I presunti grandi rivolgimenti mi vedono sempre tiepido.
Brexit, Trump, referendum scozzesi, elezioni spagnole.
Il tifo (che si riassume nel motto: il nemico del mio nemico
è un amico) non è mai stato nelle mie corde.
E ormai son divenuto troppo disincantato per prestar fede a
queste brevi ubriacature.
L’unico mio interesse è osservare le nervature del potere
che si muovono sottopelle.
Esse acconsentono a un movimento contrario al montante
feudalesimo basato sul censo e il familismo?
Acconsentono, inoltre, a un ritorno alla normalità, dove il
sì è sì, il no è no, e una perversione è una perversione e non un inno alla
libertà?
Vedremo.
Vedremo se, con Trump, la Finanza internazionale e
l’economia basata sul nulla cederanno lentamente il passo al lavoro, al
problema dei salari, alla vera libertà imprenditoriale e all’umanità.
E vedremo se, con il buon Donald, il mondo occidentale
comincerà a guardare se stesso e il prossimo con le lenti della normalità e i
piedi per terra; e non all’incontrario.
Perché di questo sono sicuro: Hillary, i Clinton, la UE, gli
USA, i potentati economici ci hanno imposto un mondo dove ogni parola e gesto,
filtrati dal finto progresso del politicamente corretto, hanno assunto il
significato diametralmente opposto.