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08 luglio 2024

Singh Singh


Roma, 8 luglio 2024

Piange il Salmone Ottimo Massimo, piangono i turiferari dell’altruismo, i legislatori della marchetta ecumenica, i capitifosi del poppolo bue con l’arco di pavone istituzionale spiegato a 180°, il paracarro della CGIL, i body builder del centrosocialismo, i parassiti meritori, i grassatori a  fin di bene, le merdaiole in tailleur, i Katanga dei CAF; lacrimano le madonne di Civitavecchia dell’equità, i peltasti dell’anima bella, strimpellatori, blogger, attorucoli sovrappeso, intere medjugorje dell’appacificamento più spietato, uranisti accalorati dalla stagione degli amori universali; le Caifa svizzere alzano i toni, stropicciandosi le vesti (a brandelli no, si ragiona: i capi firmati, in fondo, costano) mentre, alle antilopi, gli antisemiti col copyright assentono: e con loro i reazionari da cappuccino: siamo tutti fratelli o no? Singh è morto, i particolari fanno rabbrividire la platea: un braccio mutilato, come in uno splatter di terz’ordine, posato su una cassetta di frutta, in plastica, evidenza simbolica dello s-fruttamento. Legioni di Sikh dalla barba d’ebano protestano: basta, per quattro soldi! Inumano! Terribile! Inciviltà! Sì, l’Italia, culla della civiltà, è ormai avvertita per quello in cui l’hanno trasformata decenni di propaganda ovvero in una frontiera ove ogni diritto è negato. Un impasto di barbarie ferina, evasione fiscale, schiavismo littorio, collusione criminale, sanguinosa omissione di soccorso. Ah, i cuordipietra italiani! Come siano andate le cose è impossibile dirlo. Quando parte la locomotiva delle salse lacrime ogni scemenza si accomoda nel proprio cantuccio ad avvalorare le più formidabili panzane. Da subito gli anti italiani, i dissolvitori del Paese, si rendono conto della ghiottoneria: un immigrato, il braccio tranciato, il caporalato. Cotta a puntino la torta lievita sino a ciò che interessa: la denigrazione dell’Italia, sempre ben accolta, avvertita ormai quale sentina d’ogni reazione, e la distruzione del residuo tessuto economico che ancora muove una nazione, questa sì, dissanguata ed eviscerata da un ignobile patriziato di ascari. Singh è una vittima e, allo stesso tempo, il mezzo perfetto per ridurre a zero ogni mobilità economica. In nome di Singh arriveranno controlli, balzelli, arresti, indagini; magistrati, politicanti, e le altissime istituzioni, continuamente in fregola per avversare il Paese ch’esse dovrebbero rappresentare e che, invece, hanno messo all’incanto, a libbre sanguinose, sugli uncini della globalizzazione. Dell’Italia non deve restare nulla, nulla deve muoversi; i pomodori te li faranno arrivare col contagocce dalla Tripolitania Inferiore, gestiti dalla multinazionale di fiducia, a emissioni zero e bontà rimoltiplicata sette volte sette: biologici, carissimi, ma col sorriso sul picciolo: noi siamo i pomidoro senza difetto, altruisti, rotondi e insapori per elezione.

Perché il banchiere Emmanuel Macron si è sbrigato a inscenare questa ennesima farsa? Cosa c’è sotto? La coltre di fumo (la repubblica; la destra estrema: sempre estrema, quella normale non esiste; la sinistra; i moderati; i populisti) avvolge il Vero Problema, Ciò che Davvero Preoccupa: l’astensione. I risultati, infatti, sono indifferenti poiché pilotati con mestiere. Marine Le Pen, così come il padre, vantano un alto indice di affidabilità attoriale … ma l’astensione, signori miei, equivale al principio del disprezzo della democrazia ovvero dell’inganno. Rifiutare la democrazia, falsa come una banconota da tre euro, è la condizione non sufficiente, ma assolutamente necessaria a far saltare il banco. E allora? E allora l’astensione, in Francia, culla della democrazia progressista e liberale, è stata sconfitta: 70% alle urne. Ovviamente il dato è falso, come spesso accade nei momenti di crisi. Però questo premeva, questo è stato ribadito, anche se in tono forzato, visibilmente posticcio. Il resto (le migliaia di analisi geopolitiche, antipolitiche, apolitiche e socioculturali su negri che votano e bianchi che tornano al voto) contano zero; a governare la Francia può essere una ex finta fascista oppure un giovane uranista dai denti gialli e dall’incisivo storto, perché no? Potrebbe essere anche un pupazzo della Marvel, il pilota automatico de L’aereo più pazzo del mondo o la consueta figurina seriale pescata fra i simulacri del femminismo efficientista in tailleur: va tutto bene. I Francesi hanno scelto; anzi: la stragrande maggioranza dei Francesi ha scelto: la democrazia tiene. Questo il succo delle giravolte costituzionali, delle manifestazioni isteriche, dei proclami. Una sequela di candidati-attori, di raro squallore, nemmeno così convinti del ruolo come lo si era un tempo, sciatti, bolsi, servili … la giostrina, però, ideologicamente, protrae i suoi giri. La democrazia! Un elettore non riesce nemmeno a decidere dove installare un semaforo eppure è convinto di deviare i destini della Francia! Quanta fede ci vuole per questo? Pardon: quanta mancanza di fede occorre per ridursi a tale impasto di miccaggine? Fatti salvi i brogli, oramai una pratica rodata e senza pericoli: il bianchetto digitale è a prova di bomba avendo eliminato persino la più labile prova oggettiva. E al ballottaggio, un sistema truffaldino ideato per modellare convenientemente eventuali risultati sgraditi, cosa accade? Ma addirittura il record! Affluenza mai così alta dal 1981! Non solo, ma vedete come l’affluenza e la partecipazione si configurino come le Stalingrado della democrazia! Il nemico è in fuga! Vive le République!

