Roma, 27 gennaio 2020
Finalmente
la bestia è stata placata. Forse dovrei dire: la bestiola. Non c’è di nulla di
spaventevole in tale esserino: la bestiola delle elezioni. Trattasi, ormai, di
un tenero cagnolino, del tutto mansuefatto, che il Potere conduce a fare i bisognini
dove vuole.
Le
dinamiche, le pulsioni psicologiche di massa, le vociferazioni, i comportamenti
bruti son quelli dell’animalino ben addestrato:
“Controlla il cucciolo. Durante la fase di apprendimento, è sempre consigliabile tenere l’animale in una zona dove non puoi perderlo di vista. Questo ti consente di accorgerti di tutti i segnali premonitori che indicano che il cane ha bisogno di ‘andare in bagno’ e quindi di prevenire incidenti. Se noti che l’animale si muove in circolo, raspa il terreno e annusa, allora sappi che deve soddisfare le sue necessità fisiologiche”.
Sondaggi, annusamenti giornalistici, servizietti segreti costituiscono il termometro del micco votante. Il fine precipuo è sempre quello: far avanzare il Programma, quello vero. Per ottenere la bisogna, è il caso di dirlo, occorre che l’elettorato sia soddisfatto: l’insoddisfazione, infatti, genera domande. Per riempirgli la panza, con vane promesse, ovvio, il metodo consiste nel far ruotare sul palco l’apparenza di chi dovrebbe, nella testa farraginosa del micco stesso, rigonfia di risentimenti e convinzioni storiche e altre amenità, porre termine a tali insoddisfazioni.
Quando i personaggi della Commedia dell’Arte fin lì utilizzati mostrano segni di logoramento (“Se noti che l’animale si muove in circolo, raspa il terreno e annusa”), li si sostituisce con altri; la nomenclatura di sinistra è sclerotizzata? Ecco Prodi. La nomenclatura di destra pare troppo berlusconizzata? Ecco i giovin destri. Il Sistema ci fa schifo? Ecco i populisti. E così via. Non è difficile, basta osservare la bestiola, costantemente.
2.
“Oltre a tutto ciò, presta attenzione ai
cambiamenti improvvisi di comportamento; non appena li noti, porta il cane
all’esterno. Blocca gli incidenti. Se scopri il cucciolo mentre urina o defeca
in casa, fai un rumore improvviso (come battere le mani) e pronuncia la parola
"no". Subito dopo porta il cane rapidamente all’esterno”.
Sterilizzare il dissenso autentico o colpire chi centra il bersaglio politico (grazie a piccoli incidenti, lettere minatorie, allettamenti, damnatio memoriae) e recare, invece, il micco verso innocue elezioni: non appena abbia contezza della propria situazione; recarlo all’esterno (non si azzardi a sporcare il tappeto della democrazia!), ovvero presso la location ove potrà sfogarsi apponendo la croce sulla mascherina dell’Arte appena confezionata per lui.
3. “Devi sorprenderlo ma non spaventarlo. Inoltre devi essere costante in questo comportamento, usando sempre lo stesso rumore e/o parola … Non dovresti mai punire il tuo batuffolo di pelo. I cani non capiscono cosa stanno facendo di sbagliato”.
Se lo spaventi rischia di svegliarsi. Usando, invece, sempre le stesse parole d’ordine (fascista, comunista, antisemita, democrazia, liberismo, statalismo) il batuffolo di pelo dotato di elettorato attivo dovrebbe pian piano domesticarsi. E il tappeto è salvo.
4. “Scegli una zona dedicata ai suoi bisogni. È meglio decidere uno spazio in giardino e portare il cane in quel punto ogni volta che ne ha bisogno. Dovrebbe essere un luogo che non viene frequentato da altri cani e che sia semplice da pulire. Il cucciolo ricorderà l’odore dell’urina e comincerà ad associare quella zona al ‘bagno’. Scegli un’area facile da pulire. Dovrai recarti in questo luogo molto spesso durante l’addestramento”.
