Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

08 luglio 2024

Singh Singh


Roma, 8 luglio 2024

Piange il Salmone Ottimo Massimo, piangono i turiferari dell’altruismo, i legislatori della marchetta ecumenica, i capitifosi del poppolo bue con l’arco di pavone istituzionale spiegato a 180°, il paracarro della CGIL, i body builder del centrosocialismo, i parassiti meritori, i grassatori a  fin di bene, le merdaiole in tailleur, i Katanga dei CAF; lacrimano le madonne di Civitavecchia dell’equità, i peltasti dell’anima bella, strimpellatori, blogger, attorucoli sovrappeso, intere medjugorje dell’appacificamento più spietato, uranisti accalorati dalla stagione degli amori universali; le Caifa svizzere alzano i toni, stropicciandosi le vesti (a brandelli no, si ragiona: i capi firmati, in fondo, costano) mentre, alle antilopi, gli antisemiti col copyright assentono: e con loro i reazionari da cappuccino: siamo tutti fratelli o no? Singh è morto, i particolari fanno rabbrividire la platea: un braccio mutilato, come in uno splatter di terz’ordine, posato su una cassetta di frutta, in plastica, evidenza simbolica dello s-fruttamento. Legioni di Sikh dalla barba d’ebano protestano: basta, per quattro soldi! Inumano! Terribile! Inciviltà! Sì, l’Italia, culla della civiltà, è ormai avvertita per quello in cui l’hanno trasformata decenni di propaganda ovvero in una frontiera ove ogni diritto è negato. Un impasto di barbarie ferina, evasione fiscale, schiavismo littorio, collusione criminale, sanguinosa omissione di soccorso. Ah, i cuordipietra italiani! Come siano andate le cose è impossibile dirlo. Quando parte la locomotiva delle salse lacrime ogni scemenza si accomoda nel proprio cantuccio ad avvalorare le più formidabili panzane. Da subito gli anti italiani, i dissolvitori del Paese, si rendono conto della ghiottoneria: un immigrato, il braccio tranciato, il caporalato. Cotta a puntino la torta lievita sino a ciò che interessa: la denigrazione dell’Italia, sempre ben accolta, avvertita ormai quale sentina d’ogni reazione, e la distruzione del residuo tessuto economico che ancora muove una nazione, questa sì, dissanguata ed eviscerata da un ignobile patriziato di ascari. Singh è una vittima e, allo stesso tempo, il mezzo perfetto per ridurre a zero ogni mobilità economica. In nome di Singh arriveranno controlli, balzelli, arresti, indagini; magistrati, politicanti, e le altissime istituzioni, continuamente in fregola per avversare il Paese ch’esse dovrebbero rappresentare e che, invece, hanno messo all’incanto, a libbre sanguinose, sugli uncini della globalizzazione. Dell’Italia non deve restare nulla, nulla deve muoversi; i pomodori te li faranno arrivare col contagocce dalla Tripolitania Inferiore, gestiti dalla multinazionale di fiducia, a emissioni zero e bontà rimoltiplicata sette volte sette: biologici, carissimi, ma col sorriso sul picciolo: noi siamo i pomidoro senza difetto, altruisti, rotondi e insapori per elezione.

Perché il banchiere Emmanuel Macron si è sbrigato a inscenare questa ennesima farsa? Cosa c’è sotto? La coltre di fumo (la repubblica; la destra estrema: sempre estrema, quella normale non esiste; la sinistra; i moderati; i populisti) avvolge il Vero Problema, Ciò che Davvero Preoccupa: l’astensione. I risultati, infatti, sono indifferenti poiché pilotati con mestiere. Marine Le Pen, così come il padre, vantano un alto indice di affidabilità attoriale … ma l’astensione, signori miei, equivale al principio del disprezzo della democrazia ovvero dell’inganno. Rifiutare la democrazia, falsa come una banconota da tre euro, è la condizione non sufficiente, ma assolutamente necessaria a far saltare il banco. E allora? E allora l’astensione, in Francia, culla della democrazia progressista e liberale, è stata sconfitta: 70% alle urne. Ovviamente il dato è falso, come spesso accade nei momenti di crisi. Però questo premeva, questo è stato ribadito, anche se in tono forzato, visibilmente posticcio. Il resto (le migliaia di analisi geopolitiche, antipolitiche, apolitiche e socioculturali su negri che votano e bianchi che tornano al voto) contano zero; a governare la Francia può essere una ex finta fascista oppure un giovane uranista dai denti gialli e dall’incisivo storto, perché no? Potrebbe essere anche un pupazzo della Marvel, il pilota automatico de L’aereo più pazzo del mondo o la consueta figurina seriale pescata fra i simulacri del femminismo efficientista in tailleur: va tutto bene. I Francesi hanno scelto; anzi: la stragrande maggioranza dei Francesi ha scelto: la democrazia tiene. Questo il succo delle giravolte costituzionali, delle manifestazioni isteriche, dei proclami. Una sequela di candidati-attori, di raro squallore, nemmeno così convinti del ruolo come lo si era un tempo, sciatti, bolsi, servili … la giostrina, però, ideologicamente, protrae i suoi giri. La democrazia! Un elettore non riesce nemmeno a decidere dove installare un semaforo eppure è convinto di deviare i destini della Francia! Quanta fede ci vuole per questo? Pardon: quanta mancanza di fede occorre per ridursi a tale impasto di miccaggine? Fatti salvi i brogli, oramai una pratica rodata e senza pericoli: il bianchetto digitale è a prova di bomba avendo eliminato persino la più labile prova oggettiva. E al ballottaggio, un sistema truffaldino ideato per modellare convenientemente eventuali risultati sgraditi, cosa accade? Ma addirittura il record! Affluenza mai così alta dal 1981! Non solo, ma vedete come l’affluenza e la partecipazione si configurino come le Stalingrado della democrazia! Il nemico è in fuga! Vive le République!
Una vittoria di Pirro, la Francia è ingovernabile! Se fosse governata dai partiti che escono dalle legislative, certo, sarebbe ingovernabile. Poiché viene governata da Qualcosa d'Altro, la situazione, per chi governa davvero, è eccellente. Governabilità, stabilità, coesione ... le superstizioni da cornetto rosso del democratico.

Le ripercussioni saranno inevitabili, in tutta Europa, figuriamoci da noi. Avete visto, ragionerà il miccame italiano, a non votare non ci si guadagna nulla, allora tanto vale andarci nei loculi a segnare la x da analfabeti! Non gli passa per la testa che rifiutare il voto equivale a rifiutare la democrazia che li sta eviscerando e spossessando di tutto ciò avevano e sono stati … non gli sfiora la capoccia che in migliaia d’anni di storia costituzionale la volontà dei popoli è stata organizzata in modo assai più razionale … sono prigionieri dell’incanto … Sul TG3 Lucia Goracci è in trincea contro il pericolo fascista: intervista uno due tre quattro allocchi nei pressi dei seggi: due negri gay, a quel che capisco, una musulmana, un’altra meticcia, una ragazzetta occhialuta … tutti meno i Francesi che, almeno a Parigi, sembrano essersi estinti. Gli ultimi, forse, sono davvero schiattati in Algeria, a Dien Bien Phu o a Kolwezi … la pagliacciata, messa su con effetti speciali da B-movie di fantascienza, è assai scoperta, da avanspettacolo messo su in fretta, ma nessuno nota i rammendi dei fondali o il fatto, inequivocabile, cristallino, che la compagnia pagherà, a sipario chiuso, sia i buoni che i cattivi  …

Il quartier generale della resistenza democratica è sito in piazza della Battaglia di Stalingrado … come a dire: invece degli innominabili russi a contrastare il pericolo della deriva destrorsa ci siamo noi … Le Pen dovrà tenersi la bocca con la mano per non scoppiare a ridere di fronte a tutti … ogni cosa è predisposta … si danno di gomito … presto andranno a cena insieme, resistenti e fascisti … a delibare escargot à la Bourguignonne sulla credulità del popolame.

Quale prova vogliamo ancora? Proprio la contraddizione insanabile (la demo-crazia quale maschera del dominio oligarchico) conferma l’analisi che si va ripetendo da decenni. Persino il Papa, re e governatore di un territorio smisurato quanto privo di democrazia, si dice preoccupato: “È evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo ... a me preoccupa il numero ridotto della gente che è andata a votare … C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro della democrazia, un non partecipare ... La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”. Ecologia integrale, certo, e anche nuove soluzioni, creative (serve creatività per il futuro!) … chissà a cosa andrà pensando il Trippone Argentino … forse a una Figura di Riferimento Ecumenica, in cui i miliardi potranno riconoscersi? Alla sparizione del Cristianesimo, della residua nobiltà di sangue, della Democrazia stessa?

Cosa spinge l’homunculus italiano, quindi, a fronte a tale panorama, a non spararsi nel cervello? Una prima risposta sale alle labbra: il tifo. Il tifo salva la baracca istituzionale dall’implodere su sé stessa. Se c’è una categoria che incute ribrezzo è proprio quella del tifoso che compensa l’inconscia sua frustrazione per la mancanza di verità, impossibile ad attingere, con la delega mafiosa a rappresentanti della propria parte.

Quando il gioco più non funziona si eccitano le masse su questioni marginali, risibili, elevate fraudolentemente a duelli d’importanza capitale. S’induriscono gli inutili bicipiti sull’Islam cattivo, gli uranisti senza diritti, le galline del gender gap, il fascismo che torna, poiché eterno, sulla droga che travia i giovani e via sbocconcellando il rancido panino del luogo comune più vieto. Si lamentano d’essere massa poi si fanno imbonire da volgari criminali di periferia, dalle più false e smielate serenate al SuperIo coglione. Tutti partecipano, prima o poi, al massacro: intellettuali, dissidenti, integrati, mafiosi, statali, partite IVA, fumettari, cascami dell’OAS … rarissimi si sottraggono al tavolo da gioco ché ognuno, in cuor suo, crede di poter spennare il pollo che gli è davanti. Le carte truccate, e gestite da prestigiatori, e l’evidenza accecante che il micco e il baro si ritrovino sotto le stesse bandiere da una vita non gli smuove nemmeno il residuo dell’indignazione.

Abbiamo avuto tempi di riposo e tempi di guerra; tempi di costruzione e tempi infernali, i migliori. Oggi non abbiamo più tempo, letteralmente, poiché di autentiche utopie, o mire o di sol dell’avvenire non se ne vedono, figuriamoci l’epica, l’ideale o la trascendenza. Si vivacchia, insomma, sempre sull’orlo della crisi di nervi, privi di tempo (“Non ho tempo!” è il motto à la page degli sfaccendati) poiché il tempo concesso ai mortali si è gradatamente frammentato in sciocchezze: conversazioni fàtiche, messaggistica insulsa, allarmi, giochi, videochiamate, pasti catatonici, ronfate nervose. A ciò si aggiunge la burocratizzazione dell’intera nostra esistenza che oramai regola le più riposte e inessenziali quisquilie della vita: modulistica minatoria, intimidazioni, equivoci reiterati, atti di ripicca, manomissioni contributive, mancato riconoscimento di attestati, ammende, false cartelle esattoriali in cui si esige per la quarta volta, fraudolentemente, ciò che non fu, non è e non sarà mai dovuto. E però il micco, lasciato solo di fronte al moloch statale, non può ribellarsi; cerca di parare i colpi, scantona, si appella mafiosamente a qualche conoscente, scende a patti, transa, rateizza, scarica, insulta, si acconcia. La grandinata di pinzellacchere formali inventate dal potere sbriciola il tempo costringendolo a cercare riparo in una esistenza ancor più miserevole e inetta: l’omarino postmoderno, privo di orizzonte, sfinito nell’animo, anela a farsi turisticus, vuole emigrare, espatriare, rendersi remoto, dimenticare; i rimasugli della cultura e dell’impegno, inevitabilmente, hanno da essere liofilizzati, in maniera da di-vertire, obliare, obnubilare, meglio se consigliati dai poveri guitti calati giù dalla distruzione della terza pagina. Scrittorucoli di regime, che una volta ci si vergognava persino a mostrare tra i banchi delle salamelle alla Festa dell’Unità, viventi Gadda, Morselli e Moravia, oggi assurgono a eroi civili; starnazzatori locali si atteggiano a divi del bel canto, mignotte a suffraggette, attrici deformi a vamp, uranisti da cesso di stazione (ben pagati) a paladini della libertà, cleptomani (in realtà ladri fatti e finiti, da sempre, in comunanza d’arraffo con la totalità dell’arco costituzionale e oltre) a segretari di partito, cicoriari a ministri.

