19 maggio 2018

Più nutrie per tutti [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Ciao, Cruciani. Sono a una mostra d’arte di New York, mangio ostriche e bevo champagne rosè Ruinart… il lusso, lo squirting, le nutrie … W il Duce!Così parlò una femmina della riccanza  a "La Zanzara"

Diego Fusaro, riascolta la registrazione del tuo scazzo a "La Zanzara" ed eviterai di riproporre a te stesso (ma chi ti legge ancora?) il solito ciarpame attizza-proletariato.
Lo so, i prolet esistono ancora, non comprano i tuoi libri, non se li caga più nessuno, o meglio, se li fila l’ebreo Parenzo che querela ogni presunto 'fassista' che canta Faccetta nera in preda a una mitomania annoiata, per due miserabili minuti di popolarità radiofonica antiFiano.
E tu, figlio illegittimo di Preve, che hai augurato un bentornato a un Marx fuori tempo massimo, continua con il belletto prima di entrare in scena, invidiato dai laureati in Lettere che, per purezza d’animo (leggi: incapacità di cogliere il trend del mercato occupazionale), si sparano 8 ore di call-center per 400 euro al mese, evitando, furbamente, il controllo con pedometro e braccialetto in uno stabilimento Amazon.
Intanto continuano a non pervenire all’appello: operai specializzati, idraulici, elettricisti, carpentieri, saldatori, tornitori, camionisti ... tassodermisti (qualcuno dei lettori del Blog di Alceste ha visto La rieducazione, film indipendente del gruppo Amanda Flor?)
Non importa, basta che in tv spopolino i boudoir gestiti da imbalsamate coppie donna-gay che ci invitano a imparare a vestirci per meglio affrontare il giorno, il pomeriggio e la sera, secondo le auree leggi del make-up, del portamento, dell’outfit di Marie Antoinette e di Oscar Wilde che così twittava: “La moda è una forma di bruttezza così intollerabile che siamo costretti a cambiarla ogni sei mesi” (per chi ha il grano, ovviamente).
Ed è per tale rilevante sociopatia edonista diffusa (ostriche e Ruinart, squirting e nutrie … ma come ti vesti?) che i sociologi, i politologi, i filosofi dovrebbero tacere per sempre, e non farsi scritturare da Cruciani, da Chiambretti, da Diprè, dai Gozzi-Miccio, dalla D'Urso, dalla Carlucci, dalla Berlinguer, dal Gramellini formato Rai3, dai pornodivi, soltanto per ritrovare un pubblico già morto e sepolto tra i centri commerciali, i dentisti a basso costo, i like di Facebook, i siti di controinformazione e i paradisi fiscali per pensionati da 1000 euro al mese.
Dovrebbero accomodarsi in prima fila nel parterre del supplizio costante show, vivere sfaccendati (come già fanno) con nonchalance schifata, immersi nell’ignorante tracotanza salottiera e godersi una mostra fotografica di gigantografie d’ani sbiancati nella Manhattan di Allen, e ricordarsi, come saggio proverbio romano ammonisce: “Nun te fà cantone che te pisciano addosso”.
A causa di questa spettacolarizzazione delle farfalline su pubi argentini e dei cagnetti di Elettra Lamborghini, mi capita sovente di ritrarmi dallo scrivere e dal parlare.
Mi spurgo nel silenzio.
Ritorno alla mia bulimia letteraria intervallata da lavoretti manuali di ordinaria manutenzione edile e verde.
Leggere ciò che mi nutre, rigettando le morte nutrie scodinzolate davanti alle sbavanti bocche degli spettatori lobotomizzati dalle oscene vicende del "Grande Fratello", è l'unico atto compulsivamente piacevole, veramente rivoluzionario, che mi affranca dai mali sociali che mi vorrebbero un povero pazzo mediocre sconnesso da se stesso, che straparla con la sua utilitaria in stile i-connect.
