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06 aprile 2022

Troppo ridicoli per continuare a esistere

Quale divinatore avrebbe mai potuto intuire che l'uomo decisivo per la disfatta era quello a destra? Non si sottovaluti, quindi, il traditore più sciocco, il servo più sguaiato, l'accademico più ottuso: fra loro si cela il carnefice.

Roma, 6 aprile 2022

Provo una irresistibile avversione per Jorge Bergoglio. Sono insorgenze dell’anima che è arduo definire; più facile spiegarle col ricorso all’autobiografia personale. In altre parole: se io sono così, e ho vissuto in tal modo, è inevitabile e psicologicamente logico che provi ripugnanza per un tal individuo. Quelle maniere false, buoniste, felpate; la pervicacia nel girare attorno al vero cuore del problema; l’ostinazione, questa ossessiva, di negare, con minuscoli atti di volgare eresia, il patrimonio di cui si dovrebbe esser custodi; ma sì … la volgarità soprattutto, la volgarità: il viso floscio, lo sguardo torbido, fintamente accomodante, l’umiltà arrogante, le trippe ben soddisfatte. Un gaudente che se la spassa, in ultima analisi - la bisboccia temporale camuffata dal cicaleccio da Assistente Sociale Universale mentre adempie al compito di liquidare una delle ultime roccaforti metafisiche dell’umanità: la Vergine donna di strada, a esempio, a lordare la figura non della Santa, ma il ruolo della Madre, in ogni sua nobile accezione. La mancanza di gravitas, dei segni d’un interna sofferenza, la povertà nell’eloquio (che non è semplicità, ma specchio d’una pochezza intellettuale sconcertante), l’antipatia ch’egli patisce nel riandare alla straordinaria complessità del Cristianesimo ridotto a teoria di santini politicamente corretti, lo squallore della perfidia gesuitica, ciò in cui eccelle, per cui l’oggetto del suo odio - il Vangelo - viene utilizzato strumentalmente per umiliare i simboli portanti del Vangelo … La piazza di San Pietro, a esempio, ormai un immondezzaio a cielo aperto sol perché il Trippone Argentino ha deciso di far dormire i barboni sotto il colonnato - l’ex piazza, sfregiata da metal detector, transenne orripilanti, imposture artistiche e guardie svizzere che si grattano i coglioni. E lui, dal finestrone domenicale, si compiace di tutto ciò, fra un predicozzo e l’altro … felice nella disfatta … perché quello è il suo compito, la disfatta … è allora che mi vien voglia di arrivargli alle spalle per scaraventarlo, di peso, giù di sotto - un tonfo attutito sarebbe la breve eco di una profezia quasi realizzata in pieno, quella del Mysterium iniquitatis di Quinzio ... e dell’ultimo Papa di San Malachia …

Ora è tempo di preghiera. Di pregare. L’Argentino: pregate per la pace! Preghiamo per la pace! Ma poi cosa significa: preghiamo per la pace? Senza la guerra la pace è insensata, è veleno. L’Europa ha avuto Pontefici che hanno promosso guerre; a qualche tiro di schioppo da me, nella cappellina presso il severo casale di campagna che s’era fatto erigere, Pio V aspettò l’esito della battaglia di Lepanto. Allora?

È un post di alleggerimento questo, l’ho scritto in poco più di un’oretta, di getto. Giusto per fare qualcosa perché non ho voglia di fare alcunché. L’impulso occasionale è stato un librettino altrimenti trascurabile, scritto da un tal Gideon Defoe (Atlante dei paesi che non esistono più) di cui mi ha, però, divertito una frase in quarta di copertina: “I paesi muoiono. A volte è un omicidio. A volte è un incidente. A volte è perché erano troppo ridicoli per continuare a esistere”. Dubito che Defoe l’abbia coniata pensando all’Italia eppure la frase è là; e individua un destino.

17 aprile 2021

Avidə di violenza

"Vile, tu uccidi un uomo corto!", da Alvaro piuttosto corsaro, con Renato Rascel

Unreal City, 17 aprile 2021

Il compagno Silvano Agosti non dovrà più vendere il proprio storico cineclub "Azzurro Scipioni". Numerosi e insospettabili mecenati si son mossi in suo aiuto locupletandolo d’alcuni provvidenziali malloppi. Si parla di due multinazionali bancarie, addirittura, che, rovistando nei cassetti, hanno inavvertitamente rinvenuto alcuni sacchetti di sesterzi. La Sindaca di Roma e alcuni personaggi della galassia PolCor (li si riconosce poiché fan finta di scannarsi l’un l’altrə per poi sbaciucchiarsi vicendevolmente quando c’è una causa vicina al cuore) hanno officiato e favorito il rito della consustanziazione fra pugno chiuso e sonanti chèques. L'ex sventurato, Agosti Silvano, sorpreso - sino a poche settimane fa - a svendere le poltroncine del cinemino, quelle poltrone che sostennero nei decenni migliaia di deretani cinefili, e le loro silenti flatulenze in approvazione a Fassbinder e Bergman, risponde. E come risponde? Evidentemente con un sì. Colui che, con tono svagato, dietro l’occhialame settantino, ebbe a declamare il bleso verbo antifascista e antimperialista per appena mezzo secolo, dice sì.

