Roma, 29 marzo 2018
Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Einaudi, 1977.
Dalla premessa a una edizione digitale del libro estraggo:
Dalla premessa a una edizione digitale del libro estraggo:
“Apro una pagina a caso - davvero lo faccio
in questo momento - e casco sul capitolo quinto ‘Mens sana in corpore perverso’;
il paragrafo 1 si intitola Il ‘non-desiderio’ e la negazione. I desideri
coati; basta, è un esempio di un linguaggio che nel far reagire saperi
disparati, nel piacere dell’ 'inversione', del calambour, crea, e crea contestazione.
Come se quel gusto tipico della checca di tutti i tempi di rovesciare il
linguaggio, di appropriarsi di un mondo fantastico (divenendone la regina,
insieme a tutte le altre), di inventare un mondo diverso, di vivere finalmente,
fosse giunto a un grado di consapevolezza, RIVOLUZIONARIA questa volta”.
Giusto per annusare
alcuni afrori.
Ed ecco Mieli:
“Ho messo a confronto col mio punto di vista, maturato e ringiovanito nell’ambito del movimento gay, molti dei luoghi comuni antiomosessuali diffusissimi e alcune delle più note teorie psicoanalitiche inerenti all’omosessualità. L’ho fatto perché ritengo ancora opportuno contrapporre, anche in 'sede teorica', i pareri di noi gay a quelli tradizionali degli etero, i quali di solito condividono - più o meno volentieri o più o meno consapevolmente - i (pre)giudizi di certa canaglia reazionaria, di tutti quei medici, psicologi, sociologi, magistrati, politici, preti ecc. che spacciano per verità sulla questione omosessuale le più grossolane - o, rarissimamente, sottili - menzogne. Noi, che non ci identifichiamo con la loro ‘Scienza’, facciamo riferimento a una gaia scienza”.