14 dicembre 2023

Il mondo dietro di noi

Roma, 14 dicembre 2023

Il centrodestra vuole il premierato. Per chi? Per il prossimo supertecnico che le darà il benservito. Col proprio consenso, ovvio. Nel farlo, tirerà un sospiro di sollievo: le famiglie sono ormai al sicuro, gli appalti pilotati a dovere … ora tocca ai vicini di loggione … il popolicchio si arrangi, lui e il suo stellone … per noi può tornare chiunque … Draghi, Monti, Schlein … espirazione, inspirazione … sinistra, destra, tecnico, sinistra, destra, tecnico … il micco è servito, Davai Italianski!, limone in bocca e carota, l’immancabile carota, a vellicare il tifo più sterile e l’istinto dell’autocommiserazione. Rivoltolarsi nel brago della decadenza, infatti, dona brividi di piacere.

Non è stato il Ministro dell’Istruzione e del Merito dell’ex Repubblica Italiana, Giuseppe Valditara, a nominare Anna Paola Concia quale ambasciatora dell’Amore che ci Avvolge Tuttə nelle aule che stipano i residui pargoli italiani, ormai istupiditi, bensì Anna Paola Concia a creare le condizioni per la nomina di Giuseppe Valditara. Solo alla luce delle vere gerarchie si comprende la realtà globale. La devoluzione dell’avanspettacolo leghista “Profumo Dur - secessionismo con carro armato di latta - ponte dei terroni - lesbiche in classe” è solo apparentemente enigmatica. In realtà non ci siamo mai spostati dalla catastrofe (gr. kαταστροϕή, rivolgimento, capovolgimento finale che rivela la tragedia), progettata più di trent’anni fa, a cadaveri e macerie ancora caldi. Che la Anna Paola Concia abbia rinunciato all’incarico fa solo parte del piano che, al riparo da ogni obiezione, avanza. Al prossimo suono della campanella, magari con una nuova maggioranza, avremo i surrogati della direttrice artistica Concia, vestiti a festa, con i talleri europei cuciti sulle tutine d’organza, a insegnare come si diventa un servo, definitivo e irredimibile.

Il giornalista Massimo Del Papa, vaccinato, si lamenta dei danni da vaccino. La sua ricognizione sulle responsabilità istituzionali è condivisibile. Meno accettabile è lo j’accuse contro lo Stato e i partiti che promanerebbero da ideologie totalitarie, di destra e di sinistra. Già che c’è, forse per riflesso pavloviano, Del Papa coinvolge anche la Chiesa. L’errore è fatale. È proprio l’assenza dello Stato, già parodia della Patria, e cioè lo Stato 2.0 aggredito e conquistato dalle fanfaluche sul libertarianesimo, il liberismo, i liberali e il pensiero debole, ad aver permesso e giustificato questo. Il presunto Stato, in tale vicenda allucinante, entra solo coi suoi rami repressivi; un nudo esoscheletro con mere funzioni di polizia, ingannevolmente al servizio degli individui. La partita impari, e dall’esito segnato, si giocava fra tale apparato, connesso criminalmente a livello globale, e l’individuo. Di qui la tragedia. Tutto ciò che sino a pochi decenni or sono costituiva la vera difesa dell’individuo dal totalitarismo - organizzazioni religiose, accademiche, amicali, militari, corporative, politiche e professionali - fu dolosamente liquidato; spesso in nome di quella falsa libertà anarcoide, instaurata durante le rivoluzioni colorate degli anni Sessanta, di cui le parole di Massimo Del Papa sono ancora riflesso.

La fiscalizzazione dell’esistenza si è insinuata fra noi inavvertitamente, grazie al trojan della comodità.

App, scaricate la app, utilizzate la app; la PEC, la mail, lo SPID, la password, il codice, il QR code, la registrazione digitale, la firma digitale. Ciò che doveva liberarci dalle scartoffie, ha creato il kipple della scartoffia: spesso, gravoso, ineliminabile. Centinaia di scadenze, decine di disguidi, more, aggi, multe, gerarchie di solvibilità, interessi, ratei, ammortamenti, imposte, gabelle. Lo scopo è di impoverire, certo, questa la facile accezione del fenomeno; soprattutto, però, di tenere sulla corda, mai tranquilli, perché i debiti degli usurai, come sa chi ne è stato vittima, annientano lentamente l’anima. Di fatto è una tecnica di tortura per indurre all’abiura, adottata con successo in ogni realtà concentrazionaria. Ne sono travolti tutti. In una parrocchia del suburbio la perpetua ha acceso una vertenza contro il sacerdote entrante: 60.000 euri. E il nuovo non sa dove sbattere la testa. La messa in regola degli impianti ne ha già depauperato irreversibilmente il fondo-cassa; ora questa batosta; la saletta teatrale, fonte di qualche spiccio, è stata chiusa poiché non soddisfa le regolamentazioni europee vigenti. L’ENEL si è fatta viva reclamando un pingue conguaglio. I Nostri si sono ridotti ad affittare alcuni locali a raduni di usurai: compravendite aggressive di varia natura. I parrocchiani, per salvare il salvabile, si acconciano da credenti a clienti. La Chiesa, luogo del Sacro che espelleva il Mondo, è stata invasa proprio dal Mondo: se i Guardiani del Sacro, i Santi, sono assassinati sugli spalti, è inevitabile che le mura cedano di schianto. 

Nel romanzo Ubik il protagonista è un tecnico, Joe Chip, al soldo della multinazionale guidata da Glen Runciter. Il mondo del depresso e povero Joe Chip, popolato da freak (telepati, precognitivi, inerziali) e da razze aliene, oltre che da un’implacabile burocrazia, è governato da intelligenze artificiali che, ormai, vantano un posto nella gerarchia superiore al suo. Persino la porta della propria misera abitazione gli dà sulla voce: “[Chip] fece quindi ritorno frettolosamente alla porta dell'appartamento, girò la maniglia e fece leva sul catenaccio. La porta rifiutò di aprirsi. Disse invece: ‘Cinque centesimi, prego’. Cercò nelle tasche. Non aveva più monete; nulla. Tentò ancora la maniglia. La porta rimase sempre chiusa. ‘Ti pagherò domani’, disse alla porta. La porta non si mosse. ‘Quello che ti pago’, lui informò la porta, ‘è soltanto una mancia; io non sono obbligato a pagarti’.
Io la penso diversamente’, disse la porta. ‘Guardi nel contratto che lei ha firmato acquistando questo appartamento’.
Trovò il contratto nel cassetto del tavolo; da quando lo aveva firmato si era trovato spesso nella necessità di consultarlo. Era abbastanza chiaro al proposito; il pagamento alla porta per ogni apertura e chiusura costituiva un obbligo contrattuale. Non una mancia.
‘Ha scoperto che ho ragione’, disse la porta. E la sua voce suonò soddisfatta”.

E, ovviamente, cos’è un mondo futuro senza usura? “Signor Chip, l'Agenzia di Analisi e Verifica dei crediti Ferris e Brockman ha pubblicato uno speciale avviso al suo riguardo. E' pervenuto soltanto ieri al nostro ricevitore automatico e perciò lo ricordiamo ancora bene. Da luglio lei è precipitato nella scala di affidabilità del credito dal triplo G al quadruplo G. Il nostro reparto, come tutti gli altri dell'intero palazzo, è ora programmato contro l'erogazione di servizi o crediti a una patetica anomalia come lei. Per quel che la riguarda, d'ora in poi ogni servizio dovrà essere condotto sulle basi dell' immediato pagamento in contanti. Probabilmente lei resterà su tale base per tutto il resto della sua vita …”.
Multinazionali che regolano la vita degli umani da remoto. Una vita indegna di essere vissuta: Chip, ovvero cheap, circondato da cheepnis, robetta da poco, rapida a deteriorarsi, maledetta dall’obsolescenza e che, da subito, degraderà nel pattume per eccellenza, il kipple, sorta di estremo eone gnostico destinato a invadere e sostituirsi definitivamente al reale.

Mi guardo, da entomologo, Il mondo dietro di te, il cui titolo originale è ben più pregnante e imperativo: Leave the world behind
Una famiglia bianca (genitore 1 - Julia Roberts - e 2 - Ethan Hawke - + figlio + figlia) se ne va in vacanza; strani presagi: salta internet, poi l’energia elettrica, una petroliera si arena sulla spiaggia, i cervi migrano in massa; si aggiunge una seconda coppia, di colore (genitore 2 - Mahershala Ali, già pianista discriminato in Green book + figlia), proprietaria della casa-vacanza. Inizio con frizioni razziali che vedono lo scontro tra le femmine alfa (i maschi sono appendici): quella bianca non si capacita di come due negri siano più ricchi di loro; la negra non si capacita del perché si debba sottostare a dei bianchi: in fondo il bellissimo appartamento è il loro et cetera. Si profila, quindi, un’apocalisse americana (leggi: universale) di cui stentiamo a comprendere la natura: terrorismo islamico? Gradatamente i due nuclei prendono a miscelarsi, stimolati dalla paura di un nemico incombente quanto ignoto. La femmina bianca alfa quasi cede al negro, la femmina negra alfa, concupita dal figlio bianco, viene salvata dalla femmina alfa bianca: riconciliate, vedranno New York in fiamme attaccata dai “ribelli”. 
Tale pellicola, una morality play concepita dal Potere, insegna variamente:

1. Dobbiamo rinunciare a ciò che siamo stati. Già prima dell’apocalisse la femmina alfa bianca (Julia Roberts) rivela al marito di volersi estraniare dalla routine che la disgusta. Ma ora ne ha la possibilità. Il mondo che detestava, infatti, non esiste più. L’insistente presenza dei cervi (simbolo della rinascita: la nuova umanità è anche questione di corna) significa che ci si deve reinventare su nuove basi: ciò è necessario e non si deve aver paura poiché - la battuta nel film è inevitabile – “andrà tutto bene”. Negri e bianchi, tutta la classe media benestante (quella che conta, il resto è plebe che seguirà il branco più scelto), dovranno unirsi contro il pericolo dei ribelli, degli Heathens; i Nemici; e chi sono questi nemici? Quelli che vi diranno di volta in volta: novax, russi, islamici, cinesi, suprematisti bianchi, alceste il blog, omofobi. Ovviamente a ogni popolo verrà servito il suo piattino … ai Russi gli Ucraini, a Taiwan i Cinesi, a Italiani e Francesi gli antieuropeisti, e così via

2. Il cubicolo si rende necessario per sopportare questa fase di transizione verso il nuovo Eden. La figlioletta bianca sarà la prima a intuire la goduria della restrizione da lockdown catastrofico: stanca degli andirivieni dei grandi, troverà il paradiso nel bunker d’una villa vicina, dove potrà finalmente guardare l’agognata puntata finale di Friends

3. Non c’è un complotto, dice il maschio negro: anche le élite improvvisano nel panico. The Heathens, infatti, hanno colto di sorpresa pure loro. È una menzogna, ovviamente, ma fa scena.

4. La sequenza memorabile è quello del cimitero delle Tesla: a causa dei disturbi elettromagnetici, esse impazziscono, sfuggendo dai recinti delle concessionarie e, prive di guida, vanno a schiantarsi in colonna, come lemmings suicidi, tutte eguali (bianche), intasando di rottami le vie di fuga stradali. Si tratta di un avvertimento a Musk? O forse d’una amabile presa in giro: come dire, il green è una sciocchezza, vi stiamo fregando un’altra volta. 

5. Ce n’è anche per i survivalisti estremi e i reazionari: i primi, a dispetto della loro paranoia, dopo essersi preparati scientificamente per la fine del mondo, spariscono senza lasciare traccia; i secondi fanno tante storie, poi accettano dei contanti per una medicina: cioè carta straccia. Messaggio: sono avidi, stupidi e asociali, non hanno capito che nel brave new world saremo tutti fratelli; affidatevi a noi, con fiducia. 

