Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

11 settembre 2018

Un serraglio di disperati (Biathanatos)


Roma, 11 settembre 2018

Queste frammentarie bagatelle per un massacro non vanno prese troppo sul serio.
Non le ho nemmeno rilette. 
Sono convinto di esse, però.

La Natura Universale vuole espandersi e riprodursi; una infinitesima parte di sé stessa si plasma come DNA ancestrale in una pozza primordiale; epoche di inconcepibile durata generano, per miracolo, l’uomo.
Anche l’uomo partecipa a tale moto immane di riproduzione: per assecondarlo dimentica l'origine dell'indifferenziato e crea la società.

L’essere umano cerca di sfuggire all'orrore dell'origine; per far ciò egli sublima continuamente in tribù, comunità, polis, popolo. In fondo la favola umana non è che il tentativo, uno fra i miliardi di tentativi, per cui la vita umana, accidente della Natura, cerca di affrancarsi da essa, cioè dal Nulla.

L’esistenza umana è un caso particolare della Natura; il Nulla è assoluto.
Esistenza umana e Nulla non sono, quindi, poli di eguale dignità.
L’esistenza umana, riflessa negli innumerevoli esempi di civiltà, è il miracolo: un’eccezione al Nulla.
Tutto venne detto in quelle righe di Anassimandro: “Principio degli esseri è l’infinito [άπειρον]. Da dove infatti gli esseri hanno origine ivi hanno anche la distruzione secondo Necessità poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”.

Una interpretazione materialistica del brano, uno dei pochi fondamentali per la storia dell’Occidente, non cambia di un micolo la dannazione. Giuseppe Semerano scrive ne L’infinito. Un equivoco millenario, a proposito del frammento di Anassimandro: “L’ άπειρον dal quale nascono e al quale ritornano gli esseri … come nella sentenza biblica … una lunga serie di testimonianze avrebbe potuto da tempo porre fine alle millenarie dissertazioni che hanno banalizzato e offuscato l’originario valore della voce άπειρον … l’attraenza rapinosa di codesto infinito ha indotto a deviare dalla remota realtà lessicale che riconduce άπειρον a denotare la sostanza materiale costitutiva dell’universo: la sottile polvere della terra non ancora organizzata e strutturata in γη (terra) … eperum, eprum …”.

La dignità e la grandezza dell’umanità sono quantificate dalla distanza che l’uomo stesso ha posto nei confronti del Nulla inteso come Natura Universale, come Indifferenziato. Nulla = Non-Umano, Indifferenziato, Pozza Protozoica, Caos.

Simplicio, commentando il passo di Anassimandro, chiama il principio “natura infinita”. La natura infinita è l’indifferenziato, ciò che non ha forma, la distruzione della forma. Essa ci ha dato vita, essa ci reclama; essa ha forgiato l’uomo, ma, entro l’uomo, quel richiamo è sempre stato abbacinante; per questo egli creò l’arte: per sfuggire a quel richiamo.

Ciò che mi ha sempre sorpreso in alcune biografie letterarie è l’incongruità fra la grandezza della visione metafisica e la meschinità della biografia: Emily Brönte, Leopardi, Shakespeare, Emily Dickinson, Lovecraft.

H. P. Lovecraft, geniale nichilista nonché mediocre e sovrabbondante prosatore, da Providence, Rhode Island, ebbe immediata contezza del Nulla e del Caos; lo simbolizzò nella figura di una deità al contrario, Azathoth: “[Robert Blake] pensò alle antiche leggende del Caos Primigenio, al cui centro brancica goffamente, cieco e idiota, il dio Azathoth, Signore di tutte le cose, circondato dalla sua inetta schiera di danzatori ottusi e amorfi e cullato dal sottile, monotono lamento d’un flauto demoniaco stratto da mani mostruose”.

Freud e il principio di morte; Schopenhauer e la Volontà; Nietzsche; Huysmans e La bas. L’intera tradizione religiosa cristiana sulla “perdizione” … Perdizione … e cosa significa se non l’orrore di perdersi … l’intera costruzione morale fu edificata per trattenersi, per guardare altro, per non fissare l’abisso, i mostri …
Tutti alludono alla medesima realtà, al baratro da cui siamo strisciati, che alberga in noi e che aspetta di ghermirci di nuovo. La civiltà, persino il nostro encefalo si concretò, cellula dopo cellula, per dimenticare: per vivere.
L’arte rappresenta il massimo sforzo per dimenticare, sublimare, rendere tollerabile. A questo allude Nietzsche nella sua giovanile e insuperata ricognizione del pensiero greco ancestrale (insuperata anche dal pensiero successivo): all’abisso. Lo spettatore, nella tragedia, ritorna al primordiale, all’Uno che ci ha forgiati, a ciò che fummo; la verità dilania la nostra psicologia: tale rivelazione silenica, dolorosissima, eppure piacevole poiché libera temporaneamente dalle dande del quotidiano e della legge, ha la propria ricompensa: la forma del bello. Il bello ci riconcilia con la vita e permette di continuare nonostante i fatali ammonimenti: “Meglio per te, Uomo, non essere mai nato!”.

Per tale motivo il bello è vita, poiché consente la vita. Eliminare il bello equivale al suicidio. Solo la letargia e le distrazioni volgarissime possono arginare l’ansia del suicidio.
Huysmans, estenuato dal gioco vuoto dell’estetismo fine a sé stesso, si puntò una  rivoltella alla tempia; poco prima della detonazione decise di gettarsi ai piedi della Croce. Entrambe le soluzioni hanno eguale dignità.

Nonostante le chiacchiere sulla volontà di potenza e sulla selvaggia “bestia bionda”, la vecchia Testa Matta, come la chiama Ernst Jünger, è costretta all’ovile: “C’è un solo mondo, ed è falso, contraddittorio, corruttore, senza senso … un mondo così fatto è il vero mondo … noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere … la vita deve ispirare fiducia: il compito così posto è immenso. Per assolverlo, l’uomo dev’essere per natura un mentitore, dev’essere prima di ogni altra cosa un artista … metafisica, morale, religione, scienza, sono nient’altro creature della sua volontà d’arte”. L’artista accetta il problematico e il terribile [leggi: il Nulla] e crea il bello, la pienezza di un popolo, di un individuo si sfogano in tale unica giustificazione …

Lo stesso Nietzsche, alludendo alla menzogna dell’arte, la chiamerà “verità”. In tal senso si comprende a pieno la poetica equivalenza di John Keats sulla menzogna della bellezza quale verità.
L’urna greca o l’usignolo di Keats sono il mirabile inganno sotto cui si intravede l’eternità, il balsamo che ci rende sopportabile il Nulla.

Si poter, bere e inosservato lasciare il mondo
per svanire, infine, con te, nelle foreste oscure:
sparire, lontano, dissolvermi, e dimenticare poi
ciò che tu, tra le foglie, non hai mai conosciuto:
la stanchezza, la malattia, l'ansia
degli uomini, qui, che si sentono soffrire,
qui, dove il tremito scuote gli ultimi, scarsi capelli grigi,
dove la gioventù impallidisce, si consuma e simile a un fantasma muore,
dove il pensare stesso è riempirsi di dolore,
e la disperazione regna, dalle ciglia di piombo,
dove la bellezza vede spenta la luce dei suoi occhi
e l'amore nuovo non riesce a piangerla oltre il domani.