Ma sì, è stata scelta. Di solito sono scuole. Non si sa perché. Non potrebbero adattare una fabbrica dismessa? Ma no, niente, hanno scelto le scuole (anche perché gli scolari sono in via d’estinzione, fisica e spirituale). Il batuffolo di peli elettoralmente attivo ha pian piano imparato a riconoscere il bagnetto dove liberarsi; una volta faceva il riottoso: ora si controlla da solo tanto che i pochi gendarmi ivi disposti passano il tempo a sorbire cappuccini. Il luogo è facile da pulire (basta far finta di contare le schede e bruciarle subito dopo, smontare i catafalchi di legno e pagare i soliti noti che armeggiano con tali materiale da voodoo democratico: matite copiative, cartacce, elenchi, cassoni di cartone).
5. “Quando porti il cane all’esterno, ricordati di condurlo al guinzaglio per insegnargli ad andare in un luogo specifico. In questa maniera puoi anche controllarlo meglio e accertarti che abbia espletato le sue necessità”.
Non c’è più bisogno. Lo zombie elettorale, con la sua schedina in mano, sa già dove recarsi: al seggio, il seggio verso dove ciabatta, con un nulla di fatto, da chissà quanto tempo; un locus amoenus ch’egli subito riconosce con gioia poiché già spisciato negli anni precedenti.
6. “Scegli un comando. Ogni volta che porti il cucciolo ‘al bagno’ usa la parola ‘andiamo’ oppure un altro comando. Questo gli insegna che dovrà recarsi in un posto specifico. Il cane comincerà a riconoscere il comando e ad associarlo a ciò che desideri che faccia. Inoltre aiuterà il cane a capire quando e dove dovrebbe defecare e urinare”.
Questo è abbastanza semplice. I comandi son sempre gli stessi. Cambiamento, si può, podemos, yes we can, change, Emilia paranoica e via sghignazzando. Da quanto tempo l’elettore “cambia”? Oppure: è invitato al cambiamento? Appena si disseppellisce l’ascia di guerra (podemos!), al botolo elettorale si chiudono un paio di circuiti elementari; annusa l’aria; sa già dove andare. Il resto è semplice.
7. “Premia i successi. Loda sempre il cucciolo ogni volta che usa la zona destinata alle sue necessità fisiologiche. Parlagli con una voce felice e gioiosa per fargli capire che sei soddisfatto del suo comportamento”.
I contentini elettorali, i cento giorni: decisivi. Appena il sacco di pulci ha defecato dove voleva il padrone occorre dargli il biscottino (“Sii costante e dagli sempre un incentivo emozionale ogni volta che usa correttamente il suo ‘bagno’. Per incoraggiarlo, puoi anche dargli un piccolo dolcetto”). E lo avrà. Certo, prima sembrava, tale biscottino, un intero desco di prelibatezze canine; una volta assolto il compito, però, tale spianata di delicatessen impercettibilmente trasmuta, giorno dopo giorno, sino a tradursi in un pezzo di pan secco. E però il cagnaccio esulta, mastica a quattro palmenti (il padrone in fondo è buono), scodinzolando la propria felicità. E il ciclo continua.
E così l’Emilia non è caduta.
Sterilizzare il dissenso autentico o colpire chi centra il bersaglio politico (grazie a piccoli incidenti, lettere minatorie, allettamenti, damnatio memoriae) e recare, invece, il micco verso innocue elezioni: non appena abbia contezza della propria situazione; recarlo all’esterno (non si azzardi a sporcare il tappeto della democrazia!), ovvero presso la location ove potrà sfogarsi apponendo la croce sulla mascherina dell’Arte appena confezionata per lui.
3. “Devi sorprenderlo ma non spaventarlo. Inoltre devi essere costante in questo comportamento, usando sempre lo stesso rumore e/o parola … Non dovresti mai punire il tuo batuffolo di pelo. I cani non capiscono cosa stanno facendo di sbagliato”.
