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18 settembre 2022

La casetta di marzapane

Roma, 18 settembre 2022

Ho letto, con attenzione un po’ distratta per la verità, le obiezioni anti-astensioniste del professor Andrea Zhok (chi volesse leggere integralmente il breve testo, ripreso dal suo profilo social, può scaricarlo da qui).
Zhok esamina undici tesi favorevoli all’astensionismo e le decapita con brevi colpi d’ascia: inferti con attenzione un po’ distratta, per la verità.
Cercherò di rispondergli.
Non a lui direttamente, ovvio, poiché egli “è un filosofo e accademico italiano, professore di Antropologia Filosofica e Filosofia Morale presso l'Università degli Studi di Milano. Si laurea in Filosofia Teoretica all'Università degli Studi di Milano con una tesi su Max Scheler, discussa sotto la supervisione di Carlo Sini, di cui è allievo: il che lo pone parecchi gradini di autorevolezza sopra di me. Cosa potrei opporre a “Milano”, “Max Scheler” e “allievo di” se non un minuscolo “Roma”, “Guido Cavalcanti” e “omo di nullo savere”? È soprattutto Max Scheler che mi turba … avessi mai letto una riga … e sapete il motivo? Perché egli è autore che, a priori, detesto … non l’ho letto e non mi piace, come disse qualcuno … come Benjamin, Derrida, Barthes, Adorno … mai sfiorati in vita mia … a me si confà l’accamparsi, vita natural durante, presso altri macigni di granito: “l’essere è, il non essere non è”, a esempio; oppure: “La natura ama nascondersi” o “Nell’illimite gli esseri … pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo”. Frasi di cui non occorre venire a capo … è fruttuoso, invece, meditarle … l’arricchimento consiste nel girarci attorno, spesso vanamente …
E veniamo a noi.

17 marzo 2021

Dr. Knock o Il trionfo della medicina

Unreal City, 17 marzo 2021

Da Wikipedia: “Nello sperduto paesino di Saint-Maurice il dottor Parpalaid, medico condotto del villaggio … offre il suo posto a un dottore poco più che quarantenne, tale Knock. Durante il colloquio tra i due, Knock si informa sulla tipologia dei pazienti di Parpalaid e scopre … che a Saint-Maurice la maggior parte delle persone gode di ottima salute. Appena arrivato al paese fa così annunciare che si rende disponibile per consultazioni gratuite il lunedì. Consultazioni che si rivelano essere ben presto fruttuose: Knock è abilissimo nell'insinuare nel suo interlocutore l'idea di essere in realtà ammalato e di aver bisogno del suo aiuto. Riesce a instaurare per tutti una terapia di lungo corso, facendo affari col farmacista del paese Mousquet e trasformando il municipio in una clinica. I malati vengono anche dalle contrade vicine, nonostante le cifre che Knock è arrivato a chiedere. Parpalaid, venuto a sapere dei movimenti di pecunia a Saint-Maurice, torna da Knock tre mesi dopo, tentando di riottenere il suo vecchio posto, ma la forza oratoria di Knock convince lo stesso Parpalaid di essere ammalato, ottenendo di farsi curare”.
L’operina teatrale di Jules Romains, del 1923, ebbe numerose trasposizioni cinematografiche. La più nota è quella del 1951, con Louis Jouvet, regia di Guy Lefranc.
Mi sorprendo a pensare: il mondo cambia vorticosamente, ma il valore assoluto nei rapporti di potere è sempre il medesimo. La paura nel villaggio, il medicine man, il totem, l’amuleto: cambiato qualcosa? Forse sì: prima “l’uomo della medicina”, una volta assicurata la propria bistecca, svolgeva una funzione sociale, a preservare la comunità; oggi vuole andarsene ai Caraibi coi soldi dei micchi.
 
Come volevasi dimostrare: la perdita del senso logico degli Italiani (e degli Europei) ha prodotto almeno due generazioni di cretini 2.0. La disfatta cui stiamo assistendo in questo ultimo anno trova la propria radice occulta nella lenta sparizione della scuola e del mondo popolare, quello più conservatore, capace di trattenere in sé buon senso e il disincanto della per-fidia (nel senso che, rispetto al potere, il popolicchio chinava la testa, vinto, ma rimaneva assai restio a con-vincersi, tanto da elaborare una strategia sotterranea di resistenza e boicottaggio: anche questa è cultura). Al nesso di causa-effetto e all’evidenza, fondamentali nel principiare qualsiasi costruzione filosofica umana e solare, non viene più riconosciuta una stringente coercizione. Si naviga a caso, senza meta e rotta, affidando il destino di sé stessi, dei propri cari e del Paese a ciarlatani d’ignobile estrazione. La conoscenza, intesa quale capacità di ordinare sensatamente presente e futuro, è stata delittuosamente frantumata in una serie di attimi sconnessi fra loro. L’Italiano vive in un mondo che sembra partorito da un folle empirista inglese per cui il subitaneo deperimento e la morte seguita a un vaccino non ha la minima correlazione col vaccino stesso. Citandomi: “Il cretino 2.0 ha finalmente abolito il nesso di causalità. Se vede il fumo non inferisce il fuoco, a meno che glielo annunci il telegiornale o un conoscente cretin-autorevole. Per lui una colonna di fumo può arrivare a significare tutto tranne l'incendio. Di solito quando il cretino 2.0 si ritrova coi piedi bruciati, dà la colpa al destino cinico e baro”.
 
In un altro post posi a metafora di questo disastro, forse immedicabile, "la persistenza della visione". Se osservo un cavallo in movimento, a esempio, l'attimo appena trascorso “persiste” nella retina anche quando non è più fisicamente attuale; e quest'ultimo viene agganciato all’attimo ora presente, e così via, tanto da costituire un film progressivo, dotato di intrinseca continuità. Ne consegue una logica nell’osservazione del cavallo davanti a noi; in tal caso posso dire: ecco un cavallo al galoppo! Ma se tale fenomeno di persistenza non si verificasse? Avremmo una serie di frante immagini, sconnesse fra loro. Quel cavallo si squadernerebbe in migliaia di cavalli, tutti diversi tra loro; scambierei il grande Ribot che avanza verso la vittoria in un gran premio ippico per una disordinata mandria di animali in fuga. E ciò vale per un atto banale della vita quotidiano. Riflettiamo, invece, su una più vasta scala: cosa accadrebbe se la persistenza della visione mancasse nell’elaborazione storica di ciò che siamo stati? Se, insomma, la successione degli eventi storici fosse sminuzzata in una serie di fatterelli senza una logica interna ed evidente?