Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

06 aprile 2022

Troppo ridicoli per continuare a esistere

Quale divinatore avrebbe mai potuto intuire che l'uomo decisivo per la disfatta era quello a destra? Non si sottovaluti, quindi, il traditore più sciocco, il servo più sguaiato, l'accademico più ottuso: fra loro si cela il carnefice.

Roma, 6 aprile 2022

Provo una irresistibile avversione per Jorge Bergoglio. Sono insorgenze dell’anima che è arduo definire; più facile spiegarle col ricorso all’autobiografia personale. In altre parole: se io sono così, e ho vissuto in tal modo, è inevitabile e psicologicamente logico che provi ripugnanza per un tal individuo. Quelle maniere false, buoniste, felpate; la pervicacia nel girare attorno al vero cuore del problema; l’ostinazione, questa ossessiva, di negare, con minuscoli atti di volgare eresia, il patrimonio di cui si dovrebbe esser custodi; ma sì … la volgarità soprattutto, la volgarità: il viso floscio, lo sguardo torbido, fintamente accomodante, l’umiltà arrogante, le trippe ben soddisfatte. Un gaudente che se la spassa, in ultima analisi - la bisboccia temporale camuffata dal cicaleccio da Assistente Sociale Universale mentre adempie al compito di liquidare una delle ultime roccaforti metafisiche dell’umanità: la Vergine donna di strada, a esempio, a lordare la figura non della Santa, ma il ruolo della Madre, in ogni sua nobile accezione. La mancanza di gravitas, dei segni d’un interna sofferenza, la povertà nell’eloquio (che non è semplicità, ma specchio d’una pochezza intellettuale sconcertante), l’antipatia ch’egli patisce nel riandare alla straordinaria complessità del Cristianesimo ridotto a teoria di santini politicamente corretti, lo squallore della perfidia gesuitica, ciò in cui eccelle, per cui l’oggetto del suo odio - il Vangelo - viene utilizzato strumentalmente per umiliare i simboli portanti del Vangelo … La piazza di San Pietro, a esempio, ormai un immondezzaio a cielo aperto sol perché il Trippone Argentino ha deciso di far dormire i barboni sotto il colonnato - l’ex piazza, sfregiata da metal detector, transenne orripilanti, imposture artistiche e guardie svizzere che si grattano i coglioni. E lui, dal finestrone domenicale, si compiace di tutto ciò, fra un predicozzo e l’altro … felice nella disfatta … perché quello è il suo compito, la disfatta … è allora che mi vien voglia di arrivargli alle spalle per scaraventarlo, di peso, giù di sotto - un tonfo attutito sarebbe la breve eco di una profezia quasi realizzata in pieno, quella del Mysterium iniquitatis di Quinzio ... e dell’ultimo Papa di San Malachia …

Ora è tempo di preghiera. Di pregare. L’Argentino: pregate per la pace! Preghiamo per la pace! Ma poi cosa significa: preghiamo per la pace? Senza la guerra la pace è insensata, è veleno. L’Europa ha avuto Pontefici che hanno promosso guerre; a qualche tiro di schioppo da me, nella cappellina presso il severo casale di campagna che s’era fatto erigere, Pio V aspettò l’esito della battaglia di Lepanto. Allora?

È un post di alleggerimento questo, l’ho scritto in poco più di un’oretta, di getto. Giusto per fare qualcosa perché non ho voglia di fare alcunché. L’impulso occasionale è stato un librettino altrimenti trascurabile, scritto da un tal Gideon Defoe (Atlante dei paesi che non esistono più) di cui mi ha, però, divertito una frase in quarta di copertina: “I paesi muoiono. A volte è un omicidio. A volte è un incidente. A volte è perché erano troppo ridicoli per continuare a esistere”. Dubito che Defoe l’abbia coniata pensando all’Italia eppure la frase è là; e individua un destino.

Non sopporto più l’americano, o l’inglese. Il fastidio è degenerato in una vera e propria fobia, rilevante dal punto di vista scientifico. Mi propongo quale oggetto di studio. Non solo i biascicamenti in angloamericano, ma la sola vista di un grafico, corredato da acronimi che sottintendono parole declinate in quel dialetto minore, provocano insofferenze incontrollabili e veri patimenti fisici, come di unghie che grattano una lavagna. Per quietarmi devo metter su un film della Nouvelle Vague cecoslovacca o Claudio Monteverdi. Sono inattuale fino al midollo. Ben presto figure come la mia verranno ricomprese nelle fattispecie del DSM 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: nel vergare digitalmente tali parole sono attraversato da un tremebondo moto di ribrezzo). Per un Alceste che entrerà nella classificazione psicopatologica (6^ ed., 2026), ne usciranno altre: magari la pedofilia non violenta, accolta anche presso di noi dagli applausi vaselineggianti dell’arco costituzionale tutto.

Ite missa est. La messa è finita, andate in pace: così biascica veloce, annientando la liturgia, il buon don Giggiani, prete afrocrapulone sputato dall’inferno delle vocazioni fino in Europa, addirittura a Roma, ombelico della Cristianità. Finita! E non adesso! Per lui, così mi pare d’intendere, col solecchio della diffidenza con cui riguardo ogni fenomeno, ciò significa: andate in pace! … o al diavolo! … che ho voglia di un caffettino con la brioche e voglio rimanerci io in pace … maledetti importunatori … tanto che a quell’ambiguo “andate”, dopo ben venticinque minuti di funzione mattutina, segue uno sbuffo inavvertito di sollievo … come un tale che, seduto sulla sponda del letto, si liberi di una scarpa stretta portata troppo a lungo.