Se lo spaventi rischia di svegliarsi. Usando, invece, sempre le stesse parole d’ordine (fascista, comunista, antisemita, democrazia, liberismo, statalismo) il batuffolo di pelo dotato di elettorato attivo dovrebbe pian piano domesticarsi. E il tappeto è salvo.
4. “Scegli una zona dedicata ai suoi bisogni. È meglio decidere uno spazio in giardino e portare il cane in quel punto ogni volta che ne ha bisogno. Dovrebbe essere un luogo che non viene frequentato da altri cani e che sia semplice da pulire. Il cucciolo ricorderà l’odore dell’urina e comincerà ad associare quella zona al ‘bagno’. Scegli un’area facile da pulire. Dovrai recarti in questo luogo molto spesso durante l’addestramento”.
Ma sì, è stata scelta. Di solito sono scuole. Non si sa perché. Non potrebbero adattare una fabbrica dismessa? Ma no, niente, hanno scelto le scuole (anche perché gli scolari sono in via d’estinzione, fisica e spirituale). Il batuffolo di peli elettoralmente attivo ha pian piano imparato a riconoscere il bagnetto dove liberarsi; una volta faceva il riottoso: ora si controlla da solo tanto che i pochi gendarmi ivi disposti passano il tempo a sorbire cappuccini. Il luogo è facile da pulire (basta far finta di contare le schede e bruciarle subito dopo, smontare i catafalchi di legno e pagare i soliti noti che armeggiano con tali materiale da voodoo democratico: matite copiative, cartacce, elenchi, cassoni di cartone).
5. “Quando porti il cane all’esterno, ricordati di condurlo al guinzaglio per insegnargli ad andare in un luogo specifico. In questa maniera puoi anche controllarlo meglio e accertarti che abbia espletato le sue necessità”.
Non c’è più bisogno. Lo zombie elettorale, con la sua schedina in mano, sa già dove recarsi: al seggio, il seggio verso dove ciabatta, con un nulla di fatto, da chissà quanto tempo; un locus amoenus ch’egli subito riconosce con gioia poiché già spisciato negli anni precedenti.
6. “Scegli un comando. Ogni volta che porti il cucciolo ‘al bagno’ usa la parola ‘andiamo’ oppure un altro comando. Questo gli insegna che dovrà recarsi in un posto specifico. Il cane comincerà a riconoscere il comando e ad associarlo a ciò che desideri che faccia. Inoltre aiuterà il cane a capire quando e dove dovrebbe defecare e urinare”.
Questo è abbastanza semplice. I comandi son sempre gli stessi. Cambiamento, si può, podemos, yes we can, change, Emilia paranoica e via sghignazzando. Da quanto tempo l’elettore “cambia”? Oppure: è invitato al cambiamento? Appena si disseppellisce l’ascia di guerra (podemos!), al botolo elettorale si chiudono un paio di circuiti elementari; annusa l’aria; sa già dove andare. Il resto è semplice.
7. “Premia i successi. Loda sempre il cucciolo ogni volta che usa la zona destinata alle sue necessità fisiologiche. Parlagli con una voce felice e gioiosa per fargli capire che sei soddisfatto del suo comportamento”.
I contentini elettorali, i cento giorni: decisivi. Appena il sacco di pulci ha defecato dove voleva il padrone occorre dargli il biscottino (“Sii costante e dagli sempre un incentivo emozionale ogni volta che usa correttamente il suo ‘bagno’. Per incoraggiarlo, puoi anche dargli un piccolo dolcetto”). E lo avrà. Certo, prima sembrava, tale biscottino, un intero desco di prelibatezze canine; una volta assolto il compito, però, tale spianata di delicatessen impercettibilmente trasmuta, giorno dopo giorno, sino a tradursi in un pezzo di pan secco. E però il cagnaccio esulta, mastica a quattro palmenti (il padrone in fondo è buono), scodinzolando la propria felicità. E il ciclo continua.
E così l’Emilia non è caduta.
Ma è tutta una questione di prospettive.
L’Emilia Romagna non esiste più da quel
dì.
Esiste una porzione di territorio, denominata Emilia, in preda a qualche potentato.
