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28 giugno 2017

Straniero in terra straniera


Pubblicato il 27 gennaio 2017

È l'italiano, ovviamente. In pochi decenni l'italiano, questa complessa costruzione di tre millenni, contraddittoria e feconda, multiforme e geniale, è stata vilipesa, mediocrizzata, evirata, prevaricata da una cultura non sua, stupida e vociferante.
I pochi sopravvissuti, coloro che, intimamente, si sentono ancora italiani, sono avviati, dalla consueta spietatezza dell’assolutismo PolCor, a sempre più ristrette riserve antropologiche.
Tutti sottostimano l'accelerazione di questi tempi.
È davvero sbagliato confrontare le mutazioni storiche del passato con la velocità del presente. È come vivere in un razzo sparato a velocità della luce che annienta ciò che si è stati e divora un futuro inesistente. Solo ciò che accade nel breve attimo che preserva la nostra esistenza ha valore: l'hic et nunc verrebbe da dire, ma liofilizzato, reso meschino, utilizzabile. Il cono di luce della sapienza si restringe sempre più; la memoria del pesce rosso, evocata satiricamente per significare la dimenticanza dell'uomo postmoderno è realtà: l'homo novus: un deraciné, soprattutto, slegato da affetti di sangue, da ciò che fu la sua civiltà e felice d'essere gettato nel circo godereccio dell'indifferenza.
Viviamo una rivoluzione digitale e tecnica inarrestabile. Non vi è progressione, solo uno scarto epocale. Un cambiamento di stato effettivo, dallo stato liquido a quello aereo. Dopo decenni di bollitura edonista l'Italia e gli Italiani sono pronti per l'evaporazione totale.

11 giugno 2017

Ode alla liberazione di Palmira


Roma, 11 giugno 2017
 
Jorge Louis Borges, nel racconto Annotazione al 23 agosto 1944, scrive del suo “grado fisico di felicità” all’annuncio della liberazione di Parigi.
Più modestamente, oggi, a distanza di più di settant’anni, voglio farvi partecipi del mio grado fisico di felicità (io, oscuro italiano) all’annunciata liberazione della città di Palmira da parte delle forze regolari siriane appoggiate dai contingenti russi.
Una liberazione fisica e spirituale.
In questi ultimi anni mi son sempre chiesto perché l’Impero Natoamericano del Caos avesse ricompreso nell’Asse del Male certi paesi: Siria, Iraq, Iran, Libia, Egitto, Russia, Cina. E la Grecia e l’Italia, minuscolo Asse del Male secondo i dettami dell’oligarchia di Bruxelles, succursale europea del suddetto Impero.
Esistono complesse risposte geopolitiche al quesito. Non sono un esperto in tali questioni; né lo diventerò mai. Eppure - lo dico da profano e da insipiente della materia – tali elucubrazioni (informatissime, dotte e, in alcuni casi, logicamente perspicue) non mi soddisfano.