Ma Milan l'è on gran Milan |
Unreal City, 5 ottobre 2021
I partiti sovranisti hanno tradito gli elettori e ora pagano nelle urne … Salvini e Di Maio avevano in mano l’Italia, ma hanno tradito gli elettori … gli elettori traditi puniscono con l’astensione il centrodestra … Quante ne dobbiamo ancora sentire … traditori … tradimento … ma qui nessuno ha tradito nessuno. Domenica e lunedì (quel goloso lunedì che permette di alterare ulteriormente il voto clientelare a lume spento) vinse chi doveva vincere … chi ha sempre vinto, vien da dire … ed è impossibile, per la struttura stessa della democrazia liberale, che perda … Salvini e Di Maio non ebbero mai in mano nulla, solo scartine … poiché, nel voto liberale, strutturale alle sedicenti democrazie, scale reali, full e poker non entrano certo nel circolo delle scelte degli elettori …
Traditori … tradimento … qui si dovrebbe discorrere di calcolo differenziale e siamo ancora alle tabelline … l’elettore italiano crede che 4 x 5 dia, quale prodotto, 20 … dopo decenni e decenni di plateali dietrofront, scappatoie, finte insurrezioni … la sua buona fede, la fede dell’imbecille, riposa sulla certezza che l’Italia sia governata dal Parlamento, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni … quando, invece, è solare, evidente e impossibile da negare, che il Parlamento, le Regioni, le Province e i Comuni non siano altro che angusti sfogatoi per il tramestio d’un infimo clientelismo per cui alcuni figuri, democraticamente e liberalmente eletti, mettono a posto i bilanci familiari … e si permettono villette, domestiche, amanti, tacchi a spillo … o equipollenti privilegi da cialtroni … in un vertiginoso e meschino ramificarsi di appetiti, voglie e furberie da Pulcinella.
Mi dicono: non sei contento? L’astensionismo viaggia verso il 60%. Non è questo che volevi? No, poiché è un astensionismo da plebaglia, non ragionato, pronto a trasformarsi, la prossima occasione, nel plebiscito verso l’ennesimo attore. I nostri son cambi di scena. Quando scrissi Per un paio d’anni siamo a posto intendevo solo affermare questo: un guitto esce, uno entra, cambia il fondale, il mobilio sulla scena; si tira avanti, attuando in sordina il Reale Programma, finché la maggioranza dei Sessanta Milioni, o presunta tale, tende a esaurire la pazienza … e allora si cominciano a costruire in breve tempo nuove aspettative, a ricoprire di cerone antichi guitti, a crearne di altri, di sana pianta, e fabbricare novelle speranze, odi, amori e baruffe che iniziano a lacerare il corpo del miccame elettorale … inavvertiti, intanto, i maneggioni han già sostituito la carta da parati, i quadri … lo spartito è diverso … l’armonia di violini cede il posto allo spetezzo dei tromboni … dal melodramma a tinte pastello si accede alla farsa … gli ex frenetici della lacrima ora si acconciano al cachinno … o sguaiato … o derisorio … oppure, au contraire, dalla farsa, testé conclusa, ricca di crisi di governo in mutande, fuoriuscite dall’euro, democrazia dal basso e uno-vale-uno, ci si slancia verso un più meditato riformismo aka immiserimento progressivo dell’ex ceto medio … trasformato, fra una slappata di nutella e una di romeno, in esercito di abusivi … sul proprio stesso suolo ... esercito che, presto, non potrà decidere nemmeno dove far pisciare il cane … in piena libertà, ovvio.
Diritti gai, green economy, abolizione della scuola, delle carceri e del lavoro, soppressione del diritto ereditario, sdoganamento del matrimonio sindiasmatico e, a seguire, cautamente, dell’incesto, in vista di un ritorno dell’umanità all’orda. Anche se all’orda nemmeno ci arriveremo … saremo troppo depressi, isolati, ignoranti, inermi, deboli, per uscire dal monolocale di dieci metri quadri provvisto di tutto punto … col reddito di sudditanza … cos’è il matrimonio sindiasmatico? Basta leggere i pamphlet illuministi per comprendere le derive secolari: riprendete in mano Engels … personalmente ho già dato.
