Roma, 15 ottobre 2018
E così in Gemania c’è stata la rivoluzione. Più precisamente: in Baviera, terra dell’Ispettore Derrick. La CSU, una gamba del governo Merkel, ha perso le elezioni. Le buccine giornalistiche, quando manco v’era la certezza di un exit poll conclusivo, avevano già deciso su quale tonalità strepitare: il cambiamento. Strepitare da subito, prima che il volgo capisca cosa è successo, rimane un classico della propaganda. Una sorta di imprinting: lo spetezzo più veloce, meglio se all’unisono con altri culi da trombetta, decide il profumo definitivo da annusare nelle settimane a venire. In attesa di altre ventilationes. E stavolta è difficile liberarsi dal profumo del cambiamento, annunciato con tale fragore da Milano Finanza, blog e giornaloni conniventi.
E così in Gemania c’è stata la rivoluzione. Più precisamente: in Baviera, terra dell’Ispettore Derrick. La CSU, una gamba del governo Merkel, ha perso le elezioni. Le buccine giornalistiche, quando manco v’era la certezza di un exit poll conclusivo, avevano già deciso su quale tonalità strepitare: il cambiamento. Strepitare da subito, prima che il volgo capisca cosa è successo, rimane un classico della propaganda. Una sorta di imprinting: lo spetezzo più veloce, meglio se all’unisono con altri culi da trombetta, decide il profumo definitivo da annusare nelle settimane a venire. In attesa di altre ventilationes. E stavolta è difficile liberarsi dal profumo del cambiamento, annunciato con tale fragore da Milano Finanza, blog e giornaloni conniventi.
Questo accadeva ieri, 14 ottobre. Oggi, 15 ottobre, il giorno dopo, assolto l’imprinting, i toni si sono raffreddati un pochino. Ecco l’incipit de “Il Post”: “L’Unione Cristiano Sociale (CSU), il partito bavarese fratello dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania della Cancelliera Angela Merkel, ha vinto le elezioni in Baviera …”
Ha perso, ma ha vinto. Cioè: ha perso, però, col 37%, in fondo, giuridicamente, ha quasi vinto. La destra, AfD, che avrebbe dovuto sfondare (la destra terribile e xenofoba che fa tanto paura ai corrieristi della sera), è al 10% (tanto di guadagnato dirà qualcuno, prima nemmeno c'era! E però, sempre da “Il Post”: “Diversi analisti parlano di un rallentamento dell’AfD che si potrebbe rilfettere a livello nazionale”: la rivoluzione, insomma, si farà aspettare). Il Partito Socialista è ai box: i traditori del socialismo pagano dimezzando i voti: tutto come previsto, in tutta Europa va così, nil novum. La LINKE, supersinistra, è al palo, anche se un 3,2, in salita rispetto al 2,1, non è poi malaccio. Ci son poi altri partiti paccottiglia di cui non c’interessiamo.
Molto più rilevanti sono tre dati. Decisivi, direi.
Il dato dell’affluenza: in salita vertiginosa, dal 63,6 al 72,5. Anche il cruccame, insomma, continua a credere al superenalotto democratico. Il Sistema non solo tiene, nella propaggine più ricca e influente d’Europa, ma rilancia la propria credibilità.
Poi c’è la vittoria della Merkel. Quando il vento dello spetezzo mediatico annuncia tempesta questo significa, irrefutabilmente, che ci sarà sereno a lungo termine. La Merkel sconfitta! Il governo Merkel in bilico! In realtà proprio la sconfitta di Seehofer, critico verso le politiche immigrazioniste di Dorothea Kasner, rilancia (pure qui!) le quotazioni di Angelina (o di chi per lei: tali figuri sono intercambiabili. L’importante è l’Idea, la Sinfonia, non gli interpreti; e nemmeno il direttore d’orchestra). La sberla elettorale rifilata a Markus Söder, governatore bavarese, e a Horst Seehofer, capoccia dei cristianosociali, mi ricordano una macchietta di Corrado Guzzanti. Guzzanti interpreta l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che, invece di congiurare per la sconfitta del nemico Berlusconi, ricaccia nella polvere ogni possibile antagonista del Silvio nazionale, foss’anche un suo collega di partito. Così è avvenuto in Germania. L’amico Seehofer eccede? E io lo ricaccio sotto la sabbia, avrà detto la Merkel-Guzzanti … perché Angela Merkel, come tutti, non serve il popolo tedesco, come detto, ma un’Idea. E quell’Idea non è di Grande Germania, ma di grande Monarchia Europea, la stessa, che, attraverso la distruzione dell’Europa storica, si unirà alla Monarchia Universalis. Seehofer e compagnia hanno compreso tutto ciò? Credo di sì. Si acconcino quindi a bassi profili. Raus.