Giacomo Leopardi, Frammento sul suicidio: “Poiché … la felicità che la Natura ci ha destinata, e le vie d’ottenerla sono sempre immutate a che fine ci condurrà l’averle abbandonate [passioni e illusioni antiche] che cosa dimostrano tante morti volontarie se nonché gli uomini sono stanchi e disperati di questa esistenza? … o la immaginazione ornerà in vigore, e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza in una vita energica e mobile, e la vita tornerà ad esser cosa viva e non morta, e la grandezza e la bellezza delle cose torneranno a prere una sostanza e la religione riacquisterà il suo credito; o questo mondo diverrà un serraglio di disperati, e forse anche un deserto”.

Vi è da dire che esistono diverse forme di suicidio. Il suicidio che descrivo alla fine de L’apocalisse in poltrona ha le dimensioni di un olocausto universale i cui toni virano nel grottesco della barzelletta metafisica.

La dignità e la grandezza dell’Italia consistono nel corpus mistico (una mistica trincea, un vallo plurimillenario) che tale civiltà ha frapposto fra sé e l’Indifferenziato. Per tale motivo deve venerarsi il passato e ciò che resiste al tempo volgare. Per tale motivo le querce, il sole, i metalli nobili erano avvertiti quale baluardo alla disfatta del tempo e, perciò, considerati “belli” e “sacri” e al centro di una liturgia artistica complessa, sostanzialmente religiosa.

La liturgia, la forma, la disciplina, la perseveranza, la tradizione, il bello reso attraverso lo studio minuzioso del passato: tutto questo ha valore di feticcio apotropaico. Ogni manifestazione umana che sublimi in arte ricaccia il richiamo ancestrale del Nulla, il gorgo della Natura Infinita, della notte eterna. Questo il valore dell’apollineo contro lo scatenamento puro del dionisiaco; e il valore del dionisiaco che mina internamente, con fare fecondo, la fissità glaciale dell’apollineo.

Dobbiamo abituarci a questo: molti nomi alludono alla stessa realtà. Di qui l’inganno del multiforme. Sì, il mondo muta vorticosamente sotto i nostri occhi, in una complessità stupefacente, ma tale complessità, che ci turba, non è che il risultato di stratificazioni, superfetazioni e chiacchiere da biblioteca.
52/28! urla qualcuno; no, 26/14, ribatte l’altro;macosa dite? È, inevitabilmente, scinetificamente, 1,857! 104/56 rilancia un fesso dalle retrovie. Eresiarca, si sgola quello in tribuna, è 13/7!

II nemico, o Arcinemico, ha, infatti, molti nomi: Nulla, Caos, demonio, amoralità, asessualità, mediocrità, dissoluzione, edonismo assoluto, utilitarismo. La lotta fra uomo e Nulla accompagna la nostra favola da sempre: sfuggire all’abisso, resistere all’abisso, costruire la santa menzogna contro l’abisso (letteratura, amore, totem, spirito qualunque cosa vogliate). Ma l’abisso chiama. E molti lo anelano. Il diavolo, l’abisso, la dissoluzione, l’indifferenziato vengono evocati da ciò che oggi chiamano democrazia libertà progresso.
Tale dissoluzione è, forse, voluta; per il dominio.

Ma c’è un retro pensiero. Tale ansia di livellamento, tale neufeudalesimo da 1% è sì desiderato da ciò che, con termine generico, amiamo chiamare Èlite: ma non sarà tale Èlite, a sua volta, una vittima della Natura che, nel suo cieco svolgersi, si sta liberando dell’uomo? Non sarà la Storia di questi ultimi secoli uno snodo necessario dell’immane processo? Il progresso, la tecnica, la liberazione dal buio medioevale di cui cianciano liberali, illuministi e illuminati non sono, forse, i sintomi dello spegnersi di uno degli innumeri (e neanche dei maggiori) diverticoli della Totalità, l’Uomo?
L’ansia del dissolvimento è inconsciamente perseguita dall’Èlite poiché storicamente (e qui per Storia si intende la storia della vita: quattro miliardi di anni) abbiamo concluso la nostra favola?
Noi stiamo vivendo, perciò, lo spegnersi dell’umano. Le vicende attuali riflettono lo spegnersi dell’umano, sempre più veloce. L’umano si spegne prima poiché è più complesso. L’Italia e la Grecia si spengono prima poiché sono le civiltà umane più complesse. La voglia di distruggere la civiltà (Mesopotamia, Egitto et cetera) non è che tale eliminazione del complesso a favore del meno complesso (l’Utopia dell’Indifferenziato, Orwell, Zamjatin): e tutto è l’inizio della scomparsa della vita umana. Noi viviamo i prodromi di tale lungo declino e di tale lunghissimo disfacimento e li interpretiamo a livello storico. In quanti secoli di estinguerà l’uomo? Una parabola naturale, sempre più accelerantesi come in tutte le seconde metà della parabola: la interpretiamo come sciagura solo perché non inquadriamo tutto a livello cosmico. Leopardi, Lovecraft, Eraclito. Regressione civile, devoluzione, annientamento; la Natura segue altre strade; umanità inutile. Vita terrestre inutile. Dissolvimento. Whimper.

Durante il dispiegarsi di tale infinitesima possibilità, l’uomo, un essere inconcepibile quattro miliardi di anni fa, ha concepito, per la propria stessa sopravvivenza, la Sfinge di Gizah.

Sono occorsi quattro miliardi di anni per concepire la Sfinge di Gizah e pochi secoli per rinunciarvi.

Si può affermare, sulla scorta di Giacomo Leopardi, che, più avanza la ragione e l’autocoscienza liberando gradatamente il campo dalle illusioni e dalla morale, più l’uomo cerca di edificare, disperatamente, il bello. Alla filosofia che tutto, concettualmente, contiene - la filosofia greca dei presocratici - segue, furiosamente, in un ansimo di angoscia, la creazione del bello classico quale ancora di salvezza.
E oggi? Incapaci del bello, non possiamo che attendere la fine.

L’infinitesima possibilità, l’Uomo, ha esaurito il proprio compito (ammesso che vi sia mai stato un fine). Eraclito sentenziò, inappellabile: “L’aion [il tempo universale] è un bambino che gioca con le tessere della scacchiera: di un fanciullo è il regno”.

Quand’ero ragazzino, in campagna, uno dei miei divertimenti consisteva nel creare dighe. Costruivo, con terra, ramaglie e sassetti, un impedimento nei canali di scolo della stradina in cui si abitava, lungo un breve discesa; qualche comare prima o poi avrebbe svuotato un secchio d’acqua sporca o una pentola o una piccola tina; il torrentello che seguiva s’incanalava, perciò, sino alla mia opera di bassa ingegneria; per pochi secondi, all’inizia, si gonfiava un laghetto, quindi il grosso dell’acqua, dopo qualche resistenza, sfondava l’infantile barriera proseguendo il corso impetuoso; ai lati, però, nel momento della resistenza, s’erano creati s’erano creati dei rivoli secondari. Erano questi ad affascinarmi veramente. Li seguivo con curiosità assorta: essi lottavano, disperatamente: contro il terreno che cercava di assorbirli, contro la calura, gli insetti che strisciavano, i ciottoli più minuti: il loro andare, imprevedibile per lo spettatore, ma spietatamente condotto dalle leggi fisiche, si faceva sempre più lento, sino a esaurirsi; rimaneva, allora, solo diverticolo umido, scuro sulla terra calcinata, testimonianza estrema della volontà di sopravvivere nel breve cerchio di luce dell’esistenza. La traccia, poi, scompariva; dopo pochi minuti quel disegno, incomprensibile eppure necessario, ricapitolava ogni sfumatura sino a disapparire, del tutto. Ciò che era stato non era più e nessuno, a parte me, poteva testimoniare quell’ansimo. Il mondo, intanto, continuava, perfettamente indifferente a quella trascurabile sorte: senza testimoni il più grandioso dei mondi è una favola vana.

