Lubriano, 12 maggio 2019
Un
conoscente della Tuscia mi accompagna per borghi e città.
Borghi
e città apparentemente ordinati, ma che patiscono, impercettibili, un avanzato
stato di disgregazione.
La
metafora stringente è sempre quella.
Il
mobile.
Il
mobile di famiglia. Solido. Avito. Lucido per tante mani, eminente nella casa,
nobile, dopo aver provveduto a tante generazioni. Uomini, donne, bambini
costituivano l'amabile folla dei padroni e, nello stesso tempo, la ragione
insondabile della sua stessa esistenza. Esso, infatti, serviva, e in tale gesto
d'altruismo trovava la causa efficiente del proprio insistere nell'essere. Il mobile, infatti, era stato costruito dalle stesse mani dei
padroni; intarsi e cerniere studiate con la calma di chi sa, da secoli, e non di
chi apprende sbrigativamente; il materiale, poi, veniva da alberi dei dintorni,
alberi che già costituivano, da tempi remoti, il paesaggio e lo sfondo naturale
di ogni attore di tale simbiosi emotivamente inestricabile.
Un
giorno le cose cambiano. Uomini e donne e bambini più non si rivolgono a esso
quale compagno di vita. Senza che nulla trapeli alla vista, avanza, a passi
inavvertiti, il demone della dimenticanza. Nessuno ripara una scheggiatura o un
battente; vengono trascurate le lucidature; altri utensili o elettrodomestici
usurpano funzioni ancestrali.
Il mobile, come un bimbo non amato, si ammala.
Tarli e insetti, inevitabili, si insinuano nelle sue pieghe dolenti. Iniziano il lavorìo. Durante la notte dei minuscoli scricchiolii avvertono di tale metastasi dell'anima: nessuno, però, è in ascolto né sa più decifrarli. Passano i decenni. Il mobile appare ancora intatto. Ci si illude, tuttavia. I roditori hanno agito indisturbati, ingrassando nell'indifferenza. Uomini e donne e bambini credono che il vecchio gigante sia ancora con loro: non sanno che è già morto. Un giorno qualunque, magari una mattina di primavera, quando la vita spinge negli steli, ancora una volta, generando lillà dalla morta terra, un operaio lo sposta. In una nube di finissimo pulviscolo cade allora un'anta o si frantuma un piede. Ecco, ora, che quei lacerti giacciono sul pavimento di pietra. Li si osserva, incuriositi. Un reticolo fittissimo di canali solca il loro interno. I nuovi padroni si rigirano tra le mani quei manufatti alieni, ormai irrecuperabili. Essi prendono una decisione. Gettiamolo via! È troppo vecchio! Una scelta che sembra ragionevole sol perché non ci si accorge che è dettata da uno spirito che ha subito lo stesso decorso di quei poveri resti: uno spirito arido, disseccato, senile, putrescente, decrepito, cancrenoso.
Il mobile, come un bimbo non amato, si ammala.
Tarli e insetti, inevitabili, si insinuano nelle sue pieghe dolenti. Iniziano il lavorìo. Durante la notte dei minuscoli scricchiolii avvertono di tale metastasi dell'anima: nessuno, però, è in ascolto né sa più decifrarli. Passano i decenni. Il mobile appare ancora intatto. Ci si illude, tuttavia. I roditori hanno agito indisturbati, ingrassando nell'indifferenza. Uomini e donne e bambini credono che il vecchio gigante sia ancora con loro: non sanno che è già morto. Un giorno qualunque, magari una mattina di primavera, quando la vita spinge negli steli, ancora una volta, generando lillà dalla morta terra, un operaio lo sposta. In una nube di finissimo pulviscolo cade allora un'anta o si frantuma un piede. Ecco, ora, che quei lacerti giacciono sul pavimento di pietra. Li si osserva, incuriositi. Un reticolo fittissimo di canali solca il loro interno. I nuovi padroni si rigirano tra le mani quei manufatti alieni, ormai irrecuperabili. Essi prendono una decisione. Gettiamolo via! È troppo vecchio! Una scelta che sembra ragionevole sol perché non ci si accorge che è dettata da uno spirito che ha subito lo stesso decorso di quei poveri resti: uno spirito arido, disseccato, senile, putrescente, decrepito, cancrenoso.
Se
potessero, i nuovi padroni, vedersi dentro, scoprirebbero che la stessa loro
anima è punteggiata da fori, cunicoli, gallerie senza vita. Il mobile vien
gettato a parte, in un garage o in uno spiazzo, quindi fatto a pezzi o
bruciato. Il nuovo incombe, con occhi lattiginosi, deprivati di esistenza.