E questo lembo di terra poteva passare di mano, certo; cadere
no, era impossibile.
A questo punto, tuttavia, occorre
chiedersi: era davvero possibile anche tale cambio di mano?
Credo di no. Una eventuale sconfitta
della sinistra (chiamiamola così) avrebbe privato il palco della Commedia dell’Arte
di un Balanzone di prim’ordine; e, si sa, privare la commedia di un antagonista
finisce per uccidere la commedia stessa: una sciagura che il Potere, quello
vero, non può permettersi.
Cosa sarebbe Pantalone senza Brighella o
Pulcinella senza il Diavolo? Niente, Non vi sarebbe, poi, rappresentazione,
distrazione: eventualità da scongiurare.
E fu scongiurata, infatti, per merito precipuo del
Brighella Verde, capace non solo di disperdere l’ultimo suo alito di credibilità,
ma di rinfocolare dolosamente l’estremo orgoglio dell’ex sinistra. Anziché recare le
elezioni sul glaciale terreno della disputa logica, in cui si sarebbe
dimostrata, con evidenza, la mafiosità del sistema di governo emiliano, il
Brighella si è esibito in una serie di numeri da circo che miravano esclusivamente
a perdere le elezioni: essi, infatti, convincevano i già convinti della propria
parte (mettevano in carniere, quindi, zero voti) e, al contempo, smuovevano le braci
di un orgoglio sinistrato che sarebbe stato meglio seppellire sotto la cenere del disdoro.
C’era, insomma, da sopire; e, invece, guarda caso, si è scelto di incarognire l’elettorato avverso, in casa sua peraltro: col bel risultato di eccitare l’affluenza e far muovere i passi
dello zombie all’elettore tradizionale dell'ex Emilia Romagna.
E così, con gran sollievo di tutti, il
PD è salvo e la pantomima potrà continuare.
Il primo a uscire dal sacello è stato
Zingaretti il quale ha dapprima ringraziato Bonaccini per la sua campagna "eroica" (forse,
un giorno, gli è stato servito un piatto di fettuccine scotte: sono avversità durissime)
e, poi, addirittura, le Sardine, questo pulviscolo di poveretti, sempre gli stessi,
che tocca mettere in campo dai tempi del fascista Berlusconi. Non ha potuto
ringraziare Salvini di persona, sarebbe stato troppo, ma son sicuro che i due
si faranno gli auguri in privato.
Intanto i padroni stanno già sbaraccando
le scuole dalla mobilia del prendingiro; dove andranno a finire tutte quelle
schede? E chi lo sa? Nessuno, in realtà,
lo sa. La controinformazione analizza ogni evento, ma queste minuzie non gli
interessano. Che il gioco sia finto sin dalle fondamenta non scuote la sua
fiducia nel futuro. Essa suole votare, i suoi Borgonzoni e Bonaccini, regolarmente,
al solito posto, profumato di piscio. Il profumo della sicurezza.
Intanto, e questo mi spiace, se ne va Davide/Tao dal sito Comedonchisciotte.
Sulla sua prima rinunzia di quattro anni fa scrissi qualcosa, che ripropongo nelle caselle a destra. Le motivazioni del gesto sono sempre quelle, credo. Egli si sente “logorato”. Non stanco, logorato. La parola è rivelatrice. Il potere logora chi non ce l’ha, diceva la Buonanima, quella sì davvero intelligente. Andare contro, con dedizione, e non cavare un ragno dal buco se non quello d’un manipolo di rissosi commentatori dev’essere frustrante. Sono mie ipotesi, ovvio.
A lui va il mio saluto. E il ringraziamento per avermi ospitato così spesso; non lo meritavo. Spero si prenda una pausa, vera, onde rigenerarsi; durante i mesi sabbatici si renderà conto, forse, che è impossibile non avere una linea ideologica. Non dico partitica, né per partito preso: una linea ideologica, sì, invece; un sistema di idee in contrapposizione col Sistema.
Ma queste, mi accorgo, son mie paturnie: non le segua.
