Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

29 agosto 2021

Barnum International Circus

Unreal City, 28 agosto 2021

L’inaffondabile Giovanni Malagò, presidente del CONI, forte dei successi della comitiva nazionale alle Olimpiadi del 2020, tuona: voglio lo ius soli sportivo! Egli, insomma, ambisce regalare alla cittadinanza italiana un qualche ascaro tuttosprint: onde ri-donare, sotto forma di gloria ginnica, ciò che toglie al Paese stesso, ridotto a una sorta di albergo a ore per cosciuti ragazzotti di belle speranze. Al solito, dirigenti e capataz, incapaci di aprire le porte per timore del risentimento del popolo bue (non oseremo un po’ troppo, signori miei?), socchiudono alla chetichella finestre e abbaini: come certe verginelle in fregola, a eludere divieti e moniti paterni.
E però quest’anno abbiamo vinto i cento metri! E la staffetta! E il salto in alto! E la pesca con la mosca! C’è stato anche il record di medaglie! Record all time! Quaranta medaglie! Dieci ori dieci argenti e venti bronzi!

Se c’è una categoria di smidollati che mi ripugna sono i forzuti da poltrona. Ormai, però, ci si avvia alla lenta asfissia delle discipline, alla sparizione di circoli e comunità sportive. Proprio perché comunità e confraternite: troppo pericolose. Persino le scuole calcio si spengono lentamente, sostituite da calcetti e padel … tutto piccino, dopolavoristico, spensierato, poco impegnativo. Le palestre per il pugilato e la lotta sono quasi introvabili e spesso popolate da coatti tatuati che, al massimo, possono litigare col vicino che gli ha rubato il parcheggio. Sì, la pratica sportiva è pericolosa poiché struttura una condotta di vita e spinge al sacrificio in nome di qualcosa di superiore all’individualità. Meglio ripiegare sul digitale, a tifare undici estranei, di undici paesi diversi … si finirà, prima o poi, all’esse est percipi come nell'omonimo racconto di Bioy Casares. Le partite si ridurranno a recite fra atleti pompati dai social sino alla simulazione vera e propria … tra dieci anni chi potrà mai affermare che un Real Madrid-Barcellona si sia mai effettivamente disputato? D’altra parte tali compagini digitali già si sostanziano di un tifo planetario e disconnesso dal carnoso campanilismo che ne ha decretato la leggenda. E così per i derby lagunari, genovesi, milanesi, torinesi …

Ma c’è poi davvero stato un trionfo muscolare italico alle recenti Olimpiadi? Superiore a quello del 1932 (Olimpiadi a Los Angeles) e del 1960 (Olimpiadi di Roma)?
Propongo queste cifre:

- Olimpiadi Los Angeles 1932. 10 medaglie d’oro, 10 d’argento, 10 di bronzo: 36. 36 trionfi su un totale di 346 medaglie assegnate: 14,6%.

- Olimpiadi Roma 1960. 13 ori, 10 argenti, 13 bronzi: 36. 36 trionfi su un totale di 461 medaglie assegnate: 7,8 %.

- Olimpiadi Tokyo 2020. 10 ori 10 argenti 20 bronzi. 40 trionfi su un totale di 1080 medaglie assegnate: 3,7 %.

Il trend, insomma, pare negativo. Vero è che quest’anno si assegnavano patacche pure per lo skateboard, ma una nazione di femorali ipervitamici dovrebbe sbancare anche lì.
Attendo il Borghi di turno che eserciti la propria disamina in punta di cifra. Per amor di verità. E di ius soli, ovviamente.

Gli Ebrei han dato molto da pensare agli storici di ogni tempo. Il disprezzo li inseguì per il mondo, l'antisemitismo fu la loro ombra. La capacità di gettare nel campo avversario un mondo al contrario, in modo da cloroformizzarlo e disunirlo, appartiene al genio della creatività umana. Ogni pogrom e persecuzione, accolti con un vittimismo da in-naturali commedianti, li rese moralmente invincibili poiché un popolo è sano solo se resta fedele a sé stesso, nei secoli. Solo ora, all'apparente culmine della vittoria, gli inequivocabili segni della secolarizzazione e, quindi, dell'incipiente resa. E dove si notano queste crepe? Dappertutto. I telefilm, questi occulti virus di propaganda, come sempre è accaduto, anticipano il decorso. Su Netflix, una delle trombe del giudizio dell'apocalisse, a esempio, va in onda, con gran strepito, la serie Unorthodox: "La diciannovenne Esther 'Estyi' Shapiro è una ragazza di fede ultra-ortodossa chassidica che vive nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn, dove è costretta a seguire le rigide regole della comunità. Esty, come tutte le donne della comunità, non può leggere la Tōrāh, cantare o studiare musica: è destinata solo a concepire figli". Esther è come una siciliana degli anni Cinquanta, repressa e prigioniera, e simile alle donne oltraggiate dall'Islam. Questo minuscolo "canarino morto" ci avverte della prossima fine dell'Ebraismo e della scomparsa di quel genio culturale che li rese inscalfabili da massacri e umiliazioni. Il nuovo tipo dell'Ebreo non si differenzierà da quello sudamericano o norvegese. I ventenni di oggi, infatti, si assomigliano tutti. Forse li fabbricano negli alambicchi.