Non scrivi, non parli, cosa sei diventato? Ma, rispondo, per chi dovrei scrivere? A chi parlare? I punti di riferimento che ci accomunavano sono stati scientificamente eliminati. Provo spesso un doloroso senso di smarrimento, fisico, umano, a parlare con chicchessia. Quali idee condividiamo, oramai? Quali parole ci legano? Quali intuizioni, prive di parole, accendono l’anima, lo sdegno, la pietà, la comprensione? Persino le pietre miliari del divertimento popolare, le locuzioni, le espressioni proverbiali, più non dicono nulla. Si vaga in uno spiazzo assolato, deserto, usando un vocabolario di cento parole, sempre le stesse, dietro cui si cela il nulla. Perché dovremmo essere gioiosi, malvagi, disperati o felici? Quale ricchezza interiore possediamo per potere esprimere le sfumature di tali sentimenti fondanti? Cicaliamo, con aliti di voce, le sciocchezzuole innestate dal Potere direttamente nella corteccia prefrontale; bisbigli; risatine; scegliamo noi? E cosa? Un pallido edonismo, un godimento sempre più cialtrone. Ognuno è il punto di riferimento di sé stesso. La sapienza eclissata, persino la conoscenza va in second'ordine, di cosa dovremmo parlare?

Sono animato quasi esclusivamente dal disgusto. Scatto per un nonnulla, insulto, rovescio tegami e tazzine. È un incubo a occhi aperti, ragazzi. L’onda è arrivata, insospettata dai più, terribile, e ha spazzato via tutto. Nel mio mezzo secolo, e poco più, ho quindi assistito, in diretta, al più fantastico crollo della civiltà mai registrato in qualsiasi annale conosciuto. Siamo noi Atlantide, e in meno d’una notte! Il digitale ha preso il posto della realtà e l’ha cancellata. Interi comparti dello scibile umano sono scomparsi quali pietre di miliazione: l’apprezzamento per l’arte, la musica, la poesia, la complessità folgorante della storia; anche le materie scientifiche sono state attaccate e derubricate ad amorali sentenze tecniche. Una volta c’erano i medici, ora esperti finissimi di fegati, articolazioni e cellule: estranei l’uno all’altro, gonfi d’albagia, privi di colpo d’occhio, edaci, fondamentalmente ottusi. Stiamo entrando trionfalmente nel regno universale del cretino 2.0, com’era facilmente preconizzabile. Una volta i cretini compivano gaffes, s’intestardivano sulle minuzie, volgari e iattanti, ora presiedono i consigli d’amministrazione. La mancanza di cultura li inorgoglisce a tal punto da ingenerare in loro la fregola del progresso inutile: ciarpame tecnologico, innovazioni dell’amore ecumenico, svilimento d’ogni istituzione, dalla scuola alla giustizia, delega a una non meglio definita intelligenza oltreumana. Un CEO qualunque, dilavato dall’apparire (i soldi, questa falsa pista), è quel che è: una macchina per l’autoannientamento dell’umanità.

Tessuto essenziale del sacrificio è il consenso della vittima. La pecora recata al coltello non deve essere renitente: pena l’invalidazione del sacrificio stesso. Ma c’è di più. Esempio: al sacrificio di massa ordito sotto forma di pandemia (e non parlo degli infartuati: non solo, almeno) occorreva il consenso: e così fu. Un consenso estorto con l’inganno? Può darsi, ma solo se lo si riguarda dalla nostra parte. In terra avversa l’inganno è sentito come del tutto naturale poiché agli eretici si può anche mentire. Ciò che avviene continuamente sotto i nostri occhi, in questi ultimi anni, non è che il dispiegamento delle norme insite in quel paradigma sacrificale di un mondo al contrario. Solo il “no” può sovvertire la sovversione ripristinando il giusto andamento degli eventi.
Soccorre, a tal proposito, il mito del re egiziano Busiride. Narra Apollodoro (Biblioteca, II, 5): “Costui [Busiride], obbedendo a un oracolo, sacrificava gli stranieri sull’altare di Zeus: per nove anni infatti la carestia aveva colpito l’Egitto, e Frasio, un indovino venuto da Cipro, aveva detto che sarebbe cessata se ogni anno avessero sacrificato a Zeus uno straniero. E Busiride uccise l’indovino per primo, e poi sacrificava tutti gli stranieri di passaggio”. 
Gli atti di Busiride sono atti di sovversione dell’ordine naturale delle cose. Lo stesso Zeus è disgustato da tali sacrifici. E allora manda una vittima renitente, inadatta: Eracle. Il nuovo straniero da sacrificare è la fine di quell’orrenda inversione. “Anche Eracle fu preso e portato sull’altare, ma spezzò i legami e uccise Busiride e anche suo figlio, Anfidamante”.

La raffigurazioni ceramiche di tale mito sono ancor più chiare. Eracle reca il caos dov’era il caos ripristinando l’ordine. La scena raffigurata lascia intravedere la giusta furia del semidio e l’orrore dei carnefici: “L’ascia, il coltello, gli spiedi per arrostire gli splanchna sono accostati e confusi agli arredi sottosopra, al canestro per i grani (kanoun), ai vasi per l’acqua (hydria, chernips), per il vino (oinochoe) o per il sangue (sphageion), alla trapeza rovesciata: essi costellano una scena in cui la dimensione solenne dell’altare, con la pompe degli addetti al sacrificio e della vittima consenziente, ha lasciato il campo ad uno spazio concitato e caotico, costruito per associazioni incongrue, dove infuria la bie di Eracle, Busiride da officiante si trasforma in vittima immolata sul bomos schizzato di sangue e i sacerdoti egizi, come in una processione impazzita, scappano, gesticolando a perdifiato, lontano dall’altare”; e infatti “rilevante è il sistema di allusioni visuali imperniato sull’omologazione tra Eracle e l’animale da sacrificare, attraverso il quale si gioca su uno degli aspetti cruciali della thysia, rappresentato dal ruolo paradossale rivestito dalla vittima, da cui occorre ricevere il consenso di essere immolata” (Cerchiai).
Siamo qui a un punto fondamentale della postmodernità.
I rituali che ci impongono ogni giorno, tesi all’instaurazione del nuovo culto innaturale e universale, non possono che venire rovesciati da un atto esattamente contrario: Eracle si lascia recare bendato all’altare, quindi scatena la sua furia. Nessuno sfugge. É un massacro. Il sangue versato, però, ora macchia di nuovo un altare sacro. Eracle è il santo, recato dal dio a ripristinare il kosmos.
Chi crede di venirne fuori con le mani pulite s’inganna. 

Alcuni bersagli più bersagliati dall’ultima controinformazione: Ilaria Salis, Carola Rackete, Mimmo Lucano, guardano i poveri diavoli dell’ultima controinformazione con indifferenza casual; eletti, ovviamente, neanche sanno loro davvero perché, eppure vincenti, e pronti al sontuoso andirivieni presso le inesistenti istituzioni europee. Anche l’accabadora  Elly Schlein, che vedevamo indurirsi e fare le scarpe ai caporioni pesaculo del proprio partito, è lanciatissima: a scorno dei controinformatori medesimi che vaticinavano una sua veloce dipartita. Forse nemmeno lei conosce intimamente la causa di tale successo, e però i motori del mondo hanno deciso di far girare queste girelle multicolori. Il fallimento della controinformazione data non da oggi: nasce già bacata, infiltrata, sostanzialmente edonista e ridanciana. La devozione al “fatterello” in luogo di una rivendicazione di ciò che si è stati ha prodotto miliardi di post inutili la cui forza, soppesata sul bilancino della storia, è pari alla fuffa rinvenuta sotto letti e divanetti di casa. Combattere l’irrealtà del digitale che tutto falsifica e rende fungibile con i mezzi altrettanti fallibili del digitale non ha recato granché alla causa. Forse si dovevano analizzare le linee di tendenza fondamentali dello Spirito dei Tempi, di cui i fatti sono inessenziali germogli; forse occorreva preservare l’antico, la continuità storica, il nulla di troppo; sicuramente bisognava selezionare poiché il numero mai è forza, in tal caso. Uno dei maggiori malintesi giace proprio in tali pressi. Non sarà un caso che i social invoglino a fare l’esatto contrario? A estendere, cioè, la popolarità con continui ammicchi e like e calembour da osteria? Annacquando, così, la convinzione profonda a maggior forza di una fama meschina quanto fuggevole? Quante volte abbiamo visto, durante il manicomio dello svolgersi storico, un popolo spegnere la propria linea di sangue per le continue concessioni al nemico? Se il nemico ti sovrasta nessun compromesso ti basterà. Viceversa, rimanere fedeli al mito fondativo di un Paese, pur se questo appare risibile o sciocco, predispone a una resistenza accanita. Meno si è meglio si sta. 

Tre studentesse veneziane fanno scena muta all’orale della maturità. Il gesto delle diciottenni avviene, ovviamente, in segno di protesta. Spiega la frontwoman della rivolta, una biondina dall’occhio ceruleo: “Ho deciso che non mi sottoporrò all'esame orale, non certo perché io ne abbia paura o perché non abbia studiato, ma perché non voglio accettare il vostro giudizio che non rispecchia il mio lavoro". Le compagne Virginia e Lucrezia hanno poi seguito il suo esempio. Pare ch’Ella, la mutina intendiamo, da studentessa modello con la media dell’8 in greco, sia stata bastonata con un 3. Come tutta la classe. Pare. Voti umilianti. Cose che accadono. Anche quando si giochicchiava a pallone nell’ambito cittadino ci sembrava di spaccare il mondo. Poi la squadra scavallava fuori regione e si prendevano imbarcate da quattro a zero. Ma qui il singh singh nasconde tutt’altro: la scuola-coccodé, sviluppo penultimo e fondativo dell’estrema concessione al Nulla: l’abolizione tout court dell’educazione. Le apocalissi si compongono sempre di migliaia di ordinati e minuscoli disastri, in sé ridicoli. 

“Hsiao-shuo” ovvero “discorsi da poco”, così leggo in un simpatico volumetto d’altri tempi, del giudizio riservato dai Cinesi alla narrativa. Compitata per svago e subito negletta, com’è giusto che sia. Invece qui siamo alluvionati dalla narrativa, fantastica o saggistica o moraleggiante; dalla prosa, in effetti, dacché tutto è prosaico, didascalico, pronto a essere facilmente trangugiato. Le serie TV angloamericane hanno intossicato il rapporto che alcuni uomini di buon gusto intrattenevano con l’arte; spiegano ogni passo, continuamente; riassumono, particolareggiano, ritornano sui passi già compiuti, con fare inesausto quando, invece, l’elevazione estetica è proporzionale al non-detto poiché la scrittura brucia fieramente i rapporti di causa-effetto giocando su suggestioni abissali: spesso celando tale allusività sotto un costume formale assai semplice o di preziosità apparentemente stucchevole.

Il Nuovo Ordine nasce con l’abolizione graduale della poesia e l’istituzione del romanzo. Tramontano gli eroi, l’epica, la metafisica, il simbolo che lega la terra all’infinito, la cesellatura concettuale dell’amore: incipit dissolutio. Irrompe il realismo, ancora, però, soggiogato dai caratteri della commedia universale: l’avaro, il ricco, l’Arlecchino, la fanciulla indifesa; quindi la lingua si sfilaccia rinunciando gradatamente al ritmo e alla profondità verbale per farsi dialetto autoreferenziale; seguono i personaggi, macerati nell’aceto di un quotidiano sempre più trito. Si addiviene a una nuova universalità, piatta, squallida, coprolalica oppure goffamente sperimentale. Saltano i piani temporali, si ripudia anche l’accenno all’euritmia. Per la prima volta ci si pone il problema dell’originalità: se prima il mito era un calco inesauribile su cui modellare l’identica storia infinite volte, ora, definitivamente allontanate quelle matrici, per smuovere il pubblico e la trama si deve continuamente rilanciare lo scandalo, l’inversione, lo sciocco controsenso. La satira diviene dileggio, la tragedia una serie di incidenti sfortunati, la commedia una sequela di battute più o meno di spirito.

