Ewa Aulin in Candy |
Unreal City, 7 dicembre 2020
A1.
Viaggiando lungo l'autostrada, da Firenze a Roma, si colgono, quasi
sovrappensiero, i resti di un paese in via di scomparsa. L'Italia assomiglia,
ormai, a un di quegli scheletri dissepolti in qualche cimitero altomedioevale con
bisturi e pennello: la figura, un tempo composta e serena nella certezza della gloria oltremondana, appare sconvolta
in una posa grottesca: le tibie sconnesse dai femori, la cupola
delle coste sbriciolata dall'umidità, le falangi separate le une dalle altre,
il cranio scoperchiato, la bocca ricolma di fango. I denti biancheggiano nelle arcate
divelte, in uno spasimo di rimprovero. Eppure anche tale misero resto,
scomposto come uno dei macabri burattini funebri di Trimalcione, nasconde una
storia. Una brocca frantumata, a lato, o un anellino bronzeo, una moneta corrosa,
un fragilissimo lacrimatoio.
I
lacerti della grandezza italiana mi passano davanti, accerchiati dalla mota
della modernità che non ha saputo far altro che distruggere, umiliare e
schernire in un tripudio di crassa stupidità e insensatezza.
Ogni
tanto un bellissimo casolare antico rapisce l'occhio, a volte scialbato dalle
piogge e dall'abbandono, altre corroso dall'incuria o sbriciolato dalla tenacia
degli arbusti. In rovina le torri, attraversate da crepe irreversibili, le
strette feritoie a testimoniare, mute, la prossima disfatta. Improvvisamente un
popolo di edifizi, su una piccola altura, raggrumati come naufraghi, stretti
fra loro, entro il ciglio delle rupi di tufo, come ritirati da un mondo che
ritengono straniero. Paesi ricchi di una storia maggiore, più vasta di quella
di intere nazioni, e però sconnessi dal senso comune che li legava gli uni agli
altri: sentieri, leggende, felloni e santi, eretici e conquistatori, chiesine e
cappelle rurali; sono ossa d'una più larga e incomprensibile frantumaglia.
A
qualche decina di chilometri da Roma l'apparizione mistica di Orte, al
tramonto, consola con l'illusione dell'eternità. L'ultimo sole filtra fra la
nuvolaglia plumbea a striare d'un giallo spento e dolce i dorsi dei colli, in
un fremito di purezza rembrandtiana.
La sera, quindi, cala.
Le sagome di cespugli
e alberi imbruniscono, in un verde gelido e cupo, esaltando il profilo contro il tessuto
del cielo, di limpidissimo cilestrino. La lunga cresta d'un altura è merlata da ordinati filari di cipressi.
Si potrebbe contemplarle per ore queste sagome,
nitide e tranquille; il mistero da loro effuso tocca corde remote, s'allarga, contrasta il caos, dona
la forza dell'illusione.
BRUXELLES. Il Belgio vieta le messe a Natale. Sorpresi? Joseph Conrad aveva visto lungo in Cuore di tenebra, questo agile breviario del nostro futuro, definendo Bruxelles un sepolcro imbiancato. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e d’ogni marciume”, ebbe già a dire l’altro Rompitasche.
CHE GUEVARA. Il suo ruolo di ideologo e guerrigliero cedette ben presto il passo a quello di testimonial. Oggi è soprattutto noto per questo. Se reco una maglietta con Guevara testimonio la mia attitudine alla guerriglia antimperialista, pur rimanendo sul divano con le Nike. E va bene. Ma una cosa non avrebbero mai potuto prevedere gli antimperialisti: che gli imperialisti divenissero guevariani. Tanto che, oggi, gli attempati antimperialisti di ieri rimangono spiazzati di fronte a figli e nipoti e pronipoti che non rilevano contraddizione (storica, economica, sociale) nell'associare nababbi e privilegiati al vecchio e ormai putrefatto Che. Kamala Harris e il Che, Gates e il Che, Maradona e il Che ... gli unici a rimanere scettici a fronte della sinistrizzazione del patriziato mondiale sono i sottoproletari metropolitani ... la parte apolitica del mondo: muratori di Trastevere, laotiani, cambogiani, pigmei napoletani, accattoni del Colosseo. Coloro che, dagli antimperialisti alle vongole, erano disprezzati quali lumpenproletariat (a meno che non si prestassero all’internazionalizzazione della rivoluzione sempre lì lì per esplodere: vietcong, indiani cicorioni, katanga e via sghignazzando). A tali rivoluzionari del Terzo Mondo, che in realtà aspiravano a mangiarsi le tartine dell’antimperialista italiano, o a scivolare nelle mutande di qualche guerrigliera dei Parioli, Ricky Gianco dedicò, di striscio, alcuni versi nel suo Compagno sì.
DIGITALE. Il digitale riproduce, in teoria, ogni settore, passione o interesse della vita umana. Lo svuota, poi, di significato, rendendolo inservibile a ogni uso pratico dell'intelletto e del cuore. Il dissolvimento di tale copia senza moto e anima consegue inevitabile. Il destino del libro, dell'arte, della scuola e del lavoro sono sotto gli occhi di chiunque.
EWA AULIN. Apprendo, con un friccico cinefilo, che la suocera di Giuseppe Conte è Ewa Aulin. Quando si dice: la dolce vita. Io e Giuseppe Conte abbiamo studiato, da quasi coetanei, a pochi chilometri l'uno dall'altro. Nel tempo, tuttavia, quel minuscolo iato si é allargato a dismisura. Sono gli scherzi del destino, delle compagnie che ci si è scelti, delle raccomandazioni e degli errori di calcolo nella rotta da seguire.
FUMETTI. Consiglio a tutti la lettura dei “Topolino” italiani, fra la fine dei Sessanta e i primi anni Ottanta, versante Paperino. La solidità delle sceneggiature picaresche, la ricchezza linguistica, i riferimenti colti ne fanno una delle ultime creazioni originali della letteratura italiana. Arturo Benedetti Michelangeli, il cui setaccio estetico contemplava fori assai minuscoli, ne era ghiotto.
GIUDA.
Giuda rinnega il Maestro, lo vende; Giuda fu il prototipo dell’uomo d’azione
stolido, di quelli liquidatorî, che mal comprendono la lunga gittata. Vogliono
tutto e subito. Peccato non vi fossero vetrine in Galilea, o rivoltelle: i
vetri in frantumi o le ferite dei gambizzati avrebbero rappresentato il breve raggio
della sua minzione concettuale. Intanto il Cristo si adoperava lento, in
simboli; costruì 2000 anni di storia, in più, da regalare a un’umanità prossima
al suicidio. Come Giuda.