“È un segnale che i bavaresi non ci stanno con la politica dell’esclusione …” proclama, bel bello, Robert Habeck, leader nazionale del Partito Ecologista, autentico vincitore, morale e materiale, della tenzone elettorale: leader di Grüne-G/EFA, The Greens; i Verdi, insomma, dileggiati trent’anni fa da Giulio Andreotti con un profetico: “Sono come i cocomeri: verdi fuori, rossi dentro”.
La battuta di Andreotti ci porta al terzo punto, cruciale.
Se questi sono i vincitori, dov’è il rivolgimento epocale?
Da “Il Post” (lo cito per comodità): “In Baviera i Verdi sono guidati da Ludwig Hartmann, 40 anni, e da Katharina Schulze, 33 anni”. “Il Post” coglie il segno senza fallire: fra i due si indirizza subito verso Katharina, simbolo da sottoporre alla nostra ghiotta interpretazione; il maschio, infatti, come sempre nell’e(ste)tica PolCor, conta come il due di coppe quando la briscola è denari (o spade; bastoni no: son troppo allusivi). L’articolo prosegue: “Lei ha attirato in particolare l’attenzione dei media: è giovane, carismatica, fa cose divertenti per farsi notare (lo scorso febbraio durante il Carnevale si è vestita da Daenerys Targaryen di Game of thrones dicendo che a ottobre avrebbe conquistato la politica bavarese per mettere fine alla maggioranza CSU), sta portando avanti una campagna elettorale molto vivace ed è esplicitamente antifascista: ‘Mai più in guerra, mai più fascismi’, ripete spesso. ‘Essere antifascista non significa essere un’estremista di sinistra’ ha anche spiegato”.
Giusto, essere antifascista non significa essere di sinistra, per carità, altrimenti gli elettori non ti votano: meglio diportarsi come gli ingannevoli e innocenti cocomeri.
Katharina: giovane, rassicurante, bionda, sorridente, caruccia senza essere gnocca (disturberebbe il gaglioffo medio), dopo la laurea a Monaco in politologia e psicologia e comunicazioni (le gambe del gioco delle tre carte), se ne va all’Università di San Diego, California e poi si fa le ossa affinando le tecniche nel Partito Democratico. Nel Michigan.
Katharina, dall’alto di tali benemerenze apolidi, ha parlato anche a “La Stampa”, quella di Torino: “[non dobbiamo] gestire [bensì] costruire l’integrazione … la CSU ha reso sempre più difficile la concessione di permessi di lavoro, e quindi è cresciuto il mumero di coloro che stanno qui, ma sono disoccupati”.
“La Stampa” sarà andata in sollucchero (i prossimi giorni “Repubblica” e “Corsera” ospiteranno cunnilingus giornalistici di sicuro spessore). Capito Seehofer, capito Salvini? Angela e Katharina sono mano nella mano e la seconda, trentatré anni come nostro Signore, è pure una supereroina: si veste come Daenerys Targaryen.
