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27 febbraio 2018

Parola d’ordine: Sciogliere i movimenti “fascisti”! [di Eugenio Orso]

Ricevo e sono ben felice di pubblicare questo articolo
di Eugenio Orso
Leggo su repubblica online, turandomi il naso (e anche qualcos’altro che non dico):

Milano, Boldrini davanti al murale dei partigiani: "Sciogliere i movimenti fascisti".
Adesso, per la prima volta, la richiesta arriva da una carica dello Stato. Sciogliere i movimenti fascisti. L'affondo della presidente della Camera, Laura Boldrini, arriva alle quattro del pomeriggio da Milano, quartiere Niguarda, il luogo dove è iniziata la battaglia di Liberazione contro il regime nazifascista. Di fronte al celebre murale ("Niguarda antifascista") di via Majorana - dedicato alla partigiana Gina Galleotti Bianchi (uccisa il 24 aprile 1945) e ridipinto dopo essere stato  più volte imbrattato con svastiche croci celtiche e scritte inneggianti a Forza Nuova - la terza carica dello Stato non ha usato giri di parole: "I gruppi che si ispirano al fascismo vanno sciolti. Non c'è posto per loro nel nostro Paese, nella nostra Repubblica che è antifascista".

Leggo di un appello lanciato proprio da repubblica (dello storico patron De Benedetti, che ha inculato i lavoratori dell’Olivetti) per lo scioglimento delle formazioni “neonazifasciste”, con adesioni corali dei sinistroidi servi della troika, dei cinque stalle, di rappresentanti delle istituzioni e, immancabili, delle comunità ebraiche.
Boldrini affonda il coltello della propaganda a due settimane dal voto politico di marzo. Sarà un caso? Il “pericolo fascista” dovrebbe far dimenticare tutto, al popolino: dalle truffe delle compagnie telefoniche alle delocalizzazioni dell’industria che continuano implacabili, dai cinque milioni di poveri assoluti in Italia alla squallida vicenda del figlio di De Luca, anche lui piddì come il babbo, eccetera, eccetera.
Come scrive quella cloaca di repubblica, l’esaltazione dei fatti di Como e Macerata, hanno tenuto alto il dibattito – udite, udite! – sulle derive neofasciste, xenofobe e razziste!
Mi domando se voi, la mattina, uscendo da casa incontrate ad ogni angolo di strada, ogni due per quattro, squadracce in orbace armate di manganelli e spranghe, pronte a colpire in nome del Duce buonanima, teste rasate che innalzano vessilli con tanto di croce uncinata e aggrediscono gracili “progressisti”, a spasso con il cagnolino, mentre intonano Die Fahne hoch!
Non credo proprio, ad essere sincero, perché è molto più facile incontrare mendicanti, soggetti ridotti male e non necessariamente extra-comunitari, uomini e donne che frugano nei cassonetti dell’immondizia, alla ricerca di qualcosa di utile, o peggio, di commestibile …

27 giugno 2017

Modello Boldrini (l’armata delle lacrime)


Pubblicato il 28 ottobre 2016

Sull'accoglienza del migrante o profugo o quant'altro posso dire una cosa: è una delle cause della nostra disfatta come nazione.
Non ho, parimenti, alcun dubbio che tale disfatta sia voluta e pilotata.
Voluta a vari livelli, non sempre comunicanti fra loro.
La migrazione di massa fa data da un'altra disfatta, quella dell'Unione Sovietica. Fu quella disfatta ad aver liberato gli spiriti del vaso di Pandora della globalizzazione più folle. 
La globalizzazione di uomini e merci dura da almeno venti anni, e oggi gode di una recrudescenza fortissima a causa delle guerre che la Nato ha scatenato.
Essa è alla base del deterioramento del tessuto sociale, economico e urbanistico italiano.
Guardate Roma: tutti ad arrovellarsi su cosa fare per Roma, come guarire Roma, come risollevare la comabonda Roma.
L’unica cosa che nessuno ammetterà mai è che l'immissione nella città di almeno mezzo milione di individui (senza qualifica, senza controllo e senza alcun rapporto con la comunità preesistente) la vera e precipua causa dell'abbassamento della qualità dei servizi e di un'anarchia sociale senza precedenti.