6. La suddetta medicina, una qualunque, in pillole, deve lenire un disturbo (inventato ad hoc dagli sceneggiatori) che colpisce il figliolo maschio. Sintomo: gli cascano i denti. Messaggio subliminale: i giovani maschi bianchi, questi Cerbero sciovinisti (“Cerbero, il gran vermo,/le bocche aperse e mostrocci le sanne”), vanno deprivati dell’aggressività, attorno ai sedici anni circa, quando i testicoli sono al picco dell’efficienza sbruffona. Da accorti castrini, o dentisti dell’anima. Auspicabile, quindi, produrre maschi bianchi privi di carica elettrica: generare dei neutrini, smagnetizzati, cioè privi di contezza del passato: tecnopueri obbedienti. Le femmine, conformiste per natura, non daranno problemi, accontentandosi di granaglie ideologiche o della puntata finale di Friends

Questa frase, “andrà tutto bene”, è una sorta di stigma luciferino. Me la ritrovo pure in un film taiwanese, Le cascate. Un film arty, dal messaggio più rarefatto. La protagonista, divorziata, crolla psichicamente durante il lockdown, perde il lavoro, accumula debiti, s’adatta a lavorare in un supermercato, vende la casa. Nel finale si scopre che il lockdown c’entra e non c’entra, forse la malattia era solo la premonizione del disastro in cui rischierà di morire la figlia. Ma la figliola si salva: ecco la felicità vera, pure in un cubicolo; ci si adatta a tutto, anche a posizionare scatolame con la laurea in management; le pretese cadono, la vita va avanti, pure il pretendente bruttino diviene accettabile. Parva sed apta mihi. In fondo andrà tutto bene, produce Netflix. La Taiwan dei nostri giorni, peraltro, non si differenzia granché da una qualsiasi capitale europea: stessi arredi e architetture, medesime aspirazioni, eguali finte libertà. La globalizzazione ha spinto in secondo piano i tratti distintivi d’ogni popolo, rendendoli, al massimo, pittoreschi. Presto spariranno. In perfetto tripudio egalitario, si governerà l’intero ecumene con qualche enclicica zoologica.

Il principiare dell’apostasia europea, di cui Cromwell fu uno dei primi apici, e da cui seguì quasi tutto, innervò il desolato pessimismo scespiriano. Di fatto siamo ancora fermi lì poiché le idee di allora sono le medesime di oggi, solo più radicalizzate. Non fa sorpresa, quindi, ritrovare in questo passo di J.L. Borges l’essenza del nichilismo europeo: “’In uno dei parlamenti popolari convocati da Cromwell’, narra Samuel Johnson ‘fu proposto con tutta serietà che si bruciassero gli archivi della Torre di Londra, che si cancellasse ogni memoria delle cose passate e che tutto il regime della vita ricominciasse’”. 
L’Argentino, poi, s’abbevera a un filo di speranza: “Il proposito di abolire il passato si manifestò nel passato e - paradossalmente - è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile; prima o poi tornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato”.
Preghiamo con lui.

Abbattere i monumenti? Perché no. Si comincia da Cesena, ennesimo epicentro della demenza progressista: “Patrimonio dissonante a Cesena: in città il primo meeting europeo per ripensare gli edifici costruiti in periodi storici difficili, portatori di valori controversi”: questo per quanto riguarda la ganascia polcorretta. Poi abbiamo l’altra ganascia, l’Usura, che garantisce la colatura di un poco di ambrosia: “Avvio del progetto che ha garantito a Cesena un finanziamento di 180.876,86 euro”.
Vediamo cosa vogliono intendere per “dissonanza” e “periodo storico difficile” (all’inizio lo spreco di versificazioni vaselineggianti pare d’obbligo): “Quando si parla di patrimonio dissonante, o controverso, si fa riferimento a un oggetto patrimoniale collegato ad eventi storici più o meno conosciuti e riconosciuti, in alcuni casi legati ad un passato comune complesso e controverso, da cui possono scaturire interpretazioni conflittuali – o comunque in contrasto tra loro – da parte di gruppi socio-culturali diversi (es. Architetture dei totalitarismi del ‘900)”.
Leggi: qualunque gruppo di idioti, se avverte una dissonanza con la propria identità, impregnata di giuste rivendicazioni universali, può adire una pratica burocratica onde avviare la futura cancellazione di quell’edificio, monumento, pittura, affresco, scultura che ne offende la summenzionata sensibilità. 
Esempio: alcuni antifascisti non riescono proprio a vivere perché il Palazzo delle Poste all’Ostiense o la scalea della Facoltà di Giurisprudenza presso la cittadella universitaria “La Sapienza” in  Roma furono progettate dal razionalista Marcello Piacentini in piena epoca mussoliniana. Si avvia l’iter burocratico. Il politico, intanto, uno qualunque dell’arco in-costituzionale, avverte i propri tangentisti di riferimento. Si compone un lancio d’agenzia in cui “patrimonio” e “dissonanza” esondano dalle pagine. I Sovrintendenti ai Beni Culturali (a Roma ce ne sono addirittura due), frattanto, sono in vacanza. “Il Fatto Quotidiano” ordisce una raccolta di firme. La mozione passa in Comune dove un partito, uno qualunque, fa finta di opporsi. Battibecchi. Coccodé. Chicchiricchì. S’avvia, finalmente, la costruzione di una nuova scalea, ovviamente orrenda e disagevole, e però colorata d’arcobaleno grazie a innovativi quarzi ecologici. Gli influencer, intanto, influenzano. Il professor Nicodemo Colonna, ultranonagenario e decano di "Italia Sacra", stila una vigorosa protesta grazie alla penna d’oca del proprio bisavolo, ma viene zittito, fra strepiti di putipù, da un tweet congiunto di Fedez e Selvaggia Lucarelli. “Il Fatto Quotidiano” alza il pollice, ma, per allungare il proprio brodo populista, parla di costi esorbitanti e sospetti. “La Verità” tentenna, “Il Corriere della Sera” e “Repubblica” approvano senza riserve. La Procura apre un’indagine affidandola alla magistrata Monica Cerbiattini che, dopo un anno infruttuoso, va in vacanza. L’iridescente scalinata ha via libera; viene inaugurata l’8 marzo 2029 alla presenza della Presidenta della Cosa Pubblica (il latino è stato abolito) Giulia Bongiorno e delle maggiori autorità; una targa con dedica alla trans Ermenegilda Birillo è scoperta fra gli applausi ecumenici dei convenuti. L’appena nominata Procuratrice Generale della Procura della Cosa Pubblica di Roma Ciliegia Rossetti (città che, presto, verrà ribattezzata Armonia), derubrica l’indagine di cui sopra annotandola nel registro modello 45.
Oppure: la Comunità Ebraica di Roma intende come dissonante l’Arco di Tito. E giù pure quello. Alla Comunità indiana non va giù la dedica a Keats, colonizzatore, agli animalisti l’epigrafe in lode di Goethe che, è notorio, odiava a morte i cani. E così via.
Il progetto di cancellazione è potenzialmente totalitario e, soprattutto, istituzionale e trasversale: “… lo scorso giugno è partito il progetto europeo finanziato da URBACT IV  ‘AR.C.H.ETHICS - Architecture, Citizenship, History and Ethics to shape Dissonant Heritage in European cities’ che vede Cesena capofila di un team composto da altre otto città: Permet (Albania); Vilanova de Cerveira (Portogallo), Betera (Spagna), Gdansk e Krakow (Polonia), Leros (Grecia), Leipzig (Germania) e Kazanlak (Bulgaria)” in collaborazione con i quisling locali e le numerose, edaci, istituzioni private e pubbliche. 
La conferenza stampa d’introduzione ha riscosso innumerevoli coccodè d’approvazione. E, per ora, anche un paio di chicchirichì. 

La convinzione che dobbiamo strapparci dagli occhi è quella dell’evoluzione, del progresso. L’ottimistica processione paradarwiniana, rilanciata in ogni testo scolastico o divulgativo, dell’ominide che scende dagli alberi, guadagna la stazione eretta, perde il pelame, arrotonda la capoccia e conquista la scienza con la provetta in mano per lanciarsi finalmente verso le stelle, è una delle massime falsificazioni dell’Illuminismo Nero. Da d-evoluzionista, so che l’evoluzione non è sinonimo di progresso; con l’evoluzione, intesa come mero adattamento, e neutro dispiegamento, si acquista e si perde, allo stesso tempo. La falsificazione consiste nell’occultare le perdite e nel magnificare le presunte conquiste. Se, per un titanico sforzo della mente, si riguarda la storia umana con tali occhi luminosi e il più disperato sarcasmo, tutto il teatro del progressismo attuale si mostra per ciò che è, una recita mal condotta, un battibecco insulso e arrogante su fondali rammendati alla meglio.

Chi ama discettare sulle nuance, e nella ricerca di queste si compiace, s’accorge subito delle perdite e degli apparenti guadagni che abbagliano gli occhi dei superficiali. Una Natività di gusto bizantino, con quelle drastiche formazioni rocciose, la vegetazione stecchita dalla stilizzazione, la solidità pesa dei nimbi, le processioni degli adoratori e degli offerenti schiacciate in un grezzo tentativo di prospettiva, le campiture schiaccianti, esclusive … tutto questo suona primitivo rispetto a un Caravaggio o a un Georges de la Tour … eppure la concentrazione simbolica del primo, il lavorìo artigianale quale correlativo oggettivo d’un appressamento liturgico alla divinità, la profonda devozione effusa nell’immagine del Bambino e della Madre addormentati … tutto questo è perduto negli autori successivi a vantaggio (apparente) d’una tecnica esecutiva di certo superiore, ma che non compensa la densità inesauribile cui i primi simboli rimandavano: evocando un mondo di sensibilità comune a tutta l’ecclesia. Perdere, guadagnare: chi ha l’immane sapienza per tali calcoli? 

Un fulmine riga i cieli in tempesta a incendiare un albero; cosa avrà voluto dire il nostro dio? L’uomo, irsuto e livido, esce dalle spelonche, s’avvicina a quel prodigio, dapprima tremebondo, poi riconfortato: è forse quello un dono? S’inginocchia, forse piange; la comunità si raccoglie presso di lui. I nuovi nati saranno deposti in quel luogo di rivelazioni. Tutti si sentono più forti, la fede non s’interroga su sé stessa; ogni pericolo o angoscia sembra superata. Dopo di lui qualcuno ne canterà la vita, istoriandola nei totem, figli e i nipoti ne ricorderanno le gesta mitiche, a glorificare il capostipite e quindi la stirpe, sempre più larga. Queste bestie sono inferiori a noi, meno felici? Cos’è la pienezza della felicità se non una fede che mai s’interroga? Quale la differenza fra questi uomini che non hanno un nome per la felicità, essendone inconsapevolmente immersi, e la Candida Rosa dell’Alighieri, ove ognuno, immemore di sé stesso, stinge nella pura luce della beatitudine?

Philip Edmund Gosse risolse il contrasto tra fede e darwinismo con una soluzione elegante e insuperata. È ancora Borges a ricordarla: “Gosse [immagina] un tempo rigorosamente causale, infinito, che è stato interrotto da un atto passato: la Creazione … Il primo istante del tempo coincide con l'istante della Creazione, come dice sant'Agostino, ma quel primo istante comporta non solo un infinito futuro ma un infinito passato. Un passato ipotetico, naturalmente, ma minuzioso e fatale. Sorge Adamo e i suoi denti e il suo scheletro hanno trentatré anni; sorge Adamo (scrive Edmund Gosse) e ostenta un ombelico, sebbene nessun cordone ombelicale l'abbia legato a una madre ... di tutte [le cause] vi sono vestigia concrete, ma solo quelle posteriori alla Creazione hanno avuto esistenza reale. Esistono scheletri di glittodonte nella valle di Luján, ma non vi sono mai stati glittodonti”. Dio crea un Adamo reale assieme a fossili di tirannosauri mai esistiti e a concrezioni geologiche mai stratificatesi. Tale ipotesi si può deridere, ma è impossibile confutarla senza confutare la fede in sé. Ma chi può farlo se questa è salda e immediata?

