Unreal City, 17 febbraio 2021
La
merda ci repelle.
È
un dato di fatto.
Eppure
un istinto primordiale quanto invincibile ci costringe a controllare
fuggevolmente ciò che si è appena depositato nella coppa del cesso.
Ognuno
di noi tende, volente o nolente, a farsi aruspice della propria merda.
Quale
sostanza già consustanziale al nostro corpo, essa, infatti, potrebbe recare
indizî sulla nostra salute.
Per
la medesima causa si cercano sui media, pur nel disgusto, più o meno conscio,
notizie e novità sul governo, sui ministri, sui partiti; e sulle previsioni
degli atti di questo o di quel governo, di questo o quel ministro o partito.
Regole basilari per migliorare l'intelligenza del reale:
-
Se li vedi in televisione sono traditori.
-
Se chiedono il voto impostori.
-
Se affermano giallo forse è verde, forse rosso, forse azzurro. Ma non giallo.
Vi
pare difficile?
Lo
diventa, tuttavia, poiché ognuno di noi risente di tare derivategli da scene primarie
ideologiche; difficile liberarcene: il pericolo rosso, la minaccia nera, l'orda
gialla, Stalin, Mussolini, Hitler, Lenin, San Simonino, il Rabbino coi
pidocchi, il Ragno plutomassonico, I
ragazzi venuti dal Brasile. Suggestioni otto-novecentesche, assai tarde,
che impediscono il volo d'aquila. Tali sbiadite icone, esacerbate dalla
nostalgia, sono talmente resistenti da ricattarci psicologicamente: di qui la
coazione a ri-entrare nelle cabine elettorali o a illudersi sanguinosamente che
saltimbanchi in affari come Meloni o Zingaretti siano latori di un messaggio,
di un ideale, di una speranza.
Roberto
Speranza fra pochissimo non conterà più nulla.