HÖLDERLIN. Non ho niente da leggere, cosa posso leggere, voglio leggere qualcosa di interessante! Queste richieste, patetiche, vengono dai fantaccini di un mondo in rovina. Sono davvero zombi. Non ho niente da leggere! Basterebbe aprire, a caso, Friedrich Hölderlin per aver qualcosa da leggere. Magari ci si imbatterebbe in questo passo: “Sarai solo, mio diletto. Sarai come la gru dimenticata dalle sorelle al freddo mentre vanno a cercare - lontano - primavera” o in questo: “O terra d’Omero sotto la porpora del ciliegio ... entro il mio vigneto i giovani peschi verdeggiano e la rondine di lontano arriva e molto narrando alle mie mura si fa la casa dentro i giorni del maggio ...”. Sono passi assai semplici, su cui si potrebbero imbastire, tuttavia, alcuni corsi di laurea.
Il primo ci parla delle gru. Cos’è una gru? E chi lo sa? La sappiamo riconoscere? Oppure: conosciamo la simbologia della gru? E ancora: abbiamo mai letto un bestiario classico e medioevale che irraggia di luce questo umile animale? Infine: ci si ricorda di una poesia in italiano sulle gru? Di quando l’Italiano si componeva silenzioso, nelle sue innumeri sfumature delicate e profumate come miele, entro la nobile carcassa leonina del latino? Oppure liriche cinesi sulle gru? Facciamo Epoca T’ang?
Il secondo: il ciliegio porpora ... la rondine amica sotto il tetto della casa ... il vigneto ... i giorni del maggio ... cosa funziona qui? Perché parole normali, addirittura abusate, trovano una propria miracolosa forza? Le parole le parole le parole ... le amletiche parole ... basta ritrovarne l’anima più antica ... via dal marciume, dal chiasso ... respirare, a pieni polmoni, l’aria più raffinata, respirare ancora, gridare quindi ... e il ciliegio perderà la propria indeterminatezza, colorandosi in porpora, nella terra d’Omero. Assonanze e consonanze riposte riprenderanno vita, in voi, segretamente, cieli assolati che avrete pur visto, lontani, insienueranno nuovo imperio, rischiarando altri concetti negletti, trascurati ... le parole riattivano sensi sepolti, spalancano, finalmente, i cieli. Le parole ... e non ci sarebbe niente da leggere?
INCANTO. “Dovete sapere che, quand’ero un ragazzino, avevo la passione per le carte geografiche. Passavo delle ore a guardare l’America del sud, o l’Africa o l’Australia, e mi perdevo in tutte le glorie dell’esplorazione. A quei tempi c’erano molti spazi vuoti sulla carta della terra, e quando ne vedevo uno dall’aria particolarmente invitante (ma ce l’hanno tutti quell’aria) ci posavo il dito sopra e dicevo: ‘Quando sarò grande, ci andrò’. Il Polo Nord era uno di quei luoghi, mi ricordo. Non ci sono ancora stato e non mi ci proverò certo adesso. L’incanto è finito”.
L’incanto ulisseo dell’ignoto è finito. L’ansia di conoscenza, la meraviglia, la fiaba, l’arcano, l’abisso che agghiaccia e rapisce delle Gorgoni, delle Sirene lussuriose, la sfida degli orridi settentrionali in cui si polverizzano cascatelle miseriose. Cosa affascina nel 1890, Marlow? Il bianco, il vuoto, l’indefinito. Una macchia bianca (white stain) su una carta geografica accende la cupidigia; Marlow si reca in una città altrettanto spettrale, Bruxelles, ove tutto è anonimo, senza riferimento: cosmopolita. In Cuore di tenebra francesi, russi, inglesi, belgi si mischiano come pedine fungibili, senza aspirazioni se non quella, vaga e spietata, della distruzione. Le anime belle confusero la condanna di tale anelito per il nulla con quella del colonialismo. Altro non era, invece, che uno degli ultimi stadi della devastazione interiore, della lacerazione ulteriore; l’occhio lubrico di nulla anela il nulla, lo propaga come un morbo letale, si appaga nella contemplazione dei deserti. Che tale vuoto, blank, sia una tenebra suona eminentemente logico in un'umanità che intende tutto al contrario; in uno stadio fetale prossimo all’aborto.
JUDEI. Una volta si pregava per la conversione dei perfidi Giudei. Il passo è stato soppresso. Perfido ... cioè, pensavano gli odiatori degli antisemiti, e gli antisemiti stessi: scuro, nasuto, ghignante, sensuale, traditore. E invece perfido ha solo un senso: chi devia dalla Vera Fede. Non lo credete inevitabile? La mia fede è la totalità. Chi non la condivide è fuori d’essa, un individuo per-fido. Ritrovare la purezza delle parole, come “mistero” o “martire”. Ma chi ne è più capace?
KIPPLE. L'abbandono della classicità e della tradizione ha solo prodotto spazzatura. Nel senso più ampio. La qualità, divenuta numero, degenera in dozzinalità; l'artigianato, scomparso a favore della serialità, è sostituito dalla paccottiglia; il concetto universale dal pensiero debole, un’accozzaglia di fonemi insensati e filologia da luna park; la verità dalla notizia; il bronzo dalle resine; il principio di non contraddizione dal Carnevale; le bussole dai deserti. Stilate un inventario di ciò che vi circonda: troverete solo rottami, monconi, scherzi. Una malattia terminale risale da tali oggetti sterili e diabolici, vi priva di identità, contribuisce alla dissoluzione sotto cieli strappati, lividi.
LIBBRA DI CARNE. Cercai (vanamente) di spiegare, in Nexus 6, il mondo cruento e venale alla base dell’antichissima istituzione romana del nexum. Sulla bilancia il denaro; il giuramento per aes et libram; l’obbligo di restituzione che grava sul debitore. In caso d’inadempienza, colui che prestava il denaro (aes) poteva esigere, sulla ideale bilancia (libra), un corrispettivo: ore di lavoro, la schiavitù. Shylock, il per-fido Ebreo di Venezia, vuole una libbra di carne. Ah, quale boccata d’aria! Quale giustizia! Carne, nientemeno. Un sanguinoso trancio in cambio di monete d’oro. Oro, carne. E ora? Svincolato dalla materia, dal lavoro, dal sudore unticcio delle banconote, il denaro-copia, come un ectoplasma di Ubik, ingrossa sempre più, occupa le città, le nazioni, oscura il cielo, si gonfia oltre Giove, opprime il Sistema Solare e le stelle. Esso schiaccia, come una pressione inavvertita, la volontà, svuota l’azione, la gioia e la crudeltà. Non più sangue oramai, si fugga il baluginio dell’oro! Addio Shylock, addio Monsieur Grandet! Addio amici usurai!
