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25 febbraio 2020

Pezzenti [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Volete confondere le speranze del misero, ma il Signore è il suo rifugio.
Sal 13,6

Siamo tutti miseri, è una constatazione antropologica.
Non serve dirci per abominevole autostima: noi possiamo.
Possiamo cosa? Quale potere da noi promana?
Quale forza esprimiamo che non sia impotenza?

L’Essere Supremo. Ad un certo punto, in un certo luogo del mondo, un uomo si paluda da sacerdote della Ragione e dichiara terminato il millenario rapporto tra gli umani e gli Dei, la frattura definitiva tra il misero e il mis(t)ero.
Per quanto deriso, e di lì a poco ghigliottinato, quel folle rivoluzionario, nella sua allucinazione che apparentemente non varcò la sua persona sbeffeggiata dall’arguzia popolare assiepata al Campo di Marte, drogata dallo stesso stupefacente che mutò Prometeo da creatura a creatore del suo destino, comprese che i popoli hanno bisogno di fede, lui che nella fede fu educato sin dall’infanzia e di quella fede, invano, cercò di sbarazzarsi.

Ateismo. Non c’è ateo che non sia credente, non v’è adoratore del caos primigenio, dell’indistinto sobbollire del brodo primordiale, che non sia officiatore di cerimonie per il Progresso, che non si genufletta alle infinite capacità dell’uomo di scalare vette, di spingere il pesante masso oltre la cima, come antiSisifo, per liberarsene gettandolo dall’altro versante, l’inesplorato, il dirupo   che mena agli abissi di se stesso, gli unici che l’uomo, custode del caso e della necessità, non vuole guardare con coraggio, con occhi di martire che osserva il piano inclinato del proprio essere cronodivorato. 

Caduta. Freud avvertì la comunità degli psicoanalisti di Vienna, da lui fondata, che il gioco ebraico dell’interpretazione dei sogni - che rese numinoso agli occhi del faraone, Joseph, forse l’Imothep costruttore della Piramide di Saqqara e dei suoi immensi granai - era terminato negando il transfert, l’ingresso nel vero mondo occulto dell’individuo, l’indivisibile, evitandolo come la peste.

13 novembre 2018

Nexus 6


Roma, 13 novembre 2018

Vi ricordate Roy Batty, il re pipistrello, leader d’un manipolo di androidi ribelli nel romanzo di Philip Dick, Do androids dream of electric sheep?
Il romanzo servì da ispirazione per il film Blade runner di Ridley Scott: una pellicola di così largo successo da modificare, a posteriori, il titolo dell’opera dickiana, oggi nota quasi esclusivamente come Blade runner.
Da subito possiamo statuire questo: il film, screziato da un romanticismo hard boiled, tipico del giallo anni Quaranta hollywoodiano, è meno complesso del romanzo; e però Blade runner presenta spunti nuovi rispetto al libro, benché tali spunti siano rinvenibili in altre opere dello scrittore americano.
Gli androidi ribelli e sconfitti sono belle prefigurazioni dell’immediato futuro in cui saremo sottoposti al giogo dell’eterno presente amorale e dell’usura.
Andiamo con ordine.

23 ottobre 2018

Lucifer rising


Roma, 23 ottobre 2018

La controcultura degli anni Sessanta: Berkeley, hippies, droga, amore libero, il pop-rock, il femminismo, la lotta contro il sapere pregresso (tutte nozioni! tutto falso!), l’immaginazione al potere, l’omosessualismo, le Pantere Nere, le streghe son tornate, gli Indiani Cicorioni, Katanga, prima il piacere poi il dovere, la Cina è vicina, i preti operai, la chiesa del dissenso, il Concilio conciliante, diritti ai prigionieri, LSD, viva la pace, merda d’artista, teatro off, cinema off-off, Imagine, Africa über Alles.

Qual è l’elemento unificante di tale offensiva, apparentemente velleitaria?
La negazione della logica occidentale, ci tengo a precisarlo. E di tutto ciò che la logica occidentale ha costruito nel tempo: la classicità, il Cristianesimo, l’arte, la scienza. La negazione della classicità, del Cristianesimo, dell’arte e della scienza forma il meschino denominatore comune di quell’ondata inarrestabile tanto che oggi possiamo dire di vivere secondo l’etica, debitamente ripulita, dei controcultori di mezzo secolo fa.

22 giugno 2018

Sturmtruppen und Transgender


Roma, 22 giugno 2018

Sturm-truppen, Sturm-Sturm-truppen,
Sturm-truppen, Sturm-truppen, ja!
Sturm-truppen, Sturm-sturm-truppen,
Sturm-truppen, Sturm-truppen, ja!

