Roma, 5 gennaio 2023
“Una cellula. Una sola, tra migliaia di
miliardi … che, a caro prezzo per la salute del collettivo di cui fa parte,
cioè il nostro corpo, va a prendersi il sogno proibito dell’immortalità … Il
rompicapo del cancro è una folle corsa verso l’illusione dell’immortalità.
Illusione, perché l’aggressore, il sovvertitore dell’ordine, non ha altra
prospettiva che il perire insieme al sistema di cui è parte …”.
Sono
le prime parole d’introduzione di Telmo Pievani al saggio di Pier Paolo Di
Fiore, Il prezzo dell’immortalità. Cosa sappiamo del cancro e come possiamo sconfiggerlo. Pievani, di cui
temporaneamente dimenticheremo certe ottuse intemerate scientiste, così
prosegue:
“L’edificio complessivo dell’organismo poggia sempre sul filo di un equilibrio dinamico, in un gioco di
interazioni, di segnali e di meccanismi molecolari che tengono a bada le spinte anarchiche e le tentazioni di perversa libertà delle cellule … se per
qualche ragione i controlli e i vincoli
saltano, una forza primordiale silente
si sprigiona e semina lo scompiglio”.
Noteremo,
en passant, come lo scientista Pievani usi termini metafisici; o teologici. Di
fatto sta parlando della civiltà umana degli ultimi centomila anni con la lingua
di un predicatore medioevale. E però, per tutti, chiacchiera di cellule; e allora:
è scienza!
Ma
torniamo a noi.
L’Ordine, insomma, è infranto per la volontà di autoaffermazione di una singola cellula; la quale, ebbra di voluttà (vuole farsi Dio), cerca di eternarsi; e però, ignorando che è il corpo di cui fa parte a consentirgli l’esistenza, prolifera a danno di tutto l’organismo; replicando la marcescente ansia di dominio e infinito: sino alla catastrofe.
E
donde arriva tale cupidigia di libertà che, a ben vedere, è solo desiderio di “liberarsi”
dei propri simili, dei lacci e lacciuoli, dell’intima e stupefacente
sottomissione gerarchica a un Fine celeste, il mantenimento dell’organismo?
“Quell’impulso di egoistica immortalità
[della cellula deviata] è molto antico.
Risale a un tempo evolutivo ancestrale, prima di 600 milioni di anni fa, quando
esistevano soltanto organismi unicellulari o coloni di essi. Noi creature
multicellari siamo tutto sommato un’eccezione nell’evoluzione, un’insorgenza
tardiva che riguarda soltanto un settimo della storia della vita sulla Terra …
fare copie di sé stessi è l’imperativo darwiniano … le centrali di
rigenerazione interna dei nostri organi … garantiscono il ricambio cellulare
continuo e invecchiano più lentamente delle altre cellule … dividendosi queste
‘api regine’ [chiamate Regine Nere, se deviate a livello genetico] danno origine ad altre cellule staminali e
poi a una schiera di cellule figlie che si differenziano nei vari tipi
cellulari necessari a un determinato organo … se deviate a livello genetico …
[innescano e alimentano] i tumori”.
Cosa
si nasconde, quindi, dietro questa prosa innocua che cerca di riassumere il
saggio divulgativo di un patologo, professore ordinario a Milano, tale Pier
Paolo Di Fiore?
Come
detto: l’intera storia dell’umanità moderna.
Osiamo:
ogni fenomeno, a qualsiasi livello ontologico, ci parla della verità.
Non
fatevi ingannare dalle specializzazioni, dalle divisioni tecniche, dalle
minuzie, dalle argomentazioni da leguleio.
Pievani,
a esempio, crede di parlare del cancro. Quelle sue notazioni, tuttavia,
divengono metafora della società, della vicenda umana, delle supreme cose della
gloria eterna.
In
ogni stella, affermò Plotino, sono contenute tutte le altre.
Le
lutulenze genetiche dell’evoluzione sono metaforizzate dalla teologia; la
spiritualità è specchio della biochimica; la fisica spiega, in termini
matematici, ciò che Anassimandro conosceva per intuizione al vivo, nella carne;
i rivolgimenti cosmici, innervati dal Logos Termodinamico che li conduce alla Dissoluzione
Finale (ciò che atterrì i razionalisti Lovecraft e Leopardi), non sono che il risvolto
materiale dei miti di fondazione di ogni tempo.
La
Filogenesi della Totalità è ricapitolata, per allusioni e allegorie, nei
maggiori testi filosofici e sacri.
L’Uomo nasce dal fango, dalla polvere, dall’apeiron primordiale. Egli ascende lentamente. Come tutti gli esseri al culmine della forza, ignora il concetto di felicità; è il Tempo che dona la sapienza della Morte e quella sottile angoscia che si ritrova nell’elegia pagana e, più tardi, nel romanticismo più alto. Persino Nietzsche, al principio della Seconda Inattuale, si lascia andare nella descrizione del rimpianto per un tale Adamo: “Osserva il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al piuolo dell’istante, e perciò né triste né tediato. Il veder ciò fa male all’uomo, poiché al confronto dell’animale egli si vanta della sua umanità e tuttavia guarda con invidia alla felicità di quello – giacché questo soltanto egli vuole, vivere come l’animale né tediato né fra dolori, e lo vuole però invano, perché non lo vuole come l’animale”.
E però Adam, il Primo Uomo, viene avvelenato dalla Sapienza. Conosce il dolore e la Morte. La razionalità fa irruzione nella sua esistenza. L’imprevedibile mutazione, entro di lui, l’encefalo, lo allontana progressivamente dalla creazione di cui fu parte: egli è, ora, il Maledetto.
Il Segnato sa di essere un predestinato alla distruzione. Eppure in lui la scintilla della preservazione non è spenta; e reagisce. Come Sapiente cela la Verità affidandola solo a individui di provata fede; come Artista risana grazie alla Bellezza; come Santo difende i circoli sacri in cui ha disposto benevolmente la Creazione. Verità, Bellezza e Guerra si equivalgono in tale nuova trincea opposta alla Regressione che richiama l’Uomo verso l’Indifferenziato e il Vuoto originari.
Eppure il Nulla è dentro di lui. Si agita come una Bestia furiosa nei recessi dell’anima, reclamando la vittoria. Per quanto reggeranno i lacci e le catene? Avranno ancora forza i vincoli sacri della Bellezza?
Le
ribellioni sono innumeri. Giorgio Galli, nel suo Occidente misterioso, rendiconta quelle degli ultimi tre
millenni. Le prime (baccanti, streghe, dalit d'ogni specie), ch’egli collega alla democrazia, verranno
soffocate nelle persecuzioni; come è giusto. Le mura, i valli e le trincee,
però, ne risulteranno indeboliti. Sempre più sentinelle sono assassinate da
traditori nell’ombra; gli agguati si moltiplicano; le fortificazioni più solide
sembrano sbrecciarsi; la Bestia reclama il suo trono. L’antica Via è smarrita.
Alcuni uomini, come cellule maligne, accecati dalla protervia, anelano
all’immortalità; la progettano abiurando il timore divino. Il loro numero è,
ora, legione così come i nomi con cui verranno conosciuti. Non li cito: sono
inessenziali e fuorvianti.
In Europa si approntano i reset: Londra (1666), Bisanzio,
Pietroburgo, Roma, Parigi. Ci si libera del passato come di un vincolo all’oscurità.
È una menzogna, ovviamente, ma il veleno entra in circolo. Ci si lancia nella
modernità, sicuri di assaltare il cielo, una volta ospite di armonie celesti;
s’infrangono gli antichi idoli profanando ogni cosa in nome d’una ragione
meschina. I ritmi della storia accelerano. Ciò che prima richiedeva cento anni
lo si fa in uno. Si addita il vaso di Pandora: vedete cosa nascondevano
nell’oscurità! Beni inestimabili! Per fortuna ci siamo liberati di loro!
