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21 settembre 2018

Non enim vivere bonum est, sed bene vivere


Roma, 21 settembre 2018

Novanta (90) suicidi all’ora. Nel mondo. Circa 800.000 all’anno, quindi. 800.000/8.000.000.000: il conto fatelo voi. Ancora pochi. La crisi, la paranoia, l’austerità, le guerre, la disoccupazione, la distruzione dei ruoli sociali, la folle competizione postmoderna, il narcisismo eretto a sistema. Ci si aspetterebbero dati più alti: alienazione, claustrofobia metropolitana, sovraffollamento, stress post-traumatici. E invece … e invece il suicidio appare, come già scrissi, più una soluzione razionale che una soluzione effettivamente praticata … Il suicidio, per chi abbia a cuore sé stesso e l’Italia e l’uomo, per chi sia umanista integrale, è una risposta naturale. Di fronte al deserto i disperati non possono che togliersi la vita. Eppure … eppure non è così, per il fatto, semplicissimo, che l’umanità ha trovato una parvenza di felicità, la distrazione.

[Qui dobbiamo intenderci. Il suicidio, diretto, senechiano, morselliano, da fine dell’epoca, il suicidio per troppa sapienza, è questione che attiene agli aristocratici: “non enim vivere bonum est, sed bene vivere”. Il resto dell’umanità ha scelto - o è stata scelta - per la dissoluzione suicida, che è altra cosa. Terrificante nella sua ineluttabile vastità.]

19 febbraio 2018

Le elezioni: vado, non vado ...


Roma, 19 febbraio 2018

Ecce Bomba. Vado, non vado. "No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no ... ah no: se si balla non vengo. No, no ... allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: ‘Michele vieni in là con noi dai ...’ e io: ‘andate, andate, vi raggiungo dopo ...’. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola".

Vado non vado. Ci andiamo: è inutile. Non ci andiamo: il potere dilaga. Allora ci andiamo? Ma no: è inutile! Basterebbe ammettere che entrambe le cose sono vere. Sì, le elezioni democratiche sono inutili. Votare lo è. La democrazia è inutile ai fini di un cambiamento radicale degli eventi (l'unico cambiamento che interessa). E però sono utilissime; per il PD, Giorgia Meloni e compagnia cantante addirittura fondamentali. C'è bisogno di un perdente credibile per simulare ecumenismo. Non si sottovaluti, poi, il bisogno di pagnotta. Per la pagnotta ci hanno venduti al miglior offerente. Entrambi gli schieramenti, dal 1989 a oggi.

Rifondare. Un ristorante al centro di Roma, famosissimo, varie centinaia di euro per uno spuntino. Un dirigente comunista, lì rifugiatosi dopo le fatiche del comizio antiberlusconiano, è al telefono con un conoscente. Sta trattando l'acquisto di un casale, in Umbria o in Toscana. Si intrattiene, per venti minuti circa, predisponendo fittamente bonifici e sconti. La cifra si aggira sui 300.000 euri. Un cameriere orecchia la conversazione. Il dirigente, un altissimo dirigente isolano, chiude la comunicazione e ordina gli antipasti, un po' stanco delle pieghe multiformi della sua impegnatissima esistenza. Il cameriere, ossequioso, muove i piedi piatti sul pavimento di pregio: scatta, veloce; non ha malanimo, odio di classe: vuole solo ottenere una mancia più sostanziosa. L'accaduto, la cui veridicità era, ed è, indubbia, mi scosse sino all'amarezza. Sono passati millenni. Ora guardo a quell'episodio con un sorriso. Ah, la pagnotta!
 

25 giugno 2017

L'umanità è inutile


Pubblicato su Pauperclass il 27 giugno 2015

Per il potere l’umanità è ormai inutile.
Si dovrebbe far nostra questa semplice e implacabile realtà. Per rassegnarci, o per tentare un’azione finale.
Gli esseri umani sono pedine di un gioco planetario, vecchi donne e bambini, così come sono tasselli del gioco le esistenze di intere nazioni: l’Iraq, l’Iran, l’Egitto, la Siria, la Grecia, l’Italia; Mesopotamia, Persia, Sicilia, Alessandria, Damasco; vi dicono qualcosa tali nomi? Sono i centri creatori della filosofia, del diritto e dell’arte: più che luoghi geografici vaste regioni dell’animo. Rappresentano la storia, la fede, la conoscenza e la morale come l’abbiamo vista fondare e vivere da millenni; e ora assistiamo alla loro svendita, come un oggetto su ebay.
Una cosa è sicura: se prima il ricco aveva bisogno del povero e del dominato per prosperare ulteriormente, ora no, non ne ha più bisogno. Tecnologia e finanza congiurano all’inessenzialità del dominato, dell’uomo nella sua più intima essenza. Carne d’avanzo, insomma. Altro che dialettica marxista-brechtiana! Altro che antropocentrismo rinascimentale! Addio uomo di Vitruvio!
Siamo alla fine dei tempi, stiamo lentamente discendendo il tubo del tritarifiuti.

12 maggio 2017

Reclamo dignità, voglio essere uno schiavo


Pubblicato il 2 ottobre 2014; ripubblicato su Pauperclass il 16 marzo 2015

1. Dono tutti i beni, mobiliari e immobiliari, materiali e immateriali, a me variamente riconducibili, al mio nuovo padrone (dominus)

2. Rinuncio a tutti i diritti democratici, attivi e passivi, transeunti e imperituri, garantiti dalla cosiddetta Costituzione della Repubblica Italiana (1946-2014 circa)

3. Rinuncio a qualsivoglia garanzia esplicita o implicita annidata nei vari codici, pandette, regolamenti, testi unici, emendamenti, integrazioni, usi, della poliforme legislazione nazionale (1946-2014)

4. Rinuncio a qualsiasi diritto e garanzia promanante da atti, proclami, legiferazioni, dottrine, flatulenze e spetezzi liberali e libertari, approvati, a vario titolo, da organi internazionali, transnazionali, sovranazionali, extranazionali, negli ultimi tre secoli.