Il gattopardo,
qualcuno l'ha inteso? Un romanzo sulla putrefazione di un mondo. Dapprima la
profanazione delle reliquie della famiglia che un sacerdotino positivista
liquida con degnazione: “Poi il sacerdote
chiese la chiave della cassa dei documenti, domandò permesso e si ritirò nella
cappella non senza aver prima estratto da una sua borsa un martelletto, una
seghetta, un cacciavite, una lente d'ingrandimento e un paio di matite. Era
stato allievo della Scuola di Paleografia Vaticana, inoltre era Piemontese: il
suo lavoro fu lungo e accurato; le persone di servizio che passavano davanti
all'ingresso della cappella udivano martellatine, stridorini di viti e sospiri.
Dopo tre ore ricomparve con la tonaca impolveratissima e le mani nere ma lieto
e con un'espressione di serenità sul volto occhialuto; si scusava perché recava
in mano un grande cestino di vimini: ‘Mi sono permesso di appropriarmi di
questo cestino per riporvi la roba scartata; posso posarlo qui?’ … ‘Sono lieto
di dire che ho trovato cinque reliquie perfettamente autentiche e degne di
essere oggetto di devozione. Le altre sono lì’ disse mostrando il cestino … ‘E
di quel che c'è nel cestino cosa dobbiamo fare?’ ‘Assolutamente quel che
vogliono, signorine; conservarle, o buttarle nell'immondizia; non hanno valore
alcuno’.
E
subito appresso il passo, decisivo secondo lo stesso Tomasi di Lampedusa; quello sull’alano
Bendicò, già lare e protettore e totem della famiglia e del luogo e ora ridotto
a ciarpame impagliato, inutile, molesto: “Concetta
si ritirò nella sua stanza; non provava assolutamente alcuna sensazione: le
sembrava di vivere in un mondo noto ma estraneo che già avesse ceduto tutti gli
impulsi che poteva dare e che consistesse ormai di pure forme. Il ritratto del
padre non era che alcuni centimetri quadrati di tela, le casse verdi alcuni
metri cubi di legno … Continuò a non sentir niente: il vuoto interiore era
completo; soltanto dal mucchietto di pelliccia esalava una nebbia di malessere.
Questa era la pena di oggi: financo il povero Bendicò insinuava ricordi amari.
Suonò il campanello. ‘Annetta’ disse ‘questo cane è diventato veramente troppo
tarlato e polveroso. Portatelo via, buttatelo’.
Mentre la carcassa
veniva trascinata via, gli occhi di vetro la fissarono con l'umile rimprovero
delle cose che si scartano, che si vogliono annullare. Pochi minuti dopo quel
che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che
l'immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua
forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un
quadrupede dai lunghi baffi e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi
tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida”.
Ci
si intende?
Il
mio conoscente, un settantenne robusto e placido, cui devo una bellissima
domenica, mi intrattiene sui borghi e sulle città dell'infanzia. Con le mani
intrecciate dietro la schiena, passeggia, lento. Non addita; ammicca con un
gesto del mento. Una fontana essiccata, una chiesa sbarrata e chiusa alla
partecipazione a causa d'un crollo. Un quartiere storico affittato dai privati a cooperative e onlus onde permettere l'Accoglienza di Pantalone. Gli
occhi chiari dritti davanti a sé, la barba bianca, curata e malinconica, che si
muove al ritmo di un cibreo della devastazione. I Comuni non hanno soldi, non
vantano crediti, solo debiti. Poveri Comuni della Tuscia! Sindaci e assessori e
dirigenti statali e parastatali stilano frenetici la lista delle cessioni:
palazzetti ottocenteschi, boschi, castelli, ex caserme, teatri, sentieri, reliquie
e Bendicò assortiti. Si varano alla chetichella ordini del giorno per cui se
una strada, pubblica, è considerata, unilateralmente dagli stessi ominicchi
alla chetichella, in stato avanzato o irreversibile di abbandono, viene
sottratta alle cure ordinarie dell'amministrazione. E così paesi, paesetti e
cittadine si derubricano a ghost town solcate da una viabilità frenetica che
regala l'impressione del movimento e da decine di morte gore. Perché il cuore
dell'Italia muore. Avanzano i suburbi, persino in sputi da diecimila abitanti;
costosi dormitori, eguali a milioni d'altri nel mondo, psicologicamente
criminogeni, privi di servizi se non quello d'un pezzo d'asfalto che ti porti,
la mattina, verso una scuola o una superstrada da migrante: dalla provincia
alla città e viceversa.
