Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

23 maggio 2020

Requiem per gli studenti [Giorgio Agamben]

 
Giorgio Agamben
 
Come avevamo previsto, le lezioni universitarie si terranno dall’anno prossimo on line. Quello che per un osservatore attento era evidente, e cioè che la cosiddetta pandemia sarebbe stata usata  come pretesto per la diffusione sempre più pervasiva delle tecnologie digitali, si è puntualmente realizzato.
Non c’interessa qui la conseguente trasformazione della didattica, in cui l’elemento della presenza fisica, in ogni tempo così importante nel rapporto fra studenti e docenti, scompare definitivamente, come scompaiono le discussioni collettive nei seminari, che erano la parte più viva dell’insegnamento. Fa parte della barbarie tecnologica che stiamo vivendo la cancellazione  dalla vita di ogni esperienza dei sensi e la perdita dello sguardo, durevolmente  imprigionato  in uno schermo spettrale.
Ben più decisivo in quanto sta avvenendo è  qualcosa di cui significativamente non si parla affatto, e, cioè, la fine dello studentato come forma di vita. Le università sono nate in Europa dalle associazioni di studenti – universitates –  e a queste devono il loro nome. Quella dello studente era, cioè, innanzitutto una forma di vita, in cui determinante era certamente lo studio e l’ascolto delle lezioni, ma non meno importante erano l’incontro e l’assiduo scambio con gli altri scholarii, che provenivano spesso dai luoghi più remoti e si riunivano secondo il luogo di origine in nationes. Questa forma di vita si è evoluta in vario modo nel corso dei secoli, ma costante, dai clerici vagantes del medio evo ai movimenti studenteschi del novecento, era la dimensione sociale del fenomeno. Chiunque ha insegnato in un’aula universitaria sa bene come per così dire sotto i suoi occhi si legavano amicizie e si costituivano, secondo gli interessi culturali e politici, piccoli gruppi di studio e di ricerca,  che continuavano a incontrarsi anche dopo la fine della lezione.
Tutto questo, che era durato per quasi dieci secoli, ora finisce per sempre. Gli studenti non vivranno più nella città dove ha sede l’università, ma ciascuno ascolterà le lezioni chiuso nella sua stanza, separato a volte da centinaia di chilometri da quelli che erano un tempo i suoi compagni. Le piccole città, sedi di università un tempo prestigiose, vedranno scomparire dalle loro strade quelle comunità di studenti che ne costituivano  spesso la parte più viva.Di  ogni fenomeno sociale che muore si può  affermare che in un certo senso meritava la sua fine ed è certo che le nostre università erano giunte a tal punto di corruzione e di ignoranza specialistica che non è possibile rimpiangerle e che la forma di vita degli studenti si era conseguentemente altrettanto immiserita. Due punti devono però restare fermi:

    1. i professori che accettano - come stanno facendo in massa - di sottoporsi alla nuova dittatura telematica e di tenere i loro corsi solamente on line sono il perfetto equivalente dei docenti universitari che nel 1931 giurarono fedeltà al regime fascista. Come avvenne  allora, è probabile che solo quindici su mille si rifiuteranno, ma certamente i loro nomi saranno ricordati accanto a quelli dei quindici docenti che non giurarono.

    2. Gli studenti che amano veramente lo studio dovranno rifiutare di iscriversi alle università così trasformate e, come all’origine, costituirsi in nuove universitates, all’interno delle quali soltanto, di fronte alla barbarie tecnologica, potrà restare viva la parola del passato e nascere - se nascerà - qualcosa come una nuova cultura.

41 commenti:

  1. L'Italia si conferma l'avamposto delle truppe cammellate dei signori del disordine globale.
    I docenti che aderiscono al nuovo corso forse non sanno che, se accettano la premessa per cui tale metodo d'insegnamento e' valido ed efficiente, presto non serviranno piu', perche' una IA sapra' insegnare molto meglio di loro a costo zero; saranno mandati a casa (si fa per dire) con la paghetta dell'idiozia universale.
    Possiamo raccontarci tante storie, belle o brutte, vere o false, ma se non ci liberiamo noi del nostro deep creepy state e non ci riappropriamo delle decisioni politiche, sappiamo gia' bene come andra' a finire, almeno per un certo periodo, finche' i tempi non saranno maturi per altro.
    Ise

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    1. Brava Ise, è proprio così.
      In questo solco, in quanto provocatore, ho proposto l'automazione totale di tribunali, notai, amministrazioni comunali, regionali, provinciali e quant'altro.
      Volete fare gli avanzatissimi araldi del Potere? Eccovi qua ottocento euro e via.
      FInora nessuno mi ha risposto.

