29 maggio 2018

Il fantasma della libertà


Roma, 28 maggio 2018

Sono viziosi e ribelli, ma alla fine ... il gregge tornerà a sottomettersi, questa volta per sempre. Allora daremo loro la quieta, umile felicità degli esseri deboli quali essi sono ... dimostreremo loro che sono deboli, che sono soltanto dei poveri fanciulli, ma che la felicità dei fanciulli è più dolce di ogni altra. Diventeranno timorosi e per la paura guarderanno a noi, si stringeranno a noi come pulcini alla chioccia ... Tremeranno di fronte alla nostra collera, la loro intelligenza si intimidirà e i loro occhi si faranno lacrimosi ... Ma altrettanto facilmente passeranno, a un nostro cenno, all'allegria e al riso, alla gioia radiosa e alle leggiadre canzoncini infantili. E tutti saranno felici, milioni e milioni di esseri ...

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov (discorso del grande Inquisitore)


Sergio Mattarella è ciò che appare, né più né meno. Appartiene al patriziato altissimo, per meriti di cui rimarranno ignote le reali cause, come al patriziato apparteneva il fratello, Piersanti, martire della mafia, o, per lignaggio ereditario, suo nipote, quello che alberga, da sempre, negli interstizi oscuri e grassi della pubblica amministrazione assieme al figlio di Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella iniziò il proprio silenzioso e, perciò, irresistibile cursus honorum nel 1983; in trentacinque anni di gerente e garante delle massime istituzioni non l'ho mai sentito elogiare sinceramente un grande Italiano, oppure, di propria spontanea volontà, l'Italia; altrettanto, non l’ho mai visto commuoversi a fronte di un'opera italiana eminente o alla vista d’un mirabile luogo d'Italia, uno dei tanti disseminati lungo il Paese e che costituiscono il corpo mistico della Patria.
Le sue eulogie son state riservate, per lo più, ad altri membri suoi pari: ordinari felloni (ambasciatori, baroni, tacchini col petto appesantito da decorazioni per guerre mai combattute, ex politici, vittime più vittime di altre vittime, pretame) o patrizî di cui si decide a freddo l’elevazione a santino (in modo da stroncare qualsiasi dibattito: Falcone, Moro, Mattei).

27 maggio 2018

666: il numero della Vita [Il Poliscriba]


[Il Poliscriba]

666: il numero della Vita
ס     ו        ר     ת

 Tav       resc         vav     sameh
T Ra O S = SORAT
Sorat è il demone solare.
Secondo la Qabbalah, è l'espressione in parole del numero 666.


Tutta la vicenda della Creazione descritta nei vari miti e riportata dopo millenaria tradizione orale in Scritti Sacri, si può facilmente ricondurre, se non ridurre, alla dicotomia luce-tenebre.
La successione temporale – ma il discorso del tempo, come sappiamo/intuiamo, non ha riferimento se non spaziale, ovvero la sua dimensione ricade ancora in una misura o percezione di movimento all’interno di uno spazio apparentemente vuoto, tridimensionale ma integralmente costituito da un fluido attivo conosciuto, accettato o rifiutato come Etere – è deducibile dalla trasmutazione materia-luce e luce-materia.
In fisica questa trasmutazione viene per lo più definita, DECADIMENTO.

22 maggio 2018

Il mondo che abbiamo perduto

Giochi a Trastevere. Dall'album "Roma sparita"
Roma, 22 maggio 2018

Ivan Karamazov. "Io, vedi, sono un appassionato e un collezionista di certi fatterelli, e me li appunto e ne faccio raccolta di sui giornali e dalla viva voce, comunque me ne venga il destro, cosicché d'un certo genere di piccoli aneddoti posseggo ormai una buona collezione".

Fatterelli. Sì, ormai vivo per i fatterelli. Le inscrivo, tali pinzellacchere, nel cerchio fetido d‘una basilare interpretazione: il mondo attuale è il mondo di appena ieri, ma al contrario. Il mondo al contrario. E tutto va a posto. È così. Fatti, aneddoti, rivendicazioni, slogan. Non si ha da essere cristiani per capire che la croce al rovescio è il simbolo dei tempi a venire, insomma. La croce del sabba è solo uno dei simboli dell'inversione universale. Ogni sincero ateo dovrebbe convenirne.

Sutter Cane. I fatti e gli aneddoti in sé sono ridicoli. Degni delle nostre risa. Eppure, nella loro evidente, violenta, sopraffazione, assolutamente spaventevoli. Come nell’ultima scena de Il seme della follia in cui il protagonista, a rivedersi sullo schermo mentre cerca di impedire la dissoluzione del mondo a opera di Sutter Cane, prima trasecola, poi ghigna incredulo, quindi ride, con fare sempre più liberatorio, irresistibilmente, sino alle plaghe in cui si cede alla disperazione estrema.

Nuovi tempi. Basilica di San Giovanni in Laterano come discoteca per migranti. La cattedrale della Diocesi di Roma, retta direttamente dal Papa. La Festa dei Popoli: ma quali popoli? “Earth Day Italia sarà presente alla XXVII edizione della tradizionale Festa dei Popoli, organizzata dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e dalla Caritas di Roma in collaborazione con le comunità cattoliche etniche, con impresa Sant’Annibale Onlus e con numerose realtà impegnate sul tema delle migrazioni“. Ecco, forse ora ci siamo. Balli etnici e tribali all’interno della Basilica. I Trinca Bongo fanno baldoria. Una festa. Più una balera che una chiesa, via. Nessuno ha da ridire, per carità. Un fatterello, un aneddoto.

