Roberto Crippa, Spirali |
Unreal City, 19 maggio 2021
Le mollezze del consumismo sono degenerate nella perversione dei diritti civili estremi. Ma ora il Potere decreta la fine del consumismo e il ritorno alle durezze del vivere.
Questo recherà nei prossimi decenni all'amara verità: quei diritti mai furono progresso, bensì mezzo per toglierci tutto.
E così avremo i sommersi e i salvati; e i Signori.
A guardare indietro, ammesso che ci sia ancora memoria di questi giorni infernali, spariti i negri, i migranti, i trans, gli eco-frindly, i vaccini e i matrimoni gay dalle premure del vivere quotidiano, i negri i migranti i trans, gli eco-friendly, i vaccinati e gli sposini gay occuperanno le 24 ore giornaliere, assieme alla residuale popolazione italiana, a procurarsi le barrette energetiche e il rinnovo delle credenziali per l’olovisore, guardandosi di sbieco gli uni con gli altri.
Dimenticati i sacri furori del politicamente corretto, le ex minoranze calpestate ed eroicizzate si ritroveranno a far comunella con gli odiati Norm alla ricerca spasmodica di torroncini eco-proteici ad alto valore nutritivo e dei crediti per il panopticon iperconnesso: null’altro. Ottenuta quella bengodi, il frettoloso rinculare nei cubicoli puzzolenti e freddi, sotto uniformi cieli di piombo: lì attendono, infatti, le dolcissime spire del letargo mensile.
Ricomincia, stanchissimo, il circo su Marine Le Pen.
I Le Pen hanno accentrato e disattivato le potenziali forze reazionarie per decenni. E ora, dopo la disillusione, si cade ancora nel trabocchetto. Non vedete che è un inganno? Rimarrà un inganno persino quando la Signora, normalizzata fino alla stasi, vincerà: il suo incarico, in quel frangente, sarà di mantenere le conquiste PolCor simulando un’intensa attività controrivoluzionaria: alla fine della fiera del tutto inesistente. Ma l’elettore occidentale è così. Il voto, quale unico mezzo per mutare le proprie sorti, gli è entrato nel sangue come il peggior virus e non esiste vaccino in grado di debellarlo. La considerazione che le migliori conquiste sociali siano state ottenute sul filo della violenza lo lascia indifferente.
Una buona definizione di Dio è in realtà un’intuizione che lascia presagire qualcosa di talmente immenso da sconcertare.
È mutuata da Jorge Luis Borges. L’ho già proposta.
Chi è Dio?
Supponiamo di essere in un preciso momento storico, individuato nel tempo, fra i miliardi di eventi che si sono succeduti nella meschina storia umana. Siamo nel 321 a.C. e i Sanniti Caudini hanno ristretto le legioni romane entro una gola nei pressi di Forculum. Impotenti, onde evitare un massacro, le legioni si arrendono senza combattere. Ogni romano, dal soldato al comandante, sfilerà seminudo e irriso sotto il giogo. Quanti testimoni ci sono di questa resa? Forse diecimila. Non solo Dio conosce immediatamente, senza elaborazioni razionali, queste diecimila testimonianze; Egli sa, immediatamente, il destino di questi diecimila, i loro pensieri reconditi o veri; e il cammino di ognuno, poi, cioè l’itinerario vertiginoso disegnato dai passi di ognuno di loro durante la vita che, combinato con quello di tutti gli altri 9999, forma un labirinto inestricabile, di stupefacente e ineffabile complessità: eppure anche tale groviglio spazio-temporale è presente nella Sua mente, vivido, netto, di luminosa evidenza. E così è per gli animali che erano nei pressi quella rovinosa disfatta, cervi, volpi, cinghiali. E per gli uccelli. I corvi. Le migliaia di corvi alle Forche Caudine, coi loro giri celestiali, intrecciati gli uni agli altri, durante la loro esistenza di corvo, tutte quelle traiettorie e risalite ed esitazioni, sono un disegno di chiarissima e indubitabile realtà nella mente divina. Non una particola di ciò che è accaduto o di ciò che originarono i personaggi di quegli accadimenti è andata perduta: essa sta, da sempre e per sempre, pienamente concepibile, di accecante chiarezza e attuale comprensibilità.
Un trascurabile fatto in un trascurabile lasso di tempo in una porzione di universo talmente trascurabile da indulgere verso l’irrilevanza. E però è eterna, netta, come i volgimenti dei cieli più estremi e Le è stato riservato un proprio posto, nella Totalità.
La coppia narcissica Borghi-Bagnai è al lumicino.
Bagnai, applaudito dal miccame antieuropeista, ha messo su due occhioni da calamaro. Non ci risparmia, a volte, schizzi atrabiliari: il volto tradisce tuttavia l'interno scoramento. Egli ormai recita svogliatamente; solo l’incrollabile prosopopea ne sostiene le residue battute. Forse un po’ ci ha creduto? Chissà.
L'altro eroe, tale Borghi Aquilini, è fatto di una pasta più sarcastica e sprezzante.