Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

27 dicembre 2021

Salir per l'altrui scale

Roma, 27 dicembre 2021

Tutti i grandi sconfitti della postmodernità, da Jünger a Evola, dai protosocialisti ai cristiani preconciliari, tutti, nessuno escluso, godettero del privilegio dell’esilio.
Solo a noi ciò non è concesso; se proprio ripugna, ad alcuni, questo “noi”, che manda, lo ammetto, un bel tanfo da latrina digitale, dirò: a me non è concesso.
Persino le esecuzioni sommarie o la damnatio riconoscevano al vinto una rilevanza, quasi ad annichilire l’ultimo ansimo di spiritualità che s’avvertiva irriducibile in quel nemico, pur ferito, impotente, senza scampo.
Ma non oggi.
Allo sconfitto è impedito non solo di gettare nell’arengo della discussione la forza delle argomentazioni contrarie, ma, e questo rappresenta un unicum, anche la serenità della prigionia, il ruolo di contestatore e d’oppositore; in una parola: il limite santo dei luoghi d’espiazione come l’esilio.
Qui si anela la capitolazione totale, la desertificazione dell’anima, una reificazione definitiva. Nessuna distopia ci ha preparato a questo, né il pluricitato Orwell, né Huxley. Solo Zamjatin: solo in quel finale la felicità coincide assolutamente con il conformismo totalitario benché il risultato si ottenga nel romanzo con una castrazione cerebrale, puramente fisica.

Al centro del labirinto sta il Minotauro, ma le vie e gli anditi per incontrare il mostro sono stati scelti volontariamente.
Ognuno ha detto “sì”, convintamente, per decenni, dileggiando i “no”; poco a poco, scivolando nel buio, sempre approvando, con una firma in calce, la verità: nella verità, evidente, esposta sotto gli occhi di tutti, si celava il destino.
Furono inventati imbonitori della verità, addirittura. Beppe Grillo, a esempio, il politico più decisivo degli ultimi anni, ha sempre detto la verità: l’automobile elettrica, l’inquinamento massivo, l’ecologismo, il lavoro liofilizzato, la scuola a pillole, l’erario digitale antievasione, la casa autorigenerante, l’uno-vale-uno … conditi, per farla trangugiare, questa verità, cioè il mondo apocalittico che viviamo e vivremo, con qualche sciocchezzuola allora di moda: l’uscita dall’euro, l’Europa che non ci rappresenta, le mani pulite … Al riparo da tale armamentario si cucinava la Monarchia Universale su cui, oggi, 27 dicembre 2021, sono saliti tutti.
Le mani pulite: anche questa era una verità. E, però, raccontata come fosse una menzogna. Il politico è sì corrotto, ma non dalle valigette rigonfie di euri o lire, come nel caso dei malcapitati magnauffo milanesi del 1992. Sono corrotti in piena legalità, questo il problema. E non solo loro. Anche le categorie del patriziato connivente, dalle magistrature alle gendarmerie, dai quadri amministrativi all’ultimo straccivendolo cooperativo, hanno tutti un profilo inattaccabile. Parcelle, rimborsi, stipendi, emolumenti, gratifiche, insomma, sono definiti rigorosamente dallo Stato, con leggi e sentenze ad hoc, a beneficio dello Stato, al fine di tacitare il dissenso e incitare alla caccia all’uomo per la conversione coatta degli ultimi Kaweskar.

Il Potere si premurò di consegnarci anche una figura opposta al Grillo Parlante, quella del professorino che sì, i politici sono corrotti, ma non è questo il punto: il punto è la strutturale asimmetria economica dell’Eurozona, oggi in crisi … altro che Mario Chiesa …

Dove fuggire? Quale esilio scegliere?
Proprio qui la tragedia che ci differenzia dagli eretici novecenteschi. Loro, almeno, una piccola patria in cui trascinare le ossa la possedevano.
Si avvera la profezia di Alceste sulla morte dell’ultimo Italiano paragonato, in quel post antidiluviano, agli indigeni della Patagonia, i Kaweskar, raccontati da uno degli ultimi Omero europei, Jean Raspail. Allora, 7 marzo 2016, meditavo:

Essere sé stessi: ecco il cuore del problema. Essere sé stessi, a dispetto di una morale altra, a costo dello scandalo, ecco la felicità. È un mio sospetto: i Kaweskar (Alacaluf) non avevano parole per la felicità e la bellezza solo perché la loro vita ne era già impregnata, al di là delle sofferenze che imponeva la sopravvivenza quotidiana”.

Denatalità, fuga, rifugio nelle illusioni o in stanchi rituali di cui si avverte l’inefficacia, disprezzo da parte dei giovani, abbandono dei mores: le estinzioni si assomigliano tutte.
Eppure anche ai Kaweskar fu concesso il privilegio di allontanarsi dal nemico per raccogliersi fra pari … non a me, però. Vi comprendo: secondo voi sono troppo rinunciatario ... ma, in realtà, uno dei miei pochi pregi è riconoscere di avere in mano solo scartine.

13 commenti:

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  3. Se abbandoniamo il campo di battaglia per fuggire allora la lancia ti arriverà nel c..o..se rimani come un legionario ad assorbire l'urto,un'ascia ti farà in due...che fare?!mettersi dietro gli arcieri e i cavalieri e i fanti e coalizioni varie,...signore!!abbiamo perso il controllo della battaglia....datemi un'otre di vino e la fine sará dolce e amara..Galup!