Trastare è termine digitale di recente conio. Chi lo usa è un povero micco, ovviamente, cui venderebbero la fontana di Trevi senza nemmeno l’intermediazione di Totò e Nino Taranto. Il mondo social è formato da imbecilli, con rarissime eccezioni; il decorso, di solito, è spietato: la morte cerebrale. Se usi un fango radioattivo per eliminare le impurità della pelle, sembrerà inevitabile la prognosi a stretto giro di accertamenti clinici. Anche “flirtare” è una parola che denota la metastasi della logica e del buon gusto, al pari di “fare sesso” e “redpillato”. I riferimenti a Matrix, poi, così come a V per vendetta o addirittura a 1984, sono parte di quell’universo puerile del dissenso che il Potere gode nel rinfocolare per mezzo di alcuni agent provocateur. Un pentolone da streghe continuamente rimestato ove l’alto e il basso non valgono e da cui - per ciò stesso - pochi si conservano nella decenza.

É una regola basilare per distinguere il grano dal loglio: se un individuo mai accenna al passato è uno di “loro”. Non voglio qui definire “loro” come nemici o traditori. Da “loro” si è separati a livello metafisico, questo il punto. Entità diverse, di fattura aliena, deprivati spiritualmente e condotti alla condizione di oligofrenici senza possibilità di redenzione. Non si tratta di normali deficienze congenite; qui il paziente è stato ridotto allo stato vegetativo seguendo un preciso iter di lobotomizzazione. Quando blatera o farfuglia sconsiderato, perciò, non pone in atto un pur elementare e personale processo verbale e logico bensì una disordinata associazione di idee prepagate a cui egli accede dopo un determinato login.

Non è una pornostar Carol Maltesi, altrimenti nota come Charlotte Angie, depezzata dall’ex amante milanese Davide Fontana, recente reo confesso (“L’ho colpita con un martello durante un gioco erotico”, pare abbia cicalato il predetto). Questo il cavallo di battaglia delle armate digitalfemministe: Basta! È una vittima! E l’uomo un assassino! Basta! Basta sottolineare l’elemento sessualmachista! Prostituta! Pornostar! Giammai! Machismo tossico! Giornalai sciovinisti!
Vorrei esprimere, a inutile corredo dell’episodio, una nota; e alcune banali considerazioni.
La nota: le scalmanate poco si scalmanarono nel post-depezzamento di Pamela Mastropietro o dopo la morte ancor più orribile di Desirée Mariottini. E perché? Perché tali menadi postmoderne non ragionano, ma tifano. Il tifoso vuole vincere, a ogni costo; perciò addiviene a scusare tutto alla propria parte (doping, corruzione) e si rallegra di ogni disfatta dell’avversario pur in barba all’elementare logica della sportività (infortuni, arbitraggi sfavorevoli, episodi casualmente avversi). Pur di veder vincere la propria squadra. A ogni costo. Il tifo, deprivato lo sport dell’elemento popolare e campanilistico, s’è trasvalutato in volontà di potenza per omiciattoli. Infatti l’homunculus più gode quanto maggiore è l’ingiustizia che reca alla vittoria il team del cuore … o meglio: che reca alla sconfitta dell’avversario … Pamela e Desirée mal servirono la causa del femminicidio: di qui l’understatement che riservarono a tali episodi, derubricati a banali fattacci di nera.
Ed ecco alcune (rischiose) considerazioni: da parte di chi non tifa né mai tiferà. Davide Fontana è un assassino e Carol Maltesi una vittima. Tanto mi basta. Il fracidume nichilista in cui è maturato il delitto, però, ritengo vada analizzato più a fondo. E ingoiato a forza. Quella miscela di turpe infantilismo che coinvolge la degenerazione dell’amore e del corpo e dell’intelletto (ciò che una volta era etichettato come buon senso o pudore o limite) accomuna, infatti, assassino e vittima. Tanto che, a ben rilevare, sia la Maltese che il Fontana sono oggetti di quella immane e universale mistificazione della persona che oggi tutto permea. La falsificazione dell’umanità, qui intravista dal buco della serratura, in un episodio minore di cronaca, ha le dimensione gigantesche dello spirito dei tempi di Goya. Meriterebbe, perciò, un blando trattatello a parte, oltre tale contingenza criminale. Anche se (ora ricordo bene) questo trattatello già fu scritto: coincide, infatti, con tale blog. Osserviamo, ora, da vicino, gli esserini coinvolti. Il Massacratore, oltre a disimpegnare la meschina giornata della vita quale bancario, peritava diportarsi quale food blogger.  Abbiamo, perciò, tali elementi: banca, food e blog; la banca e il food, ovvero la trasvalutazione pervertita di eventi centrali, una volta modesti e consueti, della nostra esistenza (denaro e cibo, concetti che - non a caso - occupano ben i 5\12 [41, 666 %] della capitale preghiera cristiana: “Panem nostrum/cotidiánum da nobis hódie,/et dimítte nobis débita nostra,/sicut et nos/dimíttimus debitóribus nostris”); e il blog cioè la trasvalutazione della trasvalutazione: l’irrealtà al cubo (sul grado di complicità di Alceste nell’estendere, anch’egli, un blog cfr. ad mentulam la storia del blog stesso). Il Massacratore, che si sarebbe dovuto scansare come un pustoloso col campanaccio al collo, era invece - ne sono sicuro - un rispettato e rispettabile membro della società; disinvolto, spigliato, à la page. D’altra parte - ecco la scandaloso rovescio della moneta (falsa) - anche la Martire incorse nelle panie del digitale: pare fosse iscritta a OnlyFans, “sito web che offre un servizio di intrattenimento tramite abbonamento con sede a Londra, Regno Unito. I creatori di contenuti possono guadagnare denaro dagli utenti che si iscrivono ai loro contenuti, i fan, appunto”. Anche qui inganni e malie; la parola “Londra”, peraltro, che segnala uno degli epicentri dell’irrealtà mondiale (dal 1666), avrebbe dovuto metter in guardia. E invece fa tanto chic. Londra, swinging London, Beatles, Love me do, Imagine, Lennon, Liverpool, Champions League, regina e principini, Diana e Dodi etc etc … tale la sbrindellata accozzaglia di suggestioni pop-globaliste che fa sognare il micco. Il crimine, efferato, si consumò, quindi, fra due fantasmi tanto che il massacratore nemmeno si rese conto fino in fondo di cosa stesse facendo. Probabilmente, mi aspetto questo, si dirà pentito; per lui, retrospettivamente, lo scannatoio inscenato (… ma sono stato davvero io? … perdonatemi!) avrà la consistenza di un sogno leggero dato che quel sangue e quella carne tali non erano, ma sottoprodotti ontologici privi di aggancio con le durezze della responsabilità civile e giuridica, da riordinare a piacere, come in un videogioco in cui ognuno, alla fine, si rialza senza conseguenze. Il digitale è tale peste nera che si insinua nella razionalità del reale, lo sterilizza sin a farlo avvizzire e vi si sostituisce. Sindrome di Siegel, potremmo chiamarla. Qui non uso metafore: ciò è davvero una malattia, dal decorso fatale. David Cronenberg, nel suo Videodrome, ne lumeggiò i tratti salienti, recenziori; Siegel, invece, ne illustrò, forse inconsciamente, la silente e pristina irruzione,
sotto le spoglie di un’allegoria da Guerra Fredda. Il pilota dell’Enola Gay o i fucilieri degli Apache in Iraq, decimatori dall’alto, via mirino telescopico, alieni rispetto a un nemico sterilizzato dalla lontananza e dalla psicopatia  indotta dalla raffinatezza tecnica del mezzo bellico in uso, appartengono alla stessa classe del food blogger: lo stress post traumatico che essi vivono è il risultato di una metastasi interiore da post-umanità; il rimorso deriva dalla constatazione di una reificazione in atto, fisica e spirituale, immedicabile.

