09 ottobre 2017

Tre versioni di Fuksas

Mi ha sempre affascinato il mondo al contrario ... quella deviazione psicologica che sta portando l'umanità ad apprezzare la merda in luogo della cioccolata.
Il mondo al contrario è, come detto in altri luoghi del blog, un sistema di dominio.
Il cervello di Massimiliano Fuksas - le sue opere - sono una epitome incontrovertibile di tale sistema.
Di seguito tre articoli che dedicai a tale genio della disfatta del gusto.

Fuksas terrorizza Foligno

Chi ha visto la Chiesa di San Paolo a Foligno, ideata da Massimiliano Fuksas, non potrà che rimanere preda d'un brivido particolare; colui che ha racchiuso nello sguardo tale panorama, infatti, ritto davanti a quell'inopinato cubo di cemento, avvertirà, subito e impetuoso, il sopravvenire d'una serie di sensazioni contrastanti: lo stupore, anzitutto; poi la paura; quindi, potentissima, l'incredulità, che lieviterà, progressiva, sino a una ilarità da pazzi, incontenibile, disperata, un'onda fatale che allagherà il cuore, troppo impreparato a questa rivelazione; una rivelazione postmoderna, una Stimmung che da sempre amo associare al famoso rigo di Baudelaire: "Su di me ho sentito passare il vento dell'ala dell'imbecillità".
Definire brutto il cubo di Fuksas è impossibile. Qui siamo oltre il bene e il male; vaghiamo nelle regioni dell'inumano.


Persino il diavolo si ritrarrebbe sgomento da tale manifestazione di puro nichilismo.
Leggo da La Nazione: "Nella chiesa progettata dall'architetto-star Fuksas fa troppo freddo. E la messa viene spostata in un salone parrocchiale, caldo abbastanza da non far battere i denti come invece avviene nel "cubo" edificato nel 2009 ... Ben presto ... i parroci e i fedeli si accorsero che non era così semplice celebrare alla messa e assistervi. Un edificio troppo caldo d'estate e troppo freddo d'inverno ... Dopo gli ultimi disagi e il freddo intenso nel periodo di Natale è stata presa la decisione: la Messa sarebbe stata celebrata nel salone parrocchiale attiguo. E così è stato. Una decisione che, sembra, sarà permanente per il resto dell'inverno".



Nel cubo si è ingenerato, insomma, una sorta di microclima continentale, un letto di Procuste atmosferico per martiri cristiani del terzo millennio: più gelido dell'inverno umbro più gelido, più caldo dell'estate tropicale più calda.
Il cubo di Fuksas passerà alla storia come gli infidi e bifronti pomodorini di guarnizione di Fantozzi: "Freddi fuori, dentro palla di fuoco a 18.000 gradi". E viceversa.
Non ce l'ho con Fuksas. Lo invidio, certo. Mi chiedo spesso perché egli, che ha atomizzato esteticamente un ex amena città del perugino, Foligno, e un intero quartiere di Roma, l'Eur, si ritrovi multimilionario, mentre il sottoscritto, che ha esornato almeno tre case con nature morte e paesaggi di buona lega, si ritrovi in bolletta.
E però lui è innocente, questo lo so.
Lui è innocente. Lui è così, è fatto così, queste son le sue fantasie. Se qualcuno le prende sul serio, invece di provvedergli sollecito una camicia di forza, è colpa di quel qualcuno.
E quel qualcuno chi è se non la gerarchia vaticana?
Ignoro il dipanarsi di tali questioni. Burocratiche, organizzative, cerimoniali. È fuor di dubbio, tuttavia, che, un bel giorno, un tizio con la tonaca abbia alzato la cornetta commissionando alla nostra archistar il mostro in questione; o che, addirittura, sia stato bandito un concorso (internazionale, magari), e che alcuni tipi con la tonaca abbiano sancito vincitore il cubo di cui si discorre.
È altrettanto indubbio che, un bel dì, la nostra archistar, con le assonometrie e i modellini sotto il braccio, si sia recato bel bello presso una delle sedi avite dei nostri intonacati (la Conferenza Episcopale Italiana? Bagnasco & Co.?) a presentare il rivoluzionario progetto.
E quelli hanno detto: sì, ci compiaciamo.
Un coso che persino un cinquenne dell'asilo riterrebbe un po' troppo basico e riduttivo: sì, ci compiaciamo (le casette dei bambini all'asilo: un quadratino con un triangolino sopra e tre caselle per simulare porte e finestre; Fuksas, che, evidentemente, odia la complessità, ha eliminato triangolo, porte e finestre).
E una pletora di vescovi, preti, cardinali, sindaci, archimandriti, suorine, assessori, papi, architetti, ingegneri, diaconi, camerlenghi, urbanisti, priori, metropoliti: sì, ci compiaciamo.
Manco a uno di loro è venuto in capo che, erigendo un simile catafalco, si sarebbe alzato un uppercut sul mento della Cristianità stessa (folignese, italica, universa)? E sul mento di Michelangelo, Brunelleschi, Arnolfo Di Cambio e Alberti?
Mi chiedo: come è possibile, in tale porzione del nulla, che fiorisca un qualsivoglia anelito di spiritualità?
Che un essere umano creda?
Che un paternoster sorga alle labbra?
Come è possibile celebrare un rito che richiede la fede nell'identità tra pane e carne, fra vino e sangue, senza che quelle architetture inducano un moto scettico nei celebranti tutti?
Eloì eloì lemà sabactàni?