I socialisti da social ridono e scherzano. Non hanno la più pallida contezza di chi si trovano davanti. Allo Zecchino d’Oro la piccola Aurora Esposito canta Ci vorrebbe un ventaglio:

Si dice che una formica e una cicala
… si trovarono insieme a chiacchierare
in un giorno che non era nemmeno d’agosto!
Che caldo! che afa!
Diceva la cicala stremata
che grande fatica …
le confidava la formica …
In questo caldo innaturale
che sale, sfinisce, fa male
per questo sole che sembra malato
c’è un cielo, un mare,
una terra che non ce la fa! …
Che non ce la fa! Che non ce la fa!!

Piegare Esopo al climate change … perché il caldo è “in-naturale” e “fa male”, il sole è “malato” e Gaia, la nostra terra, “non ce la fa!”. Infiltrare lo Zecchino d’Oro e il coro dell’Antoniano di Bologna. E dovrebbero tremare per dei tweet?

I maschi sono intrisi di cultura maschilista. E le galline? Di cultura gallinacea. Si possono fuorviare i comportamenti naturali? Certo. Lo afferma Martin Seligman nei suoi esperimenti sull’impotenza appresa (1965).
Tre gruppi di cani vengono sottoposti a coercizioni di qualche natura (una scossa, per esempio): il primo gruppo è liberato subito; il secondo può evitare la scossa premendo una leva; il terzo ne subisce le conseguenze senza scampo. Successivamente i cani dei tre gruppi vengono posti ognuno in una scatola divisa in due: la scarica elettrica è somministrata solo nella prima metà per cui il cane, per evitare la prossima, è costretto a saltare la barriera per rifugiarsi  nella seconda metà. I cani dei primi due gruppi eseguono in larghissima maggioranza la manovra, mettendosi al riparo; quelli del terzo si accucciano, aspettando la sofferenza con occhioni umidi di rassegnazione. Perché? La prima esperienza, priva di alternative, ne ha depresso la volontà e l’intelligenza tanto da fargli accettare come inevitabile ciò che, invece, con un semplice saltello, è palesemente evitabile. Tutto ciò è noto da sempre. L’estinzione di interi popoli si basa su questo. Gl’Italiani rinchiusi in lockdown, snaturati, posti l’uno contro l’altro, sottoposti a un fuoco di fila di ignominie contro la propria storia, quotidianamente, aspettano l'ultima scarica al mattatoio. A questo servì il lockdown, questo ha prodotto.

La storiella dei femminicidi introduce al prossimo culto: sacerdoti di Cibele che si tagliano la massa scrotale in nome dell’eguaglianza. Nelle cliniche approvate dal SSN vi sarà uno strapuntino ove liberarsi di tale molesto impaccio in modo da accedere a relazioni basate sul rispetto l’uno dell’Altra. Quando sei ridotto all’impotenza, e sviluppi psicologicamente l’inevitabilità della tua meschina condizione (sindrome di Turetta), ti prendono a calci pure i gatti.

Alcuni storici pretendono di comprendere gli eventi ricorrendo agli ultimi saldi concettuali: fascismo, comunismo, liberalismo. Altri, filosofi, ripassano in padella la cicoria metafisica, spingendosi, i più arditi, addirittura sino a Kant. Ma l’uomo inizia la sua corsa verso il Nulla attuale milioni di anni fa. Le attitudini sono divise e colori indossati su complessioni mioceniche.    

La natura autentica dell’uomo, che ama nascondersi, non si è mai dispiegata per compiacere le quattro carabattole polcorrette che oggi si gettano quale pastone ai micchi di tutto il mondo … essa, anzi, è aspra; irricevibile; terribile. Nel 1991, in Italia abbiamo 1916 omicidi volontari; al 12 novembre 2023 siamo a 285. In trent’anni, grazie alla pervasività crescente dei social, alla liberalizzazione del vizio (droga, prostituzione, alcool) e alla cooptazione delle organizzazioni criminali nello Stato, la linea di sangue si è quasi estinta. La data, 1991, è altamente simbolica. Il Potere Globale dirige verso la narcolessia morale, sociale, etica. La meta finale è la stasi dell’anima, la reificazione, da perseguire discolorando ogni campo umano, dal passato all’arte alla religione mercé la disgregazione progressiva dell’istruzione e la dozzinalità dell’offerta culturale. In fondo si tratta di un’utopia, pur terminale. Le gazzarre sull’inesistente femminicidio a questo servono: al grado zero dell'irreversibilità. Poiché i delitti, di ogni natura, qui sta il segreto terribile dell’umanità, ci avvertono di una vitalità; così come il crollo della litigiosità nelle aule dei tribunali significa la sparizione del tessuto economico, ormai annientato dalle multinazionali e depredato quotidianamente dallo Stato 2.0. Non è un caso che la residua criminalità sia portata dagli immigrati: fra di loro c’è ancora qualche essere umano. L’Italia e gli Italiani sono talmente corrotti, istupiditi e fessi da anelare il vuoto. Dall’horror vacui al cupio dissolvi. Finiranno per ciancicare barrette proteiche e scolare bottiglie green di sciacquatura di piatti ipnotizzati da un irenismo allucinatorio. Immemori di tutto, bramosi di scomparire, di sparpagliare le ceneri della loro transeunte e ormai odiata esistenza nell’oceano dell’Indifferenziato.

La nostra epoca ha creato la menzogna perfetta, colei che assume sembianze di verità. Per far ciò ha dovuto segretamente assassinare il principio di non contraddizione: se nel medesimo tempo e sotto il medesimo rispetto un’affermazione é vera e non vera, allora assume parvenza di verità qualunque altra affermazione. O, se non tira l’acqua al proprio mulino, di falsità. O quello che volete. Con l’abolizione del Principio Massimo si entra nel Paese dei Balocchi a festeggiare il carnevale delle Pecore Matte. Se è vero che Alberto è più bugiardo di Claudio non può esser vero che quest’ultimo sia più bugiardo del primo; oppure: se Alberto è meno bugiardo di Claudio non è possibile che quest’ultimo sia meno bugiardo del primo; e viceversa: se Claudio è più bugiardo et cetera. Non può essere che "A ∧ ¬A". Se accettassimo tali affermazioni come entrambe valide potremmo dire di tutto: persino che siamo europeisti pur militando in un partito antieuropeista; o siciliani pur essendo nati a Lambrate; o esperti d’arte pur sdilinquendoci davanti a croste micidiali.

E così nei telegiornali il Cristianesimo è una religione oscurantista in un servizio delle 20.08: poiché si deve servire la causa uranista; e una religione-vittima nel servizio delle 20.23 poiché degli islamisti hanno assassinato quattro cristiani; Saddam va bene quando sbudella iraniani, male quando invade il Kuwait; bene i Talebani a colazione, se danno addosso ai sovietici, male durante il brunch, nel 2001, perché i colpevoli sono quelli con lo straccio in testa; il patriarcato è benevolo quando si parla della dinastia Agnelli (l’Avvocato, così lungimirante!) e depravato se Mario Bombacci ha nostalgie da patria potestas; l’amore per le quattro ruote va bene nelle pubblicità dei SUV da 80.000 euri, male quando si è riottosi a rottamare la Panda del 2006; la bistecca va bene allorché la rosolano gli chef stellati, male quando Sante Katzone anela accendere il barbecue di famiglia; bene se la fregna è fatta intravedere e annusare lascivamente sul palco (femminista), male se Gigio Tambroni esclama per strada “Bionda, beato chi te se monta!”. E così via.

Se Rocco Siffredi incula una poveretta deportata sul set dai carnai dell’Est post-‘89, e poi le infila la testa nella coppa del cesso tirando lo sciacquone, siamo in piena libertà d’espressione, poiché la pornografia serve come mezzo di dissoluzione; se accenno la mano morta sul 556, vengo linciato a pagliacci unificati; se spedisco un sedicenne in fabbrica invece di costringerlo in classe spiegandogli pazientemente il principio di non contraddizione, e questo rimane schiacciato sotto un muletto, sono un benemerito che introduce i ragazzi presso il mondo del lavoro; se faccio fare tre giri a dei ronzini in piazza del Campo a Siena, due volte l’anno, assurgo a massacratore. E così via.

Ah, proprio Lei cercavo … e così guarda i film di Rocco Siffredi?”. “Certo”. “Come, certo?”. “Lo ritengo un campo d’indagine perfetto … humani nihil a me alienum puto et cetera et cetera … più sottoculturale è la sottocultura, maggiormente essa s’impregna dello Spirito dei Tempi. Più stupido è il presunto intellettuale, più egli rivela, che lo voglia o meno, la verità sul futuro riservatoci. Nei cretini ci sono meno resistenze, capisce? Il gallinaio pomeridiano di RAI1 è maggiormente rivelatore d’un file riservato della CIA … occorre frugare e rimestare nelle tinozze più lutulente e fetide … tutta l’estetica dell’alto complotto reca la mente a kolossal troppo grandiosi. L’apocalisse si annida nelle pratiche burocratiche, nei filmucoli, nei pop-up dei social, nelle interruzioni pubblicitarie di Spotify … si è mai chiesto perché Spotify è gratis? Dopo aver perseguitato dei poveracci per anni a causa di qualche CD fasullo preso sulle bancarelle o del download gratuito di un album di progressive tedesco del 1972? Il copyright, la proprietà intellettuale, la SIAE, il genio creativo … e poi aprono la discografia mondiale di mezzo secolo sul PC … sì, occorre indagare gli anfratti più spisciati, gli scantinati della propaganda, le latrine autostradali, le dark room del Nulla … qui si rinviene il vero inferno … occorre farsi Assange della merda, per comprendere … che la catastrofe proprio qui si denuda, come una Kali impietosa e stracciaculo ...”.