Irrompe la tecnica, la velocità, la prassi, l’introspezione da tinello.
Gli
eretici moderni balzano come tigri a impiantare l’Ordine Nuovo:
“Oh Tigre
quale fu l'immortale
mano o l'occhio
ch'ebbe la forza di
formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in
quali cieli
accese il fuoco dei
tuoi occhi?
Sopra quali ali osa
slanciarsi?
E quale mano afferra il
fuoco?”
In
una società, quella inglese, che è scossa dai sussulti della rivoluzione
industriale, frenetica come le bielle d’acciaio delle locomotive, l’occhio
clinico di Percival Pott esamina i morbi causati dal nascente industrialismo. L’avanzamento
della tecnologia reclama da subito olocausti.
Giorgio Cosmacini, ne Il male del secolo: per una storia del cancro, c'informa, a esempio, del
sistema inventato da Abraham Darby che “consiste nel fondere il ferro con il coke anziché col carbone a legna [e] fa superare di slancio all’industria siderurgica inglese le strette produttive
indotte dall’esaurimento di legame seguito dai disboscamenti”. I vari
mestieri legati all’estrazione, manipolazione e distillazione del carbon
fossile producono, di conseguenza, nuovi malati. Malati di tumore, stavolta; ai testicoli. La
fuliggine dei forni innesca un cancro divorante che “si sviluppa di solito su cute alterata … con una placca a superficie
rossa-bruna, verrucosa, crostosa o ulcerata … Più tardi la lesione può
diventare vegetante con aspetto a cavolfiore e invadere i tessuti sottostanti,
aderendovi. Il decorso invasivo e distruttivo, assai doloroso, è abbastanza
rapido”.
Perché questo? L’abbandono della sacralità rende il mondo una distesa fruibile di puri oggetti. L’uomo classico che, di fronte a un bosco, cerca di propiziarsi i favori dei Lari che lo abitano è un residuo di cui ridere. Un bosco è una somma di alberi e gli alberi assicurano un preciso tonnellaggio di legna: da rendicontare a partita doppia. Quando tale brama di distruzione non reca più vantaggi, il Progresso, proprio perché tale, escogita altre soluzioni. Esso, che si sente necessariamente e inconfutabilmente nella ragione, non s’interroga sui calcoli, quasi sempre sbagliati, ma rilancia. È pronto a rilanciare, all’infinito, che si abbia moneta o meno perché la moneta, ora, la si crea inesauribilmente. Sterminati i boschi? E allora ben venga il coke! Cento, diecimila, centomila morti! Si rilanci!
Usura, Tecnica, Democrazia e Libertinaggio si legano a filo quadruplo. Le migliori menti dell’eversione si riuniscono nei paradisi universitari per teorizzare l’eternità dell’Uomo. L’Uomo è immortale, onnipotente e assolutamente, incondizionatamente, libero. I cenacoli intellettuali dei primi paesi d’Europa scristianizzati sono le Regine Nere che replicheranno sé stesse: a metastatizzare il nuovo credo, a infettare il mondo.
La
tecnica, sempre meno scienza, riesce a dare persino un nome alla copula
autodistruttiva: metodo sperimentale. Fallisco, dunque ho ragione.
Il
cancro della modernità, infatti, cura sé stesso per poi attecchire ancor più
rovinosamente.
Come la tigre o il lupo ammantato di pelle d'agnello nello stemma dei Fabiani, si propaga con doppiezza: l’insania, l’arroganza, l'homo homini lupus, l’obliterazione
della Sapienza, la derisione della Bellezza, la
liquidazione del Sacro sono celati dall'apparente comprensione per l'umile, dallo slancio verso la democrazia, dalle speranze per il dominio inesausto sulla Natura.
L'Usuraio Massimo è davvero un bel mattacchione.
Il tesoro dei millenni lo esige con noncuranza, in cambio di specchietti coloratissimi.
I gridolini d'entusiasmo li sentiamo ancora ... seppure, qualcuno, senza osare dircelo, si sta accorgendo che qualcosa, nello scambio, non ha pienamente funzionato ... ma ormai è tardi. Senza nulla in mano, l'ominicchio non può che divenire fanatico del Nulla o suicidarsi. Da tragico re a straccione, credendosi un imperatore.
Solo i retrogradi hanno scampo dalla furia dei Lumi. Non
a caso, per quanto riguarda il morbo di Percivall Pott, l’Italia ne è
indenne. Ciò che viene chiamato sottosviluppo (in realtà l’adesione all’Antico
Ordine) salva intere generazioni dalla distruzione: “Invano cercheremmo nella casistica clinica dei settecenteschi chirurghi
nostrani la presenza di qualche spazzacamino …”.
I
paesi arretrati, ancora non attaccati dalle Regine Nere della Dissoluzione, riescono
a ritagliarsi un minimo di spazio vivibile.
La
metastasi, però, è divorante, irrefrenabile.
Nell’Ottocento il morbo di Pott, sintomo del sol dell'avvenire, invaderà anche l’Italia. Operai, spazzacamini. In Inghilterra la piaga sarà debellata in due generazioni: solo in attesa di altri orrori, beninteso. Come detto, la cura, spacciata per progresso, prepara recidive sempre più devastanti.
Il fascino del progresso tecnologico e a-scientifico si basa soprattutto su tali falsi avanzamenti che, a loro volta, traggono forza da calcoli sbagliati. I calcoli sbagliati conducono all’estinzione spirituale e fisica; come un giocatore che, a prezzo dell’anima, compri da un usuraio diabolico sempre più fîches da gettare sul piatto di una partita giocata da bari; la cui posta è la vita stessa.
Non è il progresso il mito fondativo che ci permetterà di sopravvivere. Anzi, in verità, l’Uomo, dall’insorgere dell’encefalo, vive in un continuo e inarrestabile Regresso. Suo unico compito, questo sì titanico, è di creare bolle di equilibrio all’interno di un flusso di decadenza inarrestabile. Tale equilibrio, divino, vive di leggi morali, identità e rituali risanatori. In tal modo si è Qualcosa. In queste miracolose nicchie scavate a prezzo di massacri e sacrifici lustrali, l’Uomo è in equilibrio; resiste; erige mura e pone cavalli di Frisia contro la devastazione. Tali mirabili civiltà trattengono sé stesse nella corrente impetuosa della Dissoluzione rigettando l’abominio. Ne abbiamo vari esempi lungo la Storia. Il mondo classico e il Cristianesimo sono i due cicli in cui l’Occidente si è perpetuato e rinnovato a onta della Bestia che voleva travolgerlo. Censure, divieti, tabù, limiti; Prometeo incatenato, la Sfinge annientata, il Minotauro scannato al centro del labirinto, Ulisse contro le Sirene, Pandora. Il mito classico, quello più nascosto e profondo, allude sempre alla perdizione e all’eroe che l’ha vinta fondando città, colonie, culti. Ma anche i Kaweskar e gli Uru-Eu-Wau-Wau costruirono pervicacemente il loro katechon; un totem o un feticcio sudamericano assolve il medesimo compito di una deità dorica o del Crocifisso. La Bestia, però, è insonne. La sua voce assume toni diversi: languidi, irosi, suadenti; Ella bussa, implora, circuisce; risale gli Eoni; convince: no, lasciamo il passato, ecco il futuro; e l’Uomo lascia il miracolo di quel circolo eterno per proiettarsi verso la catastrofe.