I cessi della Camera dei Deputati mandano cattivo odore. Draghi ordina l’indagine. Al termine di minuziose ispezioni, ecco il responso: gli scarichi sono parzialmente otturati e, perciò, mal funzionanti. Di qui il sottile aroma di piscio e merda di cui qualcuno, nonostante sia consustanziale allo spirito dei tempi, si è accorto. La squadra di manutentori interviene: "Ora però Draghi può tirare un sospiro di sollievo: ogni olezzo è svanito. A risolvere l'imbarazzante situazione è stata una squadra specializzata del service di Alfredo Romeo, l'imprenditore che per contratto cura la manutenzione di gran parte dei palazzi delle istituzioni. Tutto derivava dalla ostruzione “dei tombini ove confluiscono le acque nere dei servizi igienici di Palazzo Chigi in via dell'Impresa”, spiega la nota del pronto intervento effettuato. E con 789,32 euro Iva compresa il terribile e imbarazzante problema è stato risolto: la puzza è volata via ...“. Domanderà qualcuno: quale Alfredo Romeo? Non sarà quello dello scandalo Renzi et cetera et cetera. Pare proprio lui. Nessun giornale, mi sembra, ha sollevato sdegnosamente alcun sopracciglio. L’aneddoto, benché minimo, ha forza di apologo: tutto, e dico tutto, ciò che appare su giornali televisioni e media non ha valore decisivo. Solo una recita. Come nel caso del ponte Morandi. O nel caso del rogo di Viareggio. Qualcuno ha pagato? No, e nessuno pagherà. La natura degli eventi (politici) ama nascondersi.

I Talebani, come da accordi pregressi, arrivano a Kabul. Per salvare la faccia i media occidentali sono costretti ad aprire gli armadi del ridicolo: donne scacciate dall’università, comici sequestrati, destre che tuonano contro il burqa, ONG che, aria condizionata pompata al massimo, piangono vittime inesistenti in massacri inesistenti, scemenze assortite (il segno stampigliato sui palmi delle mani per farsi riconoscere); si è addirittura riesumata la stupidaggine del puntolino da Torri Gemelle: vedete quel puntolino? E’ un uomo! Si era aggrappato all’aereo e ora se ne vola nell’aria da centinaia di metri come la povera vittima delle Twin Towers che, invece di bruciare vivo, preferì imitare Icaro … La razionalità viene annientata: filmati di repertorio si miscelano a menzogne talmente evidenti da lasciare a bocca aperta per la loro impudenza; le Nefertiti PolCor, Goracci e Botteri, annusano afrori di feromoni neocon, pur labili: la seconda, in special modo, vogliosa come le monache de I diavoli, si paluda della sua miglior lorica, il classico maglioncino nero-iella, e prende a sinicocare le scempiaggini più vittimiste su libertà di parola, femminismo e medioevo. Certo, vi è un sospetto di stanco déjà vu: i Kagan, i Ferrara e i Molinari dei tempi belli sono in pensione da tempo; come ballerine di fila ormai disabituate a quei volteggi, giacciono stravaccati sui divani del disimpegno mentre le loro opere capitali affliggono gli scaffali più impolverati delle biblioteche. Le analisi sull’Islam radicale e il pericolo per l’Occidente vengono, perciò, rapidamente sunteggiate compulsandole a pappagallo da qualche schematico bignamino approntato per l’occasione e poi borbottate a un  pubblico anestetizzato da un ventennio di totali menzogne  e mezze verità. Un ripassino veloce abile a giustificare un evento non procrastinabile: la fuga da un luogo che è servito invadere, ma ora non serve più.
Al primo accenno da guerra infinita anche i coglioni più volenterosi han leggermente sbuffato. Ma l’Occidente è davvero sconfitto? Certo, da un secolo almeno, e per mano di chi se ne riempie la bocca. Le guerre del 2001 furono uno dei tanti moti novecenteschi di conquista spirituale a favore della futura Monarchia: a mio avviso riuscito. Se l’Occidente è morto, insomma, nel XIX secolo, il surrogato degenerato di cui i neo-con costituirono l’ultima incarnazione, ha, di fatto, mondializzato il marciume postmoderno tanto che, in tutto l’orbe, non esiste un vero moto di opposizione al nichilismo trionfante. I Talebani, questi novelli amiconi, non sono certo i draghi di una volta. Il loro capoccia ammannisce fluidi discorsi alla Pierferdinando Casini: anche i temibili carnefici apparecchiano, insomma, una accorta secolarizzazione: in cambio di potere e mazzette. La peste contagia tutti; prima o poi.

“Sinicocare”: proferire noiose litanie, come avviene nella “sinicoca”, ovvero nella sinagoga. Il termine l’ho rinvenuto nelle propaggini più trogloditiche della Tuscia. Anche qui, fra il cattolicesimo più duro, gli Ebrei misero radici, al pari dei Saraceni. Il ghetto di Vitorchiano, a esempio, fu una delle più note comunità del Viterbese.