Ho sempre reputato Fabrizio De Andrè un cantante ordinario e un compositore mediocre. Su tale giudizio pesano indubbiamente i suoi sciocchi turiferari, gli assordanti rituali delle celebrazioni, le titanomachie libresche: Faber, poeta, maestro di pensiero … ma quando mai … come presunto intellettuale ne detesto la sciocca faciloneria nel giudicare epoche e Italiani impregnata del relativismo tipico di quegli anni che, a onta del clamore, hanno fruttato solo un raccolto miserabile: “Sia da giovane che da anziano [ho avuto] pochissime idee ma in compenso fisse .... in questa canzone già esprimo quello che ho sempre pensato: che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore. Anche perché non ho capito ancora bene, malgrado i miei cinquantotto anni, che cosa sia esattamente la virtù e che cosa esattamente sia l’errore. Perché basta spostarci di latitudine e vediamo come i valori diventano disvalori e viceversa. Non parliamo poi dello spostarci nel tempo: c’erano morali nel Medioevo e nel Rinascimento che oggi non sono assolutamente riconosciute. Oggi vedo che c’è un gran tormento sulla perdita di valori. Bisogna aspettare di storicizzarli. Io penso che non è che i giovani di oggi non abbiano valori: hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capire bene perché siamo troppo affezionati ai nostri. Tutto questo per dire che io non ho nessuna verità assoluta in cui credere, che non ho nessuna certezza in tasca e quindi non la posso neanche regalare a nessuno. Va già molto bene se riesco a regalarvi qualche emozione”. Un prodotto dei Sessanta, insomma, languido, falsamente umile e gonfio d’albagia morale, a disconoscere la Patria, scambiata per arengo d’una meschina lotta politica. La libertà anarcoide non fu che il consueto disprezzo ideologico verso ciò che si è stati, il rinnegamento che, nella storia, ritroviamo sempre prima della caduta di un paese. Anch’egli nella morsa di una contraddizione insanabile poiché se da una parte cicalava di libertà secernendola da un angusto relativismo (il passato, quale errore!), dall’altro era costretto a molestare i trovatori, Villon e Carlo Martello per cucinare le sue lagnose creazioni. La stessa attitudine ritrovo in un tal Michele Serra, già noto goliarda, interrogato sul patriarcato a proposito d’un recente fatto di cronaca nera. Inizia: “In realtà questa faccenda [del patriarcato] va avanti da un po’ di millenni … eh ... dalla concezione di un dio padre …”; lui inizia e io giro canale; siamo sempre ai blocchi di partenza: il dio padre, maschio, barbuto e vendicativo … che uccide … Gott mit Uns … le solite sciocchezze, apprese, per via di Bignami, dal marxismo liofilizzato degli anni Sessanta, dalla bocca barbuta dell’altro goliarda … questo, però, degno di fede ... tra una festa e una manifestazione … fra il gioco della bottiglia e il lancio della molotov arcobaleno. Questa nuova umanità che non sa nulla sull’Italia, ritiene che la civiltà sia nata con loro, circa mezzo secolo fa, e che i millenni che la precedettero siano buio, confusione e omicidio. Ciabattano di egalitarismo, lavoro, scuola, emancipazione … perché hanno inventato tutto loro, in perfetta giustizia … prima c’era l’intolleranza, il talebanesimo in porpora, la discriminazione. E ora, invece, dopo le conquiste civili, come ognuno vede, si respirano a pieni polmoni i diritti. E la libertà. La donna, povera donna … sotto i Romani, sotto il Papa re … ora, invece, ha i diritti … i diritti! I diritti! Diritti umani, diritti civili, diritti femminili, i diritti, insomma, distillati nelle storte dei laboratori globali … diritti … ma è proprio qui il busillis … quando la donna non ne aveva, di diritti, vantava un ruolo d’indiscusso e incomprimibile prestigio e autorità, una reverenza che nessuna legge positiva o meccanismo giuridico era in grado di rilevare. La contrapposizione fra l’aspro ius romano e la considerazione quotidiana che emerge dalle epigrafi familiari, a esempio, questo ci racconta; da un lato l’incapacità d’agire senza la tutela del marito, dell’agnato, della gens, dall’altro il popolo amorevole delle iscrizioni: figlia dolcissima, madre amatissima, moglie devotissima; persino le schiave liberate entravano in questo circolo di affetti. E fu davvero aspra, poi, questa legge? Il patriarcato latino marchiava a fuoco le sue bestiole? L’inizio e la chiusa del capitoletto sulla tutela muliebre nel diritto romano del professor Mario Talamanca, da ignorante, mi ha sempre sorpreso: “[In origine] la donna pubere … ha una limitata capacità d’agire ed é conseguentemente sottoposta a tutela … ridotta a un rudere formale la tutela muliebre sopravvive sino all’età, forse, di Diocleziano. Con Costantino la tutela mulierum é ufficialmente scomparsa”. Proprio con Costantino? Aveva forse letto le lettere di San Paolo ai Galati? È che, pure qui, si son fatti calcoli sbagliati sul passato … dolosamente … e si è costruita un’attualità fintamente egalitaria su tali somme e moltiplicazioni da somari: a donarci la vera schiavitù. 

Aprono il supermercato automatico. Non c’è personale. Neanche la merce, a ben vedere, dato che la vera merce è quella che reca il carrello. Esso scorre via, silenzioso, ed è lui a guidare l’avventore, muto; quindi il brivido della scelta inesistente; la sciocca convinzione dell’abbondanza; la cassa rumina un totale. Si striscia una carta, o s’imprime un pollice, o l’iride fissa un decrittatore digitale. È così comodo! La comodità è il progresso degli usurai, in effetti … hanno sostituito la libbra di carne col divano … in ottanta comode rate … comodamente seduto a casa tua … in tutta comodità … non si scomodi, gliela invieremo per mail … un QR code da leggere, più comodo di così! Facile, semplice, elementare, comodo, s-pensierato. La catalessi. Poi, nel cubicolo, mentre si spacchetta il mangime da pollaio, lacrime incomprensibili salgono agli occhi. Per fortuna soccorrono i social, i visori. I chiarori azzurrini nello sgabuzzino, quale balsamo! Nel buio folgora il superomismo vanesio del micco: ci si accapiglia su questioncelle di quart’ordine, puerili … si odia, ci si rinfranca, si tendono alleanze, si mostrano le frattaglie di un’esistenza insulsa.

Allo stesso modo le mandrie degli zombi di Romero. Avidi di carne umana, scossi dalla furia cieca dell’unica pulsione sopravvissuta, cenciosi, putrefatti, mutilati, essi gridano a milioni sciamando verso un orizzonte che più non comprendono e che non ha fine e meta; improvvisamente, però, si chetano; è uno spettacolo straordinario per la simultaneità con cui quella turba disperata ammutolisce; alte, sopra di loro, s’allargano alcune esplosioni artificiali; gli ombrelli dei fiori di fuoco, a decine, verdi, dorati, rosso sangue o d’un bianco accecante, illuminano i loro visi mostruosi e scarnificati che, ora, illusi da quegli sfavillanti arabeschi, posano in una stupefazione soporosa che, in un essere umano, potrebbe confondersi per felicità.
Qualcosa, però, a loro insaputa, si muove, annidandosi con cautelosa professionalità. La fucileria è freddamente disposta. S’inquadrano i bersagli inermi: sarà un massacro.

Per annientare un Paese occorre prima isolare i migliori, poi assassinarli a tradimento. La scia di sangue e diffamazione al sorgere della Seconda Repubblica ci ammonisce riguardo a tali eliminazioni propedeutiche all’instaurazione del Nuovo Ordine. Le tronfie santinificazioni postume, a base di trombette infilate su per la bocca del culo, sono il marchio indubitabile del martirio. Il cha cha cha istituzionale copre spesso un omicidio di Stato; dettato da sicari globali. 

Non tutti gli uomini sono eguali, non tutte le civiltà sono eguali. Per dominare definitivamente e senza ritorno, occorre annichilire le fonti più luminose. Una città italiana, a esempio, vive di alcuni luoghi d’irradiazione precisi, non necessariamente vistosi. Una chiesa, un panorama, una piazza, una torre. Il genius loci, ovvero la ragion d’esistere, sgorga da qui. Eliminatelo e avrete eliminata la città stessa. Si avrà poi un bel dire: “Ma no, è ancora lei, non vedi i palazzi, le strade, le ferrovie, gli abitanti?”. Ma occorre andare oltre, sviluppare un nuovo sguardo. Orvieto o Lucca non sono mai state un gruppo di architetture, ma stratificazioni vertiginose, come un olio di Tiziano Vecellio, il Colorista Sommo: ricco di otto, dieci, venti stesure e velature. Alcune città, un tempo bellissime, e perciò risanatrici, tanto che gli apostati del Nord venivano qui a ricostituire l’anima slabbrata, sono ormai comabonde, o morte, perché i pugnali degli assassini hanno colpito proprio quei centri vitali. Seppur presenti allo sguardo, esse languiscono residuando quali puri ricettacoli di sozzure pubblicitarie, di sciocchi espedienti turistici, d’intrallazzi digitali.

I roghi più inumani sono innescati dai focherelli più innocenti. Le domeniche a piedi … ah, finalmente si respira, ah le biciclette, oh, la città come non l’avevo mai vista, certo, certo, bisogna ripetere … ripetere! Ogni domenica! Macché, pure il sabato! Tutti i giorni, poffarbacco! Basta inquinamento, che vengono i tumori! La Panda smarmittata, revisione ogni dieci anni? Ma no, ogni quattro, anzi, ogni due! E multe, multe! Salate, però! Questa la via! E le strisce blu, a pagamento, si paghi, uno due cinque dieci … cento! Come a Wall Street! E ora, pover’uomo? E ora per entrare nel cuore della tua città devi sborsare la tangente, perché ti hanno ridotto a estraneo. Anzi, questo il sottinteso, è meglio che non vi entri più. Dapprima ti abbiamo scacciato da lì, maledetto vandalo, poi abbiamo lentamente degradato le zone di pregio ad abbassare i prezzi e acquistarle per un boccone di pane, ora le recintiamo a nostro esclusivo godimento … ma sì, Roma Firenze Napoli Palermo sono nostre, per te c’è la città in quindici minuti netti, nelle periferie nichiliste, fra il kipple che avanza, giorno dopo giorno, come una ruggine che sfibra palazzi, fabbriche, parchi, viali, occhi, mani … rust never sleeps ... solo il cubicolo rimane, il simulacro statale a regolare una vita indegna d’essere vissuta; e tanti diritti, poi, tantissima libertà … di annientarsi, da soli, senza memoria, lontani da Dio e da ciò che si è stati, in perfetta e disperata letizia, avidi di dissoluzione: disperdete le mie ceneri, ammazzatemi ex lege, usatemi da concime … merda eris …

"Mi scusi, ma devo dirlo, Lei è proprio pesante e ripetitivo, lo sa? La nostalgia, l'apocalisse ... Basta! Noi siamo attivi, studiamo, siam birbanti .... vogliamo l'azione, l'offesa bruciante e futurista ... i graaaaficiiii .. non questi sermoni ...".
"Ma no, prego, è che mi ripeto come i vecchi ... son fuori sincrono ... e poi ho una memoria totale per le piccinerie, come Ireneo Funes ... a esempio, oggi, sì, proprio oggi, mi son ricordato
la strada in cui venni al mondo … mille anni fa, forse … e le vetrine dei suoi cento negozi, la sera, a illuminare il mio cammino verso casa. Il profumo della carta e delle colle, al giornalaio, o il pane dorato, la tuta bisunta dei meccanici, il tanfo del grasso da lubrificazione, o l’afrore dei formaggi, più avanti, spesso e definitivo, i due tavolinetti del minuscolo ‘vino e olio’, stipati fra pareti di bottiglie scure, e i loro giocatori di carte, mio nonno, occhiali spessi e cravatta, e il suo amico Michele, giacca e panciotto color cielo, la pendula catenella dell’orologio, le linee impeccabili dei pantaloni, e poi i pacchetti della tintoria, fazzoletti e lenzuola, le timide offerte della merceria, il fioraio, il biciclettaro, il varichinaio, la maglierista. La città dei quindici minuti era già qui, fra noi. Si era in Italia, chi doveva insegnarci qualcosa? Amori nascevano fra i lotti popolari, spesso per procura, sotto sguardi vigili e implacabili. Ci si sposava, si avevano dei figli, si invecchiava. Senza mai lasciare quei pochi chilometri quadrati. E chi aveva bisogno d’altro? Fosse stato per me ancora sarei lì, a volte sogno le appliqués verdoline dell’atrio del mio palazzo, a cartoccio, flebili ambasciatrici della luce. Si, quello era un impero. Avrei desiderato altro? E poi ... mi dica: cos'altro posso cantare?".

93 commenti :

  1. Caro Alceste,
    Sulla catastrofe "Italia" non mi pronuncio troppo, essendo ancora in fase "senza parole" per quanto vedo e sento in questo luogo ctonio.
    E pensare che il mio ritorno era stato preparato da anni di lettura proibita del Nemico Alceste il blog, che aveva gia' annientato qualsiasi aspettativa minimamente rosacea; lo stupore mi coglie sempre impreparata.
    Ad esempio, erano anni che non intravedevo la tv italiana, almeno 25 che non la guardavo, poi mi sono trovata per 6 ore di fila in un pronto soccorso affollato per accompagnare un'amica, rimasta in attesa per il doppio del tempo, e ci piazzano tutti come foche davanti a un megaschermo dove non sentiamo la voce del conduttore, ma possiamo leggere il labiale ed i titoletti a cadenza regolare:
    "Ammazza la madre e la mette in un baule"; "Nasconde la madre morta perche' non ha i soldi per il funerale"; "Libero dopo due violenze"; "Medico insospettabile uccide moglie e figlia" ... un piacevole pomeriggio tra malati fisici e mentali (gli sceneggiatori) senza via d'uscita. Lo stupore non e' certo scaturito dalla situazione, troppo "normale" ormai; e' sopraggiunto piuttosto nel trovare, tra gli immancabili opinionisti, le stesse facce, le stesse (non una ruga di piu', ma alcune di meno) di 20 e passa anni fa, un flashback non indifferente, mi sentivo una diciottenne.