Dracula, in forma di pipistrello, svolacchia al di là delle portafinestre della camera da letto. I colpi d’ala al vetro, quasi inudibili, ma insistiti, compongono una nenia precisa di richiamo. Fra le coltri Lucy si agita; in suo potere vi è ancora la parola: "No!" che potrebbe render tutto solo un incubo d'angoscia. E però una corrente lubrica le frizza nel ventre, il cuore si sdoppia; e lei risponde. E cosa risponde? Sì. E il vampiro ha libero accesso, al corpo e all'anima.

Riuscirò mai a far capire cos'è un “No”?
Lo ammetto, sono demoralizzato.
Un “No” è un “No”. C'è da ponderare tale complessa affermazione.
Il primo metafisico occidentale, del pari, ci donò un problema altrettanto gravido d’infinite conseguenze logiche: "L'Essere è, il Non Essere non è".

Sono problemi seminali.

03 settembre 2018

Come sono buoni i bianchi


Roma, 3 settembre 2018 

Non ci rimangono molti attimi per gioire di questi tempi.
L’unica possibilità di evadere consiste nell’incappare, per puro caso, in qualcosa che confermi in modo implacabile tutti i nostri più neri pensieri; qualcosa di talmente scoraggiante da rinvigorire, paradossalmente, il corpo estenuato dalla gragnuola di conferme al peggio che arrivano dalla Monarchia Universalis.
A vedere certi spettacoli si rimane dapprima increduli e poi a bocca aperta, progressivamente scossi da una risatina a bassa tensione: prima un ah! ah!, inaudibile, (come a dire: ecco qua!), poi un tremolìo malsano, da febbricciola quartana, che non può che culminare in un ghigno sussultante; non sonoro, tuttavia: assomiglia più a una serie di brevi espirazioni in cui smiagola la nostra rassegnazione e la residua speranza: in modo da concretare (l’assoluta mancanza di speranza) e rinascere avvolti dalla consapevolezza di uno sbarazzino “tutto è perduto”; da finis terrae briccona.
In tali momenti sono posseduto, infatti, da un demone burlone.
Mi vengono sempre in mente le parole d’una poesia di Enoch Soames, il tragico e memorabile personaggio del racconto omonimo di Max Beerbohm che vende l’anima a Lucifero per viaggiare nel futuro e scoprire, nelle enciclopedie del secolo a venire, che sarà un letterato insignificante:

Torno torno alla piazza buia e silenziosa
passeggiai sotto braccio col Diavolo.
Nessun suono s’udiva
se non lo scalpitare degli zoccoli
e lo scroscio del suo riso, e del mio.
Avevamo bevuto vino nero.

Gridai :"Voglio correre con te, Maestro!"
"Che importa", gridò lui,"stanotte
chi di noi due corre più rapido?
Non c’è nulla stanotte da temere
nella luce sporca della luna!" 

15 settembre 2017

La stracciona del '68 e l'abolizione della scuola


Roma, 15 settembre 2017

Meditare quello slogan innocente: "L'immaginazione al potere". Lo si è mai fatto? Cosa significa, al fondo delle cose (il fondo vero delle cose), tale proposizione apparentemente lodevole?
Tutta la battaglia contro il nozionismo, la religione in classe, il sette in condotta?
E le parallele guerre a favore del sei politico, del diciotto politico, della promozione a oltranza, dello stravolgimento dei programmi in luogo dell'ecumenismo hippie che ha trasformato severe classi in accampamenti alla Woodstock?
C'è un nesso fra il liberismo angloamericano che seleziona le classi digerenti nelle più costose università e l'assalto definitivo dell'attuale, cenciosa, Tisifone dai capelli rossi alla scuola, l'unica vera ridotta delle nostre essiccate speranze?
Che il 1968, inteso come fenomeno, sia una distorsione del socialismo è indubbio. Alla lunga possiamo dire che ne fu la tomba. Il PCI, già nei primi anni Ottanta, era, di fatto, un partitucolo socialdemocratico, con le sue clientele fidelizzate, e la bandiera inastata della sconfitta, implicita quanto straziante: i suoi capi già sapevano, in attesa di firmare i trattati della resa più umiliante.