Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

17 febbraio 2021

Diario di un pazzo (De excrementis)


Unreal City, 17 febbraio 2021

La merda ci repelle.
È un dato di fatto.
Eppure un istinto primordiale quanto invincibile ci costringe a controllare fuggevolmente ciò che si è appena depositato nella coppa del cesso.
Ognuno di noi tende, volente o nolente, a farsi aruspice della propria merda.
Quale sostanza già consustanziale al nostro corpo, essa, infatti, potrebbe recare indizî sulla nostra salute.
Per la medesima causa si cercano sui media, pur nel disgusto, più o meno conscio, notizie e novità sul governo, sui ministri, sui partiti; e sulle previsioni degli atti di questo o di quel governo, di questo o quel ministro o partito.

Regole basilari per migliorare l'intelligenza del reale:

- Se li vedi in televisione sono traditori.
- Se chiedono il voto impostori.
- Se affermano giallo forse è verde, forse rosso, forse azzurro. Ma non giallo.

Vi pare difficile?
Lo diventa, tuttavia, poiché ognuno di noi risente di tare derivategli da scene primarie ideologiche; difficile liberarcene: il pericolo rosso, la minaccia nera, l'orda gialla, Stalin, Mussolini, Hitler, Lenin, San Simonino, il Rabbino coi pidocchi, il Ragno plutomassonico, I ragazzi venuti dal Brasile. Suggestioni otto-novecentesche, assai tarde, che impediscono il volo d'aquila. Tali sbiadite icone, esacerbate dalla nostalgia, sono talmente resistenti da ricattarci psicologicamente: di qui la coazione a ri-entrare nelle cabine elettorali o a illudersi sanguinosamente che saltimbanchi in affari come Meloni o Zingaretti siano latori di un messaggio, di un ideale, di una speranza.

Roberto Speranza fra pochissimo non conterà più nulla.

Basta guardare indietro di vent'anni per accorgersi di quanti burattini senza fili giacciano ai lati della speranza liberale democratica. E sì che abbiamo sprecato sentimenti, tempo, intelligenza per decrittarli! Ma non erano nulla! Bush Blair Zapatero Obama Renzi! Il citrullo della Catalogna, la Brexit, la Frexit, l'Italexit! Tutte fandonie, perdite di bile! Pagine e pagine scritte con l'inutile inchiostro del risentimento! La Brexit! Basta dare un'occhiata al nuovo passaporto inglese per comprendere che non c'è Brexit e mai ci sarà se non un più lento abbraccio alla Monarchia Universalis. Privilegi da ex Impero ... Ma voi siete troppo rozzi, troppo grezzi ... alcuni addirittura troppo sofisticati ... mai accorti, però, di quell'accortezza che nasce dalla congenita diffidenza contadinesca che fa subodorare la fregatura.
Roberto Speranza! Il nome già è uno sberleffo ... se dicono speranza, è ovvio, sarà meglio che lasciate ogni speranza ... e sarebbe certo meglio ucciderla, la speranza. La speranza, infatti, intorpidisce ... Quante speranze perdute! E gli anni passano ... ho ancora la speranza che ... spero che il nuovo ministro, il nuovo assessore, il nuovo sindaco ... e il Programma avanza ... nella speranza.

"È comunista e va a sciare!", quante volte ascoltai questa frase negli anni Settanta. Allora si era anticomunisti viscerali, a tutto tondo, e rimproverare un comunista con le ciaspole a Cortina aveva un senso. Il Potere si ricorda di tutto, però; a chiudere gli impianti e le goliardate sulla neve non poteva essere, quindi - a livello d'immaginario fegatoso-popolare - che l'esponente del gruppo parlamentare più a sinistra: cioè un comunista, almeno secondo i parametri anticomunisti che qualcuno si porta ancora nel gozzo ... altro sberleffo, dopo il cognomen, che il Potere riversa su di voi, continuamente ... e che comunista, poi! Anonimo come un manichino da market cinese, insulso intellettualmente, mezzo strabico ... eppure comanda! E il forzaitaliota con la salopette, ancora imbevuto dello spirito di Jerry Calà in Vacanze di Natale, deve stare muto! E obbedire! A chi? A un comunistello! A Speranza! Uno che non sa distinguere la mano destra dalla sinistra ...
Se non scorgete in questo un raffinato sadismo da torturatori epocali e simbolici allora siete perduti. Non vi resta che votare ... un partito ... magari anticomunista ... per sperare ... in un futuro Migliore.

A Roccagorga centinaia di sintomatici con variante inglese.
Il solito giornalista da strapazzo si fionda nel paesino attanagliato dalla paura.
Due o tre interviste mirate ... finestre sbarrate ... desolazione. Sembra di essere sul set di The Andromeda strain invece che a Latina. Untori presunti: i mercatari che si recano a Roma. Qui, nella metropoli tentacolare, il contagio ... variante inglese ... forse un Inglese col nuovo passaporto di Boris Johnson? Forse un Italiano con ansie lavorative tornato dalla perfida Albione? E chi lo sa. L'untore torna al paesello e mena strage ... 10 50 100 roccagòrgani cadono in trincea ... falciati dalle tempeste virali ... fra i cavalli di Frisia pandemici. Zona rossa, Spallanzani allertato, vorticoso tamponamento a tappeto. I cialtroni inastano i microscopi, si dichiara la legge marziale, in assenza di Marte ovviamente... si teme il peggio, come assicura "Repubblica" ... come poté la variante inglese violare la cintura di castità ordita meticolosamente dai frati ricciardiani? Certo, per amore di verità, a Roma rilevano solo trecento positivi su tre milioni e mezzo di romani ... certo i roccagòrgani stanno meglio di noi tutti, ma il pericolo esiste, guai sottovalutarlo, si rischia una strage ... ci si vergogni a giocare con la salute di tutti! Per fortuna, a poche ore dall'allarme rosso, si dichiara, pur a mezza bocca, il controcazzo rosa confetto: nessuna variante ... bene, benissimo così ... sospiro di sollievo, ci siamo salvati ... ci serva di monito, però, scorreggia l'ultimo guappo, mai abbassare la guardia! E chi la abbassa, dottò ... noi al suo servizio ci mettiamo ...

Una banale influenza ... nasi gocciolanti, febbre, qualche novantenne che ci lascia ... e scatta la psicosi ... a Roccagorga! Il cinismo squallido dei giornalisti gioca con questi poveri Italiani, impreparati a tutto ... impreparati a considerare l'apparato statale in mano alle multinazionali come il nemico più subdolo e spietato. La fiducia che ancora si presta a medici infermieri gendarmi e professori ha un che di commovente e irritante assieme ... del tutto simile a quella dei cafoni di Fontamara che si facevano mettere nel sacco da preti e trafficoni di paese. Dopo un secolo di modernità, già ben inoltrati nella postmodernità, i rapporti di forza sono sempre quelli descritti da Silone: identica credulità e ignoranza, medesimi il fatalismo e il ghignante tradimento dei chierici.

Logica sotterranea degli eventi:
- 26.07.1997 A Cabiate (Como) Umberto Bossi afferma di pulirsi il culo con la bandiera italiana.
- 13.02.2021 A Roma Mario Draghi passa lungo davanti alla bandiera italiana durante i rituali per l'insediamento da Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.

Secessione
 Devoluzione
  Regionalismo
   Nazionalismo con cautela
    Italia prima di tutto
     Europeismo temperato
      Globalizzazione con cautela
       Globalizzazione piena ma a modo nostro.
Si nasce piromani, si muore pompieri: l'importante è non lavorare.

A che pro la crisi? Ricordiamo che nel 2025 vi sarà il Giubileo. Miliardi a palate verso Roma. Chi tardi arriva male alloggia. Chi magna da solo se strozza.
A chi crede nel voto per cambiare il Sistema (dall'interno) le nostre hostess consegneranno, quale gentile omaggio, a seconda degli umori costituzionali, una stampante 3D, un opuscolo del professor Alberto Bagnai o un poster a colori di Sergio Cofferati e Maurizio Landini.

Alle 03.17 antimeridiane di giovedì scorso mi è tornato in mente un panegirico del professor Gianfranco Miglio sulla superiorità dei paesi dell'Europa fredda. Chez Gianfranco Funari. L'Europa fredda, cioè il consesso di nazioni più stupide del globo terracqueo.
Eravamo già sul binario di deragliamento.
Nel 1990.
Il sonno mi ha vinto subito. La rassegnazione induce un benefico rilassamento muscolare; la vana speranza, invece, provoca una frenesia nervosa che corrode gli snodi vitali dell'organismo.

Il professor Miglio. Il professor Giannini. Il professor Cassese.
Sì, mi è passata pure la voglia di rispettare la canizie.
Sono un mostro.

Decenni di politicamente corretto, martellato da mane a notte: è questo ad aver fatto di me un mostro.
Mi aggiro per la città, come una peste. Rasento i muri, osservo: umbratile, stizzoso, ferino come Edward Hyde; continuamente alla ricerca di carne; carne di animali morti, fresca di sacrificio, poco cotta, sanguinolenta.
La divoro con voluttà, risucchiando i cruenti licori che stillano dai brani crudelmente ritagliati dal coltello. Mastico. Il grasso si scioglie lento in bocca, assaporo a pieno, sprezzante, come l'ultimo uomo della terra. Brandisco l'osso con le mani, gli incisivi strappano le estreme delizie ancora superstiti, mi sbrodolo il mento, infilo la lingua nei pertugi midollari; una elevazione mistica mi unisce alla vittima, a Dio e a un’avversione fremente verso i nemici che si fa gioiosa superiorità.
Per strada getto cartacce, fazzolettini intrisi di moccio, involti di caramelle.
Se qualcuno mi guarda male, lo ricambio: difficile ch'egli replichi alle mie occhiate di raggelata indifferenza. Non sopporto più nessuno di questi idioti. Nessuno.
Mi danno fastidio le donne con ambizioni di donna, gli uomini che le assecondano, gli statali, gli zingari, i negri col cellulare Apple, i deportati ebrei che mostrano i numeri sul polso; prendo a calci i cani, quelli con ambizioni di cane benestante e il cappotto, e i gatti che aspettano il mangime da supermercato. Ho in uggia i pappagallini verdi, gli orti urbani, i flash mob, lo sbirrame d'ogni risma, le macchine e i macchinari con pretese ecologiche. Sgasso agli incroci, mi recan fastidio gli intellettuali che rimestano il proprio saggetto da ventiduenni vita natural durante, i tecnici tutti, i cantanti che non sanno cantare, i pittori che non sanno cos'è una mestica, gli scultori in imbarazzo a fronte del modellato d'una mano, i glorificatori della scienza in-quanto-il-latino-è-inutile, il pretame vizioso e rammollito, la faccia di Mubiay che muore di fame in Angola, il disabile querulo con ambizioni da disabile arrogante e vittimista, la gay helpline, la omotransfilia, i vecchi che biascicano di virus col deambulatore, il pastone dei TG, i controinformatori che, nel 2021, vedono il pericolo rosso giallo o nero, i tifosi, gli infermieri che ballano, i cretini 2.0.
Tutto questo nel rispetto delle regole e delle eterne leggi della buona educazione.

Nel mondo della controcultura sono unico.
Chi c'è eguale a me?
Io sono il pesce classico catturato e osservato a Venezia da John Ruskin - un pesce che si tiene in equilibrio nell'acquario "con una continua ondulazione della coda e un tranquillo battito delle pinne pettorali. Non sta quieto un momento, ma non è mai agitato".
La mia storia è lì, coerente, dal 2015. Leggere per credere.
Il pesce classico.
Gli altri, invece, i pesci romantico-rivoluzionari, si dibattono senza sosta, sfrecciando insani, flagellando, spruzzando, battendo il capo ripetutamente a ogni angolo della boccia d'acqua in cui li hanno rinchiusi; fedi, amori, tradimenti, resipiscenze, ritorni all'ovile, fughe in avanti, compromessi: una teoria inesauribile di emozioni, delusioni e accensioni mistiche squassa il loro corpo, minandone lucidità e azione. Vogliono tutto, sono tutto, le provano tutte. Alla fine, esausti, arrochiti, boccheggianti, ristanno immobili - cadendo a peso morto al centro di quella prigione che credevano sconfinata.
Mai avrei creduto di autoelogiarmi.
Gli ultimi tempi, però, mi spronano a tale atto di perdonabile superbia.