L'importante
assessora si dispera. Poi sospira: se solo venisse una multinazionale! Sì, se
solo ci considerasse un grande gruppo straniero! Lo zio d'America, insinuo? No,
anche cinesi, canadesi. Magari lapponi, penso. O sudafricani, perché no. Gli
daremmo tutto! Tutto! In comodato gratuito a trent'anni! A cinquanta! Un'idea?
E perché non un camminamento commerciale coperto all'interno del centro
medioevale? Perché no, si può fare. Coprire le due principali vie papaline con
dell'artistico plexiglass e deambulare come in un megastore. I negozi
tornerebbero alla vita! Non più negozi su strada, ciascuno con un padroncino
strozzato dalla TARI, ma l'epifania commerciale d'un unico organismo
postcapitalista! Arte e storia e Amazon!
Queste
le impennate d'ingegno.
Il
conoscente sa di tutte queste storie. A un certo punto comincia a illustrarmi
le varie proprietà di sindaci, consiglieri, assessori, generali a riposo:
locali notturni, pizzerie, bar, ristoranti. Mi cita prestanome e
mammasantissima. Spiega, con rigore cartesiano, perché una tal via ha l'asfalto
impeccabile per trecento metri per poi interrompersi; perché l'erba cresce solo
in alcuni luoghi; perché la municipale ronza solo in alcuni posti. "La
sensazione che la politica sia fallimentare perché svolta da incompetenti è un
equivoco. Essa si basa esclusivamente sull'affarismo e la presa di potere: è, in realtà, efficientissima",
mi dice. Tutto ciò che viene approvato è solo frutto di un accordo fra gang. Se
produce effetti sulla popolazione lo fa incidentalmente. Il popolo,
equivocando, scambia tale casualità per politica. Esempio. Si decide di
costruire una scuola. Passano anni. Alla fine la scuola è tirata su. A fatica,
ma ce la fanno. Escono titoli di giornale. Si inaugura l'edificio con trombette
e putipù. La destra crede sia merito del sindaco destro precedente, la sinistra
del sinistro attuale. O viceversa. In realtà ogni gruppo di potere ha deciso,
sin all'ultima palata di calcina, il guadagno o la tangente di competenza. Son
tutti contenti. Il debito si è alzato di un pochino e però i gonzi vedono la
scuola. In effetti è lì, brutta, ma vera, con un parco giochi stitico, ma
reale. Addirittura, si vocifera, qualche classe potrà entrarvi già da
settembre! Un successone. Ognuno rivendica la paternità, come un branco di
cornuti, ma son solo scene per il cabaret giornalistico di provincia.
Nell'ombra ci si ritrova d'accordo, magari in un ristorantino che, quella sera,
è chiuso, e però apre battenti e fornelli ai protagonisti del progresso.
Politici, finto ambientalisti, papaveri confederali, criminali assortiti, rossi
bigi e giallini affogano la felicità in un buon piatto di spaghetti in attesa
della prossima Bengodi da spartire: la manutenzione. Pare, infatti, che i cessi
della scuola abbiano, da subito, cominciato a fare i capricci. Colpa di
scarichi malamente concepiti? E chi lo sa. Un contratto onnicomprensivo di
manutenzione è concepito seduta stante, complici gli affettati, l'inchiostro
ancor fresco sul compromesso impataccato di sugo. La ditta Sturacessi srl
sturerà, conseguentemente, i cessi dei pargoli: pagata un tanto a intervento,
ovvio.
Conchita
Wurst incita al voto per le Europee.
I
sovranisti s'arrabbiano: è una pedina degli europeisti-globalizzatori!
Ma
c'è, ancora una volta, un piccolo equivoco.
Egli,
infatti, non sprona i cittadini a votare per gli europeisti-globalizzatori
bensì a farlo tout court.
Votare
a dritta o votare a manca è indifferente.
Votare:
ciò è importante per il potere: votare!
Votate
e fate votare! Il voto è democrazia! Fate votare!
È
il non voto a preoccupare il potere, solo quello.
Ma
si continua a equivocare.
Autonomia
Operaia, 1974.
Si
sabotano le centraline della SIP, si inseguono gli “staccatori” dell’ENEL per
salvaguardare gli indigenti compagni proletari. Tutto un mondo di scansafatiche
è in subbuglio: gruppi e gruppetti leninisti, potoppini, internazionalisti, ex
carcerati col bernoccolo maoista, futuri giornalisti col birignao e l’attico,
futuri assassini di poliziotti, brigatisti in erba, indiani cicorioni, pauperisti col loden ed espropriatori seriali giocano a fare la guerra sociale nel
paese dal welfare più raffinato del mondo.
Città
del Vaticano, 2019. Il cardinal Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, rompe
i sigilli ACEA, come un katanga di borgata.