Il mito o il simbolo sono la vita. Nel tempo tutte le disperazioni del mondo, la gioia, la sottile malinconia hanno formato tali concrezioni vertiginose: a esse si doveva pur sempre riandare per creare, universalmente. Ora, invece, l’ispirazione è sempre solitaria. L’artista è solo. Per questo istintivamente egli non piace, o addirittura fa ribrezzo; deve condannarsi a un épater le bourgeoise sfiancante oppure assoldare e delegare a legioni di critici la bontà delle sfiatate sue stravaganze: a forza di chiacchiere pubblicitarie, mascherate da saggi, interviste, marchette. “Un'opera digitale di crypto art, intitolata ‘The last 5000 days’, e costituita da monumentale file jpg, è andata all'asta da Christie’s. Il martello del battitore della celebre casa d’aste si è fermato a a oltre 60 milioni di dollari, una cifra da primato che fa del suo autore il terzo artista vivente più valutato del mondo dopo Jeff Koons e David Hockney. Il prezzo supera quello di dipinti di Frida Kahlo, Salvador Dalí o Paul Gauguin. Circa 22 milioni di persone si sono collegate al sito di Christie's nei momenti finali dell'asta, cui partecipavano potenziali acquirenti da undici paesi diversi. Il compratore ancora anonimo che l’ha acquistata ha finito per pagare 69,3 milioni di dollari compresi i diritti d'asta per l’opera di Beeple, (vero nome Mike Winkelmann), un 39enne illustratore del Wisconsin che si è costruito milioni di seguaci sui social grazie a progetti commerciali per pop star come Justin Bieber e marchi come Louis Vuitton e Nike. L'opera in questione è interamente digitale: un collage di 5.000 immagini create e postate dal 2007 al 2021, con scene surreali e disegni di politici come Donald Trump e Mao Tse Tung accanto a personaggi dei cartoni da Topolino ai Pokemon. La vendita segna l'apice della crescente frenesia per i Nft (non fungible token), una forma di opera digitale registrata su blockchain con un token che verifica il legittimo proprietario e l'autenticità della creazione”. Ovviamente nessuno mai dirà spontaneamente che tale opera è “bella”; qualcuno ripeterà, forse, la stupida idiozia dell’arte quale investimento; qui, però, non esistono compratori, spettatori o sponsor né tantomeno dazioni di danaro; Pokemon, Louis Vuitton, token, blockchain ... la frode non teme più l'esagerazione ridicola, a quanto pare ... sono indotto a credere, peraltro, che non esista nemmeno Beeple. La verità è che tutto viene orchestrato unicamente per distruggere, per sdilinquire la forza del gusto … per far sì che menti, occhi e lingue apprezzino l’inapprezzabile; così come il McDonalds’ esiste solo per togliere all’umanità il discernimento dei sapori: fichi e ciliegie, carne e uova fresche, frutta di stagione; e per liberarsi di quelle sovrastrutture civili che da sempre hanno accompagnano il desinare, dalle stoffe alle posate sin al piacere della conversazione. Magari un giorno verrà fuori che il McDonalds’ altro non fu che un’operazione psicologica su larga scala. Il Nulla ama nascondersi; la natura della distruzione si cela agli "ochi nostri tenebrosi"

A cosa abbiamo rinunciato? A comprendere intimamente tale chiusa, a esempio:
 
All days are nights to see till I see thee
And nights bright days when dreams do show thee me

(Tutti i giorni sono notti finché non vedo te
e le notti giorni luminosi quando in sogno mi appari)

Pappus, maschera della commedia atellana pre-plautina, riserva verità inossidabili. Di tale genere teatrale rimangono a noi solo frammenti e schegge. L’ambito è sicuramente popolaresco, a volte grassoccio. Pappus si presenta alle elezioni, è bocciato. Allora sentenzia: “É questo il costume del popolo, oggi ti va contro, ma t’appoggerà domani”. Non si butta mai via niente. Lionel Jospin, qualcuno lo ricorda? Boris Johnson, idem? Illusero gli elettori, poi scomparvero. Eppure son sempre lì, a calibrare da decani dell’inganno le oscillazioni della finta alternativa. Una volta si vince, un’altra si perde, oggi tocca a me, domani a te, l’importante è tenere la barra al centro, l’unico centro, sentiero segreto e fatale per il popolicchio. 

Sinistra e destra non esistono se quali indicazioni topografiche. “Dov’è via Claudio Regeni?” “Prosegua sino alla piazzetta, poi la seconda a sinistra”. “La toilette, per favore”. “Il corridoio, prima porta a destra”. Così va bene. Già per i personaggi novecenteschi le categorie risultano fuorvianti. Mussolini era di destra? O socialista? Era di destra, ci ha portati in guerra! Come Obama e Clinton. Lasciamo stare. San Pio V ordì le flotte di Lepanto contro gl’Infedeli. Era di sinistra o di destra? Oriana Fallaci si ispira a lui? Erdogan è di destra? Assurbanipal fu nazista? Annibale Barca un migrante?

Qualcuno si chiede ancora cosa sia stata l’America. Nient’altro che un golem per annientare le civiltà. Gli Europei più bellicosi e vitali sono stati precettati e poi minchionati da una serie di precetti che colavano giù dall’Illuminismo: quasi tutti reinterpretati in senso pedestre e sciocco, da mercatino dell’usato delle migliori sorti e progressive. La libertà, il self made men, l’avvenire … ché se vuoi intortare qualcuno gli devi far balenare il ghiribizzo della crescita continua … del limite fichtiano da superare costantemente … per arrivare sempre più lontani, nel West, nelle Americhe del Sud, a Cuba, nell’Europa decadente, sulla Luna … a inghiottire ogni cosa, a triturarla … e abbattere finalmente la fastidiosa civiltà, italiana, ungarica, mesopotamica, afghana, qualunque essa fosse … per riprogrammare il mondo su basi meschine: il diritto alla felicità, nientemeno … quando è noto che l’uomo che anela alla felicità e alla pace prepara inevitabilmente ecatombi e inferni senza scampo. Gli Europei vennero risucchiati da questa landa vergine, accecati dal sangue e dall’oro e poi rivolti alla distruzione delle proprie radici … se non ci fosse da stracciarsi le vesti ci sarebbe da ridere amaramente, per intere giornate. E pensare che c’è ancora qualcuno che riconosce a tali poveretti la nobiltà della democrazia … una serie di cianfrusaglie edoniste e libertine equivocate fra strepiti biblici.

I giovani, i giovani. S’intenda: gli Eloy oggi sui trenta. Anche coloro che escono da una famiglia ancor integra sono destinati al ruolo di carnefice. Delle generazioni successive, di sé stessi. Alcuni sono educati, persino gentili. Eviscerati, però, d’ogni moto e irruenza e, in fondo, di qualsiasi anelito d’empatia. Hanno persino paura delle passioni, riguardate quale sentimenti estremi e nocivi. Privati del rapporto con la sfera celeste, impossibilitati alla metafisica, non possono che guazzare nel sottobosco dell’esistenza. Meno intelligenti, quindi, poiché privi della capacità d’astrazione somma, forse più tecnicamente scaltri, essi rivelano, a ben interrogarli, un sottofondo di freddezza che equivocano come cinismo. È proprio quest’ultimo elemento, forse un residuo degenerato dell’accorto familismo italiano, a perderli del tutto sino a relegarli nei bassifondi dell’anima. Qualsiasi gesto di magnanimità o larghezza, quel sacrificio spesso gratuito con cui si sferzava il volto di Mammona, per loro è impossibile. Non riescono a concepirlo. Anche i più poveri Cristi delle epoche passate passeggiavano arditi per gli ambulacri d’un tempio morale da cui potevano riguardare le stelle; e oggi? Nell’era dell’infinita libertà, i cosiddetti giovani sono costretti entro spazi fisici e spirituali sempre più ridotti, come il prigioniero di Edgar Allan Poe ne Il pozzo e il pendolo: in alto le oscillazioni della mezzaluna d’acciaio, poi un tetto e pareti mobili e istoriate di ferro incandescente che si restringono per indurre la vittima a cadere nel centro del cubicolo, ov’è il pozzo fatale: “Mi ritrassi dal metallo rovente verso il centro del carcere. Di fronte al pensiero della morte per fuoco che incombeva, la frescura del pozzo mi venne incontro come un balsamo ... Se prima la stanza era quadrata … adesso era una losanga … [che] si appiattiva sempre più  a una velocità che non mi dava tempo di riflettere. Che stupido! Non avevo capito che lo scopo del ferro arroventato era appunto di spingermi lì dentro … la losanga si appiattiva sempre più, a una velocità che non mi dava tempo di riflettere .... Il centro, punto di maggiore ampiezza , corrispondeva al baratro …”. Chiediamoci cos’è questa censura PolCor se non pareti e tetti incandescenti che inducono a negare il giusto e ritrarsi verso il pozzo della dissoluzione. Alle generazioni Z hanno apparecchiato la miseria spirituale, il cubicolo e il suicidio, ed essi vanno incontro al coltello incoronati di edere profumate, il manto candido, cantando le litanie funebri col sorriso sulle labbra: nulla turba la scena sacrificale. 

I filmini hot svedesi: con le donnine discinte. I giornalini per le prime masturbazioni adolescenziali: Sukia o Corna vissute. I proto-pornomovies, popolati da casalinghe col ventre flaccido e idraulici irsuti. E via via spostando i limiti, sino alle superprestazioni degli attori più leggendari: membri di trenta centimetri, vagine disposte ad accogliere l’oggettistica più fantasiosa; ancora organi di pertinenza umana, tuttavia: d’un proprietario identificabile, chiunque esso sia. E poi? La dissoluzione reclama sempre l’estremo: depilazioni, snaturamenti d’ogni ordine e degrado, umiliazioni sadomasochistiche, sodomizzazioni cavalline, compenetrazioni di carni indifferenti come nell’orgia finale di Society. Vade ultra: pezzi di corpo completamente svincolati dall'unità vitruviana e usati quale fonte di piacere bestiale, a rinvigorire un’eccitazione che si anima solo col delitto.

La pornografia in questi decenni non s'è limitata a educare un pubblico sempre più ottusamente lascivo nei propri recinti, ma (questo è il punto centrale) ha ceduto lentamente, per una dolosa osmosi regolata dall’alto, parte del proprio immaginario a campi apparentemente innocui del vivere quotidiano, a partire dalle pubblicità, invasive e deliranti. Le menti sono state riprogrammate secondo un’estetica posticcia e inumana che deride la ritenutezza, le convenienze e ogni spirito di altruismo: momenti oramai intesi dai più quale superata e trita consuetudine. L’effetto è stato quello di rendere impossibili i rapporti fra uomo e donna, e ogni sorta di rispetto reciproco. Le donne sognano Rocco Siffredi, magari in Lamborghini, stomacate dai brevi amplessi matrimoniali; i maschi, specie i più giovani, anelano addominali piatti e quarte misure; i risultati di tale rincorsa all’efficientismo sessuale e al giovanilismo più idiota e volgare consistono nella foia ginnastica, a volte addirittura polimorfa, o nella solitudine oppure nel refugium cinaedorum, per maschi e femmine, in cui ci si illude di trovar requie e anime gemelle. Il digitale, poi, incitando alla deformazione della persona, dissolve ogni limite aprendo alla parodia morale ed estetica in cui sono istericamente dileggiati il riserbo e un pur pallida severità di costumi. Per tutti il suicidio è dietro l'angolo, sotto forma di chirurgia deviante, autosoppressione, edonismo nerd da cubicolo. 

"Quanto sei bella!
Mi metti soggezione, mi fai battere il cuore come un collegiale.
Che rispetto vero, profondo, comunichi.
Claudia!
Di chi sei innamorata? Con chi stai? A chi vuoi bene?"
E Claudia risponde: "A te!"
Così il dialogo tra Guido Anselmi-Mastroianni e Claudia Cardinale nell'eccezionale scena notturna di 8 1\2.
Ancora Anselmi: "Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola, e di essere fedele a quella. Riuscire a farla diventare la ragione della tua vita. Una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto, proprio perché è la tua fedeltà a farla diventare infinita". 
La devozione, l'amore. Giusto.
L'agape.
Ma Guido, come ripeterà poi Claudia per ben tre volte, non sa voler bene. Egli, infatti, avido di giustificazioni basate sul cinismo e la scepsi (di sé stesso afferma che vuole arraffare tutto, e che più non crede a nulla), rifiuterà la donna salvifica. Reificato, incapace di larghezza d'animo, piccolo, intrappolato in vane fantasie sessuali di dominio, immemore; il senso di colpa si scarica nella nostalgia, i tempi dell'anomia lo conducono al massacro.   

Scomparsi i codici di comportamento secolari, gli amori più perfetti paiono ancora quelli non corrisposti; o quelli impossibili, che fa lo stesso. L’incompiutezza preserva dai prosaici andirivieni, e dal ribrezzo che instilla il quotidiano, oggi addirittura impervio per un cuore semplice. L’amore di tal fatta sbiadisce dolcemente nel ricordo eppure continua a scorrere come un fiume carsico. A volte riappare in superficie; stupisce, con l’intatta sua ansia bruciante. Un volto, un gesto. La memoria cancella alcuni tratti, ne magnifica altri. L’oggetto amato così viene a depurarsi ancor più dalle scorie della contingenza. Si avvera, cioè, la mirabile metafora dei trovatori per cui l’amante, dopo essersi dissetato a pozze d’acqua sempre più alte e pure, arriva alla fonte perfetta, che reca vita immortale. La sublimazione è compiuta. I maggiori canzonieri europei sono popolati di tali fantasmi esistenziali.