Siamo proprio sicuri che Draghi sia intelligente? O no?
È un sospetto che affiora, di volta in volta, a sentir parlare (o a non sentir parlare affatto) tale vetta del pensiero.
Lo rassomiglio a Jones, personaggio de L'esercito delle 12 scimmie: per tutto il film la crediamo una superscienziata alla ricerca di una soluzione a quel virus che ha falciato via il 99% dell'umanità; solo nei secondi finali essa ci si rivela come una volgare burocrate tecnica, del "ramo assicurazioni", che, oltre ad aver addebitato erroneamente l'apocalisse a un gruppo di sprovveduti, ha invano recato al sacrificio centinaia di vite; anzi, lei stessa, sospettiamo ora, potrebbe essere l'artefice dello sterminio.
Chi sono i figuri come Draghi?
Italiani non di sicuro. Apolidi, automi, pazzi? O forse dei poveretti?
Non si sa nulla di loro, nulla di loro affiora: un gesto di apprezzamento verso un'opera d'arte o un paesaggio italiani, l'esaltazione d'un gesto di genuino altruismo o d'una manifestazione di sicura grandezza. Chi sono? In essi, quasi pietrificati, si rinvengono solo mozioni spirituali di quart'ordine, stereotipate, forzate, inautentiche. Se un ansimo di vita resiste, si scopre che è pura invenzione di propaganda. A ben guardare i loro unici tratti spirituali consistono nell'amorfo e nella dozzinale contingenza, entrambi scambiati dai micchi per corretta equidistanza istituzionale e alta competenza professionale. Pensieri peculiari, macerati nel tempo e nello studio a costruire una specifica personalità, non ne vantano. Passano di insuccesso in insuccesso fra ali di popolo plaudenti, chiacchierando di fatterelli che non ci riguardano mentre, inesorabili, s'impegnano nascostamente a dileguare l'umanità e le sue conquiste più veraci; non hanno da lottare, scivolando senza sforzi sul velluto approntato dai cretini 2.0; sono incontrastabili.

Il Cristianesimo, la filosofia greca, la tradizione magica-rurale parlano spesso per simboli: a rappresentare la verità. Mi sorprendo, oggi, a scoprire la perfetta razionalità degli ammonimenti dei Padri della Chiesa. Manuali pratici di vita da parte di chi conosceva a fondo la vita. A confronto un testo di sociologia pare il delirio di un pazzo.

Il ponte che immette a Corso Francia a Roma, il Foro Italico, lo Stadio dei Marmi. Basta percorrere qualche chilometro a piedi nel quartiere Flaminio per comprendere il giganteggiare dell'usura. L'Italia, una nazione arretrata, agricola e deindustrializzata, fece questo, in pochi anni, neanche un secolo fa: statue, colonne, bassorilievi, mosaici, fontane, obelischi, vasche. In pochi anni. Ora, quando il turbinoso progresso tecnico-economico dovrebbe rapirci, tutto viene insidiato dal demone della consunzione. Le pietre, macchiate dello smog, cedono lentamente, i tasselli son divelti, sostituiti da impiastrature di cemento, le fontane, secche, si sbriciolano, i mascheroni vengono sfigurati dai vandali, le erbacce allignano lungo i bordi, negli angoli si raccoglie il pattume di anni. Gli unici interventi dell'uomo progressivo o sfregiano o imbruttiscono: tornelli idioti, passamano stitici, cestini della spazzatura rigonfi di rifiuti in vista; e cavi scoperti, a centinaia, penduli, e antenne, condizionatori, cartellonistica d'accatto. La piccineria e il rilancio al ribasso contraddistinguono il Nuovo Ordine.

Una tizia una volta mi disse: "Come fai a leggere questo [nel mentre sfiorava, forse con intimo ribrezzo, un libro sulla scrivania] e poi ascoltare quella roba lì ... quella ... quella coi rutti, insomma ...".
Questo, cioè il libro, era la Ciropedia di Senofonte.
La roba "coi rutti", invece, un vivace rock 'n' roll degli Skiantos, Se mi ami amami, nona traccia del long playing Kinotto (1979) ("Sono andato dal lattaio/ma il formaggio era finito/ed è per questo che ho comprato/LA MOZZARELLAAA!!!").
La domanda fu meno banale del previsto; merita una risposta, oggi più definita di ieri.
Questa: sia gli Skiantos che Senofonte sono punk, ovvero molestatori del conformismo di regime.
Un greco antico e dei provocatori coprolalici vomitati dai fecondi anni Settanta vantano affinità segrete, almeno nel 2021. Il primo è uno dei tanti perseguitati destinati alla Guantanamo della dimenticanza dal feticismo tecnico sottoculturale; i secondi alcune frattaglie goliardiche di un'epoca ancor libera capaci di scrivere rozze (e grezze) vignette del nonsense (a differenza di Elio e le Storie Tese, meno rozzi e meno grezzi e assai più conformisti).
Senofonte non lo legge più nessuno, come Aristotele, Petrarca, D'Annunzio e Manzoni. D'altra parte nessuno ha più i mezzi, intellettuali o semplicemente istintuali, di quell'istinto generato dal sangue italiano, per apprezzarli così come pare impossibile comprendere oramai la Cappella degli Scrovegni, i buccheri o l'olio d'oliva spremuto a freddo.
Chi legge Senofonte difficilmente crederà a Speranza.
Se alla Ciropedia aggiungerà gli Skiantos sarà vaccinato a vita contro le fanfaluche.
Difficile stabilire, però, se nel 2021 sia più irriverente e punk Senofonte (Demo di Erchia 430 a.C.-Corinto 355 a.C.) o Freak Antòni (Beppe Starnazza, Bologna 1954-Bentivoglio 2014).

Niccolò Machiavelli studiava gli antiqui huomini: Tacito, Seneca, Tito Livio.
Poi amava recarsi nelle bettole più luride, a bestemmiare giocando alle carte.
I migliori possiedono un proprio dáimōn che li ricollega al fango della realtà.
In sua assenza è impossibile guadagnare la perfetta gravitas.

Se gli Skiantos avessero avuto Nile Rodgers come produttore, il giro di basso in Freezer avrebbe sbancato le discoteche di Nuova York assieme alla dance high class di Blondie e Talking Heads.

Mi ha sempre appassionato la parabola umana di William J. Sidis, l'uomo col più alto QI mai registrato: 254.
A nove anni già batteva alle porte delle università, a ragione.
Un genio, evidentemente, fornito di una mamma e di un papà assai ambiziosi - tanto ambiziosi da averne una sola di ambizione: fare di quel povero scemotto il genio inconfutabile di cui sopra.
La cosa andò a buon fine.
E cosa ebbe in cambio l'umanità?
Un giovane professore deriso dai suoi studenti, solitario e facinoroso, abbastanza fuori di testa da essere recluso in manicomio dai propri stessi artefici; e una manciata di scritti inessenziali fra cui spicca un trattato sulla classificazione dei tram.
Ricordo con vividezza la prima Guerra del Golfo e il generale Norman J. Schwarzkopf. Alla sua apologia si dedicarono tutti i giornalisti bene, da Emilio Fede a "Il Corriere della Sera". Sul generale bombardiere cominciarono a circolare, in quegli anni ancora innocenti ricoperti dal pulviscolo dei crolli berlinesi, leggende formidabili: Schwarzkopf non dormiva mai, possedeva doti naturali di comando, vantava una gavetta ineccepibile, era amato dai soldati e dagli ufficiali, tutti, dal primo all'ultimo, i migliori soldati e i migliori ufficiali del mondo, umani quanto invincibili; e, soprattutto, Norman J. Schwarzkopf possedeva un'intelligenza smisurata: 180.
Come potevano quattro gaglioffi con gli stracci in testa resistere a tale poderoso Lawrence d'Arabia?
E pensare che il sottoscritto, a vent'anni, fu respinto dal Mensa limitandosi a un meschino 142!
Ma ci pensate? 180!
Una erezione cerebrale pari a quella di Mario Draghi, di cui si raccontava, almeno qualche decennio fa, tale mirabilia: che l'editore Aldo Giuffrè, a fronte di un suo saggio sulla moneta, si trovò impossibilitato alla pubblicazione. Mario, infatti, usava una simbologia tecnica talmente raffinata da non trovare corrispettivi tipografici. Egli era oltre; i torchi e gli inchiostri non potevano stargli dietro.

Numerosi e validi tecnici congiurarono alla formulazione delle regole con cui misurare, inoppugnabilmente, scientificamente, il quoziente intellettivo. Regole che servono, evidentemente, alla fine della fiera, solo a stabilire quanti gradini di intelligenza si sia capaci di scalare in accordo alle formulazioni di perfetti cretini.

Il lascito di Sidis, Schwarzkopf e Draghi, computato sulla bilancia metafisica dell'umanità, consisterà, è inevitabile, in un nulla di fatto.
Nel migliore dei casi.
Tutto questo mi rasserena.
Lo trovo logico, almeno in un mondo che equivoca illogicamente la regressione e lo sfacelo quale avanzamento civile e umano.

Il genio lo si riconosce subito: In hilaritate tristis in tristitia hilaris.
Ma lo capirete mai?
No.
Perché?

Perché
siete rozzi ...
       siete grezzi
fate schifo
siete tonti
       fate schifo

in realtà non capite un cazzo
       siete grezzi
rispondete solo alla violenza
siete rozzi
siete volgari

fate schifo ...

                   PIÙ di MEEE!

Pubblico tali inutili considerazioni durante il match di Champions League Porto-Juventus.

81 commenti:

  1. Ebbi la fortuna di avere in dono Kinotto da mio fratello più grande quando avevo 11 anni all'inizio negli anni '80: salvifico, mi ha tenuto al riparo da Simon Le Bon. Ti consiglio un'altra perla di molestia del conformismo di regime, i contromano degli anni '90 con Musica Folk de li Mortacci Vostra. Nella versione dal vivo.
    Adoro i tuoi scritti, Alceste e ne condivido la visione, ma non l'amarezza. Spero e deduco dal mescolio di Skiantos e Senofonte che nella vita reale te sia in realtà persona allegra e leggera. Io fortunatamente passo molti mesi all'anno fuori Roma, in Asia in particolare, e ciò mi consente di vedere un'umanità altra che, pur precipitando lungo lo stesso burrone, mantiene un'umanità viva. Un abbraccio e grazie.

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  2. A proposito dei bimbi dell'Angola malnutriti,
    l'Africa importa l'85% e oltre del proprio fabbisogno alimentare, basta una semplice ricerca su Google per appurarlo:
    https://unctad.org/news/covid-19-threat-food-security-africa

    Alla faccia delle migrazioni "inevitabili" insomma. Prima gli danno le risorse per fare dozzine figli per donna, e poi scaricano la sovrappopolazione sull'Occidente terminale.

    Bravo che hai riaperto i commenti Alceste, anche se trovo che i post recenti hanno più verve, quindi l'isolarti probabilmente nel tuo caso giova.

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  3. Questo è soltanto un tentativo. Crumbo

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  4. Alceste!! Grazie per aver riaperto i commenti. Ho tentato con l’account Google ma sono una tale pippa da aver combinato soltanto pasticci. Mi è mancato il tuo blog ( poter commentare e leggere i commenti). I post al solito sono eccezionali. E, proprio come tu scrivi, unici, assolutamente. Per ora mi fermo perché devo rifletterci un po’ su, però grazie. Crumbo

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  5. Buongiorno sig. Alceste,
    Grande incipit, forse il migliore.
    Avverto il disagio di un aruspice in un mondo di coprofagi, pressapoco come un enologo che va ragionando tra gli etilisti.
    È divertente poi studiare i volti dei sommelier che il potere materializza periodicamente alla nostra tavola: se del mario 2011, con quel volto che mi ha sempre ricordato un cantautore milanese, avrei rischiato di portarne al naso (al naso) un calice, dal Mario 2021, col quel ghigno sardonico tanto caro a Kubrick, non accetterei manco una coppa nuda. Eppure ci servirà e noi berremo.

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    1. Uno dei problemi è che lo consideriamo superiore.
      Secondo me è un ottimo tecnico cioè un pirlotto.

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  6. Anch'io ho fatto casino con l'account google, per cui ho detto "vabbè"... Ottimo rivedere i commenti, grazie anche da parte mia!

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  7. Gentile Alceste, dopo questa performance del nuovo uomo in loden, le chiedo autorizzazione per promuovere una petizione su change.org affinché venga immediatamente rivista la sua esclusione dal mensa
    https://twitter.com/i/status/1362711794431762436
    Un caro saluto

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    1. Perché, Draghi è nel MENSA?
      Lo escludo ... l'esame di ammissione era tosto.

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  8. E' stato citato Draghi. Ebbene, questo stralcio del suo discorso di "richiesta" della fiducia dice forse quasi tutto (tutto quello che c'è da sapere) sulla profondità culturale del Nostro e su quella di ogni odiatore/distruttore (consapevole o meno) dell'Italia che si rispetti:
    “Questo governo nasce nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea, e come protagonista dell'Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell'appartenenza convinta al destino dell'Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell'Unione europea. Senza l'Italia non c'è l'Europa. Ma, fuori dall'Europa c'è meno Italia. Non c'è sovranità nella solitudine. C'è solo l'inganno di ciò che siamo, nell'oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.

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    1. L'ho sempre detto e ripetuto: l'Italia a questi fa schifo, letteralmente.
      L'Europa di cui si riempono la bocca è il Nulla.
      Infatti ci spingono verso il Nulla.

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    2. Draghi "Sostenere questo governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro, significa condividere la prospettiva di un'Unione Europea sempre più integrata..." sembra la clasusola di un contratto 'spirituale', un patto col demonio, col demone tecnocratico sovranazionale... un patto che una volta sottoscritto diviene 'irreversibile'.

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    3. Un patto su cui hanno giurato, ricordiamolo, e non certo in nome della Repubblica Italiana.
      Ho appena visto Bagnai ospitato per i canonici quindici secondi sul TG2 riservati ai partitelli: pareva la Gelmini o la Carfagna. Il diavolo è un osso duro ... riesce a perdere anche i migliori ...

