Roma, 21 marzo 2020
"Ignobile plebaglia!" sbraita il Nerone di Ettore Petrolini nel più sincero incipit politico d'ogni tempo. E prosegue, rivolto al popolo in tumulto dopo il famigerato rogo della Città: "Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria!".
E dalle turbe gli rispondono: "Bravo!". E lui: "Grazie".
L'imperatore, quindi, rivolto alla corte: "È piaciuta questa parola, “pria”? Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona. Ora glielo ridico!”
E allora: “Più bella e più superba che pria!” “Bravo!!” “Grazie”.
“Più bella e più superba che pr ...” “Bravo!!” “Grazie”.
“Più bella e più superba che ... grazie” “Bravo!!!”.
“Più bella ... grazie” “Bravo!!!”.
“Bella grazie” “Bravo!!!!”.
“Grazie!” “Bravo!!!!”.
E allora: “Più bella e più superba che pria!” “Bravo!!” “Grazie”.
“Più bella e più superba che pr ...” “Bravo!!” “Grazie”.
“Più bella e più superba che ... grazie” “Bravo!!!”.
“Più bella ... grazie” “Bravo!!!”.
“Bella grazie” “Bravo!!!!”.
“Grazie!” “Bravo!!!!”.
E va avanti così, con Nerone che si prende un "bravo!" automatico a ogni sua mossetta. E allora sentenzia: "Lo vedi? Il popolo, quando s'abitua a di' che sei bravo pure che non fai niente sei sempre bravo!".
Il popolo si affeziona, evidentemente. A parole come "asintomatico", "crescita esponenziale", "immunità di gregge".