Il vermocane, causa climate change, insidia le calcagna dei bagnanti italiani. E sarà sempre peggio, commenta il solito competente trovato chissà dove, eppure esperto, espertissimo, gonfio di scienza infusa in qualche postribolo universitario che fa la bella vita coi fondi delle multinazionali. Aliis verbis: inconfutabile. Ovviamente sono tutte panzane. Mi piacerebbe sapere quale venduto escogita questi ballon d’essai: cretini, insensati, volgari e, perciò, efficacissimi. L’assonnata Hermodice carunculata, trasformata in immanis belua, acquatica e mutante: verme, poiché striscia nell’ombra, alla stregua d’un assassino, viscida come il patriarcato; cane, e per di più rabbioso, dacché morde, con le setole sue capaci di iniettare una micidiale neurotossina. La cretina col tatuaggio, il trippone dall’occhio torbido non hanno nemmeno bisogno di comprendere: il flatus vocis “vermocane” aggredisce da subito il micco impressionandolo profondamente. “Stai attento al vermocane!”, “Sharon, tieniti vicino alla spiaggia che potrebbe esserci il vermocane” oppure “Madonna, e chi si bagna più, non hai letto del vermocane?”; i media, specie quelli che fanno finta d’essere outsider, son ridotti a sequele di tali provocazioni puerili. Decine, centinaia, migliaia. E la suggestione agisce, come un tarlo, poiché ognuno ha abolito il passato e ogni altro ammortizzatore tradizionale e psicologico in grado di relegare la notizia a spazzatura. Chiunque abbia frequentato le spiagge in tempi ancora umani, ricorda un conoscente toccato da una medusa, un riccio o un’attinia: mal di testa, gonfiori, e si tornava nuovi. E però ormai il popolicchio si controlla così.

Riprogrammazione. Sostituire un ventaglio di credenze e comportamenti millenari con regolette da asporto: mission accomplished. Titola una gazzetta ingannevolmente populista: “Badanti e famigliari degli anziani bisognosi: arriva a Treviso un corso per ‘imparare’ l’empatia”. E poi: “Un corso per creare empatia tra badanti e famigliari degli anziani. A proporre questo originale iniziativa di formazione è l’associazione ‘Famiglie Rurali’ di Vittorio Veneto … presieduta da Alessandro Toffoli con il finanziamento di Banca Prealpi San Biagio (l’istituto di credito cooperativo con sede a Tarzo, parte del Gruppo Cassa Centrale) in partnership con la Caritas, la cooperativa sociale 'Assixto Prealpi Assistenza' e l’Ulss 2 del distretto di Pieve di Soligo”.
L’empatia, par di capire, si insegna; dopo un corso in cui il candidato potrà mettere alcune crocette su questionari a quadratino e addivenire a una maggiore comprensione della merda nel pannolone. La ridda stregonesca è completa: una banca, il cascame rinsecchito d’un cattolicesimo defunto, la cooperativa “sociale” e l’immancabile “azienda di stato”: ASL o ULSS, quella che conteggia femori, pancreas e mazzette ordinandoli secondo la partita doppia. Carità e compassione li inventano loro, a Pieve di Soligo e Vittorio Veneto, prima non esistevano. Quel sentimento inestirpabile e sorgivo che fa disprezzare l’utile, in ogni sua forma, per un atto che nulla chiede in cambio, la carità, era - secondo loro - sentimento sconosciuto nei secoli addietro; ora, modellata per non essere sconveniente coi tempi apocalittici, è finalmente fra noi e si fa chiamare Caritas. In tal modo viene a salvarsi sia il relitto di Dio che la grassa Mammona; un bel pernacchio di sfregio a Luca 16,13 è nell’aria, ma pazienza. 

Una gazzetta qualsiasi: “L'episodio surreale è avvenuto lunedì mattina davanti al Muro della Gentilezza, gestito dal Tempio del Futuro Perduto. Questo centro culturale, vincitore nel 2023 del bando comunale per l'uso degli spazi abbandonati dell'ex Fabbrica del Vapore, distribuisce quotidianamente abiti e generi alimentari ai bisognosi”. Pare che alcuni crucchi abbiano dato un paio di schiaffi omofobi ai soci di tal "Muro della Gentilezza". Esamino la questione dal punto di vista psicostorico, sociale, sociostorico, psicosociostorico e non trovo risposte. L’unico elemento degno di analisi in tale ulteriore Singh Singh è questo: “bando comunale”. Protocolli di collaborazione, bandi comunali, bandi regionali, finanziamenti … nulla si dà via gratis, e la bontà, in fondo, è solo merce come un’altra, stipata in comode confezioni lacrimevoli; sottovuoto.

Mi reco a vedere i ruderi degli acquedotti romani, su via Tuscolana, nella parte prossima a Santa Maria Ausiliatrice. Il filare di venti metri d'altezza (il ciclopico tracciato dell'Aqua Claudia cui si sovrappongono il più modesto Anio Novus e il cinquecentesco Acquedotto Felice) è tuttora imponente, ben conservato nella struttura che, da lontano, con il sole di luglio che ne scialba i contorni, illude di una propria intima, omogenea, consistenza. Ma, a riguardare da vicino, quella massa si scompone in parti e stratificazioni che ne fanno un composito prodotto dell’affaccendarsi dei secoli. Goethe di fronte a essi poteva esclamare, superficialmente: “Questi uomini lavoravano per l’eternità. Quale grande e nobile scopo è quello di abbeverare un popolo mediante un monumento così grandioso!”. Questo poteva valere per l’Aqua Claudia, maestosa nell’armonia delle arcuazioni, nei possenti piloni che affondano per metri nel terreno, negli squadrati blocchi di tufo chiaro; nella forza che infonde la semplice idea di trasportare acqua in tale modo, dissanguando una serie di fonti lontane sessanta chilometri da Roma. Sessanta! Eppure tale età dell’oro si rinviene qui solo a tratti. In più punti gli originali blocchi di tufo sono sostituiti dai restauri in peperino grigio; in altri la luce degli archi si riduce a causa dei sottarchi in laterizio di epoca adrianea; la raffinata linea dell’acquedotto, poi, è rovinata da goffe tamponature in mattoni e opera listata, forse del V secolo. Il rozzo impianto dell’Acquedotto Felice, che buca le intelaiature claudie al livello dei sottarchi, reca ulteriore declino estetico. Ingegneri e operai del 52 d.C. costruirono una meraviglia, i posteri rappezzarono alla meglio. Nonostante la reverenza che inevitabilmente sento di tributargli, avverto nel monumento la sensazione d’una decadenza, inarrestabile. Esso rassomiglia alla gigantesca statua del Veglio di Creta di cui narra Dante, “metafora del regresso universale, di cui rimane, in oro, la sola testa; il resto si consuma lentamente trasformandosi in materia sempre più vile: argento, a modellare braccia e petto, rame sino all’inguine e, quindi, ferro; il piede destro è, invece, di volgare terracotta, instabile fermo su cui poggia l’immane colosso”. 
Perché tale la verità. 
Non siamo migliori, siamo ben peggiori di ieri, addirittura caricaturali rispetto all’altro ieri. Illuderci di progredire, d’essere avanzati sino alla felicità dopo aver liquidato la civiltà, questo il velo di Maya da cui liberarsi. Nessuno, dico nessuno, può arrogarsi il diritto, su nessuna base logica, di ritenersi “migliore”. Un vasaio di Corinto o un tabulario etrusco vantavano un’esistenza più compiuta e piena della nostra, inservibile, disperante e meschina. Per tacere dell’intelligenza. Sempre ebbero ragione i reazionari, come Leopardi, o Gomez Davila, a dileggiare l’attualità e le anime belle o le sovrumane utopie: che oggi ci restituiscono la cenere delle proprie ambizioni spacciandola per successo. Si è bruciato tanto, distrutto quasi tutto, umiliata la nostra parte migliore. Ci resta poco, qualche traccia, e la Natura Indifferente, nostra amica, fra cui s’agita benigna la Morte.

Nell'ora perfetta, la luce dell'estate si strugge dolcissima nella sera. Cinque falchetti rigano il cielo sopra di me, ora dell'azzurro più intenso
Nulla turba la perfezione irriflessa delle loro traiettorie.

83 commenti:

  1. Attesa premiata oltre le aspettative, bene così

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  2. Mi hai fatto tornare alla mente un film poco conosciuto (reperibile su internet): "Idiocracy".
    Negli ultimi mesi a Firenze ci sono state le elezioni. Dopo trent'anni di governo PD ha rivinto il PD. E' stata eletta una donna ebrea. Da queste parti il voto è di tipo clientelare, ma non solo. Nel corso dei decenni sono state raccomandate e piazzate decine di migliaia di persone nei vari enti locali, statali, società partecipate ecc. (per una città come Firenze sono numeri importanti). Persone che voteranno sempre per il partito perchè le loro vite comode a scapito di altri dipendono da esso. C'è poi una certa percentuale di deficienti, utili idioti del sistema, che votano il partito senza avere apparentemente nulla in cambio. Sono soggetti che voterebbero per un cammello se sopra avesse il simbolo del PD. Da queste parti funziona così. Cammino per le strade come Winston Smith di 1984, ma a differenza di lui non me ne importa più nulla se due più due fa quattro o tre o cinque. Mi sono arreso.

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    1. Il clientelismo non spiega il voto pur se spiega che è impossibile per un sindaco fuori del PD amministrare la città. A esempio, Virginia Raggi a Roma non poteva governare, semplicemente, perché la struttura interna al Comune era stata cooptata nel tempo dal PD. Potrei poi raccontarti un'altra cosa decisiva: i voti vanno a pacchetti (100, 200, 1000) e possono passarsi da un partito all'altro: da destra a sinistra e viceversa. Lo so, pare uno scherzo eppure funziona così. Gli unici cretini sono gli elettori che ancora tifano ... A ogni modo l'Italia è finita e lo è per mancanza di Italiani e di un'aristocrazia intellettuale in grado di cambiare il verso agli eventi.

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  3. In questi mesi sono stato, per lavoro, in uno dei tanti paesi dello " spopolamento " senza figli, senza bambini, nemmeno la tanto osannata immigrazione che ci pagherà le pensioni è presente in quelle lande desolate. A mezzogiorno non si sente nell'aria anima viva, i passi risuonano sul selciato, le scuole trasformate in magazzini, l'ufficio postale apre a giorni alterni come la stazione dei carabinieri, anche i bar hanno abbassato le serrande, in giro solo vecchi, mentre i giovani sono considerati quelli nati negli anni '60. Davanti ai paesaggi veramente notevoli mi domandavo dove abbiamo sbagliato, di chi può essere la colpa, è un problema solo economico o culturale ?Non incontrare un bambino o una mamma che spinge la carrozzina è straniante, come le case abbandonate, alcune con il cartello " vendesi ", altre con le serrande già attorniate dall'edera. Quale civiltà rinuncia al proprio futuro, in silenzio, per un fine settimana e uno spritz? Come ne usciremo, se mai ne usciremo? Scrivi, Alceste, scrivi che le tue parole non si perdono e forse tra mille anni qualcuno leggerà ciò che fummo e ciò che dovemmo subire supinamente.
    Antonio

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    1. Rinuncia al futuro perché è inetta a comprendere il presente. Senza contare le migliaia di mercenari e venduti. SI tratta di un crollo di civiltà spaventoso e che recherà ne baratro l'intero Occidente, Europa e Mediterraneo, forse anche il Medio Oriente. Non resterà che cenere e multinazionali.

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  4. Cominciavo a stare in pensiero... Ben tornato.

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  5. Caro Alceste, una volta mi dicesti dobbiamo resistere, salvare come è possibile quello che la nostra genia ha fatto nei secoli, ci sono nel nostro martoriato paese scorci inestimabili di cultura di bellezze senza tempo, se posso darti, anzi darci un consiglio, aggrappiamoci ad esse come ad una scialuppa che ci è concessa per tentare di andare oltre la tempesta, e poi sia quello che sia.

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    1. Nel mio piccolo ho sempre cercato di difenderle, anzi di renderle di nuovo vive nell'interesse degli Italiani. Non è facile, però.

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    2. Buona sera, mi permetta caro Alceste di esprimerLe il mio pensiero. Gli italiani, se mai esistiti, sono morti, o quasi.
      Causa del decesso: necrosi indotta da tubo catodico.
      E forse, visto e considerato lo stato attuale dell'arte, è anche meglio così. I vecchi, solo i vecchi, parlano di "Futuro" e di "Giovani".
      Con viva cordialità,
      Ak

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    3. Per Anonimo delle 23.08:

      Sono d'accordo, ormai si rinvengono i tratti italiani solo in alcuni esemplari della provincia. La propaganda non ha vinto, ha decimato qualunque istituzione, ogni angolo di cultura. Basti guardare lo show business che è costituito solo ede esclusivamente da merda ... stavo per dire americana ... forse dovrei dire: ecumenica. L' America non è che l'esperimento, ben riuscito, di dissolvimento d'ogni retaggio particolare sotto le spoglie del progresso.
      ***
      Approfitto di questo spazio per dire che i commenti sembrano funzionare meglio se si usa Google Chrome.