Pensando a mamma ke aspetta poppoppò,
dentro in der kleine kasetta,
tu corri supito in fretta
a caricare il tuo fucil!

Dalla canzone Marcia delle Sturmtruppen di Strumpete und ‘Ndranghete (1980)

Il Programma va avanti, indisturbato.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), uno dei bracci armati del Potere (versante PolCor), ha deciso che la transessualità è uno stile di vita, non affine (almeno sinora), ma di eguale dignità a quello del buon padre di famiglia.
L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle ‘condizioni di salute sessuale’ … è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender”.
Le organizzazione che si occupano di tale melma gioiscono: è “l’equivalente di aver tolto l’omosessualità dai disordini psichiatrici, è una pietra miliare”, ha commentato Sally Goldner dell’australiana TransGender Victoria. In tal modo si potrà combattere la transfobia.
Sally Goldner, inevitabilmente ebrea, è attratta, naturaliter, da abissi antropologici, dal mondo al contrario. E, infatti, la vediamo lì, sulle barriere; in Australia, stavolta; Gerusalemme non vanta ancora una Sally Goldner, o una Marcelle Appelbaum, o una Edith Cohen, che i rabbini hanno ancora qualche dubbio sulla transfobia e sullo stigma: verrà, tuttavia, anche il loro turno (prima di quanto si creda. A piccoli passi, come sempre. Inavvertiti zampettii: occorre avere padiglioni allenati per udirli). Tutta la “psicologia” ebraica del mondo al contrario, distillata per sopravvivere in condizioni estreme, è ora al servizio del Potere (versante PolCor). Ne abbiamo già discusso.
Su tale inversione verranno eiaculati fiumi d’inchiostro, più o meno digitale: Shakespeare vi dedica sette parole definitive: “Fair is foul, and foul is fair”.
Frattanto si apprende che nello 007 del 1981, Solo per i tuoi occhi, una procace Bond girl era, in realtà, un ex ragazzo: la stampa strimpella la notizia, ci si rivoltola: il brago è troppo invitante. Vera? Falsa? Tutte e due: l’importante è miscelare, sformare, corrodere; in attesa di uno 007 frou frou o di nuovo conio (negro?) o, magari, questo il sogno, di una 008 fiera, muscolata, indipendente, un po’ lesbica e un po’ no: liquida, diciamo. L’immaginario del maschio bianco dominante, insomma, deve essere stekkiten, kaputt!

23 dicembre 2017

Povero Renzi


Pubblicato il 26 gennaio 2016

Vi ricordate il comico Antonio Cornacchione?
E, soprattutto, il tormentone: Povero Silvio!
Sembra passato mezzo secolo e, vi prego di credermi, non è una metafora.
Rimpiango quegli anni. Vi era acceso, in fondo all’animo, ancora un piccolo fuoco di speranza. La speranza che, prima o poi, qualcuno prendesse a calci nei denti i vari D’Alema, Bondi, Gasparri, Bossi, Diliberto, Veltroni; e tutta quella schiera di figuri che, sotto le spoglie della neutralità tecnica, stava spolpando l’Italia: Dini, Treu, Andreatta, Ciampi.
Inutile star qui a compilare liste: i nomi li conoscete tutti.
Povero Silvio! E tutti giù a ridere.
Povero Silvio! Con la mano destra si tenevano la pancia per le gran risa, con la sinistra incassavano gli onorari. Pagati da chi? Dal povero Silvio, ovviamente!
Va bene, lasciamo stare, tempi lontani.
Poi venne Monti e la voglia di sghignazzare subì un drastico declino. Vi ricordate? Mario I il Sobrio potava il welfare come un giardiniere invasato mentre la stampa si occupava a tempo pieno delle mignotte del povero Silvio.