La dissacrazione, ottenuta attraverso l’inversione, domina l’Illuminismo. Tutti, da Voltaire a Locke a Hume, cominciano a sparare ad alzo zero. Contro tutti e tutto? Così sembrerebbe, ma il bersaglio è sempre e solo uno: il Cristianesimo nato dal disfacimento dell’età Classica. La cellula eretica, progressista, vuole farsi immortale; i geni purulenti delle Regine Nere iniziano a replicarsi, costantemente, sotto le spoglie di uno spettacolo per allocchi. Sulla scena balzano gli Invertitori più geniali, gli Ebrei, ripescati dai Lumi nei recessi dei ghetti: forniranno menti e cuori per la più vasta e sistematica operazione di pervertimento mai tentata. Alcune nazioni si fanno ospiti delle prime Regine Nere: il Belgio e l’Olanda protestanti, la Svizzera, l’Europa Fredda. Qui incuba l’Illuminismo radicale che taglia quei ceppi che avrebbero dovuto rimanere serrati. Lordare, deridere, sconciare: queste le parole d’ordine. L’Arte risanatrice, il Corpo, una volta hortus conclusus della divinità, il Cosmo, l’Ordine; ogni organo è attaccato. La degradazione è spacciata per luce, la Forma attaccata in ogni sua declinazione. L'alterità si divide, si sfilaccia, si deforma esasperandosi sconciamente in particole dapprima regolari, poi sempre più laide, occultata da pasticci di colore e materia; infine è suicidata dall’astrazione più estrema. Si perde la profondità, sin da Caravaggio: la Vergine è il cadavere di un’annegata: tanto basta. Il Cristo di Emmaus un popolano: Caravaggio è un narratore, nonostante gli artifizi e quell’iperrealismo che ancor oggi abbacina le menti più superficiali devota all’unica estetica possibile. La fissità bizantina di un’icona dice molto di più: è un codice, un rito, una teologia. Il moderno astrae, repellendogli la figura e il simbolo ovvero la larghezza del cuore e la profondità dell’intuizione. Per gradi arriva al Nulla. Si aspira, segretamente, all'opera somma: la tela bianca.
La scrittura elimina gradatamente la poesia, impossibile; si prepara il romanzo, sorta di pastone per menti deboli. E pensare che al liceo i professoricchi (di Italiano!) si flagellavano, poveri loro, istruiti con la melma dell’invasore: non abbiamo un romanzo nazionale! Gli Inglesi sì che ce l’hanno! I Francesi! Pure i crucchi! E gli Americani, poi … il romanzo di formazione, quello generazionale … tutti impacchi psicologisti … passatempo iperrealisti … indicativi, certo, del tumore in espansione metastatica, e perciò importanti, quali pinacoteche della sintomatologia: DeFoe, Zola, Flaubert, Dickens …
Elémire
Zolla colleziona tali disfacimenti nella prima parte del suo Eclissi dell’intellettuale, Letteratura e industria. Ecco un brano ch'egli cita, tratto dall'Israel Potter di Herman Melville:
“Dovunque l’occhio si volgesse, non un
albero, non un lembo di verde, come in una forgia. Tutti i lavoratori, d’ogni
sorta, erano tinti come gli uomini delle fonderie. Le nereggianti
prospettive di strade erano come le gallerie delle miniere di carbone, i
selciati, come tombe prive della consacrazione dell’erba, erano calpestati da
un triste transito, simili alle rocce vitree delle isole Galapagos, le
maledette, nelle quali s’aggirano le tartarughe prigioniere”.
L’inferno
del progresso, che ha invertito i poli della sapienza, lo si ritrova anche nell’altro
racconto di Melville, Il tartaro delle
fanciulle.
Un
commerciante di sementi, antesignano dei globalizzatori (“I miei semi venivano ormai distribuiti in tutti gli stati del nord e
dell’est e cadevano perfino nel lontano suolo del Missouri e delle due Caroline”),
si spinge a una lontana cartiera per negoziare più lucrose condizioni per le confezioni.
Il
suo viaggio, circa sessanta miglia, assume i contorni d’una catabasi.
All’inferno, appunto. L’aspro e selvaggio itinerario in slitta si snoda fra
toponimi di dannazione: La Segreta del Diavolo, Fiume di Sangue, Tacca Nera,
Mantice della Vergine Folle, Monte Woedolor, pena e dolore.
Il
primo essere umano cui il protagonista si rivolge è una ragazza, la “faccia pallida di fatica, bluastra di
freddo, uno sguardo di inesprimibile afflizione che possedeva qualcosa di
sovrannaturale”. La cartiera, illuminata “da lunghe sequele di finestre che
riflettevano all’interno il biancore della neve fuori” ospita le dannate,
sottoposte al supplizio della Macchina, o del Moloch, silenti in un
ininterrotto, soverchiante battito degli animali di ferro, lungo stazioni
dantesche: la Stanza degli Stracci, della Piegatura, della Ruota ad Acqua e delle Spade: "Le ragazze non sembravano tanto rotelle accessorie del meccanismo
generale quanto semplici denti di quelle medesime rotelle".
Sapete come giudicava l'ebrea socialista Anna Kuliscioff, ricca rampolla ucraina, studentessa a Zurigo, tali inferni? Migliori della famiglia. L'indipendenza economica, i piccioli ... sì, questi avrebbero recato finalmente la donna verso l'uscita da tutto: dal patriarcato, dal matrimonio, dall'obbligo di sfornare figli. Preferibile girare un canceroso impasto di stracci invece che legarsi a un tanghero! E poi una fabbrica, debitamente sindacalizzata, avrebbe favorito il proselitismo marxista, altrimenti impossibile da porgere ai contadini, ancora legati alla terra, al sangue, alla superstizione ... Ecco il mistero della ripulsa comunista per essi; e la causa delle deportazioni di massa dalle campagne agli opifici illuministi: la riduzione a nexi postmoderni, altro che forza lavoro ...
E
la Macchina, chiede il protagonista: “Non si ferma mai, non
s’inceppa mai?”. “No, deve andare avanti”, replica il piccolo usuraio, uno dei tanti.
Sì,
deve, perché andare avanti, a qualsiasi costo, come invasati, è l’unica
direzione consentita. Non ve ne sono altre. Into the void.
È
il colore bianco a dominare nel racconto. La vallata “abbaglia di bianco”, le montagne si ergono “avvolte nei loro sudari; un corteo di cadaveri alpestri”. Il
villaggio, poi, è bianco come la neve, raggelato come un sepolcro; la cartiera
imbiancata a calce. Il Bianco, l’agghiacciante non colore, il blank delle mappe
che affascinava il Marlow di Cuore di
tenebra, è inseguito follemente da
Achab, presagito dal Gordon Pym di Poe nell’ultima stazione del naufragio.
Il
Bianco, cioè il Vuoto, la Thule del Nuovo Ordine.
Una
corsa sfrenata, irrazionale, che si concluderà con l'estinzione.
La
possessione diabolica che ha ghermito l’umanità rende efficienti ed efficaci,
perfetti. Nella battaglia di Omdurman (1898), in Sudan, le truppe inglesi del
generale Kitchener affrontano le soverchianti forze del Mahdi. Gl’Inglesi, però,
attrezzati con cannoniere, mitragliatrici e fucili a ripetizioni muniti di
pallottole dum dum, forgiate a prezzo di generazioni distrutte, non se danno cura e si diportano, a poche ore dalla
battaglia, come a un pranzo di gala. Il corrispondente del “Morning Post”,
Winston Churchill, aspira a pieni polmoni il profumo della vittoria imminente
(fra morti e feriti, i Dervisci lasciarono sul campo 25.000 uomini; gl’inglesi
poco più di 400). L’asimmetria dell’armamento, la mancanza di remore morali, il
gusto dell’antisportività, infonde un’ebbrezza sadica:
“Una quantità di bottiglie dall’aspetto
invitante e grandi piatti con carne di manzo in scatola e sottaceti misti.
