Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

05 novembre 2018

Scusa Ameri, scusa Ciotti …


Roma, 4 novembre 2018

È sempre spassoso leggere alcuni controinformatori che ti dicono: “Stiamo vincendo!”, mentre il mondo che conta, a bordo piscina, col daiquiri in mano, continua a progettare, con rilassata noncuranza, viaggi culturali e plutocratici esattamente opposti.
Sarà il caso, forse, che qualcuno legga alcuni sunti dei cosiddetti Football Leaks sul destino del calcio, ovvero dello sport che tiene insieme, appassionatamente, miliardi di tifosi sul globo terracqueo (il numero è in aumento costante - numero proporzionale all’avanzare della democrazia e dei McDonald’s).
Cito “L’Espresso”, per comodità:
Un unico campionato su scala europea, alternativo ai tornei nazionali e alla Champions. Ecco il progetto segreto sponsorizzato dai club più ricchi d’Europa, tra cui Juventus, Real Madrid e Barcellona. Alla fine, per convincerle a restare, l’UEFA ha aumentato i premi per le società maggiori, penalizzando tutte le altre. Risalirebbe al 22 ottobre scorso una lettera della società di consulenza Key Capital Partners al presidente del Real Madrid, Florentino Perez, in cui si descrive la creazione di una società che avrebbe come azionisti 11 grandi squadre. E cioè le italiane Juventus e Milan, insieme a PSG e Bayern Monaco … Real Madrid e Barcellona … Arsenal, Chelsea, Liverpool, le due di Manchester … Il documento appare come una prima bozza di accordo destinato con ogni probabilità a essere integrato nei prossimi mesi. Di certo però la Lega dei big del pallone sembra determinata a prendere il posto della UEFA … La nuova società, di cui il Real Madrid sarebbe il maggior azionista con il 18% … del capitale, avrebbe il compito di fissare i criteri per la distribuzione dei proventi televisivi, oltre a decidere e applicare le norme che regolano il nuovo campionato su scala continentale, un torneo che lascerebbe ai singoli campionati nazionali, riservati alle squadre di media grandezza, soltanto le briciole della torta miliardaria del calcio …. La futura Superlega potrebbe contare anche sulla partecipazione di  … Inter e Roma, Atletico Madrid, Olympique Marsiglia e Borussia Dortmund”.
In special modo il Bayern Monaco “avrebbe studiato i modi per uscire dalla Bundesliga e per non concedere più i propri giocatori alla Nazionale tedesca”.

Cos’è Key Capital Partners? Non ne ho la più pallida idea. A naso sarà la consueta sentina angloamericana (leggi: apolide) in cui alcuni molluschi nerd gestiscono soldi digitali a favore dell’1% (grazie al consenso del 99%, s’intende).

Le conseguenze della riforma saranno ovvie:
1. riduzione dei campionati locali a zuffe per galline (Benevento - Pro Vercelli 2 - 1; contestazioni sul rigore dato ai mastelliani dall’arbitro Venduti; invasione di campo al 56’ guidata dagli ultras di Peppiniello Capa Storta; e così via).
2. eliminazione progressiva delle squadre nazionali (costrette a chiamare, col piattino in mano, solo giocatori di seconda fascia; ammesso che si degnino di accorrere: una scartina di serie A può ben costruire una fruttuosa carriera lontano dalla madrepatria.

[Un a parte: tempo fa alcune Svenevoli polemizzarono sul termine Patria: era, infatti,  maschilista e, quindi, sciovinista; Napolitano avrebbe detto: divisivo. Le Svenevoli preferivano, infatti, citrulleggiare di Matria. Nella polemica si tralasciò di considerare l’inequivoco Madrepatria: se Patria è maschile cosa abbiamo qui: un ossimoro? No, poiché Patria, come sanno i liceali più bolsi, è la Terra dei Padri, ovvero: i Padri (avi, antenati) furono generati, ab immemorabili, dalla (terra) patria nella (terra) patria (genere femminile): “fecisti patriam diversis gentibus unam” cantò Claudio Rutilio Namaziano nel De reditu … unam, non unum … i fanatici sono, quasi sempre, renitenti all’umile operosità oltre che all'etimologia migliore.
La Patria, l'Italia, è un dono che facciamo a noi stessi. La rimpiangeremo, come Rutilio Namaziano rimpianse Roma, quando, al crollo dell’Impero, fu costretto verso le Gallie: durante il viaggio ebbe ad assistere, come oggi, al disfacimento della terra dei padri e degli uomini tutti, maledicendo i Visigoti, gli Ebrei ("radice di follia ... gente oscena ...") nonché gli hippies del tempo, i luridissimi monaci protocristiani].

3. allargamento della Super League ai mercati orientali (il fascino insondabile di un Manchester Utd - Jiangsu … con il Manchester e lo Jiangsu che non avranno a schierare nè inglesi né cinesi).
4. creazione di un torneo mondiale per club (sul calco dell’attuale Coppa Intercontinentale) allargato alle formazioni sudamericane e africane: in vista di una definitiva Universal Super League.

Tutto questo è nel calderone fumante da tempo; quindi si farà.

Non sarà la morte del calcio, come paventano alcuni, per il fatto, semplicissimo, che la gente vorrà tutto questo. Ricordo come, agli albori del calcio burla, del calcio liofilizzato dalle televisioni, ci fu una reazione dei tifosi duri e puri. Una modesta gelata che, tuttavia, durò lo spazio di un mattino di sole: presto tutti si sedettero in poltrona a traccheggiare con telecomandi, schede, antenne. Il sistema, che conosce i suoi polli sin nelle penne più riposte, lasciò correre anche l’illusione del malaffare: si potevano truccare le schede! Centomila a scheda sul mercato nero! Quando l’epidemia del nuovo calcio (orari sballati, frantumazione degli eventi, moltiplicazioni di trasmissioni) raggiunse la virulenza desiderata, i padroni strinsero il cappio e i polli, ex furbi, si acconciarono, a milioni, a sborsare parecchie centinaia di migliaia di lire per guardare ciò che prima guardavano gratis: in perfetta letizia!

