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08 luglio 2024

Singh Singh


Roma, 8 luglio 2024

Piange il Salmone Ottimo Massimo, piangono i turiferari dell’altruismo, i legislatori della marchetta ecumenica, i capitifosi del poppolo bue con l’arco di pavone istituzionale spiegato a 180°, il paracarro della CGIL, i body builder del centrosocialismo, i parassiti meritori, i grassatori a  fin di bene, le merdaiole in tailleur, i Katanga dei CAF; lacrimano le madonne di Civitavecchia dell’equità, i peltasti dell’anima bella, strimpellatori, blogger, attorucoli sovrappeso, intere medjugorje dell’appacificamento più spietato, uranisti accalorati dalla stagione degli amori universali; le Caifa svizzere alzano i toni, stropicciandosi le vesti (a brandelli no, si ragiona: i capi firmati, in fondo, costano) mentre, alle antilopi, gli antisemiti col copyright assentono: e con loro i reazionari da cappuccino: siamo tutti fratelli o no? Singh è morto, i particolari fanno rabbrividire la platea: un braccio mutilato, come in uno splatter di terz’ordine, posato su una cassetta di frutta, in plastica, evidenza simbolica dello s-fruttamento. Legioni di Sikh dalla barba d’ebano protestano: basta, per quattro soldi! Inumano! Terribile! Inciviltà! Sì, l’Italia, culla della civiltà, è ormai avvertita per quello in cui l’hanno trasformata decenni di propaganda ovvero in una frontiera ove ogni diritto è negato. Un impasto di barbarie ferina, evasione fiscale, schiavismo littorio, collusione criminale, sanguinosa omissione di soccorso. Ah, i cuordipietra italiani! Come siano andate le cose è impossibile dirlo. Quando parte la locomotiva delle salse lacrime ogni scemenza si accomoda nel proprio cantuccio ad avvalorare le più formidabili panzane. Da subito gli anti italiani, i dissolvitori del Paese, si rendono conto della ghiottoneria: un immigrato, il braccio tranciato, il caporalato. Cotta a puntino la torta lievita sino a ciò che interessa: la denigrazione dell’Italia, sempre ben accolta, avvertita ormai quale sentina d’ogni reazione, e la distruzione del residuo tessuto economico che ancora muove una nazione, questa sì, dissanguata ed eviscerata da un ignobile patriziato di ascari. Singh è una vittima e, allo stesso tempo, il mezzo perfetto per ridurre a zero ogni mobilità economica. In nome di Singh arriveranno controlli, balzelli, arresti, indagini; magistrati, politicanti, e le altissime istituzioni, continuamente in fregola per avversare il Paese ch’esse dovrebbero rappresentare e che, invece, hanno messo all’incanto, a libbre sanguinose, sugli uncini della globalizzazione. Dell’Italia non deve restare nulla, nulla deve muoversi; i pomodori te li faranno arrivare col contagocce dalla Tripolitania Inferiore, gestiti dalla multinazionale di fiducia, a emissioni zero e bontà rimoltiplicata sette volte sette: biologici, carissimi, ma col sorriso sul picciolo: noi siamo i pomidoro senza difetto, altruisti, rotondi e insapori per elezione.