Ma come si spiega l’ISIS?
Quale il ruolo dell’ISIS?
Biden contro l’ISIS. Obama ha fondato l’ISIS. Obama e Biden sono democratici: e allora? L’ISIS contro i Talebani, che sono contro gli Americani, e però l’ISIS uccide i baldi Marines ...
I residui mercenari dell’ISIS, questa terribile sigla, finita negli scantinati della Storia, assieme a cianfrusaglie come Wolfowitz, Enduring Freedom e Condoleezza Rice, sono stati preda d’un feroce e terribile attacco di gelosia.
Essi, insomma, esigono più considerazione, in virtù dei servigi resi, da volenterosi maggiordomi. Che l’America, o quel che ne rimane a livello geopolitico, si accordi con gli ultimi venuti (i sanguinari Talebani, sgozzatori di giornalisti e atomizzatori di Buddha) … via, su, è proprio un atto di somma indelicatezza … da riparare con qualche spiccio al netto dell'IVA.

Salvini contro i Talebani: basta con quei tagliagole! Rinnegati! Barbari! Non bisogna dialogare con loro! Io non dialogo con loro! Non si dialoga con chi non dialoga! La boule de suif milanese trova nell’armadio del mattino un argomento nuovo; e lo indossa, incurante del ridicolo, per ben un’intera giornata. Al netto della logica, di cui nessuno gli renderà conto, né i cosiddetti intellettuali né tantomeno gli elettori residui.

Sì, andrò a votare!
Andrò a votare chiunque si opponga al green pass!
Bravo fesso, aggiungo io.
 

Leggo su uno dei tanti gazzettini: “La musica sarà di nuovo vietata in Afghanistan. Lo annuncia il portavoce dei taleban Zabihullah Mujahid. ‘La musica è proibita nell'Islam’ ha detto al New York Times ‘ma speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di fare pressioni’. Sotto il governo dei talebani negli anni '90, ricorda la BBC, musica, televisione e cinema erano severamente vietati e infrangere le regole poteva metterti in guai seri”.
Quasi negli stessi giorni capito, nel primo pomeriggio, nella spettrale Guardea, provincia di Terni. Non trovo un'anima, a parte la barista. Qui, almeno a giudicare dai manifesti, la legge appare più morbida rispetto a quella laziale e permette qualche blanda sagra del porcello e degli gnocchi. L'indigena spiega: “Sì, si fa qualcosa … rispettando la distanza sociale delle norme COVID … ma arrivano in pochi … quando la musica è vietata succede questo … alle coppie più anziane piace stare in compagnia e farsi qualche ballo per digerire … c’è una certa depressione in giro …”.

Matteo 6, 25-33: “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?”.
Questo passo mi è sempre risultato ostico. Solo ora lo comprendo.
Comprendo come esso sia uno dei costitutivi più tenaci dell’autentico Occidente.
Il vago fatalismo di cui è intriso lega assieme grecità e mondo latino, oriente e stirpe germanica. Ognuna di tali sensibilità pre-sente Qualcosa: un disegno, un soccorso, una Direzione Ineluttabile.
Roma, Atene, Alessandria, Damasco, il Reno.
Non preoccuparsi del futuro, gettarsi nel pozzo oscuro del domani: in nome di una fede. Rigettare il calcolo, assaltare il cielo.
Qui, in tale luogo evangelico in cui convive una dolce mestizia e la forza della speranza - qui riposa la rivelazione.
Eravamo tali, fino a ieri.
Poi arrivò il calcolo.
La dittatura del calcolo, quasi sempre errato.
Il Robinson Crusoe di Daniel De Foe fu uno dei simboli del Nuovo Occidente che si distaccava dall’antica Europa rinnegando persino i padri e la lingua materna. Robinson tutto studia, da angusto ragioniere, e sopravvive. La sua parabola è un esempio talmente luminoso di vittoria sulla natura e sul lato selvaggio dell’esistenza, da aver contagiato l’immaginario del mondo europeo.
Robinson Crusoe nasce tre lustri dopo la morte di Shakespeare, uno degli ultimi europei in terra d’Inghilterra. Egli stesso non è inglese, ma tedesco - un crucco invaghitosi d’una signora di York. Nelle sue peripezie incontra pirati, spagnoli, portoghesi, sudamericani, selvaggi e bestie d’ogni sorta. Rieduca sé stesso per ventotto anni su un’isola deserta in compagnia d’un pappagallo cui insegna i rudimenti della ciarla, a simbolizzare l'altro da sé; ritornato in patria, si scopre, ovviamente, ricco. Poi si gode l’insperata pensioncina. In quei ventotto anni è rinato, depurandosi delle antiche fisime europee. È l’Uomo Nuovo, l’Europeo non più Europeo, il cittadino del mondo - la faglia che si allarga nella storia.

Il calcolo meschino, la previsione a corto raggio, la limitatezza del vedere: l’incapacità, in ultima analisi, di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. L’uomo nuovo non vanta una fede e, perciò, si perde in mille salterelli e passetti, cauti e pratici; egli rinunzia definitivamente alla santità (a cosa serve?), alla sapienza (via la metafisica!) e all’arte (la bellezza, va da sé, è inutile).