In cambio, ora, doniamo l’anima.
MICCHI. “Qualcosa di grosso all'orizzonte ... addirittura uno scontro a fuoco tra patrioti lealisti e carbonari di Foggy Bottom ... a Francoforte! ... la città dove Heidi ebbe a soccorrere psicologicamente l’amica Clara ... un tantino osteggiata dalla signorina Rottenmeier, a dir la verità ... server che comprovano i brogli americani ... morti, feriti ... sequestri ... guerra civile americana ... Trump all'attacco, Hillary in galera, Zuckerberg ripara nel Canton Ticino ...” E ci credono. La minutaglia della cronaca, avvelenata da falsità, stupidaggini e rodomontate digitali, costituisce l'ultimo pastone del controinformatore alla deriva.
NEGRO ANACRONISTICO. Una trovata della propaganda ormai stiracchiata, ma pur sempre efficace sulle menti deboli che affollano i media. Il Negro Anacronistico si é pian piano guadagnata una propria fama di socialite e benigno presenzialista. Dapprima giustamente ignorato (per banali motivi storici), oggi lo si può incontrare nei più diversi ambiti, persino in quelli fatalmente inaspettati: alle Crociate, nella Svezia medioevale, nelle file del MI6, a Ilio, dalle parti delle Termopili, sulle caravelle, a fianco di Cristo. Il passato, insomma, si riorganizza, su basi libertarie e hippie.
ORGANZA ROSA. Se ne servono i maggiori distillatori di passato digitale. Il passato, quello vero, intendo, la sottile ragnatela da indagare e ricostruire con pazienza e amore infiniti, più non serve. Occorre un passato nuovo di secca, completamente riadattato e igienizzato, ricco dei particolari addobbi del politicamente corretto. Son tutti sul pezzo, ovviamente. L'ultima scoperta la si apprende dal National Geographic, altro luogo del terzomondismo d'accatto (oh, l'Occidente cattivo e sterminatore di Cortez e Colombo!): ci son le prove provate che le donne andavano a caccia, 9000 anni fa; in Perú. Assieme agli uomini. Nel Neolitico. E già ... ribaltati i ruoli di genere! E la parità di genere? Come potete notare è sempre esistita, solo che il patriarcato l'ha sepolta sotto una coltre di menzogne maschiliste. Neolitico? Ci fermiamo qui? E la preistoria? Anche lì ... L'uomo antico più famoso del mondo è una lei .. Lucy ... e pure africana! Abbiamo fatto bingo! Di qui a dire che Atena é nera ci passa un fiat ... E io, povero Alceste, non sono forse il discendente (mezzo negro) d’un immigrato turco, Enea, che ingravidò qualche burinotta aborigena del Lazio Antico (questa cosa me la rinfacciò un sinistrato, qualche anno fa)? E Federico II, di cui mi riempo la bocca, non nacque marchigiano? Omero? Un altro turco!
Com'é bella la democrazia, com'é bello distruggere ... e reinventare!
POVERTÀ. Sì, la povertà è il prezzo da pagare alla pace. Oggi se n’è andata (il nomen l’ha trasmutato in omen lei stessa) Lidia Mena-pace. 96 anni. Morta di vecchiaia? Macché, di un instancabile virus fascista, il Covid. Ex staffetta partigiana. Chissà quali messaggi staffettava: baci Perugina? Ovetti Kinder? Oppure ordini di morte? Fatto sta che, dismessi i panni di portalettere, Lidia si predispose alla pace e all’emancipazione dei diritti delle donne (comprese le prostitute) che, con grazia ineludibile, coincidono con la pace. Democristiana, manifestina, comunista ... Come Giacinto Pannella, sul letto di agonia, avrà potuto sibilare: “Abbiamo vinto”? Mai il mondo, infatti, fu più in pace. Una pace talmente definitiva e terrificante da rasentare l’ebefrenia. E però la pace esige la povertà. Dei sensi, del linguaggio, delle aspirazioni, dell’esistenza ... in pace, tuttavia ... decenni, secoli, eternità di pace tanto che persino il sol dell’avvenire, così gravido e ottuso di pace, s’è dimenticato di sorgere.
QAnon. L'ho sempre affermato: un pescivendolo di Corinto era assai più intelligente della controinformazione americana, di Paul Craig Roberts e dei pletorici dintorni italiani che ancora gli danno retta.
RUTTI. In realtà si tratta di rumorose espirazioni politiche. Il ritmo è predeterminato in vista dell'eternità. Sinora ha funzionato egregiamente. Eventuali sassolini son stati pazientemente lavorati e gettati nell'impasto unico. La cosiddetta sinistra (PD, frattaglie libertarie, M5S) inspira (probabilmente da orifizi insospettabili) compiendo il lavoro sporco: l'inspirazione è tecnica, pulita, inodore. L'espirazione, o flatulenza, stavolta della cosiddetta destra, simula una sorta di movimento oppositivo onde sfogare le ventilationes testé inspirate. Il caravanserraglio riproduce formalmente la falsa dicotomia: a sussiegosi, servili e compunti carnefici (Monti, Gualtieri etc) risponde il guittame da suburra (le trippe salviniane, la calata borgatara della Meloni) esaltato dai Brancaleone sgrammaticati della stampa di riferimento (allucinante il livello infimo raggiunto). Sballottati fra traditori hi-tech e finti Masaniello analogici, gli Italiani si illudono ciclicamente, assumendo, quali Zelig, le pose dei caporioni sul palco (algide prese di alta responsabilità dei sinistrati, sbavanti invettive dei destri). Sbeffeggiati, turlupinati, presi sistematicamente in giro, Essi non hanno altra risorsa che correre precipitosamente alla “gabina elettorale” e tirare, dopo essersi liberati, lo sciacquone della democrazia liberale.