Tra i vari detriti digitali di risulta dall'insulso chiacchiericcio italiano sulla guerra uno riguarda l'ominosa lettera vergata sui carri armati russi: "Z". "Z" come Zelensky? E chi lo sa. "Z" come epitaffio sulle sorti dell’umanità? E chi lo sa. Una deputata sinistra propone la criminalizzazione della lettera “Z” in odio a Vladimir Putin. L’episodio, anche qui, è di una tale stupidità da far dubitare che sia mai avvenuto, ma il dubbio svanisce in un fiat: proprio il ridicolo, infatti, ne attesta l'inconfutabile verità.

In cosa consiste la mia tragedia, di fatto? Non riesco a comunicare. Lo so, sembra una boutade. Eppure è così. Non trovo un pari con cui inscenare pur una labile conversazione, su varie ed eventuali. Non vengo compreso, semplicemente. Le parole, innanzitutto. E i giri logici che le stringono. Il crollo è verticale, fisico e psicologico. Forse dovrei usare verbi all’infinito? Una gesticolazione più al vivo? Ho già accennato al fenomeno. I più giovani si sentono a disagio, come fossero sui ferri roventi di San Lorenzo; forse mi temono: cosa vuol dirmi questo qui? I coetanei, invece, cercano di liquidarmi subito, con brevi fonemi di circostanza (“eh sì eh sì …”, “proprio così …”, “va beh, è la vita …”), e un accorto ruotare del cranio, a destra e sinistra, a individuare, con la nervosa coda dell’occhio, uno scampo qualsiasi … un pretesto … hanno paura anche loro, evidentemente … delle parole, della logica? Ma no! Di avere un’opinione! Ecco tutto! Non la desiderano! Ce l’hanno già, in tasca, distillata dalla visione di ben quattro telegiornali e dalla loro innata furbizia; sono al calduccio; hanno ancora le spaghettate, la bella convinzione e un visore che li conforta. In un senso o nell’altro che, poi, è sempre quello, unico. E questo untore vuole farli ragionare! Portarli al freddo siberiano di una verità difficile da ribaltare! Vade retro!