15 novembre 2023

Vogliamo vivere!


Roma, 16 novembre 2023

Ho passato quasi metà della mia personale esistenza a vivere la vita di un altro; e ciò che ne restava a ripudiare il tempo in cui nacqui, giorno dopo giorno. Da giovane, per campare, si doveva fingere in tutto: sui banchi di scuola, in società, al lavoro, in vacanza, al bar. Ci si riservò la mendacità, una briosa discesa agli inferi. Il grasso di quella breve epoca edonista consisteva, a ben ri-vedere, nella moneta presa in prestito dal più sordido usuraio; e si viveva in accordo con quei semitoni una danza di sguaiato e inavvertito orrore. Quanto tempo perso, quanta stupidità in ogni atto! Alla nostra secolare etica, che disconosceva, come ogni tradizione che ci tiene in vita, il giudizio su sé stessa, se ne sovrappose un’altra, apparentemente libertaria, ariosa, dalla vastità infinita. Fu un miraggio degno di Alcina. In realtà vedevamo con altri occhi e i nostri, gli unici che potevano salvarci, furono resi ciechi: “gli ochi nostri tenebrosi”. Poi cominciai a leggere meglio, a vedere meglio. Non si trattava di risvegliarsi a niente, semplicemente giudicai secondo ciò che siamo sempre stati. E presi a vivere la vita al contrario. Sottosopra. Perché il contrario del contrario è la retta via. Dappertutto giravo in senso antiorario, come i detenuti durante l’ora d’aria. Alla stanga, a faticare il triplo, a essere compatiti (non capisci!), a rimanere esclusi, inevitabilmente, dal corretto fluire della vita che ancora, sonoramente, disperatamente, con risate isteriche e forzate, gorgogliava giù per la fogna. Dove merita di stare.

Una volta non ci si domandava: voglio vivere nel mio tempo, oppure no, lo rifiuto. Ci si adattava secondo un conformismo più o meno accettabile, schiantati da sacrifici o privazioni, oberati dal male, ma l’intimo conforto di cui si godeva erano quei punti cardinali verso cui guardare. Qui è il problema. Un asse del mondo è necessario, o per conformarsi o per tentare di svellerlo alle fondamenta. Le epoche o sono incardinate alla tradizione oppure minacciate da sconquassi sociali e umani, ma la bussola deve necessariamente segnare un nord morale. Uno dei primi a rendersi conto dello sfacelo fu William Shakespeare: quella frase, apparentemente innocua, poiché riferita a una vendetta ("Time is out of joint", il tempo è fuori dei cardini, della giusta guida), alludeva al tramonto di un Ordine (di un kosmos) e all’incipiente in-augurazione dell’apostasia inglese. Egli intuiva che quel turbine di sangue celava non certo il male, presenza connaturata all’umano, bensì il nichilismo corrosivo e sterile dei nuovi tempi a venire.

Nel Riccardo III alcune nobili dame si rinfacciano assassinii:

06 aprile 2022

Troppo ridicoli per continuare a esistere

Quale divinatore avrebbe mai potuto intuire che l'uomo decisivo per la disfatta era quello a destra? Non si sottovaluti, quindi, il traditore più sciocco, il servo più sguaiato, l'accademico più ottuso: fra loro si cela il carnefice.

Roma, 6 aprile 2022

Provo una irresistibile avversione per Jorge Bergoglio. Sono insorgenze dell’anima che è arduo definire; più facile spiegarle col ricorso all’autobiografia personale. In altre parole: se io sono così, e ho vissuto in tal modo, è inevitabile e psicologicamente logico che provi ripugnanza per un tal individuo. Quelle maniere false, buoniste, felpate; la pervicacia nel girare attorno al vero cuore del problema; l’ostinazione, questa ossessiva, di negare, con minuscoli atti di volgare eresia, il patrimonio di cui si dovrebbe esser custodi; ma sì … la volgarità soprattutto, la volgarità: il viso floscio, lo sguardo torbido, fintamente accomodante, l’umiltà arrogante, le trippe ben soddisfatte. Un gaudente che se la spassa, in ultima analisi - la bisboccia temporale camuffata dal cicaleccio da Assistente Sociale Universale mentre adempie al compito di liquidare una delle ultime roccaforti metafisiche dell’umanità: la Vergine donna di strada, a esempio, a lordare la figura non della Santa, ma il ruolo della Madre, in ogni sua nobile accezione. La mancanza di gravitas, dei segni d’un interna sofferenza, la povertà nell’eloquio (che non è semplicità, ma specchio d’una pochezza intellettuale sconcertante), l’antipatia ch’egli patisce nel riandare alla straordinaria complessità del Cristianesimo ridotto a teoria di santini politicamente corretti, lo squallore della perfidia gesuitica, ciò in cui eccelle, per cui l’oggetto del suo odio - il Vangelo - viene utilizzato strumentalmente per umiliare i simboli portanti del Vangelo … La piazza di San Pietro, a esempio, ormai un immondezzaio a cielo aperto sol perché il Trippone Argentino ha deciso di far dormire i barboni sotto il colonnato - l’ex piazza, sfregiata da metal detector, transenne orripilanti, imposture artistiche e guardie svizzere che si grattano i coglioni. E lui, dal finestrone domenicale, si compiace di tutto ciò, fra un predicozzo e l’altro … felice nella disfatta … perché quello è il suo compito, la disfatta … è allora che mi vien voglia di arrivargli alle spalle per scaraventarlo, di peso, giù di sotto - un tonfo attutito sarebbe la breve eco di una profezia quasi realizzata in pieno, quella del Mysterium iniquitatis di Quinzio ... e dell’ultimo Papa di San Malachia …