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    4. Salve,
      ora potremmo anche azzardarci a dire, ricollegandoci ad un precedente scritto di Alceste, che Bagnai ha capito. E però ha deciso di "istituzionalizzarsi". L'alternativa equivalendo ad un repentino ritorno alla bieca accademia.
      Sarà solo orgoglio o pure calcolo?

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    5. Se si accetta la buona fede di Bagnai possiamo subodorare un banale affievolimento degli ardori primitivi. Non lo biasimo, se in buona fede. In fondo il ristorante, le poltrone, i tappeti, gli stucchi inducono a tale rilassamento, piacevolissimo. Lo trovo umano e sfido chiunque a resistervi. Senza contare che stare a questionare con gente che, nella maggior parte dei casi, o adula masochisticamente o è masochisticamente tonta alla fine stanca, predisponendo alla corrispondenza d'amorosi sensi con chi si presume pari d'intelletto e di mestiere (Draghi: "fra noi ci si intende").

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    6. Sì, comprendo. E concordo. Del resto quando si fanno le battaglie con i grafici e le statistiche si rischia più facilmente di finire per adottare le visioni altrui, mancandone una propria. L'uscita dall'euro non si poteva considerare il fine..forse un mezzo.
      Sempre postulando la buona fede del soggetto.

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    7. Non è uscito ... si è solo appartato con la cameriera. Poi ritorna.

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  9. L’autoelogio, con parsimonia s’intende, è giusta consapevolezza di se, comprensione profonda di chi si è al cospetto del basso marasma mondano. Nel tuo caso Alceste e per questo blog altro non è che l’esatta definizione di una coerente e spasmodica tensione al vero. Questo blog è un caso rarissimo, e prezioso. Hai tutto il diritto di autoelogiarti. Quando un uomo, in verità di coscienza, sa di essere nel giusto allora è bene che lo dica o lo scriva. Non si tratta di boria ma di porre un punto fermo nella bolgia mefitica che circonda e avviluppa. Uno dei punti di forza del polcor è proprio la relativizzazione di ogni pensiero, idea o sentimento. L’aver instillato la paura, la differenza nei confronti di ogni pensiero forte che può sgorgare dal proprio se, al punto tale che codesto se si frantuma in monadi emotive connesse le une alle altre dal filo conduttore del polcor. Insomma la distruzione della personalità intesa in modo sano. Quante volte capita, purtroppo, di parlare con gente completamente sgretolata, che si smarrisce fra le opinioni formattate fatte proprie passivamente, alle quali non è passato minimamente per la testa che magari tutto il brodame propagandistico andava vagliato? Ecco, in questo merdoso sfacelo che ci sia ancora qualcuno che sappia dire a se e agli altri:”Io sono io”, quindi che abbia ancora ben saldo il principio d’identità è manna dal cielo. Crumbo

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    1. La mia è ovviamente una provocazione. In un mondo digitale in cui ognuno dice: "L'avevo detto" ... e in realtà si limitava a votare questo o quel partitello ... un autoelogio non di superiorità, ma di elementare coerenza visto che scrivo e riscrivo le stesse cose da tempo ...
      Riguardo l'io sono io hai ragione poiché la moltitudine è composta da parti estranee, non pensate: conformismo puro. Il che può andare bene se ti conformi a una tradizione vigente, non a messaggi di propaganda antiumani.

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    2. Chiedo a te e ai lettori del blog: un aspetto che mi tedia molto di gran parte della controinformazione (termine che non gradisco ma tanto per capirci) è la capillare, minuziosa descrizione del disastro che ci attende. Innanzitutto il disastro s’e’ palesato ormai da decenni e poi, che gusto sadico c’è nel descrivere giorno dopo giorno per anni le minuzie del disastro? Ricordo per esempio di essermi imbattuto in un sito, tempo fa, di strategia militare. Vi si discorreva di missili intercontinentali termonucleari. Ebbene, a un certo punto la discussione, dettagliatissima, verte su quale tipo di missile la Russia lancerebbe sul nord Italia in caso di attacco da parte della NATO. Questo missile, no quello invece perché è tattico e non strategico etc... nel caso fosse mai: ma chi se ne frega! Forse che uno sta sul balcone a dire all’altro:”avevo ragione io! È proprio quel missile”? Ecco uno degli assurdi di cotanta sapienza moderna.

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    3. Consideriamo che, nella maggior parte dei casi, si tratta di autentiche fregnacce.
      Perché la Russia dovrebbe bombardare il Nord Italia? Esponendosi, se la logica mi soccorre, a una rappresaglia devastante?
      Ben più apocalittica è la pace. Infatti tutte le più grandi canaglie del pianeta, che venderebbero la madre al mercatino delle pulci, sono lieti sostenitori della pace.
      Non infierisco, poi, su coloro che sperano nel cambiamento votando o tifando Putin, Salvini e quant'altri. Qui siamo in mare tanto alto da affogare nelle risate.

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    4. "La capillare, minuziosa descrizione del disastro che ci attende" è perché non si sa che altro fare, almeno uno si sfoga descrivendo la situazione, come quando studi fai il riassunto scritto del capitolo per assimilarlo meglio.
      Quanto a quelli che fanno gli espertoni a chi c'ha il missile più lungo, immagino si tratti di certami tra lombardi per stabilire gerarchie, roba per antropologi insomma.

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  10. Dunque caro Alceste devo arguire che le piaccion le sbarbine ed i gelati (anche se costano milioni), ma non i fagioli. Giusto? Cordiali saluti.

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    1. Anche i fagioli pur se fanno male. Il fatto è che, in ultima analisi, sono rozzo ... sono grezzo.

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  11. Mi piacerebbe conoscere l’indice RT della rottura di palle generalizzata. Su questo un bel sondaggio ci vorrebbe. Lo scoglionamento sta ad un livello di contagiosità talmente elevato che dovrebbero fare zona rossa ogni casa, alloggio e stambugi vari. Quando vado in giro e vedo tutti mascherinizzati ancora non mi capacito, benché sia ormai un anno, di come sia stato facile ridurci così. “C’hanno rimasti col culo per tera” avrebbe commentato Manfredi, riprendendo la battuta da un suo filmetto dei primi anni ottanta molto politicamente scorretto. Qui non si tratta più del vecchio “dominio dell’uomo sull’uomo” caro agli anarchici d’antan. Non siamo più sfruttabili bensì un ingombro bello e buono. Bestie inutili che vanno tollerate a malapena e sulle quali, tanto per non annoiarsi, si può fare un po’ di sperimentazione tecnosanitaria. Non lo so se nel vaccino c’è il marchio della Bestia ma sicuramente c’è quello delle bestie.

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    1. I "contro" tendono a sovrastimarsi.
      Saranno il 15% della popolazione, forse il 20%.
      Poiché ci si è autoghettizzati online si ama credere che il numero della dissidenza sia legione, ma non è così (a dirla tutta).
      C'è poi la questione dell'amara prassi del reale: di tale presunto 20% quanti sanno fare qualcosa di autenticamente sgradevole per il potere? E come? Ricordiamo che un ventenne-trentenne di oggi sa a malapena cos'è un carburatore, figuriamoci una molotov. Per tacere della resilienza a fronte d'un interrogatorio etc etc

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    2. Anche se i "contro" son di quella percentuale (neanche troppo esigua tutto sommato, visto il contesto, e forse destinata ad aumentare) credo ci sia una massa sterminata che "sente" più che mai un qualcosa di indistinto che, semplicemente, non va.
      Sui giovani, già in tanti, purtroppo, senza vigore nell'intelletto e col fisico compromesso destinato a patologizzarsi presto, meglio non fare affidamento: la ribellione non verrà certo da loro, ormai lo si è capito.
      Eppure, per quanto in giro circolino energie malate, prima o poi la carica sarà tale che un effetto lo produrranno per forza, probabilmente in forma di inaudito caos.
      "Poca favilla, gran fiamma (o vampa, non mi ricordo) seconda", mi sembrava dicesse Dante.

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    3. Avevo scritto una risposta lunga e articolata, ma non avevo fatto il login ed è andata persa.
      La riassumo in poche righe:
      - caro Alceste fino a pochi anni fa che io sappia venivano scoperti arsenali di armi rubate presso frange di varie tifoserie organizzate.
      La facilità alla violenza di certa gente venti-trentenne o più o magari anche meno, non è scomparsa: d'altronde anche Blondet si lamenta dei 200mila che si sottopongono a privazioni da esercito in marcia, fango, assenza d'igiene, notti all'addiaccio, pur di assistere a un concerto di Vasco Rossi o Ligabue.
      Ma del resto i meri scoppi di violenza, le jacquerie e i tomas munzer di fatto sono effimeri e consentono al potere di lanciare controriforme che anzi inaspriscono le questioni aperte.

      - La storia otto-novecentesca-contemporanea, dai sanculotti della rivoluzione francese, agli antifa che hanno terrorizzato l'opinione pubblica e favorito il furto dell'elezione americana, insegna che le rivoluzioni nelle società industriale avvengono a mezzo di partito armato, non si scappa.
      Si può sperare che ne compaia uno a seguito di:
      * o la fazione dominante perde il controllo della situazione, e non ha più le risorse per mantenere la martellante propaganda politically correct che con bombardamento continuo 24 ore al giorno lobotomizza la gente dalle televisioni e dagli slogan ossessivi che vengono condivisi incessantemente sui social media. A quel punto si rivedrebbero i più ricominciare a fare scelte di buon senso.
      * oppure qualcuno tra i dominanti comincia a dissentire, una sorta di Donald Trump più convinto.

      Poi ovviamente, all'estero già fioriscono gli inni alla bella ciao sovranista (tradizionalista?).
      Immancabilmente tanto per rompervi le scatole aggiungo i link:
      Francia: https://www.youtube.com/watch?v=OQysu4JRxgc
      Anglo: https://www.youtube.com/watch?v=ctpfRxvC0JQ

      Una cosa del genere in Italia? Sarebbe pacchiana.

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    4. Caro Barabba e cara Barbara,

      il problema è sempre l'utopia. Per cosa ci si fa scannare?
      Per qualcosa di puro, grande, immacolato; per un sentiero, una strada, una scala al paradiso.
      Ne abbiamo una? No.
      E poi. Abbiamo uomini o donne da seguire?
      Sapete chi fu l'ultimo? Beppe Grillo. Beppe Grillo, agli esordi, costituì un gruppo di Italiani che si sarebbero gettati nel fuoco per quell'idea. Lo so, li ho visti, ero in mezzo a loro. Accantoniamo, per favore, ciò che sappiamo oggi e che era altamente prevedibile. Riandiamo al 2013. C'era gente che, se adeguatamente attizzata, avrebbe potuto dare fuoco al Quirinale. Non accadde perché il M5S fu creato per altri scopi, come la Lega, Renzi e la Meloni. Però la via per muovere gli animi è solo questa: un leader, una visione utopica, un gruppo di esseri umani pronti a farsi schiacciare in nome di quel leader e di quell'idea. Una qualunque. Le ideologie del passato (guarda caso le uniche che smuovono sono ricollegabili a guerre e sangue) sono, però, inservibili. Occorre riadattarle ai nostri giorni. Manca, però, il condottiero ... trovare un gruppo di persone che non tradisce pare impossibile. Sono sempre in attesa di una scintilla. Appena la vedrò saprò riconoscerla, ne sono sicuro.

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    5. Alceste sei un utopista anche tu. Io non ci riesco ahimè! Qualche scintilla d’utopismo ci fu in gioventù, presto spenta dalla stupidità degli ambienti che frequentavo e dalla mia congenita disillusione. Non credo che saprei riconoscere scintille come non seppi vedere in Grillo un vero capopopolo. Sono profondamente pessimista sui destini dell’umanità, diciamo così va, compreso il mio fra quei destini. Mi è sempre parso (magari sbagliando) che ormai la politica, quella genuina che torce le budella, nulla possa contro l’apparato tecnoinformatico. Per come la vedo non si tratta neanche più della contrapposizione spirito e materia ma di un qualcosa d’oltre ove anche il potere è comunque schiavo. Schiavo d’un incubo di potenza assoluta, incontrovertibile, che divora se stessa alimentandosi continuamente della propria voracità. Un assurdo completo, insomma. E non credo che vedrò e vedremo, almeno noi, un respiro che possa dirsi riscossa. Ma, forse, sono eccessivamente pessimista.

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    6. Beppe Grillo solleticava le ambizioni di chiunque con la possibilità di una carriera politica.
      La lotteria l'hanno infine vinta Di Maio, Fico, di Battista, e la Taverna che almeno è una bella donna del popolo, perfetta come pasionaria.

      Ricordo tra i miei amici il più narcisista ed arrogantello si fece trasportare, io studiavo e la politica non mi interessava anche se leggevo il giornale (la repubblica) e sin dal 2007 col v-day altezzosamente pensavo "ma perché pompano sti 4 scemi?".

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    7. A posteriori credo che la scelta di quei quattro sia stata perfetta ... c'è di tutto: l'istituzionalità, il movimento sinistro, la psionaria poppolare ... comunque a me fece l'impressione la base che tifava per i 5S. Lì potevano arruolarsi dei personaggi eccellenti per un sommovimento. Purtroppo finirono tutti inghiottiti nell'inganno ...