Il potere ha un’utopia, noi no. Lo ripeto. E lo realizzerà per un semplice fatto statistico: il Banco vince sempre. Alberto Sordi ne Lo scopone scientifico vince … vince … vince … Bette Davis, però, che addirittura anticipa le fiches ai poveracci, dispone di risorse illimitate … può permettersi mille sconfitte … quelle che fanno ringalluzzire gli scemotti … a Bettina basta solo aggiudicarsi una battaglia per vincere la guerra. E la vince. L’unica nostra speranziella è che si trovi qualcuno, per mero caso psicostorico, disposto ad avvelenarla, la Bette Davis.
Accanto alle notiziole germaniche ne compare un’altra: c’è una speranziella. E qual è? Non certo la nostra, di speranziella. Un’altra: opposta: l’exit dalla Brexit. Il Potere non molla l’osso, giammai. Forse anche stavolta perderà, ma quanto potranno durare le sue sconfitte se nelle retrovie dispone di forzieri e soldati inesauribili? La Brexit … Teresa May … cacciata dalla porta a prezzo di mille fatiche forse l’Inghilterra rientrerà dal caminetto, magari con renne e slitta, sotto Natale. Di quale anno non si sa.
Il Banco vince sempre. Eppure il ludopatico non intende ragioni: gioca. Inutile fargli i predicozzi, tentare le buone, tentare le cattive, spiegargli, con dovizia di particolari, che non può vincere. O meglio: magari potrà vincere ogni tanto cinquecento euro, come si evince dai maliziosi cartelli appesi al bar, ma, a lungo termine, l’individuo medio perde, inevitabilmente. Non c’è bisogno di Biagio De Finetti per arrivare a tale verità. Inutile anche dimostrare che il Banco vince in automatico poiché ha già inserito nella scheda interna l’algoritmo dell’inevitabile sconfitta. E però il ludopatico non intende ragioni. Perché? Perché ha visto il vicino di casa esultare per cento euro grattando all’ipermercato! E così gioca, incurante delle pezze al culo, dei soldi che escono dalle tasche … e continua … gioca … gioca … all’infinito … gratta … mette una “X” … e pensa … gioca vota e pensa …
Ma chi è Daenerys Targaryen, il personaggio de Il trono di spade interpretato da Emilia Clarke, un’altra beniamina degli inserti mondial-femministi dei nostri giornaloni residui? Da Wikipedia: “Daenerys presenta un carattere in principio fragile e insicuro, ma a causa delle avversità che le si presentano, tra cui le vessazioni a cui è sottoposta dal fratello, cambia radicalmente, diventando forte, risoluta e spietata quando necessario, rivelando spesso il tipico temperamento ostinato dei Targaryen”.
Salvini è avvertito. La Schulze ricorda la mia, di beniamina, Natalie Portman, anch’essa supereroina (di Guerre stellari: interpreta Padmé Amidala) e personale candidata alle elezioni politiche di Israele in un prossimo futuro. Perché pure Israele, per entrare nella Monarchia Universale, dovrà un pochino cambiare, eh … il nasone saccente, rabbinico, tirchio e usuraio deve darsi una ripulita, come detto. Nella Monarchia futura tutto sarà amore e il lupo conviverà con l’agnello (il lupo sarà preventivamente evirato).
Aspettando quei tempi, chissà se li vedrò!, consoliamoci con l’amore che spira dalla Baviera, terra di rivoluzioni al contrario, e una volta rassicurante fondale dei telefilm di Horst Tappert. Il vecchio Horst, un crucco d’acciaio, già granatiere delle Waffen-SS: 3^ divisione corazzata Totenkopf.
Nonostante i venti di guerra e d’instabilità, tutto lascia presagire un felice accouchement: un parto bigemellare Katharina-Angela. Colpire divise per sostenere l’Unica Idea. Il tedesco, intanto, nonostante i nostri controinformati predichino fuoco e fiamme, si fa sonni tranquilli: va a votare … addirittura … e crede, pure lui, che il voto decida del proprio destino … perché questo è il vero succo delle elezioni locali in Baviera: l’europeo vota e crede, e crede sempre più … il suo scontento, eventuale, lo sfoga con la “X” di Bertoldo.
La minutaglia della cronaca presente è davvero spossante.
Rovistare tra queste miserie: stomachevole, nonostante i guanti.