STRESS. Sono stressata, sono stressato. Gente di trent'anni già cronicamente depressa, esaurita, rinunciataria, senza sbocco, priva di scampo. Girano in tondo come l’asino Lucignolo, scorticato e agonizzante per la troppa stanga: lavoricchio, aperitivo, tanto smartphone, sonnellino. Amoreggiano senza amarsi, non leggono, non studiano. Si compiacciono del loro diploma tecnico. E sono stanchi, sfiniti. E perché? Perché gli è stata regalata la falsa libertà e loro vi sono annegati. Sino a pochi decenni fa non esisteva la falsa libertà. Ognuno era compreso in un ruolo. La tradizione pensava in sua vece. Tale apparente cedimento era ripagato da una fronte serena, sgombra di problemi. Si era davvero liberi. La corrosiva critica di costume insinuò, tuttavia, che i ruoli tradizionali costituivano una prigione e si diedero da fare per segare ogni sbarra, per abbattere cippi di confine, distruggere sentieri e piste. Ed ecco allora il nuovo individuo gettato nel deserto. Ogni passo nasconde un'insidia, una delusione, uno sconforto, il peso insostenibile della scelta. Ogni passo è individuale, senza meta che non sia quella dell'attimo. Il panorama piatto e scintillante (vi regna una luce senza requie) priva della forza del rischio, della felicità, dell'azzardo. Si osano passettini, privi di autentica convinzione. I più si ritirano in sé stessi, come bestie ferite, in posizione fetale; avvizziscono in breve tempo, muoiono. Gusci vuoti si squamano lenti sotto una luce di profilattica purezza. Bianca.
TECNOPUERI. Ma sì, sono, forse, più svegli di noi, diligenti, precisi. Ma ciò rimane una patina ingannevole. Conoscono il proprio reparto di internamento a menadito. Sono i migliori. E, tuttavia, appena mettono piede fuori dal cubicolo cui li hanno relegati, si muovono stenti, circospetti. Alcuni nomi li sorprendono a bocca aperta; essi sorridono, sembrano non prendere nulla sul serio; si intravede in loro una rassegnazione definitiva che può ergersi, in alcuni, ad arrogante sberleffo liquidatorio. Citano i loro maestri - ciò che presumono tali - ignorando i Maestri. Settori immensi della conoscenza vengono lasciati nel buio dell’indifferenza; per questo nel loro balbuziente vociare cercano sempre di rifugiarsi nel cubicolo, nella tiepida tana ove si dicono signori (lì la voce riprende forza, infatti). Matematica, archeologia, musica, astronomia, poesia, ciò che una volta costituiva il bagaglio d’una persona colta, oggi appare sempre più liofilizzato e relegato a poche nozioni di prammatica. La vita coincide con quel poco di tecnica imparata, levigata, acuminata: tale meschino bagaglio forma, grottescamente, fogli e fogli di curriculum vitae. E, quel che ha più valore agli occhi del Potere, costituisce la necessaria burocrazia che consente di accedere, da parvenu, al piccolo patriziato accademico. A trent’anni li si fa credere sul tetto del mondo; poi gratti la patina e trovi dei falliti. Non sanno, poveri loro, non sanno. Quel grido liberatorio: “Il mio compito sulla terra è finito ... oscuramente ... solo ... vago per la mia Patria che mi sta come sepolta intorno ... ma tu risplendi ancora! ... Sole! ... del cielo!” non verrà da loro mai compreso; esso presuppone esperienze interiori e intellettuali troppo rischiose o folli; le apparizioni mistiche di Orte o del Soratte, a esempio; la seriosità, addirittura lugubre, la pazienza della castità, l’attesa, il valore della preghiera, pur laica; l’amaro sorriso nel considerare la finitezza di sé stessi, risolta in un ciclo infinito; la felicità, quindi, una gioia che rampolla dalle crepe del cuore. Il grido di Teodorico, alto sopra la battaglia, il simbolismo delle pitture catacombali, la produzione liturgica degli impasti per le icone, la disposizione architettonica delle cappelle rurali, la scintillante bellezza delle dimostrazioni geometriche: ciò è precluso, oramai, ai figli dell’attimo, nulla in loro predispone alla bruciante rivelazione della Totalità.
UBIK. In un mondo senza più guerre, l’unica guerra è fra Corporazioni. Il prodotto commerciale è Ubik: Ubik è sonnifero, lavastoviglie, porta automatica; oggi sarebbe cellulare, abbonamento, frattaglia digitale, qualunque cosa. E’ reale questa realtà? Dio è morto? Forse no. Egli è creduto tale, ma, Unico Vivente, ci sogna. “Io sono vivo, voi siete morti”, afferma, a uomini che si agitano in un quotidiano ove il tempo pare corrompere inesorabilmente cose e corpi. La paccottiglia, il kipple, ha contagiato noi stessi, la storia, il passato condannandoci all’anomia. I messaggi della Divinità o di un Redentore arrivano confusi dalle scariche elettrostatiche d’una grigia ripetizione infernale, nelle more di una perdizione eterna.
VITTIMISMO. La chiave di volta del potere. Il potere è vittima, composte da vittime e lotta, quale vittima, per difendere le vittime. Pertanto - fanno tutto loro - chi vi si oppone è un carnefice.
XMAS. Quando mi arrivarono cartoline dall’America con tale sigla non potevo pensare al peggio. Ma il peggio arriva sempre. Non è disfattismo, bensì logica. Applicare la logica, la quieta logica solare, tutto qui. “E tu vuoi dare l’assalto al cielo? Rovesciare il Celeste e predicare ai mortali? Oh, restate laggiù figli dell’attimo, cessate di tentare queste altezze ... qui sopra non c’è nulla ... c’è il vuoto ... il deserto ... perché vuoto e deserto è dentro ... te”.
YEATS. In Leda e il cigno il poeta adombra, nell’accoppiamento fra Leda e la divinità, un ciclo di duemila anni, quello classico, simboleggiato dalla guerra troiana: “Un fremito nel ventre/vi genera le mura abbattute,/la torre e il tetto in fiamme,/e il cadavere d'Agamennone”. Un’altra Vergine, Maria, attraversata come vetro ialino dalla Luce, partorirà il Re del Nuovo Ciclo, quello cristiano, ora in dismissione. Altri duemila anni. E ora? Son tempi nuovi, al contrario. In luogo di una umile parthenos dovremo inevitabilmente seguire il mestruo d’una Baldracca Imperiale.
WACHOWSKI. Andy e Larry, ex fratelli, ora Lilly e Lana, attuali sorelle. Questi due figuri sono la fonte (avvelenata) del goffo simbolismo di larga parte dei controinformatori. Quanti riferimenti fumettistici a Matrix e a V per Vendetta affliggono i post sconclusionati di questi esserini del futuro?