Questa piacevole visione comparsa come per incanto nel deserto immediatamente
prima della battaglia mi colmò il cuore di una gratitudine che di gran lunga superava
quella che abitualmente si prova quando si recita il Benedicite. Attaccai la
carne in scatola e le fresche bevande con concentrata attenzione.
Tutti erano
su di giri e dell’umore migliore.
Era come un colazione di gara prima del
Derby.
‘Ci sarà veramente una
battaglia?’, domandai.
‘Fra un’ora o due’
replicò il Generale”.
Una gioia che sarà negata al generale Baden-Powell, fondatore dei boy scout, durante la seconda guerra degli Ashanti nel 1896. Il Nemico, infatti, si sottrae alla battaglia strisciando sino a lui in atto di sottomissione. Farsi leccare gli stivali ... un buon inizio, avrà pensato Powell, e un peccato: avremmo potuto divertirci.
La morte da lontano, senza rischi, grazie ai ritrovati della tecnica, è ben accetta. La certezza della distruzione dei nemici, the Heathens, al riparo del palvese della tecnologia, lontane le suggestioni dell'eroismo e del valore, è tipica del soldato moderno, sin all’Enola Gay o ai massacri orditi via satellite in Iraq e Afghanistan. E pensare che il Concilio del 1139 proibì l’uso delle balestre fra Cristiani … ma cos’è quella paccottiglia, direbbe Churchill, si è nei tempi nuovi!
A
Omdurman the Heathens “si rifiutavano di
arretrare. ... Non era una battaglia, ma un'esecuzione. ... I corpi non erano
ammucchiati ... anzi, non erano neanche corpi; ma si spargevano per acri e acri
di terreno. Alcuni erano stesi compostamente con i propri pantaloni sotto la
testa come per un ultimo riposo; alcuni in ginocchio, interrotti nel mezzo di
un'ultima preghiera. Altri erano fatti in pezzi”.
A
pezzi, sbudellati, schiantati.
Il
corpo, d’altronde, una volta specchio delle armonie celesti, è sempre più
oggetto per tecnici, una massa ribollente di umori e merda. Nel quarto libro
del De sedibus di Giovanni Battista
Morgagni si legge: “A una nubile di
vivace ingegno … insorse un tumore canceroso nel lato destro vicino
all’ascella. Qui crebbe poco di spessore, ma molto in lungo e in largo. L’arto
finitimo si gonfiò per edema. Sopravvennero tosse, catarro, difficoltà di
respiro, molta sete e infine la morte … tagliando l’arto interessato fluì molto
siero giallastro che s’era raccolto negli spazi cellulari dell’adipe. Il siero
riempiva anche tutto il cavo toracico dello stesso lato … e le pleure erano adese
alle pleure. I polmoni erano così retratti che a prima vista sembrava
che non ci fossero. Il cuore era
piccolo … Le ovaie biancheggiavano e, sebbene conservassero forma e mole
naturali, tuttavia erano moto indurite”.
Lo scrigno sacro della vita è un immondezzaio. Reni, budella, intestini sono vivisezionati separatamente: si ottengono alcuni successi provvisori, quindi arrivano i primi fallimenti. Il fallimento, però, come detto, è per i moderni concime sicuro d'un nuovo successo: che arriverà, prima o poi. Intanto la persona si derubrica ancora, a sacco di stracci. Uno vale l’altro. La morte si fa statistica, si deprezza. L’omicidio ben mirato, quindi, diviene, alla luce dei grafici, un metodo di cura: aborto, eutanasia, buona morte.
I defunti, intanto, scivolano alla considerazione di pattume, preterito il ricordo e la pietà di chi rimane nel cerchio dell’esistenza. Ora li si avvia al compostaggio: onde tornare alla natura; id est: al Nulla cioè al cassonetto metafisico dell’Indifferenziato: alla Bestia.
Non vi è pietà perché la “social catena”, l’unica possibile, si allenta sempre più. Ognuno è estraneo all’altro così come si rende estraneo a sé stesso. Il moderno non sopporta più la propria immagine allo specchio che rimanda un orrore di Francis Bacon. L’uomo si fa piccolo, inessenziale; fungibile, come una zolla o un pacco Amazon. L’implosione di tale stella alla fine del ciclo risucchia ogni tipo di luce e vitalità. Già oggi la maggior parte degli esseri umani si preoccupa solo di pascolare; sono già morti; qualche occasionale scossa galvanica - una perversione, magari - ne certifica il persistere nella quotidianità.
L’aspirazione
all’immortalità e alla libertà infinita, covate nell’inversione, hanno prodotto
esserini rosi da un cancro inestirpabile, dannati dall’anempatia e avidi di scomparire.
Tale il lascito di tanto strepito, di infinite speranze: siamo di troppo. La realtà ci sovrasta, non la comprendiamo più! Deboli, miseri ...
Il suicidio diverrà la moda del 2030.
L'uomo moderno vorrebbe gridare, ma non ha bocca. Gli mancano, perciò, le parole. Il suo abbozzo di grido rimarrà senza eco. Inascoltato.
Solo
i poveri di spirito e gli ultimi sopravviveranno.
Come fu rivelato.
Sono ormai passati oltre cinque anni dai miei ultimi e poco utili commenti. Ti leggo sempre come un promemoria indispensabile ed unico. Meriteresti un serto di alloro che nessuno ti porrà in capo oppure un piatto di fagioli all'uccelletta cucinati di cuore da un buon amico.
RispondiEliminaGrazie, sempre.
Loris da Faenza
Un saluto a tutti, uno particolare alla Ise rediviva.
Scelgo i fagioli. L'alloro lo mettiamo nei fegatelli.
EliminaLoris, benritrovato, quanto tempo!
EliminaMi unisco alla gratitudine ed all'alloro per Alceste, l'opera che fa di cesellamento del suo, e in gran parte del nostro pensiero, sta raggiungendo ormai i livelli piu' elevati, oltre non credo sia possibile andare.
Cari saluti,
Ise
Grazie Ise, se ne hai voglia raccontaci il tuo Natale orientale ...
EliminaCaro Alceste,
Eliminapurtroppo i Natali orientali che ho conosciuto sono tutti alienanti: quello cinese, celebratissimo al pari del capodanno occidentale, di halloween etc., e' esclusivamente consumistico; quello giapponese, invece, oggetto di indifferenza totale: se sei studente, quel giorno vai a scuola, se sei lavoratore, lavori e niente piu'. Dei due apprezzo di piu' il secondo, che permette almeno un po' di raccoglimento senza ipocrisie. Quest'anno ho fatto l'errore di accettare l'invito di un'amica cinese che vive in Giappone, di passarlo con la sua famiglia... lascio immaginare.
Poco prima pero', ho fatto un incontro "that made my day", o "my year" di questi tempi… un signore monaco-samurai, sedicente educato in entrambe le cose, anche se spiccava di piu' il suo amore per l'alcol, tra i piu' complottisti mai incontrati. Ci siam fatti due risate, era informatissimo su tutte le teorie in voga. Sembrava convinto che Biden sia da qualche tempo Jim Carrey mascherato, io ho rilanciato col pisellino della marita di Obama.
Comunque mi ha dato uno scoop che ignoravo. Siccome da un po' mi chiedo che valore abbia oggi la casa imperale giapponese, accennai qui del fatto che le imperatrici son spesso Oxford o Harvard-educated… ecco la sua pronta risposta:
la famiglia imperiale e' stata sterminata in segreto da Ito Irobumi, quella che c'e' ora e' una stirpe usurpatrice di Yamaguchi sotto controllo inglese, perche' Irobumi era un ninja, una spia inglese.