Dopo aver toccato tali rifiuti sento il bisogno di un bagno caldo.
In mia assenza vi lascio, a meditare idealmente, con l’Inno alla gioia.
Ha perso, ma ha vinto. Cioè: ha perso, però, col 37%, in fondo, giuridicamente, ha quasi vinto. La destra, AfD, che avrebbe dovuto sfondare (la destra terribile e xenofoba che fa tanto paura ai corrieristi della sera), è al 10% (tanto di guadagnato dirà qualcuno, prima nemmeno c'era! E però, sempre da “Il Post”: “Diversi analisti parlano di un rallentamento dell’AfD che si potrebbe rilfettere a livello nazionale”: la rivoluzione, insomma, si farà aspettare). Il Partito Socialista è ai box: i traditori del socialismo pagano dimezzando i voti: tutto come previsto, in tutta Europa va così, nil novum. La LINKE, supersinistra, è al palo, anche se un 3,2, in salita rispetto al 2,1, non è poi malaccio. Ci son poi altri partiti paccottiglia di cui non c’interessiamo.
Molto più rilevanti sono tre dati. Decisivi, direi.
Il dato dell’affluenza: in salita vertiginosa, dal 63,6 al 72,5. Anche il cruccame, insomma, continua a credere al superenalotto democratico. Il Sistema non solo tiene, nella propaggine più ricca e influente d’Europa, ma rilancia la propria credibilità.
Poi c’è la vittoria della Merkel. Quando il vento dello spetezzo mediatico annuncia tempesta questo significa, irrefutabilmente, che ci sarà sereno a lungo termine. La Merkel sconfitta! Il governo Merkel in bilico! In realtà proprio la sconfitta di Seehofer, critico verso le politiche immigrazioniste di Dorothea Kasner, rilancia (pure qui!) le quotazioni di Angelina (o di chi per lei: tali figuri sono intercambiabili. L’importante è l’Idea, la Sinfonia, non gli interpreti; e nemmeno il direttore d’orchestra). La sberla elettorale rifilata a Markus Söder, governatore bavarese, e a Horst Seehofer, capoccia dei cristianosociali, mi ricordano una macchietta di Corrado Guzzanti. Guzzanti interpreta l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che, invece di congiurare per la sconfitta del nemico Berlusconi, ricaccia nella polvere ogni possibile antagonista del Silvio nazionale, foss’anche un suo collega di partito. Così è avvenuto in Germania. L’amico Seehofer eccede? E io lo ricaccio sotto la sabbia, avrà detto la Merkel-Guzzanti … perché Angela Merkel, come tutti, non serve il popolo tedesco, come detto, ma un’Idea. E quell’Idea non è di Grande Germania, ma di grande Monarchia Europea, la stessa, che, attraverso la distruzione dell’Europa storica, si unirà alla Monarchia Universalis. Seehofer e compagnia hanno compreso tutto ciò? Credo di sì. Si acconcino quindi a bassi profili. Raus.
“È un segnale che i bavaresi non ci stanno con la politica dell’esclusione …” proclama, bel bello, Robert Habeck, leader nazionale del Partito Ecologista, autentico vincitore, morale e materiale, della tenzone elettorale: leader di Grüne-G/EFA, The Greens; i Verdi, insomma, dileggiati trent’anni fa da Giulio Andreotti con un profetico: “Sono come i cocomeri: verdi fuori, rossi dentro”.
La battuta di Andreotti ci porta al terzo punto, cruciale.
Se questi sono i vincitori, dov’è il rivolgimento epocale?