ZOOFILIA. Leggo dalla Fantaenciclopedìa, I, di Adam Zzywwurath: “Il famoso fisiologo Michele Foderà ... a cinquant’anni s’era invaghito d’una fanciulla che abitava di fronte a lui ma che ... lo detestava. Un giorno, rientrando a casa, Foderà la vide affacciata alla finestra. Si fermò a fissarla, in estasi. La ragazza gli rovesciò in testa il secchio dell’immondizia. L’innamorato vide nel gesto un atto d’amore e un tacito ‘sì’. Con questa certezza nel cuore attraversò il cortile: proprio in quel momento, nell’aia, comparve un pollo e Foderà ravvisò nel pennuto sudato un’estrema, misteriosa somiglianza con la fanciulla amata. Comprò il pollo, lo coprì di baci e di carezze, lo portò a casa, pregustando una paradisiaca convivenza. Da allora gli permise ogni licenza: persino quella, scandalosa, di appollaiarsi sul letto del padrone”. In tale portentoso atto di sostituzione - accontentarsi di un pollo in luogo della pollastra - ravvedo una metafora calzante della nostra controinformazione che vuole lo scontro (con banderuole e labari mutuati dai blockbuster contro cui dovrebbero lanciarsi) e si assopisce al tepore delle fanfaluche d'una qualsiasi Meloni.
Pollastra, ci tengo a dirlo, non è ingiuria antifemminista. Esigo che, nell'eventuale riprovazione, sia coinvolto anche Umberto Saba, marito di tanta moglie: “Tu sei come una giovane/una bianca pollastra./Le si arruffano al vento/le piume, il collo china/per bere, e in terra raspa ...”: mal comune mezzo gaudio.
A proposito soprattutto del punto J nel saggio di Alceste:
RispondiEliminaEcco il mio contributo alla causa: poesia in versi liberi, e liberamente tradotta, rigorosamente da calco anglo-sassone (lo so... ma questi sono i tempi, non si possono cancellare 70 anni di influenza culturale straniera con un colpo di spugna, si deve procedere hegelianamente invece, inglobando l'antitesi straniera alla propria tesi onde produrre una sintesi culturale italiana moderna, forse che la nostra letteratura del 19° secolo non dovesse nulla a quella francese coeva??) dell'ottimo poeta dell'alt-right Mark Brahmin, impareggiabile video che forse avevo già proposto
https://www.bitchute.com/video/Ny3LExuMkBYe/
Pretendendo che si bevesse le loro menzogne,
pretendendo non si legasse alla sua gente,
imponendogli esattamente quali emozioni provare,
permettendogli solo crassi godimenti e mai onore
credevano il leone poter assoggettare
il leone del proprio coraggio privare
il leone da sé fare accucciare
e che al leone niente sarebbe importato della stirpe sua morente
e che il leone avrebbe accettato tutto, come fosse niente.
...ma alla fine, le menzogne solo a sé stessi
se le sono raccontate.
IL ideo, in effetti, è d'impatto.
EliminaNon resta che da censire i leoni.
Mi accontenterei anche di cani con un po' di sale in zucca.
In Italia indubbiamente potrai trovare parecchie iene, che se non sbaglio sono canidi quindi dovrebbero andarti bene. Animale veramente vile e spregevole, non lo conoscevo bene, sapevo mangiasse carcasse ma... Contro quel leone erano 12 contro 1 eppure sono alla fine scappate tutte, all'unisono.
EliminaMi ricorda un passo di "Fanteria all'attacco" di Rommel, dove descrive uno degli attacchi contro gli italiani a Caporetto, prima della presa del Matajur. In questo attacco la sua compagnia si era spinta troppo avanti, e si era esposta al controattacco di italiani che venivano dalla montagna vicina. In forte minoranza numerica, i tedeschi riuscirono a tenere il soverchio numero di italiani a distanza con un efficace fuoco di sbarramento di fucileria.
Rommel scrive che gli italiani commisero un grave errore in quanto, pur se evidentemente coscienti che il nemico non aveva mitragliatrici, non tentarono l'assalto alla trincea che, ammette, sarebbe indubbiamente riuscito, visti i rapporti numerici.
Si accontentarono di sparare contro. Avessero attaccato, avrebbero catturato Rommel, e chissà allora se il crollo del fronte sarebbe stato delle proporzioni che si verificarono nella realtà. La viltà, le iene.
Evidentemente anche lei Alceste è un "lamentoso piagnone de' presenti", come questo quà:
RispondiEliminahttp://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000395/bibit000395.xml&chunk.id=d3949e2336&toc.depth=100&brand=bibit
Ovviamente il mio è un complimento. Saluti!
Francesco era un bel piangina ... ma anche uno dei migliori prosatori di sempre. Ne parlai a suo tempo non so dove.
Elimina"Che tale vuoto, blank, sia una tenebra" Etimologicamente è così. Bianco blank e black derivano da una comume radice indoeuropea che significa qualcosa del tipo "bruciato" da cui il nero della carbonizzazione ma anche il bianco dell'assenza dopo la consumazione delle fiamme.
RispondiEliminaInteressantissimo.
Eliminahttps://www.youtube.com/watch?v=fK8UB8kO4MA
RispondiEliminaUn due tres compaños!
Sto facendo il notiziario cambogiano da una radio libera per chi?
Il microfono è un po' fallico però il potere non ce l'ho ... no no!
Circondato dai mass media sulla sedia io lavoro sempre gratis, ma
C'è Antonietta che mi ama e che mi aspetta, tutta notte lei mi ascolterà.
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Io c'ho il profugo cileno a casa mia, è arrivato nel '73,
E da allora lui non è più andato via, Antonietta fammi star da te,
Passa un giorno, passa un mese, passa un anno l'unità sconfiggerà il padrone,
Ma Antonietta, mi ha buttato per la strada; vuoi vedere che sono io il coglione?
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Io vado a prendere un po' d'erba da un amico, ad Antonietta la regalerò,
Io la lascio chiusa in macchina un secondo per andare a bere un buon caffè.
Quando esco mi han spaccato il finestrino e un ragazzo sta saltando il muro,
Come fai a mandare uno a San Vittore? Poi finisce che gli fanno il culo.
Uh yeah yeah yeah yeah yeah
Si avvicina un tizio con cravatta e giacca, tira fuori in fretta un tesserino
E mi dice: "Tu sei uno di sinistra, sta' tranquillo sono un celerino,
Son pulotto sì, ma son del sindacato, forza dimmi cosa ti han rubato".
Io gli dico: "Lascia perdere compagno, è un problema troppo delicato!".
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno sì, compagno no, compagno un caz
Compagno!
Compagno!
Compagno!
Bellissimo scritto.
RispondiEliminaSu Paperino di quegli anni mi hai quasi commosso: "ribaldo, fellone, masnadiero, tanghero", gli epiteti memorabili rivolti al nipote da zio Paperone (personaggio letterariamente meraviglioso).