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    2. Non capiscono che lo scopo finale è rendere superfluo l'essere umano, probabilmente il rdc verrà progressivamente alzato non per altruismo ma perché avranno bisogno di consumatori per tenere in piedi il giochino, allucinante.
      Ma in fondo la maggior parte delle persone non desidera altro che consumare, quindi va bene così.

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  2. Mi ripetero' ma certe cose mi portano sempre alla stessa riflessione. Ormai posso parafrasare in tutto McLuhan, che Alceste cito' tempo fa, sul fatto che "il medium e' il messaggio". I mass-media e la tecnologia non sono solo un mezzo, non sono neutrali. Senza adeguate precauzioni, divengono il fine, la nuova struttura sociale, psicologica e comportamentale, poiche' plasmano il paradigma in cui l'uomo vive. 
    Dunque stiamo per giungere a questa svolta, tramite l' ipnosi di massa; osservate un bambino davanti la tv o un videogioco: totale passivita', assenza di reazione rispetto a cio' che avviene all'esterno, che diviene secondario rispetto al suo medium. 
    Leggevo che McLuhan sosteneva che, nel passaggio dalla cultura orale a quella alfabetica, quest'ultima aveva ridotto l'esperienza umana al solo senso della vista, provocando una diversa percezione della realta'. Ora che stiamo passando alla cultura digitale, quale senso determinera' la percezione della realta'? Assisteremo a un non-senso? L'insignificanza che avanza? Certo si tratta sempre di comunicazione, ma col tempo l'aspetto quantitativo, quello alienante dai propri sensi e dalla realta', l'hanno resa sempre piu' distruttiva delle qualita' umane. 

    Grazie al "villaggio globale" i metodi di sopravvivenza delle comunita' umane sono stati omologati. Cosi' ora, senza inghippo e senza moti di coscienza, ci avviamo alla sopravvivenza a colpi di criptovalute digitali e terapie-allevamenti intensivi, intubati catodicamente nelle piattaforme digitali. Gia' solo l'aggettivo smart, davanti a tutti gli elementi di tale operazione, fa capire che tutto cio' rendera' l'uomo sempre piu' stupido. 
    Prima che questo accada, potremmo smettere di volere qualcosa dalle istituzioni farlocche, e puntare all'essere, cioe' all'essenza. Dell'Universita', che come dice Agamben ormai dispensava solo ignoranza, ne possiamo fare a meno, possiamo lasciare che la vastita' di tali conoscenze finisca il lavoro di autodistruzione senza il nostro aiuto attivo. Non bisogna accettare la loro alternativa digitale, possiamo crearci la nostra, anche in casa, a domicilio, per chi ha buona volonta', arti e mestieri; si ripartira' da zero, con meno mezzi, ma almeno la vita, la sostanza del saper vivere si trasmetteranno. Certo sembrano discorsi eccessivi e utopici, ma personalmente cio' e' preferibile al menu' che ci propinano i soliti noti, dove scegliamo tra alternative preimpostate sempre piu' scadenti e mai da noi create a nostra immagine, ma solo la loro.  
    Come disse il Vecchio Saggio:
    Che cos’è il falso sapere 
    se non un orpello della Via
    e l’inizio della follia?
    Perciò il saggio
    costruisce su ciò che è solido
    e non già su ciò che è fragile,
    si fida della sostanza,
    non delle apparenze,
    e, sulla base di questo,
    sceglie ciò che è buono,
    scarta ciò che è cattivo.
    Ise

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    1. Certo se avessimo tutti vent'anni ... è che la voglia di andare contro non è propria ai tipi di mezza età. Rischiamo che chi ha la consapevolezza si ritiri a morire presso il cimitero degli elefanti mentre gli altri condivideranno il nuovo, senza mozioni critiche. Le metafore de "Le guide del tramonto" a questo alludono.

