Roma, 19 giugno 2018
Questo estratto proviene dal film Roma, di Federico Fellini.
Questo estratto proviene dal film Roma, di Federico Fellini.
Dura 12'24'': un po' troppo per il cono di luce dell'attenzione che oggi si riesce a gettare nel buio dell'inesplorato.
Per tale motivo potete saltare al minuto otto (nessuno la prenda come una scortesia).
Come sempre accade in Fellini il messaggio è veicolato in maniera inavvertita, assolutamente non didascalica.
Un ingegnere della futura metropolitana (il film è del 1972), laconico Caronte, guida un gruppo di giornalisti entro le viscere della terra; e quella terra è Roma: otto strati: la catabasi è, quindi, fisica e temporale.
Si è sotto l'Appia Antica. Si allude a un fiume sotterraneo: probabilmente l'Almone, terzo fiume della Capitale; a una località: i Cessati Spiriti; a una necropoli con quattrocento scheletri.
Improvvisamente un vuoto: la fresa che erode la roccia sfonda una parete.
Al di là, ecco una domus romana. Statue, affreschi, i Lari. Acque antiche e lustrali ricoprono i pavimenti musivi. Una scultura misteriosa e imponente dà le spalle ai nuovi arrivati. Intanto un componente del gruppo, Amerigo, si sente poco bene.
Le pitture parietali ritraggono una famiglia: i personaggi, che spirano una quiete composta e lontanissima, osservano la scena: tacendo. Fra di essi, a ben guardare (occorre sempre guardare bene), si scorge un personaggio dalla notevole rassomiglianza proprio con l'uomo che ha accusato il malessere.
Il vento, incessante, assordante, penetra infine nella fessura, violando quella misura perfetta. I colori iniziano a sbiadire veloci, progressivamente, irresistibilmente.
In pochi minuti ciò che ornava una dimora ricca dei tratti dell'eternità si dilegua.
Una donna strilla: stanno scomparendo! è l'aria esterna, è l'aria esterna! Bisogna fare qualcosa, fate qualcosa! Ma nessuno può fare alcunché, perché ognuno non sa fare più nulla, né ordire più nulla, né trarre forza, orgoglio e volontà attiva da ciò che, fino a pochi decenni or sono, era terreno comune presso gli intellettuali migliori.
Gli uomini d'oggi sono impotenti; crescono sofferenza e insoddisfazione; la voce degli spiriti eroici tace: cosa potrebbe dire di comprensibile a delle scimmie?
Si va avanti, però. La sciocca speranza, che sostituisce l'odio e l'azione nei popoli in rovina, anima ancora gli Italiani.