    Sull'abbattere i monumenti, dalle mie parti sta avvenendo in modo "naturale": causa terremoto di anni or sono, numerosi edifici del centro storico sono stati resi inagibili. Qualche transenna vuota li copre ancora qua e la', pronta a cascarti in testa per prima al prossimo terremoto. Oggi ho camminato lungo un vicolo storico: le vecchie botteghe tutte sparite, ovviamente, i deboli usci, polverosi e scoloriti, abbandonati alla prepotenza dei lucchetti d'acciaio; un edificio aveva per meta' delle inutili enormi stecche di legno conficcate a formare un quadrato di 4-5 metri di altezza, con accenno di croce interna gia' spezzatasi. Una stecca poggiava saldamente a terra, l'altra, causa la pendenza, vagava nell'aria; l'ho sfiorata per verificarne la solidita',ed ha ondeggiato leggera al mio comando. Sono entrata nella bella chiesa trecentesca che domina il luogo. Tutto il soffitto era coperto da una rete di qualche metro piu' bassa, come se ne vedono al circo, per frenare le meteore cadenti (saecula saeculorum, ci puoi scommettere, nessun sindaco precario dichiarera' mai quel soffitto, irraggiungibile dal moderno spirito dei tempi, di nuovo "sicuro"); le maestose colonne costrette entro barre di acciaio per tutta l'altezza e la circonferenza; qua e la' nelle cappelle laterali, transenne da "lavori in corso", da cui facevano ancora capolino gli antichi affreschi, per il saluto finale.

    Ise

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    1. Quando sento questi resoconti mi sento male. Non è affettazione, è così. A Roma non va meglio. Hanno un bel dire: il Colosseo, la Galleria Borghese, i Fori ... la bellezza di Roma consisteva nel suo paesaggio che intervallava rudere antico e campagna, barocco e accenno tardomedioevale. Ora tutto si è ritratto in alcuni punti precisi, turistici: il resto è stato spianato. In pochi decenni di occupazione massonica.

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  2. Io la capisco Alceste. Veramente e di tutto cuore. Ma quel mondo non tornera'. L'unica speranza per riavere qualcosa di simile all'Italia di quando eravamo piccoli (se veramente sia poi mai esistita non lo so) e' di lasciar morire di putrefazione questa societa' ormai malata che ci vive sopra. Tanto sta gia' agonizzando per i fatti suoi. Noi oltretutto non siamo solo i "figli dei padri ammalti", siamo ammalati a nostra volta. Abbiamo nuotato in queste acque zozze, gustato ebbrezze dei bagni d’azzurro e respirato quest'aria avvelenata. La putrescenza e' cominciata da un bel pezzo e come Lei giustamente dice i '60 hanno rappresentato un picco di tanfo.
    Quelli come Lei e me, io presumo almeno, devono resistere, conservare e difendere il kalos kagathos della Tradizione e della Civilta' tramite la propria famiglia. Io non vedo altro modo e cio richiede una dedizione totale. Una vera e propria guerra santa. Preservare la testa di un figlio libera dalla spazzatura di questa stanca in-civilta' io ritengo sia il solo modo per non crollare con essa. Cosi' forse qualcuno dopo di noi, forse meglio di noi, tornera' ad avere "le vetrine dei suoi cento negozi, la sera, a illuminare il mio cammino verso casa".
    Questo mondo va ucciso, va bruciato o lasciato bruciare. E "s'i' fosse foco"...

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    1. Sì, lo so. La distruzione non ammette pentimenti. Farsi uomini-libro, conservatori di civiltà, come nel romanzo di Bradbury, trovo sia l'unica soluzione per sperare ancora qualcosa. E comportarsi di conseguenza, ogni giorno, a costo di vivere male. Personalmente ho sempre vissuto male, mai avuti riconoscimenti; ho visto trionfare gli imbecilli, i ladri, i ciarlatani. Ma è l'unica etica che conosco.

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  3. «Io ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
    navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
    e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
    E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
    come lacrime nella pioggia.
    È tempo di morire.»
    Oggi Alceste mi hai fatto venire in mente Blade runner.

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    1. Occorre ricordare. Il ricordo vanta una propria realtà, come alcuni desideri. Alla fin fine scrivo qui anche per eternare il debole ricordo di ciò che siamo stati.

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  4. "Si sapra' che io sono il Signore".
    https://www.youtube.com/watch?v=THMuDCcN2B8

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    1. In una parola? Male.
      Segue risposta piu' articolata...
      Specifico fin da subito che mi cambia poco se e’ stata una recita, se e’ un ologramma (la tecnologia la hanno), se e’ stato un mago, un fulmine divino, un vaccino azionato a distanza; quello che sicuramente NON e’ stato, e’ una coincidenza. Il messaggio e’ chiarissimo, su Israele non si scherza.
      Nello scrivere quanto segue mi baso sulla miriadi di segni che ognuno puo’ vedere, di cui il video linkato e’ solo uno dei tanti; ha il pregio di essere istantaneo, questo si’, il che in un mondo la cui attenzione dura il tempo di un video su TikTok non e’ cosa da poco.

      SE stanno seguendo il copione biblico, Israele dovra’ trovarsi accerchiata dai nemici, senza alcuna speranza. Poi gli eserciti saranno fermati da... dal Signore degli Eserciti, appunto, in modo che a tutti diventi chiaro chi comanda. [Bisogna anche considerare, se questo puo’ “tranquillizzare” alcuni che la tecnologia per SIMULARE questi prodigi e’ disponibile]
      Qui bisognerebbe anche capire un’altra cosa, ovvero se si possono forzare gli eventi artificialmente in modo da causare un intervento divino. C’e’ un sacco di gente che lo crede, non solo tra quelli che considerano la Bibbia un libro sacro. Per esempio gli Yazidi. Il succo del discorso e’: tanto peggio tanto meglio, all’Eta’ del Ferro seguira’ “automaticamente” (e’ una mia approssimazione, non conosco a fondo le dottrine) un’Eta’ dell’Oro, o addirittura l’uscita dal Tempo. Quindi si cerca in tutti i modi di velocizzare la Fine.
      Questi PER ME stanno fuori di testa.

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    2. Oppure gli eventi NON si possono forzare, e stanno accadendo comunque.
      Questo forse e’ pure peggio, e alcuni sono cosi’ affezionati a questa idea da creare, con il loro attaccamento, ulteriori complicazioni.
      NON sono convinto che sia giunta l’ora, MA e’ innegabile che tutto ruoti attorno alla Bibbia, nel linguaggio della propaganda. Come dicevo in un post precedente posso pure ipotizzare che Israele scompaia dalle carte geografiche, se cio’ torna loro comodo, quindi senza l’intervento deus ex machina (!). Percio’ tengo in piedi la versione apocalittica e anche quella ipercomplottista dei Protocolli SS (anche li’ arriva il Re del Mondo, comunque), dove il banco vince sempre.
      E poi penso molto altro... di molto piu’ estremo... Ma in un certo senso la Rivelazione c’e’ davvero.
      Prendi per esempio Iliade XVIII, le ancelle d’oro - i robot di Efesto (quello della caduta...). Cominciamo a capire di cosa si tratti.
      Non vedo tutto nero, comunque. Il treno ormai ce lo becchiamo, e’ tardi per fermarlo; ma quello che sara’ dopo... potrebbe essere qualcosa di meraviglioso. E se anche fisicamente non ci saremo piu’, io mi sono convinto che questa esistenza sia solo una palestra. Certo se si crede che tutto finisca qui sulla Terra, la situazione e’ proprio nerissima. Anzi rossa, come il fuoco.
      Concretamente ho gia’ concordato con te che al momento si possa solo conservare, scansare i colpi, e non rendersi complici.

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    3. Sull'Iliade, solo a titolo di esempio - e non so se sono veri o solo immagini generate al computer [del resto in entrambi i casi si aprono scenari allucinanti]:
      https://www.youtube.com/shorts/nmHzvQr3kYE
      https://www.youtube.com/watch?v=cGevuGVgXzc
      Mettiamoci pure il discorso che e' una pubblicita', anzi diamolo per scontato. Il fatto e' che comunque e' solo una questione di (poco) tempo.

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    4. Propendo per la recita. La Turchia non mi ispira fiducia. Perché, tu dirai. La risposta può far ridere i geopolitici di tutto il mondo, ma la srotolo davanti a voi: perché la propaganda Netflix, a esempio, vede in larga maggioranza cinematografia turca. Anche polacca, ma che quelli siano al soldo è già evidente. Turchi, taiwanesi, indiani, spagnoli ... in prima fila. Mi sembra, da quel che vedo, che sia un paesello già conquistato, edonista, secolarizzato, e sulla via di divenire impotente. Certo Erdogan vuole sedersi al tavolo comune col piatto di fiches più alto possibile, e però lo prevedo seduto. Anche la telenovela di maggior successo di Mediaset è turca. In una puntata si mangiano pure gamberi o, addirittura, frutti di mare ... diranno: ma sono minuzie! La propaganda, però, agisce così ... sono ratti ... rosicchiano un centimetro al giorno ...

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    5. Concordo pienamente sulla Turchia. Gli attori sono pochi e ad alcuni capita di recitare piu' parti. Cosi' Erdogan e' nella NATO e contro la NATO, prende soldi per mandarci immigrati e per non mandarceli, etc. etc.
      Salvino e la Melona li inquadrai subitissimo come antifa e del resto non l'hanno mai nascosto, ad averli ascoltati attentamente (i miei dubbi su Blondet riguardano proprio l'interpretazione di certi fatti politici italiani... non so ora, ma in un passato recente e' stato convinto seriamente che ci fosse una destra in Italia); della Turchia posso dire, sempre a naso e seguendo la stessa logica, che non conosco un paese piu' filoisraeliano (in Siria, con Israele, Russia e Stati Uniti, si sono spartiti la torta). E' tutta una recita, esatto. Se mai c'e' stato un tempo in cui non lo fu, oggi non vedo proprio come potrebbe non esserlo, con logge transnazionali, corporation piu' grandi di molti stati, etc.

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  5. Ormai diventa pleonastico farti i complimenti per l'articolo, Alceste, tutto diventa più chiaro con l'avanzare degli anni e con lo scoprire che gli abbaglianti sogni di gioventù in realtà erano gli attuali incubi. Hai ragione, siamo stati espulsi dalle nostre stesse bellissime città, la mia " vecchia " di quasi tremila anni in nome delle " zone pedonali " ( la tenaglia polcor ) e poi del caro mutui ( la tenaglia usura ) e oggi simili alle città di cartapesta della pubblicità ma all'apparenza ancora scintillanti sotto le luci natalizie dei rigattieri asiatici. Come gli autori, Borges, Dick, letti con sufficienza allora oggi colpiscono per la precisione con la quale descrissero il tramonto di una civiltà, lo sconforto degli ultimi davanti alla scoperta dell'immenso piano ordito per annientarli. Ma come in Ubik si cerca di sfuggire con le rimanenti forze, trascinandosi su per le scale di un albergo degli anni '40 che si sfarina sotto i nostri occhi. Così noi oggi ci appelliamo al governo finto sovranista, all'autore finto conservatore al prelato finto anti bergogliano, per non confessare a noi stessi l'amara verità, siamo destinati a scomparire, condannati senza appello, come descrisse in modo magistrale Raspail. Cosa aggiungere? Anche i più distratti iniziano a sospettare, per la prima volta si parla apertamente di " suicidio assistito " nelle strutture pubbliche dove mancano le flebo per il pronto soccorso, dove gli anziani vengono lasciati al buio dopo le 20 perché il presidio chiude alle 22 e " sa, si deve salvare anche il pianeta ".
    Antonio

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    1. Si tratta di un'orgia di morte. Essa non deriva dal Male, bensì da un desiderio di annullarsi, come se, al termine di un ciclo, si aneli solo sparire, per la stanchezza e l'inadeguatezza a reggere un ruolo. Riadattando Kipling potremmo parlare di fardello insostenibile dell'uomo europeo. E addirittura ringraziare per aver avuto il privilegio storico di assistere a un suicidio così spettacolare. Peccato che tutto avvenga come in uno spettacolo kitsch, di quart'ordine. Eliot l'aveva detto, "not with a bang but a whimper" ...