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    2. Devo approfondire questo Mc Luhan

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  3. Nel 1999 Renato Zero pubblicò la canzone "matti" per il programma televisivo "Ciao Darwin", gli oracolini portatili non esistevano, c'erano i primi GSM (il sistema GSM fu creato da scienziati israeliani per rendere non intercettabili le telecomunicazioni militari, diventato obsoleto lo brevettarono per il mercato civile guadagnando una montagna di soldi) insieme ai GSM coesistevano i vecchi ETACS, (quesi ultimi facilmente spiabili con un semplice radioricevitore scanner).
    Qui il testo della canzone:

    http://testicanzoni.mtv.it/testi-Renato-Zero_17677/testo-Matti-11971894

    E qui un' altro articolo interessante del prof. Agamben.

    https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-la-medicina-come-religione

    Serena domenica a tutti.

    Bubba

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    1. GLi ETACS in che anni giravano? Fine 2000?

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    2. In Italia fu introdotto nel 93 e dismesso ufficialmente nel 2005.

      Bubba

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  4. "... è certo che le nostre università erano giunte a tal punto di corruzione e di ignoranza specialistica che non è possibile rimpiangerle e che la forma di vita degli studenti si era conseguentemente altrettanto immiserita ..."
    Nessun rimpianto, chi ne ha la volontà può diventare cultore di una materia con i libri o i corsi online.
    Associazionismo studentesco che sarebbe? le aule occupate (una in ogni facoltà) e i movimenti "giovanili" dei partiti? Se ne sentirà la mancanza!

    E' la fine della truffa universitaria, l'illusione dell'ascensore sociale, dei post di Alceste di qualche anno fa..

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    1. Non hai capito? Ci si associava alle studentesse, almeno da parte di qualcuno. A questo serviva l'università. Ottantamila ventenni in salute in giro per la Sapienza: meglio di così dimmelo tu.

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    2. magari io non stavo in città universitaria e da me gli iscritti erano tutti uomini o quasi.
      G.Agamben è diventato un collaboratore del blog, come il Poliscriba?

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    3. Agamben non sa nemmeno che esisto.
      Pare uno degli ultimi a tenere la testa sulle spalle e ne pubblico qualche cosa. Ogni tanto.

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  5. Digitate" l'italia da distruggere la meglio gioventu'" cosa dire di piu' se non che siete il peggio di tutte le generazioni che hanno calcato il suolo patrio parlo dei maschi tra i 25 - 60 anni , avete avuto lo stomaco e la faccia di subire tanti e Tali affronti che qualsiasi altro popolo anche il più Coleroso
    si sarebbe Rivoltato contro i propri aguzzini al governo, se non vi svegliate perirete per mano di un clown querulomane bipolare grillo,ma d'altra parte eravate incolonnati verso l'estinzione con tutta l'afrika seguita da la masnada ambrata di genti musulmane che si stava riversando in italia ormai era questione di qualche decennio, complimenti! Bravi comincio a pensare che la mascherina sia stata tutto sommato adoperata volentieri dagli italiani un vero toccasana, xche'si sa che alla coscienza tutti prima o poi si deve rendere Il conto dovuto, in coscienza voi Italiani eravate e siete più che coscienti siete dei tribolati ,ora avete trovato il Rifugio Senza dover alambiccarvi troppo, la mascherina! vi Volete nascondere dalla vergogna e Fate bene! e quale mezzo materiale migliore se non la mascherina! Non costa niente un pezzo di stoffa per umiliarvi per bollarvi per marchiarvi nel peggior modo in Un modo incruento e senza fare Tanti spargimenti di sangue da richiamare l'attenzione Non Gradita di altri stati o organizzazioni che sarebbero potuti venirci incontro per soccorrerci , i nostri padroni Circoncisi sono dei geniacci checche'ne dica l'alceste

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    1. Effettivamente vista dall'esterno l'Italia fa sghignazzare tutti in mascherina come un gregge di deficienti, qua sono morte più persone che in Italia almeno secondo le statistiche e non c'è nessuna mascherina in giro, la gente giustamente si vergogna a farsi vedere che prende sul serio tutto quello che sparano in tv ma si può dico io!?