Wikipedia su Irobumi:
"A London-educated samurai of the Chōshū Domain and a central figure in the Meiji Restoration, Itō Hirobumi chaired the bureau which drafted the Constitution for the newly formed Empire of Japan…"
"A London-educated samurai", un ossimoro da dissonanza cognitiva, poi la Costiituzione… mi son detta: dalla seconda meta' del 1800 il mondo veste anglosassone, per cosi' dire: ai giapponesi tocca la modernizzazione ninja della "Meiji Restoration"; la Cina la invadono con l'Oppio e la sua mafia, l'Italia vien costruita a tavolino dai liberi muratori… e via cosi'.
Saluti,
Ise
Nel mondo alla rovescia Alceste scrive su un blog e a Veronesi va lo Strega.
EliminaAndrea: Da qualche parte nel blog si trova la fantasia-racconto "Strage allo Strega" in cui immagino di sterminare la classe letteraria italiana con l'aiuto di un gruppo di Ceceni ...Ricordo anche il giudizio di Federico Zeri sui letterati italiani: "Scrivono libri orribili, da vomito". Ho detto tutto.
EliminaIse: Le confidenze del tuo monaco sono estremamente interessanti. Parlo dello sterminio della famiglia imperiale (su Jim Carrey sono scettico: non è così bravo da simulare un tale imbecille). Secondo la tua fonte, quindi, la cricca inglese avrebbe infiltrato Russia e Giappone fra Ottocento e Novecento ... plausibile dato che quello inglese fu davvero l'ultimo Impero prima della globalizzazione e poteva permettersi operazioni di tale portata. Hiroshima e Nagasaki sarebbero perciò stati i simbolici reset definitivi del Nuovo Ordine (come l'incendio di Londinium, il primo in assoluto).
Si Alceste, tra tutte le sparate, questa della casa imperiale la trovo plausibile e interessante.
EliminaTeniamo poi conto che il Giappone era gia' stato costretto ad aprire i porti al commercio estero dopo ripetute minacce di guerra da parte della marina Usa, ultima quella del Commodoro Perry (almeno questa sta ancora sui testi scolastici).
In pratica gli Usa avevano ottenuto l'apertura dei porti con "trattati ineguali", esattamente nello stesso momento in cui gli inglesi facevano la stessa cosa in Cina, in questo caso pero' muovendo guerra con la scusa dell'oppio. Insomma un bel lavoro di squadra da parte degli anglosassoni, chiamiamoli cosi'.
Hiroshima e Nagasaki in effetti suonano come mere conferme di quanto gia' resettato.
Ise
Ise: Mi sembra il solito copione già sperimentato con gli Africani. Asimmetria di armamento dovuta al fatto che i nobili di Edo ancora credevano all'Antico Ordine. Mi chiedevo, poi, tanti anni fa, un po' ingenuamente, perché nei film di Ozu degli anni Trenta vi fosse tutta quell'ammirazione per la paccottiglia americana (Hollywood, baseball) ... dovevano ancora perdere la guerra ... perché? Perché l'avevano già persa. L'Enola Gay fu la ciliegia nucleare.
EliminaLaboratorio Ucraina: le persecuzioni contro i cristiani
RispondiEliminaI cristiani, perseguitati con i pretesti piu’ vari fin dalla fondazione della repubblica socialista ad opera dei bolscevichi, vengono uccisi anche oggi tranquillamente in pubblico. Il governo (quasi tutti ‘eletti’… come nell’espressione ‘popolo eletto’) che si dichiara anticomunista agisce nei fatti con lo stile inconfondibile di Lenin e compagni. Ma allora perche’ rimuovere le statue? Costruitegliene altre, imbecilli!
Accoltellato prete della Chiesa ortodossa di Vinnytsia
http://ilsismografo.blogspot.com/2023/01/ucraina-ucraina-accoltellato-prete.html
E’ gia’ successo due volte che mia moglie recandosi in chiesa con mio figlio ricevesse minacce di morte (‘vi dovrebbero accoltellare’) da un rincoglionito convinto che i frequentatori della chiesa locale fossero agenti di Mosca. Il clima e’ proprio questo, e non certo da quest’anno.
Un altro cretino mi ha detto che andava bruciata tutta la via dove abitiamo… anche molti miei vicini frequentano la chiesa sbagliata…
Laboratorio Ucraina: onore agli eroi!
Il rito funebre e’ interrotto da handicappati mentali perche’… si svolge nella chiesa sbagliata.
L’”eroe” (uno che era partito per ammazzare ed invece e’ stato ammazzato, la sfiga...) di turno non ha nemmeno diritto al funerale, a nulla servono le suppliche della madre.
https://twitter.com/e_l_g_c_a/status/1611560939727511552
Del resto da gente che si professa anticomunista e combatte per difendere dei confini ritenuti sacri perche’ li hanno disegnati i bolscevichi… cosa si puo’ pretendere?
Il laboratorio Ucraina è assai risalente, almeno al 1850. Almeno. In realtà si può tornare più indietro, fino a Caterina che fece entrare il veleno anche in casa. Tutti tacciono, poi, sui reset teologici degli Ortodossi ... il progresso avanzava. E avanza ancora; la radice, però, è profonda.
EliminaSi puo' partire senz'altro dall'Illuminismo (portatore di luce...), non si sbaglia MAI.
EliminaSui vecchi credenti ricordo un simpatico aneddoto in un diario di Dostojevskij, o era 'Memorie dalla casa dei morti'. Il vecchio credente era finito nel campo di lavoro per aver bruciato una chiesa, se non ricordo male. E pregava tutto il tempo. Ad ogni modo era uno dei personaggi migliori.
Per comodita' comunque, dovendo scegliere una data, mi piace il 1917, perche' fa andare in tilt la logica della presunta destra anti-comunista.
Grazie ancora, un saluto
Laboratorio Ucraina: la riscrittura della Storia
RispondiEliminaNon parlero’ dell’olodogma versione khazara, l’holodomor, per carita’ di patria, ma di cose piu’ interessanti.
Ne’ delle menate sulla Rus di Kiev (sarebbe troppo facile far notare che i discendenti del ‘mitico’ Rjurik furono zar in Rus-sia: https://it.wikipedia.org/wiki/Rjurikidi)
Sapevate che Gesu’ Cristo era ucraino? No… non intendo Z., ma l’originale.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-le_ultime_esilaranti_follie_dal_regime_di_kiev_anche_cristo_era_ucraino/11_22756/
Pensate che siano sciocchezze, casi isolati? Nella scuola del paesino dove abito nel 2020 si insegnava che il coglionavirus arrivasse dalla Russia, una mitologia se possibile piu’ comica di quella del pipistrello.
Guardate qui: https://www.youtube.com/watch?v=08a_2XtnYLQ
Ah, prima che spunti fuori qualche Sasha, turbato da quello che scrivo, voglio rassicurarlo: sono un troll russo e non ho nemmeno studiato, e’ tutta propaganda, passate oltre.
Grazie Alceste se vorrai pubblicare, non posso piu’ stare zitto e il tuo blog ha una certa visibilita’. E’ la mia buona azione per Natale.
Ben ritrovato Loris!
P.S. Ma qual e' allora la chiesa giusta? Questa:
RispondiEliminahttps://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/ucraina-Registrata-ufficialmente-la-chiesa-di-Satana-55581f09-facb-4ad6-aa75-5763e0e1f8c1.html
Ecco, questo testo lo metterei forse tra i tuoi capitoli principali nel libro che per la seconda volta ti consiglio di pubblicare come testimonianza. Preferisco le riflessioni di ampio respiro, agli esempi delle innumerevoli miserie della nostra italietta.