La Nuvola di Fuksas costa più del Colosseo (fra l'altro)

Un delizioso librino: Voyage en Italie. Lo potete leggere (in francese, ahimé) presso il sito gallica.fr

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k256994

oppure scaricarlo qui:

http://www.mediafire.com/download/6qysapsd1p3vano/Barthelemy.pdf

Ne è autore Jean-Jacques Barthélemy, filosofo, teologo, archeologo e numismatico; Barthélemy scese in Italia, fra il 1755 e il 1758, per studiare, dell'Italia, la passata grandezza.
A Roma incontrò un altro bel tipo, François Jacquier, matematico, fisico, studioso delle lingue antiche.
Qui di seguito le credenziali di Jacquier (tratte dal sito mathematica.sns.it); importanti, come vedremo:

"... Dopo aver preso i voti si trasferì in Italia per terminare gli studi, a Roma, nel convento di Trinità dei Monti. Manifestò una precoce inclinazione per le lingue, imparando l’ebraico, il greco e il latino, e una altrettanto marcata propensione per la matematica. Intorno al 1732 il cardinale Alberoni lo incaricò di esaminare lo stato dei lavori idraulici iniziati da Manfredi per prevenire le inondazioni in Romagna, mentre l’anno successivo fu nominato docente di Sacre Scritture presso il collegio di Propaganda de Fide.
Nel 1739 uscirono a Ginevra Les principes mathématiques de la philosophie naturelle e contestualmente Jacquier diede avvio, in collaborazione con il padre Thomas Le Seur, alla pubblicazione dei Philosophiae naturalis principia mathematica di Isaac Newton, che videro la luce nei tre anni successivi, distribuiti su quattro volumi ... Nel 1745 fece ritorno a Roma dove divenne professore di matematica e astronomia al collegio della Sapienza. A tale incarico seguì, a breve distanza, la chiamata del Re di Sardegna a Torino come docente di fisica presso l’Università. Non passò un anno e Jacquier fu nuovamente richiamato a Roma da papa Benedetto XIV che gli affidò la cattedra di fisica sperimentale al Collegio Romano, nel novembre 1746 ... Ancora nel 1763 si occupò della regolazione delle acque nell’aree di Bologna, Ferrara e della Romagna. Divenne poi, nel 1764, tutore dell’educazione scientifica (a Condillac spettava quella letteraria) del figlio del duca di Parma Ferdinando. A seguito della soppressione dell’ordine dei Gesuiti nel 1773, Jacquier fu richiamato ancora una volta a Roma, per assumere l’incarico di professore di matematica presso il Collegio Romano, dove rimase fino all’anno della sua morte, nel 1788, essendosi guadagnato nel corso della vita il riconoscimento delle maggiori accademie europee ...
".