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  6. Di che vi lamentate? I professori Cortana, Siri e Alexa non fanno sciopero, non infettano gli alunni e non li molestano, sono molto più economici di un Bengalese pagato in nero, sono puntuali sul lavoro, sono politicamente corretti, aploidi, gender free...

    Bubba

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  7. La UE stanzia 3 milioni di euro per l’utero artificiale.Ufficialmente per proteggere i bebè nati immaturi.Altro che maternità surrogata,qui siamo avanti.Aspettiamo nuovi studi sulla produzione di gameti,generati non per clonazione,ma direttamente dal brodo primordiale di qualche stupefacente laboratorio,finanziato dagli eletti che aspirano a lunghissima vita,eterna giovinezza e immenso potere su un pianeta sapientemente ridimensionato e molto molto “green”.Ce la faranno?Ci sottovalutano così tanto?

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    1. Certo questa notizia fa pensare che stiano giocando il tutto per tutto.
      Dalla loro parte hanno lo Stato e le polizie, i tribunali e i parlamenti.
      Speriamo che ci sia una reazione di buon senso da parte nostra. La vedo dura.

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  8. Mi prenoto un posto nel cimitero degli elefanti...personalmente mi sono rifiutato da subito di sottostare al ricatto del "diamo un segno che il mondo va avanti lo stesso"; ed è proprio quel "lo stesso" che mi fa incazzare, non accetto di derogare principi, esperienze e conoscenze che mi sono costate anni di studio e di passione.
    Se non si può fare diversamente non si farà più...punto, ci porteremo nella tomba Dante, Piero della Francesca, Mozart e tutto il cucuzzaro che i nostri concittadini non rimpiangeranno di certo, visto che smettono la museruola solo per andare a sorseggiare lo spritz.
    Cosa si salverà? pochi di noi, pazzi sprassolati riottosi e pervicacemente ostinati a difendere il fortino.

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    1. Nonostante il romanzo non mi abbia mai avvinto (Fahrenheit 451) trovo il finale notevolissimo. Non si salvano gli uomini, ma uomini-libro e donne-libro. inutile coinvolgere il popolo: è perduto. Una ristretta minoranza, però, potrebbe invertire la corrente. L'importante è credere, resistere.

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  9. Quei due punti finali di esortazione ai professori ed agli studenti mi ricordano Zarathustra/Nietzsche con il suo “rimanete fedeli a voi stessi”.
    Ma quanti professori e studenti amano gli uni l’insegnamento e gli altri lo studio per un comune percorso di amore per il sapere, cioè di quella volontà che rimane fissa nell’oggetto del desiderio?

    Anna

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    1. Nel 1977 una supplente poco più che ventenne corresse il mio "chiacchierone" con "chiaccherone" togliendomi due punti. E poi mi cancellò tutte le virgole perché, lo disse a mia madre, erano ridondanti. Fra tutte le maestre old style spiccava per il tono casual-sdrucito.
      Incoraggiare l'ignoranza di un popolo, elevare i cretini al vertice di una nazione, servirsi degli inetti per deforestare l'intelligenza è più economico che schierare le armate. La guerra? E chi la fa più la guerra ...

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    2. Se vedessi certi neo professori...non tutti intendiamoci, c'è una brutta notizia e una bella: la brutta é che uno così falcidia decine di generazioni, la bella é che quelli bravi in Italia sono bravi davvero, non hanno vita facile però. Comunque spiace dirlo ma fra i vecchi bravi e i giovani bravi come multidisciplinarietà e qualità umane non c'è storia...e questa é un'altra brutta notizia...niente...

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    3. Non hanno vita facile perché hanno contro chi vuole la vita facile.