Da “Il Post” (lo cito per comodità): “In Baviera i Verdi sono guidati da Ludwig Hartmann, 40 anni, e da Katharina Schulze, 33 anni”. “Il Post” coglie il segno senza fallire: fra i due si indirizza subito verso Katharina, simbolo da sottoporre alla nostra ghiotta interpretazione; il maschio, infatti, come sempre nell’e(ste)tica PolCor, conta come il due di coppe quando la briscola è denari (o spade; bastoni no: son troppo allusivi). L’articolo prosegue: “Lei ha attirato in particolare l’attenzione dei media: è giovane, carismatica, fa cose divertenti per farsi notare (lo scorso febbraio durante il Carnevale si è vestita da Daenerys Targaryen di Game of thrones dicendo che a ottobre avrebbe conquistato la politica bavarese per mettere fine alla maggioranza CSU), sta portando avanti una campagna elettorale molto vivace ed è esplicitamente antifascista: ‘Mai più in guerra, mai più fascismi’, ripete spesso. ‘Essere antifascista non significa essere un’estremista di sinistra’ ha anche spiegato”.
Giusto, essere antifascista non significa essere di sinistra, per carità, altrimenti gli elettori non ti votano: meglio diportarsi come gli ingannevoli e innocenti cocomeri.
Katharina: giovane, rassicurante, bionda, sorridente, caruccia senza essere gnocca (disturberebbe il gaglioffo medio), dopo la laurea a Monaco in politologia e psicologia e comunicazioni (le gambe del gioco delle tre carte), se ne va all’Università di San Diego, California e poi si fa le ossa affinando le tecniche nel Partito Democratico. Nel Michigan.
Katharina, dall’alto di tali benemerenze apolidi, ha parlato anche a “La Stampa”, quella di Torino: “[non dobbiamo] gestire [bensì] costruire l’integrazione … la CSU ha reso sempre più difficile la concessione di permessi di lavoro, e quindi è cresciuto il mumero di coloro che stanno qui, ma sono disoccupati”.
“La Stampa” sarà andata in sollucchero (i prossimi giorni “Repubblica” e “Corsera” ospiteranno cunnilingus giornalistici di sicuro spessore). Capito Seehofer, capito Salvini? Angela e Katharina sono mano nella mano e la seconda, trentatré anni come nostro Signore, è pure una supereroina: si veste come Daenerys Targaryen.
Il potere ha un’utopia, noi no. Lo ripeto. E lo realizzerà per un semplice fatto statistico: il Banco vince sempre. Alberto Sordi ne Lo scopone scientifico vince … vince … vince … Bette Davis, però, che addirittura anticipa le fiches ai poveracci, dispone di risorse illimitate … può permettersi mille sconfitte … quelle che fanno ringalluzzire gli scemotti … a Bettina basta solo aggiudicarsi una battaglia per vincere la guerra. E la vince. L’unica nostra speranziella è che si trovi qualcuno, per mero caso psicostorico, disposto ad avvelenarla, la Bette Davis.
Accanto alle notiziole germaniche ne compare un’altra: c’è una speranziella. E qual è? Non certo la nostra, di speranziella. Un’altra: opposta: l’exit dalla Brexit. Il Potere non molla l’osso, giammai. Forse anche stavolta perderà, ma quanto potranno durare le sue sconfitte se nelle retrovie dispone di forzieri e soldati inesauribili? La Brexit … Teresa May … cacciata dalla porta a prezzo di mille fatiche forse l’Inghilterra rientrerà dal caminetto, magari con renne e slitta, sotto Natale. Di quale anno non si sa.
Il Banco vince sempre. Eppure il ludopatico non intende ragioni: gioca. Inutile fargli i predicozzi, tentare le buone, tentare le cattive, spiegargli, con dovizia di particolari, che non può vincere. O meglio: magari potrà vincere ogni tanto cinquecento euro, come si evince dai maliziosi cartelli appesi al bar, ma, a lungo termine, l’individuo medio perde, inevitabilmente. Non c’è bisogno di Biagio De Finetti per arrivare a tale verità. Inutile anche dimostrare che il Banco vince in automatico poiché ha già inserito nella scheda interna l’algoritmo dell’inevitabile sconfitta. E però il ludopatico non intende ragioni. Perché? Perché ha visto il vicino di casa esultare per cento euro grattando all’ipermercato! E così gioca, incurante delle pezze al culo, dei soldi che escono dalle tasche … e continua … gioca … gioca … all’infinito … gratta … mette una “X” … e pensa … gioca vota e pensa …
Ma chi è Daenerys Targaryen, il personaggio de Il trono di spade interpretato da Emilia Clarke, un’altra beniamina degli inserti mondial-femministi dei nostri giornaloni residui? Da Wikipedia: “Daenerys presenta un carattere in principio fragile e insicuro, ma a causa delle avversità che le si presentano, tra cui le vessazioni a cui è sottoposta dal fratello, cambia radicalmente, diventando forte, risoluta e spietata quando necessario, rivelando spesso il tipico temperamento ostinato dei Targaryen”.