19 maggio 2018

Più nutrie per tutti [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Ciao, Cruciani. Sono a una mostra d’arte di New York, mangio ostriche e bevo champagne rosè Ruinart… il lusso, lo squirting, le nutrie … W il Duce!Così parlò una femmina della riccanza  a "La Zanzara"

Diego Fusaro, riascolta la registrazione del tuo scazzo a "La Zanzara" ed eviterai di riproporre a te stesso (ma chi ti legge ancora?) il solito ciarpame attizza-proletariato.
Lo so, i prolet esistono ancora, non comprano i tuoi libri, non se li caga più nessuno, o meglio, se li fila l’ebreo Parenzo che querela ogni presunto 'fassista' che canta Faccetta nera in preda a una mitomania annoiata, per due miserabili minuti di popolarità radiofonica antiFiano.
E tu, figlio illegittimo di Preve, che hai augurato un bentornato a un Marx fuori tempo massimo, continua con il belletto prima di entrare in scena, invidiato dai laureati in Lettere che, per purezza d’animo (leggi: incapacità di cogliere il trend del mercato occupazionale), si sparano 8 ore di call-center per 400 euro al mese, evitando, furbamente, il controllo con pedometro e braccialetto in uno stabilimento Amazon.
Intanto continuano a non pervenire all’appello: operai specializzati, idraulici, elettricisti, carpentieri, saldatori, tornitori, camionisti ... tassodermisti (qualcuno dei lettori del Blog di Alceste ha visto La rieducazione, film indipendente del gruppo Amanda Flor?)

16 maggio 2018

Gli inesistenti trionfi dell’inesistente cultura italiana


Roma, 16 maggio 2018

La cultura italiana va forte.
Il Salone Internazionale del Libro 2018 a Torino è stato un successo.
144.386 biglietti!
Edizione record!
Il direttore Nicola Lagioia era commosso; addirittura, per un’ora, i cancelli d’entrata sono stati chiusi: troppi visitatori. Per il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, già sindaco del capoluogo, “è una rivincita”; verso chi non è dato sapere: egli assomma, infatti, ogni potere amministrativo possibile in quelle plaghe felici e, quindi, quale plebeo turba i suo sonni? E però niente, sente sul collo
l’alito del populismo: da un letto d’ospedale, col viso imporporato dalle febbri della nullafacenza, gonfia il petto guerriero ove rugge la rivalsa: “Una rivincita!”. Indi, chetatosi, che le caldane del revanscismo essudavano dalla fronte autorevole stille di giusto sdegno, sì, ma perniciose per il mantenimento della corretta pressione, il Nostro ha passato in rassegna i fanti dell’orgoglio letterario sabaudo: “La certezza che questa manifestazione si appoggi su un solido presente, fatto di grandi numeri, di visitatori in costante aumento, di espositori soddisfatti e finalmente uniti. Ringrazio [tutti] … dal Presidente Massimo Bray al direttore Nicola Lagioia, dal Circolo dei Lettori alla Fondazione per la Cultura, a tutti i dipendenti che non hanno mai fatto venire meno la propria professionalità …” et cetera et cetera.

14 maggio 2018

2021: Odissea nell'ospizio [Il Poliscriba]

 
Il Poliscriba 
 
Era il 2014 quando il chiacchiericcio inutile giornalistico inglese e di rimando il nostro italico fango editoriale, smuoveva o avrebbe dovuto strattonare dal tedio alienante e dall’inanità compulsiva del volgo volgare, le buone coscienze che si preoccupano della vita umana et universale. 
Tutti a battersi sul petto un mea culpa e a reiterare la lagna:

No, i vecchi no! Non possiamo lascarli morire per assenza di farmaci, per detrazione egoista di accanimento terapeutico, solo perché, là fuori, i fottuti giovani stanchi della vita, che non accettano qualsiasi lavoro pur di dimostrare di non essere bamboccioni succhiarisorse genitoriali - loro sì, egoisti fino al midollo osseo che non vogliono donare a nessuno - avrebbero bisogno (ma è tutto scientificamente da dimostrare) quanto e più di loro di cure salvavita. Vecchi che hanno lavorato per permettere alle ultime generazioni di fare la bella vita che fanno, non possono essere sottoposti alla più fredda e calcolata eutanasia medico-finanziaria”.

A parte i pirotecnici giri di parole e le stolte generalizzazioni del caso, il Guardian&Co sistemavano la faccenda postando su carta e in rete la questione orwelliana per eccellenza: è giusto prolungare l’esistenza di persone malate ormai improduttive, creando storture al sistema pensionistico e sanitario?

10 maggio 2018

Perdere, e perderemo!


Roma, 10 maggio 2018

Questa mappa, tratta da wikipedia, ci mostra la diffusione di una sola multinazionale nel mondo: la catena di fast food McDonald's.
Essa illustra la linea di resistenza all'Impero del Nulla: Mesopotamia e poco altro.
I giochi sono decisi.
Escludiamo alcune eccezioni dovute al clima (Tibet, Groenlandia, i Poli) e a ghiribizzi temporanei (Islanda, Montenegro).
Altri apparenti ribelli (Africa, Sud Est asiatico) cederanno le armi ben presto: la penetrazione cinese in tali aree renderà appetibili territori oggi poco considerati commercialmente.
La Corea del Nord, a esempio, si è recentemente unita al coro dei castroni mondiali.
Resiste parte dell'area mediterranea e il blocco sumero-babilonese. Fra i resistenti amo ricordare:
Yemen, dove Pier Paolo Pasolini girò uno dei suoi documentari migliori: Le mura di Sana'a. Più che un reportage fu un appello a fare qualcosa per la bellezza. Si era nel 1970. Sana'a come Orte; come Sabaudia. Proprio da Sabaudia, bella città fascista, egli lanciò l'ultimo disperato grido, conscio del proprio fallimento di intellettuale, di militante del PCI e di italiano di fronte all'apocalisse.