Quanto al femminismo e alla riscrittura della storia oggi va molto affermare che la sorella di Mozart era più "grande" del fratello, che Klara surclassava Robert Schumann, che Artemisia fosse la vetta della'arte secentesca.
Una rivista americana (grande eco sui "social"), ritiene che gli etruschi fossero neri senza però domandarsi come, in duemila anni, quel gene non si fosse trasmesso tra Toscana, alto Lazio et similia.
Bellissima la descrizione dei "ggiovani" digitali; solo un appunto: non sono così svegli. Sono narcotizzati e anche nelle loro effimere conoscenze fanno acqua da tutte le parti.
Attaccano qualsiasi cosa possa ricordare l'Ordine precedente.
EliminaPerché "La regina degli scacchi"? Perché gli scacchi, gioco eminentemente maschile e razionale, ha da essere ridotto a burletta ... Le signore, insomma, non sono mestruodipendenti, anzi i più isterici siamo noi ...
La trappola insita in tale propaganda è questa: tu appari davvero misogino, e va bene. I diritti femminili, quelli veri, vanno a ramengo ... contente loro, contenti tutti ...
Su "Topolino" sono convinto: gli sceneggiatori erano di pari livello ad Age e Scarpelli e compagnia. Il lessico ricchissimo: manigoldo, tetragono, eminente li ho imparati lì ... assieme ai riferimenti colti su Medioevo, Maya, Odissea, Iliade, Esiodo et cetera ... ma quella era gente che studiava, mica cotica.
Assolutamente d'accordo su tutto.
EliminaSu Topolino pochi sanno che le storie dysneiane italiane erano tradotte e pubblicate ovunque, USA compresi e addirittura personaggi come Paperinik, Paperoga, Ciccio e altri erano italiani.
Alceste ma come fai a stare al passo con la propaganda della tv etc, è perché ne parlano in famiglia immagino.
EliminaIo la regina degli scacchi non sapevo cosa fosse, scopro che è una serie tv recente. La ricerca su google, e il conseguente asseveramento del risultato, mi sono costati in tutto 10 secondi massimo, ho chiuso subito la finestra per un senso innato di disgusto. Stare a leggere l'intera descrizione sommaria che ne dà la prima voce di google mi avrebbe preso forse 12 secondi invece di 10. Sono due secondi di repulsione nauseata che mi sono risparmiato. Se per me è così, immagino te, eppure pare proprio che tu ne abbia persino viste alcune puntate..
non voglio scatenare i miei impulsi inquisitori su di te, ma a volte mi si drizzano le antenne.
Adriano:
EliminaSì, erano bei tempi. Gli Italiani, già in piena decadenza, costituivano un bel blocco creativo. Per disperdere Michelangelo ci vogliono secoli.
Barabba:
Per capire questi giochetti mi basta un centimetro quadrato di manifesto, altro che guardare la serie. Una battuta, uno sguardo, un'allusione simbolica. Ogni giorno combatto col mondo. Per viverci mi sono sdoppiato: parlo normalmente col prossimo dandogli corda; il mio vero Io, intanto, elabora. Le stupidaggini da propaganda nordiche, americane, inglesi le riconosco dal tanfo - lontane mille miglia - pure col naso chiuso dalla mascherina.
citi le serie angloamericane, ma non è che la propaganda italiana di sky, tipo le serie 1992, gomorra e romanzo criminale fossero (siano? ho mollato tutto anni fa) meno esplicite e volgari, per chi ha imparato a cogliere i riferimenti. Ci salva il fatto che i produttori di queste serie italiane di sky sono tedeschi o francesi... tanto per dire, "se vuoi scoprire da chi sei colonizzato, guarda ai produttori delle tue serie tv".
EliminaSulle nuove generazioni come eccezionalmente ottuse, ho conosciuto certi esemplari di tali giovani italiani all'estero da far rizzare i capelli. Ma non è niente rispetto a quello che vedo qui. Dai tempo agli immigrati di crescere numericamente a uno su tre giovani su per giu, e poi vedrai. Forse qualcuno dal Nord Italia ce ne potrà già illustrare gli effetti.
CCari Alceste e Barabba, non concordo col vostro pre-giudizio sulla "regina degli scacchi": il fatto che la protagonista sia una ragazza, seppur induca al sospetto, non implica necessariamente che sia anche un espediente propagandistico. Sebbene sia ovvio l’uso a posteriori che i piazzisti del nuovo ordine hanno fatto di questa come molte di molte altre produzioni audio-visuali, la storia raccontata non offre molti appigli alla ansia di decostruzione del vecchio mondo. La serie TV segue fedelmente (per quello che mi ricordo) la storia raccontata nel romanzo omonimo, pubblicato del “lontano” 1983, un buon romanzo che ripercorre chiaramente le vicende molto reali di colui che fu il Re degli scacchi, anche se solo per una breve stagione, Bobby Fischer: un genio degli scacchi, che sicuramente non brillava per autocontrollo e razionalita’. Puo’ non piacere la scelta di raccontare la sua storia attraverso un personaggio femminile, ma credo non meriti di essere bollata come mera propaganda, la serie Tv mantiene la giusta misura dall’inizio alla fine e, piu’ che esaltare la protagonista, un genio afflitto turbato che trova rifugio nella scacchiera, e’ una vera propria celebrazione di quello che fu il mondo degli scacchi nell’inverno della guerra fredda. Lo specchio di Bobby Fischer fu un altro grande americano, Paul Morphy, un altro genio che smise di giocare a 22 anni, che forse, come Fischer, dopo aver raggiunto la vetta piu’ alta, non seppe piu’ che farsene della sua vita.
Eliminail fu rabal
Wikipedia: "Tuttavia alla fine sconfigge il campione del mondo di scacchi russo a Mosca in una partita spettacolare, in cui lei effettivamente gioca un gambetto di donna. Il suo trionfo ha vari livelli simbolici: un giocatore di scacchi statunitense sconfigge un grande maestro russo; una donna molto giovane sconfigge un uomo più anziano; una donna si impone in un ambiente dominato dai maschi e infine, Beth Harmon è una combattente solitaria, che alla fine godrà del riconoscimento e del sostegno di diversi colleghi maschi di alto rango".
EliminaNon è che io voglia fare il paranoico e nemmeno l'antifemminista, l'omofobo, il razzista, lo sciovinista. Questa, però, mi sembra un'operina di propaganda. Certo, ciò non toglie che il prodotto stia in piedi da solo e che sia dignitoso (almeno presumo che lo sia). Poiché rivolto a un pubblico scelto, rispetto a sciocchezze pop-trendy come "Sex and the city", c'era bisogno d'una confezione di livello superiore.
