Pubblicato il 27 novembre 2013
Il 25 novembre [2013] si è celebrata, anche
in Italia, la Giornata internazionale per l'eliminazione della
violenza contro le donne.
Il Comune di Roma, benemerito, ha
esornato il Campidoglio con una gigantesca mano aperta con didascalia
laterale: "Stop violence against women". Fermiamo la
violenza contro le donne; e sottinteso: fermiamo, con egual vigore,
la discriminazione, la disparità di trattamento sul lavoro, lo
sciovinismo, lo stereotipo pubblicitario che rende la donna oggetto
commerciale, la differenziazione di genere congenita alla società
patriarcale et cetera.
Una conseguente e compatta legione di
avvocati, presidenti, associazionisti, sindacalisti, femmine
femministe e maschi femministi, paritari, identitari, priders,
telegiornalisti e radiofonisti d'ogni ordine e grado, blogger,
situazionisti, peltasti, facebookers, dirittumanisti, LGBH members,
deputati e senatori d'ogni sfumatura dell'arco costituzionale,
frombolieri delle Baleari, twittatori e maschi antimaschilisti, si è
messa in moto con solerzia, garantendo alla manifestazione la
inevitabile ricompensa del successo.
Giusto così; e io non asserirò mai il
contrario, ovvio.