Giacomo Leopardi, Zibaldone, P3031: “E insomma si può dire che gli antichi vivendo non temevano il morire, e i moderni non vivendo, lo temono; e quanto più la vita è simile alla morte, tanto più la morte sia temuta e fuggita, quasi ce  ne spaventasse quella continua immagine che nella vita medesima ne abbiamo e contempliamo, e quegli effetti, anzi quella parte, che pur vivendo ne sperimentiamo”.

Vi è la morte antica, benigna, che vede lo spegnersi di un individuo in una civiltà strutturata apparentemente per l’eterno. Morire nella famiglia che si suppone istituzione sacra e imperitura, morire sotto le benedizioni di una credenza altrettale, morire guardando alberi sole vento, manifestazioni immortali di un panorama immutabile: questo non è nemmeno morire, è il necessario spegnersi di un’individualità consapevole di essere soppiantata da fratelli e simili. Si lasciava dietro qualcosa, un’impronta, un patrimonio, un interesse, dei figli.

La morte moderna fa paura poiché, distrutte le illusioni e il breve cerchio di credenze e sfumature e colori sempiterni ch’esse hanno illuminato, nulla rimane. L’uomo d’oggi è atterrito. Morire equivale a obliterare l’unica cosa di cui ancora gode: il breve tramestio quotidiano. La vita si è ridotta a pochissimo, tanto che, spesso, ci si domanda, cessato il frastuono che copra la verità, perché si viva davvero: tranciare il filo a quel “pochissimo”, in questo consiste la massima angoscia.

La morte, signora spaventosa: si è soli, completamente. Lasciare il trapestio insignificante della quotidianità per l’annientamento che si sa sicuro e definitivo; e non lasciare alcunché dietro di noi, poiché la vita s’è ridotta a una serie di cucchiaini da caffè: questo il destino terribile. La morte fisica atterrisce poiché nella vita si è insinuata un altro tipo di morte: non quella fisica, ma quella spirituale, la pozza protozoica che tutto dissolve. Essere nulla in vita, illuderci d’essere qualcosa ricorrendo ai trucchi d’un quotidiano sciocco e trito: attaccarci a tale tritume come se fosse vita. Morendo, oggi, rimpiangiamo solo un vile inganno. In realtà siamo morti da tempo. I morti in vita, prefigurati da Eliot, e confermati dalla pletora di telefilm sugli zombi, sono profezie inequivocabili.

La morte-in-vita consiste nel dissolvimento della civiltà, in tal caso la nostra civiltà. Rinunciare a ciò che si è stati equivale a gettarsi nell’indifferenziato del caos primigenio, come spazzatura. Incapaci di trattenere un senso, inventiamo perciò, questi trucchi edonisti per confermare il battito del polso spirituale; ma siamo morti. L’essere umano, però, non può ammettere a sé stesso d’esser già un cumulo di rifiuti: crede che quei trucchi siano la vita, vi si attacca con una tenacia ridicola, e, al solo pensiero di separarsene, o forse perché sospetta la verità, è preda di un’angoscia interminabile.

Un uomo che applichi la logica alla propria esistenza non ha che il suicidio quale realizzazione.

Unica etica consentita: vivere come se le illusioni fossero ancora vere. Dimenticare il vero.

La strage delle illusioni comporta la morte interiore. Il successivo passo, per chi non ama la menzogna, è necessariamente il suicidio. Eppure qualcosa di potente e inconscio ancora trattiene: la droga, la pornografia, l’edonismo sono la via disperata per tenerci in vita, per donare alla vita ancora un puntello. Persino la pazzia è un rimedio alla verità ultima che ci chiama dall’abisso. La distrazione dalla verità che, anticamente, era compito delle illusioni, trova oggi sfogo nell’immorale sommo - meta dell’Arcinemico. Gli illuministi che ci hanno liberato dalla morale e dall’oppio dei popoli non possono che farneticare sulla strada dell’autodissoluzione. Sperano di sfuggire? Regneranno sulle macerie, prima di suicidarsi.

Il più memorabile suicidio della storia, secondo il Biathanatos di John Donne, avvenne sul Golgota. Quell’atto insensato, di un Ebreo qualunque, in una terra spoglia e brulla, sotto la dominazione di un popolo che comprese poco di un gesto che avrebbe superato e riassorbito la loro civilizzazione, ha consentito la sopravvivenza della storia occidentale per due millenni. In tal senso è condivisibile la metafora medioevale del Cristo come pellicano: così come il pellicano ferisce a sangue il proprio petto per nutrire i piccoli, così il Cristo si sacrificò sul Monte del Teschio. 

Dante scrive a proposito di Giovanni, l’apostolo ai piedi della Croce, sul Golgota: “Questo è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano, e Questi fue su la croce al grande officio eletto”.

Innumerevoli interpretazioni sono state date del katechon, ovvero di ciò che trattiene dalla rivelazione finale dell'Anticristo. L'Anticristo ha molti nomi, come sempre: dissoluzione, Nulla, male, peccato, informe , Satana, Azathoth, abisso, amoralità. 
Cosa trattiene? Poco, quasi nulla: pervertimenti, rumori di fondo, abitudini, quisquilie.
L'ebbrezza del precipitare, dello smembrarsi, del rinunciare all'unità vanta un fascino sulfureo, fatale, da fine della storia.
Quale balsamo, quale rimedio, allora?

54 commenti:

  1. Carmelo Bene, che ha percorso le vie logiche e illogiche del tuo pensiero, ha continuato a tingersi i capelli fino alla morte, che non è avvenuta per suicidio, essendo apparso egli alla Madonna.

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    1. In una storica disfida televisiva egli disse a un critico: “Io ho un volto antico, tu da cretino”. O qualcosa del genere.

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  2. E' affascinante vedere come i giudei (padroni) e i sinistronzi (loro camerieri) si impegnino con così tanta abnegazione per distruggere ogni più piccolo residuo di bellezza e di verità. Vogliono arrivare all'annientamento totale. Mi viene in mente una battaglia del film "Il signore degli anelli", quando si cerca di difendere l'ultima fortezza dagli eserciti del male formati dagli orchi ed altre orribili creature. Via via ci si ritira sempre di più all'interno a causa del numero spaventoso dei nemici. Rimane sempre più difficile difendere la posizione, ed è inevitabile arretrare di fronte all'avanzata del nemico sempre più numeroso.
    Stiamo perdendo. Il nemico ha comprato tutto e tutti. Anche la dignità. Cerchiamo di restare attaccati a scampoli di bellezza, stringendola come un bimbo stringe tra le mani un oggetto per la prima volta che quasi sembra non lo lascerà più. Tutto inutile. Ogni giorno vedo vincere le forze del male. Hanno corrotto tutto fin nei più remoti angoli. Siamo assediati. Saranno gli immigrati, sarà la burocrazia, saranno le tasse, sarà il gender, saranno i magistrati democratici, i vaccini, i froci (col culo degli altri magari) o quello che vi pare: siamo sotto assedio e perderemo. Siamo attaccati da ogni parte. Chi ci salverà? Sono ovunque i malvagi, si sono insediati dappertutto. Sono un cancro metastatico diffuso su tutta la terra e noi non abbiamo medicina, siamo disarmati.
    Quando l'ultima forma di bellezza sarà stata livellata al pari della merda che loro vogliono per noi allora agogneremo la morte, ma saremo troppo lobotomizzati per decidere e forse ci verrà gentilmente offerta un'eutanasia gratuita dai servi di regime (i padroni del vapore non si sporcano le mani certe cose le fanno fare ai sinistri).