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    4. Come dissentire caro Signor Alceste. Io mi spingerei ad affermare che sono poche le sacche dove al di là della cosiddetta "cultura" (termine di cui non ho ancora scorto una vero significato) si possono ancora trovare i genuini tratti di quei popoli che hanno abitato le terre italiche. Manco dall'Italia da un po', ma a me sembrava di reperire (a suo tempo), la maggior parte delle volte, tanta rozzezza e faciloneria mascherate da semplicità genuina. Come le finte trattorie toscane a Firenze (autentiche trappole per i rozzi visitarori), con le tovaglie di carta rosse e bianche. Che sono in realtà il peggio scherno ad un autentico "ben mangiare" e quindi ben vivere. Sono una semplice caricatura.
      Oggi sento alcuni vanverare di una certa semplicità autentica italiana di certe fasce della popolazione. Si rischia di ridurre un retaggio, almeno centenario, alla bidella che parla in dialetto, poiché parla in dialetto. Un buon pranzo al suddetto ristorante di firenze perché costa poco e servito alla garibaldina.
      Se questo è quello che resta del culto e della cultura italiche io suggerisco di lasciarlo bruciare. Che sia calpestato da orde di turnsti tanto stupidi almeno quanto gli indigeni che si cibano di tubo catodico. E poi lasciamo anche che i nuovi unni vengano e spazzino via tutto. Questi nuovi unni che sicuramente non sono peggio di noi.

      Per quanto riguarda i palinsesti italiani non mi esprimo la televisione ormai è chiaramente uno strumento di degenerazione attiva. Niente di buono può risultare dall'utilizzo della televisione. È un'arma.

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    5. Per Anonimo delle 00.59

      Per cultura intendo sempre un atto im-mediato, istintivo, irriflesso da parte di un individuo. Si fa così, per antico retaggio, e questo gesto è sentito come giusto e naturale e inevitabile poiché formatosi nei secoli per conservare e mantenere intatto il popolo. La critica e la dissezione devono entrare nella cultura per impedire la stasi e solo eccezionalmente: in questo ultimo caso, poi, si deve da subito assimilare e cauterizzare.
      Ciò che Lei descrive, la trattoria di Firenze, non è che maniera, ricordo sfocato di ciò che prima era genuino: lo si nota immancabilmente nelle arti in periodi di decadenza, di solito poco prima di un crollo verticale. Il turismo di massa è figlio della deindustrializzazione, della cancellazione totale dell'agricoltura e del pelandronismo nazionale (esploso col COVID) che si illude di trovare una sinecura col b&b. Un'economia da Terzo Mondo, mentre l'ex Terzo Mondo, se non altro, sta formando istituzioni ed economie reali. Per divertirmi, a volte, faccio l'esempio del Gabon. In una città come Roma, che si sta consumando sotto gli occhi di tutti sino alla prossima sparizione, e dove pare impossibile spostare un semaforo, mi piace mostrare le immagini dei grattacieli della capitale africana ... sicuramente meglio amministrata della media delle città d'arte italiane ...

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    6. Mi trovo d'accordo ancor una volta con Lei caro Signor Alceste, con la necessità di una sola precisazione da parte mia. Tutta questa storia della presunta pandemia e della seguente follia del santo vaccino non hanno fatto che rivelare una situazione già presente. Lo stato di degrado umano a cui è giunto quest9 popolo. Le immagini della calca all'ingresso del centro vaccinale di Bologna sono uno dei tenti esempi dello stato bovino i cui è precipitato tutto. A gente così si può fare, e far fare quello che si vuole:
      https://youtu.be/NC4VcghIl_M?feature=shared

      Anche far iniettare endovena un composto ignoto, sperimentale e non testato. E fare firmare pure una liberatoria sugli eventuali effetti collaterali. Il Gabon, con tutti i suoi limiti, è quattro mosse avanti.
      Cordialità,
      A.Kohl

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    7. Per Anonimo delle 00.15

      Guardi, sul Vaccino Santo sono d'accordo, ma, personalmente, reputo più nociva la parte sui divieti e i permessi relativi al primo lockdown. Il lockdown è il futuro che ci attende. Durante il lockdown eravamo già nel futuro, nel futuro vivremo come nel periodo del lockdown. De-istituzionalizzazione completa (scuole, educazione, giustizia, carceri, codice penale, droga, parafilie); unico anelito: il suicidio.

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    8. Caro Alceste, io presumo che entrambi (santo vaccino e coprifuoco) siamo espressioni dello stesso piano e della stessa volontà. Esattamente come la teologia uranista, o gli imbruttiti col telefonino o le trasmissioni di intrattenimento. Chi suona questa musica negli ultimi 10 anni sembra aver cominciato ad aumentare gradualmente il voltaggio.
      Passi una buona notte.
      Akohl

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  6. Grazie Alceste, bentornato!

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  7. Ben ritrovato, Alceste, e grazie per questo superlativo pezzo.
    Lei dice che scrive sempre le stesse cose, ma è vero fino a un certo punto.
    Se, come giustamente lei dice, il mito rappresenta un calco perenne per rappresentare la vicenda umana, anche i suoi scritti si possono considerare alla stessa stregua per questo disgraziato presente, e quindi un buon mezzo di contrasto per non immiserirsi del tutto.

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    1. Il mito è tale perché risana. Si è formato in tal modo per tale fine. Ogni calco di esso, perciò, mai stanca. Le storie formate su tale Storia sono risanatrici per eccellenza e ci ricordano cosa siamo.

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  8. Più di tre mesi senza Alceste...ero in forte astinenza...ben tornato

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  9. Grazie Alceste, grazie di essere tornato a scrivere...che poi solo all'apparenza si ripetono le stesse cose, in realtà riesci sempre a creare mille piccole nuove sfumature che generano rimandi, connessioni...riflessioni...tutte cose che aiutano proprio nel vivere quotidiano.

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    1. Ripeto le medesime cose, altro non si può fare. Anche perché vedo di continuo gli stessi errori. Ci faranno a pezzi...

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    2. Può darsi, ma il cuore non lo avranno mai.
      Sergio

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  10. https://mazzoninews.com/2024/07/07/percorso-di-pace-ungherese-mn-275/
    staremo a vedere, comunque l'Italia si deve sempre distinguere per i minuetti: un piede qua uno di la, pronti a fare un saltino sul carro del perdente per poi passare rapidamente al vincitore. Che noia.

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    1. Una vita che vedo questi cambi di rotta ... con Andreotti, però, almeno si era più coerenti e ci si permetteva un pensiero proprio pur nel servilismo.

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  11. Alceste,  grazie. Comprendevo il silenzio - cosa si può  dire ormai? -ma ero anche preoccupato. Dalle mie parti si susseguono infarti, ictus e turbo-cancri (che ha un  suono da F1). Casualmente colpiscono quasi esclusivamente i vaccinati. Tanto che i familiari,  imbarazzati, e vaccinati, cominciano a collegare. Non l'informazione pubblica, che non si perde nelle pinzillacchere del popolaccio. Comunque,  bentornato e qualche dio ti benedica. Prima di salutarti, due domande. 1) Dopo una gestione grottesca, come fa la sora Itala a ricevere quasi 2,5 milioni di voti?  2) Non paghi di una teoria di vendicatori, da Di Pietro a Grillo, da queste parti sono in fibrillazione per il neo-eletto generale. Previsioni al riguardo?
    Ciao, caro. Resta con noi, almeno tu.

    Walter

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    1. Grazie. Sui voti andrei cauto ... i voti raramente sono scelte individuali, spesso vanno a pacchetti clientelari controllabili. A volte se li passano da destra a sinistra e viceversa. Sono soprattutto legati ai luoghi di lavori parassitari (cooperative, ministeri, aziende semi-pubbliche) e alle residue organizzazioni (sindacati etc). Che siano veri ho più di un dubbio. In realtà chi conosce precisamente le procedure di voto? Intendo: tu vedi la gente che si reca alle urne ... e poi? Cosa accade nel trasferimento di voti dal seggio al ministero? Che fine fanno quelle schede? Quale trasparenza c'è? Senza contare i piccoli brogli cartacei, i trucchetti con i cellulari ... Sul generale posso dirti che è della schiatta degli Sturmtruppen, darà scandalo, forse, con qualche dichiarazione, e poi verrà sepolto. Non mi sembra proprio il tipo del Legionario ... forse del Milite Gaudente.

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  12. Divagando... Hanno riesumato Goliarda Sapienza. Sono alcune settimane che il suo "L'arte della gioia" riciccia continuamente fuori, a seguito del successo che pare stia riscuotendo l'omonimo film (o serie, non ho ben capito) della Golino (andatevi a sbirciare la locandina, che è già tutta un programma). Ovviamente è già pronto il film biografico che magnifica la scrittrice, il cui incommensurabile talento ci giunge solo ora in tutta la sua dirompenza a causa dell'ombra del patriarcato che così a lungo l'aveva avvolto... Se poi volete farvi quattro risate grasse (benché amarognole), andate a cercarvi qualche recesione di un film che mi pare s'intitoli "Il Vangelo secondo Maria", con l'immancabile Gassmann Junior nei panni di Giuseppe (ancora!?!). Vi cito qualche riga della migliore che ho letto perché merita: "Il loro matrimonio è infatti casto, una semplice copertura che permette all'uomo di istruire segretamente la giovane, per poi prepararla alla fuga. Ma ecco un ostacolo imprevisto: Maria e Giuseppe di innamorano. Stanno per abbandonarsi alla passione, quando l'angelo dell'annunciazione rovina tutto. Il piano di Dio e quello di Maria non coincidono affatto. E così, ancora una volta, ecco che l'aspirazione sociale e l'intraprendenza femminile si scontrano, si ribellano, lottano insieme e uno contro l'altra". Ah, che poesia...

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    1. No Goliarda Sapienza no ... Sul resto: mi pare che sia una vecchia diceria anticristiana, di origine talmudica, quella che vuole la Vergine quale zoccola. In tal caso, dopo essere stata pubblicamente cacciata dal marito per infedeltà, partorì il Bimbo che doveva i suoi natali a un tal Ben Pantera o Pandera, un legionario romano. Sono antichi e nuovi sogni, l'importante è lordare, rendere ridicolo, disorientare.

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    2. Goliarda Sapienza sì. Nel senso che io un tuo commento su 'sta tizia lo gradirei. Ammetto di non conoscerla, sono uno di quelli a cui il patriarcato ne ha obliato il talento. Questo "L'arte della gioia", che magari sarà anche scritto bene, avrà delle qualità, non ne ho idea, mi pare tutto un programma in quanto a contenuti, e da quel che ho appreso a riguardo non mi sorprende che sia ricicciato fuori proprio adesso e che a destra e a manca lo stiano facendo assurgere ad opera fondamentale del '900 italiano misconosciuta...

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    3. Yaroslav: Ma che vuoi commentare ... la classica tizia sinistrata (sinistra-sinistra: centri sociali, cibo etnico, solidarietà ai compagni detenuti) riesumata da alcuni editori "indipendenti" di sinistra-sinistra (che conobbi personalmente, a suo tempo). Voglio dirti solo questo, a te e a tutti: nella massima storia critica della letteratura italiana, quella di Gianfranco Contini, Elsa Morante non c'è ... tanto per dire ... le gerarchie si fanno con l'arte o con l'ideologia da baretto? Per anni ci hanno rifilato i peggiori citrulli. E pensare che ho delle riserve anche su molte opere di Pasolini, soprattutto quando sdottoreggia o si autocommisera, figuriamoci su questi ripescaggi da quattro soldi. Un'altra che odio è Alda Merini ... lì c'è il femminismo, il sinistrismo e pure la malattia mentale "buona", da basagliani cuor d'oro ... robe di una banalità sconcertante ... per fortuna sul comodino c'ho le sorelle Bronte ...

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    4. Curioso tu abbia citato proprio le Bronte... Ogni tanto leggo gli articoli di Guia Soncini (nessuno è perfetto), e recentemente mi sono afflosciato, tutto d'un tratto, sul divano leggendo quanto segue: "[...] Emily Bronte (forse la scrittrice più kitsch della storia della letteratura, ma presentata come se andasse presa sul serio - ma questa polemica la facciamo un'altra volta)". Hai ragione: che vuoi commentare...