Stavolta sarà lo stesso. Un bacino potenziale di otto miliardi di utenti … cento o duecento euri o dollari o sterline o talleri di Maria Teresa cadauno per veder sgambettare citrulli dopati … il giro d’affari è di proporzione mostruose. Per tacere di magliette, videogiochi, abbonamenti plus e consimile ciarpame. Li sborseranno, eccome se li sborseranno … d’altronde cosa avranno da fare? Lavorare, non lavoreranno … verrano ricompensati, in cambio dell’obbedienza, col pane dostoevskiano: redditi di cittadinanza, paghette … una vita miserabile, vuota, ma con l’ansia per la partita serale che tiene in subbuglio le budella dell’effimero … un’umanità statica, insulsa, remissiva, che il Grande Inquisitore pascolerà con benevolenza dai palazzi di chi sa.

Squadre apolidi, ciascuna caratterizzata hollywoodianamente, come le gang ne I guerrieri della notte, in modo da stuzzicare la voglia di spettacolo facile dei fessacchiotti in poltrona: un’apocalisse (in poltrona). Perché, a ben guardare, l’invenzione di un Rollerball globalista che tenga cinogiapponesi spagnoli congolesi brasiliani e canadesi avvinti davanti agli olotelevisori, popcorn cancerogeno alla man manca, bibita da diabete fulminante nella dritta, è il nepente formidabile e necessario all’instaurazione della Monarchia Amorale e Usuraria.

Come preconizzato da Alfonso Bioy Casares (L'apocalisse in poltrona), poiché sono l'Utile e il Soldo Conquistatore il fine di tali sommovimenti, prima o poi ci si accorgerà che non c'è bisogno di giocare davvero le partite per incassare il fiume dei miliardi. Sarà meno dispendioso congegnare i risultati secondo le aspettative degli scommettitori o degli ammiratori (i sondaggi riveleranno agli strateghi del marketing le giuste dosi dell'inganno). In un primo momento gli atleti cederanno, quindi, il posto agli attori; in un secondo tempo, più definito, non vi saranno nemmeno più attori, ma simulacri di partite. Il popolicchio rimarrà soddisfatto lo stesso; i gestori della Super Lega Universale pure, finalmente liberi da infortuni, bizze e stipendi faraonici.

Rivolte? Rivoluzioni? Salvatori della Patria? Ma mi faccia il piacere! Sarà la stessa plebaglia a volere questo … anzi: a volere sempre più questo … perché se c’è una cosa che amano i dissoluti (ovvero: coloro che dissolvono sé stessi nel vizio) è la dissoluzione ulteriore: cupio dissolvi, appunto, l’amaro calice bevuto sino alla feccia … con la richiesta di nuovi calici, sempre più lutulenti … trincati addirittura con la consapevolezza del proprio annientamento … Sono sicuro che l’omarino del futuro anelerà con ferocia, e le lacrime agli occhi (i recessi dell’anima dicon pur sempre la verità!), la dissolutezza, ringhiando come un botolo feroce proprio contro chi gli ricorderà la via giusta, la via contraria. La parabola dell’Inquisitore che manda a morte il Cristo redivivo ne I fratelli Karamazov consiste in questo: il popolo vuole il pane, fosse pure il pane fetente dell’edonismo, ma non la libertà poiché la via della libertà è scomoda, stretta, da cruna dell’ago.
Non ci sarà Parusia che tenga di fronte a Tottenham - Arema Balang …

Rinuncerò a tutto questo! Non serviam! Continuerò a tifare Spal! Benissimo, è proprio ciò che vogliono! Differenziazione del target! Nel breve termine! Come insegna Jünger, il 98% o il 99% hanno bisogno di un 2% o anche solo di un 1% di dissenso per edificare la pelosa credibilità della democrazia … A medio termine si vedrà come i tifosi della Spal si diraderanno per ossequiare Juventus e Flamengo; a lungo termine spariranno e al Paolo Mazza di Ferrara verranno organizzate corse al sacco per i centri anziani mentre i nipoti sono intenti al jerk off davanti all’olotelevisione.
Occorrerebbe un “no” che è un “no” … totale, definitivo, misantropo, ma chi è in grado di pronunziarlo? Ve lo confesso, a volte vien voglia di fare una strage … anche Italiani di buon livello culturale, sinceramente appassionati di storia e arte e scienza, non comprendono il disastro imminente, la palude psicologica, il deserto. Per tacere dell’inettitudine, della mancanza di una vera reazione … reazione fisica intendo …

* * * * * 

Un più esteso a parte ...