Andare in TV a combattere la battaglia delle opinioni! Ma in TV o sui social non si combatte nulla. Li si abiura a sé stessi aderendo al Credo Unico; e basta. Anche chi dissente fa parte del gioco. Se vanno in televisione sono dei loro; se vengono eletti sono dei loro. Non ditemi che la faccio difficile! Pare assai semplice come regola; è difficile, però, accettarla, lo riconosco: molti paladini a cui si è affezionati cadrebbero nella fornace del disprezzo; e a questo, ammettetelo, non siete preparati. Sbaglio? C’è ancora gente che crede a Marcello Foa, Salvini, Paragone, Di Maio, Bagnai e Borghi, Crosetto e compagnia. Roba da chiodi … Aggiungo una postilla alle regolette: quando il dissenso periclita verso la barzelletta state pur sicuri che è in atto una presa per i fondelli. Se a favore dell’orso russo, a esempio, vi sono D’Orsi e Orsini ne consegue, per le leggi idioti della spettacolarizzazione, che è in atto una gigantesca boutade. Ma no, direte, è una coincidenza! Rispondo: ai livelli superiori amano i calembour e non esistono coincidenze; a quelli inferiori, invece, abbondano i micchi.

Macronettes e dintorni. Per intortare il popolicchio non si ha più bisogno di Kissinger o Zhou Enlai, Moro o Giscard d’Estaing, quello che si faceva recapitare ceste di diamanti da Bokassa. A ben guardare nemmeno di Bokassa, il tracotante servo sciocco. Il Potere, indotto con pazienza e costanza un irrimediabile crollo intellettivo, può virare su figurine da quattro soldi: Trudeau, Zelensky, Macron, Metsola, più qualche ragazzotto impomatato dalla Spagna e le solite sciampiste scandinave a miracol mostrare. L’opinione pubblica non necessita di astuti intermediari politici o raffinati agenti del male per convincersi che 2+2=5; bastano qualche fumetto e la reiterazione dei nuovi comandamenti PolCor; oltre al ricorso ossessivo ai modelli ecumenici (Modello 1, Modello 2, Modello 3, Modello 4 … ), preconizzati da Philip K. Dick in Second variety: il Bimbo con l’Orsacchiotto in Fuga dalla Guerra, la Ragazza in Fuga dalla Guerra, Il Soldato Ferito nell'Ingiusta Guerra, la Vecchina che fugge dalla Guerra con l'Indomita Nipote … Attori riciclati, commedianti, calcinacci, piagnistei da John Lennon sotto l’abete della Coca Cola … paccottiglia buona per il mercatino cinese, insomma, spettacolarizzazione da show Mediaset. Tanto occorre. L’importante è mentire, sempre, senza interruzione, anche sulle quisquilie … solo l’inganno intelligente, alla Kissinger, poteva miscelare accortamente il cocktail 70/30 fra menzogna e verità … qui, invece, siamo al livello di credulità degli acquirenti delle lenti a raggi x reclamizzate da una ditta milanese sull’ultima pagina dei periodici più popolari (ma, come oggi, non rilevava una truffa: la didascalia recitava, infatti: “I sexy occhiali … vi regaleranno l’ineguagliabile illusione di poter vedere …”); con la differenza che tali micchi anni Settanta, rispetto a quelli d’oggi, erano incalcolabilmente più vitali.
E pensare che, all’incirca durante lo stesso periodo (anno scolastico 1981-1982, III media, materia: Italiano), Alceste studiava su testi ministeriali marxisti in cui si decostruivano puntualmente la pubblicità e le versioni giornalistiche riguardo un fenomeno sociale o un evento di cronaca politica … erano gli anni in cui nel PCI militavano ancora residuati bellici in opposizione alla televisione a colori, ritenuta una delle fucine del satanasso capitalista. Fra Don Camillo e Peppone sussistevano pochi gradi di separazione. Poi vennero i Veltroni ... il timido Veltroni ... che ritrovai anni dopo in un libro a cura di Antonio Zollo, Il villaggio di vetro (1987), una raccolta di scritti di intellettuali, politici, giornalisti, sindacalisti, fumettari e massmediologi: comunisti, di sinistra, progressisti ... tutti lanciati verso il nuovo. Il saggetto d'apertura è proprio del trentaduenne Walter ... avremmo dovuto capire dove tirava il vento ... non manca nessuno: Rodotà, Bassanini, Manca, Berlusconi, Michele Serra, Pizzinato, Marcella Ferrara, Vita, Borgna, Occhetto, Guglielmi. Presente anche Donald Sassoon, lasciapassare obbligato per i figlioli prodighi che si erano finalmente liberati dal fardello del socialismo per lanciarsi verso il sol dell'avvenire a bordo delle locomotive più inarrestabili ... Le Brigate Rosse, strabiche al solito, avevano armato i ferrivecchi nella direzione sbagliata ... ventotto anni dopo il libercolo (2015) un tale mi prende per il (metaforico) bavero per soffiarmi in faccia la rivelazione: "Ma lo sai che dietro i 5S c'è Sassoon [Enrico]? L'ha scritto pure Iacoboni ...". Capite con chi ho a che fare? Vogliono stupirmi ... Sassoon, Iacoboni ... ma lo capite o no che sono un reduce?


