12 febbraio 2018

Guerra e pace


Roma, 12 febbraio 2018

Fassbinder. Il Capitalista e il Poliziotto, maschere brechtiane, si scambiano facezie. Il Poliziotto: “Un po' di tempo fa ho sognato ... ho sognato che i capitalisti avevano inventato il terrorismo per costringere lo Stato a difendere i loro interessi ... é buffo, no?” E tutti e due se la ridono di cuore. Una scena da La terza generazione (Die dritte Generation), di Rainer Werner Fassbinder. Il vecchio Fassbinder aveva alti e bassi, ma qui scala inconsuete cime sarcastiche, innevate dalla verità.

Terrorismo. Il terrorismo neanche esiste. Quanti sono morti di "terrorismo" in Occidente? In realtà, a ben osservare, è la violenza nel suo insieme a decrescere costantemente. Consultiamo la Cronaca di Roma in un quotidiano dell’immediato dopoguerra: suicidi terribili, morti bianche, omicidi dell'ignoranza e della fame, coltellate date per amore, vendette incrociate, avvelenamenti, bruti. Oggi? Dilavate ogni evento dalla grancassa (venti telegiornali su ogni canale, speciali, servizi esclusivi, congreghe di matres lacrimarum) e vi resterà in mano ben poco.
Se proprio vogliamo dare scandalo diciamo: la violenza esplode per la mancanza di violenza. In Occidente.
Questa non è una società basata sulla violenza fisica, ormai in via di sparizione, bensì sull'indottrinamento psicologico, sulla suasione coatta, questi sì violentissimi, coercitivi, perentori.
La nostra vita scorre anonima, eguale a quella di ognuno, intercambiabile, senza sofferenze visibili. Solo la malattia ci insidia. A questo abbiamo rimediato raccattando dal cesto delle regalie un edonismo a bassa tensione. Funziona.

08 febbraio 2018

Un po' per celia e un po' per non morir ...


Questo glossarietto del diavolo (di un buon diavolo, però) è in divenire.
Voci si aggiungeranno, altre verranno tolte (alcune insidiate dall'attualità, altre dalla faciloneria).
Apporti esterni sono benvenuti (solo fra i normali utenti; i controinformatori professionali, di solito, non amano celiare, a parte Barbara Tampieri da Lameduck, ottima facitrice di motti, calembour e cattiverie assortite).
Il modello generale è quello del Poliziano, di Gadda, di Bierce.
Noterete, en passant, il titolo petroliniano: un bell'endecasillabo. Altri tempi, altra cura.

* * * * *

Aborto. "Tas ti, pistola!"

Accisa. Insulto romanesco.

Antifascista. Chi combatteva i fascisti. Oggi: chi combatte gli Italiani.

Antifascismo. Astuto stratagemma volto a ottenere finanziamenti pubblici per associazioni, cooperative e feste a base di cibo etnico.

Antisemitismo. L’ombra degli ebrei.

Arte, Critico d‘. Broker che trasforma i lavoretti rubati nelle scuole elementari in investimenti per nababbi.

Astensionisti. Larga fetta di depressivi clinici a cui è impedita la rappresentanza istituzionale.

Barcone. Mezzo usato per recare, con sciagure e lacrime, circa cento immigrati verso le coste siciliane mentre diecimila cinesi e pakistani passano la frontiera con la pippa in bocca.

Bonino, Emma. Apotecaria del sabba.

Carabinieri (e Poliziotti). I Carabinieri sono come i Poliziotti, ma più guareschiani. I Carabinieri assomigliano a Flavio Insinna, i poliziotti ad Alessandro Preziosi. Coi Carabinieri non scherza nemmeno Pinocchio, coi poliziotti sì (però ti accarezzano nel retrobottega).

Cartella Pazza. Scherzo da impiegati ennui: "Per vedere l’effetto che fa".

Centro Sociale. Confraternita di straccioni che, al solito, equivoca l’abolizione della proprietà con quella dei detergenti da pavimento.

05 febbraio 2018

L'estraneo


Roma, 5 febbraio 2018

Traini 1. Non so nulla della vita di Luca Traini né voglio conoscere nulla. Sull'uomo Traini, come individuo, maschera o personaggio della cronaca nera, ognuno dovrebbe tacere. Sulla profonda significazione che Traini, quale simbolo d'un epoca infernale, apporta alla discussione è utile, invece, discorrere.