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  4. Non c'è un luogo in cui poter fuggire. Potremmo trovarlo in noi stessi, forse. E se lo trovassimo, questo luogo (fisico) saremmo capaci di restarci e di rinunciare a tutto in nome di un'idea? Non credo. Sono nata nel 1988, so quello che dico. Ti abbraccio, o meglio, abbraccio le tue parole e le tengo strette a me.
    Federica S

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    1. "saremmo capaci [...] di rinunciare a tutto in nome di un'idea? Non credo."
      Parla per te, grazie.

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  5. Ma no... Lei, Alceste, nella vita reale, non è rinunciatario. Ne sono certo, ha scritto troppo e io l'ho letta troppo, per avere dubbi. Qui, nell'etere, una volta che si accetta di navigare, occorre rinunciare, sicuro; non c'è azione qui, a meno che non si voglia mercanteggiare: allora sì, si può credere di agire.
    Avverto di più la Sua autenticità quando scrive degli uomini libro, sentivo forte battere il Suo cuore ai tempi dei 10.000 di Alceste. Che belle letture.
    Non siamo kaweskar, né pellerossa: la civiltà che ci vuole annientare non è aliena, è la nostra. Non possiamo dirci indifesi di fronte ad una forza sconosciuta e inaffrontabile: la conosciamo benissimo. E proprio perché la conosciamo, siamo restii ad affrontarla come si deve.
    La saluto cordialmente
    Fernando

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  6. Nel mondo dove non tramonta mai il sole non vi devono essere zone d'ombra. Verrebbe da dire tecnologicamente senza segnale.
    I più accorti si sono preparati per tempo, quanto meno spiritualmente e materialmente.
    Io sono fortunato, i rovesci capitati anni fa hanno sviluppato una avversione istintiva per il nemico. Guardato in faccia ne ho compreso la mostruosità.
    Altri, fino a ieri, si illudevano che il minotauro fosse magnanimo e avesse tanto a cuore le nostre sorti.
    Oggi te li ritrovi a fare i legionari in pigiama. Cianciano di resistenza, si fanno chiamare Massimo Decimo Meridio. I più arditi usano la foto di Russell Crowe, gli altri lo scatto colto tra uno smart working e una puntata di master chef.
    È l'età degli eroismi frustrati, di chi vorrebbe essere qualcosa e non sa da che parte cominciare.
    Odi inattuati, da una parte e dall'altra di schieramenti ridicolmente sospesi tra il dover essere "civili" e voler essere "liberi".

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  7. A partir da un dato punto, non è più per il sangue, non più per gli affetti, non più per la patria, non più per un umano destino potrai ancora sentirti unito a qualcuno. Unito ti potrai sentire solo con chi è sulla tua stessa via. [Introduzione alla Magia quale scienza dell'Io, Gruppo di Ur]

    O come e' scritto nel Vangelo:
    Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
    Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. [Matteo 10,32-10,39]

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  8. Stanotte ho sognato Rousseau, quindi tecnicamente ho fatto un incubo.
    Poi da sveglio ho collegato con questo scritto e ho pensato che nell'elenco manca la famosa e omonima piattaforma dei grillini. Quale miglior dichiarazione di intenti che dare alla piattaforma il nome di uno che scriveva libri senza capire nemmeno lui cosa voleva dire e contraddicendosi platealmente svariate volte?

    Grillo avra' anche detto la verita' ma il problema e' che, come tutti quelli che l'hanno preceduto su questa strada, non l'ha capita egli stesso se non parzialmente. Si tratta come e' stato detto altrove di "errori di calcolo", di un abbaglio, di un vicolo cieco.

    Vorrei invece chiederti una cosa Alceste, probabilmente l'hai gia' spiegato altrove ma mi sono perso la spiegazione.
    Perche' Monarchia? Il Re chi sarebbe?

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    1. La verità te la dicono sempre. Fa parte del rituale magico. La vittima accetta, magari con l'inganno e il sacrificio parte. Uno dei racconti più famosi di M. R. James, "Le rune", o tutta la saga di Dracula di questo parla.
      Il Re del Mondo non è necessariamente un individuo, ma un consesso ristretto di impeccabile supremazia morale: saranno i Giusti Sacerdoti cui le vittime delegheranno il giudizio su questo mondo. Siamo già a buon punto, credo.

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    2. Grazie mille.

      Per quanto riguarda la prima parte della tua risposta, e' senz'altro cosi', solo constatavo che anche esecutori tutto sommato non stupidi, come Grillo, non si rendono conto se non parzialmente di quello che dicono (nel senso che non ne capiscono la portata, non portano il ragionamento fino alle sue conseguenze, quando sarebbe in fondo nel loro stesso interesse di esseri umani; il fatto che il M5S tragga da un Rousseau ispirazione e' gia' parecchio indicativo di questo fenomeno). Non so se mi sono spiegato bene... a me fanno pena, cristianamente parlando. Sono davvero posseduti. Del resto sono considerazioni superflue.

      La seconda parte invece l'ho trovata davvero notevole... mi aspettavo tutt'altro, sono contento a questo punto di aver chiesto chiarimenti.

      Siamo a buon punto, e' vero, ma siamo anche pronti e comunque non e' finita. Credo che Evola, come Junger, cavalcatori di tigri, si sarebbero trovati a loro agio anche in questi tempi interessanti. Ma perche' chi ha vissuto sotto tempeste di acciaio dovrebbe impensierirsi di fronte ad uragani di cazzate, perche' di questo, in fondo, si tratta?
      E bruciamo sta zizzania se e' l'ora... Amen

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Siate gentili ...