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    2. Non è vero, non è vero,
      che veniamo sulla terra per vivere!
      Veniamo solo per dormire.
      Veniamo solo per sognare.

      Tochihuitzin Coyolchiuhqui
      (poeta azteco che se ne intendeva di decadenza di una civiltà)

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    3. Il poeta azteco potrebbe dare la mano a Shakespeare, Calderon e ai maggiori barocchi europei. Ma non a Dante. Dante Alighieri, come il Medioevo, non è mai pessimista. Egli organizza il mondo sub specie aeternitatis. Per questo il Medioevo è così inviso ... quegli Italiani erano troppo ascendenti, vitali e reattivi ... occorre affogarli nell'oscurantismo ...

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    4. Si hai ragione, quella che ho scelto è una delle più serene; in altre poesie molto spesso la vita viene paragonata ad uno smeraldo che Quetzalcoatl si diverte a frantumare; la vista dei sacrifici umani doveva essere terrificante e sicuramente influiva sulla visione della vita. Perché l'ho scelta ? le ultime guerre mi hanno particolarmente prostrato: migliaia di morti, dolore ovunque per cosa. Qualcuno sta mettendo in vendita portachiavi ricavati da mezzi militari distrutti, entro cui qualcuno è morto, magari bruciato vivo. La nostra civiltà, questo è diventata.

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  6. A proposito di De Andrè, già nel 1978 il grande Gaber gli aveva lanciato una piccola frecciatina "..E parlo molto male di prostitute e detenuti
    Da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti.." v https://www.youtube.com/watch?v=bAqFt5KrwlQ

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    1. Gaber a sinistra ebbe alterne fortune: qualunquista, come Battisti e compagnia, e però anche compagno. Negli anni Novanta si consumò forse lo scisma definitivo: infatti si accompagnava alla berlusconiana Ombretta Colli ... Faber ebbe sempre stampa a favore, di delirante devozione. Non ho mai capito perché. Così come non ho mai capito le lodi tributate a "Elio e le Storie Tese" che mi son sempre apparsi, al netto della maestria strumentale, dei poveri goliardi, questi sì qualunquisti. Una rivista pop-rock una volta mi rifiutò un articolo perché li mettevo in ombra a favore degli Skiantos ... per dire ... quando si nasce col tempo e col vento a favore ...

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    2. Impossibile resistere alla tentazione di compararli, ma sono due gruppi con anime e aspirazioni molto diverse. Uno spirito da cabaret milanese, e una grande voglia di virtuosismo per Elio, e un'anarchia innamorata del rock di Stones e Beatles per Freak. Gli Skiantos dimostrano ancora oggi nei primi due dischi del genio mai più rivisto anche solo nell'approccio alla musica (i fischi all'assolo di batteria mi fanno pisciare addosso ogni volta, non li ha imitati nessuno) con la voglia di divertirsi e fare spettacolo facendo implodere la piramide dello spettacolo. Questo gioco totale è un modo d'intendere (la musica e la vita) che non deve morire. Elio da loro ha imparato che si-può-fare ed ha preso il volo per fare altro, proprio negli anni in cui Freak e compari ricostruivano da zero il gruppo con molta fatica, la voglia di fare cose nuove e un rapporto altalenante con le proprie origini. Elio mi ha dato tantissimo, ma Freak è l'ABC e l'ho studiato anche grazie ad Alcestone nazionale.

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    3. La comparazione musicale non m'interessa molto. Riconosco ai più giovani una maestria nell'arrangiare e prendere in giro certe tipizzazioni dell'Italiano ... più televisivo che altro. Ciò che volevo porre sul piatto delle questioni è la differenza nelle provocazioni: se gli Skiantos, con tutti i loro limiti, dileggiano l'ordine costituito, dai carabinieri al "pubblico di merda", gli altri si trattengono sulla soglia di un conformismo tipico del riflusso edonista. Non a caso le prime canzoncine sono "Cassonetto differenziato per il frutto del peccato" e "Cara ti amo" ... vellicano le pulsioni del disimpegno ... gli altri erano "punk", cioè rompiscatole, seppur bonari. Se vogliamo la disperazione e il frontismo contro il Potere occorre scomodare l'hardcore americano, già gli Inglesi sono più orsacchiotti, nonostante le fanfare sui Sex Pistols.

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    4. Anche io ho sempre detestato De Andrè. Mi irrita l'orecchio soprattutto a livello musicale. Poi quando scimmiotta Lee Masters diventa insopportabile.
      Meglio Rino Gaetano a questo punto, almeno nei suoi cazzeggi intuiva qualcosa: "...comincia un mondo/un mondo diverso, ma fatto di sesso/e chi vivrà vedrà..."

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    5. Gli Skiantos sono imprescindibili perché attaccano alla radice sia l'esperienza del musicista, sia sé stessi. Elio, che non è privo di sensibilità - tra pubertà e parrocchia - beninteso, cerca di venderti qualcosa un po' più di Freak. Cercare di muoversi nel solco di Elio è assai più disagevole (nel migliore dei casi produce gli Atroci), cercare di muoversi nel solco di Freak produce ciò che Freak voleva che tu producessi: provare a essere te stesso.

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    6. Tagliamo la testa al toro: gran parte dei cantautori italiani impegnati, tolti dal loro habitat sociale ed epocale, sono insopportabili. Come compositori vengono superati da tanti. Basti pensare alla fioritura del progressive italiano nonché da autori un tempo considerati minori, proprio come Rino Gaetano (per non parlare di Battisti, Dalla e affini). De André fuori dell'Italia se lo filano in pochi, gruppi come "Il Rovescio della Medaglia" andavano in tournée pure in Giappone. Gli unici impegnati che riesco ad ascoltare sono Claudio Lolli, Lo Cascio e qualcosa di De Gregori.

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    7. Non potrò mai allontanarmi dalla terra che ha partorito il Banco.

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    8. Prima degli Skiantos ci sono stati gli Squallor
      Ioannis

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    9. Squallor un po' grevi per i miei gusti, ma ce ne fossero oggi.

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    10. Sicuramente certe loro scurrilità sono gratuite difatti ce li ascoltavamo per ridere (Berta, o'ricuttaro nnammurato etc) però col senno di poi una USA for Italy è geniale.
      Ioannis

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  7. Ancora un gran pezzo. Davvero. Ma perché non mi vuoi bene e ti lasci scappare un "ai russi gli ucraini"? E' inesatto. Lo so che per te è forse irrilevante, ma non lo è. Agli ucraini i russi. Questo sì è corretto. Poiché i russi non hanno come nemici gli ucraini, né lì intendono tali. Gli ucraini sono stati invece scentemente e sistematicamente indotti ad intender nemici i russi, a meno che, certo, non si redimano e spalanchino del tutto le porte (e le chiappe) al vento del west... E con questo non intendo che la Russia e il suo popolo non siano intaccati dalla melma attuale. Lo sono. Lo sono tuttavia meno che altrove. In qualche modo, con pochi altri, tengono. Qua e là. Per quanto? Non è dato sapere. Confidiamo in bene, che se ne sente il bisogno.

    (Yaroslav)

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    1. Quando tu riponi le tue ultime speranze sul popolo russo (e per russo intendo pure ucraino) e questo si macella vicendevolmente ... la frase può anche volgersi al contrario, quindi. E poi penso una cosa: quando Putin non ci sarà più cosa accadrà? Il muro di Berlino cade a fine 1989; a fine 1993, noi, a esempio, non avevamo più la classe politica che ci aveva guidati per mezzo secolo. Spazzata via alle fondamenta a favore di traditori. Per cui chiediamoci: cosa accadrà di qui al 2030? Temo, nonostante la vittoria nella guerra, un rapido declino. Le mie analisi, naturalmente, non poggiano su fini analisi geopolitiche e potranno essere ampiamente smentite. Basta aspettare.

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    2. Quello che dici ha certo senso. Non è infatti che io riponga chissà quali speranze in chissà chi. La fede, come tu dici, è tuttavia qualcosa di diverso. E nella Russia (hai ragione: la Rus' - "Rossija, Ukraina i Belarus, eto est' Svetaja Rus'!" -), in qualche modo, ho fede. Contro l'evidenza, talvolta; alla faccia delle analisi economiche, della geopolitica eccetera. Irrazionalmente. Ho fede. E se vera fede non è, beh, ognuno si consola come può. Ricordi Tjutcev? "Nella Russia si può soltanto credere". Sono versi un po' abusati, ma vi balugina una luce di verità. Chi la Russia l'ha un po' conosciuta e intesa sa di cosa parlo. E nella Russia si può in effetti soltanto credere, ancora oggi. Forse inutilmente, ma ancora si può. Come si può credere nell'Italia che fu. Non in questa. In quella che fu. E in quella che sarà? Sarebbe davvero molto bello, benché difficile a immaginarsi oggi... In Ucraina si combatte una guerra fratricida. A Kiev, nel 2008, il futuro Patriarca Kirill, allora Metropolita di Kaliningrad e Smolensk, arringava la folla per l'anniversario della nascita della Rus’. In quel mare di gente, che allagava Piazza Majdan, un tripudio di bandiere russe, ucraine, bielorusse. La terribile situazione attuale, nella migliore delle ipotesi, condurrà a ricostituire quel legame, invero mai del tutto spezzato, come sa bene chi conosce quello che sta succedendo in gran parte dell’Ucraina fra la gente comune, dove i più non accettano lo scisma dal Patriarcato di Mosca (la Tradizione!), per quanto gli abbiano stornato la testa quelli dell’ovest ucraino col potere in mano, da sempre estranei alla Rus’. Può essere che, come dici, vada tutto in merda. Gli indicatori ci sono eccome. Io, guardando alle cose anche in un’ottica spirituale, potrei financo dire che, se è vero che dal male non nasce il bene, dal dramma della guerra non ci si può aspettare nulla di buono, e che i nodi verranno prima o poi al pettine (forse la caduta della nostra grandiosa civiltà può essere inquadrata in questo senso). Ma gli uomini-libro, per come li intendo io, non rifiutano l’eventualità del miracolo…

      (Yaroslav)

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    3. No, il miracolo non lo rifiutiamo. Il pessimismo deriva dalla semplice considerazione che, dal 1989, muoiono i migliori. Gli unici popoli, cioè, che possano ribaltare il tavolo, quasi sempre travolti da conflitti fratricidi. Si è cominciato nei Balcani per l'Enduring Freedom sino a oggi. Sotto una propaganda totalitaria. Chi vivrà vedrà.

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  8. carenza di entropia, ci vuole pazienza, probabilmente all'approssimare degli ultimi entanglement, tra circa 4.500.000.000 di anni

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  9. Buon giorno sig. Alceste.
    Ho fatto il seguente pensiero che Volevo inviarle.
    Riguarda la cosa della Giulia.
    Secondo me è solo una fase della cottura dei cervelli dei ragazzi della massa bove.
    Premesso un' altro pensierino accessorio ovvero che la guerra è soprattutto un fatto di organizzazione amministrativa.
    Le motivazioni le abbiamo già ovvero combattere a est e a sud.
    Cosa manca?
    Manca convincere qualche milione di ragazzi a partire.
    Come fare?
    Vi diamo noi Una meravigliosa opportunità di espiazione della vostra tossicità.
    E così per tre volte in cent'anni...non c'è due senza tre...via a sfracellarsi in steppe aride e lontane.
    Tornerete così degni di poter nuovamente telefonare alle future Giulia. Esse nel frattempo non si saprà se avranno interrotto la noia con quelli dei barconi.
    A quelli, divieto assoluto di partire e combattere all'estero.
    Sono dei veri militari.
    Unica arma il coso a centro uomo.

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    1. Basterebbe fargli fare il cubo alle 06.00 sei giorni su sette ... qualche cazziatone ogni tanto ... un poco di marce, qualche zappatina qua e là ... un paio d'anni e tornano nuovi.

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  10. Non ho ancora finito di leggere, e c'è poco da ridere, ma a "pagliacci unificati" mi sono ribaltato dalla poltrona.