Sottolineo, en passant, che alla parità di genere (leggi: propaganda) verranno destinati 17 miliardi di euri (17.000 milioni), il che avrebbe fatto infuriare l'antisemita ebreo Bobby Fisher, uno che, forse, mi assomiglia più di tanti Italiani.
E la vita continua.
Mi inserisco nella discussione anche se non conosco la serie tv suddetta. Oggi, mentre lavoravo, come al solito ero immerso, anche piacevolmente, nei miei soliti pensieri. Riflettevo un po’ a casaccio sulla parità di genere et similia quando m’e’ saltata in mente questa riflessione, quasi una boutade: che le donne non meritano troppa libertà personale perché la sprecano. E’ una battutaccia, però oggi se ne vede parecchia di libertà sprecata, incanalata in situazioni volgari e inutili. La risposta di molti, e non solo donne, alle limitazioni imposte da marzo è stata una maggiore (ancora) vita virtuale.
EliminaSullo spreco della libertà credo che si sia raggiunta una inequivocabile parità di genere. D?altra parte non è certo la libertà alle donne che li muove e di cui s'infischiano, ma la neutralizzazione degli elementi più pericolosi.
EliminaMah fu rabal, anch'io sono perplesso. Secondo me hai fatto l'errore di dire a qualche donna in famiglia che scrivi qui, ti hanno detto che Alceste è troppo razzista e provi a fare il moderato, a accomodare perché tanto fargli capire qualcosa è inutile. Grave errore.
EliminaLa citazione da wikipedia fatta da Alceste dice tutto, io mi ero fermato assai prima, all'immagine "di copertina" della serie, che google presenta come prima voce:
https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQRfgOjyRzuClxEz8F5mkoGNHkoUvhLzfIS_ebXT6NIy_MqCLsL
Che dire? Smorfia scettica e altezzosa come si vuole della donna di azione d'oggi, che velatamente conculcano alle telespettatrici come piacente e seduttivo, ma che in molti maschi in realtà ispira cazzotti di quelli da cartone animato, che entrano dal setto nasale ed escono dalla nuca. Mi farei due risate a sentire Sed Veste/Griso che ne pensa, forse che la sudafricana gli lanciava sguardi simili? Chiaramente quella notte costei è andata in bianco, Sed queste cose le sa.
Faccia strana poi (tornando alla foto), occhi più vicini alle orecchie che tra loro, il canone aureo di bellezza presupporebbe una interdistanza di circa un occhio, non uno e mezzo. Ennesimo tentativo di destrutturare la classica bellezza europea, mettono la faccia strana così le ragazzine si male acconciano in imitazione, e si evita lo sfoggio dell'evidente superiorità estetica, così il terzo mondo non si offende. Limite tendente al consumatore indistinto universale, al di spora delle differenze di sesso e razza.
la lettura che ne da wikipedia e' una delle tante possibili, ma a me appare molto forzata (leggi: propagandistica), infatti, sia il libro che, sorprendentemente, lo sceneggiato non sembrano avvallare questa interpretazione. La vicenda ruota intorno alla relazione che la protagonista ha con i sui fantasmi e il suo talento, che e’ poi lo stesso dilemma dell’ebreo antisemita Bobby Fischer, sul cui riguardo concordo con il tuo giudizio. Fischer dopo aver battuto Spassky nelle celebri partite di Reikiavik abbandona la scacchiera, non giochera’ piu’, se si esclude un ultimo incontro con Spassky, e l’Avversario che restera’ suo amico fino alla fine. Io come te non mi aspetto piu’ nulla dalle ultime novita’ video-cinematografiche o editoriali, le mie piu’ ardite speranze non vanno oltre il confezionamento di merda profumata, e, quando mia moglie mi ha invitato a guardare la serie tv, ho storto un po’ il naso ma acconsentito. “The queen’s gambit” sembrava essere tratto dal romanzo che avevo letto molti anni prima, del quale avevo un buon ricordo, ed ero curioso di vedere in che modo fosse stato stravolto dalla solita macchina della propaganda. Il risultato e’ stato diverso da quello pronosticato, la serie e’ scorsa via rigorosa e misurata, e un po’ per la sorpresa un po’ per le sue qualita’ l’ho guardata fino alla fine. Il fatto che la protagonista sia femminile quasi svanisce nel corso dello sviluppo del racconto, che, almeno per me, drammatizza da un lato i dilemmi esistenziali del genio e le sue relazioni col mondo, racchiuso nelle 64 caselle della scacchiera. Lo sceneggiato finisce con la vittoria della protagonista su se’ stessa, non sul russo, “un uomo piu’ anziano”, ne’ sul mondo dominato dagli uomini, non c’e’ relazione di potere tra i competitori, solo di valenza: come Spassky s’inchino’ con rispetto massimo alla stravagante genialita’ di Fischer cosi’ il ‘russo’ s’inchina al talento della “giovane” Harmon”.
RispondiEliminaContinua…
Lo sapevo che c'era una donna di mezzo, questi post di fu rabal sono ad uso della moglie e non del pubblico generale.
EliminaDopo la vittoria “definitiva” l’universo di Harmon come quello di Fischer si espande, non puo’ piu’ essere racchiuso nei quadrati bianconeri. Harmon scende dall’auto sulla via verso l’aeroporto e s’incammina lungo gli ampi viali di Mosca, arriva al parco dove si radunano scacchisti dilettanti, per lo piu’ vecchi russi, viene riconosciuta, acclamata e invitata a giocare, lei accetta: questa e’ la sua apertura al mondo, il suo secondo contatto umano (il primo fu con il custode dell’orfanotrofio, il suo primo maestro). Quello che segue e’ mistero. Fischer, dopo la sua vittoria “definitiva”, si rifugia sulle montagne Islandesi, con un paio “amici”, cerca il calore e compagnia degli animali che pascolano intorno a lui; la sua misantropia gli preclude altre aperture. Proclamato eroe della guerra fredda al ritorno in patria, incoronato dalla televisione, nel giro di un breve lasso di tempo, diviene il nemico giurato dell’America, il razzista, il pazzo. Viene condannato in contumacia a 10 anni di galera negli Stati uniti, per la rivincita con Spassky, giocata in Serbia, un paese nemico ai tempi della guerra dei Balcani, e quando, infine, “esulta” per l’attentato delle torri gemelle, arriva la sua condanna definitiva direttamente dalla bocca del presidente Bush, arrestato in Giappone e infine rilasciato grazie all’intercessione della sua ex guardia del corpo, si rifugia in Islanda, l’unico paese al mondo disposto ad accoglierlo. Anche Fischer rimane un mistero.