45
anni non equivalgono sempre a 45 anni.
Si
equivoca, spesso, sullo scorrere del tempo.
La sinistra crede ancora di aver fatto il Sessantotto. Equivoci.
Si parla con maestri di scuola e professori e si spera d'avere di fronte individui in grado di formare gli Italiani a venire. Invece si equivoca: sono dei burocrati, timorosi di tutto, persino della propria laurea, preparati solo a scansare la vera educazione. Alcuni strafottenti, altri menefreghisti, talaltri rassegnati. Il 90% appartiene all'area sindacale che ha distrutto l'Italia. Codici a barre, circolari, valutazioni, diagrammi, incasellamenti, permessi, diktat ministeriali, test chiusi, test qualità, futuribili e risibili alternanze scuola-lavoro, scappatoie leguleie formano l'universo della scuola, oggi. Un quattordicenne è praticamente analfabeta, senza storia, stile, concetti e nozioni; gli rimangono appiccicate con lo sputo solo alcune convinzioni. E così Euclide è una piazza di Roma, Plutone il grosso cane di Topolino, sette per otto quarantotto.
La sinistra crede ancora di aver fatto il Sessantotto. Equivoci.
Si parla con maestri di scuola e professori e si spera d'avere di fronte individui in grado di formare gli Italiani a venire. Invece si equivoca: sono dei burocrati, timorosi di tutto, persino della propria laurea, preparati solo a scansare la vera educazione. Alcuni strafottenti, altri menefreghisti, talaltri rassegnati. Il 90% appartiene all'area sindacale che ha distrutto l'Italia. Codici a barre, circolari, valutazioni, diagrammi, incasellamenti, permessi, diktat ministeriali, test chiusi, test qualità, futuribili e risibili alternanze scuola-lavoro, scappatoie leguleie formano l'universo della scuola, oggi. Un quattordicenne è praticamente analfabeta, senza storia, stile, concetti e nozioni; gli rimangono appiccicate con lo sputo solo alcune convinzioni. E così Euclide è una piazza di Roma, Plutone il grosso cane di Topolino, sette per otto quarantotto.
Credere
che una promessa equivalga a un passo compiuto.
Torniamo
al sette in condotta! E tutti ad applaudire la svolta.
Intanto
arriva - è un fatto - il 6 politico sino ai quattordici anni.
Il
fatto è un fatto. La promessa, invece, niente. Tutti, però, son contenti anche
se il fatto spinge al prossimo gradino l’inevitabile Programma Nichilista mentre
la promessa sbiadisce. Stiamo contrastando il cammino della globalizzazione,
citrulleggia il controinformatore.
È
l'Euro e non la corruzione ad aver affossato l'Italia, affermano gli economisti
astuti.
La
corruzione incide per un nonnulla, l'Euro è strutturale!
E
chi ha voluto l'euro se non i corrotti?
Chi
ha creato, anzi, un patriziato infame, servile, voltagabbana, vigliacco e mediocre
se non la corruzione?
Un
altro piccolo equivoco.
Un
Comune della Tuscia decide di ristrutturare un castello rinascimentale.
Lo
compra, perciò, dai signorotti che l'hanno tenuto per un secolo.
A
tal uopo viene acceso un mutuo trentennale che inchioda i futuri bilanci alla
frugalità spinta.
Il
castello, però, è enorme.
Si
decide, per cominciare, di ripulire e rimettere in sesto solo il tetto.
La
ditta arriva e, in pochi mesi, esegue il lavoro.
Gli
antichi coppi, però, non ci sono più, sostituiti da volgari tegole postmoderne.
Anche molti arredi interni spariscono: quadri, arazzi, fortipiani, sculture,
reperti romani.
C'era
forse una dimenticanza nel contratto di cessione? Com'è potuto accadere?
La
ditta edifica poi una struttura "da ammodernamento" proprio di fronte
all'entrata del cortile con pavimentazione quattrocentesca. Cosa fare?
Bisognerebbe abbattere il muro d'un terreno limitrofo e ricreare un nuovo
accesso mercé una servitù di passaggio. I proprietari del terreno, però,
s'oppongono; il Comune desiste per non alimentare la litigiosità.
Dopo
vent'anni il castello è come prima. Una fenditura s'è aperta nel torrione
settentrionale. La copertura, di mediocrissima, qualità, cede in più punti.
Durante
tale lasso di tempo alcuni sindaci sono stati arrestati.
Uno
di loro, però, si ripresenta: vanta ottime probabilità di successo.