Ed eccolo lì l’ultimo Italiano, preoccupato e pensieroso: tirare giù 18 quintali di olive: un bel problema, rimugina. Da solo non ce la fa. La pioggia, le buche dei cinghiali … reti che si appesantiscono con l’umidità … le cassette che pesano come il peccato … solo a guardare quei cespugli carichi egli bestemmia: per la fatica a venire. E così è costretto a ricorrere a chi ha voglia di lavorare: un migrante, nel caso specifico, un siriano. Un siriano in provincia di Viterbo; un doppio migrante, in realtà. Dall’Algeria alla Siria, dalla Siria a Roma, dai cantieri di Roma alla Tuscia. Muratore, boscaiolo, meccanico. Si detta l’unica regola: il raccolto verrà diviso in egual parti. Il siriano-algerino, Ahmed o Mohamed, si porta da sé i teli e l’abbacchiatrice fornita di batteria, affittata a venti euro al giorno; parla pochissimo; assieme all’Italiano egli prestabilisce, a gesti, le zone di lavoro. Si comincia alle otto, in mezzo alla mota. Alle dodici Ahmed si ferma, senza preavviso, senza esclamare nulla, come quelle vecchie piste di automobiline che, dapprima rumorosissime, tacitavano sé stesse all’improvviso, una volta esaurita la carica manuale; siede, con cautela meticolosa, su una cassetta rovesciata e scarta un involto: mangia. Allora si ferma anche l’Italiano, e mastica un panino. In quattro ore i due non hanno scambiato che rare frasi smozzicate. Un quarto d’ora e quindi si riprende, sino al tramonto. La fatica cede il posto all’automatismo. Alle cinque e mezzo è buio, i due tornano a casa a tentoni, tra pozzanghere, sassacci e frattoni di rovi: il carico è già notevole. Passa mercoledì. Giovedì si va a sprazzi, sotto la pioggia, che, però, non ferma del tutto il lavoro. Venerdì. Sabato.
Domenica mattina si completa la coglitura.
Il trattore del frantoio passa a prendersi decine di cassette e bigonci ricolmi sin all’orlo: i frutti dell’olivo, di un verde chiarissimo, o violetti, oppure screziati nelle sfumature di entrambi i colori, frutti tumultuosi nella loro difformità - leccino frantoio morello - si mischiano alle foglie grigioverdi e a qualche fraschetta spezzata. La pesatura, i pagamenti della macinatura. Il siriano sovraintende con calma atarassica alle operazioni: ogni tanto alza una mano per intendersi con i vecchi volponi del frantoio, come a dire: “So che ci fregherete qualcosa, ma non esagerate!”. Il miglior guardiano per la roba italiana è un siriano d’Algeria. La roba, la roba. “Roba mia, vienitene con me!” strilla disperato il verghiano Mazzarò, in punto di morte, mentre gli occhi, già ciechi, si allargano per carpire ancora qualcosa di quel catalogo di cose: la terra il grano il vino l’olio le bestie gli uomini, forse pure gli insetti e le serpi che volano e strisciano su ciò che fu suo; che non è materia, ma carne, ormai, e possesso e spirito.
Si allineano i contenitori d’acciaio nei pressi della cannella: il momento decisivo è quello. Ottenere un buon livello decide fra essere uomini di terra o falliti. Il frastuono dei macchinari è altissimo; a esso si aggiunge il cicaleccio da rodomonti dei burini: mentono spudoratamente, come sempre è accaduto, esagerando i punti della resa o regalando, con dolosa noncuranza, cifre da fatica erculea: ieri ho fatto sei quintali! Sette! Otto! Da solo! Col mio genero! Ero solo io e mia moglie! Il siriano sorride, con lui le storie non attaccano; neanche con gli altri attaccano, a dir la verità: sono recite, lo sanno tutti, fanno parte del folclore: lo sfottimento, l’insinuazione, la sottile denigrazione. Comportamenti che colano giù dalla Toscana, o, forse, han sempre fatto parte del patrimonio antropologico dei contadini dell’Italia Centrale. Basta riguardare la tenzone poetica fra Dante Alighieri e Forese Donati per comprendere questo misto di allusioni, ingaglioffimenti e acuminate prese per i fondelli, benché Dante non amasse punto i contadini, specie quelli inurbati, così come non li amavano Karl Marx o Léon Bloy, alla cui tirchieria meschina e senza patria addebitava la disfatta francese nella guerra prussiana. Li amava, o li compativa, invece, Destouches che, quale uomo di mondo avvezzo a sentir fischiare i mosconi dei proiettili sopra la capoccia, vide morirne a centinaia di migliaia, tra il fango l’acqua gli spinati e la propria merda, nelle trincee di un secolo ormai dissolto e presente nelle coscienze degli attuali esserini alla stregua d’una incomprensibile allucinazione.
Né alto né basso, solido senza essere muscoloso, il volto placido segnato da una minuscola cicatrice sotto l’occhio sinistro, Ahmed fissa il rivolo della cannella fatale, le mani in tasca, intento a osservare ciò che ora è la sua roba: roba di altri, modellata in tal fatta da mani secolari, ma ora è la sua: giusto così, pensa l'Italiano.
L’Italiano, intanto, rimugina, come suo solito: prima si sorprende a dar ragione allo sgradevole Ugo Tognazzi in Cattivi pensieri: “Qui le cose vanno male perché gli Italiani non hanno voglia di fare un cazzo!”, poi riflette su come sia inutile tutto questo affaccendarsi. Il tramestio di quattro giorni, la fatica. Fra il clangore, lo strepito dei lavoranti, lo scalpiccio degli andirivieni egli presagisce la disfatta, come spesso gli capita; quegli uomini che si dan tanto da fare sono le ultime legioni sbrindellate di un esercito senza condottieri. Eppure tale pura, inutile, testimonianza di un’umanità al tramonto gli appare bella, poiché la bellezza è spesso il di più, l’inutile, il controllato vestimento dell’utilitarismo più bieco: la bellezza è, soprattutto, spreco, un valore incalcolabile e, perciò, sicuramente inattingibile dal mondo al contrario, irrimediabilmente futile, transeunte, di bassa lega: brutto.
La bellezza come valore, come giudizio per il bene: l’accuratezza nel costruire una burratrice per la famiglia, esposta proprio lì al frantoio; le solide parti in metallo, il manico inciso pazientemente, il meccanismo semplice e perfetto. A cosa serve la bellezza se non a invogliare la vita, a respingere il puro utile, che è pur desiderabile, sotto il velo dell’attraente, di ciò che colpisce l’occhio; l’oggetto utile, ma curato, studiato, fomite di sentimenti e progettualità, di futuro: la cosa forgiata per resistere al tempo divoratore, per vellicare l’operosità comune e stabilire un sentiero fra chi ci precedeva e chi ci soppianterà in un circolo mitico apparentemente inesauribile; per rinvigorire il senso del consorzio umano, il desiderio latente di vittoria sull’Eterna Notte, la Dissipatrice, l’unica che ci ricordi la futilità dell’avventura umana. La bellezza, la quiete della spiritualità, baluardi contro il Nulla, la dissoluzione, il 666. Ora et labora.
Dopo un paio d’ore scola via l’ultima goccia gialloverde. La resa è buona: tredici. Ognuno si prende il dovuto; l’Italiano di più poiché sue son state le spese durante l’anno: a decidere così è il migrante, in nome di una giustizia naturale inoppugnabile.
A sera l’Italiano ritorna con le ossa spezzate, solo. Si chiude dentro il carapace di tufo, mangia due cose e buonanotte. A casa di Ahmed, invece, la luce rimane accesa un poco di più. La madre appronta la cena, i figli attorniano la tavola come soldatini affamati. L’olio nuovo risplende al sole della lampada, mentre cola, stillato con parsimonia, sulla fetta bianca e calda, appena abbrustolita: Fatima, o chi per lei, la stringe, facendola crocchiare dolcemente nella manina: la profumata macchia color giallino si allarga imbevendo velocemente il pane, secondo un rito ancestrale che fu nostro, da sempre.
Thamugadi, poi Antiochia, la bella Soria di Federico II, Roma, l’Etruria. Le ultime trincee.
Il padre di Claudio Namaziano, Lacanio, governò la Tuscia. Il figlio lo ricorda commosso: 

