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13 luglio 2019

Kill Pill


Roma, 12 luglio 2019

Ho recentemente letto, nel breve spiraglio di luce della follia digitale che, ogni tanto, mi concedo, lasciando filtrare la parte d’irrealtà che mi circonda, dell’introduzione di una nuova pillola della “buona morte”, riservata agli over seventies, sani o insani che siano: in Olanda.
In Olanda, par di capire, un settantenne, o su di lì, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, pur non affetto da particolari infermità, e nemmeno agonizzante quindi, anzi, forse anche in buona salute, se non arzillo, vanta ora la piena capacità giuridica di recare a sé stesso la morte: previo, languido, accertamento (par sempre di capire) dello Stato (olandese, in tal caso).
Tali notizie non le approfondisco mai. Leggo due o tre righe, velocemente. Mi ci soffermo un poco, poi le elimino dal cerchio della coscienza per non rimanere invischiato da tale brago di meschinità, dal pantano asettico a cui hanno ridotto una civiltà.
La prima domanda che l’ingenuo si pone a fronte di tanta devastazione è quella più inutile: “Questa notizia è vera o è falsa? È una suggestione spettacolare, una provocazione o davvero l’ennesima catabasi nella piena Libertà Nichilista, paludata da riforma liberaldemocratica?”.
Chi ha ben compreso l’essenza dell’informe, del pensiero debole e dell’aleatorio che dominano incontrastati i cieli dell’Occidente e, quindi, del mondo tutto, sa, con indefettibile certezza, che il vero e il falso sono ormai categorie inservibili per giudicare il Potere.

10 dicembre 2018

I padrini di Sfera Ebbasta celebrano il trionfo alla Scala


Roma, 10 dicembre 2018

La prima alla Scala (o: della Scala) fu, decenni fa, un evento importante. Non tanto per la borghesia italiana, ma per la sinistra italiana. Lanciare uova sulle pellicce era ritenuto un atto sovversivo davvero katanga; comunisti e borghesi, invece, dissentivano, a diversi livelli da tali modi della contestazione più crassa. I primi poiché avevano ereditato corpi e ideologie severi, poco inclini all’esibizionismo; i comunisti disprezzavano quelle sfilate, certo, ma solo quali offensive manifestazioni di vanità di classe; il pelo di visone o ermellino, gli sparati impeccabili, metaforizzavano un periodo storico di ingiustizie da sovvertire colle conquiste nel lavoro e nell’educazione, la lotta in fabbrica, il ciclostile e il dialogo-scontro, duro, con le istituzioni. I secondi, invece, avevano in orrore le uova e le vernici katanga per due motivi: in quanto latori delle pellicce e degli sparati medesimi, ovviamente; e perché (questo, però, lo scoprimmo decenni più tardi) le Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e i Direttori Meganaturali, gli industrialotti, i vescovoni e i dignitari statali, rappresentavano, pur nella parodia, uno degli ultimi lasciti vitali e produttivi dell’essenza italiana; a differenza dei Katanga, mosconi improduttivi e fuoricorso, di cui annusavano, a pelle, l’antitalianità oggi trionfante.

26 novembre 2018

Viaggio al termine della Storia (Abdul)


Roma, 26 novembre 2018

Leggo, con un breve moto di sconcerto, un articolo di Maurizio Blondet sulla vicenda di Abdul El Sahid, il quindicenne di origine marocchina travolto (per una sfida fra amici) da un treno nella stazione di Parabiago.
La natura di tale sfida è ancora in discussione; le indagini, lentissime e menefreghiste, prenderanno corpo, fra un cappuccino e l’altro, nei prossimi mesi. Onde “appurare la verità”. La verità o la dinamica dei fatti o il bilancino della colpa, tuttavia, come nel caso di Desirée, qui non interessano.
Qui importa solo la densità sociale e storica dell’episodio.
Blondet la riconduce, minimizzando il tutto a livelli da commedia italiana grottesca, all’italianizzazione cialtrone del ragazzo. Blondet, infatti, è ossessionato dal cialtronismo italico e dalla italica cialtroneria. Cialtroneria: “Il vizio di esser trasandato o di comportarsi in modo privo di serietà e correttezza nei rapporti umani”. Credersi furbi, svicolare dalle regole, mancare alla parola data.
La perfetta integrazione di Abdul è dimostrata dal carattere specificamente italiano che abbiamo cercato di lumeggiare in precedenti e recenti articoli: che siamo furbi, più furbi di tutti gli stranieri, che a noi le leggi della fisica ci fanno un baffo, i divieti legali … sono cose ridicole che valgono per i fessi … Bisogna riconoscere il carattere bonario, italianissimo anche questo, di tale integrazione”, scrive il Nostro.