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  10. Un'analisi assai lucida, che mi ha fatto tornare in mente alcune righe di uno scritto che Costanzo Preve dedicò all'allora riforma scolastica Berlinguer (si parla ovviamente d'altro, ma il tratto comune, sostanziale, mi pare evidente, così come il germe della pianta velenosa che si presenta oggi col fusto alto e forte):

    I pedagogisti luddisti e futuristi sono i sicari ideali del ceto politico post-comunista. Molti commentatori hanno fatto giustamente notare che uno degli ispiratori della riforma Berlinguer, il pedagogista Roberto Maragliano, è autore di questa stupefacente affermazione: "Il videogioco è la più grande rivoluzione epistemologica di questo secolo. Ti dà una scioltezza, una densità, una
    percezione delle situazioni e delle operazioni che puoi fare al suo interno tale da permettere di esaltare dimensioni dell'intelligenza e dello stare al mondo finora sacrificate dalla cultura astratta". A differenza di come potrebbe pensare il lettore frettoloso, non si tratta di intossicazione da ecstasy da discoteca. È vero che la pedagogia è da sempre il ventre molle delle scienze umane e della filosofia, la zona borderline per improvvisatori e chiacchieroni, l'organismo più aggredibile dalle mode contingenti. È vero che le stolide manie organizzativistiche di molti pedagogisti borderline hanno già prodotto l'inutile diluvio cartaceo che ha già distrutto la scuola media unica italiana, in nome del principio magico-animistico per cui tutto ciò che è registrato su carta deve necessariamente produrre effetti culturali (laddove ovviamente non è così). Ma nella demenziale affermazione di Maragliano ci sta (senza che ovviamente il disgraziato possa minimamente sospettarlo) una profonda aderenza allo spirito del tempo della postmodernità, lo Zeitgeist ultracapitalistico e post-borghese attuale. Quella che per il luddista Maragliano era la "cultura astratta" era in realtà la cultura critica, quella che impone l'attesa e la riflessione, che è effettivamente incompatibile con la velocità di decisione immediata richiesta da una cultura operazionale pura e non più critica. Così come il telecomando, anche il videogioco è un modello di pura velocità che salta l'ormai obsoleta lentezza critica e riflessiva. Il demenziale Maragliano deve velocizzare la lentezza della cultura astratta in nome della prontezza delle battute da talk show e degli spunti brillanti di esami che in un'ora toccano l'intero scibile umano.

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    1. Quando alcune frange del Partito Comunista, col supporto della sinistra extraparlamentare, gridavano: "Basta col nozionismo!" si era già in zona goliardico-digitale.
      Vorrei estendere solo due ulteriori, deboli, notazioni.
      Prima o poi qualcuno dovrà decidersi a scrivere della "guerra" interna al Partito Comunista Italiano condotta contro la vecchia guardia (che non voleva nemmeno l'aborto) dalle sinistre, dai pannelliani, dagli stupidi, dai sessantottini hippies manovrati da ben altre centrali che non quelle di Mosca.
      Prima o poi qualcuno dovrà decidersi a scrivere, in un romanzo, la storia di un Paese assassinato in poco più di trent'anni. La spina dorsale dell'Italia è sempre stata l'intelligenza nelle sue epifanie artigianali, creative, letterarie e quant'altro. Spezzare questa struttura portante in nome della finta libertà, del finto progresso, dell'antinozionismo, di una serqua di stupidaggini e fanfaluche inverosimili che avevano in serbo proprio e solo la nostra distruzione.
      E dirò di più: si continua a credere a queste stupidaggini e fanfaluche ancor oggi. A tradurre articoli e articoletti idioti, americani inglesi cispadani, quando invece la salvezza l'abbiamo a portata di mano, fra di noi.

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    2. Propongo il seguente sunto di storia della degenerazione dei comunisti:

      C'erano una volta i comunisti che si battevano per i diritti dei lavoratori: cavallerescamente proteggendo i deboli, si guadagnarono nel tempo un'aura di superiorità morale.
      Ciò lasciava i figli di papà, benché privilegiati nella sfera materiale del benessere, in difetto perché in posizione morale subalterna.