Non so di cosa discorressero l'abate Barthélemy, gesuita, e padre Jacquier, francescano; di certo alcune dotte conversazioni vertevano sulla natura dell'Anfiteatro Flavio, detto volgarmente Colosseo.
Nel libro anzidetto (pubblicato postumo, nel 1801), appare, infatti, una lettera del Jacquier diretta a Barthélemy (pag. 391: "Monsieur et cher compagnon de voyage ...") che parla proprio del Colosseo. Il buon padre, in poche e stringate pagine (di cui Barthélemy era, peraltro, istigatore: "pour mieux exécuter vos ordres"), calcola, in modo assolutamente scientifico, il costo di realizzazione del muro esterno del monumento romano.
Alla fine dei calcoli egli arriva a questa conclusione: per la realizzazione della cinta esterna (integrale) è occorsa una somma equivalente a 3.218.065 scudi romani (del 1756).
Lo scudo romano, ai tempi di Benedetto XIV, era una moneta d'argento del peso di 26,9 grammi (nei calcoli che seguono, per comodità, considereremo tale argento come puro).
Da ciò si possono trarre due semplici operazioni:
a. 3,218.065 scudi romani x grammi 26,9 = 86.565.948,5 grammi d'argento (novantamila chili circa).
b. 86.565.948.5 x 0.45 euro (quotazione attuale argento) = euri 38.954.676,825
per cui:
I. il muro esterno del Colosseo è costato al vecchio Tito Flavio Vespasiano quasi 40 milioni di euro (a tenerci larghi).
II. l'intero Colosseo, invece, gloria di Roma e del mondo intero, una meraviglia unica che fece esclamare a Beda il Venerabile:

Finché sarà il Colosseo, sarà Roma
Quando il Colosseo cadrà, sarà Roma a cadere
E quando Roma cadrà, cadrà il mondo


è costato, approssimativamente (una mia volgare deduzione, lo ammetto), 120 milioni di euro (il triplo della somma calcolata dal buon Jacquier; ci teniamo larghi, come detto; molto larghi).
E ora veniamo alle note dolenti.
Il catorcio ordito da Fuksas all'EUR, la cosiddetta 'Nuvola di Fuksas', che, nelle intenzioni psichedeliche del mandante, dovrebbe assolvere al ruolo di centro congressi, fu aggiudicato, nel 2008, a un costo iniziale di circa 270 milioni; a tutt'oggi, questa palla di neve (come tutte le mirabolanti palle di neve di Walter Veltroni), a forza di ruzzolare lungo i crinali dell'inettitudine e dello spreco, si è ingrossata a una massa di più di 400 milioni di euri.
A tutt'oggi.
Ma perché porre dei limiti? A mio modesto avviso si potrà sfondare agilmente tetti immaginifici: 500, 600, 800; se verranno accesi gli special della follia, nel rocambolesco frullare delle palline da flipper dell'incompetenza dolosa, non rimarrà certo inviolato l'Hymalaya del miliardo di euri: tondo tondo.
Se Vespasiano trovò i soldi durante la campagna di guerra in Palestina, Veltroni, Fuksas e compagnia li trovano nelle quotidiana campagna contro i risparmi degli Italiani. E, si sa, IMU IVA e IRPEF sono praterie ben più vaste e succose della Palestina del I secolo.



