16 dicembre 2024

Oh, come squittivano i musetti!

 

Roma, 16 dicembre 2024

Non si ha gran voglia né di scrivere né di parlare. Men che mai di analizzare, o pre-vedere. Quando vedi un treno che parte da Roma per Cesano hai la certezza incrollabile che, prima o poi, arriverà a Cesano. Sì, è così. Sono annoiato a morte, depresso, schiantato. Fra tutte le epoche, anche infernali, che l’Italia ha vissuto, un dio maligno mi ha incastonato in questa, la più orrenda, in cui la Patria si sbriciola in tempo reale, come oggi avviene per la Siria.
Il corpo del Paese è putrefatto, inutile che vi stia a illustrare ancora cause e concause: il blog, da qualsivoglia parte lo si imbocchi, reca a una devastante Wurderkammer di tale liquefazione post mortem.
Ogni tanto qualcuno addita alcune speranze non accorgendosi, il tapino, che son mere scosse galvaniche, inutili tentavi di rianimare carne morta, se non veri e propri sberleffi o vicoli ciechi per allocchi.
Si va a velocità folle, con gli stivali delle sette leghe, verso la Monarchia Universale. 
Gli accadimenti degli ultimi due anni non sono che trattative. Ogni patriziato locale sgomita per sedersi più vicino al Re del Mondo; le guerre servono a questo, non a determinare l’esito finale; le compravendite dei troni nel nuovo Senato panottico esigono dei costi e i costi vengono pagati con fiumi di sangue innocente. Inutile, poi, ricercare, caporioni e stati e colpevoli nei vari arenghi costituzionali. Ragionare per nazioni o per uomini, persino per potentati, non porta a nulla. Si dovrebbe argomentare in base a culture, forse, o meglio a due culture principali: quella aristocratica e conservatrice, sin reazionaria, apollinea, e quella plebea, democratica, da suburra dionisiaca. La prima trattiene nel limite, la seconda schianta i confini. Una sana visione dell’esistenza umana, dai primi ominidi al 2024, consiste nella continua dialettica fra tali poli del carattere umano. Destra e sinistra non sono che infimo e postmoderno riflesso della struttura psicologica profonda testé delineata. La malattia dell’uomo attuale deriva dalla scomparsa del primo polo, ormai irrimediabile. Viviamo, quindi, l’età della plebe, ridanciana, volgare, senza passato e, quindi, ottusa alla comprensione, abbarbicata unicamente all’attimo, pronta a prostituirsi all’onnipossente Mammona: Dispensatrice di Cartellini del Prezzo. Anche il patriziato italiano è centrifugato in tale vittoria del contingente: è inutile, ormai, non produce alcunché: cinema, teatro, arte, scienza. La foto di gruppo alla Scala di Milano riassume i mores del tempo; mancano solo i titoli di coda in sovrimpressione. Il Ministro della Cultura, logicamente, è ripreso a mezzo come a simbolizzare la dimidiazione del Paese più importante del mondo, ora all’asta.


Il Codice Hays fu una sorta di breviario morale che regolamentò il cinema americano, con una certa forza stringente, soprattutto dal 1930 al 1934. Prendeva il nome da William H. Hays, presidente della MPPDA (Motion Picture Producers and Distributors of America). Agli Americani piacciono tanto gli acronimi. Son fatti così. “Il Codice Hays vietava l'uso di linguaggio volgare, osceno e insulti razzisti e includeva istruzioni dettagliate che delineavano come determinati argomenti dovevano essere mostrati sullo schermo, in particolare vietando la violenza grafica, la criminalità, l'uso di sostanze, la promiscuità, il meticciato e l'omosessualità”; tale Sillabo venne condensato e sbeffeggiato in un’immagine icastica del 1940 di un tal Adolf L. “Whitey” Schafer, già fotografo della Paramount e celebre per i suoi scatti glam di pin up e signorine varie. 1940: ché il Codice, come detto, smiagolò ben presto. 
William Harrison Hays Sr. arriva dopo la crisi del 1929, in parallelo con i Bücherverbrennungen del 1933 in cui arsero, a Berlino e in tutta la Germania, alcuni libri sgraditi al nazionalsocialismo, in special modo quelli d'alcuni pornografi.