Salvini è avvertito. La Schulze ricorda la mia, di beniamina, Natalie Portman, anch’essa supereroina (di Guerre stellari: interpreta Padmé Amidala) e personale candidata alle elezioni politiche di Israele in un prossimo futuro. Perché pure Israele, per entrare nella Monarchia Universale, dovrà un pochino cambiare, eh … il nasone saccente, rabbinico, tirchio e usuraio deve darsi una ripulita, come detto. Nella Monarchia futura tutto sarà amore e il lupo conviverà con l’agnello (il lupo sarà preventivamente evirato).
Aspettando quei tempi, chissà se li vedrò!, consoliamoci con l’amore che spira dalla Baviera, terra di rivoluzioni al contrario, e una volta rassicurante fondale dei telefilm di Horst Tappert. Il vecchio Horst, un crucco d’acciaio, già granatiere delle Waffen-SS: 3^ divisione corazzata Totenkopf.
Nonostante i venti di guerra e d’instabilità, tutto lascia presagire un felice accouchement: un parto bigemellare Katharina-Angela. Colpire divise per sostenere l’Unica Idea. Il tedesco, intanto, nonostante i nostri controinformati predichino fuoco e fiamme, si fa sonni tranquilli: va a votare … addirittura … e crede, pure lui, che il voto decida del proprio destino … perché questo è il vero succo delle elezioni locali in Baviera: l’europeo vota e crede, e crede sempre più … il suo scontento, eventuale, lo sfoga con la “X” di Bertoldo.
La minutaglia della cronaca presente è davvero spossante.
Rovistare tra queste miserie: stomachevole, nonostante i guanti.
Dopo aver toccato tali rifiuti sento il bisogno di un bagno caldo.
In mia assenza vi lascio, a meditare idealmente, con l’Inno alla gioia.
A ridateci l'ispettore Derrick!
RispondiEliminaMi torna alla mente il Signore degli Anelli, dove i buoni sono fin dal principio in difficoltà. Devono compiere l'impresa. I cattivi sono tanti, tantissimi. Sembra una battaglia persa in partenza. L'assedio dei cattivi, i buoni in difesa. Il coraggio di pochi, le mille avversità. Alla fine un hobbit arriva fin nella tana del lupo, combattendo perfino contro se stesso. E l'anello del male viene distrutto.
Combatteremo contro noi stessi?! Vinceremo la battaglia interiore che ci attanaglia?! Sconfiggeremo poi il nemico esterno? Saremo abbastanza forti? Come il piccolo e solitario hobbit? Arriveremo alla meta? Io non lo so. Vorrei poter dire si, vorrei ci fosse un lieto fine in tutta questa storia. Se penso alle forze del male che ci troviamo di fronte mi viene quasi da scappare sui monti e cercare un eremo dove rifugiarmi in santa pace. Io temo che i cattivi siano troppi e troppo organizzati, sono un cancro metastatico che non lascia scampo. Da soli non ce la faremo mai. Ho dunque perso ogni speranza? No, perchè nella consapevolezza della ragione che ci vede sconfitti mantengo comunque la consapevolezza che ci sono più cose in cielo e in terra di quelle che ecc.ecc.
Anche i dinosauri li davano vincenti per l'eternità. Nessuno avrebbe mai scommesso contro di loro. Eppure manco la polvere è rimasto. Lasciamo che i giudei e tutti i loro servi ruggiscano, Iddio sono sicuro che gli ha già preparato un caldo inferno.