RispondiEliminaMi permetto una critica sulla difesa del Cristianesimo come "secondo" argine del Nulla: questi è stato il principale colpevole della cernita col passato, soprattutto in termini di concezione del tempo: dal tempo ciclico si passa al tempo lineare, la Progressione verso il Giudizio Universale, cosa che ha spianato la strada all'eversione. A riguardo suggerisco Karl Löwith: Significato e fine della storia.
A livello più personale, essendo ancora relativamente giovane, vicino ai quaranta, una generazione già fottuta per i tuoi canoni, posso dire di sentire sempre più forte il senso di isolamento, alienazione, disgusto e frustrazione per l'epoca in cui vivo; è un senso masochistico di Verità a repingere ogni facile illusione che le nostre debolezze, per autodifesa, suggeriscono. Eppure non sono esente da tante piccole, grandi corruzioni della modernità, soprattutto nel suo grimaldello tecnologico. A far da contraltare, quel Passato e quella Tradizione di cui tanto leggo e mi appassiono, appaiono il più delle volte come fantasmi, testimonianze di cui si sente solo l'eco, e che mai ho potuto vivere concretamente. A cosa potersi ancorare, che sia più di un lontanissmo ricordo, una sfumatura, un ideale, in un mondo che non dà più di una inconsistente immagine da abbracciare?
Un saluto alla migliore e più affilata penna d'Italia, e alla sua piccola e sempre stimolante comunità.
Dennis Longrave
Se può consolarti anch'io sento il passato come fantasma. Il problema è: non si vive più nel passato. Intendo: basterebbe tornare a un regime esistenziale prebellico per ritrovare alcuni valori con la loro vivida carica emozionale intatta. Questo l'ho provato svernando una settimana in campagna per la raccolta delle olive che, quest'anno, mi è risultata quasi fatale per lo sforzo ... Il primo giorno tutto bene, il secondo le linfe bioritmiche già accondiscendevano a un diverso regime: sonno alle 21.00, sveglia alle 06.30. Il clima favoriva questa ascensione monastica. I seguenti giorni la fatica si scioglieva nella nuova abitudinarietà. Ormai seguivo il corso del sole. La sera, complice il fresco, mi rintanavo davanti al fuoco. Ho tirato fuori un paio di libriccini da una cassapanca: una liturgia e un compendio di Dante. Alcuni versi ... alcuni d'essi, che ho sempre ammirato, sono trasfigurati. Non erano più rime duecentesche, bensì la descrizione di colori, suoni e panorami che mi circondavano naturalmente. Il rintocco della campana non era più estraneo, ma un segno formale che comandava parte della vita. Il mutare dell'esistenza, insomma, aveva cancellato la patina postmoderna per ripescare passi e pensieri ed estetiche smarrite. Per questo il Potere tiene tanto a pervertire l'ambiente circostante: perché induce una parallela mutazione antropologica. Occorre rigettare tutto questo.
EliminaMi consola, grazie. Dove vivo, non mancano le occasioni di astrarsi dalle grandi città, ma la natura rimane silente a noi, nostro malgrado, moderni. Oppure non sono più in grado di ascoltarla. Forse anche perché ci manca totalmente la dimensione comunitaria, civica, religiosa, guerresca, e quindi, cercandola e potendone godere solo individualmente, non rimangono che tracce spurie, nessun riferimento davvero concreto, anche attorno a cui radunarsi.
EliminaA volte, pur non credente, desidero chiedere asilo a un piccolo convento che sussiste in un paesello vicino. Niente cellulari, televisione, media, contatti....anche solo per un mese. Credo che ne uscirei trasfigurato. Ancora non trovo il coraggio.
Di nuovo, un caro saluto.
Noto con piacere, visto che sono una ventina d'anni che pratico la raccolta delle olive, che tale attività provoca reminiscenze di una vita vera e virile. Aggiungo che dopo la fatica c'è però il premio dell'altissima qualità dell'olio prodotto e del recupero di sapori che la morchia del supermercati non può certo offrire.
EliminaQuest'anno ho avuto la fortuna di poter affiancare un cacciatore nella caccia al cinghiale ed ho scoperto un'altra attività che disperde le nebbie del postmoderno dalla coscienza e dal fisico e soprattutto da ambientalismi e animalismi a-la-mode..
Ioannis
Ioannis: Abbiamo tutti nel sangue quella vita ... senza eccedere in esaltazioni della vita di campagna, c'è da dire che quello è il nostro vero mondo. Anche quando lo si nega. Il resto è artificio.
Elimina"Abbiamo tutti nel sangue quella vita"
EliminaSintesi di rara precisione.
Per trenta secoli è stata l'esistenza di tutti, o quasi, generazione dopo generazione.
Ancora 70 anni or sono era la vita della grande maggioranza degli Italiani, anche se magari già inurbati (perché tentavano ancora di tenere il pollaio in cantina e si facevano portare l'uva per la vendemmia; o le domeniche ritornavano dai parenti rimasti al paese. Almeno per ferie, se troppo lontani per le domeniche).
Come del resto scrisse Nicolás Gómez Dávila, "L'asfalto urbano produce solo democratici, burocrati e prostitute".
I libri del primo Zolla, Eclissi dell'intellettuale, Volgarità e dolore, Storia del fantasticare, sono gioiellini a cui tornare periodicamente, il secondo, orientalizzato, a conti fatti è meno incisivo. Ricordo un'apologo, forse cinese, che riporta più volte nelle sue opere:
RispondiEliminaVi è uno stagno, pieno di sola acqua, con alcune carpe che nuotano pigramente, languiscono e stentano a riprodursi. Viene posto un macigno al suo centro. I pesci iniziano a nuotargli intorno, insistentemente, si irrobustiscono, mangiano di gusto, uova e avanotti abbondano.
Mi pare riassuma il messaggio attorno al quale si dipanano i meravigliosi articoli di Alceste.
Un saluto
Max
Mi ricordo bene questa metafora e forse l'ho addirittura citata: dovrebbe trovarsi in "Che cos'è la tradizione". Ricordo altrettanto bene la confutazione di un recensore di "Repubblica": "Gli uomini non sono carpe": il che dice molto sui tempi in cui viviamo.
EliminaSe cominciamo così, non ci ferma nessuno...ma nemmeno Ettore Mo stava a questi livelli -
RispondiEliminaBuona lettura!
RispondiEliminahttps://comedonchisciotte.org/alceste-litalia-e-il-paese-piu-importante-del-mondo-e-per-questo-e-sotto-attacco/
Questo libro s'ha da scrivere, Alceste, via (e non perché glielo chiede l'Europa :-) )...
EliminaL’Uomo nasce dal fango, dalla polvere, dall’apeiron primordiale.
RispondiEliminaE' un falso! Un Ente che per comodità chiamiamo Dio, Intelligenza infinita, non crea la materia, quel che può creare e "il pensiero della materia"...
L'uomo quindi non nasce dal fango o dall'apeiron, l'uomo nasce da una esigenza specifica dell'Intelligenza.
Maschio e femmina li creò... Non significa un machio e una femmina. Significa maschio e femmina insieme!
E inoltre, quale costola prelevò il Signore Dio?
Per quello che ho letto dell'articolo, la banalità dell'inverso della comprensione, appare mascherata dal linguaggio eruditico, se mi permette, ma c'è solo l'incapacità di superare il paradigma vigente.
Non è la persona a dipendere dal cancro...
Non è la persona che dipende dalla cellula, è l'inverso.
Una volta che Luigi muore, il cancro non si muove più.
Non era Luigi a dipendere dal cancro, era il cancro a dipendere da Luigi...
Ma che te lo dico a fa?