Questa etica fa valere da subito la propria efficacia nei riguardi degli Altri, the Heathens. I Robinson sono veloci, senza grilli per la testa e perfetti organizzatori. Se sparano lo fanno con ordigni di eccellente acciaio, come le mitragliatrici Maxim utilizzate per pastellare Zulu e Ashanti, se fortificano prendono a puntino le misure, se uccidono lo fanno soppesando pro e contro. Sono colonizzatori naturali, inastando una serie di blandi precetti biblici buoni per ogni latitudine.
E però i calcoli sbagliati, invisibili all’inizio, tanto eran trascurabili, allargano le crepe, alla lunga distanza.
I conti più non tornano.
L’uomo che calcola, inglobato nella propria stessa macchinazione, diviene insignificante. Più non inscrive la propria flebile parabola in una architettura celeste. Egli si fa piccolo; uno sgorbio col righello in mano, supponente e vizioso. Le sue armate vantano ancora il potere di distruggere; poi, incredibilmente, nonostante la fama di invincibilità, si danno alla rotta rovinosa. E così è per i suoi frutti, una volta lustri e mirabili. Essi deperiscono; avvizzisce il fiore, l’erba, la casa; ciò che appariva meraviglioso rivela ammaloramenti sistematici e implacabili; ciò che ognuno reputò grandioso si svela quale conquista transeunte e miserabile.

Ci sarà lavoro per Giorgia, almeno i prossimi anni.
È tutto un caravanserraglio di pochezza allucinatoria.
Per la vostra salute mentale non avete che da obbedire a basiche regolette: mai regalare a tale minutaglia pur un minimo di credibilità; mai prendere sul serio gli allarmi dell’orbe mediatico.

Il cabarettista punk filosovietico Giovanni Lindo Ferretti avvertiva, in Militanz: “Il passato è afflosciato/il presente è un mercato/fatevi sotto bambini/occhio agli spacciatori/occhio agli zuccherini”. E oltre: “Provate a rifugiarvi sotto il Patto di Varsavia/con un piano quinquennale, la stabilità”. Oggi pure un fascista approverebbe. D’altra parte egli non dovrebbe spostarsi troppo poiché Ferretti, coerentemente, ha già compiuto i passi necessari.

Il rave di Valentano, la questione Lamorgese, Durigon: un turbine di aria fritta. Manifestazioni no-vax, no green pass, dichiarazioni pro-vax, pro green-pass … A che servono tali manfrine? Ve lo dico chiaro e tondo: Durigon, Lamorgese, Salvini, Speranza e i no-vax e i no-Europa, Borghi e Bagnai, il cane della Cirinnà, il generale Pappalardo, gli oppositori social, i contro informatori al prezzemolo, Diego Fusaro … ognuno d’essi appartiene al Potere. Inevitabilmente. Occorre vivere al contrario, non cicalare con la stessa lingua di chi opprime. Tale norma, elementare, è, però, del tutto inosservata, per la difficoltà estrema di recarla nella pratica quotidiana. Il Rompitasche Giudeo aveva, infatti, preavvertito: “πάλιν δὲ λέγω ὑμῖν, εὐκοπώτερόν ἐστιν κάμηλον διὰ ⸀τρυπήματος ῥαφίδος ⸀εἰσελθεῖν ἢ πλούσιον ⸂εἰς τὴν βασιλείαν τοῦ θεοῦ⸃”.

Ecco cosa significa abolire i limiti: equivale a morire.
Il limite è santo e custodisce il sacro: quante volte l’abbiamo ripetuto? Eppure tale verità si fatica a rinvenirla nella vita quotidiana nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Il corpo, a esempio. A cosa serve la pornografia ovvero lo scatenamento dell’illimite se non a dissacrare? Perché credete che i pertugi del corpo fossero aureolati dalla santità, cioè dalla maledizione dei divieti? L’ano, la bocca, la vagina. Assieme alla complementare e misteriosa estroflessione della verga? L’amore fisico fu sottoposto a metodica normativa morale, e con giustezza! Anche quando i costumi parevano consentire una maggiore libertà, in realtà interveniva sempre la consuetudine a definire un limite o a iniziare una tradizione. È un dato altrettanto certo che quando tali confini furono varcati, con la forza di un ideale posticcio, un paese decadde rapidamente; unitamente alla propria classe dirigente, incapace di frenare la dissoluzione … la dissoluzione, infatti, ammalora i corpi le città le nazioni … persino l’economia … perché questi non sono che riflessi della sacertà del corpo. Il corpo, questo tempio costruito in milioni d'anni e preservato cautamente dalla disfatta … Weimar, la Belle Èpoque, la Roma di Petronio, l’America hippy mostrano, a differenti velocità di decadimento, i risultati dello scatenamento di ciò che i Padri della Chiesa chiamarono lussuria, ma che, in ultima analisi, non è che l’abbandono del passato e della accorta normativa che precisa alcuni comportamenti pericolosi: ciò che i progressisti sciocchi d’ogni epoca appellarono oscurantismo o bigottismo … E ora, che non siamo più oscurantisti e bigotti? Il corpo è ridotto a un fagotto di carne. Tanta la sua considerazione presso il Potere e, ahi, presso di noi, che ne fanno ciò che vogliono: con logica stringente. Anche il corpo, insomma, doveva l’esistenza a un Qualcosa che ne sorreggeva la flaccida complessità … 

La repressione è civiltà.
La civiltà insorge quando si reprime l'istinto.
La razionalità consente la costruzione apollinea, per usare una delle metafore di successo dell'ultima filosofia.
Dioniso, debitamente incatenato, viene liberato solo nei pressi di alcune date accortamente stabilite: di qui il carnevale, i Saturnali et cetera.
L'aristotelismo eretico di Cavalcanti, il mito del carro e dell'auriga, gli aforismi di Eraclito e l'infinito sinicocare dei monoteismi a ciò alludono.
Aprire il vaso di Pandora è stato fatale. E doloso: ben si sapeva che si sarebbero scatenate le forze che avrebbero abbattuto i resti della civiltà.
Ma noi prestammo il consenso.
Nessuno disse davvero: "No".

