Hunter S. Thompson (1937-2005)
Vampiri, licantropi, zombie: questi tragicomici personaggi godono di un successo inattaccabile, semplicemente perché l’umanità è fobica, teme sopra ogni cosa il cannibalismo fisico, ma si ciba, da svariati millenni, di sé stessa.
In maniera del tutto inconsapevole, gli esseri che circolano indisturbati nella più grande favela dell’universo conosciuto, si nutrono di carne umana, bevono sangue, il midollo della vita e, malgrado questo appetito insaziabile, sono scheletri in movimento, morti viventi che ridono, cianciano, piangono e hanno il coraggio, quello sì, buffo, di credersi umani, dotati di acume, bontà, furbizia, abnegazione, stolidità, sfumature sentimentali che coprono tutti i cromatismi della pompa cardiaca che il demone della creazione ha incastrato nei loro toraci.
Questi esseri inariditi da un ego smisurato, questi feti infantili passati dalle tette di madri nervose a quelle delle idiote lusinghe del sistema-mondo, sono facilmente riconoscibili.
Gli amorfi uomini mai cresciuti, le indolenti donne mai svezzate, popolano luoghi assurti a paradisi fantastici, cunei di felicità psicotica infilzati tra le fobie sociali.
Sono mammiferi che godono di espedienti suicidi che si creano nelle cucine, nei garage, in laboratori nascosti negli angoli più improbabili delle infette pieghe domestiche, tra i massacrati obitori di mattoni, un tempo abitazioni. Sono molluschi, tetrapodi strafatti, sdraiati su sterminati tappeti di cocci, vetri spezzati e materie plastiche meno sintetiche dei loro spiriti famelici di un eden anfetaminico.
Sono consumatori di onde psichiche, suoni digitali, vibrazioni sottocutanee, infra-scapolari e si scambiano tra loro - all’interno di una popolazione che cresce a dismisura in tutto il globo terracqueo - una conoscenza quasi mistica, da maestri a discepoli, di mano in mano, di vena in vena, di narice in narice, di stomaco in stomaco: l’essenza dello sballo, il fiume sotterraneo, l’ingordo pasto nudo di anime intossicate da una civiltà insopportabile e dalla paura.
Nero come la notte, chiaro come la luna.
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