Perché il banchiere Emmanuel Macron si è sbrigato a inscenare questa ennesima farsa? Cosa c’è sotto? La coltre di fumo (la repubblica; la destra estrema: sempre estrema, quella normale non esiste; la sinistra; i moderati; i populisti) avvolge il Vero Problema, Ciò che Davvero Preoccupa: l’astensione. I risultati, infatti, sono indifferenti poiché pilotati con mestiere. Marine Le Pen, così come il padre, vantano un alto indice di affidabilità attoriale … ma l’astensione, signori miei, equivale al principio del disprezzo della democrazia ovvero dell’inganno. Rifiutare la democrazia, falsa come una banconota da tre euro, è la condizione non sufficiente, ma assolutamente necessaria a far saltare il banco. E allora? E allora l’astensione, in Francia, culla della democrazia progressista e liberale, è stata sconfitta: 70% alle urne. Ovviamente il dato è falso, come spesso accade nei momenti di crisi. Però questo premeva, questo è stato ribadito, anche se in tono forzato, visibilmente posticcio. Il resto (le migliaia di analisi geopolitiche, antipolitiche, apolitiche e socioculturali su negri che votano e bianchi che tornano al voto) contano zero; a governare la Francia può essere una ex finta fascista oppure un giovane uranista dai denti gialli e dall’incisivo storto, perché no? Potrebbe essere anche un pupazzo della Marvel, il pilota automatico de L’aereo più pazzo del mondo o la consueta figurina seriale pescata fra i simulacri del femminismo efficientista in tailleur: va tutto bene. I Francesi hanno scelto; anzi: la stragrande maggioranza dei Francesi ha scelto: la democrazia tiene. Questo il succo delle giravolte costituzionali, delle manifestazioni isteriche, dei proclami. Una sequela di candidati-attori, di raro squallore, nemmeno così convinti del ruolo come lo si era un tempo, sciatti, bolsi, servili … la giostrina, però, ideologicamente, protrae i suoi giri. La democrazia! Un elettore non riesce nemmeno a decidere dove installare un semaforo eppure è convinto di deviare i destini della Francia! Quanta fede ci vuole per questo? Pardon: quanta mancanza di fede occorre per ridursi a tale impasto di miccaggine? Fatti salvi i brogli, oramai una pratica rodata e senza pericoli: il bianchetto digitale è a prova di bomba avendo eliminato persino la più labile prova oggettiva. E al ballottaggio, un sistema truffaldino ideato per modellare convenientemente eventuali risultati sgraditi, cosa accade? Ma addirittura il record! Affluenza mai così alta dal 1981! Non solo, ma vedete come l’affluenza e la partecipazione si configurino come le Stalingrado della democrazia! Il nemico è in fuga! Vive le République!

19 maggio 2021

Scarabocchi (liberarsi della democrazia)

Roberto Crippa, Spirali

Unreal City, 19 maggio 2021

Le mollezze del consumismo sono degenerate nella perversione dei diritti civili estremi. Ma ora il Potere decreta la fine del consumismo e il ritorno alle durezze del vivere.
Questo recherà nei prossimi decenni all'amara verità: quei diritti mai furono progresso, bensì mezzo per toglierci tutto.
E così avremo i sommersi e i salvati; e i Signori.
A guardare indietro, ammesso che ci sia ancora memoria di questi giorni infernali, spariti i negri, i migranti, i trans, gli eco-frindly, i vaccini e i matrimoni gay dalle premure del vivere quotidiano, i negri i migranti i trans, gli eco-friendly, i vaccinati e gli sposini gay occuperanno le 24 ore giornaliere, assieme alla residuale popolazione italiana, a procurarsi le barrette energetiche e il rinnovo delle credenziali per l’olovisore, guardandosi di sbieco gli uni con gli altri.
Dimenticati i sacri furori del politicamente corretto, le ex minoranze calpestate ed eroicizzate si ritroveranno a far comunella con gli odiati Norm alla ricerca spasmodica di torroncini eco-proteici ad alto valore nutritivo e dei crediti per il panopticon iperconnesso: null’altro. Ottenuta quella bengodi, il frettoloso rinculare nei cubicoli puzzolenti e freddi, sotto uniformi cieli di piombo: lì attendono, infatti, le dolcissime spire del letargo mensile.

Ricomincia, stanchissimo, il circo su Marine Le Pen.
I Le Pen hanno accentrato e disattivato le potenziali forze reazionarie per decenni. E ora, dopo la disillusione, si cade ancora nel trabocchetto. Non vedete che è un inganno? Rimarrà un inganno persino quando la Signora, normalizzata fino alla stasi, vincerà: il suo incarico, in quel frangente, sarà di mantenere le conquiste PolCor simulando un’intensa attività controrivoluzionaria: alla fine della fiera del tutto inesistente. Ma l’elettore occidentale è così. Il voto, quale unico mezzo per mutare le proprie sorti, gli è entrato nel sangue come il peggior virus e non esiste vaccino in grado di debellarlo. La considerazione che le migliori conquiste sociali siano state ottenute sul filo della violenza lo lascia indifferente.

