulle definizioni piu' di base.
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