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    5. La stupidità è una perversione poiché reclama un'abiezione sempre più abissale ... come certi pornografi o dissoluti, non gli basta mai. Tante ne hanno scritte su Emily, ma son concordi nel ritenerla una scrittrice barbarica, sassone ... persino ruvida ... cosa vuoi contestare a chi non usa più un linguaggio umano o razionale? Rischi la sorte temuta da Wilde: lo stupido ti porta sul suo terreno e ti batte con l'esperienza.

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    6. Pantera. Si ricordi bene. La legione era la X Fretensis, costituita da calabresi e siciliani. I calabresi (Brettii) erano quelli che usavano crocefiggere i condannati; pare che si facessero arrivare il legno per le croci dalla Sila. Ma quelli erano i legionari presenti in Palestina al tempo della crocefissione; c'è un'altra tradizione che vuole che la legione di stanza in Palestina all'epoca della nascita di Cristo fosse costituita da Celti; la Madonna, secondo questa tradizione, era una ragazza madre, sedotta e abbandonata dal celto Pantera; da qui i capelli biondi e gli occhi azzurri del Cristo di tante rappresentazioni pittoriche; Giuseppe invece era un vecchio vedovo (all'epoca dei fatti avevano rispettivamente 14 e 80 anni) non rassegnato alla vedovanza che aveva chiesto alla comunità che le fosse assegnata una nuova moglie, e la comunità gli aveva assegnata una "ragazza madre" per coprire lo scandalo.
      Qualcuno è andato alla ricerca della tomba di Pantera e ha affermato di averla
      scoperta. Che si fa per una manciata di fango da tirare: pure la ricerca delle tombe dei legionari in Palestina.

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  13. Ciao Alceste, forse l'avrai già letto...ti giro questo recentissimo scritto di Agamben sul valore attuale della testimonianza. Grazie ancora.
    " ...Chi tace e non testimonia, non avrà pace né ora né domani, perché è appunto la pace che l’occidente non può né vuole vedere né pensare".

    https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-requiem-per-l-u2019occidente

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    1. Non l'avevo ancora letto. Grazie per avermelo ricordato.

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    2. Veramente notevole l'articolo di Agamben. Dimostra ancora una volta che i filosofi che un tempo discutevano intorno alle teorie materialiste davanti all'abisso del trionfo del Nulla prossimo venturo cercano anche loro un riparo escatologico che nessuna idea partorita dal '700 in poi può più dare. Con Stato e Chiesa nel pieno della loro forza una contrapposizione anche violenta la si poteva avere, con la sede di JPMorgan a Shangai che decide il destino dell'asilo di tuo figlio, come puoi fare ?
      Antonio

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  14. bentornato Alceste. Il livello di questo articolo è altissimo, lo capiranno in pochissimi però. Non ti nascondo che in taluni punti mi sono venuti i brividi, sembrava di leggere le conversazioni che ho con un caro amico internettiano che per quanto sia "eterico", rappresenta un pilastro delle mie giornate. Un saluto

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  15. P.S. non sono anonimo, bensì SpadaccinoNero, quello del blog (:

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  16. Caro Alceste, dopo aver letto il tuo post mi sento come Namaziano che osserva dal mare ciò che rimane dell’antico splendore di Roma: “non si possono riconoscere i monumenti
    del tempo passato
    il tempo vorace ha consumato gli alti
    bastioni
    Non indigniamoci che i corpi mortali si corrompano: l’esperienza ci insegna che le città possono
    morire”.
    E a proposito degli acquedotti: “Che cosa dirò dei rivi sospesi sulle arcate
    dove Iride appena alzerebbe le sue acque, che portano pioggia.
    Diresti piuttosto che questi sono monumenti ingranditisi fino agli astri.
    Di una tale opera da giganti, che si vanti la Grecia!”.
    La nostra civiltà è indubbiamente giunta alla fine e non c’è niente che si possa fare. Credi che come ogni fine sia il preludio per il sorgere di una nuova civiltà? Nella marea di cazzate che si leggono nei canali di cosiddetta contro informazione, un articolo mi ha colpito perché ragionava in questi termini. Mi piacerebbe condividerlo qui ma devo cercarlo. Ci provo.
    Intanto grazie per essere tornato, abbiamo sentito la tua mancanza!

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    1. Rutilio fu, in fondo, un uomo fortunato. Il cronista di una maestosa decadenza, ignaro che una nuova civiltà sarebbe risorta dalle ceneri. Purtroppo non vedo semi per il futuro. Si sono distrutti non i monumenti e né gli uomini, bensì le fondamenta stessa dell'esser civili. La civiltà, infatti, è continua sublimazione; qui siamo alla incessante deprivazione sino alla riduzione a zero. Neanche l'utilitarismo gli basta più, vogliono il grado zero d'ogni sentimento e moto creativo.

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  17. Grazie mille per il contributo Alceste, ed anche per la speranza portata dalle geometrie dei falchetti.

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  18. La speranza spezzata
    È la tua eredità
    Fallimento di una vita
    Di coraggio e di viltà
    Troverai sul cammino
    Fango e corruzione
    E la voglia tu avrai
    Di sdraiarti al suolo
    Per guardare come in un film
    I colombi in volo
    Ti faranno fumare
    Per farti sognare che
    Il futuro od un messia
    Presto tutto cambierà
    Ed avrai come vanto
    Una nuova condanna
    Ti diranno che il vento è
    Il respiro di una donna
    Per far sì che un lamento, uno solo
    Copra ogni tormento
    Di un velo
    Ma se tu rifiuterai
    Di giocare all'attore
    Forse un libro scriverai
    Come libero autore
    E tu forse parlerai
    Di orizzonti più vasti
    Dove uomini celesti
    Portandoti dei figli
    Ti diranno, "Scegli"
    Ben sapendo che ridendo tu
    Tu a loro ti unirai

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    1. Tra le mie preferite, insieme per esempio a questa:
      È successo quello che doveva succedere
      Ci siamo addormentati, perché è venuto il sonno
      A fare il nostro periodico ritratto
      E per somigliarci a noi
      Più che noi stessi, ci vuole fermi
      Che appena respiriamo
      E mobili ogni tanto
      Come un tratto
      Sicuro di matita
      Ecco che siamoLa viva immagine di una
      Distilleria abusiva che
      Goccia a goccia
      Secerne puro spirito

      Noi dietro una colonna ridevamo per l'aneddoto
      E ci contrastavamo amabilmente
      Su aria, fiato e facoltà vitale
      Su brio d'intelligenza
      Sull'indole e sull'estro
      Soffio, refolo, vento e venticello
      Sull'essenza e sulla soluzione
      Sul volatile e sulla proporzione
      Sul naturale e sul denaturato

      E poi sulla fortuna
      La fortuna non c'entra
      Quando una cosa
      Per terra si posa
      E vale sia per l'estetica
      Che per l'allodola
      E lui continuava a ritrattare
      A ritrattare quindi

      E la reale
      E doppia fisionomia nostra
      Spariva via
      Come una coppia annoiata di
      Visitatori da una mostra
      Noi dietro le sue spalle
      Ridevamo per l'aneddoto
      Mimetico, drammatico, faceto, ditirambico
      E ci contrastavamo amabilmente
      Su verde, rosa e viola del pensiero
      Su mente giudicante
      Su lampo e riflessione
      E sul limpido e il cupo e il commovente
      Su coscienza e su allucinazione
      Sulla celebre cena e gli invitati
      Colori che divorano colori

      Se lo spirito s'eccita
      Per caso esilarando
      Oppure ardendo
      Bruciando bruciando

      E chi dei due
      Ha le parti fredde
      Cercando le tue

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  19. Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”.

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  20. Un suggerimento ad Alceste e a chi segue il blog. Mi sembrano molto in tema con lo spirito del blog le riflessioni di C.S. Lewis sulla "abolizione dell'uomo" https://en.wikipedia.org/wiki/The_Abolition_of_Man
    In particolare trovo premonitore questa idea:

    The final chapter describes the ultimate consequences of this debunking: a not-so distant future in which the values and morals of the majority are controlled by a small group who rule by a perfect understanding of psychology, and who in turn, being able to see through any system of morality that might induce them to act in a certain way, are ruled only by their own unreflected whims. In surrendering rational reflection on their own motivations, the controllers will no longer be recognizably human, the controlled will be robot-like, and the Abolition of Man will have been completed.

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  21. Segnalo questo, secondo me, ottimo articolo del prof. Zhok
    https://www.facebook.com/100005142248791/posts/pfbid0YPGvhN29biN6Rtbw1TM3iQ5Zqf9iZWCkQh1csxmLrGyJbn1PwqreX9YLKagwByehl/?app=fbl

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  22. Titolo: "Tutta la bellezza del quarto posto di Benedetta Pilato alle olimpiadi"; titolo: "La lezione di Francesca Fangio"; la Quadrella, invece, si dice delusa per il suo quarto posto, ed ecco allora che fioccano i post di piccoli e grandi influencer e qualche articolessa di tale tenore: "Ok, vengono premiati solo i primi tre, ma perché chiedere cosa non ha funzionato invece di incoraggiarla per la prossima gara?". Ora, qui, presumo, capiamo tutti dove stia il punto e a cosa mirino queste esaltazioni, in tali casi specifici, della capacità di vedere il bicchiere mezzo pieno, del gioire per il percorso fatto, definendolo la cosa più importante, et cetera. Mi piacerebbe tuttavia leggerti a riguardo, poiché 'sta mossa qui, nel suo ripetersi e ingigantirsi a livello d'effetto, mi ha lì per lì spiazzato. Non che ci sia da stupirsi. S'inquadra perfettamente nel contesto attuale (come la questione dei maschi trans in gara, il villaggio olimpico "ecosostenibile" che alcuni atleti criticano a mezza bocca ecc.), ma non può, se si è un minimo accorti, non saltare all'occhio.

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    1. A mio sommesso avviso tale sensibilità deve ricondursi al progetto principe: l'omiciattolo. Quando privi un essere umano di ambizione, fierezza, afflato metafisico, capacità di travalicare il contingente ... di ogni metafisica, insomma, dall'amore all'arte alla politica ... cosa ne rimane? Un esserino timido, votato alla rinuncia, "glad to be of use and a bit obtuse" (Eliot), un cretino 2.0, incapace di logica, felice del proprio sgabuzzino. La legge Salvini sui cubicoli deve dirci parecchio, peraltro proposta da colui che veniva definito - senza ridere - uno dei grimaldelli del sistema. Più piccolo, sempre più piccolo, microscopico, l'omarino godrà di privazioni emotive, spirituali e fisiche che nemmeno i polli d'allevamento sembrano sopportare (alcuni si lasciano morire) ... Questi esserini devono, perciò, avere una nuova morale, tutta loro, l'etica del microscopico, della pace interminabile, del volemose bene, del si vis pacem para pacem perché l'intelligenza e la fede, come è sempre stato, sono sistemi totali, che uniscono cielo e terra, esigendo conflitti e guerre, e i cantori di tali conflitti, di queste mirabili guerre.

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    2. L’occidente è una bestia ferita e agonizzante e così tutto il marciume che ci circonda, omiciattolo compreso, dipende dal fatto che stiamo vivendo il crollo di un impero. Ma sono convinta che da qualche parte del mondo ci sia ancora un luogo in cui “Nemo enim illic vitia ridet, nec corrumpere et corrumpi saeculum vocatur”. Almeno così mi piace pensare.

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    3. Per Stefania: Più di un impero, dell'umanità. Di questo passo produrremo omettini inutili. Coi suicidi ci faranno i biscotti, con quelli passati per la liberante eutanasia i maccheroni biologici.

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    4. Fantastica l’immagine del maccheroncino (ovviamente bio e ad impatto zero CO2) Mi ha ricordato il film di fantascienza “La fuga di Logan” del 1976 che consiglio assolutamente a chi non lo avesse mai visto per l’attualità dei temi trattati.

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    5. Per Stefania: anche un bel libro di fantascienza, che dovrei avere da qualche parte. Il film si pregia di una brava attrice: iconica, dovrei dire, se non mi vergognassi a farlo.

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  23. Un altro grazie anche da parte mia. Sentivo la mancanza.
    Loris da Faenza

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  24. Ti ringrazio di cuore per esser torno a scrivere e a titolo di gratitudine lascio un divertissement, scaturito dalle mie recenti ferie in quel di Ravenna.

    Vi immaginate Dante nell'evirata e castrante epoca attuale? "Il sindaco di Lucca denuncia il poeta Alighieri per razzismo: sotto accusa la terzina "a quella terra, che n'è ben fornita: / ognun v'è barattier, fuorché Bonturo / del no, per li danar, vi si fa ita". La commissione d'inchiesta ha aperto un fascicolo."