04 ottobre 2018

Stragisti e pappemolli


Roma, ore 11, 4 ottobre 2018 

Che fine hanno fatto i maschi italiani?
E chi lo sa.
La castrazione chimico-digitale ha ottenuto effetti di sorprendente efficacia.
Non se ne trova uno.
Conculcare la “mano morta” ha prodotto un doppio effetto: creare esserini asessuati o degli squallidi libidinosi.
I primi sono quello che sono: li riconosci dal ciuffo ingelatinato; i secondi sono sprofondati in una sorta di cupio dissovi bestiale, buono per essere stigmatizzato dal MeToo.
I controinformatori e i controinformati continuano a tifare Putin contro Nato, ma la realtà, micidiale, è che il tifo cela la totale, irrevocabile, mancanza di materiale umano adatto a una rivoluzione. Macché: pure a un tafferuglio. Senza maschi non c'è rivolta, questa una verità umana, troppo umana; talmente semplice da sfiorare il becero e il crasso (maschilismo).
Dire: la situazione nelle periferie è esplosiva, significa nulla. Il potere, nella esplosiva situazione delle periferie, nei ceffoni tra Singh, De Rossi e Seferovic ci sguazza alla grande; come nelle vetrine sfondate, nei bancomat schiantati, nei supermercati svuotati. Un’ondata di risse e mischie, con sottofondo razziale, è, anzi, auspicabile per chi voglia celare la questione primaria: Usura e Identità.
Eviscerare testicoli e ovaie culturali ai giovani italiani ha prodotto dei cretini. Ne abbiamo già parlato, anzi: ne parlo da sempre. Castrare i maschi, grazie al possente chiacchiericcio politicamente corretto, senza soste, ha immesso sul mercato della resistenza controculturale dei goffi nerdacchioni. Castrati di tutto, ovviamente. Le automobili le sanno più riparare? La caccia? La zappa sanno cos'è? Le armi, in generale? Coltelli, spade, fionde, balestre, una volta sogni dei ragazzini? Conoscono il funzionamento d'un generatore? Sanno quando maturano certi frutti? E le patate? Si piantano? Crescono sugli alberi o sottoterra? A lacci per cinghiali come stiamo? Arti marziali? Lotta? Orientamento nei boschi? Marce, gerarchia? Come si cucinano i gamberi di fiume? Vendemmia, seminagione, castagne, olive? Il nodo alla cravatta? A sport di squadra come stiamo? La pallavolo ... la pallavolo ... la pallavolo ... ma che pallavolo! A pallone si gioca! E i fucili? Sanno di cosa si parla? Le molotov? E pisciare? Il getto è dritto o moscetto, da prostata malinconica pure a vent'anni? Si fanno più le gare a chi piscia o sputa più lontano? Bullismo? Come stiamo con gli scherzi feroci nelle camerate? Capisco ... non ci sono più le camerate ... a pugni, allora, si fa più a pugni? Si gioca per la strada? Si spaccano crani? Okkio ... si palpano, in corsa, le chiappe delle sconosciute?

C'è ancora chi crede che il gender sia stato introdotto per rispettare le donne?