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    1. Non posso che darti ragione. Dimmi, però: Bush, Gasparri e Chirac sono ebrei e di sinistra? Eppure ...

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  3. Perdonami ma perché questa menzogna? Chi la racconta a chi? E perché?

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    1. La morale è una menzogna, una costruzione: eppure necessaria perché serve la vita e rende colore alla vita.

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  4. Se si arriva davvero a sollevare l'ultimo velo, restano solo due strade: una pallottola nel cervello o un tuffo nell'inconcepibile fiume di parole di quel suicida ebreo.

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    1. Di Huysmans fu detto questo. Anche Verlaine cadde in tale dubbio.

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  5. Vivere, lavorare, amare, sognare ... non credo che resti altro. Da bambina mi dispiaceva molto di non essere nata poco prima della fine del mondo perché ero molto curiosa di sapere "come sarebbe andata a finire". Lo sono ancora, in parte. Non sono credente e quindi credo, con estremo dispiacere, all'annullamento totale delle facoltà mentali e spirituali. Il non sapere e il non rassegnarsi alla fine ha creato quelle numerose illusioni chiamate religioni cui, a 16 anni circa, ho smesso di credere. Noi siamo spettatori (e in parte attori) di un film di cui, a un certo punto, per motivi tecnici o per volontà del proiezionista (oggi soppiantato da una macchina), si interrompe la proiezione e quindi non sappiamo "come andrà a finire". Nel frattempo, però, cerchiamo di essere dei bravi attori nel nostro piccolo film ... non resta altro.

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  6. "Zombi,zombi,zombi,zombi ...."gridava alla platea ammutolita del m.costanzo sciò C.Bene!

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    1. E Costanzo rideva ... poi arrivò Sgarbi: capra capra capra ...

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  7. Letto in velocita' ma ho da ridire. Molto. Non ora pero'. Adesso segnalo un gustoso video su cosa sta facendo la BBC inglese nelle sue nuove serie televisive: Lancillotto, Regine, guerrieri medioevali piu' africani degli africani. Il bianco diventa nero, quel poco di verita' storica medioevale o antica europea tramandata diventa patrimonio di mr. Zulu'!
    Capito da dove parte il cancro? Capito che siamo noi gli intrusi qui in Europa? E voi che godete ascoltando i Rolling Stones o anche la "Zietta", che inglese non e' ma tanto fa parte della stessa genia. Che e' anche quella che vuole il cancro del multiculturalismo, dei vaccini al mercurio per tutti (se il mercurio e' mei vaccini allora fa bene di sicuro), che ha inventato la mai comprovata "teoria dell'evoluzione" o la sempre mai comprovata "teoria del big bang" o la fallace (perche' falsa) teoria della relativita', tanto per citare qualche bagatella per il massacro dei cervelli venduta come verita' e sparsa come letame nella corteccia celebrale delicata e incapace alla logica ferrea dell'europeo beota, soprattutto se colto. Buona visione.

    https://youtu.be/fSBx0pqTSL0
    WRITING EUROPEANS OUT OF THEIR OWN HISTORY
    Canale youtube di Mark Collett

    Anonimo di mome R

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    1. Il multiculturalismo, l’omofilia sono mezzi, solo questo.

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  8. Ecco un'altro insulto made in Londistan, che ben figurerebbe anche nello scritto "Generazioni scomparse", con annesso deragliamento in tema di digitale, oppure anche in quello rimosso dalla coscienza collettiva e riguardante il balletto maschiamente ignudo agli Uffizi, davanti alla Sacra Famiglia michelangiolesca. A Londra in una mostra su dipinti rinascimentali alla Royal Accademy of Arts e' d'obbligo la... parita' di genere... Se andate a Londra non vedrete una mostra di dipinti rinascimentali, ma una mostra di facce e kuli maschili e femminili rinascimentali tanto al kilo! La bellezza, la storia, la natura per belzebub non contano! Contano le facce e i kuli! Anzi, il numero kabalistico di facce e kuli, meglio sarebbe se neri pero'! Rilevo infatti che tale mostra non raggiunge appieno la parita' di genere declinatamente e crmowellianamente totale: dove lo mettiamo, per esempio, il gender, declinato nelle varie sfumature sessuali financo razziali e religiose?
    Peccato che Raffaello, Michelangelo ecc abbiano ritratto nessuna (che io ricordi) faccia e kulo neri o peggio ma... Alla prossima mostra d'arte rinascimentale europea suppongo vedranno la luce degli inediti Lotto, dei misteriosi Da Vinci, delle pale d'altare quattrocentesche con Gesu, Giuseppe e Marie nere e principesse, duchi e cavalieri neri, e diavoli bianki mai esposte. E ratti dei sodomiti e le tre grazie maschiamente discinte far la concorrenza alle tre noiosissime grazie femminili, tra l'altro ingiuriosamente e non paritariamente di marmo bianko, e sacre famiglie bigenitoriali negre con orrido bambin Gesu' pallido o viceversa, sempre nel rispetto della parita' proporzionale inversamente vettoriale ma guai se cromaticamente bianca o tendente al. Glisso sulla parita' di gender religioso...
    L'offensiva e' al suo massimo e alla bassezza, come c'era da aspettarselo, non c'e' limite. Atti eroici: inesistenti! Resistenza? Ma dove?
    Sempre piu' in basso, infame plebaglia da macello con il ditino alzato ma placida come una mandria placidamente e storicamente morta: tutti da Starbuks a guardare Starwars e a bere un fetido Starveleno!
    https://scenarieconomici.it/teste-quote/
    Anonimo di nome R

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    1. Hai ragione, che devo dirti? Sono solo mezzi onde perseguire un fine, però.

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  9. Tutte queste cose meravigluose che rilevi e che scrivi, come possono accontentarsi di essere definite illusioni? Perché l'uomo dovrebbe accontentarsi di difendere una favoletta a fronte poi di una verità informe e indifferenziata. C'è poi un problema: il discorso regge per gli inconsapevoli, ma chi intende e "sa" della favoletta in questione che può fare? Solo il suicidio può far seguito a tale supposta consapevolezza.

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    1. Giusto. Infatti Cristo diceva: beati i semplici e i puri di cuore perché loro è il Cielo. Noi, che sappiamo, siamo dannati. Andremo in Purgatorio?

