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12 luglio 2017

Allegri ragazzi, tutto il mondo ci deride


Roma, 12 luglio 2017

Gli Italiani vogliono false speranze, le bramano, vivono per esse.
Da ogni parte.
La falsa speranza induce l'individuo a tirare avanti per un po', senza scadere nella disperazione che, latente, lo attanaglia giorno dopo giorno: una sorta di costante depressione che prepara a concretarsi come nuovo abito del cittadino futuro.
Latente, seppur non manifesta violentemente. A quiet desperation.
A destra sinistra al centro nei gruppi d'opinione nei gruppuscoli.
La falsa speranza è molto allettante.
In primo luogo allontana definitivamente l'azione salvaguardando l'individuo da ogni assunzione di responsabilità.
E permette, poi, di azzuffarsi dolcemente al ritmo di "l'avevo detto che ..." e "come scrissi in un post di due anni fa ...".
Queste false speranze riposano sul nulla sottovuoto. Come se un sistema gigantesco, perfettamente oliato, con capitali infiniti a disposizione possa autodistruggersi per far contento qualche coglione della controinformazione.
Se non contrastato dagli uomini, il potere si trasforma, non muore. Sta sottilmente mutando anche ora, sotto i nostri occhi. Verrà sacrificata qualche testa, alcuni popoli, si insceneranno nuovi conflitti (etnici, religiosi, economici) e tutto procederà a gonfie vele.
D'altra parte sono gli Italiani stessi a reclamare questi andirivieni.
La risalita alla considerazione generale di Prodi e Berlusconi è lì a confermarcelo.
Invece di penzolare da qualche quercia se ne vengono, alle soglie del 2018, sotto ai microfoni a fare i padri nobili.

28 giugno 2017

Il banco del pane


Pubblicato il 17 dicembre 2016

Durante la pausa pranzo chiamo un vecchio conoscente, per un panino e un caffé.
Non siamo amici in senso stretto. La nostra corrispondenza d'animo si basa, piuttosto, sull'appartenenza alla vasta area del reducismo. Reducismo di sinistra, in tal caso. A differenza del sottoscritto, che ama troncare senza preavviso dopo aver a lungo sopportato, egli ha intrapreso una progressiva e sfiancante Via Crucis: dall'apostolato "senza se e ma" si è incamminato verso il Golgota del sinistrume più residuale e ridicolo. Rifondazione, Cossutta, movimentismo, SEL. Non comprendo ancora come un tizio intelligente e sarcastico come lui si sia fatto abbindolare dall'Orecchinato, ma è così. 
A volte anche i migliori si perdono; oppure (ipotesi più probabile) agisce nei cuori una vergogna, un pudore: è la nostalgia di ciò che fummo. Abbandonare il passato equivale ad abbandonare una larga parte di noi stessi e perciò vi rimaniamo attaccati con ogni scusa e forza, al di là di quella ragionevolezza imposta dalla cruda disamina dei fatti. 
SEL! Torna a suo merito, comunque, l'esserne scappato a gambe levate. Per sfotterlo a volte lo chiamo "Il Sellin fuggiasco".
Invece del bar usuale insiste a portarmi presso un ipermercato che ha aperto i battenti lungo un'importante via romana.

25 giugno 2017

Bestiario estivo


Pubblicato il 3 agosto 2016

LE LUSIADI

Vi ricordate Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita?
Il birichino, dopo aver sottratto decine di milioni alle casse del partito, li aveva fatti rientrare (previo giretto in Canada) dalla finestra spalancata dello scudo fiscale, investendo, quindi, in Italia, su varî immobili. Eventuali spiccioli ebbero, invece, a confluire su un suo conto personale.
Dopo lunghe e minuziose indagini – talmente minuziose e occhiute che alcuni magistrati avranno di certo acquistato un paio d’occhiali da riposo – Lusi fu rinviato a giudizio per appropriazione indebita e condannato in primo grado a otto anni.
Dopo una meditazione claustrale presso il Santuario della Madonna dei Bisognosi (eletto a sede degli arresti domiciliari), Lusi, con la coscienza resa adamantina da tale lavacro di spiritualità, emise un proprio personale controcazzo: “Non erano nella mia disponibilità quelle somme, giammai! Ero solo una rotella nell’ingranaggio! Eseguivo gli ordini di Rutelli, Franceschini, Bianco, Letta! Sono loro le anime nere! Sono una vittima!“.
Rutelli, Franceschini, Bianco, Letta e compagnia reagirono come leoni feriti. Vergognati ladro! gli urlarono dietro.
Sbalestrati da tali rivelazioni i magistrati si chiusero in un pensoso riserbo.
Pensarono a lungo.
Poi ci ripensarono ancora.

10 giugno 2017

Pronta la carta moschicida per fessi di sinistra


Pubblicato il 12 novembre 2015

E così si ricostituisce per l'ennesima volta un soggetto politico a sinistra.
Stavolta l’hanno chiamato, con impennata creativa, Sinistra Italiana.
Una strategia che ha dato così brillanti risultati negli ultimi vent'anni non si getta certo a mare, tanto che - la strategia anzidetta, intendo - continuerà a dare frutti per un decennio a venire.
Un decennio, almeno.
Chi legge queste pagine sa già di quale strategia stiamo parlando: il finto dissenso. In parole poche, e povere, essa consiste in questo: la sinistra istituzionale e governativa (PD) si trova in difficoltà. Leggi liberticide, tasse usurarie, compromessi squallidi, corruzione dilagante, hanno incrinato il rapporto di fiducia cogli elettori - con quegli elettori della sinistra istituzionale, cioè, i più pazienti e ottusi dell'emisfero occidentale, abituati a ingoiare pane e rospi sin dalla più tenera età di elettori attivi. Nonostante la propaganda feroce degli organi di regime (quelli pagati da Pantalone: Rai3, Unità et cetera; quelli fiancheggiatori: De Benedetti & Co; quelli interessati per contingenza politica: Confindustria e affini, brogliacci filo atlantici) la barca del consenso veleggia inesorabilmente verso gli scogli della disaffezione elettorale. E allora ecco la mossa, sempre la stessa, eppur sempreverde: dal corpo marcescente del PD (ex PDS ex DS) si stacca una cellula tumorale autonoma (in questo caso Sinistra Italiana) con un quadruplice compito: rafforzarsi in una finta opposizione alle riforme governative, ricompattare le fila della sinistra estrema disillusa, stroncare l'eventuale nascita di formazioni e gruppi davvero genuini nel loro dissenso e, da ultimo, rinvigoriti nei numeri, confluire nuovamente verso la casa madre tramite un accorto gioco di apparentamenti, alleanze, travasi, desistenze.