I suoi articoli sono sempre eccellenti , lei conosce il divenire delle cose non credo sia solo questione di cultura . Complimenti
RispondiEliminaCaro Alceste,
RispondiEliminacome sempre queste tue rassegne sull'Italia in liquefazione-liquidazione sono illuminanti...il destino del mobile, come quello dello spirito di chi lo custodiva, come quello dell'ambiente che lo circonfondeva, come...Tutto testimonia della frattalita' di cui e' fatta la realta', come il piccolo cosi' il grande, siamo immersi in un grande mandala 3D.
All'assessora potevi dire di non disperare e di seguire il buon esempio:
https://www.corriere.it/economia/casa/19_maggio_12/case-1-euro-boom-sambuca-sono-state-tutte-vendute-regole-come-si-compra-casa-borghi-abbandonati-2f38c490-7268-11e9-861b-d938f88a2d19.shtml
Come sempre la tua scrittura evoca le minime memorabilia del mio tempo trascorso in Italia.
Ti racconto l'esilarante capodanno che trascorsi nel centro storico del mio paese un anno e mezzo fa, l'ultima volta che tornai.
In tale occasione il centro sembrava di nuovo vivo grazie a qualche concerto rumoroso; per il resto dell'anno, da tempo, resta abbandonato, sebbene vigano sempre le assurde regole su parcheggi e libera circolazione, non si sa per chi. Appena giunta in piazza incontrai una vecchia conoscenza. Parlando mi disse: sto bene, ora lavoro allo Sprar! Aveva un'aria felice e soddisfatta, come di uno finalmente realizzato che non vedeva l'ora di farmelo sapere. Io non sapevo ancora cosa fosse tale sigla, me lo spiego' in dettaglio (e scoprii che era dietro casa mia) fin quando, inspiegabilmente, iniziai a sentire dei brividi di freddo e mi congedai. Nella piazza nel frattempo si era diffuso un buon profumino. Non era quello di castagne arrosto come ai vecchi tempi, era un odore piu' pregnante e pungente, di canne. L' antica piazza era diventata un bel cannonao meravigliao collettivo. Dopo aver offeso parte della mia compagnia (si, 40-50enni) per aver rifiutato la generosa offerta di una tirata di moderne caldarroste, mi ritirai vicino alle casse della musica stordente. Tra bruciare qualche neurone e danneggiare il timpano, scelsi la seconda. E cosi' riconquistai la compagnia che dovette aver valutato il mio comportamento sufficientemente autolesionista, seppur non perfettamente omologato, da essere degna di far parte del branco, con o senza il mio consenso.
Intanto i miei figli erano stati lasciati liberi di scorazzare per la piazza con i figli della compagnia. Ma non si limitarono alla piazza. Nel vicolo buio che porta alla cattedrale in cima al colle, rimasti indietro dagli altri, erano stati importunati da un gruppetto di giovani risorse che da dietro gli strattonavano il cappuccio del giubbotto e appena uno di loro si girava gli dicevano: "c' azz guardi!". Rimasero talmente divertiti dalla novita' imparata che per tutto il mese han poi continuato a ripetere 'sto ritornello a tutti quelli (noi di casa) che li guardavano per piu' di due secondi.
Niente di grave, poteva andare peggio. Il parco della cattedrale che domina le colline fino al mare e' da tempo il ritrovo di tossici, bivaccatori e pervertiti vari. Una sorta di altare a cielo aperto per il sacrificio della nostra gioventu'. Che dire, come i genitori in basso, cosi' i figli in alto... ma per carita', nell'era della liberta' e' vietato avere tali pensieri.
Ise
Non troppo lontano dalla piazza sorge un palazzo che un tempo era di mio nonno e anacronisticamente porta ancora il suo nome. La proprieta' e' da tempo smembrata tra estranei-italiani e risorse- e parentame vario. Ultimamente una cooperativa voleva un appartamento da affittare a delle risorse africane ma un parente si e' rifiutato e tutti gli altri in coro: razzista!
RispondiEliminaQualche mese fa parlando con un altro parente mi sento dire: "ti ricordi M.?" Si certo, l'ho incontrato a capodanno..."Ora lavora allo Sprar e vuole comprarsi casa. E' interessato al mio appartamento, sai, voglio vendere".
Ahh quale epilogo migliore, il vecchio palazzo sprarpagliato tra risorse straniere e rinfocillati italiani paladini del ri-sorgimento (delle ri-sorse).
Quel che e' in mano mia, subisce bullismo a distanza continuamente...