09 agosto 2017

Il grasso da tagliare


Pubblicato su Pauperclass il 22 settembre 2016

Dopo la morte di Carlo Azeglio Ciampi, l’unico politico che abbia pronunciato una frase degna di una mia (modesta) approvazione è Matteo Salvini: “Al di là del cordoglio … è stato uno dei traditori dell’Italia e degli Italiani … al pari di Napolitano e Prodi come gli altri si porta sulla coscienza il disastro … sulle spalle di 50 milioni italiani … Politicamente parlando, è stato uno dei complici della svendita dell’Italia ai poteri forti, ai massoni, ai banchieri e ai vecchi finanzieri … quindi … lontanissimo da quello era l’interesse dei cittadini”.
Ineccepibile.
Tanto ineccepibile che la dichiarazione ha subito fatto insorgere i pasciuti difensori dello status quo, da Grasso (nomen omen) a Letta, da Fiano a Zanda sino a Maurizio Lupi e al seduttore Casini. Lo sdegno di disapprovazione sincrona ca-cantato da questi satolli eunuchi dell’harem italico (che fanno volentieri entrare cani e porci per fottere le ultime nostre bellezze) ha raggiunto vertici di compiacimento mistico.
Il M5S non ha partecipato. Se queste cose le pensa (come la maggior parte del loro elettorato), però non le dice. E perché? Per il solito motivo: la paura. Sì, il potere fa paura e allora è meglio non prenderlo per le corna. Ragionano gli stellati: i tempi non sono maturi, meglio aspettare, far decantare e usare altri toni. È così, non c’è niente da fare. È già tanto che abbiano trovato il coraggio di gettare nel ventilatore la merda del “no” alle Olimpiadi, anche se l’hanno dichiarato dopo mille cautele e tentennamenti. Sì, il potere fa paura, i linciaggi ti rovinano la vita e aspettare il cadavere del nemico sul fiume è la scusa buona per chi il coraggio politico non ce l’ha. Peccato che nella realtà il cadavere del nemico non arrivi mai; più probabile che il detto nemico sia dietro di te, con un randello in mano.
Ma torniamo a Salvini, unico spetezzo dissonante nel coro angelicato di elogi al Salmone Ottimo Massimo.

28 giugno 2017

Teste rotte e nasi insanguinati


Pubblicato il 3 dicembre 2016

Mentre scrivo questa nota le clientele, i venduti, i parassiti e gli apparati statali sono alacremente al lavoro per ribaltare l'esito del referendum, da “No” a “Sì”.
In queste ultime settimane, intuendo di essere alla frutta, se non peggio, tali squallide falangi si son spese molto per l’ennesima, sanguinosa, battaglia di trincea.
È quella che io chiamo "guerra civile italiana".
Una vasta e trasversale accozzaglia di individui, gruppi di pressione, mafie sindacali, imprenditori sanguisuga, eterni politicanti, magistrati-zerbino al soccorso del potente (è di oggi la notizia che la Cassazione ha annullato le condanne di Del Turco), corrotti di varia natura e citrulli assortiti (piddini e sinistrume vario) pre-sente aria di disfatta e, quindi, per puro spirito di conservazione, ha tirato fuori il mazzo truccato.
Servirà questa mobilitazione di traditori a deviare l'esito del voto?
Resto moderatamente ottimista, per il semplice fatto che il fronte del "No", trattato come una legione di bifolchi e appestati, si nasconde ai sondaggi e alle moine governative.
E tuttavia non è detto che trucchi, brogli, propaganda e cretinaggine non abbiano la meglio.
In tal caso, nel caso di una folle vittoria del "Sì", il progetto di eliminazione dell'Italia e degli Italiani subirà una brusca accelerazione.
Ne sarà parzialmente rinvigorito anche il progetto, parallelo e più vasto, degli Stati Uniti d'Europa, che ha per mira la distruzione, fisica e psicologica, dei popoli del Sud e delle loro già morenti democrazie.
E per quanto riguarda chi si oppone?
Per chi si oppone cadrebbe l'ultimo tabù, quello della democrazia.
Ci si troverebbe a scegliere, quindi, fra mortale inazione e rivolta.
Conviene citare una battuta dall'Enrico IV di Shakespeare. La recita un magnifico perdente, Percy Hotspur; la recita alla moglie che non lo vuol lasciar andare in guerra, la guerra civile contro il futuro Enrico V, quello di Falstaff:

"Via, via, sciocchina! Amore? Io non ti amo; non m'importa di te, Kate. Non è questo un mondo per giocare a bambole e giostrare con le labbra. Dobbiamo avere nasi insanguinati e teste rotte, e anche darle. Perdio, il mio cavallo!"

Hotspur poteva starsene in pace al castello e invece va a farsi ammazzare.
Il busillis.
Fare come Percy “Sperone di fuoco”? Saranno, allora, tempi per teste rotte e nasi insanguinati.
Oppure no. Quieta non movere et mota quietare. Tutti fermi. 
In tal caso, temp il più probabile, ci saremo meritati tutto quello che verrà. E i “No” e tutti gli strepiti e i furori di questi giorni, nel concatenarsi degli eventi storici, rileveranno solo come la flebile increspatura di un suicidio epocale.