Unreal City, 17 marzo 2021
Da
Wikipedia: “Nello sperduto paesino di Saint-Maurice il dottor
Parpalaid, medico condotto del villaggio … offre il suo posto a un
dottore poco più che quarantenne, tale Knock. Durante il colloquio tra i
due, Knock si informa sulla tipologia dei pazienti di Parpalaid e
scopre … che a Saint-Maurice la maggior parte delle persone gode di
ottima salute. Appena arrivato al paese fa così annunciare che si rende
disponibile per consultazioni gratuite il lunedì. Consultazioni che si
rivelano essere ben presto fruttuose: Knock è abilissimo nell'insinuare
nel suo interlocutore l'idea di essere in realtà ammalato e di aver
bisogno del suo aiuto. Riesce a instaurare per tutti una terapia di
lungo corso, facendo affari col farmacista del paese Mousquet e
trasformando il municipio in una clinica. I malati vengono anche dalle
contrade vicine, nonostante le cifre che Knock è arrivato a chiedere.
Parpalaid, venuto a sapere dei movimenti di pecunia a Saint-Maurice,
torna da Knock tre mesi dopo, tentando di riottenere il suo vecchio
posto, ma la forza oratoria di Knock convince lo stesso Parpalaid di
essere ammalato, ottenendo di farsi curare”.
L’operina teatrale di
Jules Romains, del 1923, ebbe numerose trasposizioni cinematografiche.
La più nota è quella del 1951, con Louis Jouvet, regia di Guy Lefranc.
Mi
sorprendo a pensare: il mondo cambia vorticosamente, ma il valore assoluto nei rapporti di potere è sempre il medesimo. La paura nel villaggio, il medicine man, il totem, l’amuleto: cambiato qualcosa? Forse sì: prima “l’uomo
della medicina”, una volta assicurata la propria bistecca, svolgeva una funzione sociale, a preservare la comunità;
oggi vuole andarsene ai Caraibi coi soldi dei micchi.
Come volevasi dimostrare: la perdita
del senso logico degli Italiani (e degli Europei) ha prodotto almeno due generazioni di
cretini 2.0. La disfatta cui stiamo assistendo in questo ultimo anno
trova la propria radice occulta nella lenta sparizione della scuola e
del mondo popolare, quello più conservatore, capace di trattenere in sé
buon senso e il disincanto della per-fidia (nel senso che, rispetto al
potere, il popolicchio chinava la testa, vinto, ma rimaneva assai restio
a con-vincersi, tanto da elaborare una strategia sotterranea di
resistenza e boicottaggio: anche questa è cultura). Al nesso di
causa-effetto e all’evidenza, fondamentali nel principiare qualsiasi
costruzione filosofica umana e solare, non viene più riconosciuta una
stringente coercizione. Si naviga a caso, senza meta e rotta,
affidando il destino di sé stessi, dei propri cari e del Paese a
ciarlatani d’ignobile estrazione. La conoscenza, intesa quale capacità
di ordinare sensatamente presente e futuro, è stata delittuosamente
frantumata in una serie di attimi sconnessi fra loro. L’Italiano vive in
un mondo che sembra partorito da un folle empirista inglese per cui il
subitaneo deperimento e la morte seguita a un vaccino non ha la minima
correlazione col vaccino stesso. Citandomi: “Il cretino 2.0 ha
finalmente abolito il nesso di causalità. Se vede il fumo non inferisce
il fuoco, a meno che glielo annunci il telegiornale o un conoscente
cretin-autorevole. Per lui una colonna di fumo può arrivare a
significare tutto tranne l'incendio. Di solito quando il cretino 2.0 si
ritrova coi piedi bruciati, dà la colpa al destino cinico e baro”. In un altro post posi a metafora di questo disastro, forse immedicabile,
"la persistenza della visione". Se osservo un cavallo in movimento, a
esempio, l'attimo appena trascorso “persiste” nella retina anche quando non è più
fisicamente attuale; e quest'ultimo viene agganciato all’attimo ora presente, e
così via, tanto da costituire un film progressivo, dotato di intrinseca continuità. Ne consegue una logica
nell’osservazione del cavallo davanti a noi; in tal caso
posso dire: ecco un cavallo al galoppo! Ma se tale fenomeno di persistenza non si verificasse?
Avremmo una serie di frante immagini, sconnesse fra loro. Quel cavallo
si squadernerebbe in migliaia di cavalli, tutti diversi tra loro;
scambierei il grande Ribot che avanza verso la vittoria in un gran
premio ippico per una disordinata mandria di animali in fuga. E ciò vale
per un atto banale della vita quotidiano. Riflettiamo, invece, su una
più vasta scala: cosa accadrebbe se la persistenza della visione
mancasse nell’elaborazione storica di ciò che siamo stati? Se, insomma,
la successione degli eventi storici fosse sminuzzata in una serie di
fatterelli senza una logica interna ed evidente?