Ora è tempo di preghiera. Di pregare. L’Argentino: pregate per la pace! Preghiamo per la pace! Ma poi cosa significa: preghiamo per la pace? Senza la guerra la pace è insensata, è veleno. L’Europa ha avuto Pontefici che hanno promosso guerre; a qualche tiro di schioppo da me, nella cappellina presso il severo casale di campagna che s’era fatto erigere, Pio V aspettò l’esito della battaglia di Lepanto. Allora?

È un post di alleggerimento questo, l’ho scritto in poco più di un’oretta, di getto. Giusto per fare qualcosa perché non ho voglia di fare alcunché. L’impulso occasionale è stato un librettino altrimenti trascurabile, scritto da un tal Gideon Defoe (Atlante dei paesi che non esistono più) di cui mi ha, però, divertito una frase in quarta di copertina: “I paesi muoiono. A volte è un omicidio. A volte è un incidente. A volte è perché erano troppo ridicoli per continuare a esistere”. Dubito che Defoe l’abbia coniata pensando all’Italia eppure la frase è là; e individua un destino.

09 settembre 2021

Il sacrificio

Unreal City, 9 settembre 2021

Il lettore abbia la pazienza di leggere tale scarno e agghiacciante resumé:

"Venerdì 10 settembre, alle ore 10.30, una marionetta alta 3,5 metri arriverà in piazza San Pietro, vicino al monumento Angels Unawares, la scultura dei migranti, inaugurata due anni fa. La marionetta, Amal, rappresenta una bambina rifugiata che, partita il 27 luglio da Gaziantep, al confine turco-siriano, gira l'Europa in cerca della sua mamma fino ad arrivare a Manchester, nel Regno Unito … La diocesi di Roma, supportata dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha accolto l'invito degli organizzatori del Festival The Walk - progetto ideato per sensibilizzare circa la realtà dei rifugiati, in particolare dei minori - a preparare la tappa romana di Amal. Ad accogliere la marionetta in piazza San Pietro ci saranno il cardinale Michale Czerny, sotto-segretario del dicastero vaticano, e il vescovo ausiliare di Roma, Monsignor Benoni Ambarus, delegato per la Carità, per i Migranti e per la pastorale dei Rom e dei Sinti, che le daranno il benvenuto, ognuno con un breve saluto".

Il 10.09.2021 o, a scelta, il 10.09.21, la bambola voodoo nella foto sosterà nel luogo della Cristianità e dell’Occidente tutto.
Dopo un itinerario al contrario.
Non sarà, infatti, un Europeo a muovere verso l’Oriente, ma l’Oriente a muovere verso l’Occidente, sino al cuore dell’Inghilterra, architrave del Nuovo Mondo Futuro. Siria e Occidente sono puri nomi: a rilevare qui è solo l’essenza della profanazione cioè il viaggio al contrario.
La burattina, fra le cui costole è imprigionato un essere umano, richiama irresistibilmente alla memoria dei cinefili la scena finale di The wicker man, capolavoro folk-horror del 1973.
Ecco la trama, desunta da Wikipedia:

Il sergente Neil Howie riceve una lettera anonima che richiede la sua presenza a Summerisle, una remota isola appartenente al gruppo delle isole Ebridi, famosa per la sua frutta abbondante. La lettera denuncia la scomparsa di una bambina di nome Rowan Morrison, ormai introvabile da mesi.
Howie, un devoto cristiano episcopale celibe, si reca sull'isola i cui abitanti venerano le antiche divinità celtiche dei loro antenati, pratica che offende la sensibilità religiosa del sergente: le coppie hanno rapporti sessuali all'aperto, ai bambini viene insegnato il simbolismo fallico dell'Albero di maggio e per curarsi il mal di gola gli abitanti mangiano le rane …
Alloggiando in un'osteria dove incontra Willow, la figlia del barista, Howie nota una serie di fotografie che celebrano i festival annuali del raccolto. Ogni fotografia mostra una bambina circondata dai frutti del raccolto. Howie nota che non c'è la foto dell'anno precedente …
Successivamente Howie scopre il negativo della foto mancante, che mostra Rowan circondata da uno scarso raccolto. Cosciente del fatto che le società pagane antiche rispondevano a tali eventi con sacrifici umani, Howie deduce che Rowan è ancora viva e che sarà sacrificata durante il periodo di calendimaggio con l'idea di assicurare un buon raccolto … Howie scopre Rowan legata a un palo, la libera e, dopo una breve fuga, emergono insieme da una caverna, dove vedono [il capovillaggio] Summerisle e gli altri isolani che li aspettano. Mentre Rowan abbraccia ignara il Lord, gli isolani circondano Howie minacciosamente.
Lord Summerisle spiega allora ad Howie che era stato deliberatamente invitato sull'isola con la falsa storia della bambina scomparsa, e conferma che il raccolto dell'anno scorso era stato disastroso. In un tale evento, la loro religione richiede un sacrificio umano a Nuada, il dio del sole. Howie è considerato un sacrificio ideale, perché è ancora vergine, è venuto sull'isola di libera volontà e possiede ‘il potere di un re, rappresentando la legge’ …
In cima alla collina, Howie viene imprigionato in un enorme statua di vimini riempita d'animali. La statua viene incendiata, e gli isolani cominciano a cantare Sumer is icumen in. Howie inutilmente grida tra le fiamme che fu Dio a devastare i raccolti, per punire il loro paganesimo. Ormai morente, recita il Salmo 23, prima di esalare l'ultimo respiro, invocando Gesù. Il film si conclude con la testa della statua di vimini che crolla nelle fiamme, rivelando il sole che tramonta in lontananza
”.

Da tali lumeggiamenti deduco, da vero sbarazzino, che il 10 settembre verrà sacrificata, simbolicamente, nel luogo stesso del suo nascere, in piazza San Pietro, la Cristianità (Pietro, infatti, fu qui martirizzato e sepolto: che ciò corrisponda alla verità storica è, ai nostri fini di indagatori, del tutto secondario).
Jorge Bergoglio, insomma, quale ultimo rappresentante di una dinastia quadrimillenaria da annientare, poiché intrisa di troppe suggestioni, dal Classicismo alla Cristianità, brucerà, altrettanto simbolicamente, nella carcassa della Bambola del Grano (per tale motivo, egli, come oggetto della cerimonia di dissacrazione, non sarà presente). Il suo sacrificio, di re cristiano, paludato di bianco, segnale di virginea purezza, avverrà di propria volontà: egli, Bergoglio, infatti, vuole questo. Tale ultimo elemento, la volontà, come spiegammo a sazietà in altri luoghi, è fondamentale; nelle vampirizzazioni di Bram Stoker, a esempio, solo il “no” assicura la salvezza. Bergoglio dirà sì.

L’ultima inquadratura del film mostra il sole che tramonta in lontananza. Si giustifica, così, l’etimologia della parola Italia proposta dal filologo eretico Giovanni Semerano: Italia, da accadico "Atalu", "terra dell’oscurità". Il tramonto dell’Antico Ordine, sancito da tale olocausto, occulto poiché sotto gli occhi di tutti, prepara l’avvento del Novus Ordo, il sol dell’avvenire nichilista.
Il termine Amal significa, coerentemente, aspettativa, desiderio, speranza
Speranze che non sono più le nostre.

Vergo queste pericolanti illazioni alle ore 22.18, dopo una giornata in cui l'abominio si è rivelato costantemente nella mediocrità dei fatterelli quotidiani. La solitudine, di perfezione cristallina, è ora coerentemente metafisica. Nulla più mi lega a questo tempo.

13 aprile 2020

Voce dal sen sfuggita ...


Inutile, poi, correggere.
In tal senso si espresse con sentenza definitiva Pietro Metastasio:

"Voce dal sen sfuggita
poi richiamar non vale.
Non si trattiene lo strale
quando dall'arco uscì
"

Una verità antica ("Nescit vox missa reverti", cicalava persino Orazio) che solo recentemente si volle monetizzare dalle parti di Vienna arrogandosene il copyright.
La caccia ai  bambini prosegue.

Il conte Gentiloni: "Il Piano Rinascita non può aspettare". Si attendono rappresentanti della sinistra con mazzi di rose rosse sulla tomba di Licio Gelli. Piano Resurrezione, evidentemente, suonava male. Una volta, circa un millennio fa, "Rinascita" fu superciliosa rivista politico-ideologica-culturale del Partito Comunista. Uno dei suoi collaboratori, poi direttore, era il palindromico Asor Rosa.

Un lapsus, anzi un lapis freudiano, prende le nostre televisioni che illustrano le fake news. Quali sarebbero i preclari esempi di tali notizie infondate?  
Le bibite fredde non aumentano la pericolosità del virus.
Gli animali non trasmettono il virus.
I migranti non trasmettono il virus.
Tre delle maggiori industrie improduttive italiane, insomma.