E infatti ... il cancro muore assieme all'organismo da cui dipende: è il succo dell'articolo.
EliminaNon sai bene se la vita è viaggio,
RispondiEliminase è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno
dopo giorno e non te ne accorgi
se non guardando all’indietro. Non sai se ha senso.
In certi momenti il senso non conta.
Contano i legami.
Jorge Luis Borges
https://www.youtube.com/watch?v=hV2-zFh3tAU
Scrivi per noi, con penna e inchiostro.
odio scrivere in questo francobollo
RispondiEliminami sono perso
Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus (Virgilio, Georgiche)
dopo la Metamorphosis 2 di Glass
Segnalo due link:
RispondiElimina1) Dai Rosacroce al pagliaccio di Kiev con Carlo Palermo: "L'ultima battaglia e l'armata di Maria", https://www.youtube.com/watch?v=BO95OjmuNmM
Su questo blog avevo fatto notare (parlando di 'poesia') la corrispondenza 24/02/2014 - 24/02/2022, quello che dice Palermo dal minuto 1:11:00 porta il discorso ad un altro livello (anche lui tira in ballo Ul'yanov, cominciavo a temere che fosse una mia ossessione). La conclusione che sia 'tutto scritto' ne esce rafforzata.
Forse non c'entra, ma mi hanno fatto notare ed e' suggestivo:
2021
2022
2023
6066
2) The Propaganda Multiplier: https://swprs.org/the-propaganda-multiplier/
Riporto un articolo in particolare ma e' valido tutto il sito, concetti senz'altro noti qui dentro, tra adulti piu' o meno vaccinati, ma esposti in maniera scientifica, come piace a certe menti. Utile da far girare o per chi si fosse messo in visione e in ascolto soltanto ora.
A presto!
Una risposta terra-terra (non me ne posso permettere altre dati i miei evidenti limiti): ciò che ci propone Prometeo ci piace, e anche tanto; dopo che furono pubblicate Fama fraternitatis e Confessio fraternitatis (e le Nozze chimiche, ma queste sono troppo "tecniche" per infiammare i desideri) -1614 e 1615 rispettivamente - , più o meno nell'arco di un anno, furono stampati poco meno di 1000 libri a loro commento: tutti volevano acquisire i poteri che i RosaCroce sostenevano di controllare, volevano entrare nella loro confraternita.
RispondiEliminaPrometeo ci piace, e siamo con lui collusi. Le dotte disquisizioni stanno a zero, dobbiamo cambiare noi; soprattutto dobbiamo smetterla di chiamarci fuori dicendo che noi siamo i buoni, e gli altri sono cattivi: tutto si tiene perché siamo complici: non si riesce ad individuare il nemico, non dico battere, perché facciamo parte del nemico. Siamo collusi e complici.
Una proposta: ragioniamo su come si possa uscire dalla società della competizione e costruire quella della cooperazione (stavo per scrivere dell'amore, ma pensa un po' che mi è venuto in mente !!)
Non dico di essere buono, ma, nei miei limiti, ho sempre detto no. Purtroppo ognuno di noi, nel 2023, è immerso nel flusso del presente e risulta difficilissimo uscire dalla propria epoca. Se lo facessi radicalmente, poi, nemmeno avrei un blog. Ma qui il problema è altro: il progresso è tale oppure no? A mio avviso no. Il progresso prometeico ha reso la vita più sicura e comoda dilapidando la ricchezza umana e avviato un iter autodistruttivo di cui non s'intravede la fine. Il vero progresso cresce lentamente, è oggetto di critica e le potenziali conquiste devo subire l'esame di un'aristocrazia di sapienti. Prometeo, invece, donò il fuoco a un'umanità non in grado di controllare adeguatamente questa scoperta e fu giustamente condannato al supplizio eterno.
EliminaIo non sono buono, ne' ambisco minimamente ad esserlo. Al contrario. Per il Principe del Mondo provo persino simpatia. Per l'ebreo, in quanto eccellenza (parlano i fatti: sono ai vertici di ogni cosa che conta), stima. Infatti io ritengo colpevole chi si butta dal ponte, e non chi dice 'buttatevi dal ponte'.
EliminaIn una societa' della cooperazione (magari dove sono tutti uguali e uno vale uno? non temete: ci arriveremo) penso che morirei di noia o di tristezza, a seconda di cosa mi colpisca per primo. Non la pace ma la spada.
Ad ogni modo non sono complice ne' delle sperimentazioni su animali e umani, ne' della produzione di cosmetici e farmaci da feti abortiti, ne' dei finocchi al governo che fanno la guerra per conto terzi, ne' dell'Agenzia delle Entrate e della burocrazia statale che massacra i propri concittadini (fisicamente - leggi di Hamer), ne' del traffico di organi o di bambini, ne' di chi spaccia la merda per arte, ne' del femminismo o della democrazia dove qualunque coglione puo' pensare di essere nella ragione solo perche' come lui la pensano in tanti, ne' degli odierni seguaci del figlio di Herschel HaLevi e del loro materialismo del cazzo.
Detto serenamente e senza rancore.
Neanche io sono buono, sono pieno di rabbia; hai presente i temporali lontani, vedi i lampi, senti i tuoni, non sai mai se si allontaneranno o ti arriveranno addosso; sono sempre sotto autotutela, pronto ad esplodere. Vedo la "commemorazione" di Dalla Chiesa: sono stati uccisi in tre: la moglie, lui e il carabiniere di scorta ... no sono stati uccisi in quattro: la moglie era incinta, ma non si può dire, fosse mai che qualcuno ragiona sui feti, sull'aborto, come contraccettivo, che anzi bisogna estendere al primo anno di vita, sui bambini violati, venduti interi o a pezzi. Ovviamente questo è un nulla, è il resto ch'è stato taciuto che fa bollire il sangue.
EliminaMio figlio lavora in una struttura sanitaria e si occupa di persone che hanno gravi problemi fisici e mentali, praticamente incapaci di fare alcunché; quando c'è stata l'epidemia in due giorni si sono ammalati in 9 su 10, contagiati da un paziente che i genitori hanno scaricato in ospedale senza dire nulla a nessuno, ben sapendo che era ammalato; incerti del mestiere; ma il vero problema è sorto poi: nessun medico lo ha visitato, pur avendo febbre molto alta; per telefono gli hanno prescritta "tachipirina e vigile attesa"; è rimasto abbandonato da solo, abbandonato come uno scarto umano; mia moglie ed io eravamo confinati a casa, non si poteva uscire; una notte, come ladri, siamo andati a recuperarlo e ce lo siamo riportati a casa; ho giurato che se gli fosse successo qualcosa un buco in fronte al nostro amato ministro glielo avrei fatto senza problemi, e sparo benissimo, ho una mira eccezionale; no non son buono. Naturalmente poi si è ammalata mia moglie, ed in fine io. Mi hanno detto che ho rischiato di morire, ma non mi sono accorto praticamente di nulla, ero troppo intento a ricapitolare la mia vita; quello che fa star male sono i fatti in cui riconosci di aver sbagliato ma che ormai non puoi più modificare nulla, l'unica cosa è abbandonarti alla misericordia divina.
Per quanto riguarda cooperazione piuttosto che competizione: la competizione che pratichiamo assomiglia ad un pasto di topi, dove ognuno spintona e rosicchia, arraffa quello tutto quello che può, ben oltre quello che gli necessita.
Niente a che spartire con la competizione alta, olimpionica.
