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09 agosto 2017

Il grasso da tagliare


Pubblicato su Pauperclass il 22 settembre 2016

Dopo la morte di Carlo Azeglio Ciampi, l’unico politico che abbia pronunciato una frase degna di una mia (modesta) approvazione è Matteo Salvini: “Al di là del cordoglio … è stato uno dei traditori dell’Italia e degli Italiani … al pari di Napolitano e Prodi come gli altri si porta sulla coscienza il disastro … sulle spalle di 50 milioni italiani … Politicamente parlando, è stato uno dei complici della svendita dell’Italia ai poteri forti, ai massoni, ai banchieri e ai vecchi finanzieri … quindi … lontanissimo da quello era l’interesse dei cittadini”.
Ineccepibile.
Tanto ineccepibile che la dichiarazione ha subito fatto insorgere i pasciuti difensori dello status quo, da Grasso (nomen omen) a Letta, da Fiano a Zanda sino a Maurizio Lupi e al seduttore Casini. Lo sdegno di disapprovazione sincrona ca-cantato da questi satolli eunuchi dell’harem italico (che fanno volentieri entrare cani e porci per fottere le ultime nostre bellezze) ha raggiunto vertici di compiacimento mistico.
Il M5S non ha partecipato. Se queste cose le pensa (come la maggior parte del loro elettorato), però non le dice. E perché? Per il solito motivo: la paura. Sì, il potere fa paura e allora è meglio non prenderlo per le corna. Ragionano gli stellati: i tempi non sono maturi, meglio aspettare, far decantare e usare altri toni. È così, non c’è niente da fare. È già tanto che abbiano trovato il coraggio di gettare nel ventilatore la merda del “no” alle Olimpiadi, anche se l’hanno dichiarato dopo mille cautele e tentennamenti. Sì, il potere fa paura, i linciaggi ti rovinano la vita e aspettare il cadavere del nemico sul fiume è la scusa buona per chi il coraggio politico non ce l’ha. Peccato che nella realtà il cadavere del nemico non arrivi mai; più probabile che il detto nemico sia dietro di te, con un randello in mano.
Ma torniamo a Salvini, unico spetezzo dissonante nel coro angelicato di elogi al Salmone Ottimo Massimo.

02 luglio 2017

Lasciate che i bambini vengano a noi


Roma, 2 luglio 2017

Migranti visigoti. Leggo da un libro di storia delle medie, a caratteri cubitali: “LE MIGRAZIONI BARBARICHE”. E sotto: “Fra il IV e il V secolo numerose popolazioni barbariche varcano, a ondate successive, i confini dell’impero romano. Persino Roma, l’antica capitale, viene attaccata e saccheggiata due volte. L’impero d’occidente, più debole ed esposto di quello d’oriente, si avvia verso il declino”.
Faccio notare, oltre al vezzeggiativo ‘migrazioni barbariche’ in luogo del vetusto ‘invasioni barbariche’, l’uso del minuscolo per le parole ‘impero’, ‘occidente’, ‘oriente’. Ma il bello arriva ora. In verde, poco sotto: “L’idea chiave”. Ancor più sotto, in neretto: “Integrazione”. E quindi il testo: “Fra i regni nati dalla divisione dell’impero d’occidente, durano di più quelli in cui Romani e barbari si integrano fondendo le rispettive culture e vivendo pacificamente. Un esempio positivo è il regno dei Franchi”. A latere la rubrichetta “Ciak, si impara”: probabilmente i pargoli dovranno connettersi a internet e assistere a un videospettacolino PolCor: il testo, poco sotto, recita infatti: “Le migrazioni, ovvero gli spostamenti di popoli, sono un fenomeno antichissimo …”. Siamo in piena zona Boldrini.
Par di capire, insomma, che Alani, Visigoti, Alemanni, Pitti, Sassoni, Burgundi non fossero che Risorse (in maiuscolo) dell’impero (in minuscolo) invitate a una bella cooperazione culturale (un immane déjeuner) foriera di altissimi Esiti Culturali, Artistici, Urbanistici e Umani (in maiuscolo), e che la fine della latinità (in minuscolo) rilevi quale inevitabile e auspicabile evento lungo le Strade del Progresso e della Libertà della Storia (in maiuscolo, stavolta). Che l’occidente (in minuscolo) abbia cominciato a riallacciare lentamente le proprie fila culturali solo sei secoli più tardi (grazie ai testi greci e latini ritradotti dall’arabo) è una cosa che non tange gli estensori del sussidiarietto MinCulPolCor.
Vengo a sapere, peraltro (poiché sono ignorante come una zucca) che il concetto “migrazioni barbariche” riscuote già da anni un certo successo, tanto che i crucchi, sempre loro, hanno già coniato un bel termine: Völkerwanderung, ovvero “migrazioni di popoli”. Noi, certo, ancora applichiamo l’odioso sostantivo “barbari”, ma date tempo al tempo … Anche quel testo “Roma … viene attaccata e saccheggiata due volte” lo trovo sovraccarico di acrimonia, ma, anche qui, lasciamo scorrere lento il miele sotto i ponti dell’ecumenismo e della filantropia … Per l’intanto propongo, dal basso della mia modestia, un più conciliante: “Le carestie e la crescente sovrappopolazione dell’Europa del Nord e dell’Est crearono, in modo perfettamente naturale, il fenomeno dei migranti visigoti e longobardi che si riversarono pacificamente (spinti dai migranti Unni) per le strade dell’impero apportando la ricchezza della varietà culturale ai brutale retaggio imperiale romano e fondendosi irresistibilmente in una miscela di più larga e comprensiva umanità”.

De Maistre?Dateceli dai cinque ai dieci anni: saranno nostri per sempre”.