E raccontava, ricordo, percorse le molte cariche,
che nessun altra come questa di Tuscia gli fu cara 

Ricorda, Claudio, ricorda. Verso Populonia egli annota: 

Non si possono più riconoscere i monumenti dell'epoca passata,
immensi spalti ha consunto il tempo vorace.
Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri,
giacciono tetti sepolti in vasti ruderi.
Non indigniamoci che i corpi mortali si disgreghino:
ecco che possono anche le città morire. 

Mi sembra tutto.

31 commenti:

  1. Mi fã piacere sapere che é stato un buon raccolto per te!

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  2. La feccia la feccia. Il fondo più fondo. E poi scaveremo ancora per trovare altro fondo. Il nuovo avanza inesorabile. "Fatti i cazzi tua ! Fatti i cazzi tua! ". Questa tutta la filosofia rimasta. Queste le parole d'ordine. Non resta altro. Pazzi, ruffiani, raccomandati, leccaculo, froci col culo altrui. Italiani di adesso. E allora viva la Rubentus contro il Rubalmadrid. Viva il nulla avanzante. Mentre tu oliavi, io sfaccendavo per il centro la notte. Due risse in poco tempo da spettatore e un numero di nuovi italiani da patibolo come cornice urbana. Il futuro . Alcool ovunque. E pure oltre. "Fatti i cazzi tua ! ". Filosofia imperante di una babele polcor multicolor.
    Vedi caro mio, se riempi tutto di merda alla fine la merda strabocca. La fossa ce la siamo scavata prima con il :"Fatti i cazzi tua!".
    Ce li siamo fatti e continuiamo a farceli.
    Povera Italia,
    piena di matti,
    ma senza manicomi,
    piena di troie ,
    ma senza bordelli,
    piena di uomini usciti dalle suddette,
    e nemmeno un patibolo o abbastanza carceri per tenerceli.

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  3. Ho fatto un buon raccolto, ma ho la schiena a pezzi.

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  4. Ma,carissimo anonimo, nemmeno puttane decenti ci sono più ormai; io ogni tanto ci vado perchè non ho mai avuto una relazione lunga con una donna, ma è diventato ancora più squallido di prima soprattutto nelle piccole città di provincia. Quando finalmente potrò andare in pensione,invece di continuare a raccogliere le olive come tempo fa facevo come l'immenso Alceste, me ne andrò in Austria, in Carinzia, presso il castello di Klagenfurt am Wörthersee, dove me ne starò fino all'esaurimento fisico e finanziario in compagnia delle cortigiane del luogo ad aspettare la fine.
    Mia, nostra, loro, di ogni cosa.

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  5. Una ventata d'aria fresca rischiarante. Grazie.

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  6. La solitudine: bisogna essere molto forti
    per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
    e una resistenza fuori del comune; non si deve rischiare
    raffreddore, influenza o mal di gola; non si devono temere
    rapinatori o assassini; se tocca camminare
    per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
    bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
    specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
    e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
    non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
    oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
    senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
    Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
    – e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
    tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
    essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
    più caldo e vivo è il corpo gentile
    che unge di seme e se ne va,
    più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
    è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
    non il sorriso innocente o la torbida prepotenza
    di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
    enormemente giovane; e in questo è disumano,
    perché non lascia tracce, o meglio, lascia una sola traccia
    che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
    Un ragazzo ai suoi primi amori
    altro non è che la fecondità del mondo.
    È il mondo che così arriva con lui; appare e scompare,
    come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
    e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
    l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
    la solitudine è ancora più grande se una folla intera
    attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
    l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
    come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
    Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
    specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
    e per te non è mutato niente; allora per un soffio non urli o piangi;
    e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
    e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
    che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe esser più soddisfatto,
    e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
    è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
    Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
    che valga una camminata senza fine per le strade povere,
    dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.

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    1. E' "roba" tua Giuseppe? Se si, chapeau. Se no, comunque ben posta.
      Io tendo alla resistenza e alla ribellione come fondamento della giornata: progetto sempre evasioni! Se vedo uno spiraglio, diro' la mia sul fatto! Che e', infine, fare figli! E prepararsi al "corpo a corpo". Tutto il resto e' fuffa.
      Un caro saluto.
      Anonimo di nome R

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  7. 'Occorrerebbe un “no” che è un “no” … totale, definitivo, misantropo, ma chi è in grado di pronunziarlo? Ve lo confesso, a volte vien voglia di fare una strage …'

    Caro Alceste, pian piano io ho cominciato a dire un no definitivo anche a questo, alla rabbia per l'inettitudine o l' ignavia altrui, senza giudicarla perche' molto umana, ne' pensare di poterla scalfire in qualche modo direttamente.
    Io so di voler sempre lottare contro la mia inettitudine, per alcuni evidentemente anche questa lotta non vale piu' nulla, hanno dimenticato tutto, venduto il loro essere per la comodita' di non dover piu' lottare e guadagnarsi qualcosa col sudore, la liberta' non gli interessa piu', sai che fatica mantenerla.
    A un certo punto e' inutile struggersi per altri, ognuno per la sua strada e buon cammino a tutti. Certo l'unione fa la forza, e vorra' dire che dovro' cercare con piu' fatica le persone con cui ci puo' essere un'unione e allontanare con altrettanta fatica quelle con cui non si puo' costruire nessuna unione d'intenti. Pazienza. Ma si sta molto meglio se si riesce a farsene una ragione. Non credo ci siano alternative.
    Un caro saluto,
    Ise