Per Anonimo: hai mai visto uno scheletro di dinosauro dal vero? Mi riferisco a scheletri reali, no alle "ricostruzioni artistiche" che ci sono in tutti i musei di tutto il mondo! Perche', cosa misteriosa, nessuna fonte antica riporta di ritrovamenti di scheletri giganteschi! Ma, dall'800, piu' o meno da quando Darwin comincia a proclamare la teoria dell'evoluzione (che teoria altro non e', tralaltro sputtanata e contraddetta da qualsiasi serio biologo), cominciano a scoprirsi scheletri di "Dinosauri"... Ma anche nell'antichita' l'uomo scavava buche e montagne, per cercare l'oro per es., e mai ha lasciato testimonianza di ritrovamenti di scheletri di dinosauri! Vuoi vedere... Ma no! Non puo' essere che viviamo a Gardaland tutti i satanici (stavo bestemmiando Santi) giorni. Non puo' essere! Ma se mi togliete anche i dinosauri, cosa mai potro' insegnare a mio figlioletto? Bah! Io non ci credo! Tra l'altro i donosauri erano verdi, e questo e' confermato dalla scienza! Si! La materia si e' autocreata dal nulla, ma prima di cio' il nulla ha creato se stesso, ovvio: come puo' la materia creare se stessa dal nulla se prima il nulla non si e' "manifestato"? Questa intuizione e' mia ed e' da premio Nobel! Poi la materia ha preso vita (me cojoni: fulmini, saette e brodaglia primordiale dal sapore orrendo) quindi ci siamo evoluti da protozoi o virus (sicuramente virus) a uomini... I Dinosauri sono solo stati piu' sfigati di noi! Colpa di un meteorite gigantesco! Eh gia'! Big bang, universo infinito in espansione a velocita' ultraveloci, spazio vuoto che convive con atmosfera, donosauri, sicuri alieni, effetto "fata Morgana": "noi siamo figli delle stelle" cantava il mitico Alan...
Elimina-"Cara, quando portiamo i piccoli a Gardaland per vedere i dinosauri?"
-"No amore, la Lorenzin ha detto che c'e' un'epia mortale di morbillo a Gardaland:.
-"Hai ragione, andiamo al cinema a guardarci Giurassic Park".
-"Si caro. Sai che stasera Piero Angela a Quark parla dei "buchi neri"?"
-"Grazie di avermelo ricordato cara. Poi, se ti interessa, ci sara' la trasmissione sul primo uomo sulla luna!".
- "Si caro, lo so, grazie di avermelo ricordato. Non perderti pero' Mieli con "La storia siamo noi".
-"Ti ho sempre amata cara, per la tua apertura mentale".
-"ti ho sempre amato caro, per la tua vastita' di pensiero, e perche' sei un uomo buono"...
E vissero tutti felici e contenti, e un giorno, passata l'epidemia e preventivamente vaccinata anche la nonna, andarono tutti a Gardaland a vedere il terribile Pterodattilo cannibalis...
Ti amo cara. Ti amo caro.
Anonimo di nome R
Pavlov insegna ma anche il Tavistok non scherza: con la ultraviolenza della prima e seconda mattanza mondiale Franz, Otto und Frau Inge manco con la P38 alla tempia rivoteranno Wotan al suono di Wagner! Anzi, essi protestano bovinamente attraverso il partito verde dei ruminanti! Ma l'eco di tale bestiale e biliare sconfitta di razza non e' che l'ennesima cortina fumogena che cela al branco imbelle, che pascola nella verde malga, la vera azione di guerra: un commando vaticano, con azione parallela coordinata e fulminea ha santificato papa Paolo VI.
RispondiEliminaLe cose nella storia si legano molto piu' di quanto sembri.
I tedeschi possono dormire tranquilli: nessuno li teme piu' e il verde e' comunque un colore riposante.