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    1. Pagliacci è termine tecnico ... sono proprio attori che si danno i tempi delle battute, vicendevolmente. La maggioranza non ne è ancora sazia, a quanto pare.

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  11. Ineccepibile. Spezzo una lancia a favore di De André, quello del periodo 65-80 saccheggiato da progressisti, dem e circensi vari non mi dice granché, salvo qualche canzone, ma negli ultimi 15 anni di carriera ha scritto alcuni pezzi da tramandare. Su tutti ricordo "La domenica delle salme", per me tra i brani più preveggenti della storia della musica leggera italiana: descrizione impietosa del nulla avanzante, lo spegnimento cerebrale incipiente (eravamo nel 90-91, passaggio cruciale). Credo avesse fiutato il pericolo...in quanto al resto, nella marea di nefandezze che evidenzi con rara lucidità ciò che più mi preoccupa sono le hit da zecchino d'oro, in generale le operazioni confezionate su misura per giovani e giovanissimi. Dici bene quando affermi che dobbiamo farci uomini-libro, ciò che temo è la difficoltà del passaggio di consegne...le nuove generazioni, direi gli under 25, stanno subendo un bombardamento mediatico forse senza precedenti, la melma dal volto umano li sta avviluppando tra arcobaleni, meraviglie green, inclusione, sostenibilità e altre parole chiave che nascondono l'annichilimento programmato. Mi auguro che una fetta di loro riesca a individuare almeno i contorni della grande menzogna, e lo faccia prima che sia troppo tardi ovvero quando non esisteranno più nemmeno roccaforti come il tuo blog, da quel che osservo le ultime sacche di resistenza nella derelitta Italia. A proposito del nostro Paese noto che stanno colpendo con durezza e ferocia inaudite, mi chiedo se questa accelerazione -negli ultimi 4-5 anni quasi imbarazzante per la spudoratezza- nasconda qualche timore della regia, una fretta che fa riflettere (e di cui secondo me non necessitavano, ci stavamo spegnendo lentamente, uno dopo l'altro)

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    1. Sì, "La domenica delle salme" è una bella canzone. Tutto l'album è di ottima levatura così come il precedente: sentiamo della musica perché il Nostro ha imbarcato Mauro Pagani che è un fine musicista. Occorrerebbe ora stabilire quale sia stato l'apporto di De André a Pagani e non viceversa. Ma non voglio fare l'avvocato del diavolo anche stavolta. La spudoratezza la si nota perché il progetto è ora totalitario. Non sfugge nulla e nessuno. Persino i più minuscoli eventi sono infiltrati. Nella scuola media del mio quartiere oggi ho contato almeno trenta cartoncini Bristol dedicati alla povera Cecchettin ... il problema è la gerarchia: se controlli i generali, la merda si riversa a cascata su tutto. Basta un input ... la gente si è arresa, ormai appoggerebbero anche la morte dei propri primogeniti.

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    2. Apporto fondamentale quello di Pagani, senza dubbio. In quanto al progetto totalitario concordo, evidente la pervasività, la capillarità, neanche una sagra della polenta può far a meno di esser dichiaratamente inclusiva e eco-sostenibile. Se ometti di specificare l'adesione a uno o più culti del nuovo corso comparirà il progressista professionista, rapido nel segnalare le imperdonabili devianze tramite social. Nel caso gli organizzatori fossero recalcitranti sarà la stampa (provinciale o, nei casi più urgenti e succosi-es. organizzatore bianco, etero e magari leghista- nazionale) a fare il resto: "polenta omofoba, sessista, fascista" ecc ecc a reti unificate, gogna pubblica fino all'impetrazione modello Enrico IV, ma senza il contesto ieratico del XI sec, oggi occorre obbedienza da fast food, dopo 24 ore di riflettori sul pentimento -monito per tutti- sotto un altro che serve merce fresca, il moloch lo vuole...in tale putrido scenario inevitabile che la gente comune si arrenda in massa o addirittura si unisca al coro polcor in maniera isterica, essendo sprovvista degli strumenti per analizzare e affrontare un delirio che fa impallidire la fantasia di D.F.Wallace. In Italia e Europa sono padroni completi del discorso, confido che altrove escogitino adeguate contromisure prima di esser inglobati dal blob multicolore, sempre che non sia già troppo tardi. Da qualche parte leggevo che in Russia è stato dichiarato illegale e estremista il movimento lgbt, tipica quinta colonna WEF...segnale positivo o fumo negli occhi per far credere l'esistenza di una reale contrapposizione all'Impero del Nulla? Ieri leggevo alcuni vecchi articoli qui sul blog e ne ho trovato uno che non ricordavo, in cui ripercorrevi le vicende russe ottocentesche, dai decabristi in poi; so quindi come la pensi su quel Paese ed è difficile darti torto, auguriamoci che l'incendio di Mosca del 1812, la Rivoluzione del 1917 e i fatti che seguirono non siano stati sufficienti a svellere le profonde radici della tradizione.

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    3. Assolutamente vero: è sufficiente dare un'occhiata all'immondo carosello di cui il padre di una giovane vittima di omicidio si è fatto (o lasciato fare, poco cambia) protagonista

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    4. Per anonimo: Occorre sempre distinguere tra le forze latenti di un Paese e ciò che fanno alcuni suoi dirigenti. Proprio da tali forze ancora non completamente disseccate si può sperare. Dobbiamo confidare nell'invisibile e nell'inaspettato invece che nelle mosse e mossette politiche. Personalmente tendo a entusiasmarmi poco perché ho già visto come molte volte si retroceda di un passo (scroscianti applausi della controinformazione) per farne tre avanti il giorno dopo (come nel caso della Meloni o dei 5S, tanto per restare nel nostro microscopico ambito nazionale).

      Per Pietro: Quello della Cecchettin è stato davvero un carosello immondo. Appena intravedono delle potenzialità danno ordini precisi e la fanfara si scatena all'unisono, assordante. Per altri omicidi, a esempio, tali ordini non sono scattati e le vicende sono cadute nell'ordinaria amministrazione della criminalità.

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    5. Hai perfettamente ragione, del resto mai avuto fiducia nella politica, mai votato, consapevole della situazione di servaggio completo in cui versa l'Italia dal 92 (prima forse esisteva qualche margine di manovra, per quanto i casi Mattei e Moro facciano intuire quanto fosse ridotto)...non mi convinse l'operazione Tangentopoli, figuriamoci il fenomeno 5stelle. E per quanto la Russia non versi nelle nostre stesse condizioni di sudditanza -quantomeno non è occupata militarmente, fattore di non poco conto- concordo nel non far eccessivo affidamento su iniziative di un certo tipo, le tengo presenti ma i facili entusiasmi sono da evitare. Confidiamo in ciò che si muove lentamente, sotterraneo...alla prossima.

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  12. Giorgetti: "Su pensioni intervento doloroso ma necessario." (Taglio di 10 miliardi di euro a pensioni).
    Meloni: "Abbiamo già dato un miliardo di euro di aiuti all' Ucraina ed entro dicembre rinnoveremo il nostro contributo".

    https://youtu.be/zdp5dIjGL7Q?si=4gfXJ5-GoZrNfcFa

    Sirio

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    1. Sono le conseguenze del tifo ... abbasso la sinistra, viva Giorgetti. Lo schema è sempre quello della finta di Garrincha.

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    2. Si, inoltre i più non sanno che Giorgetti è un "fratello".

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  13. Per Anonimo: ho partecipato ad alcuni incontri con gli studenti di un paio di licei. Non ho riscontrato particolari problemi di disciplina, anzi: potrei persino dire che sono ben più tranquilli di come eravamo noi. Ma sono totalmente sedati. Eppure basta il lacerto di un mito, un nome buttato lì (Wotan, Hunding, il Reno... ) ed in più di uno vedi un bagliore accendersi negli occhi. Un bagliore che si spegne immediatamente, certo, ma che ti fa capire la violenza con cui abbiamo soffocato il fuoco che, con varia intensità, brilla in ogni uomo.

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    1. Stesse impressioni Pietro: mediamente molto più disciplinati della mia generazione o di altre che ho visto all'opera, li stanno rendendo placidi e mansueti con mezzi subdoli, mortiferi per la vitalità. Mi chiedo se riusciranno a irreggimentarli fino all'estinzione programmata (o alla realizzazione dell'agognato melting pot, crogiolo di sradicati), attraverso abbondanti dosi di tecnologia, di propaganda, di cubicoli già drammaticamente descritti da Alceste...come notavi basterebbe poco per riattizzarli, purtroppo oggi anche quel "poco" pare utopistico.

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    2. Vero. Pochi giorni fa ho partecipato ad una piccola festa di una società sportiva. I più disciplinati sono stati i ragazzi tra i 14 - 18 anni. Seduti diligentemente con i loro cellulari, nemmeno la presenza delle pari età femminili è sembrato scuoterli più di tanto. Molti aspettavano la foto con il figurante travestito da babbo natale. Mi domandavo cosa sarebbe successo ai miei tempi, come minimo avremmo approfittato dell'occasione per farci una sgambata e due tiri a canestro con le ragazze, chissà! Forse l'abuso del telefonino conduce a comportamenti più mansueti nella realtà quotidiana o alla presenza di adulti. Non so darmi una spiegazione.
      Antonio

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    3. Per Anonimo: purtroppo devo ammetterlo: le loro famiglie (vedo come si comportano i miei cugini con i loro figli: pura estensione dell'indottrinamento ufficiale) sono i loro peggiori nemici, in combutta con le istituzioni corrotte. Però non voglio peccare di superbia negando loro un futuro possibile. Posso sperare, anche se quel che scrive Alceste è purtroppo del tutto condivisibile. Tanti auguri di Buon Natale.
      Per Alceste: tanti auguri di Buon Natale. Grazie per quello che scrivi: è importante tenere accesi i fuochi nella notte, scambiando tra noi segnali nella tenebra che incombe.

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    4. Buon Natale a te e ai tuoi cari.

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    5. Mi permetto di consigliare una lettura natalizia, lieve e ottimista
      andate a questo indirizzo https://autoricerca.ch/journal
      scaricate il pdf n. 26 e leggete l'ultimo articolo "Villaggi sovrani" (anche gli altri sono interessanti, in verità, e meritano una lettura)
      Buon Santo Natale al nostro Ospite, esteso a chiunque gli aggradi.
      Sandro

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    6. L'ottimismo non è tale in sé, ma perché si ripercorrono antichi sentieri. Ci si sente al sicuro. Grazie del consiglio e buon Natale a voi tutti.

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  14. https://youtu.be/v1dtvVslcqM?si=bFBexowmm5eCEFrg

    Sirio

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  15. Carissimi auguri di buon Natale ...

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  16. Ciao a tutti dalla Sardegna, vorrei ringraziare Alceste (Uomo Biblioteca) Grazie mille anche a tutti coloro che in questa sezione contribuiscono a insaporire questo già gustosissimo blog. Alessandro

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  17. Buon Natale Alceste 🤗

    Sirio

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    1. Grazie, Buon Natale anche a te e a tutti i lettori del blog. E non solo a loro.

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  18. La sovranità dell' Italia...

    https://youtube.com/shorts/NSQs9LpuF2g?si=DGIt1cpvbcg4vGSB

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    1. Ne avevamo già discusso ... non si riesce a capire perché D'Alema non si sia dimesso dalla politica. Forse per lui era indifferente.

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  19. Ho visto in serata "Il mondo dietro di te", ne hai dato una lettura davvero micidiale...notevole la parte riguardante il ragazzino che perde denti, il 16enne da "devitalizzare", per non parlare dei cubicoli salvifici, dei reiterati "andrà tutto bene", della presa per i fondelli green (con annesso avviso a Musk? Ho avuto la medesima sensazione). Netflix si conferma efficiente distributore automatico di propaganda, leggevo che uno dei fondatori è nipote del leggendario Bernays, buon sangue non mente. Immagino l'effetto che simile paccottiglia ha sulle sinapsi di chi l'assorbe senza filtri...buon Natale a te e a tutti i lettori, a presto.