Siamo diventati più rispettabili, più azzimati, amanti del galateo. Anzi, nemmeno di quello, più asettici e neutri. In trent'anni. Trent'anni ... allora è vero che il comunismo serviva a qualcosa, mi ha recentemente detto un vecchio fascistone. Sì, a tenere alto il conflitto. Almeno c'era un po' d'azione, ha concluso con un sorriso da pugile suonato. Il comunismo era ciò che tratteneva, ora nulla trattiene, siamo entrati nel Mondo Nuovo, Unico. Poca violenza, molta repressione interiore, monodimensionalità ... in nome della Bontà, ovvio.
In Italia non potremmo fare la rivoluzione manco se risorgessero Che Guevara, Caio Mario, Garibaldi e Spartaco mettendosi al nostro servizio. Non esiste più il maschio. E nemmeno la femmina, peraltro, almeno a guardare il trio di punta del MeToo: Asia Argento, su cui taccio; Rose McGowan, una lesbica fidanzata con Rain Dove, una modella (di largo successo) che è una donna che è convinta di essere un uomo che è convinto di essere una donna e, forse, è davvero così.
Dopo aver visto Rain (al nome credevo fosse una pornostar: l'avevo scambiat* per Misty Rain) sono corso a prendere il DVD di Roma ore 11: solo la contemporanea presenza di Carla Del Poggio, Lucia Bosé, Elena Varzi, Lea Padovani e Delia Scala ha fornito il litio necessario a superare la depressione.
No, non c'è speranza, non venitemi a commentare sotto casa o a ciarlare di speranza che vi cancello ... bestemmiate, magari ... è più costruttivo.

Pure Luca Traini, l'estraneo, legge un pappone in aula per scusarsi di ciò che ha fatto, come un Homer Simpson che abbia preso gusto alla ciambella dell'ecumenismo. Anche i razzisti e gli stragisti qui sono mansuefatti, addomesticati: hanno sbagliato, ma non sbaglieranno più! Giusto! Questa è l'età della scusa. Non si può prendere a sberle la moglie fedifraga, o il figlio somaro, o il rivale in amore o quello che ti riga la macchina al parcheggio ... si debbono intavolare trattative democratiche ... la moglie è a letto con un*altr*? Si porga il biglietto da visita. Il figlio è uno scemo con l'occhio languido? Lo si impasticca o lo si manda dallo psicologo infantile ... i ceffoni sono fascisti ... il padre legittimo divorzia? Esca a fare bisboccia col cazzon successore.
A leggere i commenti online sulla resipiscenza di Traini che legge le sue scuse alla nazione, ai nigeriani, al mondo corretto e al cielo dei migranti ci si accorge di cosa è successo ... la svirilizzazione del maschio è totale ... in nome della legge e della correttezza, beninteso ... aveva ragione, ancora unavolta, Jean Raspail ... presto entreranno in casa un paio di belinoni nigeriani, attaccheranno un pistolotto boldriniano sull'ingiustizia dei bianchi contro i neri e i bianchi lasceranno le stanze di loro spontanea volontà, felici di aver ottemperato alla bellezza del Nuovo Mondo imparziale ... le donne, pure loro, senza ovaie ... sono state svuotate della femminilità e infarcite di bei diritti ... e ora possono godersi l'indipendenza ... isteriche, istruite, civilizzate dal progresso e col lamento incorporato ... come le vecchie bambole col disco nel dorso ... emancipate, emancipatissime, a sei euro l'ora, in carriera nei supermercati, nel terziario avanzato, nelle pulizie, nei CAF sindacali ... a riempire moduli a cottimo per far ottenere a Chin Chan Pai la pensione, l'indennizzo, la 104 ... sfinite già a trent'anni ... coi mariti gonfi di popcorn e depressione post partum ... se sono fortunate ... altrimenti c'è il simulatore fallico sul comodino.

Le femministe al corteo dell'UDI: col dito! col dito! Ma il progresso, in tale campo, avanza. 