Don Ricossa poi, senza alcun ritegno per i Santi (e bardato per pura coincidenza di verde), fregandosene giustamente del crucco ormai andato, punta al nocciolo della faccenda e dice messa:
Le empieta' di G.B. Montini Paolo VI
https://youtu.be/5HWo8bdNAlE
Pascendi Dominicis Gregis
Un saluto color pistacchio!
Anonimo di nome R
Essere il peggio, la cosa più bassa, più infamata fa pur sempre
RispondiEliminasperare, e non temere un peggio che non c’è. Al cambiamento doloroso
non deve nulla più questo rottame. Oh mondo, mondo, mondo!
Non fosse pei tuoi strani cambiamenti che ti rendono odioso.
Io non ho una strada da vedere, e perciò gli occhi non mi servon più;
quando li avevo sono incespicato. I mezzi che abbiamo ci sembra
che ci diano sicurezza, ma è la loro mancanza che ci giova.
… e potrò stare peggio di così. Perché al peggio non siamo ancora giunti.
L’altra notte ho visto un disgraziato,e m’ha fatto pensar che verme è l’uomo.
È un malanno dei tempi che i matti debbano guidare i ciechi.
Fa’ quello che t’ho detto; o, piuttosto, fa’ quello che ti piace.
Senz’occhi in fronte e senza soldi in tasca.
Vedi come va il mondo! E il poveretto fuggir spaventato.
È lì che avresti ben raffigurato il grande emblema dell’autorità:
un cane in carica cui si obbedisce. Tu, canaglia di falso sagrestano,
ferma quella tua mano sanguinaria. Perché sei tu che bruci dalla voglia.. L’usuraio che manda sulla forca l’imbroglioncello! I vizi capitali s’appalesano bene a tutti gli occhi se vestiti di stracci sbrindellati; le belle acconciature
e le pellicce li nascondono all’occhio più indagante. Metti al peccato
una pàtina d’oro, e la lancia possente della legge ti si spezza
miseramente in mano; chiudi il peccato in un mucchio di stracci, e sarà sufficiente per trafiggerlo una pagliuzza in mano a un pigmeo.
Nessuno è reprobo, nessuno dico, nessuno:
garantisco io per loro. Credi a me, amico, che ho io i mezzi
per suggellar le labbra ai moralisti. Mettiti gli occhiali e fingi di vedere
ciò che non vedi, così come fanno certi politicanti mestatori.
William Shakespeare, Re Lear, atto iv scene i, vi
Non rispondere niente
RispondiEliminaalla domanda del pianto. Al suo invito
di risolvere facilmentesentiero mezzo al mare pontile
le ragioni del dolore
non aderire.
.
A chi esige clamori
dalla tua ribellione
e grida in nome di una libertà
che non gli costa niente
opponi la scienza di un’infima origine
e la prassi del risalire.
.
E quando l’imprecisione
tenta la tua indolenza, non eludere
la fatica del farsi capire,
cercando scappatoie tra i valenti nel discorrere
d’ogni cosa o di niente,
ma cerca la parola che ti occorre.
GIANFRANCO CIABATTI, Da Preavvisi al reo
Cambiare forma e di natura.
RispondiEliminaEssere qualsiasi cosa, salvo l’essere umano :
il fango, la nespola che suppura,
la cometa schiacciata sulla strada,
lo strofinaccio, il martello, l’erpice,
gli attrezzi della paura. Denigrarsi
come una folla si disperde
dopo la sommossa. Indifferente, ornato
contro l’assalto della logica,
farsi marmo o porcellana o piombo
poi, innamorati della musica,
sciogliersi. Volare come un pallone
senza anima e senza memoria.
Diventare tarantola o vecchio pennello,
per niente, per la mancanza di gloria
che si trova ogni giorno nel ruscello.
Sapersi nessuno ed anonimo
come il baobab o l’orizzonte.
Senza il pensiero, l’azzurro si anima,
immortale ragione dell’irrazionale.
Accettarsi semplice chiodo, piatto rotondo,
pietra addormentata sull’erba o scodella di riso ;
non fare nessun male a questo mondo
né a questo tempo, liberato dello spirito.
Alain Bosquet Un jour après la vie