Altro esempio: le chiese. Abolire il confine, il limite, il pomerio santo ha fatto sì che la dissacrazione lordasse ogni sentimento e luogo. Una chiesa di campagna, una volta umile e composta, pare attraversata dal refolo della mediocrità. Le porte spalancate e incustodite, l’illuminazione da dozzina, l’altare spoglio, l’organo silente e dimenticato. L’esterno, la quotidianità bieca e depressiva cui ci stiamo rassegnando, senza emozioni, dagli sguardi chini e rinunciatari, ha invaso l’interno, privo dell’antico katechon. Le si potrebbero ormai affittare come salottini per incontri privati queste chiesine; qualche curioso vi entra ancora; alza gli occhi; non giudica; valuta come potrebbero valutarsi le pareti di una mostra di pittori della domenica. I santi, abbuiati, si ritraggono nelle nicchie, vergognosi nell’ultima ritirata.
Qualcuno si mette a giocare a palla sul sagrato, fra colonnette settecentesche. Un marocchino e suo figlio. Nessuno dei temibili bianchi sopraffattori ha qualcosa da ridire. Il prete latita, il vescovo sospirando allarga le braccia: cosa posso fare?

Eppure mai come in questo momento ho avvertito l’intima razionalità del Cristianesimo. La forza che ha catturato il mondo classico, lo stillante cibreo medioevale, colle sue leggende - anche gli empiti selvaggi che possiamo ammirare in alcuni affreschi minori, ingenui quanto espressivi (lo sgozzamento della dodicenne Sant’Agnese), narrano una vicenda eterna di perfetta compostezza e purità.
Qui era la vita, e il senso che ne permetteva lo svolgersi, fra bassi corruschi e ascensioni lustrali.

Il più grande spettacolo del mondo era organizzato da Phineas Taylor Barnum. Gemelli siamesi, donne barbute, focomelici, obesi clinici, nani cavallerizzi, idrocefalici, lo scheletro di Cristoforo Colombo e d'una sirena, selvaggi tatuati, selvaggi uncinati dai piercing. L’individuo affetto da normalità entrava in tale wunderkammer per gonzi e ne subiva un temporaneo friccico carnevalesco. Poi tornava alle proprie consuetudini. È bastato un secolo perché le parti si siano invertite. I freaks dominano il discorso collettivo, premono sull’ordinarietà alternando scherno o accuse brucianti di totalitarismo. Le Paraolimpiadi, prese pari pari dal film di Tod Browning, son lì a ricordarci la nostra congenita crudeltà di esseri umani normodotati. Essere belli o intelligenti o savi o creativi pare sia un peso troppo difficile da recare per l’umanità. Occorre smussare, sfumare e ridurre all’uniformità di giudizio. I profili muliebri del Pisanello sono oppressivi, meglio qualche lesbica dei diritti civili cui l’alta definizione esalta i peluzzi alla Frida Kahlo: l’anormalità, se va nella direzione del Potere, ha da essere premiata. E così ecco nuotatori monchi, judoka sgorbiati, velocisti ciechi, ciclisti paraplegici. Un vero trionfo al contrario.
Sono malvagio?
Gonfio di odio e razzismo?
Lo ammetto. L’eventuale accusatore dovrebbe, però, spiegare perché le metropoli italiane si affollano sempre più di monchi con le pezze al culo, di sgorbi con piaghe da decubito, di ciechi costretti a vivere in un monolocale senza ascensore al settimo piano e di paraplegici che si smerdano addosso, ogni giorno, con la prospettiva di smerdarsi e pisciarsi sotto sino alla morte, che li coglierà, dimenticati da tutti, in quel letto di Procuste approntato dai Buoni.
Due secoli di morti per costruire un’ombra di pietà istituzionalizzata (chiamata dolosamente welfare) e ora chi la smantella organizza un circo per risarcire i cretini. E, ricordiamolo, i cretini sono i gendarmi più zelanti e feroci.