Cosa concludere?
Questo.
1. Il Colosseo è in piedi da 2000 anni e sembra volerci rimanere. La Nuvola, a naso, vanta una obsolescenza pari a quella d'uno sbattitore elettrico.
2. Amo leggere questi libri sconosciuti. In esso trovo dei giganti (Barthélemy, Jacquier); uomini davvero d'un altra razza. Una razza forte. Citazioni in greco, latino; francese, italiano. Architettura, archeologia, numismatica, filologia, epigrafia, diplomazia, matematica. E passione autentica per la tradizione. Una visione retta, solare, apollinea. Di fronte a tali epifanie ci si sente al contempo sperduti e pieni d'amore reverente, così come Nicolò Machiavelli, intento a leggere, a notte fonda, i propri classici: "Entro nelle antique corti delli antiqui huomini".
3. La generosità del Colosseo! Quanti edifici e mirabilia romane sono state edificate grazie ai suoi materiali! Le membra mutilate andavano subito a ricomporsi in altri corpi architettonici, in altri torsi sublimi. E la Nuvola, invece? Al massimo servirà qualche rottamatore locale.
4. Bei tempi quelli in cui ogni cosa aveva un suo corrispettivo in oro e lavoro ... ora il denaro sembra generato solo da altro denaro ... in un ciclo sterile. Non mette sorpresa che, con tale pervertita Bengodi finanziaria, ci si sia limitati a erigere solo orrori.
5. Non si potrebbe riconvertire la Nuvola in Colosseo per amministratori falliti e ladri?
6. Jacquier forse si sbaglia, forse no. Un suo eventuale errore, tuttavia, non abbellirà di un micolo il rospo dell'EUR.
7. Spreco cancella spreco? I famigerati F35 serviranno almeno a spianare tale infamia?

L'ISIS minaccia Roma: completeremo la Nuvola di Fuksas

Il sospetto, raggelante, ha trovato conferma ieri presso qualificate fonti di intelligence: "L'Isis non distrugge più. Edifica. È un cambio di strategia luciferino. Dobbiamo contrastarlo al più presto recuperando, al contempo, agilità concettuale e durezza decisionale".
Pare che la nuova strategia di guerriglia urbana abbia lasciato sul campo già quattro gioielli del razionalismo: l'Archivio di Stato, il Museo Pigorini, il Museo delle Arti Popolari e quello, meraviglioso, dell'Alto Medioevo.
Nonostante le ferme smentite ufficiali, si teme il peggio.
"Questo è nulla" continua la nostra fonte, che reclama l'assoluto anonimato "l'Isis è pure colpevole della costruzione del Ponte della Scienza all'Ostiense, del famigerato Ponte della Musica nonché del ributtante Ponte nei pressi degli ex Mercati Generali"; tale ultima ignominia è stata addirittura rivendicata, con sfacciata ferocia, sul canale online dell'Isis, Al Hayat: "Sì, siamo stati noi. Visto che aborto? Un insensato arco reticolare asimmetrico di tubi bianchi capace di squalificare in un colpo solo due interi quartieri ... ih ih ih ih ...".
"Sì, siamo stati noi".
La situazione precipita.
"Non sappiamo come facciano" confessa un'altra gola profonda, anch'essa anonima, riferendosi, invece, all'incongrua Nuvolazza. "Noi sorvegliamo costantemente l'Eur, e tutte le zone limitrofe, ma quello stupido groviglio di metallo e vetrocemento continua a proliferare indisturbato".
E non è tutto. Pare siano da attribuire all'Isis anche un 'altra coppiola di misfatti architettonici: lo Stadio del Nuoto di Calatrava, a Tor Vergata, e, incredibile dictu, il sobborgo Corviale. "Per Calatrava siamo quasi certi che sia stato l'Isis; per Corviale siamo incerti, sembra troppo risalente nel tempo ... eppure lo stile è quello: stupidità, ignavia, corruzione, spreco, bruttezza ... vedremo ... attendiamo conferme".
A concludere questa spaventevole e desolante ricognizione arriva anche la segnalazione di due microattentati, sempre di marca Isis; due monumenti astratti, l'uno situato all'inizio di Via Cortina d'Ampezzo, l'altro sovrastante il sottopasso Giovanni XXIII, nei pressi dell'ospedale Gemelli (la rivendicazione, stavolta, arriva direttamente dal califfo Abdul al Veltron).