Ovviamente con rabbia e molto rancore, su come potrebbe essere e su come è
@Anonimo
EliminaCompetizione per me e' quando si gioca senza barare. Se si bara e' un'altra cosa: un pasto di topi, appunto. Chiarito questo termine direi che in fondo non stiamo dicendo cose troppo diverse. Ma, ecco, io per il fatto di giocare allo stesso gioco dei bari, non mi sento minimamente loro complice. Al massimo potrei sentirmi truffato, se non sapessi fin da subito che il gioco e' truccato... ma dal momento che lo so cerco di prenderla con filosofia. Oppure un fesso, visto che, consapevolmente, gioco con dei bari... ma qual e' l'alternativa? Farsi monaco? Lo e', ma e' forse l'unica, e non ne sono all'altezza. Non mi sento complice! Mi sento in trappola.
A differenza di tanti a cui apparentemente fa schifo la ricchezza materiale, a me piace. Non sono un adepto del culto della scarsita'. Allo stesso modo, so perfettamente che non e' il punto di arrivo e c'e' ben altro nella vita.
Se vuoi dire che ognuno ha i suoi difetti su cui lavorare prima di preoccuparsi di 'salvare' il mondo, hai ragione. Ad ogni modo, anche qui, a me non interessa tanto dare un giudizio morale e addossare colpe (per quello abbiamo Travaglio, e gli altri sacerdoti della Costituzione, la legalita' avendo sostituito la religione), quanto capire come funziona il mondo.
La rabbia la comprendo benissimo, il rancore (rabbia andata a male) no. La rabbia puo' essere utile, una volta che diventa rancore logora solamente. Di nuovo non mi interessa minimamente dare un giudizio morale, ma tecnico, se cosi' posso dire; serbare rancore e' controproduttivo proprio al fine di cio' che "potrebbe essere" e che anche tu affermi di desiderare. Non ho niente in contrario ai buchi in testa, ma quando il vicino di casa parla allo stesso modo del ministro... a che serve?
Stiamo parlando di argomenti diversi: lei di politica io di fisica quantistica
Elimina( qui se vuole può intravedere quello che ho in mente https://www.youtube.com/watch?v=3lLesfHiQWM ) l'errore è mio: sto ragionando su questi argomenti (in particolare la così detta Intelligenza Artificiale, che di intelligente non ha nulla e mi preoccupa non poco un futuro pervaso da questa idiozia) avevo questo in mente e non ho fatto i necessari "distinguo"; mi scusi, Anche se, a ben vedere, è proprio la possibilità di trasportare, con i dovuti adattamenti, i concetti di cooperazione osservabili nella fisica quantistica nella politica: ma le particelle non hanno libero arbitrio, l'uomo si; anche quando diventa folla ? o diventa comunità ?
Accidenti :)
EliminaEffettivamente il riferimento ai Rosa Croce era abbastanza criptico. Molto interessante il video, io sono molto terra terra e abbasso la discussione al piano politico ma senza, a mio parere, andare fuori tema.
Se capisco bene la domanda, la creazione di una societa' veramente organica (dove ognuno svolge il suo ruolo all'interno di un organismo - l'umanita' - che e' superiore alla semplice somma delle parti) e' possibile se si crea una societa' gerarchica (questo lo affermo osservando la natura, quindi intrinsecamente sia competitiva che cooperativa) dove chi serve (tutti, il Re per primo) sceglie di servire perche' capisce che e' cio' che va fatto e partecipa a qualcosa che va OLTRE lo stesso organismo, a una vita che e' piu' che vita, NON perche' e' obbligato in una dittatura top-down neo-bolscevica alla Davos dove il massimo che si concepisce sono i diritti delle femen.
In definitiva l'uomo ha, e' vero, il libero arbitrio, ma solo per fare la scelta giusta. Tutte le altre portano alla rovina.
In termini religiosi: Dio potrebbe imporci l'azione giusta, ma vuole (esige? ci mette poco ad eliminarci) che impariamo a compierla da noi; seleziona i migliori. L'IA e' l'Anticristo, tiene insieme con la forza e ha come riferimento massimo la vita terrena. Per sua natura fallira' ma e' questo il suo scopo (o meglio il motivo per cui dall'Alto lasciano fare): aiutare a separare il grano dal loglio.
"Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà"
In una frase: dobbiamo agire - volontariamente - come quelle particelle. Per me e' dura da digerire, ma e' cosi'.
Se ho frainteso chiedo scusa.
Complimenti !
EliminaProvi a leggere "Irriducibile" di F. Faggin (l'inventore del microchip) e "La battaglia dei buchi neri" di L. Susskind (402 pagine di cui 250 di introduzione: ripassino della fisica necessaria per leggere il libro frammisto ad aneddoti simpatici se non divertenti, giusto per non schiantare il lettore). Vorrei scrivere qualcosa su questi argomenti, ma l'incipit !!! ovviamente vorrei aggiungere qualcosa a quanto già detto, altrimenti non ne vale la pena, Faggin e Susskind sono bravissimi, eccezionali; vorrei aggiungere un pizzico di metafisica, e allora altro che 250 pagine di introduzione !
Gianluca Marletta ha argomentato in modo molto interessante su gli aspetti metafisici; non a caso, mi pare di ricordare, sia un teologo.
EliminaScriva un bel libro, finche' si puo', e ci faccia sapere.
EliminaNel frattempo la ringrazio dei consigli di lettura, prendo nota e metto in lista.
Nel libro "La battaglia dei buchi neri" viene esposta una congettura (una teoria non dimostrata) che tutta l'informazione contenuta in un buco nero, una sfera perfetta, sia presente anche sulla sua superfice; in altri termini l'informazione che descrive l'oggetto a 3 dimensioni è tutta contenuta dall' oggetto a 2 dimensioni: stupefacente ma pare che sia così; ulteriori studi hanno esteso la congettura relativa ai buchi neri a qualsiasi contenitore/contenuto: questo a portato alla congettura olografica; il mondo che noi percepiamo, a 3 dimensioni, è completamente descritto nella superficie, a 2 dimensioni; la coscienza "legge" la descrizione sulla superficie e la traduce nella realtà che conosciamo.
Elimina(ho semplificato in modo osceno, ma l'alternativa era scrivere lunghe e noiose premesse, precisazioni, definizioni, assolutamente fuori luogo in questo contesto)
Le Università pontificie non hanno un numero chiuso, però per accedervi occorre sostenere un colloquio, durante il quale l'esaminatore cerca di capire se il candidato è idoneo.
Quando mio figlio si è iscritto ad una delle Università pontificie, l'ho accompagnato e mi sono messo al conversare con il segretario della facoltà; ad un certo punto il segretario mi ha invitato a seguirlo; siamo scesi di alcuni piani e poi entrarti in sala: c'era l'ologramma a 3 dimensioni di Cristo ricavato dal suo contenitore a 2 dimensioni, ossia la Sacra Sindone. Proprio come prevede la congettura olografica descritta nel libro. Scusi se sono stato vago, ma non desiderano che se ne parli, almeno così mi ha detto il segretario.
Chissà come mai tale reticenza. Secondo te? Interessante la congettura sui buchi neri. Pareva interessante anche quella sulle stringhe, oggi pare in perfetto disuso.
EliminaSemplice: i morti non sanguinano (e vanno lavati: ti pare che Lo avrebbero sepolto senza prima renderGli questo ultimo omaggio ?)
EliminaMa anche qui la congettura dell'Universo olografico ci può venire in aiuto: in ogni momento chiunque è tutte le "forme" (è difficile da spiegare ...) che hai assunto nella vita; pensa a quando Gesù ha incontrato Tommaso (Didimo, e perché no ?) e questo Gli ha infilato un dito nel costato: in quel momento era il Cristo morto in croce; oppure pensa all'enigma, tutto della religione cristiana, della resurrezione dei morti: una follia spiegabile.
il mio commento è fuori posto ... e quindi più o meno sconclusionato
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RispondiEliminaGrazie, di cuore
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