    E Pisa? Come avrebbe reagito alla maledizione del XXXIII canto? Gli ultrà nerazzurri dichiarano guerra all'hater Dante: "Non ti vogliamo nella nostra città". E Firenze? "Revocata la cittadinanza a Dante Alighieri: i particolari a pag. 11. Non è bello diffondere l'odio, anche nei confronti dei propri stessi concittadini". Filippo Argenti: "La cittadinanza tolta ad Alighieri è un altro passo verso l'integrazione".

    Mi immagino anche il commento di Mattarella: "Dante è divisivo e discriminatorio". La comunità islamica in Italia, a proposito della dannazione di Maometto: "Alighieri merita una punizione esemplare: esiliatelo". Il Comune di Firenze: "Già fatto". A proposito d'Islam, caro Alceste: ti stimo (e per me sei il più grande scrittore italiano vivente), ma più vedo come si comportano gli islamici in Italia e più do ragione alla Fallaci, che gli islamici li ha conosciuti a casa loro in lungo e in largo, ben prima che venissero qua in massa, e ha capito benissimo con chi aveva che fare. Detto da uno che adora le Robayyat di Omar Khayyam in particolare e la cultura persiana in generale, oltre a dilettarsi dello studio della lingua araba.

    Mario

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    1. Riguardo gli islamici: sarebbe come giudicare l'italiano Guido Cavalcanti perché si è vista una puntata de "I Soprano". Cavalcanti, poi, e con lui Dante, gli islamici li stimava assai perché gli riportarono in vita la cultura classica con le traduzioni delle traduzioni. C'è da dire quindi: ma di che islamici stiamo parlando? I carognoni che conosco io bevono come spugne ... a ogni modo presto ci sarà poco di cui parlare se va a buon fine il colpo del millennio (distruzione congiunta di Gerusalemme e Persia) ... e per distruzione non intendo bombe, missili e "viene giù tutto" ... intendo l'usura ... a ogni livello, usurare il passato il presente il futuro, i monoteismi frullati in una poltiglia di yogurt scaduto ...

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  25. Che fortuna trovare qualcosa da leggere sul web, di unico e diversamente ripetitivo!
    Che morsa letale sono l'informazione e la sua controparte! La seconda e' ora sotto processo di canonizzazione (fece “profezie” prima di tutti!), per la gioia di chi la fa per mestiere, o per vendere un libro, una consulenza, un corso, una cura, una ricetta, un partito politico, un cosmetico, una opinione, una boccata d’aria, un click. Una esiste per il bene collettivo, l’altra per il bene di chi ha capito… gli eletti dell’apocalisse che non stanno solo a guardare, ma agiscono, lucrano sulle ansie create dall’informazione. Una morsa letale, un'accoppiata vincente.

    Discorsi e azioni sono intrisi di soffocanti tecniche di manipolazione, e non comprendo piu’ le motivazioni, gli intenti degli uomini/donne che vi sono dietro. Noto solo omuncoli profondamente trasformati, manomessi, ridotti in fiacca, autoreferente normalita’. E poi, tutti che ripetono a pappagallo: "Sveglia! Sveglia! Idioti!" Forse sperando cosi’ di essere esonerati dal ricevere lo stesso incitamento, o di tirarsi fuori dal circo a cui appartengono.
    Mai come ora apprezzo il Silenzio. Anche perche’, come si puo’ avere ancora una mera opinione, e aver pure voglia di esporla, quando i fatti sono alla luce del sole, senza piu’ ombre, piu’ eloquenti di qualsiasi parola? “E allora sarà manifestato l'empio…”
    La grande opera sembra giunta alla sintesi finale, al Rebis, un esperimento di superamento della dualita’ alquanto malriuscito, l’unione del peggio di entrambe le parti, replicata senza tregua in ogni ambito. Si ritentera’ e saremo piu’ fortunati, al prossimo reset! Qualcuno uso’ il termine anaciclosi. Tuttavia, i reset sono riservati a chi vuole un ruolo nel circo(lo), smettendo di essere individuo, indiviso.

    Dopo la solita sosta traumatica in Italia, mi trovo ora in un ex feudo gesuita, alacremente bonificato dai salesiani. Anche questi ultimi pero’ hanno abbandonato l’area: han lasciato vuoto l’edificio del vecchio orfanotrofio, e pieno il cimitero cattolico esteso sull lato della montagna, un tempo esclusiva residenza dei defunti buddisti.
    E cosi’ vado a trovare Franco, che ha inciso in Italiano: “Ecco, come e’ buono e come e’ dolce che i fratelli abitino insieme”; Luigi che ribadisce: “Eccomi, manda me!”; Mario: “Servus bonus et fidelis”; Bovio: “O Jesu, ego amo te”; Gastone: “Sii Fedele fino alla morte”; Albano: “pertransivit benefaciendo”… mi trovo bene solo tra questi individui, non potrei ambire a compagnia migliore.
    E tu Alceste come sopravvivi a Roma?
    Saluti,
    Ise

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    1. Roma è addirittura oltre la "Roma senza Papa" di Morselli ... non vorrei angustiare i lettori, ma il crollo della forma è ormai regola. Le istituzioni si sono volatilizzate. Anche questo è un programma: dopo la liquidazione della scuola e della giustizia, arriva quella delle carceri ... già hanno messo in campo i piagnistei necessari ... inutile dire che Pannella era in prima fila anche qui ... continua poi la cacciata dei Romani da Roma. Ci si ritrova in periferie luride, impossibili da bonificare, e qui si resta. La circolazione interna alla città è bloccata. Il solo pensiero di recarsi al centro di Roma è un incubo, fra metropolitane fuori uso, autobus-diligenza, imposte, prezzi esosi. Le multinazionali hanno preso il controllo e non si sa se sono più mediocri e lerce loro o la monnezza che si trova appena fuori il Colosseo. Per fortuna - ogni tanto si esulta - il turismo, come i commerci, presto cesseranno. Ci si aggirerà fra gli ipermercati del suburbio mentre i barattieri potranno godersi finalmente lo spritz al Pantheon.

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    2. Buonasera Ise (non mi funziona il tasto "rispondi").

      Citazione dal tuo commento:

      "mi trovo ora in un ex feudo gesuita, alacremente bonificato dai salesiani. Anche questi ultimi pero’ hanno abbandonato l’area: han lasciato vuoto l’edificio del vecchio orfanotrofio, e pieno il cimitero cattolico esteso sull lato della montagna, un tempo esclusiva residenza dei defunti buddisti."

      Posso sapere a quale luogo ti riferisci ? (estremo oriente, suppongo).

      Ti leggo sempre volentieri e spero che scriverai più spesso.

      Un saluto e un ringraziamento ad Alceste.
      Spero che i suoi pensieri sul blog, saranno più frequenti. Amari, disperati, ma necessari (almeno per me).

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    3. Buongiorno Cangrande,

      mi riferivo al Giappone.
      Ne approfitto per dirti che anche io leggo sempre volentieri i tuoi commenti, anche su altri siti, e ne traggo spesso utili informazioni. Quindi spero altrettanto di continuare a leggerti!
      Un piccolo spazio di scambio come questo puo' essere di sollievo temporaneo, grazie alla maestria di Alceste, che ha il pregio di mettere sempre bene a fuoco le situazioni e di sublimarne l'essenza con le su parole.
      Saluti,
      Ise

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    4. È reciproco.
      Se puoi, scrivi più spesso, se vorrai. Anche con qualche pensiero/riflessione sulla bellissima terra dove vivi. Mi incurisiosisce una cosa: ma con quello che gli anglo/USA/J. hanno fatto al Giappone (e non mi riferisco solo alle presunte atomiche, che per me erano "Feuersturm ", come a Dresda, Amburgo, Brema, Tokyo, Kyoto, moltiplicate per dieci), cosa provano i giapponesi verso i loro occupanti ?

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  26. Alceste caro,  stamattina leggevo le notizie provenienti  dall' Inghilterra.  Il governo - saprai  - ha derubricato tutto come 'disordini' fomentati da gruppi di estrema destra. Poi ho letto delle Olimpiadi macroniane., con le varie imposizioni (no aria condizionata,  sì vegano, no materassi tradizionali, ecc.ecc.). Poi si parlava del pugile algerino, e del CIO che rifiuta qualsiasi dimostrazione scientifica del reale sesso. Poi ho letto di Israele. Poi altro. La domanda che ti pongo: perché questa follia generalizzata? È reale o è voluta,  ideologica? Perché se il mondo è realmente impazzito, resta scampo?
    Ciao, grazie.
    Walter




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    1. Fra i miliardi di post digitali di cronaca, l'unico filo rosso che si ritrova è quello consueto; consueto per chi viene da queste parti: la dissoluzione. Intesa come livellamento supremo e irreversibile di tutto ciò che è stato prodotto dall'uomo nei millenni passati. Questi hanno intenzione anche di sbiancare le pitture rupestri. Vogliono distruggere tutto, rendere il mondo la tabula rasa su cui edificare una Monarchia Universale il cui "re giusto" non è nient'altro che la "Bestia" ovvero il Nulla. Né Bene né Male, Nulla. E s'illudono di governare per l'eternità. Sono psicopatici purissimi. Per arrivare a questo devi livellare ogni differenza sociale e culturale, inclusi i sessi. Per arrivare a questo devi spianare ogni civiltà, pur se "amica" come l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Anche Israele, Iran e Russia (gli ultimi avamposti dei tre monoteismi fra loro intrecciati) devono perire. Israele e Iran sono stati aizzati, la Russia vive una devastante guerra civile con la propria parte occidentale ... l'Italia è una poltiglia immonda, l'Europa è andata. E non si pensi, bambinescamente, che distruzione e livellamento vengano col botto ... anzi, ciò a cui si ambisce è il silenzio terribile della pace universale.

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  27. A Pordenone un buffo episodio che, a ben vedere, fa pensare a prove tecniche di "grande sostituzione".
    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cronaca-vera-provincia-pordenone-immigrato-entra-soppiatto-404314.htm
    CRONACA VERA - IN PROVINCIA DI PORDENONE UN IMMIGRATO ENTRA DI SOPPIATTO IN UNA CASA (IN QUEL MOMENTO VUOTA), MANGIA IN CUCINA E POI SI SIEDE TRANQUILLAMENTE DAVANTI ALLA TIVÙ COME SE NULLA FOSSE - LA PROPRIETARIA, PER RIENTRARE NEL PROPRIO APPARTAMENTO, HA DOVUTO FORZARE LA PORTA. UN VOLTA CAPITO COSA STESSE SUCCEDENDO, HA URLATO E SPINTO FUORI L'INTRUSO, CHE HA RUBATO SOLO LE CIABATTE DEL MARITO DELLA DONNA

    In fondo questa persona non ha fatto altro che mettere in pratica quanto, nelle alte sfere, si vuole da lui: che sostituisca, con la sua totale plasmabilità (derivata dall'avere nessuna cultura né nessun pensiero millenario dietro le spalle né nessuna tradizione degna di questo nome) i fastidiosi e pretenziosi nativi europei.

    C'era chi diceva che la storia prima si presenta come tragedia e poi come farsa. Chissà che invece non sia il contrario, e che si presenti prima come farsa (come l'episodio di Pordenone) e dopo come tragedia.

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    1. L'episodio non fa altro che ricalcare quanto Raspail scriveva ne "Il campo dei santi": a forza di ripetere che siamo stati dei colonizzatori razzisti e sciovinisti, gli Italiani tendono a cedere le proprietà col senso di colpa incorporato. E però, chiediamoci: quali Italiani? Quelli che hanno studiato ... ovvero coloro maggiormente esposti alla radioattività PolCor ... gli altri, tutti attempati, ne sono ancora in parte immuni. La signora in questione già la immagino cacciare l'intruso roteando lo scopettone. Fosse stata un quadro medio borghese o un trentenne-quarantenne el negher poteva dormire sonni tranquilli. E tuttavia capisco anche che la caccia al negro è assai discriminatoria: le decine di migliaia di cinesi che tiranneggiano le nostre città d'arte con merda abusiva o carabattole di quart'ordine su quale canotto sono arrivati? E i pakistani? I bangladini? Hanno drenato risorse per centinaia di miliardi di lire in cambio di cosa? Di merda abusiva e carabattole di quart'ordine. In cauda venenum: le multinazionali chi le ha fatte entrare? Sono quelle che cacciano gli Italiani dalle loro stesse città. E cosa hanno dato in cambio? Merda abusiva e carabattole di quart'ordine, dai panini alla maglieria a quant'altro ... Siamo noi quelli marci, deboli, stupidi, ottusi. Abbiamo dato via il più grande Paese del mondo per niente, per delle lenticchie.

