Un simulacro di felicità mi ha invaso nella notte fra domenica 26 maggio e lunedì 27 maggio 2019.
In
poche ore mi son tolto di mezzo calcio ed elezioni.
Il
campionato ha regalato gli ultimi verdetti; così cianciavano i media, a reti
unificate. Verdetti in larga parte già conosciuti poiché predisposti con cura,
ma la suspense va sempre evocata per i citrulli del video. Sino a fine luglio
siamo a posto: gli isterismi lasciano il posto alla speranza del calciomercato,
ai ballon d’essai ben studiati per far comprare il giornalino da spiaggia o far
cliccare sul nuovissimo portale online: “Il
Milan sulle tracce di Messi! Messi cerca casa a Milano! La Pulce si intrattiene
con il dirigente amico del procuratore nipote dell’altro procuratore! Sembra
fatta!”; poi si clicca e ci si accorge che Messi era in ristorante meneghino
a causa di un disservizio sul volo internazionale Dubai-Barcellona. Ma il
tifoso sogna e spera. La speranza è l’essenza della sopportazione in un mondo
inagibile agli umani.
E,
del pari, la politica ha rilasciato il verdetto principe grazie allo spoglio
delle schede, agli scrutinii, al conteggio delle croci: in tal caso una bella parte
di Italiani si è satollata di speranza. Appagata nella vittoria: la destra è
satolla, il PD è satollo. Destra e sinistra, coloro che hanno distrutto
l’Italia con i medesimi uomini che oggi vengono osannati, hanno tacitato col
nepente della vendetta di carta i bollori rivoluzionari dei Bertoldo
democratici.