Una buona definizione di Dio è in realtà un’intuizione che lascia presagire qualcosa di talmente immenso da sconcertare.
È mutuata da Jorge Luis Borges. L’ho già proposta.
Chi è Dio?
Supponiamo di essere in un preciso momento storico, individuato nel tempo, fra i miliardi di eventi che si sono succeduti nella meschina storia umana. Siamo nel 321 a.C. e i Sanniti Caudini hanno ristretto le legioni romane entro una gola nei pressi di Forculum. Impotenti, onde evitare un massacro, le legioni si arrendono senza combattere. Ogni romano, dal soldato al comandante, sfilerà seminudo e irriso sotto il giogo. Quanti testimoni ci sono di questa resa? Forse diecimila. Non solo Dio conosce immediatamente, senza elaborazioni razionali, queste diecimila testimonianze; Egli sa, immediatamente, il destino di questi diecimila, i loro pensieri reconditi o veri; e il cammino di ognuno, poi, cioè l’itinerario vertiginoso disegnato dai passi di ognuno di loro durante la vita che, combinato con quello di tutti gli altri 9999, forma un labirinto inestricabile, di stupefacente e ineffabile complessità: eppure anche tale groviglio spazio-temporale è presente nella Sua mente, vivido, netto, di luminosa evidenza. E così è per gli animali che erano nei pressi quella rovinosa disfatta, cervi, volpi, cinghiali. E per gli uccelli. I corvi. Le migliaia di corvi alle Forche Caudine, coi loro giri celestiali, intrecciati gli uni agli altri, durante la loro esistenza di corvo, tutte quelle traiettorie  e risalite ed esitazioni, sono un disegno di chiarissima e indubitabile realtà nella mente divina. Non una particola di ciò che è accaduto o di ciò che originarono i personaggi di quegli accadimenti è andata perduta: essa sta, da sempre e per sempre, pienamente concepibile, di accecante chiarezza e attuale comprensibilità.
Un trascurabile fatto in un trascurabile lasso di tempo in una porzione di universo talmente trascurabile da indulgere verso l’irrilevanza. E però è eterna, netta, come i volgimenti dei cieli più estremi e Le è stato riservato un proprio posto, nella Totalità.

La coppia narcissica Borghi-Bagnai è al lumicino.
Bagnai, applaudito dal miccame antieuropeista, ha messo su due occhioni da calamaro. Non ci risparmia, a volte, schizzi atrabiliari: il volto tradisce tuttavia l'interno scoramento. Egli ormai recita svogliatamente; solo l’incrollabile prosopopea ne sostiene le residue battute. Forse un po’ ci ha creduto? Chissà.
L'altro eroe, tale Borghi Aquilini, è fatto di una pasta più sarcastica e sprezzante.

22 maggio 2017

Il fallimento della controinformazione




Pubblicato su Pauperclass il 10 luglio 2015

Grande è la confusione, sopra e sotto il cielo ... quindi la situazione è disastrosa.
Gli avvenimenti si susseguono vorticosi, masticati furiosamente dall'attualità. Informazione ufficiale e controinformazione (quella che ci interessa) non lasciano cadere una sola briciola dal tavolo delle notizie: tutto è sviscerato e amplificato sino al parossismo; sino alla sazietà disgustata del fruitore di notizie. Dapprima l'ISIS, poi il TTIP, quindi la Grecia. Ora ci si accorge anche del crollo della Borsa di Shanghai: sarà la prossima big thing?
Intanto Tsipras e il referendum sull'accordo tengono ancora saldamente il banco. Centinaia di articoli, notazioni, retroscena, subodorazioni. Si è detto tutto e il contrario di tutto, in un crescendo rossiniano irresistibile: Tsipras fa il referendum perché vuole sgravarsi la coscienza, anzi no: è coraggioso; il referendum è l'ultima arma della democrazia dice qualcuno, anzi no: è una furbata per farsi bocciare e consegnare, quindi, la Grecia agli strozzini; Tsipras fa comunella con la Merkel, anzi no: è il grimaldello che aprirà la Vergine di Norimberga dell'Europa; Tsipras difende il proprio paese dall'assalto finale degli usurai, che vogliono rubare, per un tocco di pane, le isole, il mare, il gas, il Partenone, la Nike di Callimaco, anzi no: è solo un fannullone che chiede soldi per quelle merdacce levantine scansafatiche socialiste e parastatali; vincerà il sì, è tutto preparato, ci saranno i brogli, il sì sarà la tomba del populismo europeo, la disfatta di Grillo, Farage, Le Pen, anzi no: vincerà il no, ci libereremo dal giogo di Bruxelles; oppure: vincerà il no, ma tanto sarà inutile, il referendum andava fatto un mese fa, no dieci mesi fa, ma che dite? Un anno fa ... anzi era meglio non farlo ... oppure: macché, era meglio farlo, ma sull'euro, non su tale insulso quesito; Tsipras voleva perdere e farsi cacciare in modo da avvicinare la Grecia al baratro; anzi no: è Varoufakis che voleva vincere per instaurare una moneta parallela all'euro e avvicinare la Grecia alla Russia anche se, a ben vedere, a ben meditare, a meditare profondamente come color che sanno, Putin e la Merkel sono fratello e sorella nella medesima Ur Lodge massonica, e quindi cari miei ...