Si riposi e basta.
* * * * *
Intanto, e questo mi spiace, se ne va Davide/Tao dal sito Comedonchisciotte.
Sulla sua prima rinunzia di quattro anni fa scrissi qualcosa, che ripropongo nelle caselle a destra. Le motivazioni del gesto sono sempre quelle, credo. Egli si sente “logorato”. Non stanco, logorato. La parola è rivelatrice. Il potere logora chi non ce l’ha, diceva la Buonanima, quella sì davvero intelligente. Andare contro, con dedizione, e non cavare un ragno dal buco se non quello d’un manipolo di rissosi commentatori dev’essere frustrante. Sono mie ipotesi, ovvio.
A lui va il mio saluto. E il ringraziamento per avermi ospitato così spesso; non lo meritavo. Spero si prenda una pausa, vera, onde rigenerarsi; durante i mesi sabbatici si renderà conto, forse, che è impossibile non avere una linea ideologica. Non dico partitica, né per partito preso: una linea ideologica, sì, invece; un sistema di idee in contrapposizione col Sistema.
Ma queste, mi accorgo, son mie paturnie: non le segua.
Si riposi e basta.
Saluto anch'io il Davide che ha ospitato i miei sterili libelli contro... (Il Poliscriba)
RispondiEliminaDa non votante cerco di trovare in queste elezioni una nota lieta: la scomparsa dei cinque stalle. Per il resto posso assicurare che il sistema massonico-mafioso-clientelare instaurato dai compagni di merende in emilia e toscana ha proporzioni gigantesche.
RispondiEliminaDetto questo vi racconto un storiella accaduta nel capoluogo dantesco. Un extracomunitario viene convocato in questura per la concessione della cittadinanza italiana. Questi va dal questore e gentilmente rifiuta motivando così:" Ho molti più vantaggi e agevolazioni da straniero che da italiano; gli italiani pagano solo tasse e non ricevono niente in cambio, noi stranieri invece abbiamo tutto senza pagare niente".
Un sudamericano sicuramente fassista e rassista...
«... il sistema massonico-mafioso-clientelare instaurato dai compagni di merende in emilia e toscana ha proporzioni gigantesche.»
EliminaHai ragione purtroppo. Ed era anche l'unica ragione per cui andare a votare.
Pragmatismo: meglio un capò un po' in bilico che una mafia organizzata.
Dopo l'abbandono "estivo" già si doveva capire...solo che poi é stato tutto un ma no, ma noi, ma loro...potevamo solo ora, ora o mai più... ora però dopo queste geniali mosse se non capisci non hai giustificazioni.
RispondiEliminaDivertente la parabola del cagnetto, Ma, mi domando, la politica, perché continuare a parlarne? Per fiducia nell'umanità? Cos'è che ci spinge a non andare allo stadio salvo poi continuare a disquisire di 4-4-2, 3-5-2 e campagna acquisti continuata? Se, come ben sappiamo, è tutta finzione ben congeniata, dissertarne ulteriormente lascia il tempo che trova. Pare nostalgia dei vecchi bei tempi quando l'impegno politico dava senso alle illusioni di qualcuno…
RispondiEliminaSe veramente abbiamo superato questo stadio di tifo infantile che si abbia il coraggio di fare un passo avanti verso soluzioni PRATICHE, utili a chi ha capito.
Gli altri si arrangino, capiranno a loro spese al momento giusto.
Sarà difficile ma penso che si possa fare buona letteratura anche calandosi nella trita realtà (Alceste lo ha dimostrato spesso) senza sprecare tempo in disquisizioni intellettuali e cavillose.
Basta politica, non cadiamo nella Loro trappola, proviamo a pensare a NOI.
A quelli che non si sentono cagnetti; che vorrebbero piuttosto somigliare ai lupi, magari pure far parte di un branco...
È possibile anche dedicarsi alle buone letture e alla filosofia...
Eliminail problema è che se ti serve un posto di lavoro, poi dovrai fare la tessera.
E in pubblico, fare solo letture giuste.