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    8. Crumbo, non sei pessimista.
      Vedrai. Come scrive Rabelais: ci faranno cacare gli stoppini.

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    9. Sai che quasi quasi ci provo gusto? Non nell’essere pessimista ma nell’osservare lo sfacelo da postazione privilegiata e farne parte. La frattura interiore completata, la dimensione umana più consona ai tempi. La consapevolezza vissuta nella carne della negatività del proprio tempo, per dirla con Kafka. Sono pronto da tempo a cacare stoppini benché sappia che non sarà piacevole per nulla.

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    10. Crumbo in pratica descrive la critica heideggeriana del Capitalismo come mostro autoalimentantesi che tutto divora.
      La famosa 'crescita' non deve conoscere sosta: chi si ferma si vedrà in breve sorpassato da concorrenti in grado di offrire prodotti migiori a prezzi più bassi, perderà quindi quote di mercato e fallirà. Gli stessi dirigenti e ceo devono giustificare i propri lauti stipendi con attestati di crescita, ottenuti in qualsiasi modo, anche ricomprando le azioni sul mercato, e dunque lasciandone di meno ma a valore incrementato, perché la capitalizzazione della società è ora meno frazionata.

      Dato che la logica capitalistica invariabilmente assorbe e poi scioglie in sé chiunque vi si opponga, anche Heidegger concludeva non ci fosse nulla da fare se non aspettare lo schioppo finale.

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    11. Ho letto approfonditamente Heidegger però non c’entra per forza. Se dovessimo esprimerci soltanto tramite influenze letterarie sarebbe una grana non da poco. E c’entra a malapena il capitalismo. Il capitalismo è forma che sta cambiando forma per tramutare del tutto sostanza. Heidegger era molto molto avanti. Intravedeva una nuova formula che poco aveva a che vedere con capitalismi e comunismi, sen con come tipologie ideologiche adattabili, ancora adattabili, a quello che si prospettava.

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    12. Caro Crumbo io invece Heidegger non l'ho letto: ne conosco la critica anti-capitalistica nei termini in cui l'ho descritta sopra, per via di una recensione di Della Luna a un recente libro di Fusaro sull'argomento. Mi è rimasto impresso il concetto così come ne ha scritto della Luna, e l'ho quindi adottato come parte integrante del mio personale schema interpretativo della realtà. Assieme al fatto che il commercio prospetta prospettive di crescita illimitate, mentre la ricchezza fondiaria si limita alla quantità di terra a disposizione.
      Essendo la ricchezza la chiave del potere, perché permette di piegare la volontà altrui alla propria nella maniera più efficiente possibile, cioè comprandola, ecco che il capitalismo - quando si parla del potere, come facevi tu - c'entra sempre, sin dai tempi dei patrizi contro gli homines novi, perché mezzo di procacciamento di ricchezza assai più efficiente dell'espansione territoriale.

      Quando poi scrivi, nel tuo intervento più sopra:

      "Mi è sempre parso (magari sbagliando) che ormai la politica, quella genuina che torce le budella, nulla possa contro l’apparato tecnoinformatico. Per come la vedo non si tratta neanche più della contrapposizione spirito e materia ma di un qualcosa d’oltre ove anche il potere è comunque schiavo. Schiavo d’un incubo di potenza assoluta, incontrovertibile, che divora se stessa alimentandosi continuamente della propria voracità. Un assurdo completo, insomma."

      dai una descrizione plastica della critica al capitalismo di Heidegger, per come l'ho letta io.

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  12. Buongiorno a tutti,
    il partito armato potrebbe essere anche il vero motore, per rispondere a Barabba, ma prima ci vuole il giusto carburante. Per cui sono più propenso a pensarla come Alceste, soprattutto in quest'epoca in cui la realtà in cui si deve muovere il dissidente non è quella che ognuno vive coi propri sensi quotidianamente (in tal caso, per esempio, un dissidente che agisse dalle mie parti dovrebbe trovare il modo di comunicare e sobillare cinghiali, caprioli, faine e volpi) ma quella collettiva, quella caricatura della vita che passa in tv o sui media in genere. Il caso covid è lì a dimostrare quanto sia influente il potere dello storytelling, anche se ha pure dimostrato che il potere ha paura. Ma lo stesso potere ha il privilegio di riflettere le proprie paure verso il basso, come se avesse in mano uno specchio che devia altrove gli effetti di un raggio malefico. Sicché una situazione potenzialmente idonea a scatenare il malcontento è stata trasformata in un'ulteriore occasione di immobilizzazione.
    Occorrerebbe smontare l'immaginario, destare le persone dal sogno, cioè, come dice Alceste, serve una visione: questo andrebbe fatto prima di tutto, poiché il potere persevera nell'edificazione del sogno, di una realtà virtuale sempre più profonda. Però, attenzione: la visione utopica non sarebbe semplicemente un'immagine diversa da quella proiettata dal regime; secondo me è invece il superamento netto dell'idea dell'immagine, della proiezione. Siccome la posta in gioco, come qui il blogger sostiene da tempo, è l’essere umano, l’utopia che deve muovere il dissidente è tutt’altro che ideale: è la vita. Quella autentica. Per cui, a ben guardare, l’utopia (quella libertà aumentata che, sostiene Alceste, coinciderà finalmente con la dissoluzione) questa volta sta dalla parte del potere. E questo potere, che ha in sé il suo antidoto e che è diventato ad esso resiliente, fagocita tutto (Grillo, Casaleggio, Bagnai eccetera: possiamo crederli tutti venduti sin dall’inizio oppure considerarli per quel che sono: menti non ordinarie che agiscono combattute tra il desiderio di cambiare il mondo e quello di elevarsi sopra l’anonimato per ricoprire il ruolo che ritengono di loro spettanza, consegnandosi dunque all’elite). Ed eccola la difficoltà del dissidente odierno: come fare ad attizzare gli animi utilizzando l’acqua? Insomma qui s’ha da scoprire la via per la “rivoluzione fredda”, ci vogliono i Fleischmann e i Pons, coi controcazzi però… bisogna arrivarci alla fusione, senza cadere nella tentazione di accontentarsi di annunciarla.
    Serve un errore, un pregiudizio. Bisognerà essere meno ragionevoli...

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    1. Bisognerebbe, a mio sommesso avviso, smettere di considerare certi esseri umani come superuomini. A me Draghi, fuori dal proprio contesto tecnico, sembra un omarino mediocrissimo.
      Occorre ricominciare a studiare e a comportarsi secondo antiche regole per riguadagnare fiducia e farla finita con la rassegnazione del "sono troppo intelligenti per la massa". La maggior parte di chi siede in Parlamento ha un QI medio-basso, al netto della praticaccia partitica e della psicopatia necessaria a distruggere il proprio popolo e continuare a dormire tranquilli.
      La vita è semplice, immediata, rivoluzionaria.
      L'esperienza degli antichi devastante per tali cacasotto.
      Occorre poi rivalutare il concetto di bellezza e l'estetica classica quale mezzo per scegliere fra il meglio e il peggio ... dovremmo riottenere il coraggio delle scelte basato su questi presupposti ... I Zuckerberg, i Draghi, i Gates non hanno la minima consapevolezza della bellezza. Su tali questioni ci si intende più con un siriano o un iracheno invece che con un curatore del Louvre o degli Uffizi.

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    2. Caro Alceste, noto che cominci a fare riferimenti alla nozione di QI.

      Tra i nostri omologhi anglosassoni il QI è considerato implicitamente come il concetto dirimente, l'asso nella manica per dimostrare che il multiculturalismo è dannoso, e che effettivamente sulla base di esso si possa quantificare la disuguaglianza tra le "razze": ne parlano più o meno esplicitamente in questi termini Morgoth, Spencer, Jared Taylor, e, su tutti, Dutton.

      Ora, basta una certa dose di buon senso e obiettività, oltre che una certa pratica con gente ad elevati livelli di melanoma - che fortunatamente in Italia è esperienza ancora di pochi - per comprendere che decisamente c'è un fondo di verità in tutto questo.

      Tuttavia mi perplime non poco dare oggettività scientifica a un set di test dove si deve indovinare le sequenze di figure di triangoli, cerchi e stanghette.

      Pertinente è il seguente estratto dall'interessante articolo

      https://counter-currents.com/2012/05/new-right-vs-old-right/

      perdonate se lo lascio in lingua originale ma è un inglese accesibile, non mi va di tradurlo:

      "The true Right, in both its Old and New versions, is founded on the rejection of human equality as a fact and as a norm. The true right embraces the idea that mankind is and ought to be unequal, i.e., differentiated. Men are different from women. Adults are different from children. The wise are different from the foolish, the smart from the stupid, the strong from the weak, the beautiful from the ugly. We are differentiated by race, history, language, religion, nation, tribe, and culture. These differences matter, and because they matter, all of life is governed by real hierarchies of fact and value, not by the chimera of equality.
      The true right rejects egalitarianism root and branch."

      Da italiano, quindi recante sostrato culturale, volente o nolente, cattolico, fatico ad accettare il concetto evidentemente calvinista, di predestinazione, sopra espresso, ma correggetemi se sbaglio, anche Evola era di questo parere.
      Credo invece ci sia un ruolo predominante giocato dalla forza di volontà, dalla disposizione al sacrificio, oltre che dalla situazione ambientale (classe sociale, paese o città, famiglia che incoraggia e offre sostegno, ecc) e naturalmente dalla fortuna, nel successo intellettuale e professionale di gente come Draghi e compagnia. Non scordiamoci che è rimasto orfano (padre e madre) a quindic'anni: in quanti riuscirebbero a svendere l'Italia a 40, di anni, partendo da una situazione del genere?

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    3. Esattamente! Se Draghi o un qualsiasi drago del genere coltivasse il senso della bellezza, lo sentisse profondamente, beh forse potremmo dire, adesso, di essere in una botte di ferro. Invece questi sono tecnici, appunto. Tecnici di alto livello ma tecnici. Portano avanti un programma con determinazione e son ciechi al resto, quando è proprio il resto che conta davvero. Potrebbe darsi che tra dieci anni l’Italia sia un paese all’avanguardia sulle energie alternative, la robotica e la digitalizzazione del quotidiano. Un paese preso a modello dagli altri. Soltanto che a quel punto non dovrebbe chiamarsi più Italia, dato che più non lo sarebbe. Dopo la decaratterizzazione per mezzo del polcor è arrivata la defisionomizzazione con le mutande in faccia e il distanziamento, che per gli italiani tutti baci abbracci e pacche sulle spalle significa sradicamento caratteriale nazionale. Insomma ci hanno cotti ben bene. Ricordo Alceste l’appello che facesti diversi post fa:”Resistere resistere resistere”. Quanto è dolorosamente duro! Eppure è l’unica cosa, l’unica. Anche se il richiamo dell’abbandono al magma è dolce per quanto mefitico.

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    4. Caro Barabba,
      quella del QI è una questione assai scivolosa.
      Modestamente per me è intelligente chi riesce a elevarsi a una visione talmente ampia da annullare ogni recinto. Se ne parlava nel post di Giacomo Leopardi sui Tedeschi.
      Rimango dell'idea, ribadita varie volte, noiosamente, che un pescivendolo di Corinto fosse assai più sveglio di un Italiano medio, per tacere di un Inglese medio. Un aborigeno australiano, immerso nel suo mondo, è assai più intelligente di Mario Draghi, a esempio. Resto in attesa di comprendere in cosa eccelle Mario Draghi (è un altro esempio). Invito poi tutti, per curiosità intellettuale, a leggere "Tradition and individual talent" di T. S. Eliot: quanto deve un individuo alla propria Tradizione e quanto al talento individuale? In parole povere: Raffaello Sanzio quanto deve alla "bottega" rinascimentale italiana, al mestiere altissimo dei maestri, e quanto a sé stesso? Ma voglio complicare la frittata: avremmo avuto un Raffaello senza le combinazioni delle condizioni economiche dell'Italia del tempo? Il Rinascimento, per dirne una, è dovuto all'usura dei Medici? Una usura illuminata a differenza di quella attuale?
      Sulle differenze di QI fra popolazioni e razze: parlerei, non certo per timore di reprimende, non di razze, ma di culture vere e proprie. Gli Ebrei no sono certo una razza, gisuto per andare al cuore dle problema. Presto se ne accorgeranno anche loro, ficcati nel tritacarne della Monarchia Universale.
      E veniamo all'Italia. La cultura classica e cristiana ha prodotto questo. Siamo più intelligenti? Superiori? Forse, ma anche alcuni artisti e pensatori medio-orientali (armeni, turchi, siriani ...) hanno raggiunto vette vertiginose.
      Una settimana fa mi hanno mandato il video di un Africano che si lavava col getto del piscio d'una vacca. Vogliamo dedurne ch'era inferiore? O forse che non vanno sprecati liquidi in Africa?
      Occorre essere prudenti ... ogni più piccola increspatura della tradizione, ogni pertugio, ogni minuzia del passato ha una propria ragion d'essere. Io le rispetto tutte ... anche se fra un mascherone della Namibia e uno del Tardo Impero sapete già cosa scelgo.
      Entrambi i mascheroni, però, sono in opposizione al vuoto attuale, a Fuksas, all'Ikea, all'orrore nichilista. In questi nemmeno può ravvedersi la stupidità, ma il Nulla, l'Estremo Nemico, il Nemico Mortale.
      Da tale punto di vista può comprendersi anche se lo sdegno di alcuni intellettuali africani di fronte alle migrazioni ... se non amano l'Africa, ragionano, non sono Africani ... non sono niente ... e infatti hanno le stesse pulsioni di un Benno Neumar qualsiasi. Anzi peggio: di solito, sradicati dal loro lido patrio, vanno fuori di testa ... sono post-africani ... merce di risulta.