Traini, cattivissimo, quello che svuotò un caricatore senza prenderci mai ... anzi, no, qualcuno lo prese ... per fortuna della vittima: così il vulnus può risanarsi con qualche centinaio di migliaia di talleri ... tutti i cattivi debbono andare in galera ... i cattivi in quanto cattivi e, perciò, poiché cattivi, in quanto fascisti. Dal primo all'ultimo, sono d'accordo. Il mondo non dovrà avere più cattivi: e non li avrà, ve lo prometto! D'altra parte, ragionate: come si fa a essere cattivi col ciuffo ingelatinato sulla fronte? La barba scolpita? Quando, la sera, si programmano - fra maschi! - nottate davanti al videogame? Come si chiamava, Fortnite? Proprio ieri ho sorpreso dei venticinquenni a litigare (litigare!) perché uno di loro, nel gioco, era troppo veloce ... e lasciava i compagni indietro ... e, quindi, i compagni digitali eran caduti in un agguato ... agguato digitale ... e uccisi ... roba da chiodi ... roba da depressione caspica.

Quell'altro tizio di Riace, faccia dai tratti rilasciati e indistinti, sta in galera, pure lui. Ma é un gioco di specchi. Traduco: voi lo vedete in galera, ma, in realtà, è sugli allori. Presto arriverà la consacrazione. Aspettate, con calma, in poltrona. Se c'è una cosa che sa fare l'Italiano senza coglioni è cambiare rotta con cautela ... all'inizio si tratta di millesimi di centimetro ... poi, col tempo, il divario fra ciò che dovrebbe essere e ciò che effettivamente è, si allarga ... e alla fine chi è al gabbio si ritroverà, dopo tante scuse, in Parlamento. 

I cattivi, i maschi ... dove saranno andati a finire? Residuano nella bassa criminalità. Quello che ha dato una capocciata al free lance a Ostia ... Spada ... un diecimila di quei tipi sotto casa di Moscovici e le cose prenderebbero una diversa piega ... c'è poco da cianciare ... le rivoluzioni nascono nel sangue ... Robespierre era un avvocato, cioè un criminale del linguaggio, e agiva fomentando gaglioffi e tricoteuses. Ammetto che non è più tempo di sangue e cordite, è tempo di ragionevolezza ... di veri e propri déjeuner sur l'herbe ... a ingoiare crostini da concertazione dei sensi ... ci siamo fatti più scettici, disillusi, distaccati ... e non perché lo siamo davvero: scettici, disillusi, distaccati ... ma solo perché non siamo capaci di fare nulla ... la correttezza, il volemose bene alla John Lennon, la tolleranza, l'accoglienza non derivano da una riflessione profonda sulle istanze metafisiche dell'animo, ma da un crollo antropologico e fisico ... lungamente perseguito da chi sa ... e sa molto più di noi, per istinto ... quando tutto ciò che definisce un essere umano viene incasellato nel "male" non ci resta che divenire ragionevoli, di venire a patti, chini sotto le forche caudine ... ragionevoli, non razionali ... che la razionalità è da uomini ... ragionevoli e impotenti, vestiti dell'organza della sottomissione a un corollario di valori anemici, eterocliti, stranieri alla nostra vera essenza.

A Caudio, oggi provincia di Benevento, il sannita Gaio Ponzio fa erigere gioghi sotto cui si umiliano i comandanti romani. Alcuni di loro vengono sodomizzati. L'orrore per l'ignominia propagherà le sue onde psicologiche per secoli.

L'ultimo uomo e la trasvalutazione di tutti i valori sono davvero realtà!
Appunti per letture a venire: razze di cani create tramite mansuefazione. Manualetto.
Si reprime un istinto, tramite uno spietato e accorto gioco di premi e castighi, e si crea una seconda natura. Le femmine, intanto, vengono accoppiate con altre razze, scelte per la bisogna, più adatte ai fini dei domatori. La risultante: cani da compagnia, da caccia ai fagiani, da tartufi. Eugenetica e nuova etica: altri cani. Più utili, più buoni.

Su una cosa Nietzsche ha ragione da vendere: la maleducazione, il rilievo urtante della personalità, la vitalità volgare, hanno, quasi sempre, i tratti genuini della forza, di ciò che ascende.