Caro Loris,
Eliminapienamente d'accordo con quanto dici, anche riguardo il don chisciotte.
La logica e una scaletta di priorita' vere, da portare avanti nel mondo reale, mancano ormai nel panorama italiano.
Un buon inizio per pensare a noi, secondo me, possono essere le parole che riporto sotto, senza autore da copy right, visto che sono verita' che prescindono da chi le ha dette.
Se qualcuno e' interessato a condividere oltre il commento virtuale quotidiano, offro volentieri una partita a carte, tressette, o scala quaranta se si e' in tanti...vi verro' a citofonare uno ad uno quando passo dalle vostre parti.
Saluti,
Ise
PS: Donchisciotte, già il titolo prevedeva l'esito, le idee confuse l'hanno ulteriormente accelerato… Un suicidio inevitabile come tanti altri, annunciato.
RispondiEliminaNon servono le ideologie, servono le idee chiare, una teoria aprioristica inattaccabile e logiche, conseguenti deduzioni.
Quello che manca, oramai.
Io invece sto al gioco. Voto. E' pur sempre un deterrente. Non è detto che poi non gli faccio la piscia in cucina durante la nottte...e sul pavimento, non sul costoso tappetino pisciacani. Se fossimo uniti nella lotta e non fij de na' stronzoccola, faremmo lo sciopero fiscale permanente: non hanno abbastanza prigioni per tutti. L'altra soluzione è dipingersi di color “marron” ed aprirmi un negozietto di articoli di scarto.
RispondiEliminaVi lascio il link di un bellissimo articolo di Giorgio Lunardi (so che Alceste su certi argomenti deve andarci cauto se no gli chiudono il blog):
RispondiEliminahttps://www.altreinfo.org/cronache-dal-futuro/26920/auschwitz-27-gennaio-2084-giorgio-lunardi/
Essere famoso non è bello,
RispondiEliminanon è questo che eleva.
Non si deve tenere un archivio,
trepidare per i manoscritti.
Fine della creazione è dare tutto di sé,
e non lo scalpore, non il successo.
È vergognoso, quando non si è nulla,
diventare per tutti una leggenda.
Ma bisogna vivere senza impostura,
vivere così che alla fine
ci si attiri l’amore degli spazi,
che si oda il richiamo del futuro.
E le lacune si devono lasciare
nella sorte, e non fra le carte,
i passi e i capitoli della vita intera
segnando in margine.
E immergersi nell’oscurità
e celare lì i propri passi,
come nella nebbia si cela una contrada
e non si vede più nulla.
Altri sulla viva orma
percorreranno palmo a palmo il tuo cammino,
ma la sconfitta dalla vittoria
non sei tu che la devi distinguere.
E neanche di un attimo devi
venire meno all’uomo,
ma essere vivo, vivo e nient’altro,
vivo e nient’altro fino alla fine.
[da Fanteria all'attacco, Erwin Rommel, 1937] There were incidents which raise questions about the Italian leadership of World War I. One of the most curious is contained in the following account of Rommel's attack on Mount Mrzli:
RispondiElimina... Already during our attack we had observed hundreds of Italian soldiers in an extensive bivouac area in the saddle of Mrzli between its two highest prominences. They were standing about, seemingly irresolute and inactive, and watched our advance as if petrified. They had not expected the Germans from a
southerly direction--that is, from the -rear...
... The number of enemy in the saddle on Mrzli was continually increasing until the Italians must have had two or three battalions there. Since they did not come out fighting, I moved near along the road, waving a handkerchief, with my detachment echeloned in great depth. The three days of the offensive had indicated how we should deal with the new enemy. We approached to within eleven hundred yards and nothing happened. Had he no intention of fighting? Certainly his situation was far from hopeless! In fact, had he committed all his forces, he would have crushed my weak detachment and regained Mount Cragonza. Or he could have retired to the Matajur massif almost unseen under
the fire support of a few machine guns. Nothing like that happened. In a dense human mass the hostile formation stood there as though petrified and did not budge. Our waving with handkerchiefs went unanswered...