D’altra parte anche i miei appelli al non-voto oramai son superati. Il digitale assorbirà presto anche la matita copiativa sino a costruire un teatrino virtuale su cui non avremo il minimo controllo. L’astensionismo, i voti, le preferenze saranno decisi in remoto … Parlamenti, Regioni, Province e Comuni sfioriranno, sostituiti da gruppi tecnici … se non da intelligenze artificiali … obiettive, economiche, non corruttibili … almeno è in tal modo che le venderanno a un elettorato di Masaniello invecchiati … anche il gran corpo dello Stato, colle sue falangi di basso patriziato, le polizie, le magistrature, i burocrati, sarà lentamente dismesso … servì … ora più non serve … amico poliziotto, amico carabiniere, egregio ingegnere capo, vossignoria, illustrissimo dott., eccellenza, baciamo le mani signor giudice … siete pregati di accomodarvi all'uscita, così, senza rancor ...
Il voto digitale, cioè l'abolizione del voto tout court, è dietro l'angolo. Lo si nota dallo scadimento istituzionale, mai così netto e compiaciuto. I gendarmi ai seggi, sciatti e casual, invece di vigilare, s'improvvisano assistenti sociali ("Signora, la accompagno?") o scolano cappuccini improvvisati, sui social è la festa della foto in cabina, alla faccia dell'arresto, i trenini clientelari partono da subito col solito trucco della scheda precompilata, sotto lo sguardo divertito di presidenti e scrutatori, spesso complici. Il voto è una barzelletta, insomma, come tutto quello di cui il Potere ha deciso la dismissione. Risatine di circostanza e funebri maratone televisive accompagnano il feretro dell'illusione democratica.
Pare che abbiano fatto secco anche James Bond.
Un tale, un tenero esserino del futuro, fungibile come un tappo del Tavernello, l'ha definito maschilista ... o una cosa del genere ... potrebbero aprirsi le ipotesi su chi sarà il novello 008 ... un gay con donna forte al fianco? Un negro non gay con donna forte al fianco? Una donna forte con un uomo negro vicario al fianco? Un disabile green? L'amante di Greta Thunberg? E chi lo sa ...
L'autunno lo si respira con fatica ... e tuttavia, alcuni afrori di marcescenze, o la traiettoria dei popoli dell'aria, ne presagiscono la presenza. La stagione perfetta predispone gli ultimi uomini a una più intensa malinconia. Nella poesia trascelta con gusto riposa l'autentica perfezione, la conoscenza totale, larga, definitiva, della nostra parabola di esseri che dialogarono con gli dei. Dopo millequattrocento anni Paolo Silenziario sussurra, con parole semplici e profonde, quale mondo abbiamo perso:
Stavo per dirti:”Addio!”; ma subito
ho frenato la mia voce: e sono ancora qui.
Separarmi da te mi fa paura: è spaventoso,
come l’amara notte di Acheronte.
Splendore del mattino è il tuo; ma è muto
il giorno:tu invece mi porti in dono la tua voce,
anche più dolce di un canto di sirena. In lei è sospesa
ogni speranza del mio cuore.
La mia personale Antologia, in quanto uomo-libro, comprende questo capolavoro.
Assieme a John Donne, Dante, Cavalcanti, Folgóre da San Gimignano, Amir Khusrau, Sayat-Nova, Rudel, Petrarca, Catullo, Venanzio Fortunato ...
A che pro ricordare, dirà qualcuno.
Il ricordo è l'estrema reazione dell'uomo di fronte alla dissoluzione.
Il ricordo crea, dal buio dell'eterna notte, un riparo alla disfatta inarrestabile.
Il poeta, che definisce, evoca e tramanda, è, soprattutto, un eroe tragico. Dell'unica tragedia possibile: quella della lotta di una particola trascurabile, ma senziente, contro l'inevitabile devastazione universale.
Il poeta accende davvero un fuoco nella notte, un bivacco che ha l'ardire della resistenza senza posa.
Egli compendia il passato in una serie di simboli che, grazie all'allusione, moltiplicano la suggestione della realtà, altrimenti meschina, preparando un futuro ciclico, inesauribile, dolce nell'attesa. "Il signore, cui appartiene l'oracolo che sta a Delfi, non dice né nasconde, ma accenna", affermò Eraclito.