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    5. Caro Crumbo,
      l'Italia fra dieci anni non esisterà più.
      Spiace dirlo: la scomparsa della scuola, del lavoro, della comunità sono già fra noi ... e ben introiettati da una massa amorfa e completamente idiota.

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    6. Sono critico del valore del test QI per appurare differenze di razza tra gli esseri umani, ma credo che esse possano essere individuate tramite studio del patrimonio genetico.
      Oggi fare ricerca in tale campo è un grande tabù e ci sono stati studiosi che sono stati distrutti i termini di carriera e reputazione. Come al solito però, dove "loro" censurano con violenza e disinformano di più, è sempre dove hanno paura che si scopra un punto debole del villaggio Potemkin che hanno approntato per tenere il resto della popolazione nell'illusione perpetua.
      Infatti, dando per vero quanto leggo, e cioè che più o meno il 75% del patrimonio genetico attiene al cervello, e considerando di conseguenza che la vastità delle differenze fenotipiche tra le razze (non in melanoma, ma anche forma del cranio, sporgenza della mandibola, inclinazione piana o in avanti dei denti, peli, unghie, muscolatura, ossatura, lunghezza delle braccia in rapporto al corpo, persino consistenza e odorazione del cerume) sono perciò la punta dell'iceberg di quanto tli razze in realtà divergano, non ne può che conseguire che ci saranno profonde differenze di rendimento in ogni tipo di mansione, intellettuale o manuale, tra le varie etnie.
      Ma non solo, anche la capacità di contenere gli impulsi, e riuscire ad adattarsi alle regole di uno Stato che ha reclamato per sé il monopolio dell'uso della forza, sottraendolo ai singoli e alle sottostrutture informali di organizzazione pre-moderna del territorio (clan, tribù, baronie, etc), varierà di popolazione in popolazione.

      Ora, a parte forse l'Etiopia, che vagamente rientrava, tirandola proprio per i capelli, nella periferia del mondo antico e medievale (passato quindi, non presente), noterai che ogni singolo stato in Africa e nei Caraibi è uno stato fallito. In Rodesia prima, Sud Africa poi, l'abolizione del sistema castale ha portato conseguenze disastrose non solo per gli europei di lì, espropriati, costretti ad emigrare, ammazzati a migliaia a colpi di machete in vere e proprie spedizioni punitive contro le loro fattorie, che non erano (sono) nemmeno rapine, ma episodi di sadico vandalismo, ma per gli stessi negri che a livello statuale non sono stati in grado di mandare avanti coltivazioni ed allevamenti con profitto.
      Dare la colpa al colonialismo, al franco francese ecc. per tutto questo è ingannevole: Haiti è indipendente dai tempi di Napoleone, anche la Liberia, la Sierra Leone sono lì da più di un secolo, mentre il Giappone ci ha messo nemmeno 30 anni per passare dal medioevo, allo sconfiggere la Russia in guerra.
      La verità è che 200.000 anni di divergenza evolutiva hanno creato differenze profonde nella "nature", impossibili da colmare tramite la "nurture" del singolo a scuola e nella società. Questi vanno lasciati a coltivare miglio e scorrazzare nella savana, imporgli la società indoeuropea li rende dei disadattati.

      Poi il matto di Bolzano lo trovi sempre, specie figlio di due insegnanti, ma qui la situazione è sistematica, se va bene creano tra loro una "cultura" aliena e ostile a quella ospitante, quindi se va bene c'è il degrado, se invece va male, Kabobo.
      Il fatto che i sinistri e la "non-razza, ma cultura", come dici te Alceste, che li controlla, grottescamente insistano a imporre la visione di una società come insieme di individui-tabula rasa, perciò non individuati da razza o sesso per loro solo dei costrutti sociali, è alla base della degenerazione nel caos presente e prossimo venturo.
      A proposito degli "amici", essi sono proprio una razza, hanno geni che li individuano come discendenti dello stesso ceppo atavico sparso in giro da Tito un paio di millenni fa, un po' si somigliano via.

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    7. Ce lo so, purtroppo. Secondo me ne faranno un faro (o almeno ci proveranno) del nuovo mondo malato: appunto un paese green, deindustrializzato, de personalizzato e altamente hi tech. In questo stupido modo l’Italia, che non avrà’ più senso chiamare così, sarà esempio e rampa di lancio per le cazzate odierne. Anche se i paesi del nord sono più avanti in questo da anni, l’Italia verrà indicata come il luogo dove tecnologia green e tradizione locale si sposano al meglio, ove la passione umana e le istanze attuali si incontrano e si abbracciano etc... insomma sarà uno spot. Non più Italia ma spot Italia. “Lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire immagine” scriveva il tale (Debord). Credo che l’Italia sarà sublimata in immagine dell’Italia. Sarà il luogo ove, sempre nell’ottica dello spot, impresa locale e finanza si daranno qualche confidenziale pacca sulla spalla. Lo stesso Draghi diceva giorni fa che la piccola e media impresa verrà aiutata tramite l’internazionalizzazione. E immagino molti fessi decerebrati che già vedono joint venture arcobaleno green, free and easy.

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    8. Per Barabba:

      su questo sono d'accordo con te.
      200.000 anni di evoluzione vanno rispettati.
      Da queste parti lo si è sempre detto: ogni tradizione, pur bislacca, si è formata (in duemila secoli) onde permettere la sopravvivenza.
      Per tale motivo rispetto che si lava col piscio di vacca; per il medesimo motivo mi danno fastidio i negri col cellulare; per lo stesso motivo rispetto i mores più retrivi che l'Italia aveva prima della guerra e disprezzo chi, oggi, vuole insegnare la civiltà sempre e comunque sradicando gli esseri umani da sé stessi per farne dei pupazzetti polcorretti. Basti sentire le varie galline progressiste che cianciano di guerra in Congo per rabbrividire ...

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    9. Pardon, non 75%, ma '84% almeno' del corredo genetico di ognuno serve a descrivere il cervello. I geni sono poco meno di 100,000, di cui allora circa 84,000 sono adibiti al cervello
      https://www.nature.com/articles/s41598-017-00952-9

      Dunque per esempio se io e Crumbo - due connazionali quindi relativamente simili come genetica (nature) e che grosso modo hanno seguito lo stesso sistema scolastico (nurture) - leggiamo Heidegger ognuno per conto suo, ne traiamo un'idea complessiva del tutto diversa l'uno dall'altro.

      84,000 geni di possibile differenza cerebrale significa che persino un parente è un potenziale alieno... figurarsi gli ideali di fratellanza universale, e le persone di buon cuore che hanno il dono dell'empatia... tutte baggianate.

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    10. Caro Barabba, il determinismo genetico e' il sogno proibito della sezione burocratica del potere occulto che ci governa, da bravi specialisti svabano all'idea di prendere il controllo dell'umanita' tramite il suo DNA... ma niente e' cosi' lineare nel mondo che viviamo, e' tutto molto piu' complesso e misterioso e questo li manda fuori di testa... riescono solo a distruggere, a costuire nulla.
      L'intelligenza non e' un prodotto "lineare" della mappa genetica, ma il risultato di complesse interazioni impossibili da ridurre a una formula matematica o psichica. Thomas Sowell, un economista americano negro di idee libertarie (nel vecchio senso della parola) e conservative, ha dimostrato come anche i ragazzini del bronx, Latinos o Black che siano, pur provenendo da famiglie distrutte, una volta messi nelle giuste condizioni e disciplinati in modo rigoroso, riescono ad ottenere risultati uguali o anche migliori di quelle dei loro pari bianchi altoborghesi (nel libro Charter schools and their enemies). In un altro libro dimostra come la cosiddetta cultura Black americana, tanto strombazzata negli ultimi decenni, son sia altro che il derivato diretto della subcultura delle popolazioni dell'Inglilterra del nord, deportati a forza (come schiavi bianchi) o emigrati volontariamente nella America del sud. I due gruppi vissero per qualche secolo a stretto contatto nelle piantagioni e nelle citta' del sud, e inevitabolmente i neri africani, che parlavano lingue differenti e completamente dispossessati della loro tradizione, si uniformarono alla cultura posticcia dei loro pari bianchi (the white trash), pur rimanendo nell'odio reciproco. Lo slang dei neri americani, celebrato come cultura identiraria originale nelle tirate infinite del rap, non e' altro che l'inglese popolare delle masse ai margini della societa' anglosassone del XV secolo. E' questa subcultura, celebrata da tutti gli intelletuali progressisti liberal mondiale, a determinare la "stupidita'" dei negri americani, non il loro patrimonio genetico.
      C'e' un bel libro del biologo inglese Rupert Sheldrake,the presence of the past, in cui si teorizza ed esemplifica come quello che siamo ora e' determinato dal nostro passato, individuale, genealogico, culturale, le abitudini dei nostri antenati danno forma al nostro spirito, ogni gesto del passato nel nostro campo morfico, che si estende nel tempo e nello spazio (un concetto della fisica quantistica) riverbera in noi. Se si recinde la la connessione con il nostro campo morfico o questo esplode, come per le culture dei grandi sconfitti della storia (Nativi Americani, Aborigini Australiani...) non si e' piu' nulla e anche il piu' perfetto codice genetico viene spazzato via dal primo refolo. Mi ritorna in mente un articolo di Alceste in cui parlava dei nuovi emigranti africani "senza consapevolezza"...
      e coi cellulari... giusto! una volta reciso quel legame non si e' piu' nulla... e il vuoto ci inghiottira'.

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    11. 1. Gentile fu rabal, comprendo che tu debba rivestire la parte dell'eroe politically correct agli occhi di tua moglie, ma ad assecondare le donne - notoriamente fanatiche di amore e fratellanza, e nemiche mortali del ragionamento che porta a conclusioni dissonanti e possibilmente destabilizzanti l'armonia di gruppo - rimane a terra, vittima, la Verità.
      La colpa è tua che le hai dato da leggere questo blog!

      Se il determinismo genetico sarebbe il sogno proibito dei potenti, in che modo li avvantaggerebbe? Loro, al contrario, profittano dal multiculturalismo, la coesistenza coatta di genti diverse a cui viene imposta uguaglianza forzata e diritti assortiti per "colmare il gap", il quale, visto che è un divario genetico, è incolmabile: dai un'occhiata a questa figura esplicativa:

      https://static.cambridge.org/binary/version/id/urn:cambridge.org:id:binary:20171226052842007-0379:9781316817049:fig9_3.png?pub-status=live

      La fonte come puoi vedere è accreditata, di tutto rispetto. Ti mostra che tra indoeuropei e negri negli Stati Uniti, dopo generazioni di emancipazione, diritti civili, migrazione e deturpamento di città un tempo fiorenti, c'è ancora più di una deviazione standard (!) di differenza nei test QI e nel rendimento scolastico. 18 punti di differenza QI. Eppure, tutto il sistema si fonda sulla rincorsa a questa presunta mitica uguaglianza, che impone quote di negri ovunque (come negli spot o sui siti internet delle grandi aziende): ci si può ancora salvare nelle professioni umanistiche, dove al massimo il danno è recato ad esempio ai clienti nel caso degli avvocati, ma in campo tecnico-scientifico?
      Di medici, ingegneri, programmatori negri ce ne sono oggettivamente pochi, quelli che passano le selezioni delle grandi aziende vengono impiegati come testimonials e 'diversity officers', cosìcché le aziende stesse possano tenere buoni i falchi politically correct, pronti a diffamarli sulla stampa e nei tribunali se non hanno abbastanza dipendenti abbronzati, e nel contempo si assicurano questi non provochino disastri che facciano precipitare il rating con le assicurazioni.
      Ma no, sulla scorta della ricerca della mitica uguaglianza, i potenziali neurochirurghi interiorizzano che ci sia un razzismo sistemico che complotta per tenerli in basso, nonostante i loro erculei sforzi per emergere. E di qui l'atteggiamento quotidiano che va dallo strafottente al violento. Ovviamente guai a dirgli qualcosa, sono protetti dai media e dai benpensanti, come le vacche sacre indù. Tanto per dare un'idea, nel video (censurato) loro possono:

      https://twitter.com/sheridan9345/status/1284161600581181442

      Nel mio post precedente mi riferivo a James Watson, co-scopritore della struttura del DNA, celebrato scienziato fino al 2007 quando, quasi ottantenne, decise di rivelare le conclusioni circa le differenze etniche in intelligenza. E' stato da allora cancellato e disgraziato dalla comunità scientifica: ostracizzato, gli sono stati sottratti titoli e onori accumulati nei decenni. Questo era, al tempo, uno degli scienziati più autorevoli e ben in vista all'interno del mondo accademico.