Traini 2. Luca Traini non esiste. È solo un uomo perduto, senza identità, agito da procellose forze sovra individuali; le stesse che spazzano senza requie le terre desolate dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Un italiano dilaniato da ciò che, nell'essenza vera, più non comprende: un geroglifico dei tempi a venire.


02 febbraio 2018

Mangiare (bene) con ottanta euro in due settimane. A Roma. Ecco come fare


Scrissi questo divertimento (che oggi non ritengo tale) sull'onda delle dichiarazioni di tale Pina Picierno, PD, sorpresa ad affermare che con ottanta euri (i famigerati ottanta euri di Matteo Renzi) si poteva provvedere alla spesa alimentare per ben due settimane.
Di averlo scritto mi dolgo.
Contravvenni, infatti, a due regole auree.
La prima: mai farsi coinvolgere dall'attualità spicciola; si rischia d'essere spiccioli.
La seconda: mai rispondere, pur da lontano, a un imbecille; chi osserva, sempre da lontano, potrebbe non comprendere la differenza.
Ve lo ripropongo, tuttavia, giusto per scrollarmi di dosso l'aria da menagramo.
Fu uno dei primi pezzi inviati a Pauperclass.

Pubblicato il 7 maggio 2014; ripubblicato il 18 gennaio 2015


Le macchinette delle merendine. Come non averci pensato prima?
L'uovo di Colombo.
Basta sceglierle con cura: evitare quelle nei pressi delle stazioni; concentrarsi su quelle presenti negli uffici pubblici e comunali (sedi municipali, biblioteche, ASL).
Un combinato intelligente fra macchine distributrici e fontanelle comunali romane  (da cui sgorga l'acqua del fiume Peschiera, salutare e gratuita) consente di rimanere nei limiti, già abbondanti, degli ottanta euro.
Ottanta precisi, né un cent in più, né uno in meno.
Non c'è trucco, non c'è inganno.
Basta con supermercati, contadini bio e insane boutique alimentari.
Si preteriscano prelibatezze, masterchef, ricette, salse, paste, ristorantini tipici, condimenti, happy hour ... È questo che ha infrollito lo spirito della Nazione ...
Basta Carlo Cracco, Jamie Oliver; basta Vissani e Parodi.
Al diavolo il tonno rosso di Favignana, l'oliva taggiasca e il pastrami.
Solo adottando una nuova disciplina alimentare (rigida quanto razionale) il vostro salario potrà liberarsi dalle pastoie della crapula e rendersi utile per le spese più necessarie e urgenti atte a far ripartire i consumi e l'economia nazionale.
Mangiare diverrà un gesto necessario, ma da sbrigare in veloce subordine: pratico, responsabile e patriottico.
Ad maiora!

PRIMA GIORNATA

Colazione energizzante. Pranzo frugale. Cena carboidrante.

COLAZIONE

Cappuccino 0.45
Cornetto al cioccolato qualità superiore 0.80
Acqua del Peschiera


PRANZO

Frollini bio 0.50
Succo pera 0.65


CENA

Tramezzino tonno e carciofini 1.80
Palline di mais 0.50
Succo di mela 0.65
Acqua del Peschiera


Totale giornata Euri 5.35

30 gennaio 2018

Mortacci / 2 (Paralipomeni a Il respiro dei nostri padri)



Roma, 30 gennaio 2018

- Il respiro dei nostri padri
- Mortacci / 1


In un bar, sette di sera. Aperitivo. Ritualità postdemocratica.
Io, da solo; all’altro capo del tavolo lui e lei, compagni da una vita.
Un po’ giù di corda. Taciturni. Sfuggenti. Preoccupati.
Cosa sono queste ombre che intravedo nel volto dei miei amici? Anzi: dei miei conoscenti?