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  8. Permettimi di aggiungere un tassello successivo ai simulacri di partite dopo l'era degli attori, secondo me spesso dimentichi il ruolo sempre piu' invadente della tecnologia (si vede che non ti piace): verra' la fase della partecipazione attiva (cosi' la chiamano quelli del Mo' vi mento se non sbaglio) virtuale dove tutti potranno essere calciatori della squadra favorita, basta avere la app, indossare l'avatar, mettersi in lista d'attesa e via, l'attore sarai tu stesso, che intrattieni te stesso e altri. Se giochi guadagni pure punti per l'acquisto della prossima app. o altre squisitezze virtuali. E potremo tutti essere un giorno campioni del mondo, grandi emozioni ci aspettano.
    Ise

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  9. Red Ice TV - canale youtube.
    https://www.youtube.com/watch?v=ex_5nUy5QDE
    Ci vogliono eliminare come razza bianca: lo dicono apertamente negli USA. Addirittura "intellettuali democratici" parlano apertamente di togliere il diritto di voto ai bianchi!
    Sveglia! Altro che aspettare l'arrivo della morte nascosti come topi!
    Consiglio il bell'articolo di Pecchioli su Blondet (managgia, sempre lui):
    DENATALITA' IL PROBLEMA CRUCIALE
    Detto ciò, il casino lo ha creato la nostra generazione (40/60 anni): pochi figli, tanti svaghi inutili, tanti divorzi idioti, troppe cazzate, troppe lauree del cazzo!!!
    Ieri un mio dipendente kossovaro mi ha portato le paste per festeggiare la nascita del terzo figlio! Ed io? Cosa dicono i brutali numeri tra me ed il kossovaro (tralaltro bravissima persona)? Perchè qui si tratta di numeri! Che stabiliscono la sopravvivenza o il massacro di una razza con tutta la sua storia!
    Abbiamo perso almeno 20 anni di popolazione: come un ingranaggio che perde diversi denti! Ma per Dio, non siamo finiti! Non siamo con un piede nella fossa! Almeno vendere cara la pellaccia! Se un uomo si tiene in forma, può far famiglia anche oltre i 60 anni! Sembra che lo sperma di un cinquantenne di oggi sia più "performante" di quello di un ventenne!
    Per le donne è più complicato purtroppo, però comunque non desistere! Al di la di questo, un "avviso ai naviganti" che penso sia utile (basato sulla mia esperienza "aggratis").
    Se l'ebraismo si tramanda per via materna, l'islamismo si tramanda per via paterna. Quindi occhio alle signore: se vi portate a casa un islamico, l'eventuale figlio non sarà mai cristiano e ne italiano! E molto probabilmente ad un certo punto non lo vedrete più!
    Detto ciò, meglio un'italiana/italiano per far figli. Ma se la materia prima scarseggia, allora va benissimo anche una razza affine: europea ovvio. Russe/russi sono perfetti, almeno fino a quando la loro componente sovietica non si svelerà. Sarà comunque dura!
    Ok a questo punto anche il "black" (meglio meticci che il nulla), ma che siano integrati nel paese da almeno 10 anni, ne abbiano assunto i costumi e la cultura, che siano cristiani ed abbiano scelto l'Italia come il loro paese stabile. Ormai è inevitabile: la futura Italia sarà in parte anche "black" o meticcia. Che almeno abbia (in parte) l'impronta genetica italiana!
    Contenere i danni e salvare il salvabile è doveroso: non è proprio detto che questi criminali (chi palesemente ormai porta avanti queste politiche di sradicamento in Africa e Medio Oriente e di contemporanea distruzione della razza bianca in Europa, USA e nel mondo) ce l'abbiano vinta!
    (continua sulla prossima)
    R

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  10. (Continua dalla precedente)
    Riguardo al calcio, la plebe ha sempre "sbafato" ciò che gli viene propinato.
    Io ho eliminato la TV. La radio la ascolto solo per avere la riprova che è li per rincoglionire quelli che non sono stati rincoglioniti dalla TV.
    Fate figli! LA DEMOGRAFIA E' IL VERO PROBLEMA!!!! TUTTO IL RESTO SONO STRONZATE!!!
    Per i neo padri: non aspettatevi medaglie! Sarete come i fagiani il giorno dell'apertura della caccia. Avvocati, giudici, poliziotti, psicologi, USSL ecc. vi aspettano a braccia aperte! Essere papà oggi è il più grande crimine in Europa!
    Per le neo mamme: smettetela di rompere troppo le palle e tenete la barra dritta: tira aria di uragano e voi sarete le prime ad essere buttate "a mare"! Nonostante quello che le riviste, i "radical chic", i "liberals" vi propinano! Siete voi (donne) il vero bersaglio di quest'orgia di distruzione! Perchè voi (donne) possedete l'inestimabile dono della vita!!! Sempre per le donne: gli uomini (quei pochi rimasti) sono uomini! E non polli da spennare. Senno' fatevi scopare da un pollo!
    Bell'articolo Alceste.
    In alto i cuori e che vadano a fare in culo!
    PS: leggendo "Nelle tempeste d'acciaio" di Ernst Junger ho focalizzato che alla fine siamo necessari solo nella nostra capacità di resistere e di sopravvivere!
    E di fare figli! La differenza tra te (Alceste) e il tuo aiutante tunisino sta solo nel fatto che lui, quando torna a casa, ha uno straccio di famiglia ad accoglierlo. Ha dei figli! Il suo vantaggio su di te (su di me) è incalcolabile! Da qui ai prossimi 20 anni ha vinto lui! Se non muoviamo le chiappe (ops, i genitali ed il cervello, senza invertirli) ad ultra-velocità!
    Un caro saluto.
    Anonimo di nome R

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  11. Mi può capitare, anche spesso, di non essere d'accordo con le opinioni dell'autore, ma è sempre un piacere leggere i suoi post ricchi di spunti di riflessione.