Quando succede qualcosa, l'amministratore diventa irrintracciabile. Allora ricorro al commercialista... stessa storia, ha il dono dell'ubiquita' (quando e' lui che deve chiedermi 'qualcosa' improvvisamente ricompare e sa tutto quel che e' successo nel recente e lontano passato) con annessa irrintracciabilita' a sua discrezione. Un tempo mi affidavo a una persona di fiducia, per 'stimolare' (nell'epoca dei modi gentili) amministratore e/o commercialista a rispondere alle mie emails. Ma da allora uno fa rispondere alla email automatica che mi contattera' presto, l'altro risponde di suo pugno con la stessa formula: sono in contatto con chi di dovere, ti faro' sapere presto. Poi il nulla.
Stanca di fare la stalker a distanza intercontinentale, ora ingaggio di volta in volta professionisti dello stalkeraggio ravvicinato (finito il tempo della gentilezza), con cui concordo le tecniche da manuale di psicologia criminale da applicare per sperare in qualche risultato. Il piu' delle volte pero' falliscono e spariscono anch'essi, non prima di avermi ripetuto la cantilena gia' comune ai precedenti stalkers: ma perche' non vendi?
A volte mi vien voglia di dire a tutti questi renitenti collaboratori (di chi? Non certo miei): adesso vi mando Lubrano! Ricordi il giustiziere di RaiTre? Come sembrava vero! Allora si che sapevano vendere le utopie!
Oggi ci sono le Iene che ti annusano e vanno a simpatia, non importa se sei nel giusto o no. Io gli starei antipatica di sicuro...
Un caro saluto,
Ise
Siamo nel paese dove l'ultima e suprema speranza di giustizia é affidata a "le iene"...io ci sto facendo i conti ora con questa faccenda, sto tirando giu tutti i santi del calendario...una volta, molti anni fa, forse appena post-silvio...mi incazzai con un austriaco che avevo sentito associare l'Italia a una "media-diktatur" cosi ha detto...aveva ragione lui invece.
EliminaCaro Sitka,
Eliminamedia-diktatur e' ottimo. Si potrebbe dire per tutto il mondo, eppure il nostro paese si distingue, sia per il livello dei media che per la quantita' di gente completamente influenzata da essi nei comportamenti e nei pensieri. Sarebbe da capire cosa ha portato a tale predisposizione.
Ora che ci penso, per risolvere i miei problemi italiani, invece degli stalker e la psicologia criminale, mi basterebbe mandare un fattorino con una telecamera e una grande busta con su scritto "C'e' posta per te"!
Ise
Ps: le Iene sono inguardabili e totalmente inaffidabili per i miei gusti.
PPS: pero' se non ricordo male per farsi giustizia c'era anche Forum, pagavano pure gli attori se avevi bisogno di piu' spettacolo! Invece i tribunali, le questure... che luoghi finti, disfunzionali e distanti che sono diventati.
EliminaIse
Forum é solo attori,ma non so se sia sempre stato cosi. La dice lunga anche forum infatti.
EliminaNon ci sono più i tarli di una volta, amico mio! Men che meno i maestri.
RispondiEliminaIl mio, di maestro, un tapparello pelato e sadico, già giovin precettore dell'Imperiale Scuola in quel di Tripolitania Italiana, ci deliziava quotidianamente negli anni'60, noi spauriti ma coriacei pargoli di campagna in grembiule nero, con marcette patriottiche in surplace, lato banco (nerissimo), al canto obbligato degli inni Ancien Regime (Mameli, Il Piave mormorava, Garibaldi fu ferito et similia).
Quindi si passava alla recita di tutte le preghiere possibili e immaginabili (Credo Niceo, Pater, Ave, Gloria, Atto di dolore, Angelo Custode, Requiem ecc.).
La preghiera veniva effettuata sull'attenti, ogni minima distrazione, o peggio sguardo ironico, veniva ripagato con autentici rombi di botte, pugni, calci sulle zampette nude, subito annerite da lividi o dal lucido delle scarpe dell'amabile docente.
Il risultato che ne ottenne fu di allevare una nidiata di serpenti: bestemmiatori, ribelli, anarchici, liberi pensatori, scettici.
Per contro bisogna dire che il metodo (botte da orbi) ci costringeva ad imparare; molti superarono brillantemente le Medie senza aprire libro, alcuni persino il Classico.
Morale: non c'è.
Eppure continuo a preferire il vecchio maestro ai novelli pavidi di oggigiorno.
Una volta, l'unica in cinque anni, si ammalò. Alla notizia esplose in classe una gioia incontenibile: lo volevamo morto ma era solo un'influenza. Mandò in sostituzione il figlio (le cose allora erano semplici). Questi era alto, atletico ma quasi NERO!
In famiglia, da discorsi contorti, dedussi che il passaggio del Fronte sulla Linea Gotica aveva lasciato il segno: il diavolo aveva le corna.