[Amici non ne ho più, infatti. Il significato della parola amicizia un giorno verrà riscoperto. Quelli che credevo amici sono oggi dispersi. Uno è morto. Ammetto d’essere un po’ difficile da sopportare. Non nei modi, che ritengo urbani e civili. D’altra parte mi è riconosciuto un generale disinteresse, sin alla completa mancanza d’ambizione, e una lodevole magnanimità. No, il problema risiede in ciò che penso. Posso intavolare un simulacro di relazione solo mentendo spudoratamente su me stesso. Fingere d’essere un altro, letteralmente. Ognuno riterrà ovvio come, su tale recita, non possano basarsi amicizie, ma solo rapporti fuggevoli e stranianti. Dire la verità, la verità di ciò che si pensa e di quello che interiormente consuma, reca, inevitabile, il progressivo affievolirsi d’ogni normale socialità, risiedendo ogni parvenza d’essa nella menzogna. Una menzogna che è da definirsi in modo affatto nuovo: conformismo a idee non proprie, innaturali; eppure universali. Un’etica non imposta da nessuno, insinuante e che si ritrova dappertutto, nelle forme più amabili o nei travestimenti più rassicuranti. Quando si parla, quindi, occorre obbligatoriamente far riferimento a tale corredo di idee e comportamenti prestabiliti. Prestabiliti da chi? Da nessuno. Vagano nell’aria. Vapori del sabba. Zeitgeist. Una deroga, pur debole, porta già lo stigma dell’eccentricità; il rifiuto d’essi in nome d’una personale ed elaborata visione del mondo, invece, alla solitudine].

Ma torniamo ai nostri eroi. Cos’è quell’ombra che vela i loro occhi? Forse la madre (di lui) malata? Il padre (di lei) che devono accudire? Gli anziani genitori. Il tempo che manca, il bimbetto da accompagnare a scuola, da ritirare dalla scuola, i moduli da compilare per farlo restare a scuola, le maestre, i maestri, i primi capricci capitalisti del moccioso.

27 gennaio 2018

Sacer esto (si PolCor violavit)


Roma, 27 gennaio 2018

Un po’ di rumore di fondo ha suscitato la vicenda del cosiddetto DJ Fabo, andato in Svizzera a morire accompagnato dalla consueta scorta di un elemento del Partito Radicale, stavolta nella persona di Marco Cappato.
Quale postulato alla vicenda posso subito affermare: se questo Fabo fosse stato un mio parente e mi avesse chiesto di crepare probabilmente l’avrei accontentato, in silenzio. Ma qui non è in gioco, ovviamente, la persona di Fabiano Antoniani di cui, sia a Cappato che a tutti i protagonisti politici e mediatici, importa quel che importa: nulla.
Qui deve essere presa in esame la forza simbolica dell’accadimento, come sempre. Riassumiamo, perciò, la vicenda, desumendola da una delle tante gazzette interessate, in tal caso Il Fatto Quotidiano.


Il PM - che rifiuta essere l’accusa - chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste … Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano lo fa spiegando che: ‘Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Marco Cappato’ …

23 gennaio 2018

Davai, Italianski!


Roma, 23 gennaio 2018

Puntuale come la morte mi arriva una notifica. Anzi, l’annuncio di una notifica. Probabilmente una cartella Equitalia. Lo sento nel sangue. Ormai mi sono trasformato in una sorta di Nostradamus burocratico, azzecco tutto. Probabilmente una bella cartella di Equitalia Servizi di Riscossione SpA. L’ente abolito.
Qualsiasi cifra, vacci a capire. Cento euro, mille, ventimila.
Il fogliaccio invita la mia persona a recarsi presso la Casa Comunale di Roma, in via Petroselli 50. So già che mi aspetta l’inferno. Un languore acido macera già lo stomaco.
Il postino mi consola. Lui non dà rilievo alla notizia, lui è felice come una Pasqua. “Se non l’avessi incontrata al portone ora dovrebbe andare alla posta, e invece …”. Io, che già sono plumbeo e incarognito, lo guardo come un nemico mortale, lo stolido fantaccino di un esercito che mi ha mosso guerra. Accade l’inevitabile. “Già, ma perché tu stai qua? …”, gli sbatto in faccia, polverizzato ogni galateo. “Dimmelo tu. Perché stai qua … eh, perché? A rendermi fortunato?”. Le parole erompono da sole. Son estraneo a me stesso. Uno spirito di morte si è impossessato dei precordi.

19 gennaio 2018

L'Italia rimpianta e immortale nei rebus de La Settimana Enigmistica. Uno scritto reazionario