Leggo che un capostipite dei Casamonica era sposato a una Spada, Teresa.
I Casamonica, gente d'Abruzzo, di origine sinti, come il calciatore Andrea Pirlo, l'ultimo vero fuoriclasse, avevano in mano il territorio del Mandrione, una borgata romana estrema e poverissima.
Uno dei pezzi più significativi di Carlo Emilio Gadda in Le meraviglie d'Italia: Genti d'Abruzzo. La canzone più bella scritta da Pasolini: Cristo al Mandrione. Ne esiste una bella versione di Gabriella Ferri.
Sia Pasolini che Gadda vantano un fratello morto, un fantasma nell'ombra. Come Catullo.
Solitari, misantropi: in grado diverso. Rifiutati dall'Italia. Fecero una brutta fine, infatti. 

Di gente in gente, di mare in mare ho viaggiato,
o fratello, e giungo a questa mesta cerimonia
per consegnarti il funereo dono supremo
e per parlare invano con le tue ceneri mute,
poiché la sorte mi ha rapito te, proprio te,
o infelice fratello precocemente strappato al mio affetto.
Ora queste offerte, che io porgo, come comanda l'antico
rito degli avi, dono dolente per la cerimonia,
gradisci; sono madide di molto pianto fraterno;
ti saluto per sempre, o fratello, addio.
 

Caro Lei ... anzi, caro Voi (mi rivolgo, infatti, al fascistone anzidetto) ... qui ci vuole una guerra ... stragi, morti, ustioni, cancrene, case che crollano ... non siete d'accordo, caro il mio Farinacci degli stivali?
Certo! Sono con Voi, tovarisch ... mi risponde quello. E obietta, giustamente: e però, ... Vos quoque ... cadete nella sindrome del Grande Botto ... siccome siete sempre lì a digitare e a masturbarVi, caro Voi, sulla tastiera del nulla ... vi siete ridotto a tifare la catastrofe! Un comportamento che prima addebitavate ai coglioni ... e ora ... non sarà che vi state rammollendo?
Colpito, affondato! ... Touché! Ma cosa volete che faccia ... che mi metta a gridare "Vogliamo i colonnelli" dal balcone? I colonnelli, ormai, rubano nelle furerie ...
Allora non fate niente, amico mio, e scusatevi. Avete pargoli? Meglio non mischiarsi alle retroguardie ...
Giusto! Non resta che scusarsi, allora ... non del nostro comportamento, ma della nostra stessa esistenza! Annusare gli angoli, prepararsi alla successione ... con un bel testamento ... lascio ... a chi se la prende ... una casa A2, media periferia, garage, termoautonoma item magione rustica in piena Tuscia ... item terreni con seminativo e frutteto e servitù prediale annessa ... item casaletto magazzino ... item un gallo ad Asclepio ...

27 settembre 2018

La Cina è vicina


Roma, 27 settembre 2018 

Una conoscente, di sicura affidabilità, mi rende edotto d'un aneddoto altamente istruttivo. Circa dieci anni fa il figliuolo, allora diciottenne, e in odore di maturità classica, fu spedito in Cina con tutta la classe nell’ambito di un’operazione di “scambio culturale” (ordita non si sa da chi: sicuramente non dai nostri provveditorati o ministeri, troppo impegnati nel sorbire cappuccini; forse dai ministeri cinesi, come sospetta anche la sommenzionata conoscente).
I nostri zucconi, appena arrivati a Pechino, furono sistemati con tutte le cure presso una sorta di residence: pulito, organizzato e popolato di personale gentilissimo e in grado di affabulare, con lodevole proprietà, almeno nella rappresentanza preposta alla comunicazione, la nostra lingua materna. Gli sdraiati italici stettero un pochino sulle loro, poi cominciarono a prendere confidenza con i limoncini: sino a rivelarsi: come perfetti idioti. Erano in vacanza; di studio, certo, ma lo studio, in Italia, serve a prepararsi agli esami, non alla vita. I pecoroni, il giorno appresso, vennero portati a pascolare per la Capitale del Catai: ne ricevettero un’impressione devastante. La Cina era vicina, assai vicina: e priva di quei luoghi comuni che, chissà perché, sedimentano nell’animo dei peninsulari: il levantino con il laccio da strangolatore, il riso e il tè, la lingua indecifrabile, i salamelecchi orientali. Pechino, infatti, era una città sterminata, ampiamente infiltrata dall’Occidente e dall’inglese, moderna, insonne, paradossalmente febbrile e composta: i cinesi, poi, quegli ominicchi, secondo loro, risolvevano problemi: l’inquinamento, i cessi, il traffico ... ogni aspetto metropolitano, ancor caotico, veniva sottoposto alle cure lungimiranti di un cervello da “centralismo democratico”  in cui, pochi, decidevano: e gli altri, di conseguenza, obbedivano. Soffiava, insomma, una brezza travolgente e vitale dove le conquiste generavano problemi e questi ultimi, risolti, generavano progresso: e il progresso era interamente cinese, ovvero mai slegato dalla tradizione: i cinesi, almeno gli abitanti della Capitale, erano artefici del proprio destino (o del proprio disastro; un disastro, tuttavia, gestito intra moenia).