      Così, per rimediare, questi ultimi si sono inventati
      1) l'immigrazione: Importando schiere di brulicante umanità dal terzo mondo non solo riuscivano ancor più del solito a taglieggiare i lavoratori, ma potevano ora stipare di miserabili il gradino più basso della società, e quindi capovolgere contro le classi lavoratrici l'accusa di privilegio. Ben consapevoli, infatti, che mai avranno a temer nulla, né mai nulla avranno a che fare con gli immigrati, niente gli costava ergersene assurdamente a difensori (nella propria stessa terra, contro il proprio stesso popolo) e riguadagnare in tal modo la superiorità morale nello scontro dialettico sui redditi.

      2) i diritti civili: Identificando tutta una serie di vittime immaginarie (invertiti, femministe, drogati, ecc), si battono per assicurargli fantomatici diritti, tutti a scapito della qualità di vita della tradizionale classe lavoratrice. In questo contesto di endemica, lacrimevole ingiustizia le rivendicazioni salariali diventano egoistiche lagnanze di ignoranti. E immaturi per altro, perché non capiscono la vera sofferenza di queste nuove categorie umane che ora, grazie allo zelo dell'odierna sinistra radical-chic, finalmente fanno il loro ingresso nella storia.

      Ecco dunque spiegati i paradossi del 'miliardario di sinistra', e delle aule occupate nelle università (infatti 'miliardario comunista' non ho mai sentito nessuno avere il coraggio di dirlo).

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    3. Gli inizi del movimento socialista furono una baraonda: c'erano dentro tutti, marxisti, mazziniani, destri, populisti, anarchici. Fu il 1968 (inteso simbolicamente) a creare la morte del socialismo a vantaggio della "sinistra". I comunisti erano comunisti, non erano di sinistra. La vecchia guardia era a favore della libertà e del progresso come può esserlo uno di noi. Gay, femminismo e sciroccate varie non attecchivano. C'era addirittura una frangia contro la televisione a colori. Ma queste cose chi le crede oggi? Sembra fantascienza, ma è così.

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    4. Tentavo di discernere le motivazioni psicologiche, intime del singolo che diventa 'sinistro'.
      Dietro l'ostentato desiderio di giustizia sociale, c'è il bisogno di sentirsi superiore moralmente e di tirare in basso il proletario, proprio per puntellare la propria condizione di privilegio materiale, che senza un supporto morale potrebbe venire insidiata!

      Un po' come i nobili dell'ancien regime si rifacevano al diritto divino, qui si ventila una superiorità morale motivata dall'adesione agli ideali 'di sinistra', che giustifica chi viene premiato dall'attuale assetto societario e chi ne viene invece sanzionato...

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    5. Non mi pare affatto una notazione debole. Hai toccato invece un punto cruciale. Preve e La Grassa hanno offerto entrambi, a proprio modo, ottimi spunti in merito. Quest'ultimo non manca tutt'oggi di ribadire infatti che i comunisti non erano di sinistra. Il che non significa santificare i comunisti, bensì operare un distinguo necessario alla comprensione di alcuni fenomeni piuttosto rilevanti. I comunisti si dissolsero di fatto nella sinistra (una parte di essi degenerò infatti in sinistra e inglobò l'altra, dissolvendola) con la conseguenza che un odierno pischello di Potere al Popolo individuerebbe in mio nonno comunista (fosse in vita) un pericoloso reazionario. Non a caso questa gente canta "Bella ciao", colonna sonora di una nota produzione Netflix (non so se mi spiego), e nemmeno ricorda "Fischia il vento, soffia la bufera", questa sì intonata dai resistenti comunisti (quelli che volevano "fare come in Russia", per intenderci, non mettersi in casa gli americani). Il '68 fu la mazzata finale, o giù di lì. Lo comprese bene Pasolini, e anche Gaber ebbe via via delle buone intuizioni in merito.

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    6. si, la grassa lo ripete molte volte nei suoi video che i comunisti vedevano nella sinistra solamente un'ala dell'avversario borghese:

      https://www.youtube.com/watch?v=qT-UebTM3NA

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  11. Se sei dipendente pubblico, ti adegui al potere dello Stato. Accade così da sempre, mica solo negli anni '30, ma anche nella Repubblica del '48 con la "Costituzione più bella del Mondo". Che Agamben se ne accorga solo oggi è singolare

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    1. Ma qui si stanno adeguando tutti, pubblici e privati.