We drew nearer and moved into a dense high forest seven hundred yards from the enemy and thus out of his line of sight, for he was located about three hundred
feet up the slope. Here the road bent very sharply to the east. What would the enemy up there do? Had he decided to fight after all? If he rushed downhill we would have had a man to man battle in the forest. The enemy was fresh, had tremendous numerical superiority, and moreover enjoyed the advantage of being able to fight downhill...
...We reached the edge of the forest unhindered. We were still three hundred yards from the enemy above the Matajur road; it was a huge mass of men. Much
shouting and gesticulating was going on. They all had weapons in their hands. Up front there seemed to be a group of officers. . With the feeling of being forced to act before the adversary decided to do something, I left the edge of the forest and, walking steadily forward, demanded, by calling and waving my
handkerchief, that the enemy surrender and lay down his weapons. The mass of men stared at me and did not move. I was about a hundred yards from the edge of the woods, and a retreat under enemy fire was impossible.
I had the impression that I must not stand still or we were lost.
I came to within 150 yards of the enemy! Suddenly the mass began to move and, in the ensuing panic, swept its resisting officers downhill. Most of the soldiers threw their weapons away and hundreds hurried to me.
In an instant I was surrounded and hoisted on Italian shoulders. "Evviva Germania!" [Long live Germany] sounded from a thousand throats. An Italian officer who hesitated to surrender was shot down by his own troops. For the Italians on Mrzli peak the war was over. They shouted with joy. The Italian officers became pugnacious seeing the weak Rommel detachment and they tried to reestablish control over their men. But now it was too late.
Come disse qualcuno:
RispondiElimina"Un tale problema va invero di là dagli schieramenti di ieri, essendo chiaro che vincitori e vinti si trovano ormai su di uno stesso piano e che l’unico risultato della seconda guerra mondiale è stato il ridurre l'Europa ad oggetto di potenze e di interessi extraeuropei. Devesi riconoscere poi che la devastazione che abbiamo d'intorno è di carattere soprattutto morale. Si è in un clima di generale anestesia morale, di profondo disorientamento, malgrado tutte le parole d’ordine in uso in una società dei consumi e della democrazia: il cedimento del carattere e di ogni vera dignità, il marasma ideologico, la prevalenza dei più bassi interessi, il vivere alla giornata, stanno a caratterizzare, in genere, l'uomo del dopoguerra. Riconoscere questo, significa anche riconoscere che il problema primo, base di ogni altro, è di carattere interno: rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma, creare in sé stessi un ordine e una drittura. Nulla ha imparato dalle lezioni del recente passato chi si illude, oggi, circa le possibilità di una lotta puramente politica e circa il potere dell'una o dell'altra formula o sistema, cui non faccia da precisa controparte una nuova qualità umana. Ecco un principio che oggi quanto mai dovrebbe aver evidenza assoluta: se uno Stato possedesse un sistema politico o sociale che, in teoria, valesse come il più perfetto, ma la sostanza umana fosse tarata, ebbene, quello Stato scenderebbe prima o poi al livello delle società più basse, mentre un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto, raggiungerebbe un alto livello di civiltà e si terrebbe in piedi di fronte alle prove più calamitose anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto. Si prenda dunque precisa posizione contro quel falso «realismo politico», che pensa solo in termini di programmi di problemi organizzatori partitici, di ricette sociali ed economiche. Tutto questo appartiene al contingente, non all'essenziale. La misura di ciò che può esser ancora salvato dipende invece dall'esistenza, o meno, di uomini che ci siano dinanzi non per predicare formule, ma per essere esempi, non andando incontro alla demagogia e al materialismo delle masse, ma per ridestare forme diverse di sensibilità e di interesse. Partendo da ciò che può ancora sussistere fra le rovine, ricostruire lentamente un uomo nuovo da animare mediante un determinato spirito e una adeguata visione della vita, da fortificare mediante l'aderenza ferrea a dati princìpi - ecco il vero problema."
Saluti,
Ise