RispondiEliminaOra visto con la lente “Fischer”, come l’ho visto io, la regina degli scacchi non ha quasi nessuna delle “qualita’” assegnatele dalla propaganda, ma i tempi che viviamo sono cosi prodighi in manipolazioni che ogni cosa, buona o cattiva che sia, puo’ essere impunemente stravolta e data in pasto alle masse.
Non ci ho visto nulla in supporto della finta emancipazione, della dottrina egalitaria (di per se il genio e' anti egalitario) o di altro pattume propagandistico, non ho trovato traccia neanche di anti-maschilismo, numerosi personaggi maschili, dall'"anziano" russo fino ai giovani maestri di scacchi, sono tutti trattati con estrema dignita' dagli sceneggiatori.
Questa e' la mia opinione...
un caro saluto
Chiudiamo il mini-dibattito con l'esposizion dei due corni del dilemma ... Rabal in netto vantaggio (sa di cosa parla).
RispondiEliminaPer mio conto dovrò almeno leggere Tevis.
Dante Alighieri - Il Fiore (1283)
RispondiEliminaAmico
"E quando tu ssarai co llei soletto,
Prendila tra lle braccia e fa ’l sicuro,
Mostrando allor se ttu sse’ forte e duro,
E ’mantenente le metti il gambetto.
Né no lla respittar già per su’ detto:
S’ella chiede merzé, chegala al muro.
Tu lle dirai: ’Madonna, i’ m’assicuro
A questo far, ch’Amor m’à ssì distretto
Di vo’, ched i’ non posso aver sogiorno;
Per ch’e’ convien che vo’ agiate merzede
Di me, che tanto vi son ito intorno;
Ché ssiate certa ched i’ v’amo a fede,
Né d’amar voi giamai no mmi ritorno,
Ché per voi il me’ cor salvar si crede’.
Lei alceste e'un despota abusa del suo potere fa il guappo poi non si lamenti se l'Italia e gli italiani sguazzano nella ca..., per qualche trafiletto innocente... mi cassa, ahhh povera Italia tutto e ' perduto neanche tra di noi ci si sopporta,
RispondiEliminaOgni popolo ha il governo che si merita ! Tie' !
Degar ha ragione, neanche tra noi ci si sopporta. Anzi, forse tra noi (chi sono? Chi siamo?) ci si sopporta ancora meno e da lungo tempo... long time ago... Se lei è compare stretto del cambogiano dovrebbe venirsene una Italia e starci almeno almeno un sei mesi così, tanto per prendere atto. Un conto è vedere un film, un conto far parte del set. Vedrà che poi la recita sarà impegnativa si’ ma irrinunciabile. Qui c’è un bisogno inesauribile di comparse, protagonisti, antagonisti e primedonne. Va in scena un teatro dell’assurdo mai visto prima. Il governo, o meglio le comparse che lo interpretano, non si tratta più di meritarlo o meno. Vecchi parametri, questi. Se invece lei non fosse allocato in quelle lande e stesse qui, sul set Italia, forse le sfugge l’essenziale. La invito caldamente e amichevolmente a cogliere ciò che sembra sfuggire. Vedrà che soddisfazione!
EliminaPrima si chiamava Degar, ora in altro modo.
RispondiEliminaCiò che mi chiedo io è questo, molto semplicemente: se qualcuno entrasse in casa vostra, senza essersi pulito i piedi, e vi pigliasse a male parole oppure usasse il vostro divano preferito per diffamare gli ospiti che avete accolto in casa ... come la prendereste?
Perché tali sono i commenti.
E poi: si "commenta" o si pigliano a pre-testo alcune parole che scrivo per redigere il proprio punto di vista, sempre lo stesso, remiscelato in mille maniere, sterile, sciocco, offensivo, puerile ... ma non ci si stanca mai?
Ma non vorrei indurre in equivoco: sto parlando in generale.
Il problema, il problema dei problemi, è questo: non sento mai parlare bene dell'Italia, ricordare qualcosa di bello sull'Italia, sentire uno scatto d'orgoglio mentre si parla dell'Italia. Questo è un fallimento, il mio. Totale e definitivo. In realtà gli italiani non sono degni dell'Italia e assomigliano sempre più ai suoi traditori. Avete mai sentito un ministro, uno qualsiasi, parlare bene dell'Italia, inorgoglirsi per l'Italia, commuoversi per l'Italia? No. Esattamente come gli italiani. Zingaretti e Salvini si danno la mano, idealmente, ignoranti come capre; nababbi stravotati dai coglioni che a loro assomigliano come Zelig. Agli Zelig basta farsi la guerricciola sui social ...
Gli basta spalare merda sull'Italia, raccontarsi stronzate sulla geopolitica, accontentarsi di aneddoti idioti, rivoltanti, stupidi, calunniare il vicino di casa (viva ancora i social!) e reiterare le proprio squallide manfrine (ognuno, bene o male, vanta un diploma o una laurea) che si amano ripetere dal liceo (destra, sinistra, avanti march, negazionista, positivista, pro qui, contro là).
Se venisse a me un Italiano e mi dicesse: sono contro Gualtieri perché oggi mi sono commosso ammirando gli affreschi di Piero della Francesca lo proporrei per la Presidenza della Repubblica ... ma non è così ... vedo solo cumuli di merda inutilizzabili pure per concimare le aiole del giardino ... risatine, alzate d'ingegno, ammicchi, supposizioni da veri cretini, insinuazioni un tanto al chilo.
Bandiera bianca.
Alceste, il dialogo via web crea troppi fraintendentimenti ed è così e basta, non c’è soluzione. Per esempio non capisco se il tuo commento sia di risposta al mio che, a sua volta, era rivolto a Degar. Mi sovviene il dubbio che anche io abbia frainteso, scambiando Degar per un utente abituale del blog che appunto alloggia in terre lontane. Preciso che il mio non è un commento contro l’Italia ma una presa in giro a quei personaggi che da lontano guardano all’Italia e sfottono. Magari la precisazione non è necessaria ma ci tenevo. Su Gualtieri e Piero della Francesca ti do ragione ma per i tempi che corrono miri troppo in alto; molti non sanno nulla ne del primo (poco male) ne del secondo ( e qui è ben peggio ma è così). Abbiamo un presidente della repubblica (volutamente minuscolo) che piazzerebbe gli uffici di Gualtieri nella Cappella Bacci se potesse e non è detto che non possa.
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