Penso a questa prevenzione medica che ci vorrebbe donare più vita, più salute, dispensarla anche ai cerebrolesi, a temibili psicopatici, ai fanatici di ogni chiesa, a coloro che si rivolteranno contro di lei quando sarà impotente nel diffondere l’eternità e la bellezza Urbi et Orbi.
Curare corpo e mente per sopravvivere nel nulla?
Desiderare di vivere menomati per sempre, piuttosto che il suicidio assistito?
Prostrarsi all’accanimento terapeutico al fine di evitare una dolce eutanasia, infilati a calci nella sedia a rotelle in un istituto pubblico per vecchi, abbandonati da figli e nipoti egoisti, trattati ancor peggio da eventuali immigrati di seconda generazione (e chi ci crede), come prologo di Trainspotting insegna?
Il legionario romano che si portava appresso la famiglia sui campi di battaglia, sicuro di morire  di morte eroica e in giovane età, aveva più interesse alla sopravvivenza di noi; così come il muratore egizio nel costruire, tra un mausoleo e l’altro, all’ombra delle piramidi, arrossato dall’ubiquità solare in un tramonto a Luxor, la propria mastaba.
Intanto s'apre l'ennesimo ristorante eco-chic ispirato alla natura (sic!), perché ‘a panza chiena chiama ‘o riposo … del cervello.
Guardo le foto dell'arredo, della struttura archeoindustriale dove si è manifestato come un licheno storpio.
Gli architetti assemblano surrogati di pergole, legname avanzato di segheria, smorti colori, posticce viti, pseudorampicanti,  tinte rimembranti fasti coloniali, variegate  al beige e ricavano una scomposizione di un tutto perfetto, inodore, insapore, incolore che là fuori è introvabile ... là fuori, s'intende Bologna.
Le lasagne perdono la loro pienezza, il loro forte approccio col palato, i denti e la lingua, la loro consistente forma che allietava gli occhi.
La cucina molecolare destituisce la tradizione culinaria regionale della sua ricchezza e ci offre la desolazione minimal nel piatto: una solinga sfoglia di pasta, due schizzi di ragù, una striscia di besciamella, una sfarinata di noce moscata trattata da pepe nero, rugiadina di olio extravergine DOP.
Il Sangiovese resta ancora integro sotto l’egida di Masterchef?
Mi sa che un giorno, sfrontati disgregatori del mosto,  separeranno i vini in triadi costituite d’afrori addolciti o resi aspri dal logorio della fermentazione, d’alcol e dal  cromatismo d’oro e rubino, e le serviranno, tronfi dell’algebrico risultato, in microalambicchi rigorosamente prodotti dall’ultima vetreria di Murano.
La scampagnata fuori porta. Sono andato a sbirciare il film di Renoir (Un partie de campagne) accennato da Alceste; mi sembra una rappresentazione più umana e bucolica di questi scempi gastrobio.
Per gli uomini che si piccano d’esserlo: aspettando la Gradisca, si urla dall’alto di una quercia … voglio una donnaaaa!
Ho un ricordo di una gita di tarda primavera ai Colli Albani e una sosta davanti al Lago di Nemi. Porchetta, pane ruvido, pecorino e un fiasco di Frascati en plein air.
Schizzavo il paesaggio s'un taccuino; si suonava la chitarra, si stonavano canzoni in sana ebbrezza pomeridiana, lasciandoci alle  spalle qualcosa o qualcuno; sui bordi dei bicchieri si sorrideva e si lasciavano cadere briciole al tramestio ordinato delle formiche.
La nostalgia fa male, non consola?  È pur meglio di psicofarmaci e surrogati d’infanzia e giovinezza che gli inserzionisti vomitano tra una buffonata politica e un talk metasociale per ritardati mentali, i cui autori si sono evidentemente formati sulle tracce dell’Esperimento Milgram.

