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05 ottobre 2017

La gita


Roma, 5 ottobre 2017 

D'estate arrivo a Sipicciano, una piccola frazione in provincia di Viterbo.
Come sempre nella Tuscia romana c'è apparentemente poco da vedere; in realtà la bellezza sembra nascondersi all’occhio più volgare. Occorre ricercarla, con pazienza, spesso per anni. A volte è lei che, inaspettatamente, si rivela. Aveva sempre riposato accanto a noi, confusa nel paesaggio consueto e pacatamente familiare, e ora, per un capriccio del destino o per uno sbalzo della coscienza, risalta, come una venatura di metallo prezioso in un sedimento di materia vile.
La bellezza, dopo una pioggia magari: una pozza ci avverte d’una tomba ipogea, o ricama fondamenta di villae romane; una frana scopre passaggi segreti e cunicoli.
L’origine ama celarsi; qui ho cominciato a esistere e non certo quarantanove anni fa.

Inutile chiedere alla gente del posto. Se ne ricevono informazioni vaghe, ottuse, quasi che gli abitanti fossero la razza degenerata di un'antica civiltà che più non comprende la grandezza dei propri predecessori.
O forse questa è la plebaglia che serviva antichi signori, oggi scomparsi.