Visualizzazione post con etichetta Repubblica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Repubblica. Mostra tutti i post

09 novembre 2018

La famiglia Addams


Roma, 9 novembre 2018

Non bisognerebbe mai dare un’occhiata alla prima pagina di “Repubblica”, sentina, ormai in via di dismissione, del mondo al contrario (in dismissione poiché sostituita da mezzi più efficaci, non perché rifiutata dalla maggioranza).
E però, lo ammetto, a volte mi piace guardare, dall’orlo del pozzo, il putrido circolo di quel liquido lutulento. Si tratta di brevi occhiate. Necessario ritrarsi quasi subito, per una semplice questione di profilassi.
La prima pagina di oggi, 9 novembre, è il consueto florilegio antitaliano, antinaturale, illogico, stupido, antiaristotelico, spudorato.
Al centro due reportage.
Una storia: 

Adottata da single gay. “Alba, la mia bimba down che mi ha reso un papà felice” 

E un’inchiesta (addirittura!): 

In fuga per un lavoro. “I nostri figli all’estero. Un dolore, ma è il loro futuro” 

Sulla storia (che non ho letto: il parapetto del pozzo è pericolante) c’è poco da dire. L’istituzione familiare deve essere dissolta, acidificata, sino a scomporla in una serie di molecole impazzite e solitarie, liberamente associabili fra loro, a piacimento, senza tetto né legge (anche se, come si accorgeranno, la socialità declinerà sempre più, sino al solipsismo e al narcisismo più deliranti). 

09 agosto 2017

I poveri sono bestie. Parola di Eugenio Scalfari


Pubblicato su Pauperclass il 23 febbraio 2016

I tempi attuali hanno questo di particolare: dovremo viverli sino in fondo e berne la coppa sino alla feccia.
Uno dei maestri residui del pensiero italiano (un altro, celebratissimo, è crepato recentemente), il nababbo Eugenio Scalfari, nei giorni scorsi se ne è uscito con tale argomentazione: i poveri soddisfano esclusivamente i loro istinti e voglie primari; non ne hanno di secondari: la ricerca di Dio, ad esempio; collezionare ceramiche Ming; leggere trattati di socialisti tedeschi dell’Ottocento; scrivere per il teatro; occuparsi di lirica et cetera.
Il loro mondo (il mondo dei poveri) è chiuso, basico, animale.
I poveri, ne consegue, dei bruti.
Ovviamente Scalfari ha ragione. Tutta la mia famiglia, ad esempio, in particolar modo i miei ascendenti diretti (nonni materni e paterni), son lì a confermare le sue tesi.
Aggiungo di più.
I poveri, quelli veri, quelli che ben presto popoleranno la nazione, sono pure brutti, sporchi e cattivi.
Brutti poiché le privazioni imbruttiscono; e un lavoro non intellettuale (lavoro intellettuale: scrivere articoli da quattro soldi con l’aria condizionata, i piedi sul tavolo e le sfogliatelle alla propria destra, ad esempio) non regala tempo per curarsi la barba come un orticello (altro esempio).
In quanto brutti i poveri attirano altri brutti: ne nascono, a meno di un terno secco cromosomico, figli brutti.

14 maggio 2017

Ci vuole il capestro (su Mafia Capitale e dintorni)

 
Pubblicato su Pauperclass il 14 giugno 2015
 
Dall'Amaca di Michele Serra, 11 giugno 2015, Repubblica:

"Il neofascismo romano, quanto a illegalità fuori e dentro il palazzo, ha una storia lunga, densa e romanzesca. Tanto che la presenza in Mafia Capitale, di un nucleo nero che presiedeva il business non ha stupito nessuno: semmai, ha destato una giusta indignazione scoprire che a spartirsi il bottino c'erano anche pezzi consistenti di una sinistra corrotta e connivente, perfettamente postideologica nel suo 'pappa e ciccia' con la destra criminale ... vedere in piazza, oggi, Forza Nuova, Casa Pound e Fratelli d'Italia che schiamazzano nel nome della 'pulizia’ fa un ben triste impressione ... la destra 'nera' manifesta orgogliosa, con i suoi slogan gaglioffi ... la destra nera dei criminali politici riciclati non potrebbe prendersi almeno una breve pausa di riflessione? O davvero ritiene di avere qualcosa da rivendicare, in fatto di moralità della politica, e di moralità dei suoi politici?".