Ma l'abbronzato ci deliziò con la lettura del XXXIII Canto : "La bocca sollevò dal fiero pasto…"
Felici, gli occhi sgranati, meglio di un film con gli indiani, ringraziando la Guerra e la casualissima Integrazione.
Qualcuno s'è svegliato da tempo o di recente, non importa. Non possono più contarcela. Se il voto è un'arma, votiamo per quello che sta "loro" più sul "Gioiello", tanto poi tutti 'adeguano ai cacasotto illuminati. Una 380 Volt? E perché no? Dalla nascita non siamo di NOSTRA proprietà: genitori, chiesa, scuola, lavoro, governi, tutti a RIVENDICARE con violenza il possesso di Noi pezzi di carne da macello, proprio come gli Altri Animali che facciamo scannare per divorarli. Reset
RispondiEliminaChelsea Manning non canta, alla faccia di tutte le nullità che strumentalizzano la sessualità degli individui per scopi abbietti.
RispondiEliminaPino (fascista eterosessuale ex bigamo trigamo quadrimo ecc.)
P.S. Votate Antonio La Trippa
Viva la Trippa (Toto' vero e unico profeta)! Basta che se magna!
RispondiEliminaConsigli per il voto:
Tenete pronta la cartella esattoriale che vi hanno premurosamente consegnato, scusate volevo dire la tessera elettorale...
Esercitatevi tutti i giorni a tracciare una x su carta.
Leggete bene le regolette che la UE ha preparato per voi, sempre nuove e al passo coi tempi:
"E' possibile (non obbligatorio) esprimere da uno a tre voti di preferenza per candidati compresi nella lista votata
ATTENZIONE! Nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza."
Da questa ad esempio, io analfabeta funzionale ho dedotto che ora in Europa esistono almeno tre sessi. Buono a sapersi.
Ise
Cara "nipote"Ise,
Eliminasai che finora il concetto non mi era mai venuto in mente? Sarà che non voto da anni!
Riconfermo comunque la tua "mira" straordinaria.
Un caro saluto da "zio" Hermannus Contractus.
Caro "zio" Hermannus C.,
Eliminanon credo si tratti di una mira straordinaria, in certi casi potrebbe essere questione di distanza? Forse da lontano certi dettagli stonati balzano all'occhio piu' chiaramente? Nel mondo al contrario tutto e' possibile! Anche la distanza degli anni di eta' dona una simile capacita', come tu spesso mi testimoni.
Non a caso le vittime predilette sono i giovani, e ora anche i bambini. Del tutto innocenti e del tutto sacrificati dagli adulti indifferenti.
Un caro saluto a te,
tua "nipote" Ise
PS: perche' hanno scritto "sesso diverso" e non "sesso opposto" come si e' sempre chiamato?
Diverso da cosa? Dal precedente, dalla prima preferenza, o da entrambe le due precedenti preferenze? Mah. Certo poi bisognerebbe pure indagare le preferenze sessuali dei candidati, visto che capita anche di essere denunciati per aver erroneamente chiamato maschio un gay, femmina un trans, etc...
Anche io non voto da anni!
Ricordo vagamente alcuni referendum, in cui prima del voto a casa venivo istruita sul seguente "sillogismo": se rispondi si alla domanda posta, vuol dire no. Se rispondi no, vuol dire si. Quindi mi raccomando, se non vuoi che la tal cosa si realizzi, rispondi si, lo voglio! Al che' conclusi, se voglio esprimere il mio parere col voto devo non votare, se voto, vuol dire che non voto...
Per @Ise, se ho capito bene lei vive all' estero, ecco ci rimanga perché come dice Alceste qui è tutto in putrefazione e l'odore di cadaverina e putrescina è insopportabile. Ci vorrebbe un Pol Pot kameraden per fermare il processo cadaverico lasciando vivi solo i bambini e i pochi della divisione Totenkopf utili per istruirli.
RispondiEliminaP.S. Messaggio per i robot della N.S.A. e della polizia
postale: è solo sarcasmo nessun incitamento all' odio.
P
Pino
Lo so Pino, apprezzo il tuo consiglio, tanto se tornassi ora sarei piu' straniera di un migrante e trattata peggio di un' italiana; ormai non mi riconoscono piu' neanche i consanguinei.
EliminaSe puo' consolare, dove sono ora arriva il tanfo della putrefazione cinese, piu' spettacolare dell'italiana, quando i venti spirano da nord, qui si rischia sempre di spirare.
Comunque ho la sensazione che in qualche modo l'attuale aberrazione si ridimensionera', magari tra moltissimo tempo...Piu' se ne prendono le distanze e prima il sistema si suicidera' per mancanza di nutrimento. Qualche tempo fa nessuno ne parlava in questi termini, a me sembra gia' un buon segno!