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  10. "....quale balsamo, quale rimedio, allora?" premetto, parlo a titolo personale....cosa mi trattiene?
    La viltà e la paura di guardare in faccia quel nulla o forse la curiosità "vediamo sti fessi dove vogliono arrivare" cercando di scartavetrare ogni giorno un frammento di verità, assistere magari alla seconda metà della parabola, o forse il fascino del baratro....consapevole di star vivendo una stagione unica nella storia dell' umanità.
    Quale balsamo? Uno scritto di Alceste, da leggere e rileggere, bagatelle che ravvivono il pensiero, rianimano neuroni e scuotono emozioni.
    Quale rimedio? Il mio personale, oltre ad un bicchiere di buon rosso, ascolto Don Giovanni...il cenedese Da Ponte aveva capito tutto....l'opportunismo di Leporello, il pusillanime Don Ottavio, la savonarolesca Donna Elvira e il castigo o forse il nulla magistralmente rappresentato nel finale del secondo atto..."Ho già risolto" fa dire all'illuminista Don Giovanni...e la pax universalis illusoria della civiltà del progresso che rinvia la sua dissoluzione..."questo è il fin di chi fa mal/È de perfidi la morte/alla vita è sempre ugual"

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    1. Capire l’abisso è già un balsamo: lo diceva Leopardi, e pure Pascal.

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  11. Alceste tra i quadri del Bosch e i commenti c'e' da fare come i rabbini e dare delle testate al muro ,Non sia cosi' pessimista anche LA Germania e l'italia erano alla deriva poi soon arrivati quei fantastici 2 che per un pelo non vincevano ,lei che riesce con I suoi pezzi a far toccare l' inferno a chi LA legge si sentono I vapori a volte perfino lo zufolare del dragon dantesco,ci faccia sentire invece qualche impareggiabile pezzo di Vittoria magari rimandata ma Vittoria siamo pur sempre I figli di quello che diceva Vincere e vinceremo ,non le Fara' mica piacere vederci avviliti e rassegnati ?

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  12. Non vale la pena uccidersi,ci si ammazza sempre troppo tardi!

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  13. Tanta roba...
    come al solito la lettura scorre senza sosta quando le parole sono incasellate o meglio incesellate con logica (e arte) e senza il minimo svarione...parlare di queste cose non è facile e meno che mai farlo senza dire qualcosa di troppo, o di troppo poco...
    La bestia bionda...London diceva: "sono solo un ammasso di gelatina tremebondo, basta un nulla per spezzarmi, eppure questa gelatina tremebonda può riuscire a vincere la furia degli elementi e questo mi fa sentire vivo"...una cosa del genere...vado a braccio.

    Il materialismo aveva senso per la bestia bionda perchè gli artifici frapposti fra l'uomo e l'abisso avevano sembianze più umane? Penso di sì, erano meno distanti dalla natura. Era un materialismo spirituale se vogliamo...superficiale a tratti ma efficace, già un sintomo di nevrosi, comunque.

    Sempre London scrisse un intero racconto su come trovasse gustoso solo manovrare le barche a vela piccole, con le grandi, non era andare in barca secondo lui... non parliamo poi dei motori...li derideva, addirittura. E parliamo di un convinto materialista. Era una questione di tempi, sotto sotto, il fautore della "bestia bionda", aveva capito anche lui...

    Gran parte della sublimazione della sovrastruttura moderna, quale fuga dall'abisso, in forma di artificio pratico, ha radici materialiste...
    L'assenza di spiritualità è andata di pari passo proprio con l'allontanamento violento dalla natura, dal primordiale, dall'indifferenziato...si ritrova oggi dilagante nel bisogno sfrenato di "credere" in qualcosa, qualsiasi cosa, dopo che quello che c'era prima è stato spazzato via.

    Quello che dici è giusto, l'equilibrio fra il dionisiaco e l'apollineo. Certo, ma quello era un tempo in cui non vi era una distinzione netta fra arte e artificio, tanto che i greci ponevano limiti sacri all'arte, consapevoli della sua forza dirompente, loro vedevano meglio di noi l'abisso, e sapevano difendersi, ma sapevano anche che non bisognava perderlo troppo di vista, oppure, molto più semplicemente, non potendo praticamente perderlo di vista convivevano con esso. Non ricordo bene ora...ma mi viene in mente anche che proibirono, di fatto, delle innovazioni i greci, che avrebbero permesso tecnologie più avanzate...sicuramente c'è chi ne sa più di me...non solo limiti all'arte dunque, ma soprattutto agli artifici.
    In questo senso è normale che civiltà molto più elementari della nostra, proprio per il fatto di avere l"indifferenziato" (la natura) sempre sott'occhio abbiano degli anticorpi più efficaci da chi ha sublimato, nella storia un rifiuto così bello certo... ma anche, nello stesso tempo, cosi artificiale.
    Arte e artificio hanno la stessa radice lessicale, dopotutto...nonostante, beninteso, la differenza sia enorme, oggi.
    Una ha un senso estetico, etico, spirituale, e altro...
    l'altra ha un senso pratico, e basta. Non è poco, ma è questo.
    Un tempo non era così, ma è un tempo lontano.
    Però se parliamo di fughe dall'abisso, dal primordiale, credo che entrambe possano essere considerate tali.
    Una volta che l'arte si è svuotata di tutto quel senso, una volta che si è perso il bisogno spirituale, rimane solo l'artificio.

    Forse mi sbaglio...

    Probabilmente è l'equilibrio fra l'arte e l'artificio che andrebbe auspicabilmente recuperato, dal momento che queste parole hanno cominciato ad avere significati profondamente diversi, in un'ottica esclusivamente pratica (di fuga), si è perso quello che alcune civiltà meno evolute della nostra (più vicine all'indifferenziato) hanno invece conservato, e che da noi si ritrova, scemando, solo fino alla scomparsa definitiva del mondo contadino.



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    1. Una delle prime disfide pittoriche greche fu tra due trompe l’oeil ... essi sapevano cos’era arte e artificio, anzi l’arte era proprio l’artificio con cui sfuggire. Non del tutto, però. L’origine va ricordata: memento mori.

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    2. L'origine va ricordata sempre, i dannati sono quelli che non la ricordano. Io dico che Cristo menava, a volte, e qualcosa mi dice che faceva pure discretamente male.

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    3. Tutte le dottrine new age et similia, tutta quella spazzatura infine in cui la gente ha avuto bisogno di credere è perche la croce non aveva distolto lo sguardo dall'origine, era più impegnativa, perché era vera, e lo dico da non credente...

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    4. Il cosiddetto "risveglio delle coscienze" è un altro inganno...proprio perché non tiene conto dell'origine. È biologia. Non tutti possono vedere allo stesso modo, meglio così...
      Gli Inuit vedono parecchi gradi meglio di noi, l'organismo si è adattato a cacciare per secoli in quelle distese infinite, a scorgere il piu piccolo movimento a lontananze e vastità per noi inconcepibili...inutile cercare di vedere definito lontano come un inuit...non ce la farai mai. Vedi sfocato alla meglio ma piu probabilmente non vedi nulla. Affascinante... è un prodotto del brodo, in fondo. L'origine qui, è chiara.

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  14. Siamo sicuri di sapere? I semplici e puri di cuore non sono necessariamente degli sprovveduti, esiste una semplicità che deriva dall'attraversamento del dolore, dal tormento, una sorta di distillato, di quintessenza.