Quanta ricchezza in tale sapienza trasformata in bellezza ... quanti pertugi, zone d'ombra, salubri accensioni solari, profonde e fredde acque lustrali ...
Ma i poeti, signori, i poeti sono pazzi!
Circa 40 Germani reali, la mattina presto, verso le 5 venivano sul pratone davanti casa mia a smangiucchiare qualcosa; mi alzavo, preparavo un pastone di grano tritato, miglio e cous cous e glielo portavo; vederli correre felici a mangiare era la mia ricompensa; finito il pasto volavano via; l'altra mattina una femmina non ha mangiato, quando tutti gli altri sono andati via lei è rimasta e la iniziato a chiamarmi; ho pensato che si fosse fatta male atterrando: atterrano in modo goffo, qualche volta fanno delle capriole pericolose; mi sono diretto verso di lei e lei si è allontanata; mi sono fermato e lei ha ripreso a chiamarmi; la scena si è ripetuta un po' di volte: voleva che la seguissi, ma perché ? Stava bene, non c'erano pericoli, non capivo e sono tornato a casa. Lei si è accovacciata ed è rimasta lì all'ombra di una quercia per ore; poi è andata via nel primo pomeriggio. L'indomani i Germani non sono venuti, nessuno; ho capito che erano migrati e che la femmina mi era venuta a salutare. Poi sono andato a votare; quando il presidente del seggio mi ha sciorinato le immonde schede elettorali sotto il naso, ho capito che non era venuta a salutarmi ma ad invitarmi a volare via con lei. Se lo avessi capito lo avrei fatto.
RispondiEliminaToccante
EliminaÈ il sentimento di tutti noi in questo momento
Eliminagrazie sandro...
RispondiEliminaA metà circa degli anni '70 vennero a trovarci gli " zii americani ", emigrati all'inizio del secolo in California, un ramo della famiglia che lì crebbe e aumentò di numero. I figli fecero un giro anche dalle nostre parti, carichi zeppi di regali,rimasero qualche giorno, come dei babbi natale fuori stagione. Il ricordo che conservo ancora è il vederli girovagare per l'appartamento dove vivevo con i miei genitori,aprendo e chiudendo la porta del frigorifero, controllando le stanze da letto, lo stereo del soggiorno, la cucina con le provviste, meravigliati che quel popolo di pezzenti in così poco tempo e in quel contesto storico, fosse riuscito a tirarsi fuori dalla miseria nera da cui loro erano fuggiti. Penso che quando Draghi parla di riformare il catasto stia in realtà dicendo : cari italiani, di ieri e di oggi, dovete crepare di fame nuovamente come i vostri prozii. La casa era il sogno di tutti, ricchi e poveri, conosco gente che l'ha tirata su con le proprie mani, un piano per gli anziani, uno per i figli,uno per i nipoti, sfidando leggi, ambientalisti e condanne,senza allacci fognari almeno all'inizio. Ma era un popolo vivo. Oggi , nell'epoca della crescita zero e del mondo nuovo, che cosa te ne fai del rifugio? Dobbiamo vivere come gli esserini del futuro, proprietari di nulla e tutto smart, non come i nostri nonni che avevano i calli nelle mani a furia di lavorare la terra. Questo,secondo me, è il Pnrr.
RispondiEliminaA parte il fatto che PNRR assomiglia a una bella pernacchia ... o a un bel pernacchio ... Lo trovo giusto, però. Chi, in nome della libertà e del green, va a finire sotto i ponti "la" o "lo" merita, la-il pernacchia-o.
EliminaIl problema ancora una volta risiede nel cretinismo indotto dal politicamente corretto: non trovi più un cane che ragioni pianamente e logicamente.
L'altro giorno un professionista ... un tipo sui sessanta ... alto un metro e novanta ... ecologista ... si è messo a piangere raccontando che, dopo gli esperimenti, i tecnici eliminavano le cavie ... i percellini d'India, insomma ... lacrime vere, sincere. Davanti a me, a tutti. Nonostante la quantità lo sterco polcorretto che devo trangugiare ogni giorno, sono rimasto esterrefatto: ecco, mi son detto, un ex esponente del mitico ceto medio italiano, una volta gretto, astuto e malvagio quando si parla di "roba", trasformato in una sorta di budino emozionale: la donnetta delle barzellette che salta sul tavolo alla vista di un topo vanta una fibra più salda ... mi chiedo perché si debba sperare in qualcosa ...