Associazione di idee, ecco uno dei drammi del nostro tempo. La causalità filosofica, presente negli Italiani anche a livello popolare, per grandiosa tradizione storica, è stata sostituita dall’associazione di idee. E la perdita in cosa consiste? Nell’incapacità di astrazione, sommo segnale dell’intelligenza. Si è regrediti in massa al ragionamento prepuberale discreto, ma privo della libertà poetica del mondo infantile. Per tale motivo sui social predomina il tono puerile e bamboccesco. Siamo in presenza di adulti strutturati come settenni e privi dell’innocente creatività dei settenni. Al Potere basta associare alcune parole (i concetti necessitano di uno sforzo metafisico, impossibile da ottenere) e il gioco è fatto. Nelle capocce parte una serie di microesplosioni alogiche (bambini-scuola distrutta-strage-l’ha fatto vedere Mentana-russi massacratori) e la propaganda è bella e confezionata, senza sforzi. Anche gli agenti della disinformazione sono vittime della regressione: nemmeno si impegnano più; gli bastano alcuni cadaveri, una modella, un anziano, un cappottino impolverato, una parete annerita e la produzione può cominciare: non serve più il kolossal per convincere; basta un filmino autoprodotto col cellulare. La sospensione dell’incredulità, mai così sospesa, fa il resto.

Gioiscano i decrescisti! Ci siamo! Animalismo, ecologismo, femminismo, antirazzismo, antifascismo, capitalismo liberale, conservatorismo compassionevole, turboidioti di Francoforte, neopaganesimo di risulta, antislamismo ... tutto - e dico: tutto - alfine congiura alle pezze al culo e al rincretinimento di massa! Ecco le sorti progressive! Finalmente mostrate nella loro vera silhouette! Malati mentali da gabbia zoologica a cui si getta il pastone ogni tanto. Ce l’abbiamo fatta! Russia, Ucraina o Spagna purché non se magna, insomma. Se tifi Nato decresci, se tifi Putin decresci … mica l’hanno ancora capito il giochetto … questi tifano … in mutande, ma tifano … in pochi decenni li hanno condotti con la verga del tifo a rinnegare il proprio benessere col sorriso sulle labbra … e la speranza del tifo … e ancora niente! Manco in mutande! Hanno da trastare loro, gli imbecilli al quintale! Una guerra in cui vedono qualche parete annerita gli apre uno sconquasso epocale nel cuore; e invece è la solita fermata del treno piombato verso il mattatoio! Putin, Zelensky … la conflagrazione epocale … mimata da quattro coglioni … e ci cadono! La macelleria mobile di mezzanotte continua … l’unica consolazione è che nell’ecpirosi finale arderanno animalismo, ecologismo, femminismo, antirazzismo, antifascismo, capitalismo liberale, conservatorismo compassionevole, turboidioti di Francoforte, neopaganesimo di risulta, antislamismo …

Il candidato, dopo aver accortamente analizzato la teoria degli squilibri macroeconomici, passi a illustrare la catena di nessi causali (n gradi di separazione) fra l’invasione di un paese che muove lo 0,0016 del PIL mondiale (80 spirillioni di $) e il razionamento dell’olio di semi nel supermercato sotto casa di Alceste.

Totentanz. La migliore versione cinematografico dell’Amleto è russa (Grigori Kozintsev, Gamlet, 1964). Innokenti Smoktunovski, nella parte del principe danese, regala una delle più grandi interpretazioni scespiriane di sempre. Gl’inglesi non sono mai riusciti ad eguagliare questi livelli. Perché? La risposta soffia nel vento: l’Inghilterra post-scespiriana non ha i mezzi per comprendere Amleto e lo stesso Shakespeare; e nemmeno il Macbeth, tanto che, anche qui, le migliori versioni sono ebreo-polacche (Roman Polanski, Macbeth, 1972) e giapponesi (Akira Kurosawa, Kumonosu-jo [Il trono di sangue], 1957). Com’è possibile? La rinunzia alla metafisica classica, che innervava il Cristianesimo, sua creatura, e l’abbandono della fede barbarica nel Wird, ha generato un’umanità efficiente quanto di fiato corto. Gli Inglesi hanno reciso il filo che li collegava al cielo; e all'Europa; più liberi di muoversi, si sono creduti i padroni del mondo. Talmente liberi da rinnegare anche la causalità. Come potrebbero intendere, quindi, nella significazione intima, i soliloqui di Amleto sulla tomba violata di Yorick o le vociferazioni d’incommensurabile dolore di Macbeth (“Out, out, brief candle!”) o la totentanz della streghe che preannuncia icasticamente i nostri tempi (“Bello è il brutto e brutto è il bello!”)? Ai Jack e alle Jill mancano, infatti, gli strumenti oltremondani per tale operazione estetica del profondo. Son troppo smaterializzati, non ne vengono a capo. I tentativi di farlo vanno vicini al bersaglio, a causa dell’ascendenza culturale e del genio da commedianti che condividono con gli Ebrei, seppur mai lo centrano. I loro figliocci degenerati, invece, gli Oltreatlantici, equivocano il dramma col fracasso, come sempre.