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  15. In attesa di raccogliere le idee e le forze per entrare a gamba tesa su questo scritto molto stimolante, segnalo un articolo dell'ottimo Federico Dezzani, che davo ormai per disperso, e tratto dall'omonimo e interessantissimo blog. L'articolo riguarda il disastro italiano in Libia, e ben starebbe anche, a mio avviso, nella sezione riguardante il fattaccio del ponte di Genova.
    Si ringraziano Renzi, il conte Gentiloni Mazzanti Viendalmare ed anche sto' governo che sta dimostrando profonde e imperdonabili ambiguita'che sarebbe meglio chiamare col loro nome: "tradimenti verso gli italiani" (migranti, vaccini, Libia, "crollo" del ponte di Genova).
    http://federicodezzani.altervista.org/libia-il-cavallo-dellitalia-ha-il-fiato-corto/
    Un caro saluto a Dezzani.
    Anonimo di nome R

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  16. Allora la Grazia qualcosa dev'essere!

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  17. leggendo il tuo pezzo e i bei commenti, mi sono tornate in mente letture lontane, l'abisso di Leonid Andrejev, un racconto di 20 righe, denso come plutonio fuso, e i suoi "Giuda Iscariota", il servitore dannato, e "Lazzaro", solo Augusto l'Imperatore poteva sostenerne lo sguardo. Il principe nei demoni di Dostojevsky contrapposto al suo Idiota, i puro di cuore, l'abisso della scelta di Kierkegaard, o quello sensuale di D'Annunzio, anche i ritratti parigini di Cioran, di "esercizi di ammirazione", nei quali tra l'altro descrive le rughe del volto di un altro grande abitatore di abissi, Beckett, e la figura trafelata di un enigmatico Ceronetti, morto propio oggi, tutte eroiche figure di mondi antichi appollaiate sulla soglia della modernita'. E poi mi guardo intorno, e noto che anche l'idea dell'abisso ha perso la sua grandezza, tutto e' futile e' volgare, un cesso alla turca e' l'immagine piu' appropriata per rappresentarlo.

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  18. cfr Anonimo R....Mi viene in mente una battaglia del film "Il signore degli anelli", quando si cerca di difendere l'ultima fortezza dagli eserciti del male formati dagli orchi ed altre orribili creature. Via via ci si ritira sempre di più all'interno a causa del numero spaventoso dei nemici. Rimane sempre più difficile difendere la posizione, ed è inevitabile arretrare di fronte all'avanzata del nemico sempre più numeroso

    "Ho assestato la tana e pare riuscita bene. Dal di fuori, in verità, si vede soltanto un gran buco che però in realtà non porta in nessun luogo. Già dopo pochi passi s'incontra la roccia naturale e solida. Non voglio vantarmi di aver adottato questa astuzia con intenzione, fu piuttosto l'avanzo di uno dei tanti vani tentativi di costruzione, ma infine mi parve vantaggioso non colmare quest'unico buco. Certo ci sono astuzie così sottili che si stroncano da sole, lo so meglio di qualunque altro, ed è certamente temerario richiamare con questo buco l'attenzione sull'eventualità che qui ci sia qualcosa che metta conto d'indagare. Ma non mi conosce chi pensa che io sia codardo e scavi questa tana soltanto per vigliaccheria. Ad almeno mille passi di distanza da questo buco si trova, coperto da uno strato spostabile di musco, il vero accesso alla tana che è al sicuro come può essere sicuro qualcosa al mondo; si sa, qualcuno potrebbe montare sul musco o urtarlo e allora la mia tana sarebbe aperta, e chiunque ne abbia voglia - vi sono però necessarie beninteso anche certe capacità non troppo frequenti - può penetrarvi e distruggere tutto per sempre. Lo so benissimo e la mia vita, neanche ora che è al suo culmine, ha un momento che sia veramente tranquillo; là in quel punto del musco opaco posso essere colpito a morte e nei miei sogni c'è spesso un grugno bramoso che vi annusa continuamente. Realmente avrei potuto, si dirà, chiudere questo buco d'entrata, al di sopra, con uno strato sottile di terra battuta e più sotto con terra friabile in modo che bastasse un piccolo sforzo per aprirmi ogni volta la via d'uscita. Eppure non è possibile; proprio la prudenza m'impone di avere un'immediata possibilità di sfogo, la prudenza stessa esige, come purtroppo tante volte che si metta a repentaglio la vita. Tutti questi son calcoli molto faticosi, e la gioia che il cervello intelligente ha di se stesso è talvolta l'unico motivo perché si continui a calcolare. Devo avere l'immediata possibilità di evasione; infatti, nonostante la vigilanza non potrei essere aggredito da una parte assolutamente imprevista? Vivo in pace nella parte più interna della casa, e intanto il nemico mi si avvicina da qualche parte scavando lento e silenzioso.
    E a minacciarmi non sono soltanto i nemici di fuori. Ce ne sono anche nell'interno della terra. Non li ho mai visti, ma ne parlano le leggende e ci credo fermamente. Sono esseri sotterranei e nemmeno la leggenda è in grado di descriverli. Persino le loro vittime sono riuscite appena a vederli; essi vengono, si sente il raspare dei loro artigli immediatamente sotto di sé nella terra che è il loro elemento, e già si è perduti. E non vale essere nella propria casa, in realtà si è nella loro. Da essi non può salvarmi neanche quella via d'uscita; anzi probabilmente non mi salva in nessun caso, ed è invece la mia rovina: però è una speranza e senza di essa non posso vivere."
    Franz Kafka, Der Bau

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  19. Quell'ebreo qualunque non era "un ebreo qualunque", era un israelita che si proclamava figlio di Dio. Fu messo a morte dai farisei. Ovvero, dai cananei. La distinzione e' fondamentale perche' e' sugli equivoci che il nemico campa. Che fosse realmente il figlio di Dio, lo dimostra lo zelo di cui i testi cananei si peritano per infangarne l'immagine, e lo zelo che i farisei hanno profuso nei millenni nel distruggere cristiani e cristianesimo. Nagasaki e Hirishima erano il centro della cristianita' del Giappone, per citare qualche bagatella. In Russia furono sterminati milioni di cristiani dai bolscevichi. In Turchia i giovani turchi sterminarono gli armeni cristiani. In Siria i primi ad essere sterminati dall'ISIS sono stati e sono i cristiani. Ora, il problema e' alla radice! Non prendetemi per pazzo o ubriaco: sono perfettamente sobrio e lucido, oltreche' logico. Le teorie del big bang, dell'evoluzione, della gravita', della relativita' sono, appunto, teorie mai provate. Mai scientificamente provate! Quindi sono frodi! Nessuno e' mai andato sulla luna (lo ha recentemente ammesso anche Aldrin) e non esiste una foto del cosi' detto "globo terrestre" (lo ha ammesso la stessa Nasa). Quindi? Che forse la menzogna sia cosi' enorme e puzzolente da essere incredibile, inconcepibile e nascondere l'unica verita', ovvero che la vita, quindi noi, ha natura divina e misteriosa? Che viviamo in un regno chiuso da cui non si puo' fuggire, come scritto in tutti i testi religiosi antichi? Che la vera lotta e' su un piano spirituale? Se cosi' fosse, i postulati di partenza di questo scritto, andrebbero ribaltati, e cosi' anche la conclusione. La mia e' una posizione filosofico- scientifica, perche' non ho il dono della fede. La menzogna e' orrida. E' orrido aver staccato l'uomo dalla sua natura divina.
    Allo stesso tempo, l'uomo che reincontra il se vero, e' invincibile!
    Un caro saluto a tutti da un viandante anonimo di nome R

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  20. Anonimo R.,
    si, le menzogne sparse nel tempo sono tante, siamo in una sorta di grande Truman show, ben congegnato. E le facolta' (intellettive e spirituali) per accorgercene sono state afflosciate e disturbate (come in una interferenza di onde) da strati e strati di programmazione mentale antiuomo.
    Infatti, ora che tutto cio' e' palese, nessuno se ne accorge piu'.

