Nell’Estremo Occidente tutto si muove rapidamente, il passo
è quello di una danza apparentemente caotica a un ritmo che è un misto di rap e
canti eleusini (Daemonia Nymphe): siamo passati, in un balzo, dalla fase 1 alla
fase 4 della demolizione controllata del Mondo che non sarà più.
Ma andiamo per ordine. Circa un mese fa io e la mia
famigliola abbiamo partecipato a una manifestazione anti “lockdown” tenutasi
nella capitale della Stato di Washington, Olympia, c’erano circa un migliaio di
persone davanti al Campidoglio, la sede del parlamento statale, per lo più
provenienti dalle zone rurali, un piccolo palco, uno stand che vendeva hot dog
e una serie di oratori, molte famiglie con bambini, un buon numero di chiassosi
motociclisti e uomini di tutte le età armati di fucile. La polizia guardava da
lontano con un certo distacco, nessuno era mascherato e il distanziamento
sociale ignorato, mentre sullo sfondo sventolavano bandiere e cartelli
inneggianti a Trump e ad altri rappresentanti Repubblicani. Il fronte della
resistenza si espresse in una serie di interventi che si possono riassumere in:
vota per me, alle prossime elezioni (previste per l’autunno) manderemo a casa
Inslee, il governatore Democratico, e la sua corte, difendiamo la costituzione,
rivendichiamo la nostra libertà di espressione e il diritto a portare armi
(primo e secondo emendamento della costituzione degli USA), riapriamo lo stato
e tutte le attività commerciali. A me sembrava fosse la solita aria fritta, ma
forse non lo era del tutto.