E uno; e due. Una speranza, anzi due. Esilissime, purtroppo.
Una è questa: la propaganda è totalitaria e, per ciò stesso, talmente pervasiva da aver usurato i mezzi della propaganda stessa che sembra più non funzionare a dovere, almeno sui media più tradizionali. Usare Hollywood per sdoganare il Negro e l’Invertito e il Pazzo è costato caro a Hollywood stessa. Il cattivo gusto, la trivialità, l'ossessivo dileggio della normalità hanno trasformato gradatamente quella rutilante fiera delle illusioni in un lupanare da periferia postindustriale, a mezzo fra un Barnum sgangherato e un covo di gangster ripuliti del suburbio di Los Angeles. Cary Grant e Ava Gardner assicuravano, almeno, una ipocrita e bonaria parata di lustrini ad usum populi. Persino una figura defilata ed eccentrica rispetto allo stardom hollywoodiano come Ann-Margret (1941-vivente) oggi vincerebbe per KOT ogni premio immaginabile, senza rivale alcuna. Basti osservarla ventenne durante alcuni provini: simpatica, un poco sfacciata, disinvolta nella danza, impeccabile nel canto leggero, incontestabilmente bella. Certo, ai producer che impongono esseri dai lineamenti stravolti dal botulino, streghe, lesbiche o sciacquette a comando buone per filmetti dissolutorii a tesi, Ann direbbe poco. Et pour cause …

La seconda è questa: il digitale è fragile, fragilissimo, e troppo costoso da supportare; antieconomico. La sua piena attuazione assicurerà un controllo di massa sull’umanità, ma tale panopticon rischia di implodere su sé stesso da un momento all’altro. Per questo vi dico: resistiamo. Tale spiraglio di speranza potrebbe chiudersi solo con la trasmutazione fisica dell’umanità: per questo anelano al transumanesimo, punto di non ritorno. Il dominio contro la carne e il sangue alla lunga è destinato all’insuccesso: al Potere serve una Nuova Carne: sta a voi dire no.

31 commenti:

  1. Magnifiche considerazioni.
    La prima volta, per altro,in cui intravedi qualche via d'uscita.

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    1. Una speranza che non dipende da noi bensì dalla fragilità del nemico. A ogni modo è bene abolire la speranza e riaffermare noi stessi, sempre. Credo sia la cosa migliore.

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  2. L'elettroencefalogramma è piatto, solo qualche flebile e tardiva scossa a testimoniare una qualche vaga forma di vita.
    Un conoscente scopre il sito de "L'antidiplomatico"; gli si apre un mondo, improvvisamente dopo anni di pane e Mentana - prima erano Vespa e Fede - percepisce lontanamente l'altro mondo o meglio l'altro modo di percepire la "verità".
    In ospedale, attendendo ad obblighi famigliari, capto un discorso tra "scienziati" astanti alla macchinetta del caffè. Il primario è un omuncolo che ha tutta l'aria del bancario o dell'impiegato comunale.
    Eloqui vacui, si percepisce la lontananza siderale dalla sofferenza di coloro che dovrebbero curare, altro che amore e compassione.
    Alceste ci regala lussuose riflessioni e oggi una speranzella, di cui siamo grati. Resistiamo perché non possiamo fare altro che tentare di essere qualcosa.
    Un caro saluto

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    1. Sono degli automi ... la tecnica, se isolata da una visione onnicomprensiva del mondo, questa è.

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  3. Straordinario. L'abbiamo letto in 67, un paio crede di aver capito, tutti continueranno a pensare "mi faccio gli affari miei, e si vedrà". Già si vede, per la verità. Lei è colto e molto, molto intelligente e sensibile. Ma può soltanto autoesiliarsi. Io faccio così. Non c'è rimedio, non c'è speranza (salvo l'omonimo ometto che ha steso un'intera popolazione, scadente, peraltro, ma è solo ulteriore vergogna) E tanti altri omiciattoli e donnette, dal '46 in poi. E non che prima brillassero... Comunque me ne andrò quanto prima. Che stanchezza!

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    1. Ma cosa devono vedere? Basta che confrontino la loro vita di vent'anni fa con quella di oggi ... Se un animale non riconosce più i propri predatori si estingue e basta. Se gli va bene arriva a un passo dall'estinzione ... trascinandovi anche il predatore, di conseguenza ... quindi ricomincia, cauta, la ripopolazione ...

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  4. Grazie Alceste. La propaganda di questi tempi è ormai talmente evidente e forzata che pare immpossibile che almeno una certa parte della popolazione (dei ""micchi diresti tu) non si accorga finalmente del teatrino. In più le "spaghettate" e il "calduccio" di questo passo finiranno presto e potrebbe non essere un male.

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    1. Forse alle prime spaghettate di farina di grilli e lombrichi verranno colti, fantozzianamente, da un leggerissimo sospetto ...

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  5. A proposito dei costi del digitale: solo per i costi di produzione dei microchip i nostri smartphone e computer dovrebbero costare dieci volte tanto, invece qualunque pezzente se li può comperare.

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    1. Pensavo anche alla tecnologia minore. Nei cessi degli ipermercati: saponiera con sensore, sciacquone con sensore, superasciugamani ad aria Dyson ... come può mantenersi a lungo questa illusione?

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  6. Da notare alla destra di "Gianpaolo Pasolini" (cit.), un giovane Ferdinando Adornato:

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/flash-ndash-dopo-aver-detto-ldquo-si-rdquo-partito-comunista-282666.htm



    Gigi

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    1. Povero Gianpaolo, ha fatto davvero una brutta fine, altro che Idroscalo di Ostia. Adornato, invece, è scivolato su tutti i velluti possibili.