Pubblicato il 27 marzo 2014

Esiste un'Arcadia italiana? Una placenta epocale a cui, più o meno consciamente, vorremmo ritornare? Le risposte da voi date saranno varie: gli anni Settanta, i Sessanta, i Cinquanta ... anche i tempi di guerra, con le sue ristrettezze ... oppure quando c'era lui caro Lei ... Perché no ... La nostalgia, nostalgia canaglia ... ognuno ha il proprio cantuccio dorato, a jolly corner, dove riandare per crogiolarsi in un mondo migliore. Ognuno con la propria piccola patria: in realtà una sola, perché tutte le Italie passate sono un solo paese, congelato da secoli: immarcescibile, campanilista, cattolico, reazionario, ma anche socialista e comunista.
L'Italia eterna, guareschiana, da tutti riconoscibile e, perciò, pur negli odi contrapposti, da tutti condivisa.
Un'Italia oggi distrutta, schiantata. In poco più di trent'anni paesaggi fisici, morali e interiori sono stati stravolti da un vento inesorabile, continuo, sempre più impetuoso. Il passato non lo intendiamo più. Ma lo rimpiangiamo, altroché. E dove ritrovarlo? Nei disegni subliminali de La Settimana Enigmistica ... I rebus, congressi strazianti di uomini, gesti, rovine, di un tempo che fu ... nostalgia canaglia ...

R è monello; S calmo = Remo nello scalmo
Un ragazzetto si diverte legando un barattolo alla coda del gatto. Un mondo alieno dalle preoccupazioni animaliste; esente dai vegetariani; dai vegani; dai criptobuddisti. Normale, sano. Senza facebook. Privo delle soffocanti isterie che hanno rivoluzionato le gerarchie dei viventi: un agnello scorticato: orrore! Un drone falcia quaranta invitati a un matrimonio in Afghanistan: un rettangolino a pagina 52 del Corriere e lo sbadiglio del giornalista bene di Rai 24. Gli animali dei nababbi salgono i gradini della scala sociale; i precari la discendono. La riprova? Provate a scalciare un botolo a Villa Pamphili: non ne uscirete vivi. Provate a licenziare un precario e vi diranno: uno solo? E perché non due?
E i ragazzetti: normalissimi. Pantaloncini corti, maglietta di cotone e renitenza all'I-phone.
Eccezionale, come al solito, la chiesetta con il campanile sulla sinistra, a riaffermare il carattere atavico, campanilista e rurale del mondo perduto.

13 gennaio 2018

Perché l’1% ci tiene in vita?


Roma, 12 gennaio 2018

Invecchiando non solo si diventa esperti e, perciò, restii alla logica (Russell: "L'esperienza è l'intelligenza degli stupidi"), ma si tende a divagare. Per tali motivi, non chiedetevi se tali notazioni sono tecnicamente esatte (non lo sono, anche se, forse, per pura combinazione, qualche frase può centrare il bersaglio) ... e nemmeno chiedetevi, al contempo, se valga la pena di leggere gli incisi (li ho messi fra parentesi quadra così potete saltarli; nulla osta a saltare la lettura di tutto il pezzo, ovviamente).

Lo ammetto: sono ignorante in economia, sociologia e psicologia di massa. Posso affermare, con umiliante sincerità, che tali materie, ormai, mi spaventano. Per la vastità di opere e pubblicazioni; e per il labirintico viluppo delle correnti e delle diatribe in cui autori, discepoli, apologeti e apostati si scannano con sanguinosa regolarità. Ho maturato, perciò, una rassegnata ignoranza, non disgiunta, tuttavia, da un divertito distacco; tale pathos della distanza è dovuto a una ben nota dannazione (ben nota a me stesso, ovviamente).
Questa si abbatté sul sottoscritto in giovane età; si compone di due shock culturali, sorta di illuminazioni da scena primaria (e no, non riuscirò mai a liberarmene). Tali shock consistono in due brevi e apparentemente innocenti notazioni: la prima è di A. N. Whitehead (suona pressappoco: “L’intera filosofia occidentale è una serie di glosse a Platone”); la seconda è un estratto dal primo frammento di Parmenide (“Il solido cuore della ben rotonda Verità”).

05 gennaio 2018

Il rutto del comunista


Roma, 5 gennaio 2018

Il commentatore Stefanov mi fa notare un articolo natalizio: Buon Natale dalle multinazionali, in cui ci si fa beffe della decrescita e si ammannisce, dal proprio desco, qualche indicazione ai propri utenti: non fatevi ingannare, questo rischia di essere un mondo felice, meglio un panettone di plastica che niente, ruttate le bollicine della Sprite in faccia ai lugubri sostenitori dell'austerità e così via.
Questo non sorprende.
Già il ruvido Eugenio Orso ebbe qualcosa da dire in merito.
Io, per me, da ignorante qual sono, non ho che da esprimere due cose (le sole due che mi vengono in mente; la terza è sottintesa: abbiamo perso):