19 giugno 2017

Laura Boldrini ci indica la verità

Pubblicato su Pauperclass il 6 aprile 2016

Quando il potere parla attraverso figure eminenti, c’inganna sempre circa le sue reali intenzioni.
La tecnica è sistematica.
Se Obama, Hollande o Renzi dicono qualcosa, essi celano la verità sotto una coltre di distinguo e false piste. I media, di solito, acconsentono a queste diversioni.
Per questo occorre dissezionare e, quindi, decrittare le parole e i discorsi dei leader.
Spesso è una fatica inutile.
Il potere, infatti, ci parla anche direttamente, senza finzioni. Crudamente.
Questo avviene quando esso lo fa a mezza bocca, per il tramite di certe sue figure potenti e oscure, oppure di secondo rango, o, addirittura, traverso personaggi che i più ritengono inessenziali, se non ridicoli.
Come sentenziò il Filosofo: l’origine delle cose ama nascondersi.
Alla prima categoria appartengono uomini come Giancarlo Elia Valori e Antonio Maccanico. O Eugenio Cefis.
Alle altre categorie, alcune figure minori, ma non meno importanti, come vedremo: Daniele Capezzone e Laura Boldrini, ad esempio.

Di Eugenio Cefis abbiamo già parlato da questi lidi:

06 giugno 2017

Io sto con Ignazio Marino! E dove? Ai Caraibi?

Come definire un sindaco che, mentre la capitale d'Italia viene - di fatto - commissariata, se ne sta ai Caraibi, sguazzando nelle luminose e trasparenti acque caraibiche (con rilassatezza conseguentemente caraibica), e vezzeggiando, al contempo, le amene ed esotiche bestiole (caraibiche) che popolano gli immacolati fondali di quelle lande favolose?
Pare che il Nostro, durante tale esilio turistico, abbia trovato anche il tempo di vergare le proprie memorie, manco fosse Cincinnato …

http://www.romatoday.it/politica/ferie-sindaco-ignazio-marino-libro.html

Qui non è in gioco la parola: 'idiota'.
Marino non è certo un'idiota; è così e basta.
Gli viene naturale.
Un atteggiamento che viene naturale (un disprezzo naturalmente involontario) a tutto quel generone di sinistra attualmente al potere col beneplacito del simmetrico generone di destra (antropologicamente diverso, però, e assai meno ipocrita).
Il problema è che la sinistra post '68 è davvero così, nel suo insieme.
Li conosco da vicino, so di cosa parlo.
Sono stato anche responsabile indiretto di alcune carriere di tali gaglioffi.
Gli viene naturale il disprezzo ... come il respiro.
Ormai siamo a livelli clinici.

14 maggio 2017

Il destino dell'Europa era già segnato. Quarant'anni fa


Pubblicato il 20 giugno 2015

Più di quarant’anni fa il destino dell'Europa era già segnato. Tutto scritto. Nero su bianco. Globalizzazione, annientamento della politica, della tradizione e del ruolo delle nazioni.
E condensato in poche pagine, come ama fare il potere.
Il potere, infatti, non ama le chiacchiere; stila scarne direttive da perseguire con tenacia, per decenni, a qualsiasi prezzo (a prezzo della vita di interi popoli).
A volte tali direttive affiorano in superficie; nel 1972 il destino dell’Europa (e di noi tutti) fu delineato, con chiarezza e rigore, in un discorso pubblico tenuto da Eugenio Cefis ai cadetti dell'Accademia Militare di Modena il 23 febbraio 1972 (di cui egli fece parte). È il discorso di un maestro rivolto ai propri allievi; parole di chi sa, precise e inappellabili. Un affioramento del vero potere.
Ricordiamo chi fu Eugenio Cefis: già partigiano, dopo la guerra divenne dapprima vicepresidente dell'ENI, e poi, nel 1967, presidente a pieno titolo, sostituendo Marcello Boldrini (che si era insediato nel 1962, alla morte di Enrico Mattei). 
Eugenio Cefis fu molte cose: piduista della primissima ora (tanto che qualcuno lo ritiene il vero fondatore della loggia massonica), equanime finanziatore dei partiti di governo e del PCI, manipolatore dei giornali quali balocchi della propaganda, e supremo trasformatore dell'ENI da società nazionale a multinazionale attenta alle nuove esigenze filo-atlantiche.