Quando un fenomeno o un comportamento millenario sono riassunti in un termine giuridico di derivazione anglosassone, ciò significa una sola cosa: la sentenza di morte emanata è irrevocabile. La parola “welfare” decretò la fine del welfare; il termine “privacy” quella della nostra vita privata. L’Europa, storicamente, ebbe sempre presente la pudicizia, il lato nascosto della persona. Quando decisero, invece, di costruire il Panopticon Mondiale (Monarchia Universale), che abbisogna dell’abolizione della sfera privata di ognuno di noi, scelsero le sette lettere di “privacy”. La riservatezza, perciò, sorgivo e naturale diritto dell’homo occidentalis, non ci appartiene più da quando decisero di inventarsi, a livello europeo, la privacy. Il primo maneggione italiano, in tal caso, fu il professor Stefano Rodotà, indipendente di sinistra, cioè un infiltrato nel Partito Comunista Italiano. Quando il finto comunista Rodotà prese in mano la materia sapeva cosa stava per fare? Certo, per questo lo fece. Rammento il reciso editto di un’azienda in seguito alla primissima normazione: “In seguito all’approvazione etc etc in data etc etc si dispone che ogni dipendente in forza all’azienda K etc etc comunichi il modello d’autoveicolo e il relativo numero di targa tramite apposito modulo in duplice copia etc etc per segnalare il parcheggio all’interno della struttura etc etc tutto ciò in ossequio alla normativa X approvata da Y etc etc si provveda quanto prima etc etc” …
Furono i primi tentativi, sistematici quanto riusciti, di scassinare l’intimità che ci protegge dalla pazzia del sole canicolare del nichilismo.
Che il professor Rodotà fosse, poi, assieme a Prodi e alla Gabanelli, uno dei candidati alla Presidenza della Repubblica per il M5S, lo trovo assai logico. D’altra parte anche Fini, Berlusconi e compagnia mai insidiarono questa conquista del Potere; a nessun livello.

 
A Lugnano in Teverina mi accoglie da tanti anni la Collegiata di Santa Maria Assunta. Più che una chiesina è una secolare stratificazione di attitudini, gusti e tendenze. Costruita sul luogo d’una chiesa longobarda, essa riunisce all’occhio le più varie aspirazioni: capitelli corinzi, croci d’alabastro, rosoni, campanile cinquecentesco, affreschi di scuola giottesca. Ciò che ho sempre amato sono gli intarsi cosmateschi o, secondo alcuni riduzionisti, di gusto cosmatesco (i Cosmati, artigiani laziali abili a lavorare marmi e paste di vetro secondo un gusto orientaleggiante). È di fronte a tali opere che le convinzioni di un uomo onesto vacillano (l’onest’uomo nella versione di Nicolas Chamfort: “L’uomo onesto, deprivato di ogni illusione, è l’uomo per eccellenza”): perché questo? Ecco la domanda cui si deve porre la risposta. E vi una tale risposta? Sì. In questi arabeschi è racchiusa la nostra storia, la sua giustificazione contro ogni obiezione terrena; e il segreto dell’umanità. La pazienza, il tempo profuso, l’eccellenza pratica, il lento distillato tradizionale … qui ci parla davvero Qualcosa … il quid che ci ha tenuti in vita, la sentinella escogitata a difesa del Nulla. C’è poco da essere pro o contro Alceste … o comprendete questo oppure no.
Nell’ultimo caso continuerete a girare nella ruota dell’attualità.

24 commenti:

  1. La "repressione è civiltà"mi ricorda un sublime G.M. Volontè in una pellicola diretta da Elio Petri. Che livello, ragazzi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, resta da stabilire se Petri l'ha messa in bocca a Volonté perché voleva dileggiare i reazionari o perché era un reazionario occulto lui stesso. La seconda ipotesi non è del tutto campata in aria ...

      Elimina
  2. OT.
    Mi ritrovo spesso a sorridere, bonariamente e con, ahimé, motivi di inevitabile concordanza, malgrado l'appartenenza al genere e la scomodità di pensiero, della frase di un suo articolo, pubblicato non moltissimo tempo fa, in cui Lei, sagacemente, diceva che ormai il dibattito si è ridotto a una continua lite tra comari, per via dell'aumentata presenza femminile in politica.
    Ebbene, pare che dei sussulti rivoluzionari si stiano delineando all'orizzonte, visto che il movimento autodefinitosi "basta dittatura", in procinto di occupare domani le stazioni ferroviarie pare abbia statuito nero su bianco di non volere donne tra i piedi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il movimento definitosi "basta dittatura" non manda un buon odore ... come i forconi e il ciarpame consimile. Detto questo, pare saggio occupare le stazioni senza i rallentamenti dovuti alle Cirinnà timorose per la propria messa in piega.

      Elimina
    2. Assolutamente d'accordo sul tanfo emanato dalla suddetta compagine. Ci tengo a dirlo, dato che non ho specificato il senso ironico e paradossale che intendevo esprimere...

      Elimina
  3. Grazie Alceste. Aspettavo da giorni di poterti leggere.

    RispondiElimina
  4. Comprendo, caro Alceste, e tu hai aiutato molto a capire. Ormai giro con le lacrime "in saccoccia", pronte a spuntare quando un cenno di quello che fu e di quello che fummo mi si pare improvvisamente davanti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo è così. Diversamente da te io giro con la bile in bocca.