    Alceste, come dici tu, la strage delle illusioni comporta la morte interiore. E' vero fino a un certo punto, se si riesce ad andare oltre a tali illusioni, se davvero se ne fa strage fino all'ultima, si va oltre l'effimero (che aveva occupato tutto il nostro spazio interiore) e si potrebbe intravedere la sostanza creatrice di vita, oltre il vuoto indifferenziato che la circonda. Ma questo esercizio e' per pochi o nessuno, l'unico modo a mio parere e' smettere di essere complici di tali illusioni. Una parola...
    Saluti, Ise

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  21. Attraverso Hollywood ce lo dicono cos'e' veramente questo mondo (prendendosi anche gioco di noi ovviamente) e the Tuman Show e' uno dei piu' accurati film a riguardo. The TS non e' ne un film e ne un'allegoria!
    Un caro saluto a Ise ma non a Moscovici a cui auguro una lunga carriera in Katanga come cameriere.
    Anonimo di nome R

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  22. Segnalo anche questa incredibile ed affascinante intervista al Prof. Pantano. Su Ezra Pound, sul Vaticano, su Mussolini e molto altro. Anche, in fondo, sul perche' in Italia stiano crescendo oggi tanti piccoli Mussolini.
    Da registrare e guardare almeno una volta al giorno.

    https://youtu.be/6kxJzzCZl28

    Un caro saluto al Katanga e al suo grande e generoso popolo.
    Anonimo di nome R

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  23. Ciao stamani su comedonchisciotte.it c'è un articolo molto importante me sulla figura di Orban. Mi piacerebbe che anonimo di nome R lo leggesse se gli va. Io posso dire una volta ho guardato un video di quelli consigliati e non ho dormito la notte. Ciao, serena

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  24. Sono ormai vari anni che vivo la pozza protozoica,chiamatela depressione anche se depresso non mi sento.E' la pozza e so di cosa parli!Incapace del bello attendo,e tu Alceste e i commentatori di questo blog siete un'ottima compagnia.
    A volte tento di dimenticare e di aprire la strada all'illusione ma dura qualche ora la menzognetta.Eppure voglio,ambisco a quella menzogna vera,che dimentica di essere menzogna,che dissipa questa entropia.Quanto mi sento coglione.

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  25. Buongiorno Serena, mi dispiace che lei non c'abbia dormito la notte. Su suo invito ho letto l'articolo della Spadini, Comedonchisciotte. Vuole il mio punto di vista a riguardo? Se si', continui a leggere. Se no, si fermi pure qua.
    Penso che le vere letture importanti siano altre. Certo, frammenti di verita' sono sparsi ovunque: bisogna avere la pazienza di scovarli, metterli assieme e farsi autonomamente il quadro della situazione. Penso che quasi tutto cio' che viene pubblicato (almeno il 99,9%) sia falso, oppure ricostruito piu' o meno ingenuamente partendo da premesse false. Personalmente sono arrivato alla conclusione che l'umanita' si divida tra i figli di Dio ed i figli del (tradotto erratamente) serpente, i quali si sono tra loro anche inevitabilmente mischiati. Questo complica le cose. Detto cio' la lotta tra queste due fazioni, dalla notte dei tempi, e' mortale e senza esclusione di colpi. L'inganno domina questa lotta che e' senza esclusione di colpi ed e' al di la della sfera femminile, spesso anche di quella maschile. L'articolo della Spadini lo ritengo confuso e irrilevante. Il sito Donchisciotte poco piu' che irrilevante. Il Potere ha infinite sfaccettature. Orban e Salvini due bluff? Staremo a vedere. Personalmente mi aspettavo da questo governo italiano azioni dirette ed immediate quali:
    1) eliminazione dell'obbligatorieta' vaccinale ed una istituzione di una corte marziale per giudicare i responsabili delle morti accertate e dei danni da vaccini;
    2) difesa dei confini della Patria ed istituzione di un blocco navale nel mediterraneo per fermare le forze di invasione travestite da migranti, fermare i trafficanti di falsi migranti ed affondare le navi delle Ong;
    3) l'attribuzione al tesoro della facolta' di acquisto dei titoli del debito pubblico invenduti, con diritto di emettere moneta autonoma dall'euro in caso di azioni speculative dei "mercati" e conseguente dolosa inazione calmieratrice di BCE.
    4) nazionalizzazione di banche ed aziende strategiche;
    5) controllo dei prezzi interni dei beni di prima necessita' tra cui la prima casa;
    6) deratizzazione in Rai;
    7) rimessa in discussione dalle fondamenta della UE.
    L'attuazione di quest punti implica lo scontro diretto con una misteriosa (ma potentissima, ben radicata e ramificata) entita' che viene definita "poteri forti", e che opera occultamente contro i popoli.
    Casualmente, i 7 punti di azione sopra citati dovrebbero essere normalissime e indiscusse facolta' in capo ad un Governo che si possa fregiare di tale appellativo.
    Incidentalmente, almeno i primi 5 punti, furono tutte decisioni che presero sia Mussolini che Hitler una volta andati al potere, decisioni a seguito delle quali i rispettivi paesi si rialzarono da una situazione tragica di bancarotta post '29 e disastro causato dalla prima guerra mondiale. Tali decisioni furono alla base anche della successiva distruzione di questi regimi e dei rispettivi popoli e nazioni.
    Tutte le decisioni che prende un comandante o un capo, sia che siano di attacco che di difesa che di resa, impattano sul kulo del paese e del suo popolo. Questa e' la politica, anticamera della guerra, entrambe merda e sangue. Nel mondo reale (no nella sua parodia che e' l'occidente) le donne fanno i figli, e gli uomini fanno la guerra. Le decisioni di entrambi (di fare o no figli, di fare o no la guerra) rilevano comunque e sempre col kulo di tutti!
    Fa parte questo del "grande gioco"? Certo che si. Che spazio individuale abbiamo di manovra? Da soli non andiamo da nessuna parte.
    E' bene essere mammescamente buoni e tranquilli o e' meglio patristicamente essere ribelli e battaglieri? Meglio subire la vita e le decisioni altrui o meglio viverla appieno imponendo la propria volonta' di potenza? Allearsi o non allearsi? E poi, con chi?
    Eyes wide shot!
    Anonimo di nome R

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    1. La ringrazio molto per le sue considerazioni. Condivido la proposta per i suoi sette punti, sarebbe l'ideale, in tutti i sensi. Non condivido la sua filosofia della storia. Ho un gran timore dell'anima nera che emerge da questo blog, ma allo stesso tempo, ci trovo un rifugio rispetto alla propaganda più che contro natura, contro la realtà, che ci fanno, in particolare, a noi donne. Strategie di marketing, io credo. La saluto cordialmente, serena