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    12. 2. In questo, molto differente dal tuo Thomas Sowell, economista che però, guarda caso - come molti "intellettuali" negri con cui youtube bombarda la sezione suggerimenti degli utenti di video conservatori - non fa altro che proporre ossessivamente improbabili tomi sulle tremende ingiustizie e disuguaglianze subite e quanto esse non abbiano giustificazione alcuna. Da far scoppiare di invidia Ricardo, Keynes o Merton insomma. Come fai a dimostrare che i negri del ghetto abbiano risultati migliori dei rampolli ricconi di manhattan, se messi nelle stesse condizioni? Come fai a metterli nelle stesse condizioni? Li rapisci e li assegni a un'altra famiglia? SOno questi i termini dell "esperimento" che Sowell riporta nel suo libro? L'unica maniera che mi viene da pensare, sarebbe iscriverli allo stesso corso universitario e vedere come vanno. I dati ci sono e non sono ahimé lusinghieri per gli amici del ghetto, come scrivevo sopra a proposito di assunzioni nelle grandi multinazionali. Ma ovviamente, a lui è permesso accampare teorie fantasmagoriche nei suoi libri, e anzi ci costruisce la carriera da "intellettuale" su youtube nell'acclamazione compiaciuta di sinistri e benpensanti, tutti rasserenati che i negri intellettuali esistono e scalano meritocraticamente le gerarchie del Sistema, la loro interpretazione arcobaleno del mondo è salva.
      Thomas Sowell, tra l'altro, cavallo di troia (il negro conservatore, come la lesbica di estrema destra a capo dell'AFD, l'ebreo nazi in "the believer", ecc.) di idee che in italiano si direbbero liberali e conservatrici, non come scrivi "libertarie (nel vecchio senso della parola) e conservative". Un inciso: libertario nel vecchio senso della parola (uno che crede allo stato minimo) non esiste in italiano, una traduzione può essere anarco-capitalista (o, più in voga, ma meno pregnante, il termine "radicale").

      Detto questo, sorvolo sul tuo fantasioso excursus storico: in Inghilterra settentrionale hanno l'accento di Morgoth, ultimo video:

      https://www.youtube.com/watch?v=W6jxwExVW6U

      che c'entra con la calata del sud degli Stati Uniti? Niente.
      Aggiungo poi che nel XV secolo l'America non era stata ancora colonizzata, e quella del Nord addirittura nenache scoperta. E che in Inghilterra nel XVII secolo avevano già l'Habeas Corpus da qualche secolo, che impedisce di "deportare a forza" alcun suddito inglese cristiano, dall'Inghilterra del Nord o da qualunque altro posto. Al massimo si poteva divenire bracciante per debiti, ma per un limitato numero di anni, e comunque erano coloni caduti in disgrazia del posto, non gente fatta venire in catene dalla Gran Bretagna. I deportati, intesi come criminali condannati al confino, li avrebbero spediti in Australia, 100-150 anni più tardi.
      Per finire, propongo a tua moglie una bella maratona di VertigoPolitix:

      https://archive.org/details/vertigopolitix/Behold%2C+White+Man-The+Wall.mp4

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    13. Caro barabba... non capisco perché' tiri sempre in ballo mia moglie. Non ha mai letto ne' un articolo di alceste ne' un mio commento... e come espediente retorico non funziona.

      Se il fattore decisivo fosse il codice genetico, saremmo gia' nel brave new world di Huxley, gli ingegneri a giocare con il nostro DNA per fabbricare gli esseri umani del futuro, completi di software e hardware, golem più o meno dotati, e riprogrammare la natura secondo i desideri dei loro padroni... Ma come ho detto questo e' il sogno e' il sogno dei burocrati delle élite, di tecnici specializzati miopi e ossessivi, gente a cui piace pigiare bottoni con nessuna comprensione della natura profonda delle cose. Nondimeno la loro opera prosegue portando con se distruzione e morte.
      Questi sono i filosofi meccanicisti, l'ordine inferiore.

      Gli altri, gli overlord che abitano gli alti castelli, sono maghi gnostici, mistici del potere, hanno una comprensione piu' profonda della realta' quantica in cui viviamo, e intercettano e dirigono, con sapienza antica, lo Spirito dei Tempi. La loro azione e' una forma d'arte. Loro piu' che distruggere, dissolvono e ambiscono a ricomporre gli elementi in una nuova miscela; la Ri-Creazione del mondo.

      La differenza nei risultati dei test QI (un test che ha molti limiti e che puo' avere una qualche validità' statistica solo nell'ambito della cultura occidentale estesa, che include parte dell'Asia, e frazioni “sviluppate” degli altri continenti) e' indubbia, ma stabilirne la causa non e' cosi' semplice. Tu dici come Watson, che il fattore determinante e' il codice genetico (effetto meccanico). I liberal Americani e tutti gli araldi del politicamente corretto dicono che la causa e' il razzismo endemico nella societa' occidentale (da abolire naturalmente, troppo bianca) e la conseguente discriminazione. Tomas Sowell non dice nulla di tutto questo, ma attribuisce la differenza alla subcultura (rispetto alla cultura occidentale) in cui vasti strati della popolazione di Latinos e Blacks sono immersi (Stranamente gli aborigeni americani non compaiono in quel grafico, probabilmente li troveremo in fondo alla classifica, vittime della storia). Tale subcultura e' iniziata a essere glorificata proprio negli anni delle grandi lotte civili e razziali, cosi' che, invece di scomparire o quantomeno ridursi grandemente, si e' affermata come la piu' pregnante rappresentazione dell'identità dei Neri Americani.

      continua...

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    14. Ora, nel libro “Charter schools and their enemies” Sowell non fa altro che confrontare i risultati nei test di Inglese e Matematica di numerose classi, composte almeno al 90% di latinos e black, di scuole pubbliche con quelli delle “charter schools” con la stessa rappresentanza etnica e ospitate nel medesimo edificio. Queste ultime sono sempre scuole pubbliche, ma osservano regole differenti: gli insegnanti non sono sindacalizzati (le teacher unions sono una forza granitica nel sistema americano), il curriculum e' diverso (incentrato essenzialmente nell'insegnamento delle materie fondamentali, e non infestato dalle varie pseudo materie, prodotto di scarto dell'ideologia polcor) e la disciplina e' ferrea. Il risultato e' impressionante: in generale gli studenti delle charter school sopravanzano di molte misure quelli delle scuole pubbliche, con solo una o due eccezioni. Inoltre la Success Accademy, che gestisce diverse scuole a New York, ha ottenuto risultati simili o superiori a quelli delle migliori scuole a grande maggioranza bianca. Parliamo di ragazzini cresciuti nei ghetti americani, con famiglie disastrate e un ambiente corrotto.

      Ora il collegamento con la subcultura Inglese Scozzese e Irlandese del XVI secolo (in XV era un errore) e' visibile ancora oggi. Ho vissuto 10 anni a Dublino e per 7 anni ho gestito un wine bar nel centro, e lo vista e vissuta la subcultura degli aborigeni Irlandesi, non molto diversa da quella dei negri americani: promiscuità famiglie distrutte, tutti o quasi con i sussidi pubblici senza limite, ragazze madri a 15 anni, droga, alchool, violenza senza senso e una certa inclinazione per il melodramma... incluso un gergo tutto loro e un aspetto inconfondibile. Li riconosci a distanza e vengono chiamati naker. Che vengano a fare un test a questi ariani purosangue per vedere qual'e' il loro QI.

      La subcultura del XVI e XVII secolo britannico e' gran parte svanita nelle sue zone d'origine, ma la si può' ritrovare in forme più' o meno simili alla versione dublinese in molte citta' inglesi, dove credo faccia da “esempio” per le sempre più numerose generazione dei figli dell'immigrazione.

      Sulla questione dei rapimenti e delle deportazioni dei cittadini poveri delle isole britannica, il libro di riferimento e' “they were white and they were slaves” di Michael Hoffman. Se t'interessa te ne posso fare un sunto in un prossimo messaggio. E' una storia mai veramente narrata, va contro il totem del politicamente corretto. Cosi' come il successo degli studenti neri del bronx demolisce il mito del razzismo come causa di tutti i mali.

      Spero d'essermi spiegato

      un caro saluto

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    15. 1. Caro fu rabal, se mi rispondi dopo 10 giorni io tendo a scordarmi i termini, per così dire, della tenzone.

      Schematizzando, mentre io ne faccio il classico problema "nature vs nurture", mi sembra tu identifichi due punti di vista contrapposti: (a) il determinismo genetico che dopo la persecuzione a Watson è stato relegato a sussurri nelle catacombe della comunità scientifica (la mia "nurture" di cui sopra), e (b) la nuova stralunata teoria del razzismo endemico proposta dai soliti noti con l'intenzione di spostare la finestra di Overton in una certa direzione di "normalizzazione della transizione demografica in atto" (come la riscrittura del passato in senso multiculturale che vanno tentando nei film, abbattendo statue, mettendo negri sulle banconote ecc.), per così dire, oltre che per legittimare il vittimismo e le recriminazioni abbronzate.
      Io non prendo seriamente in considerazione (b).
      Al che proponi una terza via moderata: i negri non brillano in mansioni anche moderatamente intellettuali, e hanno statisticamente un basso quoziente intellettivo, a causa di fattori ambientali, dovuti alla cattiva influenza di una fantomatica "subcultura" britannica del XVI-XVII secolo. Questa, a dire il vero, è la versione politically correct a cui credono un po' tutti, che io chiamo sopra "nature": non tira dai fatti impietose conclusioni di stampo darwiniano, ma, cercando di accontentare tutti, dà una botta al cerchio e una alla botte, e non genera risentimenti.
      Tipica preoccupazione donnesca: tutti uguali così c'è armonia, e poco importa quanto di vero, di reale effettivamente ci sia in questa uguaglianza. Mi sembra una preoccupazione che fai tua, e che, opinione personale, mi sembra dissonante in un lettore di un blog come questo. Da qui i miei sospetti che tu scrivessi per compiacere la moglie.

      Ora - a parte che gli inglesi nel XVI secolo in America non c'erano ancora arrivati, e anche tralasciando il fatto che le "subculture" di cui parli verranno fuori con l'inurbazione coatta dovuta alla rivoluzione industriale, molto più tardi perciò (prima una larga fetta della popolazione era analfabeta ed aveva i propri usi e costumi paesani locali, in tutta Europa) - come ho già scritto nei messaggi sopra, le statistiche dei test QI, lo stato di avanzamento civile delle varie regioni del mondo, i tassi di criminalità dei diversi gruppi etnici nelle moderne società multiculti, porterebbero a trarre certe conclusioni. Si parla di statistiche: c'è un 4% di negri in America che è sopra 110 di QI (contro il 28% dei bianchi e il 37% degli orientali), quindi qualche Thomas Sowell che scrive libri spunterà fuori - anche se sempre e puntualmente sul malessere della negritudine, a prescindere dalla qualifica dell'intellettuale, sia egli economista, fisico o botanico. Potrei citare esempi pro domo mea tipo il 2700% di inflazione nello Zimbabwe di Mugabe solo 15 anni fa, o il fatto che in Uganda 80.000 immigrati indiani pagavano più della metà delle tasse, prima di essere espulsi da Idi Amin e poi fatti frettolosamente tornare qualche anno dopo, oltre ad Haiti e al Sudafrica che cito nei miei messaggi precedenti. Tutti casi singoli che identificano un chiaro trend per chi non ha fette di prosciutto sugli occhi, ma non statistica.

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    16. 2. Il caso scuola-modello del ghetto non so quanto sia un'operazione cosmetica, ma è sicuramente irrealizzabile su scala più ampia, e non credo gioverà questi studenti quando si ritroveranno a seguire in corsi universitari veramente impegnativi, dove invece gioveranno le capacità critiche acquisite in una delle costose ed elitarie scuole private che quel paese può vantare. Basti accennare che le statistiche del rendimento scolastico differenziato su base etnica mostrano un gap allargantesi (oltreché a una diminuzione generale del QI col passare degli anni che preannuncia tempi cupi).
      Immessi nel sistema scolastico generale, immigrati recenti vietnamiti e coreani hanno conseguito risultati ben migliori, anche con le famiglie che non parlano una parola d'inglese. Tu dirai: "ma questa gente ha la subcultura del sacrificio e della pazienza, cioè hanno un chiaro fattore ambientale di vantaggio rispetto ai negri e alla loro penalizzante subcultura ereditata dai bianchi del XVI secolo! Non è che hanno inclinazione naturale al lavoro di concetto!". Al che ti si dovrebbe rispondere che anche questo "fattore ambientale" è una predisposizione prettamente genetica: ha a che fare con strategie di vita in biologia evoluzionistica dette 'k' (mi sposo tardi, ho pochi figli, spendo risorse nel crescerli in modo da renderli più capaci di sopravvivere), contrapposte agli strateghi 'r' che vivono in un ambiente più ostile, è più probabile vivano meno, allora pensano a riprodursi il più possibile, senza investire troppa attenzione nei figli, sperando che, per la legge dei grandi numeri, qualcuno ne sopravviva. Il fattore r/k è genetico.