26 agosto 2018

La bellezza come argomento


Roma, 26 agosto 2018

Un profluvio di interpretazioni ha allagato il meschino mondo dell’informazione italiana a proposito del crollo del ponte Morandi.
Tecniche. Economiche. Complottistiche.
Retroscena, fatti, invenzioni, dati di ogni risma, spesso incongrui.
Il Poliscriba ne ha parlato in un post agostano, con una sensatezza a cui va la mia riconoscenza di lettore.
Non ambisco a portare al dibattito, ormai permanente, l'ennesima interpretazione, incapace come sono di elevarmi a certe altezze, ingegnosamente ingegneristiche, fra stralli, piloni e trazioni; né di tuffarmi nel pelago delle supposizioni geopolitiche, che amo scansare come la peste; né, al contempo, di schierarmi politicamente come se il cemento precompresso fosse occasione di sfida tra fazioni (per tacere dei ciangottamenti su "Gronda sì e no").

08 febbraio 2018

Un po' per celia e un po' per non morir ...


Questo glossarietto del diavolo (di un buon diavolo, però) è in divenire.
Voci si aggiungeranno, altre verranno tolte (alcune insidiate dall'attualità, altre dalla faciloneria).
Apporti esterni sono benvenuti (solo fra i normali utenti; i controinformatori professionali, di solito, non amano celiare, a parte Barbara Tampieri da Lameduck, ottima facitrice di motti, calembour e cattiverie assortite).
Il modello generale è quello del Poliziano, di Gadda, di Bierce.
Noterete, en passant, il titolo petroliniano: un bell'endecasillabo. Altri tempi, altra cura.

* * * * *

Aborto. "Tas ti, pistola!"

Accisa. Insulto romanesco.

Antifascista. Chi combatteva i fascisti. Oggi: chi combatte gli Italiani.

Antifascismo. Astuto stratagemma volto a ottenere finanziamenti pubblici per associazioni, cooperative e feste a base di cibo etnico.

Antisemitismo. L’ombra degli ebrei.

Arte, Critico d‘. Broker che trasforma i lavoretti rubati nelle scuole elementari in investimenti per nababbi.

Astensionisti. Larga fetta di depressivi clinici a cui è impedita la rappresentanza istituzionale.

Barcone. Mezzo usato per recare, con sciagure e lacrime, circa cento immigrati verso le coste siciliane mentre diecimila cinesi e pakistani passano la frontiera con la pippa in bocca.

Bonino, Emma. Apotecaria del sabba.

Carabinieri (e Poliziotti). I Carabinieri sono come i Poliziotti, ma più guareschiani. I Carabinieri assomigliano a Flavio Insinna, i poliziotti ad Alessandro Preziosi. Coi Carabinieri non scherza nemmeno Pinocchio, coi poliziotti sì (però ti accarezzano nel retrobottega).

Cartella Pazza. Scherzo da impiegati ennui: "Per vedere l’effetto che fa".

Centro Sociale. Confraternita di straccioni che, al solito, equivoca l’abolizione della proprietà con quella dei detergenti da pavimento.

14 novembre 2017

Perché la letteratura italiana fa così schifo?