      Elimina
  5. Caro Alceste, ma non è sorprendente come praticamente tutti i sedicenti libertari, “ribelli”, dissenzienti, disobbedienti e chi più ne ha più ne metta, si siano schierati in blocco granitico a favore della politica più repressiva e discriminatoria dai tempi dell’ancien regime? Voglio dire: tutto il cascame del sessantottismo libertario, del “vietato vietare”, del “chi sono io per giudicare”, sta ora con la bava alla bocca come un cane idrofobo a latrare contro chi osa esprimere anche un minimo dubbietto. Se potessero, questi creerebbero veramente dei campi di concentramento per non vaccinati; organizzerebbero sul serio dei rastrellamenti e delle spedizioni punitive contro gli apoti. Tu te la sei data una spiegazione? Per quanto riguarda l’articolo invece, arguisco caro Alceste che evidentemente non hai gioito per “l’incredibile successo” dell’italianissimo Marcello Giacobbo. Ma come, l’oro nei cento metri non ti ha cambiato la vita come al resto della popolazione italica? Gente che fino al giorno prima neanche sapeva cosa fosse l’atletica leggera (e sono sicuro che non lo sa neanche ora), si spertica in lodi per quello che a prima vista si scambierebbe per uno spacciatore della suburra, ma mi dicono essere un poliziotto. Cordiali saluti,
    Enrico Barra.
    P.S. scusa l’irriverenza: l’hai già fatta la punturina?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho provato a compulsare i risparmi: dopo la vittoria di Giacobbo sempre alla stessa cifra ammontavano. Un vero rebus ...
      Se questo è il mondo al contrario, come credo decisamente, i ribelli sono gli ignavi, i libertari gli illiberali per eccellenza e così via. Il Sessantotto (ciò che si definisce tale per comodità) fu una rivoluzione colorata di dimensioni planetarie, anzi una rivoluzione copernicana ... da allora guardiamo tutta la realtà in uno specchio e non direttamente ... cioè alla rovescia ... meditiamo il mondo al contrario ... ecco perché la cultura sessantottina, che riprese tutte le sovversioni epocali del secolo precedente, ebbe tra le sue fila, come rivoluzionari, tanti Ebrei ... è la solita storia. Quando c'è un Ebreo di mezzo sicuramente i valori vengono interpretati al contrario ... ora la storiella (e il fiancheggiamento ideologico ebraico) pare finita perché si è già ottenuto tutto ciò che quella rivoluzione colorata consentiva. Siamo oltre Giove e l'infinito ...
      La punturina si farà perché, come spiegai, il problema non è il vaccino in sé bensì il controllo conseguente e, attraverso il controllo, la inevitabile depauperazione dell'essere umano, in ogni campo. Ci ritroveremo fra vent'anni con un monolocale da venti metri quadri e il reddito minimo di sudditanza, e basta. Addio vita, addio mondo, addio cultura! Sarà un universo larvale, albino, catatonico ... i segni già si notano, basta interrogare un ventenne e sentire cosa esce da quella boccuccia ...
      Sul controllo, però, non mi avranno mai, questo posso giurarlo ai quattro venti.

      Elimina
  6. Caro Alceste, una conoscente mi dice:"non siamo pochi", certo a pesare questa parte con il metro dell'inoculazione chiaramente ne usciamo già sconfitti. Ma pensiamo veramente che la maggioranza della popolazione sia così convinta e felice del nuovo mondo che avanza?
    Oserei dire che è la via che gentilmente viene imposta con il metodo del bastone e della carota che determina il progressivo indebolimento del fronte occidentale. In aggiunta ad una certa pavidità ontologica, nonché la bonaria accidia dell'italianuzzo che in quarant'anni di storia recente si è fatto sedurre dalle mollezze e dalle comodità del sol dell'avvenire.
    Un cocktail di fattori devastante che ad oggi lascia poche speranze. Ma non mi sento di escludere che nella devastazione vulcanica di questa epoca, non possano covare sentimenti e bisogni intimamenti necessari all'uomo per sopravvivere. Tra questi inginocchiarsi, unire le mani e davanti ad un impolverato crocifisso volgere una preghiera.
    Una caro saluto a lei e a tutti i suoi utenti. Sempre bello trovarvi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando si indebolisce lo spirito della comunità, della logica e del buon senso le scelte vengono operate per il peggio. In altre parole: si sceglie il peggio. Il demone interiore dice: ti stai suicidando e però il sentimento più superficiale ti fa pigiare il pulsante dell'autodistruzione. Molti vaccinati sono fanatici, poiché cretini, altri, invece, si "sacrificano" ... sanno cioè di sbagliare, ma vanno avanti lo stesso ... con le lacrime agli occhi ... come la Fornero dei bei tempi (che, però, almeno fingeva l'orgasmo lacrimatorio).

      Elimina
  7. In merito alle para-olimpiadi, è stupefacente vedere il conformismo di massa in azione : esattamente come per i mondiali di calcio femminile era qualcosa di cui non fregava un cazzo a nessuno fino a ieri, nemmeno agli andicappati stessi e alle donne. Improvvisamente stiamo a contare il medagliere nazionale manco fossero le Olimpiadi vere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I librai romani si scannano da anni per sapere quali libri presenterà Fabio Fazio. L'incremento delle vendite, il giorno dopo, è massiccio, inspiegabile, inarrestabile, automatico. Se Fazio presentasse una edizione del mio blog schizzerei fra i primi nel venduto. Sono riflessi da robot.