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    2. Giustissimo (purtroppo). E aggiungo che l'imbarbarimento autoctono ormai è diventato una sorta di giustificazione allo scorrazzare degli scrocconi apolidi di ogni genere. Nel momento in cui una popolazione giovane italiana autoctona si accontenta di essere una mandria di imbesuiti ignoranti (e magari tatuati a più non posso) la cui massima aspirazione è 'o reddit 'e cittadinanza, una massa di tamarroni indistinguibili a occhio dai peggiori malviventi dell'Est Europa, a quel punto in un certo senso gli africani potrebbero (giustamente) dire: "Guardate che per fare i tamarroni e vivere di sussidi senza lavorare, siamo capaci benissimo anche noi! E possiamo sostituirvi senza problema!".

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    3. La prima cosa da fare per mescolare e abbassare è togliere di mezzo la selezione: a scuola, sui giornali, nelle università. Inventandosi la meritocrazia per abolire il merito. La scomparsa della terza pagina culturale e, in generale, dei critici e, meglio, di un'aristocrazia che sapesse discernere il grano dal loglio, ci ha consegnati generazioni di scribacchini che innalzano agli altari personaggi di quarta fascia. Per tacere della propaganda. Ora è tardi per risalire la corrente. Occorre ricreare l'aristocrazia.

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  28. Così noi siamo rimasti nel mistero e senza Dio, voglio dir, senza guida. Abbiamo, negando, distrutto; e quindi dichiarato la nostra impotenza d’affermare, rinunziando a quel problema che è in fondo della più alta importanza per noi. La filosofia moderna ha voluto quasi esprimer la terra dal vuoto che la circonda, popolato di deliziose fantasie e di paure, per considerarla come per sé stessa esistente, piccola patria di piccoli enti, i quali dovrebbero intendere a procacciarsi quaggiù la possibile felicità, poggiando non più in cielo, ma in terra i propri ideali, senz’altro dimandare.
    Ma è possibile che la domanda non sorga, se la terra rimane pur sempre circondata di cielo?
    E ora noi, nella nostra cecità, ci lasciamo trascinare a vivere dalla natura stessa, dall’ambiente, dall’innato costume e chi sa da quanti pregiudizii per imitazione altrui o per insindacata abitudine, da forze non riflesse mai su la coscienza e imponderate, da catene, di cui non si siano contati gli anelli né si sia finora sentito il peso, commettendo atti, dicendo parole, di cui non si considera il valore né si vede la necessità; via tutti a branco spinti e cacciati dal tempo come un armento verso l’estrema rovina, senza poterci formare con uno sforzo supremo un concetto di noi stessi, un criterio direttivo delle nostre azioni; senza intellezione alcuna delle cause che determinano il nostro cammino, e accettando, senza pensare, la vita com’essa man mano ci si rivela nei suoi effetti di giorno in giorno più tristi.
    E perciò, di fronte alla suprema rinunzia, i cresciuti comodi della vita, la maggior libertà, i tesori dell’arte, le nuove scoperte della scienza più non ci commuovono, né ci soddisfano né ci appagano. La nostra sete rimane tuttavia insaziata, e noi chiederemo sempre: - E poi? ...

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  29. "un braccio mutilato, come in uno splatter di terz’ordine, posato su una cassetta di frutta, in plastica, evidenza simbolica dello s-fruttamento."
    Mi hai colto con la guardia abbassata qui…

    A settembre mi recherò in Italia per un breve periodo, dopo cinque lunghissimi anni. Mi sento come se dovessi affrontare un viaggio a Sodoma, se non che in questo caso la fine è già arrivata con il kavod. Ad ogni modo sono contento di rivedere casa.

    Anche io mi diletto nell’arte zen di rovesciare tazzine.

    P.S. Se questo commento compare in risposta ad “Anonimo” chiedo scusa ma ho anche io un problema con il tasto “Rispondi”, nel senso che non compare più… posso solo rispondere a commenti già fatti.

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    1. Alceste, dimenticavo…
      In questi mesi ho raccolto diverse notizie, analisi o commenti esilaranti, tu qui sopra hai trattato di alcune di queste in maniera esaustiva per cui inutile perdere tempo ulteriormente.
      Merita però una menzione speciale un articolo di comidad, a cui assegno la medaglia d’oro relativa al periodo luglio 2024 per miglior citazione a caso (Pecchioli secondo grazie ad un articolo dove fa derivare la dittatura tecnocratica – teorizzata negli scritti dell’ebreo che scriveva con lo pseudonimo di Carlo Marx - nientemeno che da Guenon, che a questo punto presumo che non abbia letto: https://www.ereticamente.net/un-uomo-un-voto-un-inganno-roberto-pecchioli/).
      Comidad è quel sito di presunti anarchici, secondo me semplicemente diversamente compagni, che personalmente leggo abbastanza volentieri per l’arguzia e qualche analisi economica, nonostante i vistosi limiti ideologici.
      L’articolo è questo:
      PER L’ESTABLISHMENT L’ANTISEMITISMO È IL NEMICO IDEALE
      http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=1220
      Il pezzo che mi ha lasciato sbalordito è questo:
      “C’è ancora chi idealizza la destra e crede che abbia dei valori assoluti e dei saldi principi, per quanto aberranti e retrivi. Un valore, un principio, uno solo, quello sì, c’è. Sono piovute le critiche sulla Sorella d’Italia per aver lasciato smembrare la sacra Nazione con l’autonomia “differenziata”. Proprio in questi giorni ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Julius Evola, il famoso filosofo della destra. Marcello Veneziani lo ha ricordato accennando al suo pensiero, ed ha saltabeccato sul concetto evoliano di “uomo differenziato” senza soffermarcisi più di tanto e senza notare che qualche giorno fa era stata approvata l’autonomia “differenziata”. Chi ha voluto caratterizzare questa forma di autonomia regionale con il termine “differenziata” non ha scelto la parola a caso; l’ha pescata dal repertorio del filosofo e del cantore della disuguaglianza. “
      Ma io dico… in che mente malata può partorire l’idea di un collegamento tra il concetto di uomo differenziato di Evola e quello di autonomia differenziata?
      Che dire allora della raccolta differenziata?

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    2. “Noi non pensiamo per nulla che la fine del mondo occidentale debba per forza rivestire quell’aspetto coreograficamente catastrofico, cui la mente dei più è subito portata. Non si tratterà necessariamente di cataclismi, e nemmeno di quelle nuove guerre mondiali, sui cui orrori e sui cui esiti di sterminio dell’uman genere molti fin d’oggi lugubramente c’intrattengono. Anzi, una guerra… un altro buon squassamento, ma radicale, però, risolutivo – che altro potrebbe augurarsi chi ancora spera?
      Noi vediamo più nero ancora. Ecco, per esempio, una delle forme in cui, fra le altre, potremmo anche raffigurarci la “fine del mondo”.
      Niente più guerre. Fratellanza universale. Livellamento totale. Unica parola d’ordine: obbedire – incapacità, divenuta organica attraverso l’educazione di generazioni, a far altro che obbedire. Niente capi. Onnipotenza della “società”. Gli uomini, mezzi per l’azione sulle cose. L’organizzazione, la industrializzazione, il meccanismo, la potenza e il benessere fisico e materiale raggiungeranno apici affatto inconcepibili e vertiginosi. Accuratamente scientificamente liberati dall’Io e dallo spirito, gli uomini diverranno sanissimi, sportivi, lavoratori. Parti impersonali nell’immane agglomerato sociale, nulla, in fondo, li distinguerà più gli uni dagli altri. Il loro pensiero e il loro modo di sentire e di giudicare avrà carattere assolutamente collettivo.
      Con le altre, anche la differenza morale fra i sessi scomparirà, e può darsi anche che il vegetarianesimo farà parte delle abitudini razionalmente acquistate di quel mondo, giustificandosi sull’evidente simiglianza delle nuove generazioni con gli animali domestici (quelli selvatici allora non vedendo più permesso di esistere che in qualche giardino zoologico). Le ultime prigioni rinchiuderanno nell’isolamento più terrificante gli ultimi attentatori dell’umanità: i pensatori, i testimoni della spiritualità, i pericolosi maniaci dell’eroismo e della fierezza guerriera. Gli ultimi asceti si estingueranno a uno a uno sulle vette o in mezzo ai deserti. E la massa celebrerà sé stessa per bocca di poeti ufficiali e autorizzati, i quali liricizzeranno i valori civili e canteranno la religione del servigio sociale. A questo punto, sorgerà una grande aurora. L’umanità sarà veramente rigenerata, e non conserverà più nemmeno il ricordo dei passati tempi di barbarie.
      Ora: a voi chi permetterebbe di chiamar «fine» questa fine? Di vedervi, con noi, il collasso totale, la caduta definitiva? Sapreste voi forse concepire un mito più splendido, un avvenire più radioso, per l’«evoluzione»? Rassicuratevi dunque: i cattivi profeti abitano l’altra sponda.”
      Giulio Cesare Andrea Evola, La Torre, n. 4, 15 marzo 1930

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  30. Ma a parte me conoscete qualcuno che definisce i vari Tajano, Melona, Salvino come estremisti di sinistra e pericolosi sovversivi?
    Perche' il Tajano sente il bisogno di questa excusatio non petita?
    «Non sono né un pericoloso sovversivo né un estremista di sinistra, ma dico che bisogna guardare alla realtà per quella che è. Io insisto sulla formazione, sull'identità, sulla cultura, perché se tu accetti di essere europeo nella sostanza, sei italiano ed europeo non perché hai la pelle bianca, gialla, rossa o verde, ma perché dentro di te hai quelle convinzioni, perché vivi quei valori»

    A proposito di valori, io tengo a precisare che non mi sento 'tajano, ma piuttosto ebreo scampato al lollokau$to... dove devo lasciare le coordinate bancarie per ricevere il risarcimento? Bisogna guardare la realta' per quello che e'... e al momento nessuno tiene ancora in considerazione quello che io IMMAGINO di essere.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Lex_Iulia_de_civitate

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    1. Innanzitutto segnalo ad Alceste che ci sono notevoli problematiche nel pubblicare il commento, sia inserendo le credenziali oppure no.
      Complimenti a Nacht per i suoi interventi lucidi, esaustivi e soprattutto unici. Per quanto mi riguarda non ho mai e dico mai sentito critiche a destra da destra (per intenderci qualcuno ha mai osato dire che gli immigrati arrivano come e peggio di prima anche con la "destra"?), piuttosto sento dire perennemente che non esiste la destra e la sinistra proprio per mascherare che la democrazia permette di scegliere solo tra comunisti e, appunto, pericolosi sovversivi di sinistra alla taiani. E' talmente vero questo concetto che tutti ignorano che periodicamente, pur di far semprare che ci sia una "destra" le appioppano aggettivi come estremista, ultra, razzista ecc ecc mascherando la loro appartenenza a levi e kompagnia bella. L'Incantesimo è sempre più forte e, parafrasando Nacht, se il vicino parla come il ministro (cosa che accade quotidianamente intorno a me) non c'è più nulla da fare.

      SpadaccinoNero

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    2. Sei troppo negativo, Spada.
      Perdona l’esterofilia ma prendi ad esempio la Germania, la’ hanno AfD… una destra (estrema, ovvio) con a capo una donna.
      Farebbe gia’ ridere cosi’ ma poi uno dice… sara’ una donna coraggio con i coglioni (forse se ha i coglioni e’ un trans?)… tipo Donna Ragna di Giordagna per intenderci, la versione femminile dell’Uomo Ragno.
      Invece vai a vedere Wikipedia e scopri che e’ lesbica con due „figli” adottivi (partorire e’ troppa fatica e poi bisogna avere un contatto intimo con un uomo, che schifo).
      Sono antisemiti ma per Israele senza se e senza ma. Per la NATO e per la Russia. Negano lollokau$sto quindi sono anche per l’Iran. La minestra e’ di sinistra – cantava Gaber. Ma si sbagliava: e’ di estrema destra.
      Se non ti piace la Germania guarda all’Ucraina… la’ hanno i battaglioni Nachtigall e un frocio a capo del governo. Piu’ estremi di cosi’! Fanno entrare immigrati per lavorare nei campi perche’ e’ un mestiere che gli ucraini non vogliono piu’ fare… ah no scusa li mandano a fare i bersagli umani...

      „...planando sopra boschi di braccia tese...”
      Un saluto

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  31. Dimenticavo, visto che i kompagni non leggono piu' neanche Marx e pensano che l'immigrazione di massa sia tanto ammore:
    https://dizionari.simone.it/6/esercito-industriale-di-riserva#:~:text=Nella%20teoria%20marxiana%20(v.,a%20quella%20di%20disoccupati%20(v.

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  32. Da destra a sinistra in nuovo che avanza....
    https://youtu.be/lc5x9pzFKI0?feature=shared

    Viva Stalin!!

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  33. Alceste, per favore, scrivi. Fanno due mesi e tre giorni oggi. Grazie

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Siate gentili ...