Pubblicato il 1 settembre 2015

Oh, ci si intenda subito: magari qualcuno troverà la letteratura italiana, nel suo complesso, di buona fattura. Magari vi troverà opere completamente fallimentari; o negative; ma anche picchi positivi; eccezioni lodevoli; non di rado, ben ruspando, tale lettore (oso dirlo) rinverrà addirittura capolavori. Chi sono io per giudicare un tale giudizio? Nessuno.

Dipende a quali altezze ci si è inerpicati nella vita. Da certe vette (se si ha avuta la pazienza di scalare certe vette) la letteratura italiana fa, inevitabilmente, schifo.

È un ribrezzo non solo estetico (passi!), ma anche umano: come a toccare il ventre d’un rospo demoniaco. Persino le librerie suscitano ormai orrore; passeggiare nei dintorni d’una di esse (una a caso), subire lo squallore delle sue vetrine riesce insopportabile … e poi quelle brossuracce, impilate a spina di pesce, decine di pile, e l’odore della carta appena stampata (carta d’accatto, che, appena letta, s’arrufferà malinconica) … e poi le classifiche, con altre pile accanto, classifiche che confermano la pubblicità a tamburo battente in cui un meschinello presentava il suo libercolo, la consueta brossura dozzinale in ultima analisi … lordata da concetti da dozzina … tutto questo spettacolo necrofilo dà già il voltastomaco … un disgusto fisico che solo un feroce Ramadan estetico può guarire.

06 giugno 2017

Aylan, la morte di un bimbo al servizio del potere


Pubblicato su Pauperclass il 5 settembre 2015

Sintetizzo da un articolo di Moreno Pasquinelli (www.antimperialista.it), certamente non un intellettuale gravido d’umori razzisti o fascisti:
Gli ultimi dati ci dicono che sono circa mezzo milione i migranti che nei primi sei mesi de 2015 hanno chiesto asilo politico all'Unione europea, contro i 600mila dei dodici mesi precedenti ... E' evidente che gli effettivi perseguitati politici sono un'infima minoranza, che la stragrande maggioranza dei migranti sono piuttosto ‘deportati economici’ … la deportazione economica dalla periferia povera al centro ‘opulento’ è  funzionale ai dominanti sotto molteplici aspetti. Cinque su tutti: 1. immettere al centro milioni di disperati pronti a vendere la loro forza-lavoro per quattro soldi rafforza, al centro, la tendenza all'abbassamento generale dei salari ed alla competizione selvaggia tra lavoratori a tutto vantaggio del capitale; 2. la fuga in massa contribuisce alla desertificazione dei paesi da cui si emigra ed è utile alle classi dominanti di quei paesi in quanto, sgonfiando le tensioni sociali endogene, consolida il loro dominio; 3. di converso l'immigrazione in massa contribuisce in maniera determinante a distruggere il tessuto connettivo o demos dei paesi ospitanti ... 4. in questo imperiale melting pot democrazia e diritti di cittadinanza sostanziali sono destinati a sparire a loro volta, per lasciare il posto a stati di polizia ed a relazioni neofeudali di servaggio e sudditanza, fatti salvi diritti cosmetico-formali ‘per le minoranze’ e innocui spazi-ghetto comunitaristici. Lo spazio giuridico-statuale imperiale, per sua natura, non può essere democratico … 5. deportare decine di milioni di immigrati è strategicamente funzionale al disegno delirante di sopprimere gli attuali stati-nazione e fare dell'Unione un impero”.
Impossibile non essere d’accordo.
La frase “dalla periferia povera al centro opulento” è decisiva; purché la si integri con la frase complementare, e anch’essa decisiva, “dal centro opulento alla periferia povera”. Sono fenomeni interconnessi, come nel principio dei vasi comunicanti: il livello del vaso con più liquido si abbassa e quello con meno liquido si alza. Gli immigrati arrivano in Italia dalla periferia povera: il loro livello sociale non può che salire; gli Italiani migrano verso la periferia povera: il loro livello sociale non può che scendere. Un sorta di gentrificazione al contrario, di portata epocale.