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  7. Dalla postura e l'espressione facciale del futuro segretario piddino, qualunque aruspice avrebbe divinato il futuro del partito in embrione, senza nemmeno la necessità di eviscerarne il leader.

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    1. Postura ed espressione son quelli della marionetta destinata a fare alcune cose. Sono agiti come le bambole voodoo.

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    2. Interessante invece come lo osserva PPP... da ottimo osservatore del presente e con lo sguardo acuto, benchè nascosto dalle consuete lenti, proiettato sul futuro.

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  8. Poenitentiam agite…siamo alla fine del mondo?

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    1. Del nostro mondo credo di sì. Difficile opporre qualcosa alla deriva furibonda e fanatica. Le elezioni francesi di ieri ne sonno la prova: fra traditori, imbecilli, non francesi che votano e affluenza ha trionfato ancora il Sistema.

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    2. Il sistema avrebbe trionfato comunque, anche con una vittoria al primo turno della signora pennuta. Così come trionferà anche in Italia alle prossime elezioni, con la probabile affermazione della nuova socia Aspen.

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    3. La socia Aspen può dare una mano, ma sembra troppo grezza per gestire in proprio una transizione epocale. Col maggioritario il Potere si accontentava di un 40%; ora richiede addirittura l'unanimità del Parlamento ...

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  9. Un'eccezione alle versioni inglesi di Shakespeare la farei per l'interpretazione di Nicol Williamson, produzione BBC dei primi anni '80 : https://www.youtube.com/watch?v=dD_NdlhdDaY
    Per il resto... Se penso che il più quotato attore Shakespiriano vivente è considerato Kenneth Branagh, uno che ha reso persino Poirot politically correct,con coppie lesbiche, neri e indiani, tutti insieme con la cream dell'aristocrazia british in gita sul Nilo in pieni anni '30. Ah dimenticavo, con metà del personale di bordo composto da donne, le quote rosa vanno rispettate.

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    1. S'intende: gli Inglesi sono degli attori straordinari ... Shakespeare, però, mi pare altra cosa. Sottintende pulsioni terribili, barbariche che egli riesce a domare con una raffinatezza barocca tutta sua, al limite del concettismo più stringente (certe metafore di origine legale sembrano provenire dagli schemi mentali di un diplomatico di lungo corso). Williamson è bravissimo, ma non attinge a queste profondità. Branagh cosa deve fare, poveretto? O così o non lavora.

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  10. Se non fosse che il transumano é dipendente dalla tecnica e dalla materia persino più del grumo degenere di carne, al quale bastano criteri di selezione e desiderabilità corretti, per risollevarsi dal guano.
    Essere corporalmente dipendenti da qualcosa di poco permanente in natura come la Macchina, la sua produzione e la sua costosa manutenzione, sono un vicolo cieco evolutivo tanto quanto il tentare di sopravvivere alla Macchina a suon di antidepressivi e surrogati di percezione umana.

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    1. Potrebbe essere una speranza? Forse. Fatto sta che l'oltreumano ha due tipi di profeti: il positivista a oltranza e chi intravede la piena decadenza non solo dei rapporti umani, ma della stessa civiltà.

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  11. Caro Alceste,

    l’inglese e' la lingua con piu’ acronimi, che stonano visivamente e uditivamente...
    In questo periodo ho avuto la malsana idea di offrirmi volontaria per la pratica dell’inglese a ragazzi che dovevano affrontare il fatidico test universitario. Abbiamo recuperato le passate prove di esame delle universita’ a cui ambivano. Le prove sono standardizzate, non conta la facolta’ a cui si vuole accedere.
    Ai miei tempi, prepararmi per l’esame d’inglese delle scuole superiori ad esempio, fu una buona occasione per innamorarmi di alcuni illustri poeti e scrittori. Ingenuamente, speravo ancora in qualche escursione nell’animo umano, qualche guizzo di antica creativita’ lirica, qualche rimembranza poetica o anche solo archetipica…
    Le prove si basavano su testi estrapolati da libri o articoli di note riviste. Ecco il ventaglio degli argomenti trattati:

    1. Come gli scienziati hanno creato dei topi aggressivi “da combattimento” semplicemente stimolando una parte specifica del loro cervello. Cio’ servira’ per creare super-soldiers.

    2. Uno studio ha “scoperto” che le persone che siedono piu’ di 6 ore al giorno in ufficio, hanno un piu’ alto rischio di morte prematura (ce lo dicono qui, dove ci si accascia sulla scrivania dell’ufficio piu’ che in ogni altro luogo).

    3. La guida automatica pone dei problemi alla AI in quanto ella o ello non e’ in grado di essere multi-tasking: quando, ad esempio, comunica ad un umano che attraversa la strada se puo’ procedere o meno, un altro umano da un’altra parte della strada potrebbe leggere tal messaggio di via libera, sebbene non rivolto a lui, e potrebbe incorrre in un incidente. Questo accade anche perche’ la AI che guida non ha “esperienza” dell’essere un pedone. Dovremmo forse essere piu’ inclusivi per far si’ che i robot s’immedesimino nel contesto in cui operano (mia conclusione)?