Rileggo l'ascesa al Mont Ventoux del Petrarca e mi soffermo sui suoi dubbi nella scelta del compagno con cui intraprendere la salita pietrosa.
Cede dinanzi al desiderio misantropo di scalare da solo l'erta, e forse avrebbe fatto meglio, ma il richiamo del sangue è ancora forte in lui e al fratello minore tocca divenire il suo sherpa.

Scalare da soli l'Olimpo della verità, quella che non può e non deve essere un cumulo di interpretazioni che annullano i fatti... la solidità del reale.
Arduo compito per chi ha paura di rovinare in basso... o almeno prendere, come fece il vate, pendii più dolci, attardarsi e constatare, alla fine del percorso, che la vanità si nasconde nelle pieghe più insospettabili dell'agire e del pensare umano... anche nelle Confessioni di S.Agostino.
I solitari testimoni della dissoluzione, se comunicano tra loro, è probabile che lo facciano scegliendo il linguaggio gestuale, la mimica facciale, come fecero il Pellico e il suo amico Melchiorre Gioia dalle sbarre della prigione.
Ma sarà vero il detto latino: "Tempora mutantur et nos mutamur in illi"?
O è vero il contrario, almeno per coloro che resistono al mutare dei tempi.

"Ma non vi schifate a guadagnare soldi in questo modo?... No, non ci schifiamo per niente"
 Massimo da Lecce intervenuto a "La Zanzara"

12 commenti :

  1. Povero Preve, dal suo profondo pensiero ne è uscita una macchietta televisiva. A leggere articoli e ad ascoltare interviste del buon Costanzo in giro per il web si ha veramente l'impressione di una persona di un'altra epoca, mi dispiace veramente non aver potuto conoscerlo di persona. Il suo errore è stato menarla troppo con il marxismo (non ho le conoscenze per dire se le sue analisi siano corrette o meno, ma non è questo il punto), entrando in conflitto con altri gruppuscoli marxisti, quando lui poteva disquisire di tutt'altro. Ora pure suo figlio continua a frequentare gruppi di comunisti fuori tempo massimo, gente che non ha niente di meglio da fare che spaccare il cappello in quattro e attaccare la "destra becera e reazionaria" (o, peggio ancora, che sta a rimembrare i tempi di Rifondazione al 10%. Roba da far veramente tremare il sistema).

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  2. Stefanov:

    Ciò che dici vale come regola generale.
    Se parli con gli stupidi tiscambiano per uno stupido e, alla lunga, diventi stupido.
    Fusaro deve stare attento: comincia a somigliare a chi dice di detestare.

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  3. Preciso che quando parlo del figlio di Preve mi riferisco al figlio biologico, tale Roberto Preve, che è circondato da vetero-comunisti che finiscono sempre a pensarla come il padrone, andando addosso ai Salvini e alle Le Pen di turno.
    Quanto a Fusaro: lo scorso anno partecipò al "Festival del pensiero ribelle" a Parma, nel quale fu invitato pure un tale Marco Travaglio, un "manipulitista" e apologeta di Padoa Schioppa. Se questa è la ribellione, finisco per rivalutare Minzolini e Bruno Vespa...

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  4. Fusaro smisi di seguirlo tempo fa dopo che ne fece una grossa, ma, avendone fatte altre in precedenza, che mi avevano lasciato un po così...non ricordo bene quale.
    C'è poi da chiedersi, quando una persona viene troppo invitata in tv, e questa persona non rientra nel canone che viene abitualmente invitato in tv, il perchè lo si fa, il perchè proprio quella persona, e non altre, il perchè si permette di mettersi a confronto con chiunque etc. la risposta è in questo blog, in vari articoli.

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  5. Non ho idea di cosa passi per la testa a chi si convince che qualsiasi tipo di comunicazione vada bene...perfino un Barnard andò da Parenzo.
    La dinamica per cui "bene o male basta che te ne parli" è ben debole rispetto alla cattiveria deformante de tubo catodico, dove un Barnard che veniva compresso li a sciorinare in 4 secondi e mezzo anni di ricerche sembrava un pazzo squilibrato, ma squilibrato serio, alla casalinga, si forse non solo alla casalinga...la quale casalinga, nella sua saggezza selettiva non avrebbe dubbi messa di fronte alla puerilità di un Fusaro che disquisisce di filosofia con Briatore, il quale dall'alto dei suoi capelli bianchi (e dei suoi yacht) gli fa "senti filosofo..." e lo ha già distrutto, il bello è che i cosiddetti intelligenti, acculturati, non capiscono la potenza di questo linguaggio, a loro arrivano i concetti espressi da Fusaro, solo perchè vi sono già predisposti. Malsopporto i grillini, ma devo dire che una cosa l'avevano capita bene, segno che il movimento non è gestito da stupidi, e infatti negli anni di formazione il "5stelle" non è mai andato alla televisione.

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  6. Chi va in televisione a portare argomenti diversi dal pensiero PolCor (e, per quanto possa sembrare strano, Briatore è PolCor, visto che il classismo è l'architrave del pensiero unico), fa necessariamente una brutta fine (a meno che non sia un personaggio come Sgarbi o Feltri, ma in quel caso si tratta di una scorrettezza politica di forma e non di sostanza): il/la giornalista ti parla addosso, il pdiota di turno ti schernisce col sorrisino, la conduttrice manda la pubblicità quando tocca a te parlare. La televisione è una montagna di letame da cui le persone intelligenti dovrebbero tenersi a debita distanza (a meno che non siano dei politicanti, in quel caso sono obbligati a partecipare al teatrino). L'unico modo per competere con codesti immondi personaggi che ci ammorbano con le loro scemenze è tirare colpi bassi, come fece Salvini quando chiese a Padoan "quanto costa un litro di latte".