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  12. Fare figli è bello, ma i figli li devi legare al letto e frustare, almeno quelli italiani ... io frusto e frusto, ma si ottiene pochino.
    I figli del kossovaro presto gli daranno la paga ... sempre così è stato ... i figli degli Italiani in America alla seconda generazione già sbarellavano ...

    Alessandro, non devi essere d'accordo con me ora, ma fra dieci anni.

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  13. A proposito di figli: stasera il caso ha voluto che rivedessi il film di Nanni Loy "Il padre di famiglia". 1967. C'è già tutto: la contestazione, il declino della monarchia e della gerarchia militare, lo scontro coi genitori, i figli invadenti e senza disciplina (metodo Montessori!), la moglie che lavora e non può seguire la prole (e se la segue si prende un esaurimento nervoso), l'amante, la scelta giusta (non avere figli!) e così via.
    Alla fine Nino Manfredi non sa più chi è, né fedifrago né cornuto né padre di famiglia: un consumatore, insomma, intercambiabile. A questo l'ha portato la colonizzazione culturale. Il film ha 51 anni, da allora molta strada è stata fatta ...

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  14. Il declino di ogni gerarchia e' stato deleterio e lo sara' per le nuove generazioni. Illumimante l'articolo di Blondet 'Perché siamo cosi' furbi... ' sull'uso di droghe (e social media che sono la stessa cosa) tra gli italiani oggi: piu' che nel resto d'Europa e non piu' per valvola di sfogo dall'oppressione sociale ma per la troppa liberta'. Far parte del branco (dato che manca qualsiasi altro punto di riferimento gerarchico, il branco sostituisce la famiglia e la societa'), la noia e il vuoto tra le giustificazioni.

    Oggi a fare figli ancora ci si riesce abbastanza quanto a fertilita', e' il crescerli come si deve e si dovrebbe che richiede uno sforzo titanico perché ormai si ha tutti contro, istituzioni tutte (scuola, medici, tribunali...), luoghi di lavoro, media tutti che instillano il culto della dissoluzione folle, schemi di gruppo degli adoloscenti che richiedono di omologarsi nelle pratiche piu' becere e autodistruttive, nessun esempio virtuoso da seguire, nessuna regola condivisa, nessun codice morale ecc. Che poi crescerli in un certo modo e' il senso di farli, quello di dare continuita' a qualcosa (la famiglia, la tradizione, la comunita'), altrimenti, se nulla deve essere, fare figli che poi affogano nel nulla o ne divengono i fautori diventa un problema quasi piu' grande del non farli.
    Ci siamo giocati il senso della comunita' virtuosa (e prima anche quello della famiglia) e della solidarieta' vera, insieme al fare figli va ricostruito anche quello. Un compito titanico ma l'unica cosa che mi sembra abbia senso in questo momento, se non si vuole cedere alla rapida dissoluzione nel nulla.
    I bianchi sono sotto attacco, l'Italia e' particolarmente sotto attacco, il popolo, i bambini e la natura, chissa' se dovra' essere la miccia per il totalitarismo da estendere in tutta Europa e poi oltre. Sicuramente e' in atto un cambio di paradigma totalizzante che non promette nulla di buono.
    Ise

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  15. Nanni Loi: un genio! Pero' proprio in poltrona e col telecomando in mano che la morte non mi colga! Arrivati qui, indietro non si torna: guardare avanti quindi come i nostri avi andavano all'assalto della trincea nemica! Baionetta in canna e bombe a mano in cintura! Per una differenza di 7 euri su 70 (costo dei telai Ducati prodotti in italia da un'azienda storica subfornitrice) la VWagen ha passato la commessa ad una ditta di Taiwan! 7 euri!!! L'azienda italiana e' fallita! Denatalita'piu' esodo dei giovani e Deindustrializzazione piu'svendita estera delle aziende italiane sono le due facce della stessa medaglia, ovvero dello stesso cancro! Reagire senza porsi troppi se e ma e' d'obbligo. Qualcosa succedera'!
    L'olio e' venuto buono?
    Anonimo R

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  16. Ovviamente, carissimo R, quelle parole non sono mie ( essendo un misero analfabeta funzionale al sistema) ma ricevere un suo apprezzamento è per me motivo di grande soddisfazione come avere avuto una laurea honoris causa alla normale di pisa ...

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    1. ... ah ah ah, caro Giuseppe, non mi prenda per i fondelli in modo cosi' elegante da parer vero!
      Un divertito saluto.
      R

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  17. Se c’è stata una colpa, credo,
    dico di noi fuscelli,
    è stata l’ignoranza. Il non potere,
    il non voler capire. Trascinati
    da un vento troppo forte, e ogni domanda
    era domanda d’ansia: ci bastava
    un urlo di risposta, un po’ di caldo.
    Non solo allora, sempre, chi ne è uscito:
    l’abitudine
    a chinare la testa, o a rialzarla
    solo in un moto d’ira rovinoso. Ma voi, adesso,
    siete molto diversi? Te lo chiedo
    davvero, te lo chiedo
    sapendo già che non potrai rispondere,
    che non vorrai rispondere temendo
    di sbagliare, o di ferirmi
    ancora. Ma è questa
    l’unica nostra speranza, brucia e insiste
    qui, sotto neve e fango, sola brace.
    Altri capirono, forse, non noi: colpa e condanna,
    ecco l’eredità. Questa manciata
    di terra magra e povera, un passato
    di fumo. Raccoglietelo nel palmo di una mano,
    fate fiorire qualcosa di non guasto,
    se può crescere ancora. Diffidate
    d’ogni risposta. Con fiducia e sospetto
    riscattateci. Capite anche per noi, se lo potete.

