Roma, 9 novembre 2018
Non
bisognerebbe mai dare un’occhiata alla prima pagina di “Repubblica”, sentina,
ormai in via di dismissione, del mondo al contrario (in dismissione poiché
sostituita da mezzi più efficaci, non perché rifiutata dalla maggioranza).
E
però, lo ammetto, a volte mi piace guardare, dall’orlo del pozzo, il putrido
circolo di quel liquido lutulento. Si tratta di brevi occhiate. Necessario
ritrarsi quasi subito, per una semplice questione di profilassi.
La
prima pagina di oggi, 9 novembre, è il consueto florilegio antitaliano,
antinaturale, illogico, stupido, antiaristotelico, spudorato.
Al
centro due reportage.
Una
storia:
Adottata da single gay. “Alba, la mia bimba down che mi ha reso un papà felice”
E un’inchiesta (addirittura!):
In fuga per un lavoro. “I nostri figli all’estero. Un dolore, ma è il loro futuro”
Sulla storia (che non ho letto: il parapetto del pozzo è pericolante) c’è poco da dire. L’istituzione familiare deve essere dissolta, acidificata, sino a scomporla in una serie di molecole impazzite e solitarie, liberamente associabili fra loro, a piacimento, senza tetto né legge (anche se, come si accorgeranno, la socialità declinerà sempre più, sino al solipsismo e al narcisismo più deliranti).
Adottata da single gay. “Alba, la mia bimba down che mi ha reso un papà felice”
E un’inchiesta (addirittura!):
In fuga per un lavoro. “I nostri figli all’estero. Un dolore, ma è il loro futuro”
Sulla storia (che non ho letto: il parapetto del pozzo è pericolante) c’è poco da dire. L’istituzione familiare deve essere dissolta, acidificata, sino a scomporla in una serie di molecole impazzite e solitarie, liberamente associabili fra loro, a piacimento, senza tetto né legge (anche se, come si accorgeranno, la socialità declinerà sempre più, sino al solipsismo e al narcisismo più deliranti).