      Insomma, un pollo vola malissimo perché la sua genetica non lo prevede.
      E' morfologicamente a tutti gli effetti un uccello, e dispiace vedere gli altri uccelli volare senza problemi e lui no ma, pur fossimo mossi da pietà e fanatismo egalitari, se lo si afferra e lo si lancia in aria a più riprese solo per vederlo svolazzare qualche metro, non si è così dimostrato che vola pure lui.
      Rasoiata di Occam: il pollo non vola, punto.

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    17. Caro barabba,

      Il politicamente corretto qui in America e' da un lato la retorica socialista sulla povertà, le diseguaglianze socio-economiche dall'altro l'ideologia del razzismo endemico/ancestrale: i bianchi eterosessuali maschi, gli unici colpevoli, i neri e le schiere di latinos, gay, transgender, nativi americani, lesbiche e tutte le declinazioni delle dottrina gender, le vittime. La posizione di Sowell che si appella al senso della responsabilità individuale (concetto basilare della cultura occidentale) e che rifiuta il vittimismo e' assolutamente marginale. Ascolto spesso NPR radio quando guido, il bollettino ufficiale del PolCor, e t'assicuro che per loro Thomas Sowell e le sue tesi non esistono.

      La subcultura britannica, matrice di quella Americana, si e' sviluppata in alcune aree rurali arretrate e instabili nei due lati del confine tra Inghilterra e Scozia, in Galles e in Ulster, tutte caratterizzate da turbolente lotte di potere e un senso generale di insicurezza. Era gente che in bilico tra una tradizione perduta e la nuova “civiltà” che avanzava, per cui la violenza era pratica quotidiana, e un orgoglio smisurato faceva da scudo alla perdita del senso del mondo.

      Dal libro “Cracker culture” di Grady McWhiney: “the ancestors of the vast majority of Southerners arrived in America before the aglicization of Scotland, Wales and Ulster had avanced very far.”
      E ancora da David Hackett Fischer, “Albion's Seed”: “some of the most disorderly inhabitants of a deeply disordered land.”

      Questa cultura si riverso' nelle popolazioni più' prossime del Sud ruraleAmericano, ovvero alle schiere degli schiavi africani, che adottarono il gergo dei loro odiati vicini bianchi. Il fenomeno delle subculture urbane e' secondario, frutto dell'emigrazione di tali popolazioni nelle città a partire dalla rivoluzione industriale.
      Non credo che sia una questione di qualche interesse discutere dell'intelligenza razziale, il valore del QI e' un indice alquanto arbitrario, estremamente riduzionista. Del resto e' molto sottile la linea che separa i “genetisti” dai sostenitori della selezione eugenetica... apparentemente il darwinismo sociale non e' cosi efficiente da liberare il mondo da tutti gli inutili parassiti.
      Considerando poi la situazione attuale, i valori del QI sembra siano inversamente proporzionali alla capacita' delle persone di pensare in modo autonomo: le persone con la la piu' alta istruzione tendono ad aderire al culto “Covid 19” come alla setta “Blake Lives Matter” e al melodramma vaccinale, mentre i redneck, i cracker, gli hillbilly, negri o bianchi che siano tendono rifiutarli. Preservano, nella loro rozzezza, l'istinto primordiale di sopravvivenza... apparente smarrito nelle classi dell'eccellenza intellettiva.

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    18. Niente di tutto quello che ho scritto e' un inno al “siamo tutti uguali”... io, come Sowell del resto, credo che siamo tutti diversi e che il pericolo e' l'omologazione.
      Il pregiudizio razziale e, più' importante, culturale, esiste naturalmente, ed e' giusto che sia, ma l'ossessione pseudoscientifica zoologica di classificazione delle razze umane, frutto del positivismo, non può altro che far danno. Del resto uno dei primi testi classificatori di razze umane fu dell'ebreo sefardita Maimonide, una delle massimi teologi rabbinici adorato dalla élite kazara, la cui certificazione della bestialità' della razza negra la si trova nel Talmud.
      Il tuo argomento che la visione razzista basata sul determinismo genetico sia stata relegata nelle catacombe e' fallace... sussiste ed e' ampiamente diffusa tra le élite, non può essere proclamata pubblicamente perché gli “inferiori” si ribellerebbero contro di esse, stupidi si ma totalmente tonti no. Del resto non si può definire neanche razzista la loro ideologia, nel loro disprezzo includono tutte le razze, inclusi gli “svegli” asiatici e caucasici che non hanno abbastanza “gnosi” per far parte del circolo dei “Perfecti”... al di sopra del bene e del male.

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    19. Gentile amico, premesso che sono assai lusingato dall'attenzione che hai voluto dare con questa tua serie di risposte al mio piccolo contributo su QI e ricerca genetica, non posso tuttavia fare a meno di notare che tra kazari, 'latinos', le elite e subculture varie tendi un po' ad abbandonare il tema e a partire per la tangente, quindi permettimi di richiamarti all'aristotelica unità di tempi e di luoghi, che un cultore degli immortali Grady McWhiney e David Hackett Fischer sicuramente conoscerà e rispetterà.
      Una breve ricognizione sulla rete rivela come tali chiarissimi luminari siano stati citati da Sowell, l'economista del tomo intitolato "Black rednecks and White liberals" (tanto per cambiare, vabbè...). Quindi tu, con entusiasmo non solo ti sciroppi gli scritti in originale di costui, ma vai pure a cercarti le opere che cita.
      Tali personaggi, il negro conservatore, o la lesbica a capo del partito di estrema destra, possono dire tutte le cose bigotte e reazionarie di questo mondo, ma emaneranno sempre, solo per mezzo del loro essere così come sono - un'attestazione di legittimità polcor opposta a qualsiasi banalità predichino, e molto più potente. La creme de la creme dei cosiddetti gatekeeper.
      Tutta questa storia della 'subcultura' gallese e scozzese "dove la violenza era pratica quotidiana, e un orgoglio smisurato faceva da scudo alla perdita del senso del mondo" è lampante e altisonante pacchianeria americana. Non so se a te suoni solenne una frase del genere, ma per me è così boriosa da risultare irritante. Ovunque in Europa c'era gran sopraffazione e violenza armata tra fazioni che si contendevano il territorio. Basta leggersi l'autobiografia del rinascimentale Benvenuto Cellini, piena di scontri armati con morti per le liti più futili: tutto quello che serviva era alzare la voce al momento e con la persona sbagliata. La polizia, le strade sicure sono invenzioni recenti. I morti per 'incidenti di caccia' negli anni '30 erano ancora parecchi.
      Questa supposta "subcultura" dei cattivoni britannici non è dunque in nessun modo peculiare ma, ai tempi, universale, e che abbia tarato la moralità degli agnellini negri, schiavi in quanto loro stessi reduci da conflitti tribali in Africa (subcultura idilliaca immagino per i luminari polcor di cui sopra) mi sembra difficile da provare, ma soprattutto irrilevante. Leggiamo mai infatti qualche scrittore latino esaminare la cultura degli schiavi nei campi e nelle miniere? Degli iloti che sappiamo? A Sparta erano grande maggioranza, ma schiavi! E dell'enorme quantità di schiavi importata nei paesi arabi da ogni dove nel corso dei secoli, che cosa si sa? Avranno sviluppato una qualche 'subcultura' anche loro no? Non se ne sa niente, perché non apporta alcunché, non è motore della storia. Avranno storpiato la lingua del posto e fatto cose da schiavi.
      Invece abbiamo che tutta questa sbobba polcor sulla schiavitù in America, e specularmente sull'olocausto in Europa, è divenuta cardine fondante della cultura occidentale. Funge evidentemente da peccato originale, che gli autoctoni sono chiamati a espiare subendo un’invasione che per contrappasso è una sorta di colonialismo invertito. Chi si oppone al nuovo credo religioso del multiculturalismo è l'equivalente attuale dell'eretico, ovvero il nazi razzista, e viene sbattuto come mostro in prima pagina e perseguitato dai ferventi credenti nella fede fino alla perdita dei preziosi profili social (e del lavoro e della possibilità di avere un conto in banca, analogo odierno della condanna al rogo, perché si sa oggi homo sine pecunia imago mortis).
      Tutto, fino a eventuale estinzione degli attuali nativi che, al contrario dei nuovi venuti, non hanno paesi di origine dove riparare, e perdono rappresentanza nei propri a ritmo di interi punti percentuale l'anno. Frattanto, nello svolgersi di tale quadretto, mi diverto a immaginarti, in disparte, a leggere "Black rednecks and white liberals".

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    20. eh grazie bara'... mo ho ccapito... li negri sso tonti, l'inglesi sso forti e l'ammerecani so ttronfi. mo lo so... non svicolo piu' dentro sto 'azzo de multiculturalateralismo...

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  13. L’Italia non esiste già più, è almeno dieci anni che è morta, la pandemia, alle fasi iniziali di “prove tecniche” non è altro che il rastrellamento finale. Non capisco come possiate asserire che ci vogliono dieci anni ancora. Ribadisco l’Italia è defunta da un pezzo di storia bello che lungo, è irriconoscibile, è stata plasmata da una cultura strisciante di perbenismo tecnico scientifico, sfregiato il suo incanto, deturpata la sua ricchezza. Non è più genuina, ma maledettamente sofisticata, non è più originale nelle sue manifestazioni artistiche, non è brillante, ma sonnolente, non è più allegra, ma addolorata, rassegnata, non è più bella, ma truccata e sottomessa ad un pensiero che ne ha atterrito ogni slancio vitale per consegnarla al regno di poche menti malate, arriviste, superbe, boriose e spavalde ma tanto, tanto raffinate che sono riuscite a persuadere mezzo mondo del loro fine ultimo di pace e benessere. Ma il lavoro migliore è stato quello di moltiplicarsi a mo di processo meiotico, queste menti hanno creato nuove sinapsi, i cromosomi di origine materna si sono appaiati ai loro omologhi paterni. Poi, si sono assicurati che ciascun nucleo (cervello) figlio abbia ricevuto una rappresentanza della loro durezza e ferocia.
    Come giustamente fai notare siamo pochi (anche se sembriamo molti) consapevoli del colpo subito, è come se quel processo in noi non ha avuto effetto. Adesso c’è una cosa importante da capire perché a seconda sia vera una cosa o l’altra dobbiamo dare impeto a diverse modalità di difesa. Sono il presunto 80 % irrecuperabili? Perché se esiste la possibilità di un risveglio dobbiamo provarci tutti insieme ad attuarlo, all’unisono con una strategia che va oltre il postare articoli sui nostri blog. Se invece sono ormai algide pietre, fossili buoni solo per la ricerca, allora non ci rimane altro che prepararci al peggio, perché presto questa gente diventerà violenta, queste persone che ora si limitano a riprenderti, ad ammonirti se non fai come loro, saranno presto capaci di atti di violenza primitiva che il solo pensiero mi rabbrividisce.

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    1. Meno si è sofisticati più si è Italiani.
      Il processo è cominciato dal dopoguerra almeno, ma ha avuto il via libera dopo il 1989 ... lo dico per mettere dei paletti simbolici.
      Forse, dico forse, saremo il 20% ... anche se a giudicare dalle facce che vedo in giro, dai discorsi, dalla rinuncia alla logica è più realistica la somma del 5%.
      Il disastro è cominciato nella scuola, da quando si è cominciato a cianciare di nozionismo, dall'università, dalla ricerca. Oggi la ricerca universitaria si compone di babbei ... tecnicamente corretti, graziosi come barboncini, ma inservibili per mancanza di passione ... sembra che gli abbiano estratto il fegato. A 50 anni passati non ho voglia certo di spaccare teste ... non escludo che lo farò ... sarà però un gesto simile a quello del professore ne "Il campo dei santi" di Jean Raspail. Alla fine la resistenza in quel libro assommava a una ventina di individui in tutta la Francia ...

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    2. Non certo invitante, anzi direi repellente la lettura che suggerisci, il soprannome del personaggio cui girano attorno le vicende è tutto un dire. Proverò a superare la resistenza, a costo di mettere la mascherina, mai letto nulla di Raspail.