Beppe Grillo, prendendo spunto dalle parole di Jorge Bergoglio: "Pensiamo a un reddito universale di base". Lo ri-dico: Grillo è il miglior politico italiano. Non mente mai, dice sempre la verità. Non capisco perché non lo stiano a sentire. Basta leggere ciò che scrive il suo Blog per avere contezza del futuro. E però ancora si fa affidamento su impiastri di citazioni tratti da chissà dove, dalle fonti più oscure e ridicole. Mettiamoci in ascolto. Grillo parla pure in Italiano ... Ascoltiamolo: "Pensiamo a un reddito universale di base". 
Perfetto.
Ecco a voi, quindi, anticipate da chi sa, le provvigioni da poltrona del Ventunesimo Secolo, la Belle Époque della dolce improduttività. Remunerare il far niente: una sorta di riedizione del Paese di Bengodi. Niente di nuovo: il massone Carlo Collodi l'aveva anticipato nel famigerato Paese dei Balocchi. L'apripista era nientemeno che Lucignolo, figurina che sgorbieggia delicatamente l'Illuminismo. Pinocchio, che segue Lucignolo, non è, perciò, ancora pronto per il Paese dei Balocchi. Prima deve sottostare ad alcune prove, onde illuminarsi pienamente: dapprima è mutato in ciuco, poi gli tocca stare tre giorni nella balena. Son tutte simbologie della rinascita. La mistica trasformazione in asino l'abbiamo già in Apuleio (invece della Fata Turchina c'è Iside); la balena è, ovviamente, derivata dal libro di Giona. Dobbiamo risorgere a nuova esistenza, insomma. Lo dicono sia il Conte che il conte.

Prima Tromba. Calca per l’apertura del primo McDonalds’ a Teheran.

05 aprile 2020

Resurrezione


Roma, 5 aprile 2020

Lo meritiamo. Sì, meritiamo che due commercialisti ci vengano a dire quali sono i nostri diritti e quali i nostri doveri, comprimendo i primi e ampliando i secondi, a piacimento. L’uno, un mediocre funzionario, l’altro un esserino dalla voce strascicata e annoiata d’eunuco bizantino. Giusto così. Tale farsa discende dall’umiliazione dell’intelligenza perpetrata attraverso decenni di deculturazione. Sostituita, l’intelligenza dei fatti, dai fatti nudi e crudi. Il ridicolo mattinale d’un dei due figuri, irto di cifre e dati incomprensibili, deprime ormai le giornate dell’Italiano medio. Ammesso e non concesso (io, almeno, non lo concedo) che siano veri, congrui e onesti, c’è da notare che i fatti, isolati, sono stupidi. Solo le migliori interpretazioni valgono; non c’è bisogno dell’assicurazione di Nietzsche per convincersene. Ma qui di interpretazioni, valutazioni, sistematizzazioni, non ce ne sono. Rileva solo la brutalità del numero grezzo, isolato, decontestualizzato e gettato in faccia alle passive platee dell’eterno presente. E così, in pieno 2020, in nome della sicurezza nazionale, due tizi che scambiano l’esofago per il piloro, hanno il potere di modellare la vita democratica d’una delle nazioni più avanzate del mondo. Su commissione, certo, però il Potere si concede ormai in tal modo. Le verità sono esposte in evidenza. L’assassino se ne gira coll’impermeabile insanguinato, lasciando impronte su tutto il mobilio poiché ha, nella manica, dell’impermeabile magari, polizia e giudici e politicanti. 

Costituzionalisti cercansi. Questa sciocca figura professorale, compiaciuta o altera, a seconda della complessione morale o del conto in banca (ingrassato, al solito, dai micchi italiani) presume sé stessa versatissima nelle fonti del ius patriae d’ogni tempo. Erudita, altresì, nelle pinzellacchere giuridiche che si celano negli interstizi della volontà dei Legislatori del 1946, sapiente nei cavilli, saputissima nelle gradazioni di decadimento gnostico-giuridico, dalla Costituzione ai regolamenti condominiali; e sofista puntiglioso quando ha convenienza d’esserlo, trasandato allocutore allorché il padrone ha voglia di manica larga. Questo causidico un tanto al chilo, incravattato come un salame e disponibile a tutto, persino a parlare dai più squallidi pulpiti televisivi, gode dell’assenza più formidabile. Dov’è finito? Lo cerco, da giorni, digitando su google il nome delle nostre glorie cattedratiche, così ghiotte, un tempo, a concionare le più esilaranti assurdità su referenda, riforme, abolizioni, competenze. Da google, che scioglie il passato e lo riordina sovieticamente a proprio piacere, escon fuori solo timidi spetezzi. I costituzionalisti s’adeguano alla nuova realtà: “Certo, potrebbe rinvenirsi un tale rischio, ma le procedure di bilanciamento assorbono come air bag costituzionali eventuali cadute nello stato d’eccezione. D’altronde, l’emergenza, caro signore ... ripeto, non esiste pericolo veruno ... come delineai nel mio Le fonti primarie, del 1998, esaminando le codificazioni austroungariche in tempi di sforzo bellico emanate dal von Kolovrat-Liebsteinsky che Lei ben conoscerà ...”. 