    Fabio Pusterla, Le terre emerse

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  18. Si fiutava il rifiuto prima ancora di vederlo
    senza coscienza il no saliva dai giorni, dalla pelle,
    dalle braci di qualche camino o fumo di stoppie.

    Erano sassi scagliati lontano, prime file occupate
    d’anime sempre bennate, cari saluti al dottore
    al farmacista all’ingegnere, e tu bifolco
    qui cosa fai vai almeno in fondo e cerca di
    capire quel che puoi, lavati le mani, taci.
    Più tardi: un progetto di mai più. Che mai più
    quella cosa, quel posto degradante,
    l’altalena di falsi sorrisi e sberle doppie
    o triple, pasticche di fluoro annegate nel calamaio,
    odore di colla e silenzi
    già incisi nel legno di qualche vecchio banco
    o traversine della ferrovia, dogane.
    Ùipiamech! Ùipiamech!
    E un sogno, anche. Di un luogo diverso,
    d’apertura e riscatto, uguaglianza; un controcanto
    di coraggio e sapere, per tutti. Indipendentemente da:
    per tutti, e tra i tutti, prima, per gli ultimi. Senza medie
    cianògene, aritmetiche o anagrafiche: la pura
    responsabilità dello sguardo
    fermo, che prova a cogliere qualcosa,
    rischia e incoraggia, non giudica.
    Avvìa.

    Ah, gli amici persi per strada,
    l’impiccato il caduto lo stremato dal viaggio,
    gli amici che capivano al volo, senza parlare,
    quel sogno. Che si alzavano in volo nel mondo,
    quasi ogni giorno, guidando. E adesso, dici, rimane
    poco? O siamo noi dei rimasti? Un inganno? Chissà.
    Ma nella tasca o nell’armadio, negli anfratti
    degli anni, a riemergere imprevisto ci sarà
    qualche immagine o traccia, dei nomi, un elenco
    di mondi e di volti, mille e mille studenti passati
    di qui, e magari un biglietto, uno solo: «Di tutto,
    grazie, signor maestro. Di tutto tutto e ciao».
    Un elenco, sì. Una mappa di voli.
    Non uno stato d’anime, piuttosto
    un registro di menti in cammino, una gioiosa
    somma di possibilità.

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  19. per Ise...

    Quello che si può fare
    è preservare i luoghi inaccessibili. Costoni
    impervi striati di ghiaccio,
    rive non accostabili, gole.
    Tracce di vita animale che ci sfugge.
    Proteggere il silenzio con parole
    minime, rispettose, memorabili.

    Fabio Pusterla (Mendrisio, 1957) da Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010)

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    1. Molto belle le parole di Fabio Pusterla, anche quelle che hai riportato sopra.
      Riscattare, preservare i luoghi inaccessibili, va fatto anche se bisogna remare contro corrente, chissa' se si riesce a far tutto a questo giro di giostra. Bisogna anche passare il testimone e renderci inaccessibili pure noi, a cio' che ci fa dimenticare qual'e' il nostro compito.
      Ise

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  20. Ho smesso di tifare nel 1989,quando si decise di portare a 3 gli stranieri per ogni squadra.Non fu facile, perchè all'epoca non tifare significava solitudine e la fuoriuscita dalle cumpe tutte incentrate sugli scontri tra opposte tifoserie. Passai anni solo,senza amici e l'unica cosa che riuscivo a fare era andare in giro sugli autobus per far passare il tempo.Ero un ragazzino che si stava chiudendo in un cantuccio e ci rimasi tanto,forse ancora oggi.Sognavo un grande amore e di costruirmi una famiglia,ma purtroppo abbracciai le idee progressiste di sinistra,le correnti new age che rasero al suolo quei naturali desideri di amori quieti e costruttivi,e divenni uno sradicato,un caotico incapace di lasciarsi andare,un potenziale esserino del futuro.Devo perdonarmi adesso,accettare che sono stato indottrinato e che non ho saputo capire.In fondo ero solo con la mia licenza media contro un nemico invisibile e potente,senza una guida se non quell'autista sul bus a cui non bisognava rivolgere parola.

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    1. Per Anonimo. Mi permetto di rispondere al tuo post sensibile e bello, senza voler farmi passare per "la rubrica dei cuori infranti". Tu non hai nessuna colpa. Il nemico e' potentissimo e invisibile e noi tutti ingenui ed idealisti come e' gi natutale esserlo nei verdi anni. Ma anche il nemico e' "a termime". Neanche io ho colpa per i miei errori che furono e sono colossali! Pero' qualcosa, forse, abbiamo capito. Bene. Guardando avanti c'e' tantissimo da fare! E' tutto da rifare! Quindi (dico a me stesso): spalle a coppo e avanti! La vita nom e' mai stata semplice e probabilmente "ci sara' da ballare" come nel bel tempo feroce che fu!
      Ad majora!
      Anonimo R

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  21. THE DARK SIDE OF THE (AFRICAN) MOON (titolo di operetta morale da tre palle e un soldo)

    https://youtu.be/0y06KllnJ0g
    COME LA FRANCIA SCHIAVIZZA L'AFRICA CON IL FRANCO CFA...

    Mi permetto di segnalare questo video imperdibile su youtube. (Anche da Blondet, e ti pareva)
    Poi provate a sostituire
    -Africa con Italia;
    -Francia con Unione Europea;
    -Franco CFA con Euro.
    E otterrete il bel quadretto nostrano, non molto diverso da quello africano.
    Che alla fin fine siamo molto piu' africani di quanto immaginiamo?
    Fino a che non si comprende la questione monetaria non si puo' capire niente di niente. L'Italia di oggi, nei fondamentali economici, non e' molto diversa dall'Africa di oggi.
    Gheddafi insegna. Sankara & Co. insegnano. Idem nel secolo scorso in Europa: piu' di qualcuno fece una orrenda fine quando tocco' la moneta. E se l'Italia "fanculizzasse" sovranamente l'Euro? Ovvero ribadisse la sua Regale Sovranita', rigettando questa moneta quantomeno "assimmetrica"? Perche' tutti gli odierni proclami sovranisti sono fuffa se non si riprende il totale controllo della moneta, ovvero "della madre bagascia e megera" di tutte le truffe, miserie, tragedie, inganni, genocidi, carestie ecc.!
    Facendo ben attenzione che chi tocca la moneta, da subito e d'ufficio diventa fascista o nazista. Poi magari iniziano anche a volare le bombe di liberazione.
    Cento sfumature di fascista: tocca il "copeco" e poi muori fascista anche se non lo sei (variazione sul tema di: "vedi Napule e poi mmuori")...
    Quindi?
    Si accettano scommesse! Nel frattempo la Isoardi piange (via social) l'amor perduto. Noi partecipanti, col cor infranto e memori dei nostri naufragi d'amor, chiaggnam...
    Buonanotte amor mio decaduto.
    Anonimo R