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  7. Stefanov:

    è la stessa domanda che fece un giornalista, millenni fa, a Lucio Magri, il comunista che amava il caviale di pregio (o così o non lo mangio, diceva).
    La regola è semplice: se un tizio va in televisione, su facebook, twitter e compagnia è già uno di loro.

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  8. Sitka:

    anche qui la regola è semplice: se parli con uno scemo fai la figura dello scemo.
    Lo diceva pure Oscar Wilde.

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  9. Caro Alceste, questa tua regola me la sono segnata bene!


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  10. Marco Zorzi, mi pare che ci sia un equivoco: qui nessuno ce l'ha con Fusaro per quello che dice (in buona parte condivisibile, talvolta opinabile), ma per il fatto che è da ingenui portare certi concetti in televisione. Fusaro se lo sono cucinato con risolini e prese per i fondelli. La cosa non sarebbe degna di interesse se si limitasse alla sua persona, ma ormai sono anche le idee di Preve ad essere sputtanate. Poi, ammesso che esista una "resistenza", si dovrebbe svolgere nei salotti televisivi? Cerchiamo di essere seri, per cortesia...

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  11. Per Marco Zorzi

    Conosco personalmente Fusaro, come ho dialogato e discettato con Preve a Torino. Conosco l'ambiente universitario da cui proviene il primo, conosco la fuga da quell'ambiente da cui si è separato, disgustato, il secondo. Preve resta un maestro che non si sentiva tale: Fusaro resta un discepolo che si atteggia, per motivi di share mediatico, a maestro. Se cerchi in rete, troverai che, a un certo punto, chissà perché, Vattimo, gran sacerdote della filosofia "ufficiale", consegna il suo allievo Fusaro al Preve... Proprio quel Preve che la sinistra egemonica culturale aveva scaricato con tutti gli insulti del caso. Ora, potrai pensare che Fusaro avesse grande stima di Preve perché veniva invitato da lui, nell'umile dimora del "Povero filosofo pazzo", povero in senso materiale, te lo assicuro: pazzo , per niente, ma così è stato dipinto e così si vociferava nei corridoi degli atenei. Ma non è così(e anche i guru della filosofia sinistra lo sapevano). Fusaro, consigliato da Vattimo e sodali, ha capito che si poteva attingere da fonte fresca quelle idee e riflessioni geniali e innovative, da riversare nei suoi "capolavori filosofici". Si chiama sciacallaggio. Si va a trovare colui che è stato dato per morto, e che non ha eredi, e ci si fa intestare, in punta di morte, i propri beni. Nel caso di Preve, i beni erano di grande sostanza e gratuiti. Così, Fusaro oggi beneficia economicamente del suo "essere contro il sistema", mentre Preve, che era veramente contro e per questo ha pagato con l'isolamento e la povertà (ma di questo non si è mai pubblicamente lamentato), non lo conosce quasi nessuno. Tu mi dirai: Preve poteva andare in tv o in radio. No, non gli era concesso. Perché allora può farlo Fusaro, se afferma e "insegna" le stesse cose del suo maestro? Questa è la domanda da porsi. Ti lascio il link a questa paginetta web: http://www.linkiesta.it/it/article/2017/08/09/diego-fusaro-e-il-vuoto-fatto-show-ma-gli-anti-fusaro-sono-perfino-peg/35173/
    Cordiali saluti.

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  12. Caro Marco, non è malignità, Preve sosteneva che fare filosofia è un mestiere, essere un filosofo, non lo è, non ci guadagni, se non un misero stipendio soprattutto se veramente rifiuti le sirene del denaro che sempre provengono dal sistema che attacchi. Fusaro ci guadagna e, come hai detto tu, è un po' avido. Un difetto personale o meno ma nulla c'entra con l'insegnamento che Preve mi ha dato e ha dato a tanti altri, studenti o meno. Non un insegnamento accademico, s'intende, sul quale Fusaro è degnissimo portatore e distributore per ovvie qualità intellettuali, ma insegnamento di vita ed etica, della quale, mi rendo perfettamente conto, nel circo mediatico (dal quale il Preve suggeriva di stare alla larga per fare vera opposizione) non frega niente a nessuno. Saluti.

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Siate gentili ...