28 marzo 2020

Indronati [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Lockdown. Quando ancora non vestivo i panni criptoeditoriali del Poliscriba, scrissi, come altri sproloquiatori seriali della blogosfera, che il mondo doveva essere azzerato, resettato.
Non mi ero reso conto che il Nemico tutto vedeva, leggeva, ascoltava.
Io mi ero fermato lì, lui è andato oltre, molto oltre, verso il confinamento sotto legge marziale … e l’arresto di tutto ciò che si muove sotto il sole … o quasi.

2011, annus horribilis. Usciva nelle sale il film Contagion diretto e sceneggiato da Scott Z. Burns, il produttore del documentario Una scomoda verità (2007) che regalò il Premio Nobel per la Pace ad Al Gore, nonché l’Oscar a Davis Guggenheim per la regia, in quell’occasione anche direttore della fotografia.
È l’anno in cui fu aperto il portale dell’Africa, divelto dalla falsa guerra civile libica imposta da LORO, così d’ora in poi li chiamerò gli architetti dei disastri che mantengono l’umanità nel caos perenne per poter strutturare il piano, qualunque esso sia, comunque venga chiamato o numerato: perché LORO adorano la numerologia, in special modo quella che rimanda alla ricchezza, ai fasti, all’aspirazione dell’eternità in questo mondo, all’estetica e alla bellezza narcisistica ben inscenata nel film La morte ti fa bella.
A noi lasciano la gematria o l’ isopsefia per trastullarci alla ricerca di segni… sogni… bisogni.

2007, l’anno del vero contagio. Tra febbraio e marzo del 2007 si rende noto al mondo intero che uno shock finanziario di proporzioni planetarie sta per abbattersi sulle banche e gli investimenti del pianeta.
Anche lì si era trattato di una pandemia: una truffa dal nome popolare, Crisi dei subprime, un virus inoculato nelle vene dell’economia reale, parliamo del mercato immobiliare, che non è mai stato sanato, il cui vaccino, fino a ieri, è stato il QE, l’elicopter money, l’emissione di moneta virtuale, di trilioni di euro e dollari, per drogare un mercato finanziario completamente stravolto dall’avidità umana: stessa cura che viene invocata a gran voce da tutti gli Stati infettati dal COVID-19.

07 novembre 2019

Cristo per caso


Roma, 7 novembre 2019 

Ho sempre avuto in sospetto gli atei dichiarati e compiaciuti, io ateo.
Mi dan fastidio i tifosi; chi comprende la vastità del Tutto mai parteggia per qualcosa: comprende, invece.
O per meglio dire: ricomprende.
Fra i pochissimi autori che fan toccare vivamente tale sentimento vi sono Leon Bloy e Jorge Luis Borges. Il secondo sulle orme del primo.

Leon Bloy fu un reazionario, un cattolico, devoto alla Madonna de La Salette (La Salette-Fallavaux). Straniero in patria, straniero fra gli stessi cristiani.

La sua visione, apparentemente semplice, ha risvolti di terribile grandiosità. Anche qui, come per l’idealismo, valgono le famose parole: facile è afferrarne le premesse, vertiginoso e quasi impossibile calcolarne gli esiti e viverli, come fossero per noi operanti, ogni giorno.

In Bloy ho ritrovato il mistero della divinità, intatto.

27 settembre 2019

San Marco Cappato (Porro, Quirites, libertatem perdimus)


Roma, 27 settembre 2019

Perdere la libertà in nome della libertà: lo trovo logico. Il Demonio o il Diavolo o Lucifero, ne abbiamo accennato molte volte. L’Arcinemico. L’equivoco, per chi, in luogo del bisturi e del martelletto dei filologi, usa la clava, è sempre dietro l’angolo. Alceste mi sta diventando beghino! Il Diavolo! 

Il potere, invece, usa le lame più raffinate e gli uomini migliori. Uomini che non vantano una morale, ma sicuramente un istinto nichilista per la distruzione: d’altissimo profilo. Individui ormai perduti, avidi di dissoluzione, ma decisi, in nome dell’Ultima Utopia. Esseri che hanno una meta, che inquadrano prede nel mirino telescopico di un algido e spietato fanatismo; vaste opere di deforestazione spirituale son da loro condensate in poche pagine sprezzanti, di lucidissima ansia nullificatrice. Quasi tutti angloamericani, poiché quelle terre sono il distillato di una separazione progressiva dalla tradizione e, perciò, dall’umano. Shakespeare fu veronese, normanno, danese e, sicuramente europeo; la lingua inglese venne forgiata in quei tempi come l’Italiano nel Duecento, per magici influssi coavvinti; un secolo dopo, però, si era già indurita in una comunicazione definita e funzionale, perfetta per i tempi rivoluzionari; il distacco temporale e spirituale da Roma, l’esilio in una terra vergine, il ricominciare, di fatto, una nuova stirpe, confortata dalle interpretazioni messianiche d’un vecchio libro di aneddoti storici compilato dagli Ebrei, l’utilitarismo, poi, al servizio della strage (estirpare il passato!) e, quindi, di una umanità novella: America. Il mondo convenne a Nuova York dove una statua francese accoglieva la fanga del mondo e la ribattezzava sotto nuovi soli. Addio Europa, addio Macbeth.

Il ciarpame italiano (giornali, sindacati, confindustrie, intellettuali all you can eat) non è che l’esecutore stolido, rigonfio di basse prebende, di tali psicopatie di massa.