Via Cortina d'Ampezzo
Che dire? Se esiste un dio dell'Urbanistica non possiamo che implorarlo: Elì Elì lamà sabactàni? Dio nostro, Dio nostro, perché ci hai abbandonato?

22 commenti :

  1. Caro Alceste,
    ancora una volta rompo il "fermo" (ma si sa che è nella natura dell'uomo la fragilità della "fermezza"!) proposito di leggerti senza più commentare i tuoi scritti, perchè trovo strepitosamente azzeccate le tue osservazioni su questo, e questi, vati delle "magnifiche sorti e progressive" dell'umanità. Ove vivo adesso ho diversi, troppi, conoscenti e pazienti che adorano letteralmente i summenzionati: e pensare che molti sono soci e sostenitori del FAI!!!. Mala tempora...
    Saluti da Hermannus Contractus
    PS: colgo l'occasione per specificare che, ai tempi, le nostre "incursioni" a San Martino al Cimino avevano la magnata di "facioli co' le codiche" esclusivamente come corollario!
    Per quanto riguarda Sipicciano, che non vedo da almeno 55 anni, non avrei mai immaginato simile degrado sul piano ambientale, umano e culturale.

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  2. Come si era già detto siamo di fronte al ribaltamento della realtà, della legge di natura, cioè il bianco diventa nero e il vero diventa falso. Questo tipo di architettura rientra pienamente nell'attuale situazione del paese. Siamo allo sbando completamente, pochissimi ancora ragionano e vedono le cose e le persone per quello che sono. Gli altri vaneggiano, per via della loro follia o per via della loro corruzione. Viviamo all'interno del mondo orwelliano di 1984, il cielo è verde e l'erba è azzurra. La guerra è pace. Il bello è brutto. Il PD è fatto da gente perbene ecc. L'assurdo è la nuova religione. I normali diventano pazzi in un mondo governato ed abitato sempre più da mentecatti.

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    1. È il mondo al contrario.
      Ora stanno spingendo per la pedofilia.

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    1. Quella al porto fluviale è una cosa infame, immonda, da arresto. Erano più belli i ruderi.
      Sui ponti. O li fai come Eiffel (ponte dell'Industria, ponte di Ronciglione) o li fai di pietra. Costano meno, durano e sono belli.

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  4. Tutte le varie civilta degne di questo nome hanno sempre ricercato la bellezza,la cosa bella avvicina al creatore di tutte le cose,l eta classica addirittura cercava di dare formule matematiche alla bellezza per produrla in quantita,oggi la maggior parte degli uomini ha perso il senso di bellezza e per avere un suo perche produce bruttezza spacciandola per arte.Poveri di spirito e ingnoranti di se.La bruttezza fa parte della negazione dell animo umano ora imperante.

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    1. È così, il bello (l'inutile bellezza) distingue il bene dal male, il grano dal loglio.
      Lottare per la bellezza, ecco una guerra degna d'essere combattuta.

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  5. alceste...è un tantinello difficile ormai.....
    La mutazione di paradigma dell’alfabeto del capitalismo estrattivo è impressionante. Se dieci anni fa le Big Tech erano Exxon Mobil, General Electric, Microsoft, CityGroup, BP e Shell, oggi Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft  dominano il mondo. Valgono da sole più del Pil della Gran Bretagna.
    È in atto una nuova rivoluzione industriale che ci sta riportando indietro, dall’età della borghesia al sistema feudale. La mutazione di paradigma dell’alfabeto del capitalismo estrattivo è impressionante. Quella che per Lacan era la struttura dell’inconscio, unità di produzione del desiderio, è oggi trasformata in valore dalle Big Tech, che prosperano monetizzando l’inconscio e i suoi desideri. Il dominio nella raccolta pubblicitaria – Facebook 9,3 miliardi di dollari nel primo trimestre 2017, +45% sullo scorso anno, Alphabet 26 miliardi, + 21% – è solo la cornice di quest’opera seriale alla Damien Hirst.

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  6. Per Giuseppe.