      Elimina
  8. La parabola di Giovanni Lindo Ferretti siamo in molti ad averla percorsa, anche se meno drammaticamente, sia lei Alceste che io ad esempio. Aspettiamo il Poliscriba, il quale scriveva di frequentare, con malcelato orgoglio mi pare, moschee torinesi e vecchi comunisti.
    A proposito dei comunisti, nel toto-complotto le loro quotazioni sono ultimamente in rialzo, rispetto ad esempio a quelle degli ebrei. Gramsci (gli angloamericani lo pronunciano alla russa, 'Gramski') teorizza non solo la lunga marcia nelle istituzioni, impresa che hanno poi effettivamente compiuto e concluso, ma anche l'attacco indiscriminato e il picconamento del buon senso comune, del riserbo borghese, della decenza onde lasciare la gente comune confusa e senza riferimenti su ciò che è giusto e sbagliato. A quel punto, a picconamento della civiltà occidentale eseguito, il pubblico non potrà che abbracciare gli ideali comunisti, che nel frattempo sono divenuti gli ideali woke e globo-homo, come unico costruttore di senso per interpretare la realtà.
    Il passaggio da 'anti-capitalista' ad 'anti-maschio bianco eterosessuale' sarebbe stato cagionato dalla "falsa coscienza" della classe operaia, che - come dimostrato dalle mancate rivolte contro le leve di massa nella 1 guerra mondiale, e il fallimento dei sommovimenti comunisti e spartachisti in Germania - non ha volontà di distaccarsi dai valori borghesi e dal buon senso comune onde inseguire il sol dell'avvenire. Dunque è bene puntare sulla 'coalizione degli ultimi' di Marcuse, ossia immigrati culturalmente alieni, spostati e delinquenti, zitelle sopra i 40, invertiti, drogati, zecche e disadattati vari, insomma chiunque assicuri fedeltà alla causa perché privo di altra prospettiva di elevazione sociale (anche dicasi 'bioleninismo').
    Ancora ben memori della batosta presa e in Germania, e in realtà ovunque in Europa negli anni 20 e 30, sono poi prontissimi a dare del 'fascista' e 'nazi' a chi con successo trascina folle appellandosi ai valori tradizionali (vedansi Trump, Salvini, Lepen, Orban, i vari populismi, ma anche il concetto di 'Urfascismo' di Umberto Eco). A noi la nozione di antifascismo sembra l'equivalente del proclamarsi contro la fata turchina e gli unicorni, ma per loro è il pericolo serio e ovviamente sempre ben presente ed attuale che spunti qualcuno a gridare che l'imperatore è nudo.
    Tutto questa follia scatenata dall'adesione fanatica alla fede irrazionale, smentita dalla storia di massacri in cina, cambogia, urss, pressapochista perché non ben definita nel cosa e nel come, ma solo nel perché, di costruire l'utopica società comunista in cui regni l'eguaglianza universale. Che ha riempito il vuoto religioso lasciato dal declino del cristianesimo.

    RispondiElimina
  9. Mi sono figurato il momento presente come un grande fiume, larghissimo, che placidamente va. Va dove deve andare, è talmente largo che pensare di deviarlo è ridicolo. Solo Dio potrebbe (e nel caso bisogna farsi trovare pronti). All'interno del fiume, tentando un piccolo moto controcorrente, qua e là qualche mulinello si agita. Solletico...solletico piacevole per il grande fiume. Alla fine, forse, farsi trasportare dalla corrente è l'unica cosa da fare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A mio avviso la storia umana è questa. Lo ribattezzerei "pessimismo termodinamico" ... tutto si sfalda, tutto si sgretola, impoverendosi ... la funzione dell'uomo è sempre stata quella di rallentare un processo inarrestabile. Rallentare con l'arte, la sapienza, la santità del credere ...

      Elimina
    2. Se non ricordo male, in tempo di guerra il disfattismo viene punito con il massimo della pena comminabile da una corte marziale.

      Elimina
    3. Certo, è previsto anche l'ergastolo. Le guerre, però, si perdono prima, non durante. Il resto è cronaca.

      Elimina
    4. Et qui primi omnium vincuntur, oculi.
      Io non parlo il latino e mi fido di come De Maistre ha tradotto Tacito: E' l'immaginazione che fa perdere le battaglie.

      Elimina
  10. Ho appreso con piacere il termine "sinacocare", fa il paio con un'espressione che utilizzava mia nonna, recitare i diasilli, normalmente riferito ad un borbottare litanico tra sé e sé; è evidente che il termine sia una rielaborazione dell'incipit della sequenza Dies irae dies illa propria della messa funebre. oggi l'uso di un simile neologismo sarebbe impossibile per evidenti ragioni.
    Mi sembra un'ulteriore riprova che la soppressione dell'utilizzo e dello studio della lingua "morta" abbia sterilizzato anche la lingua "viva". Quanto agli anglicismi, questi sono segno di vitalità non più di quanto lo sia la presenza di larve di mosca su un tessuto necrotico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì sono d'accordo. Gli anglicismi, peraltro, sono quasi sempre utilizzati come pietra tombale di un fenomeno ... mortiferi. A esempio la locuzione "fare sesso", introdotta dal micidiale "Friends" (to have sex), è stata la tromba del giudizio che ha decretato la fine dell'amore ... e di tutto il contorno di piacevolezze che contornava il rimorchio. Mi sorprendo a pensare che molti nemmeno si innamorano più.

      Elimina
  11. a proposito del "sinicocare" ecco un bell'esempio musicale di tale pratica tratto dall'Amfiparnaso di Orazio Vecchi.

    https://www.youtube.com/watch?v=GEqELYVrzjQ

    buon ascolto e dilettevole visione.

    RispondiElimina

Siate gentili ...