29 maggio 2018

Il fantasma della libertà


Roma, 28 maggio 2018

Sono viziosi e ribelli, ma alla fine ... il gregge tornerà a sottomettersi, questa volta per sempre. Allora daremo loro la quieta, umile felicità degli esseri deboli quali essi sono ... dimostreremo loro che sono deboli, che sono soltanto dei poveri fanciulli, ma che la felicità dei fanciulli è più dolce di ogni altra. Diventeranno timorosi e per la paura guarderanno a noi, si stringeranno a noi come pulcini alla chioccia ... Tremeranno di fronte alla nostra collera, la loro intelligenza si intimidirà e i loro occhi si faranno lacrimosi ... Ma altrettanto facilmente passeranno, a un nostro cenno, all'allegria e al riso, alla gioia radiosa e alle leggiadre canzoncini infantili. E tutti saranno felici, milioni e milioni di esseri ...

Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov (discorso del grande Inquisitore)


Sergio Mattarella è ciò che appare, né più né meno. Appartiene al patriziato altissimo, per meriti di cui rimarranno ignote le reali cause, come al patriziato apparteneva il fratello, Piersanti, martire della mafia, o, per lignaggio ereditario, suo nipote, quello che alberga, da sempre, negli interstizi oscuri e grassi della pubblica amministrazione assieme al figlio di Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella iniziò il proprio silenzioso e, perciò, irresistibile cursus honorum nel 1983; in trentacinque anni di gerente e garante delle massime istituzioni non l'ho mai sentito elogiare sinceramente un grande Italiano, oppure, di propria spontanea volontà, l'Italia; altrettanto, non l’ho mai visto commuoversi a fronte di un'opera italiana eminente o alla vista d’un mirabile luogo d'Italia, uno dei tanti disseminati lungo il Paese e che costituiscono il corpo mistico della Patria.
Le sue eulogie son state riservate, per lo più, ad altri membri suoi pari: ordinari felloni (ambasciatori, baroni, tacchini col petto appesantito da decorazioni per guerre mai combattute, ex politici, vittime più vittime di altre vittime, pretame) o patrizî di cui si decide a freddo l’elevazione a santino (in modo da stroncare qualsiasi dibattito: Falcone, Moro, Mattei).

22 maggio 2018

Il mondo che abbiamo perduto

Giochi a Trastevere. Dall'album "Roma sparita"
Roma, 22 maggio 2018

Ivan Karamazov. "Io, vedi, sono un appassionato e un collezionista di certi fatterelli, e me li appunto e ne faccio raccolta di sui giornali e dalla viva voce, comunque me ne venga il destro, cosicché d'un certo genere di piccoli aneddoti posseggo ormai una buona collezione".

Fatterelli. Sì, ormai vivo per i fatterelli. Le inscrivo, tali pinzellacchere, nel cerchio fetido d‘una basilare interpretazione: il mondo attuale è il mondo di appena ieri, ma al contrario. Il mondo al contrario. E tutto va a posto. È così. Fatti, aneddoti, rivendicazioni, slogan. Non si ha da essere cristiani per capire che la croce al rovescio è il simbolo dei tempi a venire, insomma. La croce del sabba è solo uno dei simboli dell'inversione universale. Ogni sincero ateo dovrebbe convenirne.

Sutter Cane. I fatti e gli aneddoti in sé sono ridicoli. Degni delle nostre risa. Eppure, nella loro evidente, violenta, sopraffazione, assolutamente spaventevoli. Come nell’ultima scena de Il seme della follia in cui il protagonista, a rivedersi sullo schermo mentre cerca di impedire la dissoluzione del mondo a opera di Sutter Cane, prima trasecola, poi ghigna incredulo, quindi ride, con fare sempre più liberatorio, irresistibilmente, sino alle plaghe in cui si cede alla disperazione estrema.

Nuovi tempi. Basilica di San Giovanni in Laterano come discoteca per migranti. La cattedrale della Diocesi di Roma, retta direttamente dal Papa. La Festa dei Popoli: ma quali popoli? “Earth Day Italia sarà presente alla XXVII edizione della tradizionale Festa dei Popoli, organizzata dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e dalla Caritas di Roma in collaborazione con le comunità cattoliche etniche, con impresa Sant’Annibale Onlus e con numerose realtà impegnate sul tema delle migrazioni“. Ecco, forse ora ci siamo. Balli etnici e tribali all’interno della Basilica. I Trinca Bongo fanno baldoria. Una festa. Più una balera che una chiesa, via. Nessuno ha da ridire, per carità. Un fatterello, un aneddoto.