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  26. Mi scusi anonimo di R ma mi ritrovo a dissentire ,3 minuti di Pantano e mi sono venuti I geloni e sono a piu 34 !! Questa pletora di pseudo giornalisti bloggher e quant'altro sono tutti figli Della vedova che per vie traverse seguono il noto motto che sta tanto a cuore ai Massoni " l'ordine si ottiene creando il Caos" ,le spiego il trucco fondamentale per riconoscere un Massone : 9 su 10 odia LA chiesa e I Cristiani oppure li dileggia in modo volgare da smargiasso ,per riconoscere un ebreo invece e' piu difficile questi hanno il dono dell'ubiquita mentono come respirano sono capaci di tutto dei veri maghi diabolici

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    1. A Ettore sdm. Grazie delle dritte.
      Un caro saluto.
      Anonimo di nome R

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    2. A Ettore sdm sulla chiesa. La chiesa cattolica e' stata conquistata, almeno nei suoi alti vertici. Sicuramente dal Concilio Vaticano Secondo la musica e' cambiata nelle alte sfere papali. E di sicuro chi di dovere era al lavoro gia' da molto prima. "...Gesu' ha fatto lo scemo...", affermazione recente dell'attuale bispapa, non ha bisogno di commenti. Sul cristianesimo concordo con te (mi permetto di darti del tu): e' l'ultimo baluardo, ed e' per questo che da un secolo si macellano popoli cristiani con le scuse e le coperture piu' assurde, e che il cristianesimo viene attaccato da secoli ferocemente dagli "amiconi". Il cristianesimo pone un blocco ideologico formidabile all'avanzata della bestia perche' offre una finestra di crescita spirituale
      per l'uomo. Le sacre scritture inoltre rivelano forse troppo della natura di questo mondo. Militarmente parlando, oggi l'umanita' e' circondata come non mai e senza un condottiero. Vedremo. Anonimo di nome R

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  27. Segnalo:

    Da Marcinelle a Soros. Antonio Pantano
    https://youtu.be/R1pSHigc1fc

    Anonimo di nome R

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  28. Anonimo di nome R...
    sulla Luna posso anche darti ragione. Sulla fisica poi siamo in sintonia, infatti della forza di gravità non ci hanno ancora capito niente... e non parliamo di di atomi e particelle subatomiche, entanglement e simili amenità che sorgerebbero questioni irrisolvibili anche su tempo e spazio.

    Però la terra piatta è troppo. Ho visto montagne di filmati a sostegno di tale teoria e devo dire che la maggioranza delle cosiddette prove sono frutto di errori grossolani nell'interpretazione di ben noti fenomeni fisici..

    In ogni modo se la Terra fosse piatta dovremmo trovare una spiegazione alternativa al satellite artificiale, geostazionario e non, per applicazioni quali diffusione televisiva satellitare, telefonia satellitare, GPS, GLONASS, GALILEO, e molto altro. Le sorgenti di tali segnali radio stanno, fuori da ogni dubbio, in cielo. E la cosa è verificata nella pratica ogni volta che un installatore allinea una parabola, ogni volta che viene fatta una telefonata satellitare in mezzo all'oceano, ogni volta che un ricevitore GPS rileva la propria posizione in luoghi remoti ove non sarebbe possibile nascondere tralicci con i necessari apparati trasmittenti (oceani, deserti,..), ogni volta che un radioamatore allinea la propria antenna autocostruita per agganciare un transponder satellitare.....

    Questi apparecchi stanno tutti in cielo, alcuni si muovono, altri no.. è un dato di fatto.
    Dovrei quindi dedurre che, se la terra fosse piatta, dovremmo avere "ascensori" per, e strade sul firmamento? Oppure aerei e palloni aerostatici dedicati a trasportare e mantenere tali cosiddetti satelliti nelle proprie finte orbite geostazionarie e non?

    In tutto dovremmo avere centinaia di migliaia di ingegneri e tecnici coinvolti in prima persona nella progettazione, messa in esercizio e manutenzione di questi apparecchi.. tutti necessariamente a conoscenza della realtà terrapiattista. E nessuno che se ne esca mai con informazioni e dati sulla realtà del mondo che non siano discorsi strampalati.

    I satelliti sono in tutto e per tutto l'elefante nel salotto dei terrapiattisti. Si fa finta di non vederli, ma ci sono. Li si considera facilmente confutabili quindi si evita di confutarli.. ma non sono confutabili.

    Pensaci: perchè avrebbero dovuto inventarsi la fregnaccia del satellite di telecomunicazioni olte 50 anni fa se bastava mettere un pò di torri e ripetitori (come in molti provano a sostenere) per farne le veci?
    Non potevano direttamente dire che avrebbero messo torri e tralicci senza inventare qualcosa che nessuno si sarebbe sognato di immaginare? I satelliti non sono mai stati "scontati".. i sistemi di controllo di assetto e rotta, le fonti di alimentazione, niente in essi è scontato e per questo la loro assenza non sarebbe mi saltata all'occhio di nessuno, quindi perchè inventarseli?


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    1. Caro Mariani, ho buttato li solo qualche ideuzza. Su cui ho faticato, certo. Su qualcosa concordi almeno, ed e' gia' molto per me. Per il resto, sarebbe interessante parlarne davanti a un bel bicchiere di refosco, o amarone, o barolo. Un punto e' pero' utile ricordare: esiste la vera scienza, che consta di esperimenti ripetibili, esiste poi la scienza teoretica, che consta di teorie indimostrabili, e poi esiste il cinema, con produttori, sceneggiatori, attori ecc. Con festival, giornalisti, fan... Oggi mi pare vengano spacciate alla plebaglia solo la seconda e la terza espressione dell'umano, con patente di verita'! La scienza si confonde con la teoscienza e questa con immagini e video artistici dallo spazio siderale... Certi argomenti poi, contengono in se stessi il veleno dell'eresia.
      Un caro saluto agli eretici di tutti i tempi.
      Anonimo di nome R

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  29. La verità è come la poesia.
    E alla maggior parte della gente sta sulle palle la poesia...

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  30. Anonimo..per le chiacchiere davanti ad un bicchiere.. quando vuoi!
    Chiedi pure il mio contatto email ad Alceste..

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  31. Condivido tutto tranne quel "mediocre e sovrabbondante prosatore" riferito a Lovecraft.
    Lovecraft fu tutt'altro che mediocre! Rivoluzionò l'intera letteratura horror, che dopo di lui non è stata più la stessa.
    Egli davvero fu una sorta di Copernico della letteratura horror!

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  32. "...Ciò che mi ha sempre sorpreso in alcune biografie letterarie è l’incongruità fra la grandezza della visione metafisica e la meschinità della biografia: Emily Brönte, Leopardi, Shakespeare, Emily Dickinson, Lovecraft. …" Ciò che ha sempre sorpreso me invece è l'incongruità tra certe biografie reali sfavillanti di certi personaggi e la loro totale nullità umana e intellettuale. Perlomeno stando alle loro interviste rilasciate. Si è portati a pensare che certe esperienze di vita alla " Manuel Fantoni " dovrebbero portare a renderti una persona, se non migliore o più saggia, perlomeno più interessante e profonda delle persone ordinarie. A quanto pare non è così.

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Siate gentili ...