Avete capito? Altro che trinariciuto! Michele Serra è solo un perfetto istigatore di trinariciuti all’ammasso. Un ingannatore seriale. Un vero paraculo, insomma, come dicono a Roma. Ricordiamo che il termine trinariciuto fu coniato da Giovannino Guareschi per indicare l’idiota di sinistra. Il trinariciuto vantava infatti tre narici: due per la normale respirazione e una per far colare via il cervello e regalare, perciò, spazio posto alle direttive conformiste di partito. Sono passati decenni che sembran secoli, ma siamo sempre lì.
L’ammaestratore di trinariciuti su Repubblica. Che spettacolo! E che splendidi sillogismi!
Egli dapprima insinua l’idea, nel lettore medio di Repubblica, che il nucleo corruttore di Mafia Capitale fosse nero, ovvero di destra, ovvero fascista. Fascista ovvero brutto brutto. Schifo. Cacca. Sillogismi inconsci, da fase anale, che il succitato lettore medio elabora spontaneamente, dopo lunghi periodi di mansuefazione, come la foca del circo elabora due fatti: il proprio naso e i palloni colorati lanciati dal domatore. In parole povere, secondo l’imbonitore Serra: la corruzione è di destra (anzi: è fascista) e la sinistra (che pure è colpevole, com’egli, pur malinconicamente, concede) si è lasciata trascinare da tali cattive compagnie. Capito? Il fatto che Buzzi e Carminati fossero degli  intermediari al servizio dei pezzi da novanta della politica di sinistra (ancora né indagata né arrestata) non sfiora nemmeno il nostro sociologo da tre palle-un soldo.

13 maggio 2017

Ma cosa c'è nella testa di un piddino?


Pubblicato su Pauperclass il 24 maggio 2015

Aria fritta? Mosche? La prosa di Alessandro Baricco? Commercio equo e solidale? Viva il TG3? Nannimoretti? Liberazione LGBT? Il sol dell'avvenire? Cascami libertari e terzomondisti? Certo, c'è tutto questo. La testa di un piddino, o di un militante dei gruppi cocchieri (Rifondazione, Comunisti Italiani, SEL: è la stessa solfa) ancora ragiona osservando tali costellazioni. Non si rende conto, però, il piddino, che vi è stata una precessione astronomica e le stelle e le galassie che prima governavano il suo mondo ideologico e morale si sono spostate altrove. I dirigenti del PD (e tutta la sinistra mondiale) lo sanno, ovviamente, e usano tale equivoco per imbonire i propri elettori.
È una tecnica ormai ben rodata. Il trucco dei diritti civili.
Esempio: l'immigrazione. Tutti sanno che è impossibile per l'Italia contenere le ondate demografiche provenienti dall'Est e dall'Africa. Il potere usa l'immigrazione - dolosamente incontrollata - per diluire le resistenze interne (mentali, salariali, culturali, religiose) e creare un parco buoi diviso e sottomesso. Ma il piddino, di fronte a tale scempio, che fa? Si ricorda di Kunta Kinte, Rosa Parks, de Il colore viola, di Geronimo e, in nome dell'antirazzismo d'antan (oggi insensato), approva la disfatta. I dirigenti piddini incassano e continuano la loro ben remunerata opera Quisling. Le voci dissenzienti, maggioritarie, ma disorganizzate, e quasi tutte esiliate sul web e nell'insignificanza, sono tacciate di razzismo, sciovinismo, fascismo, nazismo ... per rendersi conto del sistematico dileggio perbenista basta leggere i post di un piddino medio su feisbuc et similia. O le articolesse di un piddino potente e paradigmatico, come Gad Lerner, Bianca Berlinguer, Laura Boldrini o del paredro di Bianca Berlinguer, Luigi Manconi (ho vergato i primi nomi che mi son venuti alla tastiera: la scelta è ampia).
La testa del piddino medio funziona, quindi, come la lavagna dei buoni e dei cattivi. Un manicheismo bambinesco ne mette in moto gli istinti basici e crea una fidelizzazione profonda verso i propri dirigenti (sacerdoti e papi della fede sinistra, l'unica giusta) a cui basta cicalare alcune parole chiave (diritti, eguaglianza, parità) per farsi obbedire nel buio della cabina elettorale.

L'italiano ribelle? Forse quello in mutande


Pubblicato su Pauperclass il 18 maggio 2015

Questi maledetti italiani!
Questi ancora sperano!
La speranza, va da sé, è l'ultima a morire e non l'ammazzi mai; li dovranno prima spolpare ben bene gli italioti, con raziocinio criminale, e calma da usurai; li dovranno espropriare di tutti i mezzanini, i villini, le seconde case, le catapecchie che i loro padri e madri, i nonni e i bisnonni, hanno tirato su nell’ultimo secolo, un mattone alla volta, una bestemmia alla volta, intrallazzando con muratori ragionieri geometri mazzettieri vari, prima che si decidano ad ammazzarla qualsiasi speranza e finalmente dire: "Ahi!".
E io sono fra questi, mica mi tolgo dal mazzo.