Pubblicato su Pauperclass il 16 gennaio 2015
Eccoli li, Hitler e Mussolini in automobile. Labari con svastica, ancora Hitler in varie pose, qualche gerarca nazista che non mi premuro di identificare. Dalla parte opposta della strada, fra puzzo di orina e DVD pornografici di varia inclinazione, calendari di Benito Mussolini, libri editi durante il Ventennio, materiale celebrativo e agiografico del colonialismo.
Domande alle scolaresche italiane.
L’attacco di Via Rasella nel 1944 da chi fu compiuto?
Risposta di una larga parte: dalle Brigate Rosse.
La Triplice Alleanza?
Risposta: Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Spagna …
E l’Impero d’Austria e Ungheria? Sì, c'era anche quello, con cautela …
D’altra parte, perché no?
La risposta fa il paio con quella di John Belushi in Animal house; per risollevare il morale della confraternita universitaria Blutarski/Belushi si lancia in un discorso patriottico: “Animo! Dobbiamo reagire, come i nostri padri! Come quando i Tedeschi attaccarono Pearl Harbour …”
Dialogo con un conoscente:
Io: Non sembra corretto chiedere ai testimoni se qualcuno ricorda Bossetti nei pressi della zona del delitto … il volto è ormai familiare, si rischia un sì schiacciante, come con Valpreda.
Conoscente: Che Valpreda?
Io: Quando ci fu il riconoscimento da parte dei testimoni misero Valpreda (spettinato e in disordine) assieme a quattro funzionari in giacca e cravatta … Ovviamente la gente riconobbe lui e soltanto lui …
Conoscente: E va bene, tanto era lui …
A un quiz.
“Cara signora, allora, il primo articolo della Costituzione è: l’Italia è una Repubblica fondata sul ??” … “Sulla famiglia!”
Risposta non del tutto inaccurata …
Il passato come un fondale indistinto in cui tutti i personaggi sono intercambiabili e non passibili di giudizio: un’ammucchiata goliardica di personaggi come nell’interno della copertina di Sgt. Pepper’s lonely hearts club band dei Beatles.
Il proprietario di un mercatino nella mia zona teneva in vetrina alcuni soldatini d’epoca (anni Trenta): raffiguravano militi nazisti col braccio teso o col panzerfaust spianato verso un immaginario nemico oppure latori di una bandiera con svastica che sventolava immobile sulle onde di un vento inesistente: giocattoli della Hitler-Jugend.
“C’è mercato per questa roba?” dico. “Assolutamente sì. Vanno a ruba … prima era difficile trovarli. Poi un rigattiere tedesco, entrato in una cantina per ripulirla del ciarpame, si è trovato sottomano tutta la collezione (intonsa!) della Hitler-Jugend. Ancora imballata. Perfetta. Di solito ogni soldatino è marchiato dall’uso, ma non in quel caso. Ha rivenduto centinaia di pezzi a decine di migliaia di euro: alla convention presso il suo stand c’era la fila … l’invasione ha un po’ ridimensionato i prezzi, ma è un prodotto che non tramonta mai …”.
Pare che il pezzo più ambito sia Hitler che sventola un labaro nazionalsocialista.
Senza passato e ridotti a entità individuali. Puri consumatori. Alla maggioranza sembra stare bene. Perché no? dicono. Già: perché no?
All’uopo sono stati annichiliti tutti gli spazi di socialità.
Si rileva unicamente come individui. Se più uomini si associano sono subito visti con sospetto. La voglia di socialità deve essere combattuta con ogni accortezza e astuzia.
Rigurgiti fascisti. Ma quali rigurgiti! I fascismi storici sono sepolti.
Altro sono le pulsioni fasciste. Quelle si ricreeranno, ancora, e troveranno altre forme e abiti; non certo queste.
Cosa vedo nelle svastiche e nei calendari mussoliniani?
Disperazione.
Non nego una patina nostalgica, no.
Ma questi afflati sono richieste di socialità, di cameratismo, di gruppo, di fratellanza in cui confidare; di lealtà; di protezione.
Come le magliette in cui si inneggia a un camorrista, a Carlito Brigante, a comportamenti fuorilegge, alla necrofilia di un gruppo heavy metal; e poi il tribalismo dei tatuaggi, dei monili, della convivialità orgiastica.
Il passato e i padri non insegnano più, non danno lezioni di vita e la solidarietà e la socialità sono ormai bandite o scomparse dai consueti ambiti (parrocchia, partito, sindacato, associazionismo). Che fare? Ci si rifugia nelle entità sovraindividuali più vicine: il familismo esasperato, il piccolo crimine organizzato, il tifo, il cameratismo paramilitare, vetuste ideologie politiche. Ai funerali di Ciro Esposito lo Stato non era gradito: giusto, dato che lo Stato non esiste più se non come nemico. Vi era il surrogato dello Stato: i tifosi e i compagni, unici veri fratelli nell’immaginario popolare ormai dilagante – un immaginario che cerca di riguadagnare disperato una tradizione, un passato e un’identità: qualsiasi passato e qualsiasi identità, a qualsiasi costo.
Rileggendo la tua roba vecchia mi permetto di consigliarti un film per la lista: La pelle, di Liliana Cavani. Tratto dal libro omonimo di Malaparte. Imprescindibile, secondo me, come il libro del resto, ma il film l'ho visto soltanto recentemente. Mastroianni in piena forma e regia notevolissima.
RispondiEliminaA dire la verità il film non l'ho mai visto. Rimedierò.
RispondiEliminaQualche giorno fa Tajani se ne è uscito con "l'UE ha sconfitto nazismo e comunismo". Del resto hanno trasformato Guevara in un eroe arcobalenato e Gramsci in un libertario, quindi vale veramente tutto. Io spero sempre nel meteorite che spazzi via questo insieme di individui degenerati, non ce la faccio veramente più.
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