Roma, 29 aprile 2019
“Le cose in Italia vanno male perché nessuno
ha più voglia di lavorare” se ne esce un Tognazzi lutulento e reazionario (l’avvocato
Marani!) in Cattivi pensieri.
Un
film grezzo e scostante: una commedia nera, vera commedia all’italiana. La
regia è dello stesso Tognazzi che qui si rivela nel suo doppio magistero di interprete
e direttore d’orchestra. È nelle opere minori, così come nei dettagli, che si
nasconde il diavolo, cioè la verità sul nostro destino di Italiani.
Dino
Risi è maggiore di Bertolucci (di gran lunga), così come i cosiddetti registi a
latere (Salce, Caprioli, Di Leo, Germi, Damiani) formano una costellazione
artistica, oggi negletta, impossibile anche solo da imitare per i Sorrentino, i
Guadagnino, i Garrone e gli attori di risulta con la tessera del PD (come
dimostra la disastrosa cover sorrentiniana de La dolce vita, premiata, infatti, agli Oscar degli Yahoo).
Basta
guardare La rimpatriata di Damiani, Io la conoscevo bene di Pietrangeli, L’uomo di paglia di Germi, Il giovedì o La spiaggia di Dino Risi, Splendori
e miserie di Madame Royale di Caprioli (con un magnifico Tognazzi en
travesti) oppure La cuccagna di
Luciano Salce, con Luigi Tenco, per comprendere ch’essi, già in anni non
sospetti, ci avevano donato i ferri del mestiere per aprire le porte
dell’inferno.