13 maggio 2017

Ma cosa c'è nella testa di un piddino?


Pubblicato su Pauperclass il 24 maggio 2015

Aria fritta? Mosche? La prosa di Alessandro Baricco? Commercio equo e solidale? Viva il TG3? Nannimoretti? Liberazione LGBT? Il sol dell'avvenire? Cascami libertari e terzomondisti? Certo, c'è tutto questo. La testa di un piddino, o di un militante dei gruppi cocchieri (Rifondazione, Comunisti Italiani, SEL: è la stessa solfa) ancora ragiona osservando tali costellazioni. Non si rende conto, però, il piddino, che vi è stata una precessione astronomica e le stelle e le galassie che prima governavano il suo mondo ideologico e morale si sono spostate altrove. I dirigenti del PD (e tutta la sinistra mondiale) lo sanno, ovviamente, e usano tale equivoco per imbonire i propri elettori.
È una tecnica ormai ben rodata. Il trucco dei diritti civili.
Esempio: l'immigrazione. Tutti sanno che è impossibile per l'Italia contenere le ondate demografiche provenienti dall'Est e dall'Africa. Il potere usa l'immigrazione - dolosamente incontrollata - per diluire le resistenze interne (mentali, salariali, culturali, religiose) e creare un parco buoi diviso e sottomesso. Ma il piddino, di fronte a tale scempio, che fa? Si ricorda di Kunta Kinte, Rosa Parks, de Il colore viola, di Geronimo e, in nome dell'antirazzismo d'antan (oggi insensato), approva la disfatta. I dirigenti piddini incassano e continuano la loro ben remunerata opera Quisling. Le voci dissenzienti, maggioritarie, ma disorganizzate, e quasi tutte esiliate sul web e nell'insignificanza, sono tacciate di razzismo, sciovinismo, fascismo, nazismo ... per rendersi conto del sistematico dileggio perbenista basta leggere i post di un piddino medio su feisbuc et similia. O le articolesse di un piddino potente e paradigmatico, come Gad Lerner, Bianca Berlinguer, Laura Boldrini o del paredro di Bianca Berlinguer, Luigi Manconi (ho vergato i primi nomi che mi son venuti alla tastiera: la scelta è ampia).
La testa del piddino medio funziona, quindi, come la lavagna dei buoni e dei cattivi. Un manicheismo bambinesco ne mette in moto gli istinti basici e crea una fidelizzazione profonda verso i propri dirigenti (sacerdoti e papi della fede sinistra, l'unica giusta) a cui basta cicalare alcune parole chiave (diritti, eguaglianza, parità) per farsi obbedire nel buio della cabina elettorale.

12 dicembre 2016

Ahi serva Italia, prigioniera della falsa coscienza e della paura


Pubblicato su Pauperclass il 27 agosto 2016

Non c'è nulla da fare.
Non si muove foglia.
L'Italia è ferma, irrigidita, bloccata.
In egual modo raggelata da una falsa coscienza; e dalla paura.
Sì, l'Italia non si ribellerà: morirà, molto semplicemente. Pian piano, rassegnata, e ferma, inchiodata alla visione masochista della propria disfatta da una coscienza non sua - abilmente instillata nei decenni - e dal terrore, un terrore abietto, il terrore di infrangere i comandamenti di questa coscienza posticcia.
Il cuore antico dell'Italia, i suoi usi, le tradizioni, la psicologia di un popolo, tutto ciò che, in ultima analisi, è contrassegnato come cultura giace negli strati profondi dell'animo del paese, dimenticato; ogni tanto emana bagliori, sussurri inquieti, echi quasi inaudibili. È la nostra coscienza, quella vera, ciò che noi siamo stati, quello che ci ha fatto sopravvivere come entità attraverso i millenni. È una voce che vorrebbe stimolarci all'azione, alla verità (non c'è azione senza verità), che vorrebbe salvarci, perché in quella voce ci sono le esistenze di chi ci ha preceduto, e in qualche modo amato ... ma noi siamo sordi, la rifiutiamo ... oppure la tradiamo ... perché abbiamo paura.
E chi tacita questi richiami dal profondo che potrebbero farci scampare un destino da reietti?
La falsa coscienza.