02 aprile 2018

Il ripetente Bergoglio


Roma, 2 aprile 2018

La recente, sciocca, querelle Scalfari-Bergoglio, in cui i due fuori corso del pensiero debole tentano di affossare uno dei pilastri dell'Occidente mi ha fatto tornare in mente il romanzo Roma senza papa del compianto Guido Morselli.
Una delle opere capitali del Novecento. Inavvertita.
Ne scrissi (indegnamente: da allora sembrano passati millenni) in Pasolini, Morselli e la Roma senza papa.
Vi si descrive la fine del Cristianesimo. Morselli ne azzecca parecchie, soprattutto il tono disilluso e crepuscolare: la resa ameboide della tradizione a Qualcosa d'Altro che di volta in volta egli identifica con lo scetticismo, la psicoanalisi, lo storicismo, lo spiritualismo new age. E così via. In verità, da non credente, ho ravvisato nel suo resoconto dei bagliori infernali: di quell'inferno in terra che mi trovo a evocare sempre più frequentemente: l'inferno della mediocrità, stazionario, di massima entropia. La bandiera bianca dell'umanesimo.
Il romanzetto, breve e scorrevole, va letto tutto. Eccone un estratto in tema:

30 dicembre 2017

I passi di un uomo (mangia caca mangia)


Roma, 30 dicembre 2017

In una breve nota al suo divertimento, Lo specchio degli enigmi, contenuto nella raccolta Altre inquisizioni, J.L. Borges scrive:

Che cos’è un’intelligenza infinita? domanderà forse il lettore. Non c’è teologo che non la definisca; io preferisco un esempio. I passi che muove ogni uomo, dal giorno della sua nascita a quello della sua morte, disegnano nel tempo un’inconcepibile figura. L’Intelligenza Divina intuisce tale figura immediatamente, come quella degli uomini un triangolo. Quella figura (forse) ha la sua determinata funzione nell’economia dell’universo”.

Nel Poema congetturale si legge:

"A questo fatale pomeriggio mi ha condotto
il labirinto molteplice di passi
che i miei giorni hanno architettato fin da un giorno
dell'infanzia. Alla fine ho scoperto
la recondita chiave dei miei anni,
la sorte di Francisco de Laprida,
la lettera mancante, la perfetta
forma che seppe Dio fin dal principio.

Spogliamo della teleologia i due passi. Ne consegue che solo Dio può avere contezza immediata e luminosa del ghirigoro immane che i passi che un uomo tratteggiano lungo l’intero corso della sua esistenza.
Dio oppure uno smartphone.

25 giugno 2017

"Del negro morto nun me ne frega niente"


Pubblicato su Pauperclass il 13 luglio 2016

Io non so’ razzista, ma a me del negro morto non me ne frega niente. Quello stava a cercà’ qualcosa da rubà’ e ha trovato qualcuno più tosto de lui. Poi il resto so’ tutte fregnacce. Ma quello che stava a fà’ in Italia? Dimmelo tu perché io non lo so. È fuggito dalla guerra? Non ce credo manco se me lo dice la Madonna. Dalla guerra? Ma che guerra … so’ tutte fregnacce. Vengono perché trovano l’America … e che America! Allora divento profuga pure io … dove se firma? Credi che sto a scherzà’? Io baratto la vita mia con quella de profugo … subito! Io fuggo da ‘na guerra, ma una vera mica finta … a me l’Italia m’ha dichiarato guerra, l’Italia m’ha r-o-v-i-n-a-t-o … lo Stato Italiano me vole morta … ecco la verità … dopo cinquant’anni de lavoro [al mercato ortofrutticolo] ho dovuto vende tutto, pure il banco … adesso vivo co’ mi sorella che sta ferma a letto … in due camere … una pensione ci paghiamo l’affitto e le bollette, coll’altra ce campamo … aspettiamo aspettiamo, ma che? L’invalidità, l’accompagno … qualcosa … se no è dura …ma bisogna conosce qualcuno … profuga … come no … anzi, meglio … moglie de un profugo morto ammazzato così me sistemo tutta la vita a spese vostre … faccio la vittima … bisogna sapesse vende … se ritorno indietro de’ cinquant’anni una solo cosa faccio: non lavoro … perché chi ha lavorato per davvero dentro ‘sto paese ora fa il pezzente … e allora non me devi [rompere le scatole] co’ ‘sta storia del morto che a me non me ne frega niente. Me devo vergognà’? E allora me vergognerò … a settant’anni sonati sai che paura …”.

La cosa inquietante di questo sfogo (che ho raccolto sul tram 8 a Roma, e che non era diretto a me, ma a un compagno di sventura della signora) è che anch’io provo i suoi stessi sentimenti.

12 maggio 2017

L'ISIS, Mussolini e l'Italia profonda


Pubblicato su Pauperclass il 30 marzo 2015

Siamo nella provincia profonda, profondissima.
Mi fermo a parlare un po' con mio cugino, uno che conosco da quando è nato e con cui, in tempi felici, intrattenevo gare a chi pisciava più lontano. Ha sempre lavorato, da quando aveva quattordici, quindici anni. "Se viene l'Isis mi arruolo con tutte le scarpe. Subito". "Mmmm ... va bene ... ma così a tua moglie le tocca mettere il velo" gli dico. "E allora? Tanto i preti il lavoro loro non lo fanno più, meglio quello, no?". "Eh, se l'Isis esiste sul serio un pensiero ce lo faccio anch'io. Ci pigliano insieme" scherzo. Ma lui non scherza mica: "Almeno si crede a qualcosa. O no? Almeno credono a qualcosa. Ma questo ..."; e prende tempo agitando le mani, " ... questo ...", come a dire: questo spappolamento generale, quest'oggi, questo schifo di situazione, "questo che è? Che rappresenta? Questo che è?".