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    1. Nel post ho dimenticato di dire che fra i produttori esecutivi figurano gli Obama. Tanto per definire l'operazione che ha scomodato diversi premi Oscar e il cui slogan è: "There's no going back to normal". A chiudere eventuali strade di ritorno alla normalità del quotidiano. Buon Natale a voi tutti.

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    2. Tempo fa cercai qualcosa tramite gugle, perchè cominciavo a riscontrare la presenza costante di questa frase in innumerevoli film di produzione hollywoodiana... Come non collegarla, poi, agli arresti domiciliari di marzo 2020?

      https://www.domusweb.it/it/arte/gallery/2020/04/29/allan-mccollum-e-tutte-le-volte-in-cui-si-pronuncia-nella-storia-del-cinema-la-frase-andr-tutto-bene.html

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    3. Interessante questa raccolta. Bisognerebbe capire quando è concentrata la frequenza dell'uso, ma su questo sono quasi sicuro: negli ultimi dieci-quindici anni quando esplodono serie TV e affini. Credo che la frase vada riferita non solo al lockdown bensì all'intero tentativo di sostituzione della nostra civiltà. Come a dire: sappiamo che ora sei sconcertato e confuso ... operiamo, tuttavia, per la tua maggior felicità ... non preoccuparti se qualcosa sembra girare storto ... andrà tutto bene ... sei al sicuro ... e così via

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  20. Per me, anche quest'anno, vale quanto disse Virgilio (Purgatorio III, 34-39):

    "Matto è chi spera che nostra ragione
    possa trascorrer la infinita via
    che tiene una sustanza in tre persone.
    State contenti, umana gente, al quia;
    ché, se potuto aveste veder tutto,
    mestier non era parturir Maria;"

    Buon Natale ad Alceste e ai lettori del blog.
    Ise

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    1. Bisognerebbe farlo leggere agli scientisti da tinello che ci ammorbano da mane a sera. Un saluto e buon Natale.

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    2. Buon Natale ad Alceste e a tutti i lettori.
      Molto bella la citazione. L'elezione, infatti, avviene dall'alto; che in democrazia succeda il contrario e' solo l'ennesimo segno dei tempi.
      Mi hanno segnalato questo breve video che vi giro in quanto mi sembra in tema natalizio. Purtroppo non sono riuscito a capire di quand'e', ma non mi sembra recente. In Vaticano i discorsi li fanno i banchieri... di nuovo buon Natale!
      https://twitter.com/SalazarYulia/status/1737504539052331387

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  21. Sono cresciuto con i cantautori. Al netto dell'ispirazione politica levogira che impestava tutti o quasi e che non mi ha mai convinto troppo, ascoltavo e riascoltavo tutti i più grandi, superfluo fare nomi..
    Poi una decina di anni fa mi sono imbattutto negli IANVA e di colpo tutte le migliaia di canzoni che giudicavo come l'apice della musica leggera, sono impallidite.
    Questa è letteratura in musica, ( e che musica..). Consiglio " Disobbedisco!" o " Italia: Ultimo Atto" o qualsiasi altra cosa troviate..
    Un Buon Natale a Tutti!

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    1. Buon Natale anche a voi tutti. Non conoscevo gli IANVA, immagino li abbiano emarginati viste le tematiche trattate. Li ascolterò con cura.

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  22. Il prossimo anno a Florentia ci saranno le elezioni. La candidata PD si è convertita all'ebraismo. Dopo Roma credo che Firenze sia la città italiana con più opere d'arte con soggetti di natura religiosa espressione del cristianesimo.
    Il male avanza non solo a Gaza.
    Auguri!

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    1. Convertita? Non si è mai mossa da ciò che è sempre stata. Caratteristica principale: spuntare dal nulla a larga acclamazione indiscutibile ... sarà una grande sindaca ... certo, quell'incendio agli Uffizi si poteva evitare, ma non ci si lamenta.

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  23. Letto solo ora il post e mi permetto di tornare sugli Skiantos.

    Freak era un genio (visto dal vivo più volte), specie, come già stato scritto, nei suoi primi due LP.

    Una sola canzone per tutte.

    In tre minuti, il crollo delle speranze in un'eventuale rinascita grazie alle giovani generazioni.

    Amara, comica e geniale: "Sono un ribelle mamma".

    Capolavoro.

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    1. A parte i loro limiti tecnici e compositivi, quel che di notevole in loro rinvengo è l'essere "punk" ... cioè rivelare la società italiana attraverso i suoi mille fatterelli: la mamma, i Carabinieri, i rapporti con le donne, la povertà e il lavoro e la droga, la stupidità del pubblico, persino l'incomunicabilità (basti ascoltare "Freezer", canzone profetica sul desiderio di "cubicolo") ... questa indagine beffarda gli donava, poi, uno spessore morale ad altri sconosciuto. Elio e compagnia tale spessore lo vantano minore di una sogliola passata sotto una pressa idraulica ... le mille pubblicità, Sanremo, il McDonald's ...

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    2. E come perla finale degli Elio c'è X Factor.... gli Skiantos erano sotto l'egida della Cramps... quella degli Area, Arti e Mestieri, case discografiche simili al giorno d'oggi sino un miraggio.

      Ioannis

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    3. Me la ricordo, dovrei avere qualche vinile da qualche parte.

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  24. https://www.youtube.com/watch?v=mkzzqcuMpEs


    Santo anno nuovo a te, Alceste, e ai tuoi lettori,
    Anna

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    1. Grazie Anna, un felice anno nuovo a te e a tutti coloro che ci leggono.

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  25. Ciao Alceste, buon anno. Mario.

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    1. Grazie Mario, e buon 2024 a tutti. Ricordiamo che 2024 = 2 x 2 x 2 x 23 x 11.

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    2. Buon anno a tutti.

      Alceste, potresti essere meno ermetico con i numeri?

      Ritorna il 2 di cui avevamo parlato, qui elevato addirittura alla terza, infatti poi abbiamo 2 e 3 e poi ancora 2 (1+1). Non capisco soprattutto il 23, mi fa pensare alla Sacerdotessa (bianco e nero) unita all'Imperatrice (abbondanza), comunque da' somma cinque, lo Ierofante, il livello piu' alto raggiungibile umanamente parlando (il ponte tra cielo e terra, potere spirituale e temporale).
      In generale cosi' mi sembra: problemi che si acuiscono da una parte, e opportunita' dall'altra. Ma sarei curioso di sapere perche' hai scritto quei numeri, volevi farceli giocare?

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    3. Buon anno a tutti e a te.
      Pensavo banalmente, a proposito del 2024, che c'è l'8, numero della scacchiera senza alto né basso, e l'11, numero rosacrociano. Il che non promette nulla di buono.
      Ci tengo a dire che a queste minchiate non credo avendo maturato una forte avversione per esse dai lontanissimi tempi in cui leggevo di fantarcheologia ... e tuttavia, qui sta il busillis, forse a tali cose ci credono gli Altri ... e allora mi tocca sviscerare per scherzo la questione ...
      Ricorderai, poi, che scomposi, un po' per celia, le somme vinte da Matteo Salvini e Matteo Renzi ai quiz della Fininvest. Riporto quanto scritto:

      "Matteo I [Salvini] vince, due volte, a distanza di cinque anni, Lire 1.100.000.
      Matteo II [Renzi], una volta, Lire 48.400.000.
      Il primo numero, scomposto: 55 x 25 x 11 (o, sommando le due vincite, 55 x 26 x 11).
      Il secondo numero, scomposto: 55 x 27 x 112 [5x11x27x112].
      In entrambi si notino le abbondanze di 5 e di 8, il lato della scacchiera, privo di alto e basso. Sono casi fortuiti, ovvio. L’11, invece, l’ominoso 11 dei Rosacroce, reca, ammettiamolo, un filo di inquietudine. Solo per un attimo".

      Si scherza. Spero scherzino pure gli Altri.

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    4. Ahahah, grazie della spiegazione! Sull’11 – a parte la somma due, anche graficamente è molto simile al numero romano II; due colonne, o come hanno voluto sottolineare, due torri. A proposito di scacchiera, una bianca e una nera; il loro motivo preferito.
      Due potrebbe essere il vero numero del diavolo (di-visore) propriamente inteso, Sei essendo solo la “perfezione” aggiunta del Tre.
      Non sono riuscito ad inquadrare la loro spiritualità ma di certo, se non credono a queste cose, vogliono farci pensare che ci credono. Sulla fantarcheologia ti capisco e concordo (ho tagliato diversi contatti con gente che a conti fatti era invasata, mentre pensava di essere “scientifica”), ma del resto non sopporto allo stesso modo le favole ufficiali sull’uomo primitivo e i viaggi sulla Luna, come quelle sull’HIV, l’antenato del kavod.
      Sui casi fortuiti non so; si dice per esempio “nomen omen”. Non c’è quasi mai un complotto, eppure questa affermazione è quasi sempre vera. C’è come una corrispondenza tra realtà e simbolo, realtà e numero, difficile da spiegare razionalmente ma altrettanto difficile da negare. Io per esempio mi stupisco di quanto il mio nickname sia legato, in modo un po’ beffardo, al mio destino… di cui non ero certo consapevole quando lo scelsi. Un caso illustrissimo e recente è il Bourla.
      Mi ricordo di quei calcoli, molto apprezzati. Secondo te, chi vinceva andava in politica, oppure al contrario, chi doveva andare in politica vinceva? E ancora: potrebbe essere, la politica, un premio di consolazione che danno agli attori mancati, dovendo pur collocarli da qualche parte se sono amici di amici?

      Sul 2024, anche aldilà di considerazioni numerologiche o astrologiche, la vedo molto, molto spessa… Ma, se posso aggiungere una nota ottimista, penso sinceramente che sarà molto meglio del 2025.



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    5. quale commento interessante. Sono qui grazie ad un consiglio dell'Amico Nacht e mi sembra d'obbligo segnalare questo : il chicco forti (lo chiamano per pseudonimo e per me già basta per sentire la puzza di imbroglio) come la stessa wikipedia sostiene, avrebbe vinto una forte soma di denaro dal michele buongiorno. Tale evento, lo stesso oracolo virtuale lo presente come qualcosa di "iniziatico". La cifra gli ha permesso di investire in america. Leggete voi stessi e troverete tante informazioni interessanti. Personalmente il forti me lo vedo come ottimo avversario di "destra" della salis.
      https://it.wikipedia.org/wiki/Chico_Forti

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  26. The elderly are useless eaters...
    Non ci sarà mai un risveglio...
    https://www.youtube.com/watch?v=qAF821WYY9Y&list=OLAK5uy_lLWZB2tbc_H-Cf64DTiA7fgYgJzpyln4c&index=10

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  27. Quelle beate strutture, intreccio e rima –
    perché non mi sono d’aiuto ora
    che voglio fare
    qualcosa di immaginato, non ricordato?
    Sento il suono della mia stessa voce:
    “La visione del pittore non è una lente,
    trema nell’accarezzare la luce”.
    Ma a volte tutto ciò che scrivo
    con l’arte logora del mio occhio
    sembra un’istantanea
    livida, rapida, vistosa, folta,
    più intensa della vita,
    eppure paralizzata dal fatto.
    Tutto è mésalliance,
    eppure perché non dire ciò che accade?
    Prega per la grazia accurata
    che Vermeer diede all’illuminazione del sole
    che muove come marea sulla carta
    fino alla sua ragazza solida di struggimento.
    Noi siamo poveri fatti passeggeri,
    da ciò ammoniti a dare
    a ogni figura nella fotografia
    il suo nome vivente.
    Robert Lowell

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  28. Grandioso Alceste! Continua ad illuminare la via...prima o poi qualcosa di buono succederà, ne sono certo e pure commosso. Grazie!

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  29. https://youtu.be/Ka88FP0OvMk?si=uPPHAb9BToQWu2Fd
    Argomento sempre interessante

    Francesco

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  30. Alceste, scusa l'inopportunità, non scrivi da un mese... Ed è stato un mese interessante. Io sono già alla terza lettura del post e commenti. Ci meritiamo qualcosa di nuovo su cui meditare? Grazie. Un abbraccio
    Walter

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Siate gentili ...