    Hai ragione, ma questi mostri in realtà cosa producono? Niente.
    Cosa li tiene in vita?
    Una enorme bolla finanziaria che include anche noi.
    Finché dura la finzione ...

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  7. Producono la nostra morte!!!
    Lei non sente ogni giorno un dolore senza spasimi, vuoto, cupo, desolato?

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  8. Per Giuseppe.

    Sì, ma potranno andare avanti sino alla dissoluzione?
    Vediamo. Non ho speranze, il che mi rende fiducioso.

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  10. “Tutto è inutile. Ho lavorato senza mai un risultato; ho oziato, la mia vita si è svolta nella identica maniera. […] Ho fatto qualche poco di bene, non sono stato compensato; ho fatto del male, non sono stato punito. – Tutto è ugualmente inutile.”
    G.Morselli, diario

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  11. La rivista per uomini voleva sapere se avevo rimorsi; si certo, mi dispiace per tutto il dolore che avevo causato, ma non rimpiango niente, assolutamente niente. Una volta si, rimpiangevo di essere solo un barbiere.
    Non so dove mi porteranno dopo, non so cosa troverò oltre il cielo e la terra, ma non ho paura di partire. Forse le cose che non capisco li saranno piu chiare, come quando la nebbia si dirada. Forse Doris sarà li e forse li le potrò dire tutte le cose che qui non hanno parole...
    L'uomo che non c'era

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  12. L'unica è sottoscrivere l'abbonamento a Men's health....

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  13. Fuksas è l'equivalente Guggenheim di Pollock, l'ennesimo sfregio all'arte classica, la scomposizione dell'armonia, della sezione aurea in una mousse molecolare da minipimer; è il solito atto gourmet ebraico dell'estrema disintegrazione sensoriale al fine di essere gli unici impuniti dispensatori del disgusto ai danni del fruitore finale, i totalmente fraintesi e a rischio costante di antisemitismo intellettuale. Esente dal giudizio, ma unica giudice di ogni forma d'arte, la stirpe di Davide si vendica di forma e colore, profumo e gusto, tangibile e intangibile, consegnandoci all'inferno incandescente del magma dove l'indistinto regna sovrano così come imperò su Dresda.

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  14. Nelle società normali, quelle antiche, Fuksas sarebbe stato considerato un anormale da espungere dalla società. Nella nostra società depravata è considerato un grande: non vi è nulla di cui stupirsi, però.
    Viviamo in una società in cui alcuni, seriamente, riescono a dire che la pornografia è "un'arte". Se lo è la pornografia, perché non potrebbero esserlo "le opere" di Fuksas...

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    1. Anche la merda in scatola è arte. I chiodi piantati su una tavola hanno raggiunto quotazioni a cinque zeri.

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  15. Grazie Alceste!
    Prima ho riso: «Il cubo di Fuksas passerà alla storia come gli infidi e bifronti pomodorini di guarnizione di Fantozzi: "Freddi fuori, dentro palla di fuoco a 18.000 gradi"». Poi l'amaro, mi ha fatto storcere la bocca, sulla riflessione di quanto lontano sia quella "sorta di scherzo", dalla spiritualità e dalla sublime bellezza che sempre l'aveva accompagnata; poi l'irritazione, al pensiero di quanto denaro è stato buttato in quel blocco di cemento.
    Poi, di nuovo l'ilarità: «L'ISIS minaccia Roma: completeremo la Nuvola di Fuksas». Colgo queste parole come un auspicio, in cui tutto sommato credo:
    «Finché sarà il Colosseo, sarà Roma
    Quando il Colosseo cadrà, sarà Roma a cadere
    E quando Roma cadrà, cadrà il mondo».
    Forse la nostra cultura millenaria, impregnata di apparente condiscendenza, nasconde una granitica capacità di sopravvivere. Anche stavolta, ce la faremo.

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    1. Lo spero, ma gli spettacoli di questi giorni mi fanno venire il voltastomaco.
      La cosa che più coloisce di questi manufatti è l'obsolescenza: dopo qualche anno vanno in rovina.

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Siate gentili ...