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    2. Certo, ma il mio commento non era riferito alla situazione, ma all'articolo di Agamben, che, come tutti gli intellettuali di sinistra, starnazza sugli anni '30, come se il potere dello Stato moderno nei confronti del cittadino fosse diventato differente dopo il '48 e non ci fosse mai stata la caccia al professore anti-comunista (negli anni '70) o anti-progressista (ai giorni nostri).

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    3. Per Stefanov: potrebbe darsi che citando gli anni trenta semplicemente abbia voluto sottolineare la contraddizione di chi afferma che le cose siano cambiate ;)

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    4. Quello che è cambiato è che prima gli insegnanti dovevano conformarsi a Gentile e Bottai, mentre oggi a Fedeli e Azzolina. Comunque Agamben non mi pare voglia rivelare contraddizioni, visto che, come dicevo, sottintende che dal '48 a febbraio scorso (prima che ci inchiodassero a casa) l'insegnamento sarebbe stato libero, quando chiunque sia andato a scuola in questi decenni ha potuto appurare i livelli di propaganda che vi sono.

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    5. Non ci siamo capiti, pazienza. Io mi accontenterei del maestro Manzi comunque.

      Ps: Certo che ci sono.

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  12. L'insegnante che non dà i voti

    https://youtu.be/pA37hkD82nY

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  13. E giusto che i ragazzi,anche se distanziati,debbano stare insieme e vivere la esperienza scolastica ed universitaria di tratta di esperienze umane che vanno fatte

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  14. Sono sgomento.
    Discutere oggi e parteggiare con mille distinguo fra destra e sinistra, comunismo e fascismo, quando si sta preparando e realizzando il più grande esperimento di controllo sociale mai visto nella storia ad opera di stati autoritari (o di un unico stato mondiale) in conbutta (o sotto il diretto controllo) di entità liquide come Goog & soci,
    mi pare davvero umiliante.
    Come se non bastasse, se non si riesce a vedere l'esito inevitabile sul piano economico,
    scientemente programmato ai piani alti, di questo nuovo paradigma e i costi umani che ne deriveranno a breve, allora continuiamo pure tutti a fare chiacchere.
    E' giusto, tanto siamo spacciati.
    L' app di Immuni è già dormiente ma presente sui nostri stupidofoni, pronta a essere attivata volontariamente (sic) o in mancanza da remoto… La stellina gialla bell'e pronta per tutti e nessuno che si dica pronto a buttarli direttamente nel cesso. Sono tanto comodi!
    I post sessantenni consapevoli tremano al pensiero di dover porgere il braccio alla siringa ma non sapranno rinunciare al diritto di andare alla partita o al cinema o in vacanza in Gallura.
    Etc, etc...

    Alceste, tu che lo puoi, ti prego recluta esperti e praticoni che ci aiutino a sopravvivere nel Nuovo Contesto: informatici, giuristi, armaioli, trombai, carpentieri,
    alchimisti, guaritori e geometri.
    Chiunque abbia però una qualche competenza concreta perché io diffido di sedicenti artisti e cineasti quando si è in tempo di guerra.
    Massimamente di pseudointellettuali in astinenza forzata dalla politica.

    Con fiducia immutata, anche se il tempo stringe, chiedo un miracolo.

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  15. Ho frequentato l'università in tempi ormai lontani, facoltà di Filosofia, Firenze, primi anni '80. I professori in carne ed ossa, ma lontanissimi, inavvicinabili ieratici cattedratici che dall'alto del loro scranno elargivano la loro sapienza a frotte di studenti silenti. Distanza abissale avvertita soprattutto dalle matricole spaurite guardate con sdegno altezzoso dai laureandi che scimmiottavano i docenti. Ho seguito corsi di luminari: Adorno, Vasoli, Paolo Rossi: impossibile avere contatti con loro se non in sede d'esame. Sono proprio quegli atteggiamenti, di cui Agamben è erede finanche nei suoi ermetici testi di heideggeriano di risulta a privare di qualsiasi fondamento questa apologia dell'insegnamento tradizionale degli eminenti cattedratici che sempre mi hanno ricordato la presenza/assenza pitagorica.

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Siate gentili ...