    4. Idem come sopra: si scopre ora che Google translator non e’ in grado di tradurre e forse mai lo sara’, in quanto non riesce a capire il contesto in cui avviene la comunicazione e la traduzione letterale non e’ sufficiente, anzi, e’ spesso fuorviante (sara’ mica che il robot non e’ umano, e quindi, forse, per avere risultati umani, non sarebbe male sostituirlo con un umano?).

    Posso continuare la tortura? Il pezzo per me piu’ esilarante, estratto da The Guardian. Titolo: “The re-origin of species by Torill Kornfeldt review – bringing extinct animals back to life”. Il sunto: si parla di “de-estinzione”. Il tizio dice di avere una collezione di dna di animali estinti che possono essere riportati in vita in qualsiasi momento, e che non vede l’ora di vedere di nuovo i mammuth per le strade di New York, anche se questo potrebbe costare la vita di qualche umano.
    Da quando ho letto cio’ dormo sonni tranquilli, con tutte le collezioni del nostro dna, potranno riportarci al mondo quando vogliono, non c’e’ pericolo di estinzione.
    Ora devo solo riprendermi psicologicamente. Mai bevuta tanta sbobba sintetica inglese in poco tempo.
    Saluti,
    Ise

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    1. Quindi anche i velociraptor e i dodo?
      Il mondo del progressismo angloamericano si ciba (e ci dona) milioni di queste bazzeccole da decenni. Per una profezia che si è avverata ce ne sono mille a vuoto. E anche quelle che si sono realizzate presto diverranno incubi.

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    2. Si', da tempo ci donavano queste bazzecole. Ultimamente sembra vi siano solo tali reimpasti del nulla, anche per gli esami scolastici... la noiosa lista era per sottolineare l'invasione.

      Dicevi sempre che il potere ha un'utopia, non ti sembra sia piu' esatto chiamarla una fede?
      La distanza metafisica di cui parli e' fuor di dubbio, ormai palpabile.
      Ad ogni modo, a mio parere, lo squilibrio e' tale che non potra' non esservi conflagrazione, ad un livello piu' alto di quello dei pinocchi e dei mangiafuoco.
      L'errore nostro e' ed e' stato vivere in funzione di una fede altrui, sacrificandoci addirittura per essa, rinforzando il giogo totalitario.
      Saluti,
      Ise

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    3. Basti ricordare Jeremy Rifkin, produttore seriale di bazzecole (idrogeno, fine del lavoro, etc.).
      E il bello è che gente così va avanti imperterrita di profezia in profezia, senza che nessuno gli presenti il conto di tutto quello che non si è avverato nel frattempo.

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  12. Dulcis in fundo, vi erano anche vari articoli di psicologia cognitiva che illustravano, ad esempio, come e’ facile creare dissonanza cognitiva.

    Un articolo si concentrava proprio sul tema del “tifo”.
    Un tipo spiegava infatti di aver fatto un esperimento per studiare gli effetti dell’ “appartenenza di gruppo”. Le persone sono state divise a caso in gruppi identificati da braccialetti di diversi colori. Poi son stati messi nella classica situazione in cui il singolo non sa di essere ripreso dalla videocamera mentre e’ solo nella stanza a compiere il suo “task”. Per l’adempimento del compito vi erano due opzioni: una “onesta” e una “disonesta”. Il 90%, una volta uscito dalla stanza, dichiarava di aver scelto l’opzione “onesta”, mentre le riprese rivelavano poi che la maggior parte aveva mentito. Quando la squadra di un altro colore vedeva le riprese in cui i singoli di un’altra squadra erano sgamati a truffare, s’indignava e li condannava, ma cio’ non accadeva se la persona in questione portava il braccialetto del loro stesso colore. L’autore dunque conclude: “Se siamo disposti a giustificare un comportamento immorale sulla base di qualcosa di cosi’ insignficante come il colore del braccialetto, immagina come potremo essere influenzati nel modo di ragionare, quando saremo coinvolti emozionalmente sul serio.”

    Beh, niente di nuovo, ce lo sapevamo gia’, ma capisci che con questi metodi da tempo ci studiano, ci rivoltano la psiche come un calzino per verificare quanto siamo prevedibili, cosa ci rende prevedibili, e farci poi fare quel che vogliono con almeno il 90% di possibilita’ di successo assicurato. E tutto cio’ lo fanno passare per progresso, scienza e “nostro bene”, i ganzi lo pubblicano nelle riviste peer review, ci fanno carriera e ci lavano i cervelli vergini degli studenti un tempo vagamente promettenti.
    Il reset mentale sembra bello che realizzato.
    Saluti,
    Ise

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  13. Alceste, come sempre un'opera d'arte. Resistere? Ovviamente io mi sto pure divertendo

    Allego un'articolo interessante pertinente al suo scritto https://www.orazero.org/la-bolla-epistemica-e-la-narrativa-imperante/

    Grazie e serena Pasqua

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  14. Angels are bright still
    though the brightest fell.
    Macbeth 4, 3.
    Intuizioni di valore, oltre le intolleranze linguistiche.
    P.S. tra cristianesimo dogmatico e detti evangelici (quelli, si spera, autentici), c'è la stessa differenza che separa la plastica dal cristallo. L'esasperata speculazione sulla persona di Gesù, ha privato della Parola i ricercatori di sempre nuove mitologie e ideologie.
    Cordialmente.

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Siate gentili ...