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  22. Dis-tanze: verste, miglia…
    Ci hanno dis-trutti, dis-tanziati
    perché non facessimo rumore
    nei due diversi estremi della terra.
    .
    Dis-tanze: verste, lontananze…
    Ci hanno scollati, dissaldati
    e due mani hanno allungato, crocifiggendo,
    e non sapevano che questa è una lega
    .
    di ispirazioni e tendini …
    non ci hanno resi nemici – ma dis-persi,
    ci hanno fatti a strati …
    una parete e un fossato.
    Ci hanno separati, come aquile-
    .
    cospiratori: verste, lontananze …
    Non ci hanno separati – ci hanno sparsi.
    Lungo i tuguri delle latitudini terrestri
    ci hanno scaraventati come orfani.
    .
    Quale ormai ma quale marzo?!
    Ci hanno frantumati – come un mazzo di carte!
    24 marzo 1925
    Nostalgia della patria! Da tempo
    smascherata seccatura!
    Mi è completamente indifferente
    dove essere completamente
    .
    sola, per quali sassi a casa
    trascinarmi con la borsa della spesa
    in una casa che nemmeno sa che è mia
    come un ospedale o una caserma.
    .
    Per me fa lo stesso tra quali
    persone rizzare il pelo come un leone
    prigioniero, da quale ambiente umano
    essere sloggiata – immancabilmente –
    .
    verso me stessa, nell’individualità dei sentimenti.
    Come un orso della Kamciatka senza lastra di ghiaccio
    dove non acclimatarmi (e non mi sforzo!),
    dove umiliarmi – per me fa lo stesso.
    .
    Non mi farò illudere nemmeno dalla lingua
    materna, dal suo latteo richiamo.
    Mi è indifferente in quale lingua
    non essere compresa da chi incontro!
    .
    (da un lettore, di tonnellate di giornali
    divoratore, mungitore di pettegolezzi …)
    Lui – è del ventesimo secolo,
    mentre io arrivo ad ogni secolo!
    .
    Stordita, come una trave
    che è rimasta da un viale,
    per me sono tutti uguali, per me tutto è uguale
    e, forse, più uguale di tutto
    .
    quello che era nativo – più di tutto
    da me tutti i segni, tutti i marchi,
    tutte le date – sono stati cancellati con un colpo di mano:
    l’anima, nata da qualche parte.
    .
    Il mio paese non mi ha protetta così
    che la più penetrante spia
    lungo tutta l’anima – tutta di traverso!
    non troverà un neo!
    .
    Qualsiasi cosa mi è estranea, ogni tempo è per me vuoto,
    tutto è la stessa cosa e tutto è uguale.
    Ma se lungo la strada un arbusto
    si alza, soprattutto – un sorbo …
    .
    Marina Ivanovna Cvetaeva (1934)

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  23. Vivo in Padania da 50 anni (straniero in terra straniera!) ma ho sempre consumato olio di Vetralla, dove una mia vecchia zia possiede un piccolo uliveto e vende il prodotto ad un frantoio locale. C'è forse anche il tuo? L'olio della Tuscia è incomparabile!
    Saluti da Hermannus Contractus

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  24. Per anonimo R.

    Ti ringrazio per le tue parole.
    Rileggendo il mio post sembro un Leopardi con il cuore spezzato(senza la sua enorme poetica e cultura naturalmente).Vorrei specificare che l'indottrinamento a cui sono stato posto, da solo non basta per desertificare,diciamo che nel mio caso ha trovato terreno fertile,debolezze mie che ben si sono incastrate all'ideologia polcor che debuttava nella società italiana.Questo lo dico perchè dare colpe come se fossi stato uno spettatore inerme non può spiegare il tutto.Sono d'accordo con te,mettiamoci a lavoro (nel nostro orticello?) e vediamo se riusciamo a seminare anche un piccolo seme oltre al nostro recinto,anche solo l'esempio può andare bene messi come siamo.
    L'essere umano è un animale sociale,e questa attitudine è dura da debellare(non impossibile come si può veder oggi)però chiunque voglia desertificarci dovrà fare i conti con questa caratteristica che è ben radicata ed è fondamentale più dell'intelligenza e di altre virtù,almeno fino a quando nasceremo da una donna e all'interno di una famiglia dove si sperimenta fin dai primi giorni la socialità.
    Grazie ad Alceste che ci dà la possibiltà di raccontare la nostra misantropia e di andare oltre la stessa.
    Anonimo C

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  25. Anonimo C

    Dura debellare la socialità, come tu dici, ma non impossibile nel medio termine.
    Finché durerà la memoria dureremo noi.

    Hermannus

    Sono in zona Cimina/Teverina più in zona Cassia, ma l'olio è lo stesso, uno dei migliori d'Italia.

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  26. Mi piaceva di più quando pubblicava su Pauper Class.
    Ora i suoi scritti mi incupiscono, ma mi piacciono ugualmente. Ho visto lei, il siriano e l'omino del frantoio
    come in un film.
    Le auguro che i suoi discendenti (se li ha) continuino il lavoro della terra, anche perché cemento e asfalto avanzano...

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  27. I miei discendenti e collaterali non sanno coltivare nemmeno il basilico sul balcone.

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Siate gentili ...