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21 marzo 2020

Immunità di gregge


Roma, 21 marzo 2020

"Ignobile plebaglia!" sbraita il Nerone di Ettore Petrolini nel più sincero incipit politico d'ogni tempo. E prosegue, rivolto al popolo in tumulto dopo il famigerato rogo della Città: "Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria!".
E dalle turbe gli rispondono: "Bravo!". E lui: "Grazie".
L'imperatore, quindi, rivolto alla corte: "È piaciuta questa parola, “pria”? Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona. Ora glielo ridico!
E allora: “Più bella e più superba che pria!” “Bravo!!” “Grazie”.
Più bella e più superba che pr ...” “Bravo!!” “Grazie”.
Più bella e più superba che ... grazie” “Bravo!!!”.
Più bella ... grazie” “Bravo!!!”.
Bella grazie” “Bravo!!!!”.
Grazie!” “Bravo!!!!”.
E va avanti così, con Nerone che si prende un "bravo!" automatico a ogni sua mossetta. E allora sentenzia: "Lo vedi? Il popolo, quando s'abitua a di' che sei bravo pure che non fai niente sei sempre bravo!".
Il popolo si affeziona, evidentemente. A parole come "asintomatico", "crescita esponenziale", "immunità di gregge".

11 settembre 2017

I Diecimila


Roma, 11 settembre 2017

La minoranza fa la storia. La maggioranza fischia, o se ne sta zitta. Se vinci, applaude.

È sempre esilarante la cronistoria dei titoloni del Moniteur sul ritorno di Napoleone dall'Elba. Prima lo dichiarano mostro, usurpatore, orco, tigre, poi, allorché il Corso avanza incontrastato, divengono cauti, neutri; quindi eccoli slittare verso il servilismo: Napoleone diviene Imperatore; poi lo sbraco definitivo: il giornalone si genuflette sino a Sua Maestà, Deità circonfusa di gloria e inondata da nostalgici petali di rosa.
Non preoccupiamoci dei buffoni, vanno e vengono, come la risacca delle fogne.

Qui non si vuole un duce né un despota illuminato né un conducator: occorre selezionare una minoranza che vada oltre. Oltre l'ignominia, lo sberleffo, i processi, la colpa. Gli uomini di tale minoranza dovranno essere disposti a perdere tutto, a dimenticare la propria vita. Italiani di tal fatta saranno insensibili ai richiami della carità pelosa, della democrazia plutocratica, del piagnisteo internazionalista. Essi accentreranno in loro le uniche virtù che fanno i vincitori: la rinuncia a sé in nome di un'idea; e la magnanimità. Nulla li smuoverà. La caparbietà ne farà dei testimoni della reazione, ovvero dei martiri. Essi dovranno tenere i piedi per terra - ben in terra! - per attingere al passato come un Anteo ribelle e accendersi di quel fanatismo quieto che miscela il disprezzo e la ridente fatalità.