L'ideologia liberal è così femminile/femminesca/femminilizzante...
EliminaNon sono così convinta che quel dato di astensione non sia significativo. Dobbiamo considerare che stiamo vivendo un momento storico unico, un’epoca in cui l’intero sistema si è completamente palesato nella sua falsità e corruzione. Quello che una volta poteva essere solo insinuato o sospettato, ora è di pubblico dominio, dichiarato ufficialmente. Tra molti di quelli che non hanno votato è maturata la consapevolezza della farsa. È già un inizio.
RispondiEliminaSì, questo è vero.
EliminaStaremo a vedere.
Temo nuovi pagliacci all'orizzonte.
Purtroppo torneranno a votare alle politiche, e sì che in realtà le uniche elezioni in cui abbia un minimo senso recarsi alle urne sono proprio le amministrative
Eliminami permetto di commentare che sono loro che vogliono che la situazione appaia farsesca...
RispondiEliminaEfregn..
RispondiEliminaNon mi piace la finta allegria
RispondiEliminaNon sopporto neanche le cene in compagnia
E coi giovani sono intransigente
Di certe mode, canzoni e trasgressioni
Non me ne frega niente
E sono anche un po' annoiato
Da chi ci fa la morale
Ed esalta come sacra la vita coniugale
E poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
Ma io non riesco a tollerare
Le loro esibizioni
Non mi piace chi è troppo solidale
E fa il professionista del sociale
Ma chi specula su chi è malato
Su disabili, tossici e anziani
È un vero criminale
Ma non vedo più nessuno che s'incazza
Fra tutti gli assuefatti della nuova razza
E chi si inventa un bel partito
Per il nostro bene
Sembra proprio destinato
A diventare un buffone.
Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.
La mia generazione ha visto
Le strade, le piazze gremite
Di gente appassionata
Sicura di ridare un senso alla propria vita
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso
La mia generazione ha perso.
Non mi piace la troppa informazione
Odio anche i giornali e la televisione
La cultura per le masse è un'idiozia
La fila coi panini davanti ai musei
Mi fa malinconia.
E la tecnologia ci porterà lontano
Ma non c'è più nessuno che sappia l'italiano
C'è di buono che la scuola
Si aggiorna con urgenza
E con tutti i nuovi quiz
Ci garantisce l'ignoranza.
Non mi piace nessuna ideologia
Non faccio neanche il tifo per la democrazia
Di gente che ha da dire ce n'è tanta
La qualità non è richiesta
È il numero che conta
E anche il mio paese mi piace sempre meno
Non credo più all'ingegno del popolo italiano
Dove ogni intellettuale fa opinione
Ma se lo guardi bene
È il solito coglione
Ma forse sono io che faccio parte
Di una razza
In estinzione.
La mia generazione ha visto
Migliaia di ragazzi pronti a tutto
Che stavano cercando
Magari con un po' di presunzione
Di cambiare il mondo
Possiamo raccontarlo ai figli
Senza alcun rimorso
Ma la mia generazione ha perso.
Non mi piace il mercato globale
Che è il paradiso di ogni multinazionale
E un domani state pur tranquilli
Ci saranno sempre più poveri e più ricchi
Ma tutti più imbecilli.
E immagino un futuro
Senza alcun rimedio
Una specie di massa
Senza più un individuo
E vedo il nostro stato
Che è pavido e impotente
È sempre più allo sfascio
E non gliene frega niente
E vedo anche una Chiesa
Che incalza più che mai
Io vorrei che sprofondasse
Con tutti i Papi e i Giubilei
Ma questa è un'astrazione
È un'idea di chi appartiene
A una razza
In estinzione
Belle e giuste considerazioni, volendo tentare una sintesi si può dire che oggi i quattro amici al bar, al più, aspirino a cambiare bar.
RispondiEliminaPaolo Silenziario mi ha commosso , non lo conoscevo,
RispondiEliminagrazie Alceste , grazie a tutti voi.
Antologia Palatina, una miniera lirica da molti inesplorata.
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