Ise
Stanno perdendo il controllo della narrativa nonostante i falsi bersagli che quotidianamente creano per la massa cogliona. Per questo accellerano. Qui al nord (Italy) temperature invernali: invece delle rondini si sono visti pinguini volanti! Forza Greta, forza gretini, forza antifascisti, forza piu' Europa, forza piu' Africa, forza piu' riscaldamento globale! Ce la potete ancora fare!
RispondiEliminaEl papa ha parlato ai giornalisti esteri di "fake news". Portentoso! Penso sia tempo ormai anche di "troll russi" (viste le temperature, per il momento la CO2 -da non confondersi con Cobalto2 del PD- va lasciata da parte, e gli scienziatoni, anche quelli dei "viaggi spaziali", meglio non intervistarli).
"Ribellatevi all'irrorazione quotidiana di Cobalto2 e altro cari scarafaggi...". Lo sosteneva decenni fa gia' il veggente Diogene delle Botte e Odio!
Uguccione Balestra Cordolo di Senigallia, noto metereologo del Polo Sud che, come ben sapete, e' visitabile da qualsiasi pirla che paga 50.000 euri e che si accontenta di un pezzo di ghiaccio, tre trichechi e la spilletta omaggio di Greta... Forza Greta, forza gretini: italiani, votate il vostro Boia!
Fiamme cremisi tese fra le mie tempie (erano)
RispondiEliminapotenti trappole che rotolavano in alto.
Mi ero lanciato con il fuoco (in mano) su strade fiammeggianti (1)
usando gli ideali come mie mappe.
"Arriveremo ai risultati, presto", dicevo (2)
Fiero sotto la (mia) fronte che scottava.
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi
Sono molto più giovane ora. (3)
Half-cracked prejudice leaped forth
"Rip down all hate," I screamed
Lies that life is black and white
Spoke from my skull, I dreamed
Romantic facts of musketeers
Foundationed deep, somehow
Ah, but I was so much older then
I'm younger than that now.
Pregiudizi scalfiti solo a metà balzavano fuori
"Sradicate tutto l'odio", urlavo
Menzogne tipo la vita è bianca o nera
uscivano fuori dal mio cranio. Sognavo
gesta romantiche di moschettieri.
(Convinzioni) radicate nel profondo, in un modo o nell'altro
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane ora.
Girls' faces formed the forward path
From phony jealousy
To memorizing politics
Of ancient history
Flung down by corpse evangelists
Unthought-of, thought, somehow
Ah, but I was so much older then
I'm younger than that now.
La strada che andava (sempre) avanti era costellata di volti di ragazze
(Partendo) da false gelosie
per imparare a memoria politiche
incentrate su una storia ormai passata ,
gettate (al mondo) da apostoli (ormai) morti
Idee inconcepibili, idee, in un modo o nell'altro (4)
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane ora.
A self-ordained professor's tongue
Too serious to fool
Spouted out that liberty
Is just equality in school
"Equality," I spoke the word
As if a wedding vow
Ah, but I was so much older then
I'm younger than that now.
La parola di un professore auto nominatosi tale
Troppo serio per dire cose ingannevoli
Tirò fuori (il concetto) che la libertà
Fosse solo parità (di diritti) nella scuola (5)
"Parità", pronunciai la parola
Come se fosse il voto di un sacramento
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane ora.
In a soldier's stance, I aimed my hand
At the mongrel dogs who teach
Fearing not that I'd become my enemy
In the instant that I preach
My existence led by confusion boats
Mutiny from stern to bow
Ah, but I was so much older then
I'm younger than that now.
In atteggiamento da soldato, rivolgevo la mia mano
Ai cani bastardi che insegnano (6)
non temevo che sarei diventato io il mio nemico (7)
nel momento stesso in cui ero io a predicare
La mia esistenza era guidata da imbarcazioni in pieno caos
(con) ammutinati da poppa a prua.
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane ora.
Yes, my guard stood hard when abstract threats
Too noble to neglect
Deceived me into thinking
I had something to protect
Good and bad, I define these terms
Quite clear, no doubt, somehow
Ah, but I was so much older then
I'm younger than that now.
Si, la mia guardia era ben alta, quando minacce astratte / Troppo nobili per essere trascurate
Mi portavano a pensare erroneamente
che avrei difeso chissà che cosa
Bene e male, usavo queste categorie
Tutto chiaro, senza dubbi, in un modo o nell'altro
Ah, ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane ora.
Bob Dylan, My back pages 1964