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  14. Edward Bernays sosteneva che “se capiamo il meccanismo e le motivazioni della mente collettiva è possibile controllare e irregimentare le masse secondo la nostra volontà, senza che loro lo sappiano”.
    Ecco che le brioches di Maria Antonietta non sono lo strumento per soddisfare i bisogni meramente alimentari del popolo, bensì le motivazioni per distogliere le menti “senza che loro lo sappiano”. Il Covid ci ha fatto dimenticare il pericolo fascista della Boldrini e di Fiano; i sermoni del vate Saviano, gli immigrati e le Ong. C’è voluta la “mossa del cavallo” del bomba di Rignano che, sponsorizzando il nome di Draghi, ci ha fatto riporre nell’oblio lo scatolone delle ceneri del passato. Non solo, ma ha anche avuto anche il potere di farci dimenticare le memori e trascorse prodezze del neo “grillino” (ipse dixit “l’elevato Grillo”) e delle sue mirabolanti decisioni che contribuirono a mettere in ginocchio la Grecia, ops...mi correggo, che contribuirono a mettere in ginocchio (condito dalla chiusura delle banche e dalle limitazioni ai prelievi bancomat) il “più grande successo dell’Euro” come la ebbe a definire Monti. E in mezzo a questo susseguirsi di eventi, la priorità (della settimana precedente) del MES, viene recisa dall’avvento del profeta; tutti lo vogliono, perché “Il nostro Mes è lei” (https://rassegnastampa.news/il-nostro-mes-e-lei-presidente-draghi-ecco-perche-noi-di-italia-viva-non-lo-chiediamo-piu-le-surreali-parole-di-davide-faraone-in-senato); il sottosegretario agli Esteri dimentica la “macelleria sociale” (https://www.secoloditalia.it/2021/02/disse-no-al-governo-di-macellai-di-draghi-il-grillino-di-stefano-nominato-sottosegretario/) mentre il Ministro del Lavoro, colto da un attacco di indegna smemoratezza, non si sottrae all’occasione di partecipare al “Festival della non coerenza” confermandola con il “Mai con Draghi [...] Anche se venisse Superman"(https://www.youtube.com/watch?v=rMrHzkKEYXQ). Non ci resta che... sperare che questa diffusa pandemia, affetti la memoria della “Mary Poppins un po' suonata” (ipse dixit Grillo) per non farle tirare fuori dalla sua borsetta sempre le stesse ricette.
    Come una vecchia pubblicità della Ferrero (anni ‘70, all’epoca del carosello), finalmente a rendere felice i bambini della valle ci penserà il Gigante: «Giganteee, pensaci tu!», che riporterà la pace e la serenità, prendendo per la coda Jo Condor che, intanto, gli continuerà a chiedere clemenza: «Ma mi lasci... non c’ho la mutua!»., mentre noi, intanto, gli grideremo “de.. ui uoz.. 문자|µ] becauze de..de....scioc”.

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    1. Sono bolle epocali altrimenti chiamate Spirito dei Tempi ... si evocano tramite accurate simbologie del profondo (con opportuni massaggi e messaggi su vasta scala): una volta entrati in questa bolla tutto ciò che sembrava irrazionale diviene ragionevolissimo.
      A basso livello si notano ovviamente traditori e merdacce assortite.

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    2. Grazie Alceste per la sua risposta. La seguo da circa due anni; il suo blog mi è stato consigliato da un amico.
      Purtroppo si, siamo ormai alla legalizzazione delle balle epocali (parafrasando l'incipit della sua risposta).
      Alla prossima.

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  15. Mi chiedo e chiedo, riprendendo da Barabba e Alceste: quali potrebbero essere le simbologie profonde antagoniste allo spirito del tempo odierno (che è negazione dello spirito), che se sapientemente evocate porterebbero ad un rovesciamento? Quali sono oggi i tasti da toccare? La famiglia? I figli? Forse... ad esempio, l’anno scorso m’ero abbonato al Primato Nazionale. Una discreta rivista che orbita intorno a Casa Pound. Una certa retorica, anche se modernizzata, però suona sempre stantia. Insomma evoca per forza un trascorso che ogni persona intellettualmente onesta non può far altro che considerare trascorsa appunto e conclusa. Il rischio dei conservatori, tradizionalisti etc è quello di guardare alla storia dallo specchietto retrovisore, disse De Benoist, ed è vero. Eppure è nel passato che risiede il senso, non nel presente e tantomeno nel futuro che è diventato mera propaggine del presente. Quindi, se orchestrate da mani maestre, quali sarebbero queste simbologie? Va da se che è per parlarne poiché ci vorrebbero tanti danari e conoscenze e organizzazione ad alto livello...

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    1. Occorre riprendere le scuole e le università.
      Di lì ricreare uno Spirito dei Tempi normale, pieno, umano.
      Non si tratta di far studiare a forza Carducci o D'Annunzio: questo è ora impossibile. Occorre, però, ri-consacrare alcune zone dello spirito. Noterete come, benché non credente, almeno nell'accezione che i credenti danno a questa parola, abbia un crescente rispetto del Cristianesimo. A parte i vigliacchi vaticani, non posso che inchinarmi di fronte alla somma razionalità di numerosi pensatori cristiani. Rifuggo dall'anticristianesimo da supermercato (Odifreddi, i radicali) come dall'anticattolicesimo un tanto al chilo, oggi merce comune. Occorre reagire innanzitutto alla dissacrazione. Alcuni territori vanno tutelati, a prescindere: la madre, il padre, il lavoro, i bambini, l'arte, lo studio della storia, il rifiuto del secolo. A tale scopo andrebbe ricostituita anche una nuova arte, una nuova letteratura etc che reagisca coerentemente al disadattamento sistematico. Anche la tecnica andrebbe considerata per quella che è: utile, ma sciocca, e sicuramente vicaria della scienza che, inevitabilmente, assommerebbe in sé i settori umanistici. Uno scienziato che snocciola anacoluti o ignora gli Assiri non è, ne sono sicuro, uno scienziato.

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    2. Secondo me non ha una grande importanza stabilire un ideale, l'importante è detenere il monopolio della propaganda, il popolo-bue si berrà poi qualsiasi ideale venga proposto, come i tempi attuali ci dimostrano.
      In Italia storicamente funziona l'ammicco benevolo al portafogli (Berlusconi), o l'additare Belzebù esteri come causa di ogni male (vedi la Germania di Bagnai).
      La gente comune è stata programmata sin dal '45 a diffidare dai nobili Ideali perché o fascisti (Patria, Famiglia) o ridicoli e naif e adatti ai fessi (Giustizia, Dio).
      Il problema è di mancato ricambio delle elite, poi il popolo segue.

      E' vero che la destra ha la sua utopia della Tradizione, ingenua ed irrealizzabile quanto l'uguaglianza universale della sinistra.

      L'arte, la letteratura, l'architettura sono svilite ed abbruttite, per abbruttire e demoralizzare ulteriormente i sudditi. Un suddito depresso è facilmente controllabile.
      Come 'arte ribelle', mi viene da proporre VertigoPolitix di cui sopra agli anglofoni, e poi il pittore barese Gasparro, autore di pregevoli e controversi tele:

      https://bari.ilquotidianoitaliano.com/wp-content/uploads/2020/04/san-simonino-da-trento-gasparro-2.jpg

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    3. Ce ne fossero di Gasparro anche nel cinema, nella letteratura, nella scienza. Proprio di questi abbiamo bisogno, altro che sparare freddure e veleno sui social. Sul popolo bue: è sempre stato bue, ma stavolta sembra un bue che si macella da solo risparmiando al beccaio anche la fatica di affilare i coltelli. Cretini come questi mai li osservai in 52 anni di vita: e sì che ne ho visti.

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    4. Mai come di questi tempi, "la madre dei cretini è sempre incinta".
      L'involuzione è già apparente nelle arti, come lo era nel tardo impero, mi viene in mente il goffo bassorilievo dei 4 tetrarchi abbracciati dei tempi di Diocleziano.
      Volendo protrarre il paragone, quando gli standard, scolastici e lavorativi, si abbasseranno così tanto che i tecnici saranno sempre meno in grado di manutenere l'apparato tecnologico esistente, come fu con strade, acquedotti, esercito per i Romani, allora anche la civiltà capitalistica attuale collasserà, con l'annesso di miliardi di morti perché incapaci di sostentarsi da sé.

      Questo astrattamente secondo logica, poi loro si sentono tanto superiori a te Alceste almeno quanto tu li disprezzi: le loro molteplici vite parallele, una per ogni piattaforma social, e la loro stupefacente capacità di annodarle assieme in ammiccamenti e risatine quando interagiscono tra loro, dal vivo (raro) o su uno di questi social, nell'esercitare controllo sociale uno sull'altro, volto a un conformismo anticonformista sempre più soffocante, tu ce l'hai, sei in grado di alimentarle giorno per giorno? Si è andato creando un nuovo codice di comunicazione, chiaramente voluto ed informato dall'alto, e chi non vi si adegua è out.
      Alle masse trendy non interessa altro, e chi non si omologa è perché non ha le palle: l'opportunismo è l'unico movente dell'azione umana, chi si fa scrupoli morali o è fesso o sta manovrando per farsi passare come integerrimo, quindi rientra nella logica opportunista che dunque spiega ogni cosa.
      Vaglielo a spiegare che la letteratura, la filosofia, la critica storica tutte hanno per scopo principale la ricerca della verità e della buona condotta etica, e non la ricerca di prestigio personale da parte dell'Autore di turno (il che magari è parzialmente vero solo nel contingente). Non ci riuscirai, mica sono fessi loro...

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    5. Il crollo dell'apparato tecnologico ricorda un poco "Il Medioevo prossimo venturo" del professor Vacca ... Da buon comunista il Vacca, infatti, connotava il Medioevo con le stimmate dell'Oscurantismo, una tendenza che ognuno di noi ha potuto gustare sui libercoli di storia di media e liceo ... quell'opericciola merita, però, una lettura.
      Mi fanno schifo e paura, tutti, soprattutto perché intendono la tragedia con risatine e ammicchi, come tu dici ... non riflettono che se parli spagnolo, gli Spagnoli ti distruggono ... Garcilaso de la Vega, esule Inca, insegna.

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    6. L'animale addomesticato oggi, è la bestia al macello domani.

      Individualismo incontrallato perché è vietato vietare + social media & pronto accesso a internet = gara a chi spinge il proprio narcisismo (ostentato, purtroppo) sempre più oltre, a ridefinire i limiti del grottesco & crollo della fiducia nel prossimo & cattiveria, meschinità e perfidia assurte a qualità desiderabili

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  16. Però pensavo a una ipotetica formula propagandistica, un messaggio simbolico veicolato dal media: spot, film, musica, riviste... insomma un innesco o una serie di inneschi che potrebbero favorire il terreno di “uno spirito dei tempi normale, pieno, umano”, quindi famiglia scuola lavoro etc. Un messaggio istantaneo, sulla formula della canzone rock o del film o anche dello spot che muova dentro. E c’è il problema delle tecnologie: in questo spirito dei tempi pieno, umano e normale che ce ne facciamo Di tutte queste trappole come quella che sto adoperando per scriverti? Mi vien difficile immaginarle ancora così onnipresenti perché le reputo disumanizzanti. Eppure dismetterle in fretta vorrebbe significare un tracollo totale. E qui interverrebbe la scuola, educando alla dismissione almeno parziale di queste cianfrusaglie. Una sorta di disintossicazione.

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    1. Combattere i tecnocrati con le tecnologie? Impossibile.
      Fai caso però alle magliette degli adolescenti. Quasi tutti sono alla ricerca dell'eroe. Un eroe del calcio o dello sport, un eroe della malavita (tali sono i rapper, persino Scarface è tale), un eroe del passato (Che Guevara, Mussolini etc): tutti accomunati da un rifiuto della normalità di oggi, sentita come avvilente.
      Per tale motivo il Potere escogita continuamente nuove figurine di riferimento.
      Occorre un eroe ... ognuno di noi può diventarlo: difficile però farsi riconoscere nell'immondezzaio della quotidianità.

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    2. Bravo Alceste! L'eroe... Le tecnologie sono riconoscimento. Per cui l'eroe non deve passare di lì. Pena la neutralizzazione. L'eroe non deve essere riconosciuto, non deve diventare oggetto dell'immondezzaio dei media. L'eroe dovrà essere senza nome, dovrà essere una rete senza passare per la rete.
      Dovesse essere un secondo Gesù Cristo, quale sarebbe la sua qualità decisiva? Come potrebbe manifestarsi e cosa dovrebbe venire a dirci un secondo Gesù oggi? Ho pensato a Gesù (insieme con i suoi apostoli) come possibile archetipo dell'eroe, come uomo (uomini): equivoco?

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    3. Sembra che il momento di doversi svincolare da queste "trappole" si stia avvicinando a grandi passi...
      https://youtu.be/lUtja6my9mM

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    4. Per Fernando e Barbara:

      La segnalazione di Barbara e la riflessione di Fernando sono evidentemente connesse. Nel video ci si lamenta della censura sui social: questo, però, è un bene. Quale forza alternativa, quale soldato, quale rivoluzionario adopera la lingua del nemico per la sovversione dell'ideologia del nemico? Occorre rifuggire dai social: youtube, facebook e twitter in primis ... ma anche blogger, perché no ... l'eroe, anche se la parola rischia l'equivoco, si distingue per l'alterità totale allo Spirito dei Tempi, per un diffuso anacronismo mentale e psicologico.

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    5. "un rifiuto della normalità di oggi, sentita come avvilente."
      Mi viene da pensare al successo del genere fantasy, c'è un sacco di gente che vive in un universo parallelo di dragoni, invasioni orchesche e cavalieri della tavola rotonda.
      La sonnolenza e la mediocrità occhiutamente imposte oggidì sono sempre malsopportate.

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  17. Non sarà per nulla facile liberarsi da queste trappole elettroniche. Son diventate più indispensabili di calzini e mutande eppure è, per un ritorno alla normalità, passaggio obbligato. Se ci pensi whatsapp è una sorta di surrogato stupido della telepatia. Alcune facoltà umane le abbiamo delegate a queste macchinette. C’è gente completamente immersa in questa normalità avvilente però, talmente conformata da essere ormai neutra, quindi neutralizzata. Vive e si muove secondo percorsi talmente precisi da percepire ormai tutti gli assurdi regolamenti come naturali. Come se avessero la mappa del labirinto impressa nel cervello. È impressionante. Esemplari da laboratorio sono invece la nuova normalità. Mah..

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  18. Vogliamo i colonnelli? Ma pure i generali!

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Siate gentili ...